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ADWD - Lista delle altierate: contribuite numerosi!
E di Eddard Seaworth
creato il 11 novembre 2008

Questa discussione è stata archiviata, non è più possibile rispondere.
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Ser Balon Swann
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7698 messaggi
Ser Balon Swann
Confratello

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7698 messaggi
Inviato il 13 novembre 2009 23:18

No, no: è proprio Bergman

mah, a me non sembra proprio che abbiano stili diversi.

 

L'opera di Martin è schietta, semplice (sia pur nella sua complessità... ma sono tanti piccoli mattoncini semplici che vanno a creare una struttuta che, nonostante l'imponenza, è ordinata e razionale)... ci si interroga sui grandi misteri ma è più un contorno, la vita è vissuta con passione e istinto.

 

 

Ma, secondo te, perché l'ha voluta intitolare A Song of Ice and Fire?

 

non saprei... per dare un tono epico all'opera, tipo il canto di un bardo.

 

Io credo che ASOIAF abbia poco a che fare con la poesia.

 

 

Io però sì... anche per quelle. Mi piacciono. Mi danno un senso di calore.

ma sì, sono belle e tutto... ma io ho scelto le Cronache per leggere di intrighi e tradimenti, battaglie e avventure in un mondo fantasy (e quindi con la possibilità per l'autore di "creare storie" senza limite) ma un fantasy che fosse realistico.

Poi ho scoperto e capito che non era solo questo, c'era anche una forte componente introspettiva-psicologica.

 

E a quel punto da ammiratore sfegatato sono diventato un incrollabile adoratore di Martin.

 

Ora mi si dice che è anche un fenomeno di stile... beh, va bene, se avessi letto l'originale da incrollabile adoratore forse mi serei innamorato fisicamente di Martin, non so...

 

 

Ma il punto è che non ho mai cercato questo nelle Cronache (come non ho mai cercato la componente introspettiva)... quindi una traduzione stilisticamente scadente personalemente non mi tocca più di tanto... sì, poteva essere un piacere ancora maggiore e aprirmi nuove porte eccetera, ma quando ho comprato il libro io volevo una cosa. E quella cosa l'ho ottenuta.

Quindi la versione italiana è per me più che sufficiente. Anzi ottima.

 

Non otterrà la lode, ma non l'ho mai preteso nemmeno dall'originale.

 

 

 

Ed è per quello che la deriva magica che stanno prendendo le Cronache mi preoccupa più di qualche svista di traduzione. Molto di più.

Perchè va a colpire dritto dritto, alla base, il mio amore per le Cronache.

 

Che Altieri deturpi pure qualche doccione e prenda a sassate qualche vetrata della Cattedrale. Ciò che mi interessa sono le fondamenta e le torri imponenti.



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
25171 messaggi
Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri



Guardiani della Notte

25171 messaggi
Inviato il 18 novembre 2009 10:08

Mi pare evidente che abbiamo proprio opinioni differenti "di fondo", sullo scopo e sulla definizione di una buona traduzione.

 

Per quanto mi riguarda un traduttore non deve essere trasparente, o meglio, lo deve essere in un solo senso: un lettore madrelingua della lingua dell'autore deve ricevere dal libro originale le stesse cose che un lettore madrelingua della lingua della traduzione deve ricevere dal libro tradotto.

 

Per me, quindi, non è solo accettabile, ma è anche corretto che un traduttore intervenga nel libro per trasporlo non solo nella lingua di destinazione, ma anche nella sua cultura e nella sua mentalità.

 

La stessa persona che legge lo stesso libro in lingue diverse, in buona fine, per me è giusto che legga due libri che sì raccontano la stessa storia, ma con le giuste differenze.

 

 

Premesso questo, definire un errore di traduzione dipende da mille cose: il medesimo errore, un cambio fisico dei connotati, può essere poco grave (i capelli di Sansa, che cambiano colore ogni minuto) o molto grave (gli occhi di Dareon che in italiano diventano violetti). Nel primo caso abbiamo un peccato veniale, nel secondo caso un peccato mortale, che ha fatto nascere una fronda di sostenitori di Aegon = Dareon prima dell'uscita dell'Ombra della Profezia.

Cosa è errore, e la sua gravità, dipende quindi dalla trama. Lo stesso tanto vituperato unicorno sarebbe stato un errore molto meno grave se non ci fosse stato dietro il significato simbolico che tutti sappiamo.

