Dunque: esiste una Realtà, ed essa ha le seguenti caratteristiche
1. è non "omogenea" (ci sono fenomeni diversi, ma essi non si risolvono perfettamente gli uni negli altri)
2. è non discontinua (nessun fenomeno è completamente "separato" dagli altri)
Non parlerei di "fenomeni", a questo stadio: i "fenomeni" sono definiti da una teoria già esistente. Poi direi che il punto 2 è uguale al punto 1, no?
Ma come possiamo sostenere queste affermazioni?
Perchè lo percepiamo (o osserviamo che dir si voglia: ma infondo anche "l'osservazione scientifica" è una percezione). Noi stessi siamo dei fenomeni (non omogenei non discontinui), che percepiscono/osservano la Realtà (a diversi livelli e con l'ausilio di diversi strumenti) come descritta sopra.
Va bene, ma penso che sia importante non usare la parola "fenomeni", qui. Come sopra. E' molto fuorviante, secondo me, perché ci mette a priori in una tasselizzazione. Comunque ti seguo, credo.
Possiamo forse dire che la nostra percezione sia adeguata a descrivere la Realtà per quella che è?
No, nel modo più assoluto:
Ma cosa significa "adeguata"? E' semplicemente una cosa che accade. Una parte di Realtà si mette a interpretare la Realtà stessa. Non so cosa significhi che la cosa sia fatta "adeguatamente".
siamo solo una parte delle Realtà che percepisce e descrive sè stessa, e nell'atto (fenomeno) di percepire e classificare subiamo e produciamo influenze decisamente rilevanti.
A causa della continuità tra tutti i fenomeni, non è solo l'osservatore a modificare il fenomeno (Heisenberg)
Visione superata, bada bene: esistono solo esperimenti diversi, tutti descrivibili e calcolabili alla perfezione.
ma è anche il fenomeno a modificare l'osservatore e l'osservazione (e dunque di nuovo sè stesso, e ancora e ancora, senza alcun limite, vista la totale assenza di discontinuità)
Magari la serie converge.
Non esiste garanzia che sia possibile conoscere perfettamente la Realtà, ma non esiste nemmeno garanzia del contrario. Si fa quel che si può. O meglio, succede quel che può succedere. Non è un obbligo "morale" studiare la Realtà e ottenerne una descrizione oggettiva. Non è nemmeno necessario alla sopravvivenza (è sufficiente una interpretazione molto limitata e parziale - tipo: "Mangia quelle cosine che saltano, scappa da quelle cosacce con i denti, dormi in luoghi elevati, accoppiati con cose che emettono un piacevole odore").
In quest'ottica, al massimo possiamo "sperare" che la Realtà sia così "gentile" da auto-descriversi in modo più o meno corretto e utile.
Ma non ha importanza: non è necessario. Ci si prova comunque, "accade" che una parte di Realtà si cimenti a fare "scienza".
Per quanto questa conclusione possa magari essere consolante per chi ritiene di vedere un "disegno cosmico benevolo", tuttavia ritengo queste conclusioni inaccettabili, sia per gli scienziati che per i filosofi che per molte altre persone: essi non sarebbero più "ricercatori" liberi e critici, ma semplici marionette.
A me i ricercatori sembrano liberi e critici (i migliori, almeno).
Tuttavia, basterebbe cambiare una piccola condizione: ipotizzare che sì noi si modifichi il fenomeno quando lo osserviamo, ma negare viceversa che il fenomeno modifichi i livelli più alti del nostro intelletto.
Quando osserviamo un fenomeno, è innegabile una reciproca interazione con esso a molti, moltissimi livelli... ma supponiamo non a livello di osservazione critica, razional-matematica (passatemi il termine, anche se vi farò arrabbiare: idee pure, "non corruttibili").
Non ne vedo la necessità. Alla fine della giornata, ciò che conta è che quanto si è trovato "funzioni", entro il contesto convenzionale interpretativo attraverso il quale sperimentiamo/viviamo la Realtà.
Dunque osservando il fenomeno lo modifichiamo e ne veniamo parzialmente modificati, influenzati; di conseguenza lo classifichiamo (tassellizziamo) in modo convenzionale e forse inadeguato; ma è fatta salva la possibile sottoposizione di tale tassellizzazione a vaglio critico.
Sì, si fa così: ormai si è imparato che la tasselizzazione stessa è criticabile.
Solo ammettendo la "non influenzabilità" del pensiero critico da parte della Realtà (nota bene: solo in certe condizioni e momenti! morte, sonno, dolore, meteoriti che annientano il genere umano, alcol e mille altre cose annichiliscono e "corrompono" il pensiero critico e ah-ah-ah "incorruttibile" con una facilità e una frequenza estrema) possiamo sperare di essere in grado, non dico di avvicinarci a una corretta descrizione della Realtà, ma almeno accorgerci quando ce ne stiamo allontanando.
Io non credo che esista una "corretta" descrizione della Realtà: credo che ce ne siano infinite, di descrizioni corrette.
Non parlerei di "fenomeni", a questo stadio: i "fenomeni" sono definiti da una teoria già esistente. Poi direi che il punto 2 è uguale al punto 1, no?
beh, si potrebbero mettere insieme e dire che "la Realtà non è perfettamente continua"...
cioè, non esistono discontinuità, però non è neanche tutto esattamente simmetrico, "omogeneo"... insomma non è un lago piatto come l'olio, ma un mare in tempesta, ecco.
Ma cosa significa "adeguata"? E' semplicemente una cosa che accade. Una parte di Realtà si mette a interpretare la Realtà stessa. Non so cosa significhi che la cosa sia fatta "adeguatamente".
interpretare è "fare proprio", "comprendere".
penso che sia quello il "movente" della maggior parte dei fisici e degli scienziati... magari anche il tuo, prima che divenissi un vecchio cinico utilitaristico (scappa, mangia, dormi, tromba! funziona!) :unsure:
insomma quello che dice Michio Kaku (che mito) in questo video a partire dal 2.10
Sì, si fa così: ormai si è imparato che la tasselizzazione stessa è criticabile.
ma non è una critica "libera"... lo stesso identico processo che ci ha "indotto" a una tasselizzazione "sbagliata" ci iduce poi (magari 2000 anni e milioni di morti dopo) a dubitare di tale tasselizzazione... non si può certo dire che sia "affidabile"
tra parentesi, ogni tasselizzazione può essere "utile"... la cosmologia medievale era utile e funzionale a far morire le vecchiette tranquille e fiduciose di ascendere al Cielo di Saturno... e non è cosa da poco, eh...
però l'abbiamo abbandonata... totalmente. Perchè?
