Piergiorgio Welby è morto . Si è spento ieri sera mezz’ora prima della mezzanotte per arresto cardio-circolatorio in seguito a sedazione e interruzione della terapia respiratoria a cui era sottoposto. A seguirlo in questo passo Mario Riccio, medico anestesista rianimatore all’Ospedale Maggiore di Cremona. Insime a lui la moglie Mina, la sorella Carla, gli amici.
"Nelle settimane passate, visto il mio impegno nel campo della bioetica come componente della consulta di bioetica ONLUS presieduta da Maurizio Mori, docente di bioetica all’Università di Torino, sono entrato in contatto con l’onorevole Marco Cappato e mi sono proposto per alcuni approfondimenti medici e giuridici sulla questione", ha affermato Riccio nel corso della conferenza stampa in corso presso la Camera dei Deputati e indetta dall’Associazione Luca Coscioni. "Cappato mi ha chiesto se il mio interesse alla questione si potesse spingere fino a concretizzare il desiderio di Piergiorgio Welby; io mi sono reso disponibile", così Riccio ha annunciato alla stampa di essersi assunto la responsabilità, unico in Italia a rendersi disponibile, di interrompere la terapia a Welby.
Riccio è arrivato a Roma lunedì scorso dove ha conosciuto personalmente Piergiorgio Welby, con il quale ha avuto un lungo colloquio in cui il malato ha confermato la sua volontà che fosse interrotta la terapia respiratoria a cui era sottoposto e che fosse sottoposto a sedazione. "Abbiamo preparato tutto in accordo con Piergiorgio, ma senza clamore per evitare pressioni su di me e sulla famiglia; ora io tornerò a Cremona al mio lavoro", ha concluso Riccio.
Il 21 settembre scorso la voce di Welby, metallica perché riprodotta da un sintetizzatore vocale, si è levata sopra il silenzio riguardo ad una condizione che accomuna molti malati italiani per mezzo della lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Un atto coraggioso, quello di un cittadino che si è fatto carico di sollevare una questione importante che riguarda ciascuno di noi ponendosi al centro dell’attenzione e avanzando degli interrogativi su cui è necessaria una rilfessione.
"Che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata?" queste le domande poste da Welby, prima a se stesso e poi alla società, nella sua lettera al presidente. Welby, per se stesso, aveva trovato una risposta. La società, le istituzioni, sono chiamate a trovarne una che possa essere largamente condivisa. Perché le domande rimangono anche se Piergiorgio Welby è morto.
emanuela grasso
fonte: yahoo news
http://it.news.yahoo.com/21122006/259/pier...elby-morto.html
Per quel che mi riguarda, sono felice che finalmente abbia realizzato il suo desiderio. Ha finalmente trovato la pace. Non è mai bello quando qualcuno muore, ma vederlo morire ogni giorno non era forse peggio?
Per quanto, come si sà, le mie idee siano per il 90 % a destra, sono e sarò sempre a favore dell'eutanasia. Vedere poi come negli ultimi tempi un balletto mediatico e giudiziario, clericale e etico abbia solo allungato la sofferenza di una persona, non può far altro che rendere ancora più forte la mia idea. La vita di ognuno è sua, nessuno dovrebbe decidere le sorti altrui.
Si è spento un simbolo, che darà forza sicuramente a questa lotta per cui bisogna combattere. Che riposi in pace, non come ha fatto in terra negli ultimi tempi.
Pover'uomo. Le sue sofferenza sono state protratte incivilmente troppo a lungo. I complimenti a chi si è preso la responsabilità (anche se l'avesse fatto solo per la notorietà è comunque da ringraziare) di "staccare la spina".
RIP Piergiorgio Welby.
Bry
che riposi in pace. Era l'unica cosa da fare in questo caso.
Sono contento perchè ha finito di soffrire. Quello che non capisco è perchè ci si sia voluti intestardire sul tenerlo vivo tanto a lungo, quando proprio lui aveva chiesto di poter morire...era il solo a sapere cosa e quanto stava soffrendo, e gli è stata negata fino all'ultimo la possibilità di scegliere se continuare o chiudere gli occhi in pace.
