Le due parole più usate ieri sera da Bersani sono state "QUALCOSA" e "UN PO' "....
Faremo "QUALCOSA" per questo, "QUALCOSA" per quello ecc.. ma di preciso COSA non l'ha detto!!
Cercheremo di diminuire "UN PO' " questo, aumentare "UN PO' " quello, migliorare "UN PO' " la situazione.... mi raccomando solo UN PO', non sbilanciamoci troppo.
La domanda che la giornalista doveva fare a Renzi era "Matteo Renzi, ma lei è di sinistra?" e la risposta sarebbe stata un finto sì, con l'aggiunta in sottinteso "però sputo sulla mia parte politica perchè sono tutti buoni a nulla da rottamare"
Solo se si è molto maliziosi e si ha una versione novecentesca della sinistra.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Causa superlavoro di questa settimana la mia analisi si è ridotta ad una mera infografica...
I punti salienti sono stati, nell'ordine:
- la distribuzione geografica dell'affluenza --> il sud che scompare e la Toscana che letteralmente esplode; l'Emilia è sempre la prima regione come partecipazione sia in termini relativi che assoluti, ma almeno in questa seconda classifica la Lombardia si è avvicinata tantissimo; al tempo stesso la provincia di Firenze ha superato nel voto quella di Bologna (complice la presenza di Renzi), cosa che fa capire come la geografia del centrosinistra sia in evouzione
- Renzi vince in Toscana, tranne Livorno, Umbria (grazie a Perugia) e Marche (nord), oltre a scampoli in alcune delle aree più di destra di Piemonte (Cuneo e Asti), Lombardia (Como e Varese) e Veneto (Vicenza e Verona)
- Vendola fuori dalla Puglia non esiste
- Renzi non esiste a sud di Roma, e al sud non è in grado di portare gente al voto come gli riesce al centronord
- Bersani è il candidato che ottiene risultati più omogenei a livello nazionale
Al ballottaggio, se le regole restano quelle che sono, scommetto su Bersani.
Non mi è piaciuta per niente l'esternazione di Reggi (n° 2 di Renzi) sul "cambiare partito": per la prima volta dopo tutte le primarie dal 2005 ad oggi ho la sensazione che chi (chiunque) perde non appoggerà chi vince. Spero di sbagliarmi.
Non ho letto la dichiarazione di Reggi cui fai riferimento. In passato a dire il vero avevo letto che qualcuno (forse Gori?) nell'entourage di Renzi spingeva per una soluzione del genere, ma mi era sembrato di capire che Reggi fosse di diverso avviso. Puoi darmi un link o qualcosa?
Nel merito, penso che una simile mossa sarebbe un suicidio per il centrosinistra ma sarebbe anche la fine politica di Renzi. Spero pertanto di essere autorizzato a non crederci
Chiedo venia, ho riportato un'informazione di seconda mano senza informarmi direttamente. In realtà Reggi ha detto tutt'altro.
La dichiarazione che mi era arrivata era "vogliamo cambiare partito" mentre quella corretta era "vogliamo cambiare IL partito", e ovviamente l'articolo cambia tutto.
Grazie Francesco!
Mica vero.Lo Stato Sociale sul modello scandinavo,ad esempio,rappresenta un evoluzione estremamente moderna dei principi e dei valori storici della sinistra europea.E al modello scandinavo la politica di Renzi non ci si avvicina manco per niente.Solo se si è molto maliziosi e si ha una versione novecentesca della sinistra.
Mica vero.Lo Stato Sociale sul modello scandinavo,ad esempio,rappresenta un evoluzione estremamente moderna dei principi e dei valori storici della sinistra europea.E al modello scandinavo la politica di Renzi non ci si avvicina manco per niente.
Solo se si è molto maliziosi e si ha una versione novecentesca della sinistra.