1. perchè siamo stati indotti deterministicamente dalla Realtà, che si è cimentata a fare "scienza
e/o
2. perchè non era più utile e funzionale? Ma in determinati ambiti sarebbe ancora utile... però la rifiutiamo comunque in toto
e/o
3. perchè forse ci sono funzioni mentali "superiori", di quando in quando in grado di astrarsi da ciò che è utile o indotto, e fotografare sempre meglio la Realtà (non che la fotografia sia la Realtà, intendiamoci)... o perlomeno scartare i fotomontaggi tarocchi
Ma cosa significa "adeguata"? E' semplicemente una cosa che accade. Una parte di Realtà si mette a interpretare la Realtà stessa. Non so cosa significhi che la cosa sia fatta "adeguatamente".interpretare è "fare proprio", "comprendere".
penso che sia quello il "movente" della maggior parte dei fisici e degli scienziati... magari anche il tuo, prima che divenissi un vecchio cinico utilitaristico (scappa, mangia, dormi, tromba! funziona!) :unsure:
Ma la scienza è cinica e utilitaristica, in fin dei conti (anche quando ci si occupa di "ricerca pura", che sembra quasi fine a sé stessa, in realtà si vuole che funzioni, e alla fine inesorabilmente - proprio perché funziona - trova sempre una applicazione pratica).
Interpretare: beh, siamo fatti così: ci piace interpretare, e interpretiamo anche quando non intendiamo farlo (lo facciamo inconsapevolmente). Interpretare significa usare, utilizzare, sfruttare, manipolare. Ci sono interpretazioni semplici, quasi banali (il comportamento di un paramecio), e altre enormemente più complesse. Ma entrambe funzionano, e quindi hanno una loro utilità (se una "interpretazione" non fosse utile, si estinguerebbe per definizione).
Sì, si fa così: ormai si è imparato che la tasselizzazione stessa è criticabile.
ma non è una critica "libera"... lo stesso identico processo che ci ha "indotto" a una tasselizzazione "sbagliata" ci iduce poi (magari 2000 anni e milioni di morti dopo) a dubitare di tale tasselizzazione... non si può certo dire che sia "affidabile"
Prima di tutto, non esiste tasselizzazione "sbagliata" (come non ne esiste una "giusta"): esistono semplicemente tasselizzazioni più o meno utili, e tasselizzazioni utili in certi campi, e altre utili in altri.
Detto questo, l'"affidabilità" della scienza consiste nel fatto stesso che i modelli trovati, creati, inventati, risultano utili a "qualcosa che ci interessa". E sono utili proprio perché sono aperte alla critica, che le mette continuamente alla prova. La scienza, a differenza della religione, non ha affatto la pretesa di dare certezze: al contrario, ammette di non essere in possesso della verità, e non nasconde il carattere puramente convenzionale e utilitaristico delle proprie teorie. Non c'è nulla di "sacro" e "intoccabile" nella scienza, ed è qui che sta la sua forza.
tra parentesi, ogni tasselizzazione può essere "utile"... la cosmologia medievale era utile e funzionale a far morire le vecchiette tranquille e fiduciose di ascendere al Cielo di Saturno... e non è cosa da poco, eh...
però l'abbiamo abbandonata... totalmente. Perchè?
Innanzi tutto, non mi sembra che sia stata abbandonata totalmente: la religione c'è ancora.
Poi, è vero che c'è una specie di istinto, nell'uomo, che lo porta a "innamorarsi" di tasselizzazioni che sembrano dare grandi risultati. Ad esempio, quando Newton è riuscito a spiegare con un'unica semplicissima formula i moti dei pianeti, giù giù fino al moto di una mela che cade dall'albero, di colpo tutti hanno preteso di voler interpretare meccanicisticamente e deterministicamente qualsiasi fenomeno. A questo d'altra parte c'è sempre stata opposizione: lo dimostra la separazione (voluta dai religiosi e da certi pensatori) fra "scienze della natura" e "scienze dello spirito", che nulla dovevano avere da condividere.
Insomma, quando una teoria ha successo in un campo limitatissimo (come la gravitazione, nell'esempio), improvvisamente tutti pensano che tale teoria dovrebbe spiegare anche tutto il resto.
Anche Kaku è ossessionato dalla convinzione che debba esistere un'unica tasselizzazione, quella "vera", che spiegherebbe "tutto" (incluso l'amore). Io francamente 1) non ci credo, e 2) non vedo nemmeno perché dovrebbe essere per forza così.
1. perchè siamo stati indotti deterministicamente dalla Realtà, che si è cimentata a fare "scienza
e/o
Un po' di questo...
2. perchè non era più utile e funzionale? Ma in determinati ambiti sarebbe ancora utile... però la rifiutiamo comunque in toto
e/o
Certo, vedi sopra...
3. perchè forse ci sono funzioni mentali "superiori", di quando in quando in grado di astrarsi da ciò che è utile o indotto, e fotografare sempre meglio la Realtà (non che la fotografia sia la Realtà, intendiamoci)... o perlomeno scartare i fotomontaggi tarocchi
Non so... non credo che esistano funzioni mentali in grado di emanciparsi dalla convenzionalità di una visione. Per quanto "superiori" esse siano.
cito da Wiki un sunto del pensiero di Whitehead, che mi sembra appropriato...
egli concepì la realtà come un processo nel quale non è possibile operare una distinzione tra soggetto e oggetto, in quanto ogni evento, siccome connesso ad altri, può presentarsi alternativamente sia come oggetto sia come soggetto; in altre parole, secondo Whitehead, il presupposto fondamentale del realismo puramente inteso è che l'oggetto della percezione (vale a dire la natura) è qualcosa di diverso dal pensiero.
e cosa dice il realismo? (parlo di realsimo in generale, diciamo pure kantiano)
afferma ciò che la maggior parte delle persone crede: ovvero considera la Realtà "esterna" come esistente indipendentemente dall'attività conoscitiva dell'individuo.
magari non accessibile (noumeno, negazione del c.d. realismo ingenuo ecc.) ma pur sempre esistente.
mi perdonerai, ma io non riesco proprio ad accettare questa antinomia... :unsure:
costruire una "teoria", sia pur convenzionale, della Realtà (MQ -> tutto connesso -> anche il pensiero) per arrivare all'ovvia conclusione che non si è poi mica tanto sicuri che la stessa Realtà esista veramente.