 

Questo vuol dire che il primo, principale, tremendo errore nella traduzione delle Cronache è il fatto che Altieri e tutta la sua squadra lavorano traducendo via via che leggono, invece di leggersi prima il libro nella sua interezza e iniziare a trasporlo solo in un secondo momento.

Quanto la colpa di questa scelta sia di Altieri (che è passato a ruoli dirigenziali solo nel 2006, quindi ha avuto poteri decisionali, a quanto ne so, solo per la traduzione di AFFC) e quanto lo sia della Mondadori, non lo so, ma propendo per una maggiore responsabilità della casa editrice rispetto a quella del traduttore.

 

 

 

E qual e' questa quinta parola? "Rovente". E' necessaria? No, non e' necessaria: il testo originale si reggeva benissimo anche senza questo fronzolo. E' sbagliata? Si', e' sbagliata: qualsiasi manuale di scrittura (italiano) suggerisce come prima cosa di evitare l'uso di espressioni precotte come "cielo plumbeo", "collo taurino", "lamiere contorte", e "lacrime roventi". Come seconda cosa gli stessi manuali invitano a ridurre al minimo l'uso di aggettivi e avverbi, e tutti quegli altri tipi di sbrodolamento che sono il marchio dell'incompetenza (suggerirei di nuovo, a questo proposito, di fare un confronto fra la prosa di Altieri e quella di Pirandello, per rendersi conto di che cos'e' che rende il secondo un gigante e il primo un nano).

Sul primo punto, sono in disaccordo.

 

Le frasi precotte sono sgradevoli se abusate. Se ogni cielo un minimo nuvoloso diventa plumbeo, se ogni lacrima è rovente, l'effetto è chiaramente sgradevole.

Tuttavia, poiché per mezzo secolo (per dire) un certo tipo di cielo è stato definito plumbeo io dovrei rinunciare ad usare l'espressione laddove ce n'è motivo? Non mi ritrovo in questa idea.

 

Laddove si presenti una massa compatta di nubi stratiformi accompagnata da cumulonembi il cui spessore filtra una percentuale tale della luce solare da dare l'idea di crepuscolo inoltrato, il cielo ha effettivamente una sfumatura plumbea. Al tempo stesso, con una quantità di luce maggiore nelle stesse condizioni nuvolose, non mi faccio problemi a definire il cielo livido, altra espressione precotta.

Il problema a mio parere è l'abuso di tali espressioni, non il loro uso in condizioni appropriate.

 

Sul secondo punto, hai il mio completo appoggio, tuttavia mi piacerebbe approfondire la cosa. Altieri senza dubbio abusa di avverbi ed aggettivi e senza dubbio la cosa si riflette sulla lettura, che cambia completamente dall'inglese all'italiano.

Tu attribuisci la cosa all'incapacità di Altieri di usare un registro diverso.

 

Mi chiedo invece quanto Altieri lo faccia apposta. La mia opinione è che Altieri traduca Martin, o meglio lo trasponga in italiano, secondo quelli che per lui sono i canoni di traduzione del fantasy. Ho l'impressione che Altieri scelga di tradurre in un certo modo Martin perché sia convinto che in italiano il fantasy, se non è reso in un modo che ricorda Tolkien, non piaccia al pubblico.

Non propongo questa ipotesi per difendere Altieri, ma al contrario per cercare di definire meglio il suo errore. Non lo considero tanto incapace di esprimersi in un certo modo, quanto incapace di cogliere la mentalità dei destinatari a cui si rivolge, incapace di capire che il fantasy non ha più bisogno di essere legato all'epica, che il cordone ombelicale con Tolkien potrebbe ormai essere rotto senza alcun rischio di uccidere il genere.

 

A tutto questo si aggiungono gli errori oggettivi, palesi. E non parlo solo del colore delle capigliature, degli unicorni, o delle frasi saltate a pie' pari: parlo anche di errori "piccoli", dovuti sostanzialmente al fatto che il senso del testo originale non e' nemmeno stato capito, o che non ci si e' neppure disturbati ad andare a controllare una parola sul dizionario. Perche' "supple", ad esempio, non significa "liscio e ricco", ma significa "flessibile". Cosi' il fodero della spada di Arya non e' affatto "liscio e ricco come il peccato", bensi' e' "flessibile come il peccato" - cioe', vi rendete conto della bellezza di questa frase? Il peccato non e' "liscio", o "ricco", cavolo: il peccato e' flessibile. Non e' forse vero che e' proprio cosi'? Il testo di Martin e' letteralmente costellato da queste perle. Altieri le toglie, e ci mette un bel "roventi" vicino a "lacrime". E' giusto? E' accettabile? Secondo me no. E ritengo che non lo si possa giustificare argomentando sulla "liberta'" della traduzione allo scopo di "rendere" in italiano nel modo piu' appropriato, "salvando" il senso del testo originale. Perche' qui il senso originale del testo e' stato distrutto - non importa se volutamente o per sbaglio o per pigrizia.