(sempre che il dibattito sull'essere o meno di sinistra abbia un reale senso). Di modelli ce ne sono a iosa e ognuno potrebbe dire quello che preferisce ma quello di cui si sta discutendo è se Renzi sia o no di sinistra. Mi sembra che sia l'unico candidato per il quale si voglia fare l'analisi del sangue e in questo vedo una vecchia tendenza della sinistra a "scomunicare" chi va giusto un filino oltre quelli che sono i sacri dogmi e che uscire da quel recinto significhi commettere un peccato mortale contro l'integrità del Partei. Che poi Bersani voglia tirare dentro Casini, che sia sostenuto da Bindi e Fiorono, che sia stato finanziato anche dai proprietari dell'Ilva e che più volte propone come riferimenti culturali gente di estrazione clericale, passa sempre in secondo piano.
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Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Mica vero.Lo Stato Sociale sul modello scandinavo,ad esempio,rappresenta un evoluzione estremamente moderna dei principi e dei valori storici della sinistra europea.E al modello scandinavo la politica di Renzi non ci si avvicina manco per niente.
Solo se si è molto maliziosi e si ha una versione novecentesca della sinistra.
Perfettamente d'accordo con te Jor. Si critica tanto lo Stato Sociale per i costi che ha e che metterrebbe in ginocchio la finanza pubblica di molti paesi e che spesso costituisce per alcuni ( i liberisti in primis naturalmente) una spesa improduttiva. Come invece dimostrano gli Stati Scandinavi invece si può avere uno Stato Sociale moderno e funzionante. Certo in quei paesi le tasse sono alte ma le pagano praticamente tutti e la qualità della vita è ottima. Il punto è che se si vuole smantellare lo Stato Sociale lo si vuole fare solo per scelte politiche. In Italia la spesa sanitaria è falso che sia alta, invece è molto più bassa rispetto ad altri pese Europei e nonostante questo il Premier Monti se ne esce con il pericolo di non poter finanziare il SSN. Balle! Si vuole in tutti i modi far diventare l'Europa come gli Stati Uniti che pure con Obama hanno cominciato a cambiare lievemente in questo campo. Vogliono questi liberisti poco illuminati, banchieri e finanzieri che comandano nei luoghi di potere dell'Europa distruggere tutto le strutture dello Stato Sociale e quei pochi diritti e tutele che ancora esistono sul mercato del lavoro per creare una sorta di deserto sociale e una barbarica società dove loro continueranno a mantenere il potere e il controllo. Purtroppo Renzi mi pare accodato più a questo treno che ad uno d'ispirazione socialdemocratica, socialista insomma di sinistra. Avete notato che le parole uguaglianza e solidarietà non le pronuncia mai?
Gil Galad - Stella di radianza
Il programma di Renzi sul Welfare:
Un welfare orientato all’obiettivo di consolidare la coesione sociale e contrastare ogni fattore di discriminazione non si limita a fornire ai cittadini in condizioni di rischio assistenza e sussidi economici secondo una logica risarcitoria, ma guarda in maniera dinamica e attiva alla valorizzazione di ogni persona come risorsa per sé e per la comunità, qualsiasi sia la sua condizione: anagrafica, economica, formativa, di salute.
Così inteso, il welfare non si traduce in forme di sostegno episodiche, ma in un percorso di inclusione in un progetto di sviluppo e di “occupabilità” permanente, recuperando risorse sociali apparentemente compromesse, creando opportunità di formazione e crescita continua, concretizzando l’aspirazione di tutti alla piena realizzazione della propria esistenza.
L’Italia non deve essere il Paese del privilegio e delle rendite di posizione. I cittadini, e soprattutto i bambini, devono avere le stesse opportunità in modo da poter sviluppare il loro potenziale e le loro inclinazioni e in modo da trovarsi tutti nelle condizioni di perseguire i propri ideali, i propri obiettivi e le proprie aspirazioni. Senza lasciare indietro nessuno e senza che la vita di nessuno dipenda dalla condizione professionale e dalle disponibilità economiche delle generazioni precedenti.