tu dici che la Scienza non pretende di possedere la Verità, che è forte proprio perchè è continuamente messa alla prova e sottoposta a critiche... però, diamine, qui si sfiora l'assurdo.
sarebbe come se domani il Papa dicesse non che "l'idea di Dio che la Chiesa Cattolica ha perpetuato nei secoli è convenzionale e non necessariamente corrisponde a Verità assoluta" (tale sarebbe un'affermazione benvenuta)... ma che "dalla lettura teologicamente più avanzata della Bibbia emerge la possibilità molto concreta che Dio non esista per niente"...
verrebbe da chiedersi... ma la teologia cattolica non si basa forse sull'ipotesi fondamentale che Dio esiste e ci ha parlato attraverso la Bibbia?
allo stesso modo, la Scienza non si basa forse sull'ipotesi fondamentale che esiste una Realtà e questa è osservabile e riducibile in modelli prevedibili e utili?
si parla di percezione e osservazione, ma poi si scopre che non c'è oggetto e soggetto, osservatore e osservabile quasi coincidono...
per arrivare a dire che la tasselizzazione della Realtà è convenzionale, si usano termini come "continuo" e "discontinuo" in un accezione "ingenuamente realitstica" (ciò che percepisco e osservo, tutto sommato, è così )...
insomma le problematiche sono davvero tante.
cito da Wiki un sunto del pensiero di Whitehead, che mi sembra appropriato...
egli concepì la realtà come un processo nel quale non è possibile operare una distinzione tra soggetto e oggetto, in quanto ogni evento, siccome connesso ad altri, può presentarsi alternativamente sia come oggetto sia come soggetto; in altre parole, secondo Whitehead, il presupposto fondamentale del realismo puramente inteso è che l'oggetto della percezione (vale a dire la natura) è qualcosa di diverso dal pensiero.
Va bene, ma e' una finzione. Noi "facciamo finta" che il pensiero sia separato dal resto della realta', giusto per poterci "muovere". E' parte della nostra tasselizzazione, questa separazione fra soggetto e oggetto (che di fatto non c'e').
e cosa dice il realismo? (parlo di realsimo in generale, diciamo pure kantiano)
afferma ciò che la maggior parte delle persone crede: ovvero considera la Realtà "esterna" come esistente indipendentemente dall'attività conoscitiva dell'individuo.
magari non accessibile (noumeno, negazione del c.d. realismo ingenuo ecc.) ma pur sempre esistente.
Ma certo.
mi perdonerai, ma io non riesco proprio ad accettare questa antinomia... ^_^
Ma nemmeno io l'accetto: non ha valore ontologico (mio Dio, come parlo forbito...), ma e' solo una convenzione. Una semplificazione.
costruire una "teoria", sia pur convenzionale, della Realtà (MQ -> tutto connesso -> anche il pensiero) per arrivare all'ovvia conclusione che non si è poi mica tanto sicuri che la stessa Realtà esista veramente.
No, sia chiaro: la Realta' esiste, e basta. Non e' convenzionale. E' che spesso, quando si parla, si confonde la tasselizzazione con la Realta' stessa. Dire che la tasselizzazione e' convenzionale non significa pero' che lo sia la Realta'.
tu dici che la Scienza non pretende di possedere la Verità, che è forte proprio perchè è continuamente messa alla prova e sottoposta a critiche... però, diamine, qui si sfiora l'assurdo.
Ma cosa c'e' di assurdo?
sarebbe come se domani il Papa dicesse non che "l'idea di Dio che la Chiesa Cattolica ha perpetuato nei secoli è convenzionale e non necessariamente corrisponde a Verità assoluta" (tale sarebbe un'affermazione benvenuta)... ma che "dalla lettura teologicamente più avanzata della Bibbia emerge la possibilità molto concreta che Dio non esista per niente"...
Questo sarebbe un serio problema per il Papa, ma non certamente per la Scienza. A noi non ce ne frega niente di ammettere che lavoriamo attraverso convenzioni e approssimazioni. Sappiamo che il soggetto si mescola con l'oggetto, ma non e' un problema, si va avanti lo stesso.
verrebbe da chiedersi... ma la teologia cattolica non si basa forse sull'ipotesi fondamentale che Dio esiste e ci ha parlato attraverso la Bibbia?
E la Scienza si basa sull'assunzione (metafisica) che la realta' sia comprensibile (o "trattabile"). Che tale assunzione sia "giusta" o "sbagliata", o "assurda", non ha per noi alcuna rilevanza. Si "lavora" sulla base di quella assunzione, e se questo porta a risultati, bene, se non porta a nessun risultato, ciccia. Magari i risultati stessi sono "illusori"? Ma chissenefrega, noi "stiamo al gioco". Che altro potremmo fare, scusa?
allo stesso modo, la Scienza non si basa forse sull'ipotesi fondamentale che esiste una Realtà e questa è osservabile e riducibile in modelli prevedibili e utili?
Ecco, bravo (non avevo letto oltre). Certo, alla base del realismo razionale c'e' questa affermazione puramente metafisica.
No, sia chiaro: la Realta' esiste, e basta. Non e' convenzionale. E' che spesso, quando si parla, si confonde la tasselizzazione con la Realta' stessa. Dire che la tasselizzazione e' convenzionale non significa pero' che lo sia la Realta'.
esiste sicuramente "qualcosa" anzichè il nulla (e si ritorna dove avevamo cominciato: alla domanda radicale di Liebniz), ok...
ma come siamo arrivati a dire che la "tasselizzazione è convenzionale", che "non c'è separazione tra soggetto e oggetto"? pensiamoci...
all'inzio del '900, dei geniacci con l'attitudine di un bambino, osservando la Realtà, hanno "visto" "capito" che il pallone, a livello microscopico, "quantistico", non è discontinuo rispetto all'aria, o al piede che lo calcia... e allora tutti abbiamo detto: ok, la Realtà è continua, la tasselizzazione non corrisponde alla Realtà, è qualcosa di puramente convenzionale.
percezione/osservazione (la più raffinata e perfetta che abbiamo) -> la Realtà è come la osserviamo
affermare che "la Realtà non è discontinua" è puro realismo razionale.
proprio come quando, non avevendo gli strumenti e le capacità di "osservare" il mondo quantistico e microscopico e percependo un mondo profondamente discontinuo, sulla base dello stesso realismo razionale affermavamo che "la Realtà è discontinua".
