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Commenti sul libro che ho appena letto....
P di Polgara
creato il 18 gennaio 2008

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Guardiano della notte
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Inviato il 03 aprile 2011 13:24

Dopo aver atteso per giorni che arrivasse nella mia libreria di fiducia (inutilmente, dato che alla fine l'ho comprato in un'altra), ho finalmente terminato la lettura di "La sfera del buio", quarto volume del ciclo della Torre Nera di Stephen King.

Roland e il suo ka-tet proseguono il viaggio lungo il Vettore che conduce alla Torre Nera, perno del mondo di Roland ma anche di molti altri. Scampati alla crudele gara di indovinelli del treno Blaine, i quattro uomini e il bimbolo (l'animaletto che segue Jake) si trovano a percorrere quella che sembra a tutti gli effetti l'Interstate 70 e il Kansas. Non è però il Kansas del dove e del quando dei tre newyorkesi, ma il Kansas di un mondo alternativo, dove una terribile pestilenza sembra aver sterminato tutti gli abitanti. In questo scenario da incubo, mentre all'orizzonte si profila una strana costruzione di vetro verde, Roland finalmente racconta l'evento centrale del suo tormentato passato ai suoi compagni, in un lungo flash back che avrà conseguenze fondamentali su tutti loro...

Stephen King, col suo solito stile evocativo ed efficace, costruisce una storia basata quasi interamente sul lungo racconto di Roland, ampliando moltissimo le conoscenze del lettore sul mondo e sul passato di Roland. Un mondo e un passato che sembrano balzare vivi dalla pagina, così come i numerosi personaggi che riempiono questo lungo racconto del pistolero, dagli amici Cuthbert e Alain fino al grande amore di Roland, Susan. La storia d'amore tra gli adolescenti Roland e Susan è narrata con tutta la freschezza e la poeticità che il primo grande amore di due giovani può avere, ma non va mai disgiunta da quell'atmosfera di cupezza e tragicità che grava su tutto il ciclo e questo contribuisce non poco al fascino della storia e alla sua maturità. Ben rese le numerose scene d'azione, in quello che è finora il più movimentato dei romanzi del ciclo: si ha quasi la sensazione di sentire l'odore della polvere da sparo e del sangue. Viene inoltre approfondito l'elemento del legame tra le varie dimensioni, grazie a quella che resta finora una delle migliori citazioni di sue opere fatta da King in uno dei romanzi del ciclo: gli appassionati dello scrittore non faticheranno ad individuarla, mentre i profani non mancheranno di notarne l'inquietudine sprigionata.

In definitiva, un romanzo decisamente atipico nel ciclo, quasi del tutto basato su un lunghissimo flashback, ma forse anche il migliore finora scritto per qualità della prosa ed epicità della vicenda.


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Inviato il 05 aprile 2011 16:19

Appena terminata la lettura di "I lupi del Calla", quinto volume della saga della Torre Nera di Stephen King.

Giunti nella regione di frontiera del Calla, Roland ed il suo ka-tet s'imbattono in una comunità rurale di brava gente, sfinita dalle secolari incursioni dei Lupi. Questi non sono uomini, ma creature misteriose con maschere terrificanti, in possesso di armi che solo gli Antichi possono aver creato. Le loro incursioni non sono rivolte contro le cose o gli adulti, ma contro i bambini del Calla, che i Lupi rapiscono per poi restituire privati della loro scintilla vitale, condannandoli ad una morte lenta e dolorosa. E' dovere di un pistolero prestare soccorso in queste situazioni ed il ka-tet di Roland non si tira indietro. Con l'aiuto del Vegliardo, un misterioso personaggio che sembra sapere parecchie cose sul legame tra i mondi e la Torre Nera, il gruppo si prepara così ad affrontare una battaglia decisiva, mentre nell'ombra un vecchio nemico trama la loro rovina...