Un sistema di welfare così inteso può rivelarsi un formidabile fattore di sviluppo sociale ed economico, un vero e proprio “Investimento Sociale”, come previsto dalla Strategia Europa 2020.
a. Locale: la vera dimensione del welfare.
Quanto più la lettura dei bisogni avviene in prossimità dei contesti e delle situazioni in cui questi si manifestano, tanto più è corretta, tempestiva nell’individuare i cambiamenti, utile a organizzare risposte concrete.
È per questo che quella locale è la dimensione propria del welfare, dove il valore delle relazioni, dell’attitudine a collaborare e a condividere competenze e risorse costituisce un patrimonio riconosciuto, che consente di costruire sistemi efficienti.
Le numerose e positive esperienze maturate in molte delle nostre comunità nell’organizzazione e nella gestione di questi sistemi di welfare locale devono quindi orientare l’elaborazione di un nuovo modello di welfare nazionale, che diffonda le migliori pratiche e favorisca la sintesi dei tanti, spesso troppi livelli, che attualmente si sovrappongono nell’attribuzione delle competenze in questo cruciale settore.
Le forme di welfare pubblico dovranno essere integrate dalle esperienze più virtuose provenienti dal mondo del welfare privato (senza che quest’ultimo vada a sostituire il welfare pubblico). Sono ormai estremamente diffuse soprattutto nelle regioni del Nord forme di complementarità al welfare pubblico sviluppate, da parte delle imprese, delle cooperative, delle associazioni del non-profit (cd. “welfare aziendale, sindacale, cooperativo”).
Su questo versante, occorre:
1. semplificare la legislazione sul Terzo Settore a partire da una vera attuazione della legge sul- la Impresa Sociale bloccata da anni da veti ideologici, ma in grado di contribuire alla creazione di nuova e soprattutto “buona” occupazione;
2. riformare organicamente la disciplina delle associazioni, delle fondazioni e delle altre isti- tuzioni di carattere privato senza scopo di lucro riconosciute come persone giuridiche, delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche (libro I Titolo II del codice Civile);
3. favorire nuove formule per le “clausole sociali” negli appalti pubblici per garantire sempre più opportunità lavorative per le fasce deboli del mercato del lavoro;
4. creare patti territoriali nel sociale che superino gli attuali piani di zona e che abbiamo la capacità di coinvolgere tutti i soggetti pubblici,privati e del privato sociale (Terzo Settore e Non profit) per la costruzione di un Welfarplurale ed attivo.
b. Partire col piede giusto: dare al 40% dei bambini sotto i tre anni un posto in asilo pubblico entro il 2018.
(v. supra, 4. a.).
c. I nuovi servizi alla persona.
In Italia vi è una grandissima richiesta di servizi alla persona e alla collettività, che resta però inespressa, nel mercato del lavoro regolare ordinario: assistenza continuativa per non-autosufficienti, assistenza diurna per figli di madri-lavoratrici, insegnamento informatico per anziani e disabili, protezione notturna contro il vandalismo, manutenzione del verde urbano.
A fronte di una domanda per questo tipo di mansioni esiste un’ampia offerta di lavoro a basso costo. L’incontro di questa domanda e di questa offerta può essere notevolmente migliorato mediante due tipi di iniziative: - secondo il modello dei voucher dell’Agence des Services à la Personne francese, attivando strumenti efficienti di mediazione al livello regionale e comunale; - secondo il modello scandinavo, attivando servizi di fornitura di prestazioni personali di servizio in forma di collaborazione autonoma continuativa, gestiti dai Comuni, e attivando al contempo una forma efficace di monitoraggio cogestito con il sindacato, idonea a escludere che possa derivarne nel mercato un effetto di sostituzione di domanda di lavoro professionale con lavoro dequalificato e sottopagato.
d. Dichiarare guerra alla povertà.