tuttavia, dire che "la Realtà è discontinua" porta all'ovvia conseguenza che non c'è "ontologica" separazione tra soggetto e oggetto, tra pensiero e Natura.
cadono dunque i presupposti su cui si fonda ogni realismo razionale.
a questo punto io vedo un'antinomia di notevoli proporzioni... una volta capito che non c'è separazione tra oggetto e soggetto, ripercorriamo il nostro ragionamento tenendo ben presente quest'ultimo assunto.
quando abbiamo affermato che "la Realtà non è discontinua, ed ogni discontinuità è puramente convenzionale", credevamo ancora nella separazione tra soggetto e oggetto, pensiero e Natura, avevamo ancora una mentalità "realista". Accidenti.
a questo punto io vedo 2 strade risolvere la contraddizione, e una strada per svicolare
1. Mantenere la "fede metafisica" nel realismo: la Realtà è continua (come emerge dalla "fotografia" fatta dalla MQ), ma il nostro pensiero ai livelli più alti è separato, trascende la Realtà. Libero arbitrio.
Una tasselizzazione non vale l'altra. Paradossalmente il realismo per sopravvivere ha bisogno dell'idealismo, e viceversa. Dopo secoli di leale antagonismo, è festa grande tra Aristotele e Platone, Kant e Hegel.
2. Abbandonare il realismo e concepire l'osservazione e il pensiero (dalla più aberrante alla più raffinata) come "qualcosa che accade", ma che nulla ci può dire sulla Realtà.
Una tasselizzazione vale l'altra. Nichilsmo assoluto, in tutti i campi. Accettazione del male e delle passioni, ascetismo, Illuminazione, Nirvana. Conclusione legittima, ma di scarsissima praticità nella "vita sociale".
2 bis. Accettare la contraddizione, e diventare degli "atei devoti": vivere secondo i principi del realismo (infondo non è poi malaccio) ben sapendo che però dal punto di vista conoscitivo è un vicolo cieco.
Una tasselizzazione vale l'altra, ma per chi ha la sfortuna di non essere una parte della Realtà che si cimenta nel buddhismo, c'è la consolazione di essere deterministicamente costretti a usarne una apparentemente utile, e che recentemente sta diventando apparentemente sempre più utile.
Una variante de il migliore dei mondi possibili? Liebniz ridacchia soddisfatto.
I choose number 1 ^_^
No, sia chiaro: la Realta' esiste, e basta. Non e' convenzionale. E' che spesso, quando si parla, si confonde la tasselizzazione con la Realta' stessa. Dire che la tasselizzazione e' convenzionale non significa pero' che lo sia la Realta'.esiste sicuramente "qualcosa" anzichè il nulla (e si ritorna dove avevamo cominciato: alla domanda radicale di Liebniz), ok...
Qual è la domanda radicale di Leibniz?
ma come siamo arrivati a dire che la "tasselizzazione è convenzionale", che "non c'è separazione tra soggetto e oggetto"? pensiamoci...
all'inzio del '900, dei geniacci con l'attitudine di un bambino, osservando la Realtà, hanno "visto" "capito" che il pallone, a livello microscopico, "quantistico", non è discontinuo rispetto all'aria, o al piede che lo calcia... e allora tutti abbiamo detto: ok, la Realtà è continua, la tasselizzazione non corrisponde alla Realtà, è qualcosa di puramente convenzionale.
Mi disturba un po' questo limitarsi, anche solo verbalmente, a una non-discontinuità limitata alla materia. Come ho già detto, si tratta di tasselizzare tutto l'Essere, che non è solo "materia", ma anche... divenire. Diciamo così. Che cosa è "divenuto"? Cosa possiamo definire come "cambiamento"?
percezione/osservazione (la più raffinata e perfetta che abbiamo) -> la Realtà è come la osserviamo
affermare che "la Realtà non è discontinua" è puro realismo razionale.
proprio come quando, non avevendo gli strumenti e le capacità di "osservare" il mondo quantistico e microscopico e percependo un mondo profondamente discontinuo, sulla base dello stesso realismo razionale affermavamo che "la Realtà è discontinua".
tuttavia, dire che "la Realtà è discontinua" porta all'ovvia conseguenza che non c'è "ontologica" separazione tra soggetto e oggetto, tra pensiero e Natura.
D'accordo.
cadono dunque i presupposti su cui si fonda ogni realismo razionale.
Basta cambiare la definizione di "realismo razionale". ^_^ Che è l'accettazione di studiare la Realtà attraverso una tasselizzazione che sappiamo essere convenzionale.
a questo punto io vedo un'antinomia di notevoli proporzioni... una volta capito che non c'è separazione tra oggetto e soggetto, ripercorriamo il nostro ragionamento tenendo ben presente quest'ultimo assunto.
quando abbiamo affermato che "la Realtà non è discontinua, ed ogni discontinuità è puramente convenzionale", credevamo ancora nella separazione tra soggetto e oggetto, pensiero e Natura, avevamo ancora una mentalità "realista". Accidenti.
Ma se anche fosse? Se entro in Paradiso attraverso una scala che poi sparisce, mica significa che non sono più in Paradiso.
a questo punto io vedo 2 strade risolvere la contraddizione, e una strada per svicolare
1. Mantenere la "fede metafisica" nel realismo: la Realtà è continua (come emerge dalla "fotografia" fatta dalla MQ), ma il nostro pensiero ai livelli più alti è separato, trascende la Realtà. Libero arbitrio.
E se il pensiero fosse ovunque? Dopotutto, se la Realtà è continua, anche questa è una separazione arbitraria. Nella vita, nell'uomo, c'è una "concentrazione" di pensiero, ma forse anche tutto il resto della Natura "pensa".
Una tasselizzazione non vale l'altra. Paradossalmente il realismo per sopravvivere ha bisogno dell'idealismo, e viceversa. Dopo secoli di leale antagonismo, è festa grande tra Aristotele e Platone, Kant e Hegel.
Che il realismo abbia bisogno dell'idealismo è assodato: ma sempre al minimo necessario (come assunzione iniziale di "comprensibilità", come accennato prima).
2. Abbandonare il realismo e concepire l'osservazione e il pensiero (dalla più aberrante alla più raffinata) come "qualcosa che accade", ma che nulla ci può dire sulla Realtà.
Una tasselizzazione vale l'altra. Nichilsmo assoluto, in tutti i campi. Accettazione del male e delle passioni, ascetismo, Illuminazione, Nirvana. Conclusione legittima, ma di scarsissima praticità nella "vita sociale".
