@Lyra Stark riguardo al tuo secondo spoiler
ho sempre ipotizzato che Beth mentisse a Norman, per circuirlo. Infatti poi Norman scopre che Beth era entrata nella Sfera.
1 hour fa, Manifredde dice:Io credevo che la ragione per il viaggio dell'astronave fosse proprio
entrare nel buco nero: infatti Barnes introduce le proprie competenze ingegneristiche analizzando la struttura interna della nave, che reputa molto leggera ma estremamente resistente. Potrei sbagliare di grosso peró, sono anni che non lo rileggo...
No è giusto nel libro è proprio sicuro.
Nel film invece pare sia qualcosa che avviene per caso.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
57 minutes fa, Euron Gioiagrigia dice:@Lyra Stark riguardo al tuo secondo spoiler
ho sempre ipotizzato che Beth mentisse a Norman, per circuirlo. Infatti poi Norman scopre che Beth era entrata nella Sfera.
Si è vero, però è molto convincente e la sua ricostruzione molto credibile quindi mi era rimasto questo dubbio.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Un po' di giorni fa ho finito di leggere La Certosa di Parma. Di solito la mole mi scoraggia e ci metto un sacco a finire libri da 500 pagine... ma questo l'ho divorato in un mese! Lo stile di Stendhal è veramente scorrevole... e come racconta le cose, sempre con una punta di ironia! Veramente un bel libro, merita di essere annoverato tra i classici!
Davvero!! Anche a me è piaciuto molto. Tra l'altro ho sempre pensato sarebbe stato interessante da trasporre su schermo eppure esistono solo vecchissimi tentativi ^^"
Piccola curiosità il libro è stato scritto da Stendhal in pochissimo tempo (circa 2 mesi) che ha passato chiuso in casa per lavorarci.
Non ci sono più gli scrittori di una volta
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
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Ma sembra che il vento sia in entrambi
57 minutes fa, Lyra Stark dice:Piccola curiosità il libro è stato scritto da Stendhal in pochissimo tempo (circa 2 mesi) che ha passato chiuso in casa per lavorarci.
Non ci sono più gli scrittori di una volta
Eh! E dire che Zio George con la pandemia potrebbe davvero avere la scusa per starsene chiuso in casa per almeno due mesi! C'è da dire che per Martin, con tutti gli intrecci e i riferimenti sparsi che ha disseminato per quattro libri, il lavoro non può essere così scorrevole... certo, più scorrevole di quei due capitoli al mese (se è tanto) che scrive!
...ma perché sto paragonando Martin a Stendhal? Sono su due livelli moolto diversi, e ognuno spicca nel proprio diciamo Ma, con tutto il rispetto, non credo che tra 100 anni le Cronache saranno note come la Certosa
Sophie ha trentasei anni e in pochi mesi ha perso tutto: il marito, la felicità e il peso forma, cancellato da intere scatole di gelato ingurgitate nel cuore della notte. Quando poi si presenta in ufficio in accappatoio con ai piedi un paio di pantofole très chic a forma di coniglietto rosa, anche il lavoro e la stabilità economica scompaiono. Così, sola e con un disperato desiderio di ricominciare a vivere, decide di accettare l'invito di un'amica a trasferirsi nell'Oregon e trova un lavoro come cameriera in un bistrò. Ma la vita non è una favola, e Sophie si trova catapultata dal ruolo della vedova affranta a quello della neo-single in lotta contro uomini inetti, clienti incontentabili e una suocera che sta dolcemente andando via di testa. (IBS)
Leggendo la trama sulla seconda di copertina, credevo che il marito perso fosse scappato con la segretaria, ottimo preambolo per una storia di riscatto e rosa come piace a me per staccare da letture più truci. Invece Sophie è proprio vedova vedova e questo fa diventare il libro una storia sull'elaborazione del lutto. L'ho trovato veramente bello e mi sono immedesimata così tanto nella protagonista che mi è venuto il magone e anche pausa per mio marito.
L'unica pecca è che ho trovato la necessità di Sophie di avere un uomo vicino troppo esagerata, come se lei da sola non bastasse. Ma forse anche questo è solo una fase di elaborazione.
Voto: 8,5/
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )
Ho terminato di leggere oggi pomeriggio "Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose", di Gianrico Carofiglio, edito da Feltrinelli.
