prevede che tutti siano onesti, e non è vero; prevede che tutti siano in condizioni di non influenzare il mercato e non è così; prevede che tutti si comportino in modo razionale e non è vero. il mercato perfetto semplicemente non esiste, nè può mai esistere. da parte mia, preferisco un sistema che protegga il lavoratore, il licenziato, la donna incinta, il malato, che preveda un avanzamento per merito.
no, direi che è in questa frase che si concentrano tutte le nostre differenze.
tu dici: il mercato libero a livello teorico sarebbe il massimo, ma gli uomini sono cattivi, il più debole soccombe e allora lo Stato deve tutelarlo mandandolo in cassa integrazione, stabilendo le quote rosa eccetera.
Secondo me così non si risolve proprio niente, anzi il mercato diventa sempre più cattivo (e non dirmi che negli ultimi anni non è successo così) e i deboli sempre più numerosi
io vorrei invece che lo Stato agisse con determinazione e durezza imponendo a tutti di essere onesti e di non influenzare eccessivamente il mercato con i monopoli.
Forse sarò ripetitivo, ma bisogna agire in modo che il mercato diventi il più possibile "naturale" (sempre vigilando sugli illeciti e i monpoli), piuttosto che mettere pezze dappertutto
un'azienda che non assuma una donna perchè tem che rimanga incinta semplicemente fa discriminazione. ciò è contro la legge, contro i diritti del lavoratore, contro ogni buonsenso e concezione di giustizia sociale
Perché però questo non vale per ogni discriminazione? "A pari requisiti assumi il piú giovane", "Se hai almeno tot dipendenti assumi un ex-carcerato", ecc., di fanno sono discriminazioni; sono percepite con diversa valenza sociale, certo, ma sempre discriminazioni sono. E i dubbi espressi in passato mi restano: se è vero che da una certa età in poi è piú difficile trovare lavoro, non dovrebbe essere tutelato il piú anziano? E come dovrebbe sentirsi uno che non ha mai infranto la legge, nel vedersi passare davanti uno perché l'ha infranta?
quindi prima di iscriversi ad Harvard sarebbe il caso di chiedersi se magari non c'è più bisogno di idraulici.Non so come commentarlo. Mettiamoci tutti a prendere il 6 politico, a parlare sboccato, a vestire straccione, a leggere Harmony e a sbracarci come capre.
Se la qualità non serve, il mondo si merita di andare aff******
Di per sé, il discorso su domanda/offerta non mi pare sbagliato: se ti iscrivi a un corso di laurea che sforna duecento laureati all'anno, e il mercato è in grado di assorbirne cinquanta... ovvio che non tutti potranno trovare lavoro adeguato alla loro laurea; cosa si dovrebbe fare, creare a livello statale quei centocinquanta posti di lavoro annuali?
non è un discorso di cattiva volontà ma di materiale possibilità. Solo perchè la qualità è valorizzata a livello mondiale, chiunque abbia qualità deve avere gratis sulla fiducia i soldi per traslocare?
Ci saranno casi come questi, ma ci sono anche casi in cui l'azienda mette, per esempio, a disposizione l'alloggio, eppure molti non sono disponibili ad andare a lavorare all'estero.
Forse sarò ripetitivo, ma bisogna agire in modo che il mercato diventi il più possibile "naturale" (sempre vigilando sugli illeciti e i monpoli), piuttosto che mettere pezze dappertutto
Ma se io, grazie alla mia qualità, riesco ad avere un monopolio, lo Stato dovrebbe intervenire per togliermelo? Se lo facesse, andrebbe contro la situazione che il mercato ha liberamente raggiunto, no? :wacko:
Ma se io, grazie alla mia qualità, riesco ad avere un monopolio, lo Stato dovrebbe intervenire per togliermelo? Se lo facesse, andrebbe contro la situazione che il mercato ha liberamente raggiunto, no?
perchè il monopolista, oltre a vendere meno prodotti a prezzi più alti, fa perdere al consumatore più di quanto lui guadagna, e così facendo danneggia l'intero sistema economico, e a lungo andare può far fallire l'intero settore del mercato.