Gli unici due Paesi che, in Europa negli ultimi quindici anni non hanno attuato riforme nazionali del welfare sociale nei settori della povertà e della non autosufficienza sono l’Italia e la Grecia. In Italia la spesa statale per misure contro la povertà è pari allo 0,1% sul PIL a fronte di una media europea dello 0,4%. Il motivo appare di facile comprensione: ogni categoria ha una sua lobby che si fa portatrice dei propri interessi, ma i poveri per definizione non hanno alcuna lobby che li protegga. Il valore della politica si colloca anche nella capacità di tutelare coloro che nessun altro tutela.
Le misure di contenimento della spesa non possono colpire ulteriormente i due settori più delicati del welfare che garantiscono la tenuta sociale del nostro Paese: è indispensabile pensare a definire nella prossima legislatura un Piano Nazionale contro la Povertà e un Piano di Sostegno per gli Anziani non autosufficienti, cominciando con l’integrare e coordinare meglio le forme di sostegno attualmente disponibili.
e. Sperimentare sul serio la flexsecurity.
Proponiamo la sperimentazione, in tutte le imprese disponibili, per i nuovi insediamenti e/o le nuove assunzioni, di un regime ispirato al modello scandinavo: tutti assunti a tempo indeter- minato (tranne i casi classici di contratto a termine), a tutti una protezione forte dei diritti fondamentali e in particolare contro le discriminazioni, nessuno inamovibile; a chi perde il posto per motivi economici od organizzativi un robusto sostegno del reddito e servizi di outplacement per la ricollocazione.
f. Sanità.
La qualità e disponibilità di servizi sanitari è sicuramente uno dei maggiori punti di tensione per gli italiani. Un problema centrale è la disomogeneità dei servizi sanitari nel Paese ed il sistema di ripartizione delle risorse in base alla sola spesa storica per abitante, anziché in base al livello e alla qualità dei servizi. Dobbiamo abbandonare il criterio dei tagli lineari a favore di una definizione di standard su costi/efficacia. Giova ricordare che a fianco della spesa per il Sistema Sanitario Nazionale, esiste una spesa sanitaria pagata privatamente dai cittadini (tickets, diagnosi e cure non coperte dal SSN, farmaci non rimborsati, spese odontoiatriche, etc.) che viene stimata per il 2012 in circa 45-50 M.di €.
Proponiamo un quadro di interventi strutturali coordinati come segue:
1. Finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale basato su costi di spesa standard resi coe- renti con le indicazioni nazionali attraverso i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) da razionaliz- zare e attualizzare.
2. Finanziamento dei vari Sistemi Sanitari Regionali derivante da fiscalità locale, cui aggiungere un Fondo di Perequazione nazionale (dalla fiscalità generale) per i costi Ministeriali e per perequare fra i vari SSR, le differenze dovute alle diverse capacità di tassazione regionale, gestendo questa perequazione come chiave di controllo dei vari SSR e facendo dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie un cardine per il controllo del Fondo di perequazione.
3. Punire forti perdite sino al default dei vari SSR, con il commissariamento delle Regioni, definendo un Albo nazionale dei Direttori Generale (di formazione dichiaratamente manageriale) ed Amministrativi e dei Direttori Sanitari cui dover attingere per le nomine, da parte delle Regioni.
4. Riorganizzare sul modello del NHS inglese la nomina dei Primari, dando spazio al merito ed alla revocabilità in base alle performances e riducendo l’influenza della politica. Riduzione degli apparati del SSN definendo standard numerici e qualitativi per il personale amministrativo e tecnico. Attivazione di un portale internet per tutti i cittadini ove verificare le performances delle strutture del SSN, in termini di quantità e qualità (esiti) delle procedure cliniche.
5. Ridurre in modo non lineare e non discriminante per le Regioni più virtuose i posti letto con un target complessivo nazionale del 10% pari a circa 20.000 posti letto, da trasformare in parte in posti di ricovero a bassa intensità assistenziale.