Sicuramente non è vero che una tasselizzazione vale l'altra.
2 bis. Accettare la contraddizione, e diventare degli "atei devoti": vivere secondo i principi del realismo (infondo non è poi malaccio) ben sapendo che però dal punto di vista conoscitivo è un vicolo cieco.
In effetti non lo sappiamo che è un vicolo cieco. Al momento, per quello che sappiamo, sembra essere così. Ma chi lo sa? Magari, attraverso una particolare tasselizzazione, scopriamo una proprietà inaspettata del Reale, qualcosa di veramente assoluto (oltre al fatto banale che la Realtà esiste).
Una tasselizzazione vale l'altra, ma per chi ha la sfortuna di non essere una parte della Realtà che si cimenta nel buddhismo, c'è la consolazione di essere deterministicamente costretti a usarne una apparentemente utile, e che recentemente sta diventando apparentemente sempre più utile.
Una variante de il migliore dei mondi possibili? Liebniz ridacchia soddisfatto.
E perché ridacchia, il bastardo? ^_^
I choose number 1 :huh:
Io dico 3.: ci troviamo in un punto del percorso, in una determinata situazione, con un determinato equipaggiamento teorico. Non sappiamo che cosa ci sarà dietro la curva, ma questa non è una ragione per non andare avanti, nonostante non sappiamo se il percorso è convenzionale, arbitrario, e che ci stiamo a fare lì.
Qual è la domanda radicale di Leibniz?
perchè l'Esistenza invece che il nulla?
Mi disturba un po' questo limitarsi, anche solo verbalmente, a una non-discontinuità limitata alla materia. Come ho già detto, si tratta di tasselizzare tutto l'Essere, che non è solo "materia", ma anche... divenire. Diciamo così. Che cosa è "divenuto"? Cosa possiamo definire come "cambiamento"?
infatti non ho usato il termine "materia"... ma Realtà.
Si è detto che il Tutto, in tutte le sue mutevoli forme e componenti, è non-discontinuo.
E se il pensiero fosse ovunque? Dopotutto, se la Realtà è continua, anche questa è una separazione arbitraria. Nella vita, nell'uomo, c'è una "concentrazione" di pensiero, ma forse anche tutto il resto della Natura "pensa".
certo, ed è proprio per questo che in una Realtà continua è inutile distinguere tra soggetto e oggetto, pesniero e Natura.
Ma se anche fosse? Se entro in Paradiso attraverso una scala che poi sparisce, mica significa che non sono più in Paradiso.
mmm... più che altro è come se avessimo visto un cartello con su scritto "Sali questa scala e arriverai in Paradiso".
Abbiamo salito la scala, e man a mano che salivamo il panorama migliorava, l'aria era più fresca, l'intelletto più appagato. Bello. Fiducia.
Poi siamo arrivati in una radura molto bella, dove c'è un secondo cartello, con scritto "Benvenuti; sappiate che non c'è nessun buon motivo per credere che salendo una scala si arrivi in Paradiso"
Da questo posto la nostra scala continua, perdendosi tra le nuvole.
Che fare?
1. Mantenere la fede nel primo cartello, e continuare a salire. Il Paradiso è certamente oltre quelle nuvole.
2. Credere al secondo cartello: il vero Paradiso è capire che non c'è nessun Paradiso. Inutile salire e faticare e di-sperare all'infinito. Sediamoci e meditiamo.
3. Credere al secondo cartello, ma proseguire comunque... infondo, abbiamo visto che salendo la scala il panorama migliora, e l'aria più fresca!
scala=realismo
Paradiso=la miglior fotografia della Realtà possibile
posto molto bello=MQ
panorama migliore, aria fresca=progressi tecnologi e scientifici
però... potrebbe venirne fuori un gran bel racconto allegorico, su tre viaggiatori che salgono la scala del Paradiso... ^_^
Qual è la domanda radicale di Leibniz?perchè l'Esistenza invece che il nulla?
Eh, vabbè: domanda filosofica! Non serve a nulla... ^_^
Ma se anche fosse? Se entro in Paradiso attraverso una scala che poi sparisce, mica significa che non sono più in Paradiso.
mmm... più che altro è come se avessimo visto un cartello con su scritto "Sali questa scala e arriverai in Paradiso".
Abbiamo salito la scala, e man a mano che salivamo il panorama migliorava, l'aria era più fresca, l'intelletto più appagato. Bello. Fiducia.
Poi siamo arrivati in una radura molto bella, dove c'è un secondo cartello, con scritto "Benvenuti; sappiate che non c'è nessun buon motivo per credere che salendo una scala si arrivi in Paradiso"
Da questo posto la nostra scala continua, perdendosi tra le nuvole.
OK, mi piace! :huh:
Che fare?
1. Mantenere la fede nel primo cartello, e continuare a salire. Il Paradiso è certamente oltre quelle nuvole.
No...
2. Credere al secondo cartello: il vero Paradiso è capire che non c'è nessun Paradiso. Inutile salire e faticare e di-sperare all'infinito. Sediamoci e meditiamo.
No...
3. Credere al secondo cartello, ma proseguire comunque... infondo, abbiamo visto che salendo la scala il panorama migliora, e l'aria più fresca!
Sì! :huh: Magari poi c'è un altro cartoello...
scala=realismo
Paradiso=la miglior fotografia della Realtà possibile
posto molto bello=MQ
panorama migliore, aria fresca=progressi tecnologi e scientifici
Sei un grande, Balon!
però... potrebbe venirne fuori un gran bel racconto allegorico, su tre viaggiatori che salgono la scala del Paradiso... ^_^
Sì, sì! Sarebbe proprio carino!