Quindi evitare la formazione di monopoli (o comunque regolamenterli e controllarli) è un "male necessario"...
Di per sé, il discorso su domanda/offerta non mi pare sbagliato: se ti iscrivi a un corso di laurea che sforna duecento laureati all'anno, e il mercato è in grado di assorbirne cinquanta... ovvio che non tutti potranno trovare lavoro adeguato alla loro laurea; cosa si dovrebbe fare, creare a livello statale quei centocinquanta posti di lavoro annuali?
Il mio discorso è sull'eccellenza: non è che tutti devono trovare lavoro adeguato alla laurea, ma al loro valore.
Se ci sono solo dieci posti e ci sono fra quei duecento una decina di strafighi, DEVONO essere assunti loro e non solo quelli maschi, etero, bianchi e di indole mite.
Ci saranno casi come questi, ma ci sono anche casi in cui l'azienda mette, per esempio, a disposizione l'alloggio, eppure molti non sono disponibili ad andare a lavorare all'estero.
E qui torniamo all'altro mio discorso, cioè che non è colpa di mamma Stato se le cose non vanno ma di chi non vuole o non è capace di farsi un mazzo sacrosanto per ottenere risultati.
E i "casi come questi" sono tantissimi.
così l'azienda: una volta ingranata, sostituisci tutti i dipendeti perchè sono arrivati i super-ganzi di harvard? no, perchè i costi (mobbing, esperienza minore) e i rischi (sai quel che perdi, ma non sai quel che trovi) sono superiori ai guadagni.
Si può sapere perchè inserisci il mobbing fra le cose normalmente accettabili? E' normale e accettabile che costi formare un inesperto, idem è un fatto che si prendano dei rischi su un lavoratore non conosciuto, ma si può sapere per cortesia cosa c'entra il mobbing con la normale vita dell'azienda?
Farai qualche piccolo accorgimento, forse, ma, caro laureato, non puoi pretendere che quel piccolo accorgimento sarai tu
Sì ma se quel piccolo accorgimento è assumere un neolaureato, se il neolaureato migliore sono io... bene, voglio essere assunta io. Non essere rifiutata perchè farei ombra ai colleghi presenti grazie al mio genio, perchè metterei a disagio in quanto omosessuale, perchè potrei fare un figlio da un momento all'altro o perchè una donna che arriva al lavoro in moto li mette a disagio...
Sì ma se quel piccolo accorgimento è assumere un neolaureato, se il neolaureato migliore sono io... bene, voglio essere assunta io. Non essere rifiutata perchè farei ombra ai colleghi presenti grazie al mio genio, perchè metterei a disagio in quanto omosessuale, perchè potrei fare un figlio da un momento all'altro o perchè una donna che arriva al lavoro in moto li mette a disagio...
senti, mi dispiace ma non funziona così. O meglio funziona così dove solo ci sono concorsi.
In tutti gli altri casi si assume non chi si ritiene più eccellente, ma chi si ritiene più utile.
Esempio: un azienda può avere la necissità di assumere il classico maneger d'assalto, un vero mastino con la palle quadrate.
Il suo compito è non mollare mai e portare a casa il contratto.
Ora, se nel suo box l'azienda ha bisogno di un individuo così, mi spieghi perchè dovrebbe assumere un eccellente e geniale ma mingherlino occhialuto e timido appena uscita da yale invece di un trentenne super tosto ma uscito a fatica con la laurea triennale da caltanissetta (con tutto il rispetto per la facoltà di caltanissetta)?
Si può sapere perchè inserisci il mobbing fra le cose normalmente accettabili? E' normale e accettabile che costi formare un inesperto, idem è un fatto che si prendano dei rischi su un lavoratore non conosciuto, ma si può sapere per cortesia cosa c'entra il mobbing con la normale vita dell'azienda?
io per mobbing non intendo prendere a craniate il nuovo assunto, ma quella serie di comportamenti imbarazzati/poca collaborazione/poca confidenza che la maggior parte delle persone hanno quanto devono interagire con uno sconosciuto.