Questa volta Stephen King mette veramente tanta carne al fuoco, intrecciando su un soggetto tutto sommato semplice (il gruppo di eroi che interviene in difesa della pacifica comunità minacciata) almeno tre diverse trame. Come se non bastasse, il legame tra i mondi viene analizzato ancora più a fondo (con una sorpresa particolarmente gustosa...) ed il mondo reale, quello di Eddie, Susannah e Jake acquista un peso narrativo maggiore. Ne deriva un romanzo corposo non solo nelle pagine, ma anche negli eventi, che King riesce però a bilanciare bene tra di loro fino a costruire una trama in grado di catturare il lettore e tenerlo inchiodato fino alla fine. Se nel romanzo precedente era stato Roland il protagonista quasi assoluto, qui la luce torna a distribuirsi più equamente anche sui suoi compagni. Ne viene fuori una maggiore varietà anche di registro linguistico, che suona gradevole all'orecchio dopo il romanzo precedente. Ben descritta e caratterizzata la comunità rurale del Calla, soprattutto a livello linguistico, con un uso del dialetto locale (inventato da King) che finisce per entrare in testa allo stesso modo di quanto accade al ka-tet dei nostri eroi. Ottima la scena clou del romanzo e decisamente avvincente il finale.

Ancora una volta, King conferma quindi la sua capacità di costruire una storia avvincente, forse la più ricca finora vista, senza cadute di stile e con il dono di portare il lettore a chiedersi avidamente cosa succederà dopo.


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Inviato il 07 aprile 2011 23:17

Ho appena terminato di leggere "La canzone di Susannah", sesto volume del ciclo della Torre Nera di Stephen King.

La Torre Nera, perno di tutta l'esistenza, è sempre più vicina a crollare. Roland ed il suo ka-tet sono pronti a combattere le forze malefiche che vogliono questo infausto evento, ma l'imprevisto si abbatte sul gruppo e lo divide: Susannah viene trascinanta nel mondo reale nel 1999, portando con sè la sfera nera che permette di viaggiare tra i mondi. Roland, Eddie, Jake, Oy e padre Callahan riescono a trovare il modo per gettarsi al suo inseguimento, ma le forze malefiche che hanno rapito Susannah riescono a dividerli. Così, mentre Jake e il suo piccolo amico Oy, insieme a padre Callahan, approdano nel 1999, Roland ed Eddie finiscono nel 1977, dove, inseguiti da nemici che li attendevano, si trovano faccia a faccia col Creatore...

In questo romanzo, Stephen King sfoga finalmente a piene mani la sua fantasia, disegnando una trama che ha quasi del surreale. I legami tra le varie dimensioni e la Torre Nera, così come tutti i misteri finora emersi nel corso dei romanzi, trovano una loro spettacolare spiegazione in questo romanzo. Se a questo uniamo un ritmo adrenalinico, un personaggio assolutamente inaspettato (forse...) e un finale emozionante, conditi col solito stile impeccabile e con personaggi che sembrano balzare vivi dalla pagina, si capisce come il penultimo volume del ciclo sia di alta qualità. La speranza è che l'ultimo volume sia all'altezza di tante aspettative.

In definitiva, un libro capace di avvinghiare il lettore e di catapultarlo verso il finale come pochi.


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Inviato il 11 aprile 2011 15:36

Ieri sera ho terminato di leggere “La Torre Nera”, settimo e ultimo volume del ciclo della Torre Nera di Stephen King.

Roland ed il suo ka-tet sono ormai giunti alla resa dei conti coi servitori del Re Rosso, la forza malefica dietro il tentativo di far crollare la Torre Nera e portare gli universi nel caos, ma sono divisi in ogni dove e in ogni quando. Roland ed Eddie si trovano nel 1977, dove hanno conosciuto il Creatore e hanno capito di trovarsi nell’unico universo reale, quello dove il tempo scorre linearmente. Susannah è stata rapita e portata nel 1999 per dare vita ad una creatura in grado di eliminare per sempre Roland, ma Jake e il piccolo Oy si sono lanciati al suo salvataggio. Nel frattempo, sia gli ultimi due Vettori che sorreggono la Torre Nera che il Creatore sono in pericolo: se dovessero cadere, a nulla saranno valsi gli sforzi di Roland e dei suoi compagni. E su tutto quanto grava l’implacabile volontà di Roland, che da sempre lo spinge verso la Torre Nera…