Giusto per amor di bellezza e gioia, riporto qui la chat che ho avuto con l'amico col quale sto facendo strordinarie e meravigliose scoperte scientifiche: il famoso "Mauro":
[13.05.2010 23:03:44] Carlo: ora ho un test per te allora: l'ho inventato con un amico [13.05.2010 23:04:11] Mauro: vorrei che tu fossi qui ad ascoltare Stanely Jordan dal mio stereo [13.05.2010 23:04:20] Carlo: eh, anch'io [13.05.2010 23:04:20] Mauro: sembra che suoni in questa stanza e poi suona bene [13.05.2010 23:04:28] Carlo: :) [13.05.2010 23:04:36] Mauro: sentiamo il test [13.05.2010 23:04:38] Carlo: non cambiare argomento non svicolare [13.05.2010 23:04:42] Mauro: testami testone! [13.05.2010 23:04:52] Carlo: allora, c'è una scala [13.05.2010 23:05:01] Mauro: scala [13.05.2010 23:05:08] Carlo: davanti alla scala c'è un cartello che dice "questa scala porta al paradiso" tu cominci a salire [13.05.2010 23:05:33] Mauro: salgo [13.05.2010 23:05:41] Carlo: e l'aria diventa sempre piu' tersa, e il panorama più bello [13.05.2010 23:05:43] Mauro: salgo bello! [13.05.2010 23:05:49] Carlo: mi segui? arrivi in un posto bellissimo [13.05.2010 23:06:02] Mauro: mah, veramente c'ero io sulla scala cazzone stai salendo anche tu? [13.05.2010 23:06:06] Carlo: arrivi in un bellissimo posto [13.05.2010 23:06:21] Mauro: sali sali sali .... e tabacchi [13.05.2010 23:06:23] Carlo: la scala continua a salire, ma ti fermi a contemplare quel posto [13.05.2010 23:06:30] Mauro: era una battuta di quando avevo 5 anni contemplo [13.05.2010 23:06:35] Carlo: e vedi che c'è un altro cartello che dice [13.05.2010 23:06:41] Mauro: oddio che dice? [13.05.2010 23:06:59] Carlo: "Questa scala non porta al paradiso" cosa fai: [13.05.2010 23:07:06] Mauro: oibo` [13.05.2010 23:07:19] Carlo: 1. Ti fermi: non vale la pena di continuare 2. continui a salire 3. torni giù ??? [13.05.2010 23:07:43] Mauro: continuo a salire [13.05.2010 23:07:47] Carlo: ok perché? [13.05.2010 23:07:58] Mauro: sono curioso [13.05.2010 23:08:15] Carlo: e poi forse ci sarà un altro cartello... [13.05.2010 23:08:23] Mauro: e un po' affascinato dalla minaccia [13.05.2010 23:08:32] Carlo: ok sei uno scienziato. :) [13.05.2010 23:08:46] Mauro: fine? e' finito il test? [13.05.2010 23:08:53] Carlo: sì, è un test banale [13.05.2010 23:08:54] Mauro: l'ho superato? [13.05.2010 23:08:57] Carlo: no [13.05.2010 23:08:59] Mauro: ah [13.05.2010 23:09:01] Carlo: sei uno scienziato [13.05.2010 23:09:01] Mauro: peccato qual era la risposta giusta? [13.05.2010 23:09:10] Carlo: nessuna [13.05.2010 23:09:14] Mauro: non esiste [13.05.2010 23:09:14] Carlo: è per capire cosa sei [13.05.2010 23:09:16] Mauro: naturalmente sono una testa di ca**o, e' semplice [13.05.2010 23:09:33] Carlo: no, quello è colui che torna già [13.05.2010 23:09:35] Mauro: non c'e' bisogno di alcun test torna gia`? [13.05.2010 23:09:49] Carlo: giù [13.05.2010 23:09:53] Mauro: giu` e chi si ferma cos'e'? [13.05.2010 23:10:11] Carlo: un filosofo [13.05.2010 23:10:24] Mauro: peggio della testa di ca**o [13.05.2010 23:10:29] Carlo: :D sei così depresso e ti autodenigri: saresti simpaticissimo a Xxxxxxx [13.05.2010 23:11:07] Mauro: e' il minimo che possa fare ecco. un triangolo. Anzi, un quadrato. io con Xxxxxx e te con Yyyyyy. a te Yyyyyy piacerebbe [13.05.2010 23:11:53] Carlo: ma anche io con Xxxxxxx e te con Yyyyyy, però [13.05.2010 23:11:54] Mauro: dice tutte quelle ca***te che piacciono tanto a te [13.05.2010 23:11:55] Carlo: Per variare [13.05.2010 23:12:04] Mauro: e poi io con te e Xxxxxxx con Yyyyyy [13.05.2010 23:12:11] Carlo: bello stavo pensando ad altre combinazioni. Non ce ne sono, vero? [13.05.2010 23:13:01] Mauro: se ci limitiamo a relazione one-one no.
Io continuo a pensare che, se crollano il realismo e lo sviluppo coerente rispetto ai propri assiomi (e guarda caso, la Scienza ha proprio come assioma il realismo) crolla tutto.
Specifico il “crolla tutto”: realismo e non-contraddittorietà non sono certo garanzia di Verità.
E’ possibile infatti che si possa arrivare alla Verità in mille altri modi (arte, misticismo, meditazione, astrologia ecc.), o magari non è proprio possibile arrivarci. Chissà.
Come ho sostenuto diverse volte, si può individuare in qualunque cosa il "principio" che fondi la validità del sistema: è un assioma, e come tale può essere arbitrariamente posto.
Una condizione è che gli assiomi non siano in contraddizione tra loro e che l'elaborazione del sistema segua un procedimento logico.
L’altra condizione è un minimo realismo, ovvero ammettere un minima indipendenza tra soggetto e oggetto, tra osservato e osservante, in definitiva la presenza di un pensiero critico in grado di fotografare, più o meno bene, la Realtà che si vuole descrivere.
E se tali condizioni non vengono rispettate, la pena è la incomunicabilità, la "disumanità", in definitiva l’incomprensibilità del sistema elaborato (e non la sua fallacità, la “non rispondenza al Vero"!)
Realismo minimo e razionalità nello sviluppo sono dunque i presupposti essenziali per ogni discussione, ogni analisi, ogni confronto.
Da qui la forza della Scienza: il realismo stesso come assioma (osservazione, sperimentazione, previsione - tutti concetti che senza distinzione tra soggetto e oggetto perdono di significato -) e l’uso contestuale della massima espressione della razionalità (matematica)
Ora, se arriva a negare il realismo (e di conseguenza salta lo sviluppo coerente rispetto ai propri assiomi) la Scienza non perde certo la sua potenziale capacità di fotografare la Realtà, ma diventa pura Fede, un qualcosa di irrazionale, incomprensibile, incomunicabile nel suo complesso.
Certo il più delle volte il metodo scientifica "funziona" "è utile", ma anche l'Oroscopo talvolta funziona, e anche recarsi a Fatima in pellegrinaggio può essere utilissimo.
La Scienza certo funziona percentualmente di più, ma in quest'ottica puramente utilitaristica resta comunque pura Fede.