Se la mia squadra di maneger, Pino e Gino, per vent'anni mi hanno portato a casa contratti milionari, e poi io sostituisco il poco qualificato Pino con lo sconosciuto Tizio, il meccanismo di intese, tecniche, tattiche si inceppa.
eccellente di qua, eccellente di là, eccelente di su, eccelente di giù.
Gli eccellenti non sempre sono i migliori. D'Alema è l'apoteosi dell'eccellenza, ma ci sono stati capi di stato molto migliori... magari non erano eccellenti, ma avevano altre doti come buon senso, intuito, comunicatività...
Perché però questo non vale per ogni discriminazione? "A pari requisiti assumi il piú giovane", "Se hai almeno tot dipendenti assumi un ex-carcerato", ecc., di fanno sono discriminazioni; sono percepite con diversa valenza sociale, certo, ma sempre discriminazioni sono. E i dubbi espressi in passato mi restano: se è vero che da una certa età in poi è piú difficile trovare lavoro, non dovrebbe essere tutelato il piú anziano? E come dovrebbe sentirsi uno che non ha mai infranto la legge, nel vedersi passare davanti uno perché l'ha infranta?
quella sui carcerati è una misura introdotta per via dell'effetto opposto che in realtàc'è, ovvero che nessuno vorrebbe assumere ex carcerati, e tenendo conto che il carcere mira al recupero, bisogna anche che il carcerato una volta scontata la pena possa reinserirsi. Insomma serve a tamponare la discriminazione verso gli ex-carcerati (e on mi sembra comunque che il problema dei posto di lavoro derivi dal fatto che li assorbano tuttigli ex-carcerati)
quella sul più giovane, almeno come la intendo io, non è tanto discriminazione quanto frutto di un paio di calcoli: se mi si presenta un giovane che a conseguire lo stesso titolo di studio con un voto simile ci ha messo decisamente più tempo di un altro candidato, ho ragione di supporre che probabilmente sia nel complesso meno bravo. Ma ovviamente dipende anche dal tipo di lavoro e dalle altre qualità di una persona, conta molto anche l'impressione che uno da', però teoricamente se bisognasse valutare solo il titolo di studio il ragionameno più ovvio sarebbe questo.
Insomma, discriminazione è dire "non assumo a priori gente over 30", o "non assumo a priori gente under 30", quando si trattasse di un lavoro dove l'età non incide sulla resa (ad esempio, se si tratta di un lavoro dove devi solo fare "passerella", un datore di lavoro è giustificato a ricercare solo gente con determinati requisiti fisici, cosa che invece per un lavoro "intellettuale" sarebbe del tutto ingiustificato)
perchè il monopolista, oltre a vendere meno prodotti a prezzi più alti, fa perdere al consumatore più di quanto lui guadagna, e così facendo danneggia l'intero sistema economico, e a lungo andare può far fallire l'intero settore del mercato.
Quindi evitare la formazione di monopoli (o comunque regolamenterli e controllarli) è un "male necessario"
Ma a questo punto il discorso sul non-intervento statale viene meno, e, se è giusto un intervento contro il monopolio, perché non dovrebbero essere giusti gli interventi qui discussi? Che io Stato ti imponga di non avere piú di una certa quota percentuale di mercato, o che ti imponga di assumere/non discriminare qualcuno, sempre imposizione è. Del resto, è vero che in teoria il libero mercato porta al massimo beneficio sociale (ma a memoria con profitti nulli), ma è anche vero che questo capita sotto ipotesi come minimo implausibili da ottenere.