D'accordissimo con te a livello letterale, sintattico e semantico.

 

Mi resta il dubbio a livello culturale. Ovvero: l'associazione tra l'aggettivo supple ed il sostantivo sin quanto è comune nella lingua inglese? Quanto fa parte di modi di dire, di frasi fatte? Nel lettore madrelingua inglese suscita solo ammirazione per l'accostamento ardito inusuale oppure genera anche riconoscimento, una sorta di sintonia con un modo di dire usato e conosciuto? Perché in quest'ultimo caso, ad esempio, io apprezzerei la scelta di Altieri di tradurre un modo di dire con uno che nella lingua di destinazione possa suscitare il medesimo sentimento.

 

Credo che una traduzione non possa tralasciare questo aspetto. Dubito che Altieri si sia impegnato in una ricerca del genere sul retroscena culturale dei modi di dire inglesi (il fatto che traduca senza lettura preliminare direi che esclude a priori analisi approfondite di questo genere), tuttavia sarebbe interessante avere una conferma o una smentita anche in questo senso.

 

Terza Parte: "Pero' Le Cronache In Italiano Sono Belle".

Qui mi trovo in difficolta': perche' non capisco bene che cosa c'entri questo in questa discussione.

 

La traduzione di Altieri è una traduzione commerciale. Lo scopo primario di Martin è vendere i suoi libri, Altieri deve garantire la stessa cosa. Le Cronache in italiano devono essere belle, devono piacere, devono far andare avanti il lettore.

Chiaramente devono raccontare la stessa storia.
>_>

 

Non saprei dare delle leggi fisse e immutabili sul punto estremo a cui può spingersi la libertà di un traduttore prima di trasfigurare l'opera a cui lavora, posso solo andare a buon senso. Altieri per me supera diverse volte questo limite, e mi rendo conto che sono di meno di quelle che lo supera per te, in quanto per me alcune trasformazioni sono lecite e per te no.
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Il punto è che una traduzione è questione spesso di sensazioni. Le tenebre che stanno arrivando nel prologo è una invenzione bella e buona, rompe l'incipit ideato da Martin e ne cambia completamente il ritmo. Ma un lettore medio italiano trova questa frase "tipicamente fantasy", "fantasticamente evocativa", "meravigliosamente profetica" del Male che incombe sul mondo. Secondo Altieri, questo inizio poteva piacere al lettore italiano
allo stesso modo
in cui l'incipit di Martin poteva piacere al lettore americano.

Non penso che Altieri voglia fare le pulci a Martin o stuprarne l'opera per soddisfare qualche sua voglia di rivalsa personale.

Penso che molti dei problemi di traduzione di Altieri (esclusi quelli legati a evidenti disattenzioni o alla mancata lettura di parti successive dei libri) derivino proprio dal fatto di avere un'idea pesantemente stereotipata e ormai inadeguata del pubblico a cui si rivolge.

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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

E
Eddard Seaworth
Confratello
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6680 messaggi
Eddard Seaworth
Confratello

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Utente
6680 messaggi
Inviato il 18 novembre 2009 11:30 Autore

L'opera di Martin è schietta, semplice (sia pur nella sua complessità... ma sono tanti piccoli mattoncini semplici che vanno a creare una struttuta che, nonostante l'imponenza, è ordinata e razionale)

allora altieri non mi piacerà mai: fin da bambino io adoravo giocare con i mattoncini lego...

 

propendo per una maggiore responsabilità della casa editrice rispetto a quella del traduttore.

Seriamente, dubito molto che qualunque dirigente vada dal traduttore con la bozza o l'originale e gli dica "no, qua no, devi farmelo più fantasy/più giallo/meno comico/"...ho anche il forte dubbio che ben pochi dirigenti abbiano una competenza linguistica ale da poter contestare i traduttori (un esempio da fonte sicura: alla garzanti si disperano perché non trovano traduttori dallo spagnolo e quando ne hanno uno non sono in grado di ricontrollare se ha scritto giusto o ha sparato cavolate a nastro).