Voglio esprimere un parere da un punto di vista diverso visto che sono nel ramo.
Un conto è il diritto del paziente di scegliere di interrompere la terapia, che ritengo legittimo in quanto secondo me (anche se secondo la legge è proibito) il suicidio fa parte della libertà di una persona. In ogni caso non si può fare di tutta l'erba un fascio: ci sono molte persone che chiedono l'eutanasia anche se hanno ragionevoli speranze di guarigione.
Il dovere del medico è tuttavia cercare di mantenere la vita, per quanto possibile.
Ognuno è libero di suicidarsi, buttarsi da un ponte, aprire la bombola del gas e via. E' assassinio di se stessi, ed ogni presente che non cerchi di impedire ad esempio che uno si butti è perseguibile per legge.
Ci sono persone, come Welby, che sono INABILITATE ad assassinare se stessi. Qui sorge il vero problema.
Il medico deve permettere il suicidio, è il medico a dover staccare la spina, e vi assicuro che non è la stessa cosa.
Il caso Welby è un caso limite, qui ci può stare l'eutanasia, sempre che il medico se la senta. Discorso diverso è evitare la strumentalizzazione del caso Welby a casi diversi, l'obbligare il medico ad interrompere la vita del paziente in qualunque momento il paziente lo ritenga giusto, e non il medico. Bisogna stare dunque molto attenti a tipizzare l'eutanasia.
Inoltre, come è già avvenuto per l'aborto ai suoi albori, si rischia una discriminazione all'interno della categoria medica contro gli obiettori, per cui era ammesso alle scuole di specializzazione in ginecologia solo chi si dichiarava abortista. Questo non sarebbe certo dovuto accadere, ma sappiamo tutti che in Italia è così.
Quindi è fondamentale non introdurre come DOVERE del medico l'interruzione della vita del paziente, e soprattutto TUTELARE GLI OBIETTORI.
In sostanza, questa legge andrà fatta coi piedi di piombo o si creeranno situazioni abbastanza raccapriccianti.
Finalmente questo pover'uomo riposa in pace.
Ammiro il medico che ha avuto l'umanità di consentirgli ciò che non poteva fare da solo perchè anch'io sono dell'idea che
La vita di ognuno è sua, nessuno dovrebbe decidere le sorti altrui.
Sono convinta che sia necessaria una legge che rispetti la volontà del malato (soprattutto quando può esprimerla lucidamente e consapevolmente fino alla fine, come nel caso di Piergiorgio Welby) anche se condivido quanto afferma Aggo: è una legge che dev'essere fatta con i piedi di piombo.
Come la vedo io:
Quello che è falso, oscurantista, schifoso: (il cattolicesimo, i moralismi, le strumentalizzazioni).
Quello che è reale: la sofferenza di un uomo e il suo diritto a disporre della sua vita.
Finchè in questo paese continueranno a proliferare quelli che si arrogano il diritto di negare i diritti fondamentali degli altri (vedi anche il capitolo omosessualità), non si potrà essere troppo fieri di essere italiani.
Per chi non se ne fosse accorto, l'Italia sta diventando un paese vecchio, volgare, intollerante e arretrato (le qualità dei nostri politici). Un "impero in decadenza", laddove ci sono paesi giovani, aperti e tolleranti (come ad esempio la Spagna..)
RIP Welby, stai sicuramente meglio ora, dovunque tu sia. >_>
Quoto Aggo, in Italia c'è la dannata convinzione che ogni possibilità sia un obbligo. C'è la possibilità dell'aborto, e tutti si immagino schiere e schiere di donne ad abortire, c'è (si fa per dire) la possibilità dell'eutanasia, e tutti si immagino gente suicidata ad ogni angolo della strada...
Ridicolo.
Speriamo che, come la lettera di Welby aveva acceso il dibattito, la sua morte non serva a spegnerlo.
Speriamo in una cosa semplice semplice che dica: "io, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, dichiaro che se mi dovessi ridurre così e cosà, situazione certificata dal medico Tizio Caio come terminale, voglio che mi si stacchi la spina", e quando un medico riconosce che sono in quelle condizioni, mi lasci morire.