quella sui carcerati è una misura introdotta per via dell'effetto opposto che in realtàc'è, ovvero che nessuno vorrebbe assumere ex carcerati, e tenendo conto che il carcere mira al recupero, bisogna anche che il carcerato una volta scontata la pena possa reinserirsi. Insomma serve a tamponare la discriminazione verso gli ex-carcerati (e on mi sembra comunque che il problema dei posto di lavoro derivi dal fatto che li assorbano tuttigli ex-carcerati)
Lo so, però mi pare che di fatto si cerchi di ovviare a una discriminazione con un'altra discriminazione (applicata a un caso specifico); e torno a dire che, se uno, nonostante non abbia mai commesso reati, si vede passare davanti un altro davanti perché ha commesso reati, posso benissimo capire che si possa risentire. Non sto dicendo che la legge sia sbagliata, questo sarebbe un altro discorso, ma di fatto mi sembra comunque discriminatorio, oltretutto non su criteri di merito, ma di "demerito" ((non) sei assunto perché (non) hai infranto la legge), da cui la mia osservazione sulle discriminazioni piú accettate di altre.
quella sul più giovane, almeno come la intendo io, non è tanto discriminazione quanto frutto di un paio di calcoli: se mi si presenta un giovane che a conseguire lo stesso titolo di studio con un voto simile ci ha messo decisamente più tempo di un altro candidato, ho ragione di supporre che probabilmente sia nel complesso meno bravo. Ma ovviamente dipende anche dal tipo di lavoro e dalle altre qualità di una persona, conta molto anche l'impressione che uno da', però teoricamente se bisognasse valutare solo il titolo di studio il ragionameno più ovvio sarebbe questo
Ma sempre discriminazione mi sembra; altrimenti, applicando il tuo ragionamento al caso in oggetto, "non assumere donne in gravidanza non è tanto discriminazione quanto frutto di un paio di calcoli": che i calcoli siano quelli da te detti, o la valutazione che la donna potrebbe assentarsi per una gravidanza, sempre calcoli sono, no?
Inoltre, una simile scelta andrebbe lasciata all'azienda, soprattutto se i motivi logici porterebbero già ad assumere il piú giovane, non imposta per legge; anche perché, almeno per come presentata sinora qui, una simile legge non vale solo per due giovani con lo stesso titolo di studio, ma per due persone qualunque di cui una sia piú giovane, da cui le osservazioni che ho fatto io sulla difficoltà d'inserimento nel mondo del lavoro da una certa età in avanti.
Lo so, però mi pare che di fatto si cerchi di ovviare a una discriminazione con un'altra discriminazione (applicata a un caso specifico); e torno a dire che, se uno, nonostante non abbia mai commesso reati, si vede passare davanti un altro davanti perché ha commesso reati, posso benissimo capire che si possa risentire. Non sto dicendo che la legge sia sbagliata, questo sarebbe un altro discorso, ma di fatto mi sembra comunque discriminatorio, oltretutto non su criteri di merito, ma di "demerito" ((non) sei assunto perché (non) hai infranto la legge), da cui la mia osservazione sulle discriminazioni piú accettate di altre.
il problema non si porrebbe se alla fin fine nella scelta di chi assumere si scegliesse solo il più adatto per quel posto, se questo fosse l'unico criterio non ci sarebbero nè problemi di discriminazione verso carcerati&co, nè verso donne o lavoratori "anzianotti". Non mi sembra giusto punire con la penalizzazione sul lavoro chi ha scontato la pena (poi ovviamente dipende anche dal tipo di reato), il discorso "io vengo pirma perchè ho la fedina penale lucida lucida" non mi sembra legittimo (per quanto capisco che possa far rabbia un'eventuale situazione da te descritta). Se sapessimo che a farci guadagnare un posto fossero soltando le nostre capacità, avremmo di lamentarci solo di noi stessi, nè ci sarebbe bisogno di "quote rosa", "quote ex.-carcerati" quote-giovani", e nessuno si sentirebbe danneggiato per via di queste misure.
Però se qualcuno "bara", allo stato tocca mettere pezze di conseguenza, anche se bruttine.