Stephen King conferma con questo volume la sua straordinaria vena creativa, dando vita ad un romanzo dalla trama intricata e a tratti surreale, ma allo stesso tempo avvincente e costruita con abilità. Tutti gli interrogativi nati nei volumi precedenti vengono finalmente spiegati, sebbene a volte si possa faticare per comprendere certe acrobazie narrative, anche perché la lunghezza del romanzo (800 pagine) costringe a tenere a mente diverse cose. Non viene però mai meno la consueta abilità stilistica di King, la sua capacità di costruire mondi assolutamente verosimili, personaggi che sembrano quasi balzare vivi dalla pagina e scene d’azione assolutamente epiche. Ancora maggiore è la sua capacità di tenere inchiodato il lettore fino allo stupefacente finale, davvero uno dei più originali e scioccanti mai letti.

In definitiva, la degna conclusione di un ciclo epico, che non esito a definire capolavoro e a consigliare a chiunque sia in cerca di una storia fantastica in grado di catturargli il cuore.


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Inviato il 14 aprile 2011 17:47

Ho terminato ieri la lettura de I giorni del potere di Colleen McCullough, l'autrice di Uccelli di Rovo.

E' il primo di una serie di libri dedicati al periodo fine repubblicano dell'antica Roma.

 

Voto totale: 8/10

<img alt=" />

 

E non posso che confermare l'8/10 per il secondo libro della saga: I giorni della gloria

Questa volta a emergere è la figura di Silla, mentre quella di Mario, vittima dei colpi apoplettici e della vecchiaia, è in declino. A permettere al futuro dittatore di emergere è la guerra sociale contro gli italici, rei di non accettare la posizione subordinata rispetto a roma e ai latini. E nel frattempo, nel Ponto, Mitridate inizia a preparare la sua campagna per dominare il mondo mediterraneo.

In questa ambientazione iniziano ad emergere i futuri protagonisti della scena della fine della repubblica: un giovane Pompeo e un giovane Cicerone hanno le loro prime esperienze militari, mentre un ancor più giovane Cesare (forse l'unica figura davvero troppo pompata), rimane a Roma a vegliare sull'astro morente dello zio Mario.

Aspetto con ansia di avere i soldi per il terzo! <img alt=" /> :wub: <img alt=" /> :wub: <img alt=" /> :wub: yehhhhh!!!

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Alyssa Arryn
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Inviato il 05 maggio 2011 1:37

Ho appena terminato Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo di Adriano Petta e Antonino Colavito.
Si tratta di un libro molto particolare, che unisce il romanzo storico al pamphlet sul dissidio fra fede e ragione, composto da due parti distinte: "la vita" (scritta da Adriano Petta) rievoca la vicenda della filosofa alessandrina narrata anche dal film "Agorà" di Alejandro Amenábar, mentre "i sogni" (scritta da Antonino Colavito e a mio giudizio meno riuscita) con il pretesto onirico si lancia nel campo del fantastico.
Le pagine sono ricche di riferimenti dotti ma estremamente scorrevoli, veramente ben scritte e tanto piene di passione da far ampiamente perdonare i toni da "agiografia laica" dell'opera.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 15 maggio 2011 11:57

In questo periodo ho terminato la lettura di due libri.

 

Il primo si intitola Jane e la disgrazia di Lady Scargrave di Stephanie Barron .

E' il primo di una serie di libri strutturati a forma di diario ipoteticamente scritti da Jane Austen, l'autrice di orgoglio e pregiudizio. In questo primo libro la giovane è ospite di una sua nobile amica, appena sposata con un uomo parecchio più anziano di lei il quale, proprio durante una festa, muore improvvisamente. Dopo l'iniziale sgomento, la giovane Lady Scargrave confida a Jane di aver ricevuto dei bigliettini minacciosi che la accusano dell'uccisione del marito. Inizia dunque un indagine portata avanti dalla stessa Jane per cercare di salvare l'amica da accuse così infamanti che possono portarla alla forca.