 

definire un errore di traduzione dipende da mille cose

D'accordo, e può essere di entità variabile. Ma un errore venale e smaliziato si riconosce perché rimane tale sempre e comunque, o al massimo viene corretto nella forma giusta e morta lì. Nello specifico, i capelli dei Tully avrebbero dovuto restare neri dal principio alla fine, così come il crimson è diventato porpora (salvo la sbadata delle prime pagine dove era mutato in azzurro). Ma in una opera come quella di Martin, dove ogni particolare accenno, stemma, animale, etc assume un significato particolare in riferimento al futuro, la minima mutazione rischia di diventare disastrosa. E allora, a questo punto, il traduttore dovrebbe necessariamente riprendere quel che sta scritto, o intervenire in modo furbo, una volta realizzato il significato e cambiare anche i riferimenti successivi: ad esempio, se ti piace tanto l'unicorno, trasformare in unicorno il cervo dello stemma dei Baratheon...

 

La mia opinione è che Altieri traduca Martin, o meglio lo trasponga in italiano, secondo quelli che per lui sono i canoni di traduzione del fantasy. Ho l'impressione che Altieri scelga di tradurre in un certo modo Martin perché sia convinto che in italiano il fantasy, se non è reso in un modo che ricorda Tolkien, non piaccia al pubblico.

Ecco questa potrebbe essere una spiegazione da attribuire alle scelte dirigenziali della casa editrice. La cosa strana è che si tratta dello stesso editore che ha pubblicato Licia Troisi definendola "la novità che ha rivoluzionato il fantasy", e che è proprietario della Nord che da tempo pubblica autori letti e amati che con Tolkien non condividono granché....ma sarebbe solo l'ennesima riprova della scarsa qualità della mondadori a tutti i livelli.

 

E ritornando "a bomba"...parliamo di qualche iperbole eccessiva?

 

His uncle was sharp-featured and gaunt as a mountain crag

La traduco molto liberamente: [il volto di] suo zio era affilato e scarno come una rupe di montagna.

altieri: Benjen Stark era un uomo dai lineamenti marcati, asciutto come uno sperone basaltico

Adesso voglio la verità: geologi a parte, quanti di voi vanno in montagna e si fermano a guardare le varie rocce dicendo "ma guarda che bello sperone basaltico!" ????

 

He was welcomed wathever solace he might find between battles.

Avrebbe accolto volentieri qualunque tipo di conforto potesse trovare tra le battaglie.

altieri: all'epoca aveva pensato che, se aveva tanto bisogno di sollazzarsi tra un battaglia ed un assedio, facesse pure.

Martin mostra un Catelyn consapevole della potenziale infedeltà di Ned, ma ne comprende le possibili motivazioni derivanti dalla durezza della guerra. E parla di "conforto", che può essere anche un fuoco tra quattro mura ed un pasto caldo dopo giorni di marcia nella pioggia. Altieri introduce una nota mistra di disprezzo e di indifferenza (sollazzarsi in italiano è negativo di partenza).

 

[...] and how their young lord had slain him in single combat

altieri - Parlavano di come il loro giovane Lord, Eddard Stark, l'avesse decapitato in duello

Addirittura decapitato? slain vuol dire semplicemente "uccidere". E a parte il fatto che la frase di Martin è una sola, e che raccoglie tutto senza bisogno di ripetere i nomi (e traducendola letteralmente in italiano scorreva liscia, perfetta, pressoché uguale), non c'è motivo di far decapitare Arthur Dayne da Eddard Stark: si dice che il primo è il guerriero più letale di tutti, quindi averlo ucciso è un'impresa già di suo.

 

the Lady Ashara Dayne, tall and fair, with haunting violet eyes.

Lady Ashara Dayne, alta e bella, dagli indimenticabili occhi viola "haunting eyes" sarebbero, letteralmente, "gli occhi che perseguitano", che uno si sente sempre addosso...

altieri - Lady Ashara Dayne, alta, bellissima, pelle d'alabastro, magnetici occhi viola.

Da dove salta fuori la pelle d'alabastro? Che poi...i Dayne sono dorniani, giusto? Quindi non dovrebbe essere precisamente pallida...