Ma sempre discriminazione mi sembra; altrimenti, applicando il tuo ragionamento al caso in oggetto, "non assumere donne in gravidanza non è tanto discriminazione quanto frutto di un paio di calcoli": che i calcoli siano quelli da te detti, o la valutazione che la donna potrebbe assentarsi per una gravidanza, sempre calcoli sono, no?
Inoltre, una simile scelta andrebbe lasciata all'azienda, soprattutto se i motivi logici porterebbero già ad assumere il piú giovane, non imposta per legge; anche perché, almeno per come presentata sinora qui, una simile legge non vale solo per due giovani con lo stesso titolo di studio, ma per due persone qualunque di cui una sia piú giovane, da cui le osservazioni che ho fatto io sulla difficoltà d'inserimento nel mondo del lavoro da una certa età in avanti.
a me discriminazione invece non sembra: voglio dire, se caio ci ha messo 7 anni a finire una laurea da 4 anni non mi sembra malevolo pensare che tizio, che si è laureato in tempo, sia un lavoratore migliore. Alla fine la preparazione dei due sarà identica, ma tizio ha dimostrato di aver gestito meglio il suo tempo (per via delle sue capacità e via dicendo).
Se invece il discorso lo applichi a una donna, perchè il suo "essere lavoratrice" dovrebbe essere sminuitio per via di una (possibili, nemmeno certa) gravidanza?
E' come dire "una donna sul lavoro non saràmai all'altezza di un collega maschio, quindi meglio assumere uomini". Qua non si fa nessun calcolo, sarebbe lo stesso se fossero gli uomini a essere discriminati perchè "notoriamente maturano dopo". Se ti fosse preferita una ragazza per via di una scusa del genere, non ti sentiresti preso per i fondelli?
Non mi sembra giusto punire con la penalizzazione sul lavoro chi ha scontato la pena (poi ovviamente dipende anche dal tipo di reato), il discorso "io vengo pirma perchè ho la fedina penale lucida lucida" non mi sembra legittimo
Non discuto che possa non sembrare giusto, ma a me non sembra parimenti giusto punire con la penalizzazione sul lavoro chi non ha nemmeno dovuto scontare la pena, non avendo commesso reato; non è questione del "Io vengo prima perché ho la fedina penale lucida" (infatti non ho detto che dovrebbe essere assunto automaticamente chi non ha commesso reato), quando piuttosto del "Io vengo prima perché non ho la fedina penale lucida".
a me discriminazione invece non sembra: voglio dire, se caio ci ha messo 7 anni a finire una laurea da 4 anni non mi sembra malevolo pensare che tizio, che si è laureato in tempo, sia un lavoratore migliore
Non posso che ripetere: "almeno per come presentata sinora qui, una simile legge non vale solo per due giovani con lo stesso titolo di studio, ma per due persone qualunque di cui una sia piú giovane".
Inoltre, come già detto il tempo di laurea non è necessariamente indicativo: dipende dai corsi seguiti, dalla sede, ecc.; ancora, non va considerato solo il tempo, ma come si è conseguita la laurea: se tu ci hai messo un anno in piú, ma hai iniziato subito; e io ci ho impiegato il tempo esatto, ma ho iniziato due anni dopo, perché prima ho lavorato; chi è il lavoratore migliore? Oppure, se tu ti sei laureata in corso, ma studiavi solo; e io ci ho messo un anno in piú, ma studiavo e lavoravo; chi è il lavoratore migliore?
Infine, torno a dire, non sarà malevolo fare un simile ragionamento, ma infatti io non ho detto questo, quanto piuttosto (mi cito) che "una simile scelta andrebbe lasciata all'azienda, soprattutto se i motivi logici porterebbero già ad assumere il piú giovane, non imposta per legge": non sarà malevolo pensarlo, ma perché deve essere imposto a livello di legge? A questo punto il ragionamento non è piú "Visto che ti sei laureato in meno tempo reputo che tu sia un lavoratore migliore, e quindi assumo te", ma diventa "Visto che ti sei laureato in meno tempo (?), la legge mi impone di assumere te".