Per quanto inverosimile il libro si legge molto scorrevolmente ed è davvero piacevole. La forma di diario permette di conoscere i pensieri di Jane che alterna momenti di vera e propria narrazione, con tanto di dialoghi a quelli di pensieri puramente personali. I vari personaggi delle vicende sono ben strutturati e devo ammettere che solo alla fine ho scoperto come erano andate veramente le cose e dunque si è mantenuta l'atmosfera giusta.

 

Voto: 7/10

 

La seconda lettura è decisamente più impegnativa: si tratta di La pelle di Curzio Malaparte

 

Durante gli ultimi giorni della guerra egli fece da collegamento tra l'esercito italiano e quello alleato e in questo libro descrive un'Italia, in particolare Napoli, praticamente sconfitta e arresa. Con descrizioni che alternano la crudezza della realtà a pensieri surreali viene descritto un popolo ridotto alla fame e privo di qualsiasi dignità, viene levata qualsiasi traccia di "gloriosa resistenza". Gli italiani sono descritti in maniera assai negativa specie in confronto con gli americani, definiti puri e sinceri.

Non ci sono atti di eroismo, solo cruda cronaca di povertà, di genitori che vendono i figli, di un popolo allo stremo che viene ulteriormente provato dall'eruzione del Vesuvio. Gli Americani sfruttano e sono i vincitori, ma Malaparte non riesce ad odiarli anzi li ammira, eppure preferisce essere italiano.

E' un libro che fa male. Venne persino messo all'indice per alcune scene di cannibalismo "pagano" (in un capitolo viene infatti descritto un pranzo in cui viene portata in tavola una "sirena" dalle forme di una bambina). Tuttavia è da leggere

 

Voto: 8/10


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Eddard Seaworth
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Inviato il 16 maggio 2011 15:59

A tutti gli amanti della Scozia! e non solo...

Consigliatissimo, vivamente, pur senza aver ancora finito di leggerlo (sono a circa un terzo, ma presumo che lo completerò in breve), 44 Scotland Street, di Alexander Macall-Smith.

Immergetevi nelle vicissitudini e nelle interazioni di un appartamento non proprio perfetto posto al n° 44 di Scotland Street, al margine della part gerogiana di Edinburgo (chiamata anche new town), al confine di quella che era la zona bohèmiene, dove gli avvocati e gli intellettuali erano appena (appena appena...) meno di quelli del centro, proprio davanti allo Scotland Yard ed alle acque (non proprio vicinissime) del Firth of Forth. Intromettetevi nel secondo anna sabbatico di Pat, detestate cordialmente il narcisista Bruce che vi offrirà appartamente fatiscenti spacciandoli per nuovi e vi cucinerà ottimi funghi trovati ai bordi del campo di golf, prendete una birra da Big Lou con Matthew mentre Mags vi odierà perché siete amici del marito, ascoltate i commenti antropologici di Domenica Macdonald quando resta chiusa fuori dal portone (vale a dire sempre) e soccorrete il povero Bertie che vorrebbe giocare a rugby anziché studiare sassofono.

E questo è solo l'inizio....

 

P.S. - potete anche mettere sul piatto della bilancia il fatto che finalmente i libri del ciclo Viva Edinburgh stanno venendo pubblicati in edizione economica dalle TeaDue.


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Timett figlio di Timett
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Inviato il 01 giugno 2011 11:03

L'Orlo della Fondazione (Isaac Asimov)

 

Libro scritto piu di trent'anni dopo la celebre "Trilogia della Fondazione", su richiesta/pressione dei fan e degli editori di Asimov.

 

Il grande Impero Galattico é crollato ormai 500 anni fa, la galassia é in preda alle barbarie, e solo il piano millenario del psicostorico (la scienza che permette di calcolare eventi futuri) Hari Seldon é in grado di stabilire la pace e l'ordine.

Hari Seldon, conscio del futuro, ha infatti fondato due fondazioni, la Prima Fondazione, che attraverso degli eventi controllati avrebbe superato il periodo di barbarie, a seguito del crollo dell'impero, e ne avrebbe stabilito uno nuovo, e la Seconda Fondazione, che avrebbe supervisionato la Prima Fondazione a sua insaputa per garantire la riuscita del piano.