Ora, a me va benissimo questa conclusione, ma allora bisognerebbe dirlo in giro, con forza e decisione.
Perchè in tantissime discipline extra-scientifiche (primo fra tutti il diritto) la Scienza è presupposto essenziale per fondare scelte e decisioni importantissime.
E non è certo perchè "funziona", ma perchè si ritiene ancora che la Scienza sia il miglior modo per confrontarsi e comunicare con razionalità.
Se la Scienza è diventata intrinsecamente irrazionale, bisognerebbe ripensarla, o perlomeno ripensare la sua applicazione interdisciplinare.
Forse non è un caso la fioritura, nell''ultimo secolo, di trattati scientifici a sfondo filosofico.
Anche (alcuni) scienziati sentono l'esigenza di ri-razionalizzare la loro materia.
Io continuo a pensare che, se crollano il realismo e lo sviluppo coerente rispetto ai propri assiomi (e guarda caso, la Scienza ha proprio come assioma il realismo) crolla tutto.
Non crolla niente, a parte un tuo sogno personale di "scienza perfetta". La realtà continua a essere coerente, non importa quello che facciamo, pensiamo, o non pensiamo.
Specifico il “crolla tutto”: realismo e non-contraddittorietà non sono certo garanzia di Verità.
Certo che no. Niente lo è. Nemmeno la Bibbia...
E’ possibile infatti che si possa arrivare alla Verità in mille altri modi (arte, misticismo, meditazione, astrologia ecc.), o magari non è proprio possibile arrivarci. Chissà.
Secondo me non ci si può arrivare (poi mi piacerebbe sapere come farei a sapere di esserci arrivato, con arte, misticismo, eccetera). Se poi ci si arrivasse (alla Verità con la V maiuscola), non esisterebbe più libertà: si saprebbe immediatamente che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, di qualsiasi cosa. A me questo, personalmente, non piace - ma che mi piaccia o meno ovviamente non conta. Semplicemente, credo che non ci si possa arrivare perché il mondo inevitabilmente lo vedremo sempre attraverso una interpretazione.
Tuttavia la scienza trova verità locali. Sappiamo che determinate cose sono vere in determinati contesti, in determinati ambiti e circostanze. Certo: tutte le affermazioni scientifiche hanno carattere inerentemente globale (una legge fisica si intende cha valga sempre e ovunque - ed è proprio per questo che può essere solo falsificabile e mai verificabile): tuttavia siamo ben coscienti del suo valore convenzionale e locale (e proprio per questo siamo capaci di cambiare teoria, quando occorre).
Come ho sostenuto diverse volte, si può individuare in qualunque cosa il "principio" che fondi la validità del sistema: è un assioma, e come tale può essere arbitrariamente posto.
E come ho sostenuto diverse volte, è assolutamente falso che la scelta degli assiomi sia arbitraria: "convenzionale" non vuole affatto dire "arbitrario".
Una condizione è che gli assiomi non siano in contraddizione tra loro e che l'elaborazione del sistema segua un procedimento logico.
Questa è la filosofia: la scienza, oltre a questo, richiede un riscontro con la realtà.
L’altra condizione è un minimo realismo, ovvero ammettere un minima indipendenza tra soggetto e oggetto, tra osservato e osservante, in definitiva la presenza di un pensiero critico in grado di fotografare, più o meno bene, la Realtà che si vuole descrivere.
Secondo me l'indipendenza fra soggetto e oggetto non è necessaria. Ci si può auto-analizzare, mica è proibito. Se tutta la realtà fosse cosciente, si auto-analizzerebbe.
E se tali condizioni non vengono rispettate, la pena è la incomunicabilità, la "disumanità", in definitiva l’incomprensibilità del sistema elaborato (e non la sua fallacità, la “non rispondenza al Vero"!)
Realismo minimo e razionalità nello sviluppo sono dunque i presupposti essenziali per ogni discussione, ogni analisi, ogni confronto.
Da qui la forza della Scienza: il realismo stesso come assioma (osservazione, sperimentazione, previsione - tutti concetti che senza distinzione tra soggetto e oggetto perdono di significato -) e l’uso contestuale della massima espressione della razionalità (matematica)
Nella nostra tasselizzazione attuale esiste ancora una separazione fra soggetto e oggetto, ma se questa cadesse non crollerebbe nulla: crollerebbe solo un tipo di tasselizzazione, ma si andrebbe avanti lo stesso. Tu scambi la scienza con una sua particolare forma, ma la scienza ci sarà sempre (e c'è sempre stata).
Ora, se arriva a negare il realismo (e di conseguenza salta lo sviluppo coerente rispetto ai propri assiomi) la Scienza non perde certo la sua potenziale capacità di fotografare la Realtà, ma diventa pura Fede, un qualcosa di irrazionale, incomprensibile, incomunicabile nel suo complesso.
Solo il primo passo del razionalismo consiste di "pura Fede": non tutto il resto, "nel suo complesso". La fai sempre così tragica? Il mondo va avanti, non importa quello che alcuni di noi (o anche tutti) possono blaterare.
Certo il più delle volte il metodo scientifica "funziona" "è utile", ma anche l'Oroscopo talvolta funziona, e anche recarsi a Fatima in pellegrinaggio può essere utilissimo.
Whahaha, certo. Ognuno può scegliersi le "tasselizzazioni" che preferisce. La Realtà risponde a modo, in ogni caso.
La Scienza certo funziona percentualmente di più, ma in quest'ottica puramente utilitaristica resta comunque pura Fede.
No, non direi che è "pura"...
Ora, a me va benissimo questa conclusione, ma allora bisognerebbe dirlo in giro, con forza e decisione.
Va avanti tu, che mi viene da ridere... :D
Perchè in tantissime discipline extra-scientifiche (primo fra tutti il diritto) la Scienza è presupposto essenziale per fondare scelte e decisioni importantissime.
La cosa non mi sorprende, ma la scienza mica è obbligatoria, sai? Nessuno ti manda al rogo se non "credi" alla scienza: ci pensa la Realtà ad avvertirti, guando cerchi di passare attraverso i muri perché hai "ipotizzato" di essere un fantasma...
E non è certo perchè "funziona", ma perchè si ritiene ancora che la Scienza sia il miglior modo per confrontarsi e comunicare con razionalità.
Non lo ritengono mica tutti, eh... al mondo c'è anche posto per gli psicotici, sia chiaro. Noi non siamo razzisti, lasciamo che lo sia la Realtà.