Si tratta di un saggio che, in un centinaio circa di pagine circa (azzeccato il sottotitolo breviario), presenta dei suggerimenti per l'uso della politica e del potere, rivolti sia quelli che li esercitano che a quelli (noi cittadini comuni) che li subiscono. In otto capitoli, Carofiglio si concentra sui tre temi fondamentali della gentilezza (intesa come capacità di affrontare e risolvere i problemi, non come comunemente la intendiamo), del coraggio (virtù civica essenziale) e della capacità di dubitare (di sé stessi prima ancora che degli altri). Solo la pratica costante di queste qualità, è la tesi di Carofiglio, rende il cittadino tale, elevandolo dal semplice status di suddito e permettendogli di evitare le trappole della comunicazione (politica, economica, etica, ecc). Trappole (o fallacie, per usare il termine del libro) alle quali è dedicato l'intero quarto capitolo, ma che ricorrono in tutti i capitoli con esempi concreti che dimostrano come, nella società attuale, sempre di meno sono coloro che comunicano contenuti veri, preferendo invece manipolare il prossimo.
Non avevo mai letto Carofiglio e ho molto apprezzato la sua scrittura chiara e pacata, ricca di esempi ma che non scade mai nell'aneddotica fine a sé stessa. I ragionamenti vengono presentati bene e ripresi più volte man mano che si procede, aiutando il lettore a non perdere il filo del discorso, anche se a volte confesso di aver avuto bisogno di rileggere alcuni passi.
Consigliato a chiunque voglia essere un buon cittadino ma si domanda cosa voglia dire esserlo oggi.
Ho finito ieri di leggere "A Sangue freddo" di Truman Capote e devo dire che tutto l'entusiasmo che da sempre accompagnano questo romanzo e il suo autore sono giustificati.
"A sangue freddo" è considerato il titolo apripista del genere "non-fiction". Il romanzo si basa interamente su fatti realmente avvenuti e riporta nel dettaglio un tragico episodio di cronaca nera avvenuto in Kansas nel 1959: la mattina del 15 Novembre Herbert Clutter e la sua famiglia (moglie, figlia e figlio poco più che adolescenti) vengono ritrovati brutalmente uccisi nella loro tenuta di Garden City, probabilmente in seguito a una tentata rapina.
La leggenda vuole che Capote sia venuto a conoscenza dell'episodio tramite un trafiletto uscito sul NY Times alcuni giorni dopo il ritrovamento dei quattro corpi. Seguendo un'improvvisa (e poi rivelatasi felice) intuizione, Capote decise di recarsi immediatamente sul luogo del delitto insieme all'amica Harper Lee (autrice de' "Il buio oltre la siepe"). Quello che inizialmente doveva essere un semplice reportage a puntate per il New Yorker si è poi trasformato in un lavoro di mesi e anni durante i quali Capote ha seguito passo passo indagini, inchiesta, processo e infine esecuzione della pena capitale a carico di Perry Smith e Richard Hickock, entrambi riconosciuti colpevoli dei quattro omicidi Clutter. Attraverso interviste, colloqui e scambi epistolari con i due assassini, gli agenti del KBI e la numerosa popolazione di amici, conoscenti e concittadini delle vittime e dei loro carnefici, Truman Capote ricostruisce l'intera vicenda nei dettagli.
Commento
L'intendo di Capote in "A sangue freddo" è offrire una visione realmente onnicomprensiva di un efferato fatto di cronaca nera. Ricostruendo con cura e attenzione la vicenda, lo scrittore americano non tralascia proprio nulla: non mancano la pena e la commozione per le quattro vittime, ma neppure uno sguardo sull'umanità e sulle controverse vicende degli assassini, né il sentimento corale, multiforme e talvolta contraddittorio di una società sconvolta da un gesto di odio e violenza difficilmente giustificabile.
L'elegante penna di Truman Capote ricostruisce con cura ed eleganza la tragica vicenda mettendo insieme con cura fatti e testimonianze dirette, tralasciando qualsiasi commento personale, ma finendo più o meno consapevolmente per scavare nelle profondità più violente della società americana del suo tempo.
"A sangue freddo" parla di come desiderio di sangue e vendetta siano profondamente insiti nell'intimo umano come risposta a ogni ingiustizia subita o anche solo sentita. Parla di giustizia nelle sue varie accezioni, di come diritto e morale spesso fatichino a offrire risposte che non contraddicano se stesse e suggerisce quanto la pena capitale sia inumana, ma anche inutile a riportare equilibrio nella giustizia "spezzata".