Sulla donna, non è che il suo "essere lavoratrice" verrebbe sminuito, ma sarebbe una possibile motivazione in piú per assenza dal lavoro, con relativo aumento delle spese; come detto, l'idea "Sei donna, non ti assumo" non è che mi trovi d'accordo, ma il discorso "Sei meno giovane, non ti assumo" mi pare analogo. Il mio discorso non è mai stato "una donna sul lavoro non sarà mai all'altezza di un collega maschio, quindi meglio assumere uomini".
Tra l'altro, il mio dubbio (se a parità di capacità è discriminatorio assumere l'uomo e non la donna, perché non lo sarebbe assumere la donna e non l'uomo?) è ancora senza risposta, se non vado errato.
Ma a questo punto il discorso sul non-intervento statale viene meno, e, se è giusto un intervento contro il monopolio, perché non dovrebbero essere giusti gli interventi qui discussi? Che io Stato ti imponga di non avere piú di una certa quota percentuale di mercato, o che ti imponga di assumere/non discriminare qualcuno, sempre imposizione è. Del resto, è vero che in teoria il libero mercato porta al massimo beneficio sociale (ma a memoria con profitti nulli), ma è anche vero che questo capita sotto ipotesi come minimo implausibili da ottenere.
la teoria economica non è una teoria filosofica, per cui un ipotesi/assioma deve valere sempre e comunque; ci sono dei casi dove l'intervento statale provoca danni al mercato (e sono la maggior parte: stabilire prezzi massimi, dare licenze, creare posti di lavoro ad hoc senza bisogno...) ma ci sono anche dei casi in cui l'intervento di un terzo, di un arbitro (lo Stato, appunto) è salutare per il mercato.
L'obbiettivo del mercato è quello di garantire il maggior benessere possibile: in ducento anni di mercato capitalistico si è capito che il maggior benessere possibile si ottiene quando il mercato è libero, ma ciclicamente il mercato collassa (monopoli, sovrapproduzione); per evitare il fallimento si è scoperto che in taluni eccezionali casi l'intervento statale ha effetti benefici.
Una volta fatta questa scoperta, perchè non sfruttarla? solo perchè andrebbe contro il principio del non-intevento? Il capitalismo non ha paura di cadere in contraddizione, se questo significa maggiore benessere
Non discuto che possa non sembrare giusto, ma a me non sembra parimenti giusto punire con la penalizzazione sul lavoro chi non ha nemmeno dovuto scontare la pena, non avendo commesso reato; non è questione del "Io vengo prima perché ho la fedina penale lucida" (infatti non ho detto che dovrebbe essere assunto automaticamente chi non ha commesso reato), quando piuttosto del "Io vengo prima perché non ho la fedina penale lucida".
ma infatti una misura del genere, quando viene applicato, è un'ingiustizia nei confronti del candidato che viene scartato perchè per quell'assunzione è necessario prendere un ex-carcerato, e sarebbe la stessa cosa se si verifcasse la stessa situazione però per via di "quote rosa" , o "quote anziani".
Ma se ciò viene fatto è per via delle discriminazioni a monte: nessuno assume a priori ex-carcerati, allora allo stato tocca obbligare i datori di lavoro ad assumerne uno ogni tot. Allo stesso modo, non si parlerebbe di quote rosa e cose del genere se non si facesse discriminazione ingiustificata nei confronti delle donne.
Non posso che ripetere: "almeno per come presentata sinora qui, una simile legge non vale solo per due giovani con lo stesso titolo di studio, ma per due persone qualunque di cui una sia piú giovane".
Inoltre, come già detto il tempo di laurea non è necessariamente indicativo: dipende dai corsi seguiti, dalla sede, ecc.; ancora, non va considerato solo il tempo, ma come si è conseguita la laurea: se tu ci hai messo un anno in piú, ma hai iniziato subito; e io ci ho impiegato il tempo esatto, ma ho iniziato due anni dopo, perché prima ho lavorato; chi è il lavoratore migliore? Oppure, se tu ti sei laureata in corso, ma studiavi solo; e io ci ho messo un anno in piú, ma studiavo e lavoravo; chi è il lavoratore migliore?