 

Infine....ser Arthur Dayne la Spada dell'alba, che impugna una spada chiamata Alba. Purtroppo, se Dawn (alba) è effettivamente il nome della spada, Arthur Dayne è chiamato the Sword of the Morning, la Spada del Mattino - ossia quando la luce è bella intensa,ben oltre l'alba. Cavilloso? Forse. O forse no, perché:

Men call me Darkstar and I am of the night


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 18 novembre 2009 11:48

Mi pare evidente che abbiamo proprio opinioni differenti "di fondo", sullo scopo e sulla definizione di una buona traduzione.

Se dici a me, non direi proprio: alla fine del tuo messaggio finisci per dire cose sulle quali concordo completamente.

Per quanto mi riguarda un traduttore non deve essere trasparente, o meglio, lo deve essere in un solo senso: un lettore madrelingua della lingua dell'autore deve ricevere dal libro originale le stesse cose che un lettore madrelingua della lingua della traduzione deve ricevere dal libro tradotto.

Ero un ragazzino quando sono andato a una lecture universitaria, che aveva come tema "il modo di tradurre testi". Il lecturer (che era mio nonno) diceva esattamente quello che dici tu. E me lo ripeteva chiacchierando con me quando andavamo a passeggio per le vie di Bologna (assieme a tante altre cose fondamentali, come "Scrivere difficile e' facile, e scrivere facile e' difficile").

 

Quindi, Beric, come ho gia' messo in evidenza molte volte, questo concetto mi e' chiaro: mi e' stato inciso nelle carni da piccolo, ci sono cresciuto assieme (mio nonno era un insegnante affascinante) e concordo completamente.

Per me, quindi, non è solo accettabile, ma è anche corretto che un traduttore intervenga nel libro per trasporlo non solo nella lingua di destinazione, ma anche nella sua cultura e nella sua mentalità.

Entro certi limiti: se, ad esempio, nell'ambiente di destinazione la cultura (letteraria, di tecnica di scrittura, ecc.) e' molto povera, la traduzione del testo non dovrebbe abbassarsi al livello dell'ignoranza. Dovrebbe al contrario diventare occasione di ulteriore apprendimento, di educazione - e nota bene, sempre entro la cultura italiana: non sto parlando di importare la cultura anglosassone o USA in Italia! Cioe', il bello scrivere di Martin andrebbe tradotto nel bello scrivere italiano, che non e' certo quello utilizzato da Altieri.

 

La cosa che davvero mi fa rabbia, qui, e' di vedere che il malcostume si diffonde. Tu magari vai in giro, per questi forum di scrittura creativa dove vari utenti postano i loro racconti, le loro opere, e scoprirai quante persone, anche brave, anche intelligenti, anche capaci, siano sviate e tratte in inganno da questo modo di scrivere. E giu' avverbi, e giu' aggettivi, "perche' e' piu' evocativo", e via, a mettere gli aggettivi prima del nome ("la calda voce volava nel freddo vento") "perche' suona piu' poetico"... e questa diseducazione, questo scimmiottare uno "stile" che non e' nemmeno uno stile, e che e' sbagliato e basta, e' un aspetto del disastro culturale che ormai ha invaso tutto. E' proprio la "cultura di Canale 5", il tormentone che funziona solo in quanto tormentone, non perche' sia realmente divertente; e' la cultura della bassa qualita' in favore dell'alta quantita' del consumo. E' la logica del mercato applicata alla cultura.

Premesso questo, definire un errore di traduzione dipende da mille cose: il medesimo errore, un cambio fisico dei connotati, può essere poco grave (i capelli di Sansa, che cambiano colore ogni minuto) o molto grave (gli occhi di Dareon che in italiano diventano violetti). Nel primo caso abbiamo un peccato veniale, nel secondo caso un peccato mortale, che ha fatto nascere una fronda di sostenitori di Aegon = Dareon prima dell'uscita dell'Ombra della Profezia.

Cosa è errore, e la sua gravità, dipende quindi dalla trama. Lo stesso tanto vituperato unicorno sarebbe stato un errore molto meno grave se non ci fosse stato dietro il significato simbolico che tutti sappiamo.

Ma tutte queste cose non le possiamo sapere a priori. Piu' oltre dici bene:

Questo vuol dire che il primo, principale, tremendo errore nella traduzione delle Cronache è il fatto che Altieri e tutta la sua squadra lavorano traducendo via via che leggono, invece di leggersi prima il libro nella sua interezza e iniziare a trasporlo solo in un secondo momento.

Il problema e' che le Cronache non sono finite, quindi nemmeno volendo si puo' fare quello che dici tu. Che ne sai se una determinata traduzione sia un errore grave oppure no? Magari lo scoprirai leggendo ADWD.