The Dragon Reborn di Robert Jordan
Terzo romanzo della saga de La Ruota del Tempo, da quello che ho capito dovrebbe porre fine alla parte introduttiva della saga. Degli aspetti generali del romanzo ne avevo parlato già qui nella discussione dedicata. Riepilogo brevemente i punti che avevo in precedenza sottolineato: scrittura traballante, caratterizzazioni psicologiche semplicistiche e squilibrate (donne determinate ma nervose, uomini fondamentalmente onesti ma ingenui), luoghi e ambienti tutti simili tra loro, pessima descrizione delle scene da combattimento. Di conseguenza in questa recensione mi focalizzo sui misteri della trama e sulle domande che mi pongo sugli sviluppi futuri:
- Che potere ha acquisito Moiraine per riuscire a polverizzarea Be'lal con un getto di fuoco liquido (fra l'altro, mi chiedo se Be'lal sia davvero morto)?;
- Che ruolo avranno gli Aiel nel futuro?;
- Che legame c'è tra i sogni di lupo di Perrin e Tel'aran'rhiod, il mondo dei sogni a cui ha accesso Egwene?;
- La continua fortuna che sembra circondare Mat avrà un ruolo nei romanzi successivi? E inoltre, a che è dovuta esattamente? C'entra in qualche modo il Corno di Valere?;
- Un dettaglio di trama che non ho capito io: alla fine del libro Moiraine dice che almeno nove dei Forsaken (non ricordo come è stato tradotto in italiano) sono vivi e liberi. Ciò significa che quattro sono morti, ma a parte Be'lal e Ishamael (quest'ultimo sarebbe morto al posto di Ba'alzamon, ma anche qui non ci sono certezze) chi altri è morto?;
- Come faceva a sapere Moiraine che uno dei Forsaken dominava Ilian?
In ogni caso, nonostante il romanzo in sé abbia molti difetti, sono incuriosito dai molti misteri di trama della saga e penso la proseguirò, appena potrò comprare il quarto libro con la traduzione revisionata dato che al momento ho solo l'edizione con la pessima traduzione di Valeria Ciocci.
Voto: 6
17 ore fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:- Un dettaglio di trama che non ho capito io: alla fine del libro Moiraine dice che almeno nove dei Forsaken (non ricordo come è stato tradotto in italiano) sono vivi e liberi. Ciò significa che quattro sono morti, ma a parte Be'lal e Ishamael (quest'ultimo sarebbe morto al posto di Ba'alzamon, ma anche qui non ci sono certezze) chi altri è morto?;
Alla fine del primo libro sono stati uccisi i primi due reietti, Aginor e Balthamel
Non ne avevo proprio ricordo, del resto ho letto il primo libro più di due anni fa. Grazie mille per il chiarimento.
Pensa che anch'io l'ho ricostruito a posteriori, anche perché ho letto il primo libro quasi dieci anni prima degli altri
L'ascesa dell'ombra di Robert Jordan
Quarto romanzo della saga de La Ruota del Tempo, è quello finora più solido a livello di trama e anche con qualche miglioramento a livello stilistico rispetto ai precedenti. La storia generale comincia a diventare davvero intricata, il pericolo costituito dall'Ombra inizia a diventare più concreto e si respira l'aria di una situazione di crisi e cambiamento, come dimostrano vari particolari, ad esempio
i continui infrangimenti di Rand verso il protocollo Aiel e il ragazzo Tuatha'an amico di Perrin (ora non ricordo il nome) che decide di usare le armi andando contro la tradizione della sua gente. La butto lì: nella battaglia finale anche i Tuatha'an scenderanno in campo militarmente insieme a tutti gli altri contro le forze del Male.
Ogni protagonista ha compiti gravosi da svolgere e responsabilità pesanti da sopportare, e dopo finalmente quattro libri ciascuno dei tre ta'veren comincia ad assumere una sua identità precisa a livello di trama:
Rand al'Thor è ovviamente il predestinato, la reincarnazione di Lews Therin Telamon, che deve vedersela dai suoi nemici più antichi come Lanfear; Mat Cauthon in qualche modo è la reincarnazione della memoria antica dei Fiumi Gemelli, come dimostrano i continui momenti in cui Mat usa la Lingua Antica senza accorgersene; Perrin Aybara è invece il cardine con il mondo dei lupi, con la natura selvaggia e con tutto ciò che rappresenta il presente dei Fiumi Gemelli, come dimostrano i capitoli finali in cui insieme a Faile conduce la sua gente alla vittoria (almeno per il momento) contro i Trolloc nonostante la presenza ingombrante dei Manti Bianchi.
Anche la trama politica comincia ad irrobustirsi, come dimostra
il capitolo, davvero sorprendente, in cui Siuan Sanche viene detronizzata dal ruolo di Amyrlin Seat e quietata ed è costretta a fuggire con Min e Logain. Fra l'altro quest'ultimo sembrava un personaggio di secondaria importanza nei libri precedenti, ma le visioni di Min che lo vedono rilevante danno da pensare. Per ora invece non si sa nulla del personaggio (anche di questo non ricordo il nome) che cerca di ingraziarsi subdolamente i favori della Regina Morgase, notata da Mat nel libro precedente.
Detto ciò, passo ad analizzare i vari dubbi di trama, visto che i misteri del precedente libro non vengono risolti:
- Forse è sfuggito a me, ma nel finale quale era il piano preciso di Asmodean? Intendeva semplicemente appropriarsi del ter'angreal che permetteva, da quel che ho capito, l'uso del sa'angreal costituito dall'enorme statua vicino Cairhien?