Se la Scienza è diventata intrinsecamente irrazionale, bisognerebbe ripensarla, o perlomeno ripensare la sua applicazione interdisciplinare.
Ma hai bevuto?
Forse non è un caso la fioritura, nell''ultimo secolo, di trattati scientifici a sfondo filosofico.
Anche (alcuni) scienziati sentono l'esigenza di ri-razionalizzare la loro materia.
I trattati scientifici hanno sempre contenuto uno sfondo filosofico. E' inevitabile che sia così. Ma da qui a tornare alla pura filosofia staccata dalla realtà ce ne corre: ed è la via verso la fine di tutte le tasselizzazioni. :)
come ho sostenuto diverse volte, è assolutamente falso che la scelta degli assiomi sia arbitraria: "convenzionale" non vuole affatto dire "arbitrario".
e infatti non ho mica detto che sono sinonimi...
e comunque, come non è arbitraria la scelta degli assiomi? "allah è grande e maometto è il suo profeta" cos'è, se non arbitrario?
Tu scambi la scienza con una sua particolare forma, ma la scienza ci sarà sempre
ok, allora sostituisci a "Scienza" "l'attuale struttura ideologica su cui si basa la Scienza"
Secondo me l'indipendenza fra soggetto e oggetto non è necessaria. Ci si può auto-analizzare, mica è proibito. Se tutta la realtà fosse cosciente, si auto-analizzerebbe.
usi concetti, "analizzare", che in un "sistema" senza soggetto e oggetto non hanno senso
cosa non mi sorprende, ma la scienza mica è obbligatoria, sai? Nessuno ti manda al rogo se non "credi" alla scienza: ci pensa la Realtà ad avvertirti, guando cerchi di passare attraverso i muri perché hai "ipotizzato" di essere un fantasma...
però ti mandano in prigione/sulla sedia elettrica in base a perizie scientifiche.
e la "società" accetta i risultati di queste perizie perchè crede le perizie fotografino con buonissima precisione la Realtà.
una volta si credeva che l'Ordalia fosse un metodo più valido, e nessuno si sognava di fare la benchè minima e basilare perizia.
inoltre, un crimine è punito se c'è libero arbitrio, distinzione tra soggetto e oggetto (nel caso del diritto penale, tra soggetti e altri soggetti).
insomma, se io in Tribunale mi difendessi dicendo "Easy ragazzi: sono solo una parte non discontinua della Realtà che si è cimentata nel violentare una parte di sè, che noi convenzionalmente tasselizziamo come bambino", non avrei del tutto torto, no?
Certo la giuria potrebbe goliardicamente rispondere "E noi siamo una parte della Realtà che si cimenta a sbatterti in galera per sempre, ah-ah"....
però, insomma... se la MQ (che noi crediamo essere un'ottima tasselizzazione) ci dice che non c'è più il soggetto, bisognerebbe ripensare il codice penale, la morale, la società, tutto, ti pare?
e comunque, come non è arbitraria la scelta degli assiomi? "allah è grande e maometto è il suo profeta" cos'è, se non arbitrario?
Ah, in quel senso! :D Beh, in scienza la scelta degli assiomi non è assolutamente arbitraria. Perché richiede un riscontro con la Realtà.
Tu scambi la scienza con una sua particolare forma, ma la scienza ci sarà sempreok, allora sostituisci a "Scienza" "l'attuale struttura ideologica su cui si basa la Scienza"
Allora d'accordo. Però un assioma non cadrà mai, e cioè che la Realtà sia in qualche modo coerente con sé stessa.
Secondo me l'indipendenza fra soggetto e oggetto non è necessaria. Ci si può auto-analizzare, mica è proibito. Se tutta la realtà fosse cosciente, si auto-analizzerebbe.usi concetti, "analizzare", che in un "sistema" senza soggetto e oggetto non hanno senso
Il verbo "autoanalizzare" implica la coincidenza fra soggetto e oggetto.
però ti mandano in prigione/sulla sedia elettrica in base a perizie scientifiche.
E meno male. Lo preferisco all'essere condannati perché lo ha detto "Dio". La scienza è la negazione dell'arbitrarietà.
e la "società" accetta i risultati di queste perizie perchè crede le perizie fotografino con buonissima precisione la Realtà.
Esatto.
una volta si credeva che l'Ordalia fosse un metodo più valido, e nessuno si sognava di fare la benchè minima e basilare perizia.
Beh, questo metodo non ci convince più.
inoltre, un crimine è punito se c'è libero arbitrio, distinzione tra soggetto e oggetto (nel caso del diritto penale, tra soggetti e altri soggetti).
insomma, se io in Tribunale mi difendessi dicendo "Easy ragazzi: sono solo una parte non discontinua della Realtà che si è cimentata nel violentare una parte di sè, che noi convenzionalmente tasselizziamo come bambino", non avrei del tutto torto, no?
Certo la giuria potrebbe goliardicamente rispondere "E noi siamo una parte della Realtà che si cimenta a sbatterti in galera per sempre, ah-ah"....
Esatto: ti rispondi da solo... :)
però, insomma... se la MQ (che noi crediamo essere un'ottima tasselizzazione) ci dice che non c'è più il soggetto, bisognerebbe ripensare il codice penale, la morale, la società, tutto, ti pare?
No, perché la tasselizzazione MQ non l'applichiamo alla sociologia o all'etica. Finora una tasselizzazione "totale" mica l'abbiamo trovata... E non è detto che neppure sia possibile. Perché dovrebbe esserlo (diceva Feynman)?
Beh, in scienza la scelta degli assiomi non è assolutamente arbitraria. Perché richiede un riscontro con la Realtà
è quello che ho detto... l'assioma della Scienza è il realismo... :D
Il verbo "autoanalizzare" implica la coincidenza fra soggetto e oggetto.
è la stessa azione di "analizzare" che ha poco senso
No, perché la tasselizzazione MQ non l'applichiamo alla sociologia o all'etica. Finora una tasselizzazione "totale" mica l'abbiamo trovata... E non è detto che neppure sia possibile. Perché dovrebbe esserlo (diceva Feynman)?
beh, è la stessa MQ a suggerirlo, secondo me.
la Realtà come descritta dalla MQ... "invita" alla tasselizzazione totale.
La MQ descrive con estrema precisione tutte le relazioni conosciute a livello microscopico, e il microscopico è "il fondamento" del macroscopico.
Inoltre ci dice che la Realtà è continua, quindi esclude che ci siano fenomeni che gli "sfuggano" completamente.