 

In tale situazione, come ho gia' specificato varie volte, non c'e' scelta: il traduttore e' costretto a mantenersi quanto piu' possibile fedele al testo originale, perche' non puo' sapere a priori che cosa e' rilevante e che cosa non lo e'.

Quanto la colpa di questa scelta sia di Altieri (che è passato a ruoli dirigenziali solo nel 2006, quindi ha avuto poteri decisionali, a quanto ne so, solo per la traduzione di AFFC) e quanto lo sia della Mondadori, non lo so, ma propendo per una maggiore responsabilità della casa editrice rispetto a quella del traduttore.

Concordo pienamente, la vera colpa sta nella casa editrice. Infatti tutti i traduttori di fantascienza traducono cosi' - immagino che sia vero anche per i traduttori di fantasy. Rimando al mio discorso sul disprezzo di fondo nei confronti del fantasy e della fantascienza, "letteratura di serie B" (cosa che personalmente rifiuto).

 

 

Le frasi precotte sono sgradevoli se abusate. Se ogni cielo un minimo nuvoloso diventa plumbeo, se ogni lacrima è rovente, l'effetto è chiaramente sgradevole.

Tuttavia, poiché per mezzo secolo (per dire) un certo tipo di cielo è stato definito plumbeo io dovrei rinunciare ad usare l'espressione laddove ce n'è motivo? Non mi ritrovo in questa idea.

Non hai tutti i torti, tuttavia posso senz'altro affermare che tale uso e' banale, e quindi pochissimo efficace. Un testo ha effetto sul lettore proprio nella misura in cui usa espressioni nuove per dire cose vecchie. Per fare un esempio, se dicessi "occhi plumbei" avrei un effetto maggiore che se dicessi "cielo plumbeo".

Sul secondo punto, hai il mio completo appoggio, tuttavia mi piacerebbe approfondire la cosa. Altieri senza dubbio abusa di avverbi ed aggettivi e senza dubbio la cosa si riflette sulla lettura, che cambia completamente dall'inglese all'italiano.

Tu attribuisci la cosa all'incapacità di Altieri di usare un registro diverso.

Lo attribuisco a una effettiva ignoranza di Altieri rispetto al come si scrive in buon italiano. E' come uno che crede che preparare un dolce significhi "mettere tanto tanto zucchero", o un principiante del pianoforte che suona tenendo sempre premuto il pedale che "fa tanto eco".

Mi chiedo invece quanto Altieri lo faccia apposta. La mia opinione è che Altieri traduca Martin, o meglio lo trasponga in italiano, secondo quelli che per lui sono i canoni di traduzione del fantasy. Ho l'impressione che Altieri scelga di tradurre in un certo modo Martin perché sia convinto che in italiano il fantasy, se non è reso in un modo che ricorda Tolkien, non piaccia al pubblico.

E' possibile. Ho letto Tolkien 30 anni fa, in italiano, e non ricordo come l'hanno tradotto: probabilmente cosi'. Ma il fatto che l'errore sia antico, e continui a perpetuare se' stesso, non mi consola...

Non propongo questa ipotesi per difendere Altieri, ma al contrario per cercare di definire meglio il suo errore. Non lo considero tanto incapace di esprimersi in un certo modo, quanto incapace di cogliere la mentalità dei destinatari a cui si rivolge, incapace di capire che il fantasy non ha più bisogno di essere legato all'epica, che il cordone ombelicale con Tolkien potrebbe ormai essere rotto senza alcun rischio di uccidere il genere.

Non sono nemmeno sicuro che ci sia realmente un cordone ombelicale da rompere...

D'accordissimo con te a livello letterale, sintattico e semantico.

 

Mi resta il dubbio a livello culturale. Ovvero: l'associazione tra l'aggettivo supple ed il sostantivo sin quanto è comune nella lingua inglese? Quanto fa parte di modi di dire, di frasi fatte?

Zero: e' una creazione (geniale, a mio parere) di Martin. Questa tua e' una buona domanda - non ci avevo pensato. Ora ho controllato su Google, e confermo che non e' una frase fatta. Martin scrive davvero bene! &gt;_&gt;

Nel lettore madrelingua inglese suscita solo ammirazione per l'accostamento ardito inusuale oppure genera anche riconoscimento, una sorta di sintonia con un modo di dire usato e conosciuto? Perché in quest'ultimo caso, ad esempio, io apprezzerei la scelta di Altieri di tradurre un modo di dire con uno che nella lingua di destinazione possa suscitare il medesimo sentimento.