- Quali sono i piani di Ordeith nei Fiumi Gemelli? Perché sembra odiare questa terra così tanto? E la questione dei Trolloc nei Fiumi Gemelli è veramente chiusa?
- Cosa sa Verin di Faile? Nell'ultimo capitolo con il POV di Perrin la Aes Sedai fa qualche allusione a Perrin su sua moglie, ma nulla di davvero chiaro;
- Quali sono i piani di Moghedien? La Reietta sembrava interessata al collare che permetteva di controllare gli uomini che incanalavano (o era interessata al sigillo di cuendillar?) ma poi dice a Nynaeve che era troppo pericoloso da usare e avrebbe comportato pochi vantaggi. Quale era allora il motivo della sua presenza a Tanchico?
Termino la recensione con vari appunti sui difetti di trama e di stile, che per quanto minori rispetto ai libri precedenti sono ancora presenti ma credo saranno presenti anche nei libri successivi quindi me ne farò una ragione: Jordan impiega davvero un numero eccessivo di parole e di pagine per delineare concetti non così complessi; la divisione caratteriale tra uomini e donne è fin troppo manichea, benché questo forse faccia parte della filosofia della saga ossia mostrare che uomini e donne sono molto diversi ma alla fine si vogliono bene lo stesso (la storia d'amore tra Perrin e Faile ne è una sintesi perfetta); molti dettagli di trama come quelli su usi e costumi degli Aiel sono davvero complicati ad impararsi e mi chiedo se avranno una vera importanza narrativa o servono solo a dare colore alla storia. Nel complesso comunque un libro promosso.
Voto: 8
Extraterrestrial: The First Sign of Intelligente Life Beyond Earth di Avi Loeb
Libro di cui avevo già accennato qui scritto dall'astrofisico israeliano Avi Loeb, che usa la notizia dell'avvistamento nel 2017 dello strano corpo celeste denominato Oumuamua per esaminare tutte le possibili conseguenze e possibilità di un'eventuale esistenza di una o più civiltà aliene evolute e di quali opportunità avrebbe l'umanità nel conoscerle. Dal punto di vista dei dati oggettivi in effetti Ouamuamua presenta (almeno secondo Loeb) delle anomalie sospette, ma nel commento fatto da me nella discussione sull'astronomia ho condiviso un recente articolo che dovrebbe almeno parzialmente spiegarle. È sul discorso filosofico che l'autore non mi convince affatto: criticando l'ambiente scientifico in cui vive per il suo conservatorismo e in generale l'umanità per la sua tendenza all'autodistruzione (guerre, cambiamento climatico ecc.), l'autore sembra offrire come rimedio secondo lui sicuro uno slancio verso la conoscenza di nuove civiltà extraterrestri, il che secondo lui dovrebbe stimolare l'umanità a procedere unita, dimenticando i vari conflitti, e a procedere verso nuovi balzi scientifici. La questione non è banale ed è stata esaminata già da Michael Crichton nel suo famoso romanzo Sfera, in cui vi è effettivamente un passaggio in cui il protagonista riflette su cosa potrebbe dedurre l'uomo da un incontro con una specie aliena. Nel romanzo di Crichton il protagonista riflette sul fatto che i fisici tenderebbero a vedere gli aspetti positivi, ossia quelli legati alle nuove tecnologie e ad un nuovo senso di fraternità, mentre gli storici e i filosofi vedrebbero gli aspetti negativi, ossia la tendenza dell'uomo ad aggredire e a spaccarsi di fronte alle novità, come fu (esempio fatto in Sfera) durante la scoperta delle Americhe. Il libro di Loeb conferma appunta tale regola secondo cui i fisici sono piuttosto ingenui in fatto di reazione delle persone alle novità, e l'autore non sembra mai seriamente porsi il dubbio che un'eventuale scoperta di una civiltà aliena porrebbe più problemi che possibilità positive. Inoltre Loeb è carente (il che è strano essendo un fisico rinomato) anche in un altro aspetto, ossia la possibilità di comunicare effettivamente con tali civiltà aliene. Se, ipotizziamo, esistesse un pianeta abitato da una civiltà avanzata a ventimila anni luce, una comunicazione inviata da noi verso di loro impiegherebbe ventimila anni ad arrivare, e così pure la loro eventuale risposta portando l'attesa a quarantamila anni, e non è certo sicuro che all'epoca l'umanità (o la civiltà aliena) esista ancora.
In ogni caso è sicuramente un libro scritto bene e a suo modo ben argomentato, ma le conclusioni dell'autore mi lasciano freddo.
Voto: 6,5