La Prima Fondazione, passati i 500 anni, si sente forte abbastanza da ricostituire l'impero galattico, ma secondo il piano Seldon é ancora troppo presto. Quindi la Seconda Fondazione si attiva per impedire questa evasione dal piano. Tutto procede bene, ma una terza forza si inserisce nei giochi...

 

A differenza della trilogia, "L'Orlo della Fondazione" non é una raccolta di racconti, ma un romanzo a se stante e pianificato in questo modo. Non so se Asimov si sentiva più a suo agio con i racconti, che non con i romanzi, o se abbia sentito la pressione degli editori e dei fan scrivendo questo libro. Fatto sta, che sebbene godibile, e pieno di piccole sorprese, che invogliano a continuare la lettura, a "L'Orle della Fondazione" manca quel senso di grandeur che aveva reso eccellente la trilogia. Inoltre, troppo spesso, Asimov cade in divagazioni filosofiche e logiche, che a momenti appesantiscono la lettura. Ne risulta un saliscendi di momenti intensi e momenti più tecnici. Per questo il libro in oggetto, lo consiglierei a chi ha letto la trilogia e vuole sapere come prosegue la storia e ai fan di Asimov.

Sconsigliato invece a chi vuole avvicinarsi ad Asimov per la prima volta.


 

greyjoy.jpg

Team Greyjoy

 

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#SaveSerBalzo!

Fondatore del comitato di quelli che venerano Nina Gold :ninja:

Co-ideatore del comitato pro-mozzarelloni headbangers (in cerca di nuovo mozzarellone headbanger) :huh: 

Appartente al comitato di protesta: Merret Frey stava solo bevendo!! >_>

 

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Inviato il 06 giugno 2011 22:28

Questa sera ho terminato di leggere "I draghi del crepuscolo d'autunno", di Margaret Weis e Tracy Hickman, primo volume delle Cronache di Dragonlance.

Gli antichi dei se ne sono andati da tempo dal mondo di Krynn, abbandonando le razze al loro destino e lasciando dietro di sè un mondo devastato dal Cataclisma. Poi, un giorno infausto, i draghi vengono rivisti nel continente di Ansalon. Supremi campioni della antica dea del male Takhisis, guidano immensi eserciti di draconici, goblin e uomini traditori, pronti a sottomettere tutti i popoli e le terre al volere della loro crudele padrona, tornata per impadronirsi del mondo. Nell'ora più buia di Krynn, tuttavia, un manipolo di eroi, compagni di una vita, si fa avanti ed intraprende una ricerca destinata a cambiare le sorti del mondo, riportando speranza ad un mondo sull'orlo del baratro.

Il libro è stato scritto sulla base di una campagna ad AD&D precedente, da autori che erano membri della TSR e, come ha detto qualcuno, "si sentono i dadi rotolare". Questo, tuttavia, non è di per se stesso un difetto e criticare l'opera solo per questo motivo rivela una mente piccola. I difetti, se proprio bisogna trovarli, risiedono in alcune inutili ripetizioni, in una certa tendenza all'infodumping e nella sostanziale ingenuità di certe situazioni, che trattate con un minimo di maturità in più sarebbero potute essere ben più avvincenti.

Nonostante ciò, il libro risulta comunque gradevole, per l'ambiente ben tratteggiato, i personaggi avvincenti (con perle come Raistlin, Tas e Tanis e personaggi sostanzialmente amorfi come Flint), una storia interessante e un trattamento della magia niente male. Come primo volume di una saga, il libro ha un finale aperto, che lascia chiaramente intendere sviluppi futuri decisamente interessanti.

In definitiva, non un capolavoro, ma comunque un libro godibile.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 10 giugno 2011 13:49

Ho appena finito di leggere "I draghi della notte d'inverno", di Margaret Weis e Tracy Hickman, secondo volume delle Cronache di Dragonlance.

Gli eroi hanno sferrato il primo colpo all'esercito dei draghi, ma momenti difficili si avvicinano. Le nazioni di Ansalon, un tempo unite e orgogliose, non riescono a superare i loro dissapori, che avvantaggiano le forze del male. Niente sembra inoltre in grado di fermare i draghi che, a centinaia, solcano i cieli ed infliggono una sconfitta dopo l'altra alle poche città rimaste ancora libere. Solo le mitiche Dragonlance e i misteriosi Globi dei Draghi possono dare una speranza contro le forze di Takhisis, ma il viaggio per trovare questi mitici artefatti sarà durissimo per gli eroi.