6. Promuovere un riassetto istituzionale delle ASL, introducendo criteri di accorpamento e semplificazione (una Asl per provincia e per città metropolitana). Con la creazione di network nazionali per le grandi tematiche di specialità dove far confluire le eccellenze ora sparse sul territorio, rivalutando lo strumento del project financing per gli investimenti di rinnovo infrastrutturale.
7. Valorizzare il lavoro di filtro medico-diagnostico svolto dai medici di famiglia sul territorio stimolando la formazione di strutture ambulatoriali anche in collaborazione con associazioni no profit.
8. Riconoscere la farmacia come presidio socio-sanitario di prossimità.
9. Utilizzare la leva delle spese sanitarie del SSN e dei vari SSR per incentivare lo sviluppo di una industria tecnologica italiana delle Life Sciences. La spesa per la Sanità non solo come costo ma anche come strumento di sviluppo.
g. Pensioni.
La riforma previdenziale introdotta da Elsa Fornero non verrà messa in discussione. Era necessario ripristinare la sostenibilità finanziaria (soprattutto per le nuove generazioni) del sistema pensionistico, a fronte dell’aumento consistente dell’età anagrafica del nostro Paese. Il problema dei cd. “esodati” dovrà tuttavia trovare una immediata soluzione. Saranno inoltre da prevedere nuove regole per evitare il cumulo delle pensioni e un contributo di solidarietà del 10% per tre anni per le cosiddette pensioni d’oro.
http://matteorenzi.it/idee/10-idee/117-il-welfare-come-investimento-sulle-persone
Viene detto da Joramun che non c'entra nulla con i sistemi nordici, ma in realtà nel testo c'è espressamente detto che il modello sono questi sistemi.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Secondo me la domanda di fondo è questa.
Chi perde seguirà chi vince e si impegnerà per fargli vincere le elezioni?
Allo stesso modo, tra gli elettori, i sostenitori di Renzi seguiranno Bersani se sarà questi a vincere le primarie, e viceversa?
Secondo me la domanda di fondo è questa.
Chi perde seguirà chi vince e si impegnerà per fargli vincere le elezioni?
Allo stesso modo, tra gli elettori, i sostenitori di Renzi seguiranno Bersani se sarà questi a vincere le primarie, e viceversa?
Su Bersani e Renzi non ho dubbi che uno sosterrebbe l'altro in caso di sconfitta. Renzi però potrebbe avere dei problemi con i vari Bindi, D'Alema, etc... e vari capibastone locali che difficilmente lo accetterebbero (ma altrettanto difficilmente potrebbero contrastarlo). Per Vendola sarebbe un mezzo-dramma e sono abbastanza convinto che l'alleanza tra PD e SEL si scioglierebbe.
Per quanto riguarda me, che voto Renzi, penso che voterei anche Bersani in caso vincesse lui. Non sarebbe un voto scontato ma in linea di massima più sì che no.
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Stand in the desert. Near them on the sand,
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Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
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Viene detto da Joramun che non c'entra nulla con i sistemi nordici, ma in realtà nel testo c'è espressamente detto che il modello sono questi sistemi.
Su due punti specifici e molto circostanziati,non sul sistema nel suo insieme.Ad esempio Renzi non ha mai detto un SI chiaro e deciso alla patrimoniale,che invece mi risulta essere un cardine della tassazione dei modelli scandinavi;in Finlandia una macchina di lusso si finisce per pagarla quasi il doppio se si contano le tasse,e addirittura le multe (ne parlavano a Report poco tempo fa) vengono calcolate in base al reddito.
Mi sembra che sia l'unico candidato per il quale si voglia fare l'analisi del sangue e in questo vedo una vecchia tendenza della sinistra a "scomunicare" chi va giusto un filino oltre quelli che sono i sacri dogmi e che uscire da quel recinto significhi commettere un peccato mortale contro l'integrità del Partei.