Come vedi non e' il caso - ma capisco bene che cio' che dici ha valore generale. In un altro caso potrebbe non essere cosi'. Pero', vedi: stabilito che il modo piu' efficace di scrivere e' quello "poco usuale" rispetto a quello basato su frasi fatte e luoghi comuni, perche' non accettare i suggerimenti dell'autore che li propone? Al massimo, per sbaglio, si prendera' una espressione "comune" in inglese che suonera' "inusuale" in italiano: ma questo avrebbe l'effetto di migliorare realmente il testo (anche se solo per errore). Gli errori di questo tipo sono comunque inevitabili - ma perche' mai peggiorare intenzionalmente il testo? Meglio rischiare di migliorarlo, no?

Il punto è che una traduzione è questione spesso di sensazioni. Le tenebre che stanno arrivando nel prologo è una invenzione bella e buona, rompe l'incipit ideato da Martin e ne cambia completamente il ritmo. Ma un lettore medio italiano trova questa frase "tipicamente fantasy", "fantasticamente evocativa", "meravigliosamente profetica" del Male che incombe sul mondo. Secondo Altieri, questo inizio poteva piacere al lettore italiano allo stesso modo in cui l'incipit di Martin poteva piacere al lettore americano.

Non penso che Altieri voglia fare le pulci a Martin o stuprarne l'opera per soddisfare qualche sua voglia di rivalsa personale.

Uhm, puo' darsi. Alla fine, in effetti, si finisce sempre col non sapere se uno e' proprio cattivo, o se e' solo stupido. Potrebbe essere anche tutte e due le cose...

Penso che molti dei problemi di traduzione di Altieri (esclusi quelli legati a evidenti disattenzioni o alla mancata lettura di parti successive dei libri) derivino proprio dal fatto di avere un'idea pesantemente stereotipata e ormai inadeguata del pubblico a cui si rivolge.

Esatto... cioe', lo spero. Spero che i lettori non siano cosi' sprovveduti.


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Manifredde
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Manifredde
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Inviato il 18 novembre 2009 19:55

ad esempio, se ti piace tanto l'unicorno, trasformare in unicorno il cervo dello stemma dei Baratheon...

 

Spero sia solo una battuta &gt;_&gt; Questo davvero sarebbe stato l'errore piu' grande di tutti, altro che effetto farfalla: da qui avrebbero dovuto modificare il suo elmo, tanto per incominciare. E chissa' quante altre cose!


L
La Mastina
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La Mastina
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Inviato il 19 novembre 2009 10:16

Ne "I Fiumi della Guerra" a pagina 372 Stannis parlando di Edric Storm dice: "Stavo già vomitando fino a crepare addirittura prima che questo maledetto ragazzo venisse al mondo." Va bene che ritrovarsi nel proprio letto la prima notte di nozze il fratello con la cugina (o la cognata) non è piacevole, ma che addirittura si sia sentito male al punto di vomitare?


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 19 novembre 2009 10:41

"Stavo già vomitando fino a crepare addirittura prima che questo maledetto ragazzo venisse al mondo."

 

"I was sick unto death of this wretched boy before he was even born"

Letteralmente: "Ero nauseato a morte da questo maledetto ragazzo persino prima che nascesse".

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the Imp
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Inviato il 21 novembre 2009 18:58

In ogni caso sarebbe un'iperbole, dubito sia da intendere letteralmente


I
Ilyn Payne
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Ilyn Payne
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Inviato il 21 novembre 2009 20:23

Spero sia solo una battuta &gt;_&gt; Questo davvero sarebbe stato l'errore piu' grande di tutti, altro che effetto farfalla: da qui avrebbero dovuto modificare il suo elmo, tanto per incominciare. E chissa' quante altre cose!

Invece è uno dei punti centrali della discussione. Chi non vuole demonizzare la traduzione promuove proprio questo tipo di modifiche, perché le incoerenze cesserebbero di esistere e la lettura ne gioverebbe. Il problema, purtroppo, è che il testo è stato manomesso in maniera troppo maldestra per essere godibile come l'originale.

M
Manifredde
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Manifredde
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M

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5410 messaggi
Inviato il 22 novembre 2009 19:27

Spero sia solo una battuta <img alt=" /> Questo davvero sarebbe stato l'errore piu' grande di tutti, altro che effetto farfalla: da qui avrebbero dovuto modificare il suo elmo, tanto per incominciare. E chissa' quante altre cose!