In questo volume, diversamente dal precedente, i dadi si sentono rotolare molto di meno. I personaggi vengono inoltre approfonditi, acquistando spessore e complessità. Ciò è valido un po' per tutti gli eroi, ad eccezione forse di Flint il nano, sempre relegato in secondo piano. Interessanti anche i personaggi secondari, alcuni dei quali davvero interessanti. Continua purtroppo ad essere fin troppo presente una certa ingenuità nel trattamento di alcune situazioni, specialmente quelle amorose, decisamente troppo edulcorate per risultare pienamente credibili. Senza contare il fatto che a volte gli autori, per ragioni di spazio, saltano a piè pari interi eventi che vengono poi narrati in seguito, contribuendo a disorientare il lettore. Buona l'atmosfera generale della storia, dominata da una cupezza e un senso di tragicità imminente che contribuiscono al suo valore.

In definitiva, un buon libro, sicuramente migliore del precedente anche se non scevro di alcuni suoi difetti, che sviluppa bene quanto scritto prima e prepara con cura la conclusione del ciclo.


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Inviato il 11 giugno 2011 10:45

Ho appena finito di leggere "I draghi della notte d'inverno", di Margaret Weis e Tracy Hickman, secondo volume delle Cronache di Dragonlance.

 

In questo volume, diversamente dal precedente, i dadi si sentono rotolare molto di meno.

 

Te l'avevo detto che migliorava <img alt=" />

 

Quanto a me ora sono impegnata nella lettura della saga di Cornwell "Alla ricerca del sacro Graal"

 

Ho letto già i primi due libri: L'arciere del re e Il cavaliere nero e li ho trovati davvero belli, anche se non arrivano al livello del ciclo di excalibur.

Le vicende si svolgono durante la guerra dei cent'anni.

La storia è incentrata su Thomas, figlio illegittimo di un prete da tutti considerato un matto o un santo, che sosteneva di possedere nella sua piccola parrocchia inglese la lancia di S.Giorgio. Proprio a causa di questa, un giorno, il paesino viene messo a ferro e fuoco, la lancia rubata e Thomas e l'unico a sopravvivere.

Il giovane, qualche anno dopo è in Francia a combattere con gli arcieri inglesi. Tuttavia il destino vuole che il suo passato ritorni e tramite alcuni personaggi viene a conoscenza del passato di suo padre che, a quanto pare era molto di più di un prete di campagna. In mezzo a battaglie e nemici nelle stesse file inglesi, Thomas deve fare i conti con una realtà che lo vuole protagonista di una ricerca più grande di lui.

 

Nel secondo libro infatti:

 

lo troviamo in Inghilterra alla ricerca di un prete che aveva notizie di suo padre che, si è scoperto nel primo libro, essere primogenito di una nobile famiglia francese: i Vexille. Questi erano stati in passato accusati di far parte dei catari e delle loro eresie. Ma, cosa più importante, a quanto pare suo padre riteneva di essere il custode del Graal. Ovviamente questa notizia fa gola a diverse persone, tra cui il re inglese che incarica Thomas di andare alla sua ricerca, e la santa inquisizione, che riuscirà a catturare Thomas ma senza ottenere più di tanto da lui.

Il cammino riporterà Thomas in Francia dove parteciperà a un'altra grande battaglia tra inglesi e francesi e finalmente accetterà il suo ruolo di "ricercatore" del Graal.

 

 

Per ora i libri sono molto interessati: lo stile di Cornwell è sempre piacevole e scorrevole. I personaggi sono ben delineati per il fatto che vengono sempre usati i loro punti di vista e dunque i loro pensieri. A volte si dilunga un po'nelle descrizioni tecniche di armi e risulta leggermente noioso, ma niente di importante.

 

Per ora voto complessivo 8...con un 8,5 al primo libro <img alt=" />


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Inviato il 15 giugno 2011 21:21

Te l'avevo detto che migliorava <img alt=">

 

Grazie per avermi spinto a comprare il libro <img alt="> .