Infine, torno a dire, non sarà malevolo fare un simile ragionamento, ma infatti io non ho detto questo, quanto piuttosto (mi cito) che "una simile scelta andrebbe lasciata all'azienda, soprattutto se i motivi logici porterebbero già ad assumere il piú giovane, non imposta per legge": non sarà malevolo pensarlo, ma perché deve essere imposto a livello di legge? A questo punto il ragionamento non è piú "Visto che ti sei laureato in meno tempo reputo che tu sia un lavoratore migliore, e quindi assumo te", ma diventa "Visto che ti sei laureato in meno tempo (?), la legge mi impone di assumere te".
alt, qua non sto parlando di candidato che si è laureato meno giovane, ma di due candidati che avendo seguito un identico corso di studi l'abbiamo terminato uno nei tempi stabiliti e l'altro sia finito invece un bel po' fuori corso. Qesto ovviamente a parità di condizioni dei due candidati, altrimenti il ragionamento non sarebbe così matematico (come hai detto, bisogno vedere anche dove e come uno abbia studiato).
Comuqneu non vorrei che avessi capito che io a priori ritengo che vadano assunti i candidati dall'età inferiore o che debbano avere la precedenza, io ritengo che sia necessario assumere il candidato che risulta essere il migliore per preparazione e capacità, e che è da preferire quello che ci ha messo meno a laurearsi piuttosto che quello che ha due anni e oltre di fuori corso,ma non che un giovane con due anni fuori corso vada preferito a un 40enne con requisiti migliori.
E anche qui torna il solito discorso dell'intervento dello stato volta a cercar di dare buoni impieghi a giovani, se ciò avviene è per via di un ennessimo "approfittare" a monte, che tra l'altro è un intervento che si è riusciti ampiamente e con nochalance ad aggirare (ovvero si sfruttavano i giovani prima e li si sfruttano tranquillamente anche adesso)
Tra l'altro, il mio dubbio (se a parità di capacità è discriminatorio assumere l'uomo e non la donna, perché non lo sarebbe assumere la donna e non l'uomo?) è ancora senza risposta, se non vado errato.
a parità di capacità assumi chi più ti sta simpatico, chi vedi meglio inserito nel tuo contesto lavorativo, magari hai già troppe donne e preferisci aumentare la presenza maschile oppure il contrario, puoi fare come vuoi. Discrimini quando a parità di capacità scarti la donna perchè "a priori" un uomo è un lavoratore migliore (o il contrario, come avviene in svezia)
mi ripeterò, ma il mercato non è e non può essere l'unico valore. inoltre, non voglio dire che il mercato perfetto è il massimo, nè che gli uomini sono cattivi. qst è una semplifcazione alquanto banalotta. dico che in un sistema complesso, accanto ad un mercato che deve garantire margini di profitto a chi investe, ci devono essere norme a tutela dei più deboli, punto. tali norme sono, ragionando in termini economici, se volete, un rischio di impresa. e tutelare le fasce più deboli non è una discriminazione, ma una perequazione (non parlo di quote rosa, quello è diverso). se la legge prevede un certo numero di disabili da inserire in un lavoro, non è per favorirli, ma per offrire una parità di condizione. se uno ha scontato la pena, è un uomo che non deve niente a nessuno, ma nessuno lo assume. vi pare bello? che possibilità si danno a chi vuole davvero ricominciare? perchè una donna, in un colloquio, si deve sentir chiedere per prima cosa se è sposata, o se sarebbe disposta a firmare un contratto (peraltro legalmente nullo) in cui si impegna a non rimanere incinta?