Non si tratta di fare le analisi del sangue:per me i programmi e i valori su cui essi sono fondati rappresentano l'elemento principale di una proposta politica,molto più di un approccio "ggiovane" e della volontà (sacrosanta) di rottamare i vertici di partito.
Che poi Bersani voglia tirare dentro Casini, che sia sostenuto da Bindi e Fiorono, che sia stato finanziato anche dai proprietari dell'Ilva e che più volte propone come riferimenti culturali gente di estrazione clericale, passa sempre in secondo piano.
Non passa in secondo piano.Infatti non ho mai detto di voler votare per Bersani.
Ad esempio Renzi non ha mai detto un SI chiaro e deciso alla patrimoniale,che invece mi risulta essere un cardine della tassazione dei modelli scandinavi;in Finlandia una macchina di lusso si finisce per pagarla quasi il doppio se si contano le tasse,e addirittura le multe (ne parlavano a Report poco tempo fa) vengono calcolate in base al reddito
Sulla patrimoniale ha detto di no, come ha detto di no Bersani.
Non si tratta di fare le analisi del sangue:per me i programmi e i valori su cui essi sono fondati rappresentano l'elemento principale di una proposta politica,molto più di un approccio "ggiovane" e della volontà (sacrosanta) di rottamare i vertici di partito.
Ma la questione è se Renzi abbia legittimità di essere annoverato nel centro-sinistra, non se sia migliore o peggiore di qualcun altro. Solo lui viene considerato un intruso e viene considerato tale anche da gente che non mi pare certo così a "sinistra" (Fioroni, Letta, Bindi, Marini), etc.... la questione è se in un partito di centro-sinistra debba avere posizione anche una componente liberale o se questa componente è di per sè illegittima e contraria ai principi del PD. Si accetta una componente di sinistra, si accetta una componente cattolica, ma quella liberale viene percepita da molti come estranea. Non è un discorso di meglio o peggio, quanto di "sei nostri-non sei dei nostri". C'è chi pensa che Renzi non abbia nemmeno le condizioni minime per stare nel PD.
Non passa in secondo piano.Infatti non ho mai detto di voler votare per Bersani.
Ma a bersani non viene contestata la sua legittimità di far parte del PD.
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No,per me la questione non è assolutamente quella ( tanto per chiarirsi,per me Renzi ha molta più legittimità di Fioroni e Rosy Bindi a stare nel PD),ma stabilire quale debbano essere la linea programmatica e i valori che orientano il principale partito di sinistra italiano.Per me il PD è liberissimo di scegliere la linea di chiunque:dico solo che se la linea scelta dal PD è quella di Renzi o di Bersani non lo voterò in primavera,perchè non rappresenterebbe la mia idea di sinistra.Ma la questione è se Renzi abbia legittimità di essere annoverato nel centro-sinistra, non se sia migliore o peggiore di qualcun altro.
Bersani fa propaganda con l'usuale retorica della sinistra italiana (PD/DS) per mobilitare i militanti più ideologizzati; Renzi va su posizioni più "riformiste" (nel senso di cambiamento rispetto alla retorica-Bersani) per portare al voto sostanzialmente tutti gli altri. Ora si tratta di fare la conta, ma sia che vinca Renzi, sia che vinca Bersani, io mi aspetto una sostanziale linea di continuità con Monti.
Dove le cose cambiano invece è dentro il PD. Bersani rappresenta l'establishment, e diciamo i rapporti di forza evolutisi negli anni nel partito. Renzi, che nel partito conta poco nulla, cerca di farsi avanti sfruttando il consenso popolare Cosa tutto sommato normale in un contesto democratico.
Tralaltro, dovesse Renzi vincere le primarie e successivamente il centrosinistra conquistare la maggioranza alla Camera e al Senato, potremmo avere il primo presidente del consiglio non parlamentare. Renzi è ineleggibile, in quanto non dimessosi dalla carica di sindaco entro 180 giorni dalla fine della legislatura " />