 

Comunque sia, ho appena finito di leggere "I draghi dell'alba di primavera", sempre ad opera del dinamico duo Margaret Weis e Tracy Hickman, terzo ed ultimo volume delle Cronache di Dragonlance.

Con l'arrivo della primavera, la speranza torna a rinascere su Krynn. Le Dragonlance sono state trovate, i Globi dei Draghi anche e gli eroi, sparpagliati agli angoli di Ansalon, si preparano a sferrare un duro attacco ai piani dei Signori dei Draghi. Ma il male non è mai così pericoloso come quando si crede di averlo sconfitto. Tanis si trova alle prese con il conflitto che da sempre gli lacera l'anima, mentre Raistlin è pronto a compiere la scelta finale tra luce e tenebre. In tutto questo, la guerra spazza il continente e le vite dei loro compagni ne saranno cambiate per sempre.

Il terzo volume del ciclo, complice il climax raggiunto, si rivela il migliore dei tre. Non solo non si sentono rollare i dadi, ma la vicenda ed i personaggi diventano più maturi ed interessanti. Purtroppo permane quell'ingenuità di fondo nel trattamento di alcune situazioni (conflitti interiori, scene d'azione, dialoghi) che rovina il libro, abbassandone la qualità.

In definitiva, l'intero ciclo è indubbiamente interessante e ricco di spunti, oltre che essere una pietra miliare del genere, ma la sua qualità non è decisamente delle migliori. I personaggi e la vicenda, tuttavia, m'interessano e credo che leggerò anche le Leggende, sperando che la qualità migliori.


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Inviato il 15 giugno 2011 21:55

Finito con relativo sollievo il deludente Il club dei filosofi dilettanti di Alexander McCall Smith. lo stesso autore di 44 Scotland Street, ma che qui non riesce davvero a prendere. A dispetto del rovescio di copertina che annunciava che Miss Marple è risorta ad Edinburgo, il libro non decolla, la storia, che potrebbe essere interessante, non prende e la protagonista stessa si rivela dannatamente antipatica fin da subito: la classica fortunata che per una delusione d'armore crede di aver patito l'impossibile e che, grazie ai soldi ereditati senza fatica, può permettersi di fare la filosofa dilettante e di gestire una sua rivista, oltre ad impicciarsi dei fatti altrui. E la città di Edinburgo, che sembrerebbe dover comparire e fare la sua parte, resta sullo sfondo e senza grandi ruoli da rivestire.


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Inviato il 16 giugno 2011 9:40

. I personaggi e la vicenda, tuttavia, m'interessano e credo che leggerò anche le Leggende, sperando che la qualità migliori.

 

A parer mio Le Leggende sono la miglior opera di questa saga. <img alt=" />

Se le Cronache te le ho consigliate vivamente, Le Leggende te le consiglio dieci volte di più.

 

Io invece ho terminato due giorni fa

Memorie di una geisha di Arthur Golden

 

Il libro, da cui è stato tratto un film di buon successo qualche anno fa, narra la storia della geisha Sayuri dalla sua infanzia, quando viene venduta dal padre, insieme alla sorella, fino al raggiungimento della stabilità. La vicenda si svolge nella Kyoto degli anni 30 e del periodo della guerra mondiale.

E' un libro ben costruito, narrato in prima persona dalla stessa Sayuri, ormai anziana. E' ricco di dettagli che ci aiutano a capire quanto fosse complesso il micromondo dei quartieri delle geishe, di quanti sacrifici questa vita comporti, soprattutto le rinunce fatte da donne apparentemente cariche di ricchezza e potere, ma in realtà completamente dipendenti dagli uomini che intrattengono.

La vita di Sayuri è costellata da molti personaggi, parecchi di più rispetto al libro e molto meglio caratterizzati. L'unica mancanza rispetto al film è che le descrizioni non riescono a rendere giustizia alla meravigliosa fotografia che invece è stata utilizzata nella pellicola.

Ma per il resto è davvero un bel libro, che volevo leggere da tanto.

 

Voto: 8/10


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