non parlo di discriminare chicchessia, parlo di dare a tutti le stesse possibilità di ottenere e conservare un lavoro. se poi ci pensate bene, è lo stesso discorso che portò, tanti anni fa, a prevedere che il ragazzo di leva non perdesse il suo posto. era una discriminazione nei confronti dei riformati? non mi pare.
il mercato non funziona al naturale, perchè porta ad escludere ogni forma di giustizia sociale. in una scoietà non ci sono solo gli imprenditori, ma ci sono i bambini, i malati, le donne incinte, gli ex carcerati, quelli che non hanno una uqalifica, gli invalidi e quelli stupidi. cosa fai? perchè uno è stupido o invalido lo stato lo deve lasciare morire di fame? non credo proprio. e così, accanto alle tutele previste dalla legge, si introducono delle condizioni agevolate di assunzione. non vedo perchè questo sia sbagliato.
senza paletti, il datore di lavoro diventa il proprietario del lavoratore, imponendogli orari, pause, retribuzione, licenziamento senza motivo e senza risarcimento, sopraffazioni e cattiverie. perchè, parliamoci chiaro, lo scopo dell'imprenditore è incassare il massimo spendendo il minimo, senza stare troppo a vedere se poi si calpestano le persone. un mondo così mi farebbe schifo, poi vedetela come volete
va bene... tu sei un liberalista sociale e io un liberalista puro.
comunque cose come affitti minimi per appartamenti, tasse su determinati prodotti e creazione di posti di lavoro non richiesti dal mercato creano solo più povertà e inuguaglianza, anche se ti illudi di aiutare la gente.
è dimostrato, insomma.
inoltre ci tengo a ricordarti che in paesi come l'Italia (densamente popolati, molto industrializzati e con poche risorse naturali) è difficile applicare l'economia sociale modello svedese, che noi tutti ammiriamo.
va bene... tu sei un liberalista sociale e io un liberalista puro.
comunque cose come affitti minimi per appartamenti, tasse su determinati prodotti e creazione di posti di lavoro non richiesti dal mercato creano solo più povertà e inuguaglianza, anche se ti illudi di aiutare la gente.
è dimostrato, insomma.
inoltre ci tengo a ricordarti che in paesi come l'Italia (densamente popolati, molto industrializzati e con poche risorse naturali) è difficile applicare l'economia sociale modello svedese, che noi tutti ammiriamo.
mah, non so niente di modelli svedesi o altro. so solo che, se il prezzo da pagare per la giustizia sociale è un mercato meno efficiente, allora è un prezzo che pago volentieri. in ogni caso, non parlo di creazione id posti non richiesti dal mercato, sia chiaro. ogni imprenditore assume quanta gente vuole, ci mancherebbe. dico solo che mi sembra giusto, all'interno del numero richiesto, non discriminare alcune categorie, tipo, per restare IT, le donne sposate, o porre dei paletti alla loro assunzione che per i colleghi maschi non sono richiesti.
Balon, scusa, non ho capito se non hai idee su come le cose dovrebbero essere, se non le stai esprimendo, o se il fatto di avere trovato un'analisi per te oggettiva della situazione ti sia sufficiente e non abbia bisogno di una valutazione personale.
In ogni caso resto dell'idea che è fin troppo facile fare discorsi di liberalismo puro quando non si ha mai fatto neanche un colloquio di assunzione e comunque la si pensi si ha sempre la cena calda e l'affitto pagato.
Sul mobbing, ti consigli di guardarti Wikipedia. Stai parlando di tutt'altro. Quello che tu chiami mobbing è un banalissimo esempio di comportamento freddino verso un nuovo arrivato, per favore informati.
Ti quoto soltanto questo:
In Italia, le tutele al licenziamento o trasferimento in altre sedi dei lavoratori sono maggiori che in altri Paesi ed è abbastanza diffusa la pratica di ricorso al mobbing per indurre nel lavoratore le dimissioni laddove il licenziamento è possibile solo per giusta causa (art.18 dello Statuto dei Lavoratori)
Ti sembra normale?