Non penso che mi piacerebbe essere ricordato come un vegetale, con tutto il rispetto per i (bellissimi) vegetali veri.
Condoglianze alla famiglia.
Rispetto per Riccio,anche se non mi alzerò mai ad apllaudirlo.Per il resto,c'è poco da aggiungere a quanto detto da Aggo,ritengo ci sia una differenza tra accanimento terapeutico ed eutanasia.Nel caso di Welby,da oscurantista falso schifoso cattolico,ero più che favorevole ad interrompere le cure,inquanto c'era contemporaneità tra la sua volontà e la manifestazione della stessa ad opera del paziente.Riposi in pace.
Welby, Volontè (Udc): è un omicidio
13.18 Duri i commenti del centrodestra sulla morte di Welby. Volonté (Udc) chiede l'arresto dei "colpevoli di questo omicidio".Di "barbara strumentalizzazione" da parte dei radicali,parla La Russa di An, e La Loggia (FI) afferma: "L'atto compiuto è illecito". Sul fronte della maggioranza, Migliore di Rifondazione comunista e Cento dei Verdi sollecitano un confronto in Parlamento sul tema eutanasia e confine tra vita e morte. Sereni (Ds) parla di "sollievo" per la vicenda umana, e di "rammarico" per la mancanza di norme.
da televideo.rai.it
no comment X__X
che riposi in pace
al medico che l'ha aiutato non farei niente, ha agito secondo la volontà del paziente (ma non credo gli daranno noie se welby non è stato ucciso dal sedativo). Sono contro l'accanimento terapeutico, e non vedo che differenza tra farsi staccare la spina (quando non lo si può fare soli) e lo scegliere di non fare la chemio o cose del genere.
speriamo che non la buttino sulal politica
mi spiace solo che la condizione e la successiva morte vengano strumentalizzate da ambedue le parti....
era una persona, non una cosa...
a prescindere da qualunque posizione politica questa cosa mi fa schifo!
aveva sofferto troppo a lungo lasciarlo morire è stato solo un gesto di generosità.
Calma ragazzi. Un conto è valutare personalmente le condizioni di Welby consone all'eutanasia.
Tutt'altro paio di maniche è l'agire contro la legge. Il medico in questione ha agito contro la legge ed ha sbagliato.
Specie su certe tematiche, c'è necessità, per quanto queste si presentino forti, di una legge chiara e che vada rispettata, onde evitare di sconfinare in una pericolosa anarchia; anche a costo di tempi di preparazione della legge stessa molto lunghi.
Agire d'iniziativa personale è stato un atto criminoso per quanto misericordioso, e come tale va punito per legge. Ancor più grave è stato l'atteggiamento dei radicali che hanno appoggiato questo fatto, fregandosene altamente della legge in vigore: lo spirito di un parlamentare è rispettare la democrazia, le leggi in vigore, e se qualcosa non piace cambiarla secondo le regole della democrazia. Agire a proprio comodo sperando di far leva sull'opinione pubblica è un atto meschino e infamante, come se ce ne fosse ancora bisogno, per la categoria dei parlamentari.
non vedo che differenza tra farsi staccare la spina (quando non lo si può fare soli)
C'è un enorme differenza. Non credere che per legge sia consentito il suicidio: staccarsi la spina non sarebbe consentito. E' che ovviamente non può essere punito. A maggior ragione è considerato reato (giustamente) il permettere il suicidio altrui, come ad esempio lasciare qualcuno buttarsi da un ponte, o in questo caso, staccarsi la spina.
Staccare la spina a qualcuno significa essere perseguibili, e finchè non esisterà una legge chiara ed estremamente puntigliosa a riguardo mi sembra giusto punire, e duramente, chi contravviene ad essa, per quanto misericordioso possa essere.
Disporre della vita di una persona è una cosa enorme, e se non regolamentata rischia di diventare enormemente pericolosa. Ritengo dunque opportuno evitare fin da subito che comportamenti simili ed iniziative personali scatenino il caos.