Invece è uno dei punti centrali della discussione. Chi non vuole demonizzare la traduzione promuove proprio questo tipo di modifiche, perché le incoerenze cesserebbero di esistere e la lettura ne gioverebbe. Il problema, purtroppo, è che il testo è stato manomesso in maniera troppo maldestra per essere godibile come l'originale.

 

Beh, non credo che davvero qualcuno stia pensando che la soluzione sia adattare ora il testo in modo da ridare coerenza alle incongruenze. Gli errori dovevano essere evitati in passato. In alternativa una nuova versione riveduta per il ventenario della pubblicazione (o in occasione dell'uscita dell'ultimo numero, che fa pure tanto marketing) &gt;_&gt;


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Inviato il 23 novembre 2009 12:48 Autore

Spero sia solo una battuta wacko.gif

Era una mezza battuta. più che altro per dire come altieri non sia neppure un traduttore adattatore "furbo", o che almeno si rilegge il testo tradotto per controllare ed eliminare gli errori più macroscopici (o, come in questo caso, quelli che modificano qualcosa che per l'autore è essenziale).

 

In ogni caso sarebbe un'iperbole, dubito sia da intendere letteralmente

Beh, sì, è sicuramente un'iperbole...ma un'iperbole eccessiva, di cui altieri fa largo uso. La nausea di solito provoca vomito, ma non c'è bisogno di dirlo, e nel caso specifico Stannis era nauseato dal comportamento di Robert, non da Edric in quanto tale.

D'altro canto, quante volte l'adattamento di altieri spezza il ritmo del romanzo o inserisce cose inutili?


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Inviato il 02 dicembre 2009 12:51

Ne "il Trono di Spade" a pagina 288, 289 e 294 si dice che il simbolo dei Tarly è il cacciatore a cavallo, ma in ben 2 siti nel simbolo dei Tarly il cavallo non compare: http://www.theironthrone.it/it/index.php?o...&Itemid=188 e http://www.westeros.org/Citadel/Heraldry/Entry/House_Tarly/ Chi sbaglia?


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Inviato il 02 dicembre 2009 16:34

No, il cavallo non c'e'. Ad esempio, in AGOT:

"A direwolf," Jon said. "His name is Ghost. The direwolf is the sigil of my father's House."

"Ours is a striding huntsman," Samwell Tarly said.

Mi sembra che Altieri spesso non controlli il dizionario e preferisca tradurre un po' a orecchio. Avra' scambiato "striding" (camminare con decisione, a grandi passi - il "Granpasso" del Signore degli Anelli e' "Strider" nell'originale, mi pare) con "riding" (cavalcare).

 

Un po' come ha scambiato "sow" con "sew", nel motto dei Greyjoy (da lui tradotto con "Noi non cuciamo").


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Inviato il 02 dicembre 2009 17:42 Autore

questo tipo di modifiche, perché le incoerenze cesserebbero di esistere e la lettura ne gioverebbe.

Un esempio pratico: il Trono di Spade nell'originale è Iron Throne, letteralmente Trono Ferreo (o di ferro, ma è irrilevante preferire una delle due forme). Altieri lo traduce "di spade" forse riferendosi al fatto che le lame di spade ed altre ami sono state fuse nel trono stesso per renderlo scomodo...o forse perché gli suonava meglio.

Discutibile, ma accettabile, non fosse altro che resta "trono di spade" per tutta la saga. L'incoerenza nasce quando Ironborn viene tradotto correttamente "uomini di ferro" (letteralmente "nati dal ferro") e Iron Islands con "Isole di ferro": la stessa parola, con lo stesso significato, tradotto volutamente in due modi differenti...Il problema è che il trono di spade ha tutte la ragioni di essere "iron", scomodo, non imbottito, perfino brutto a vedersi, contrapposto agli scranni più comodi degli altri signori.


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Inviato il 02 dicembre 2009 21:58

Il problema è che il trono di spade ha tutte la ragioni di essere "iron", scomodo, non imbottito, perfino brutto a vedersi, contrapposto agli scranni più comodi degli altri signori.

 

Eppure questa e' una di quelle modifiche che, anche se fatta in maniera illecita, hanno mutato un nome tutto sommato banalotto in uno piu' originale. Scommetto che Martin stesso lo avrebbe chiamato Swords Throne o Blades Throne se gli fosse venuto in mente &lt;_&lt;


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