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Commenti su film appena visti
D di Darrosquall
creato il 25 luglio 2005

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Inviato il 29 agosto 2015 20:42

starship troopers invasion.

 

è una specie di seguito del film starship trooper fatto a cartone(perdonate i termini poco tecnici)la storia è ambientata per l'appunto diversi anni dopo il film(visto che rico è un generale.) in una stazione , fort casey attaccata dagli insetti,dove una squadra di salvataggio si fa largo tra gli insetti palla ricerca di superstiti. e dove tutto non è come sembra...tra le vecchie conoscenze trviamo ivanez,rico e karl.

 

voto. 6 abbastanza blando e che non lascia nulla...meglio il film.



Corvina
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Inviato il 29 agosto 2015 21:04

The Road

 

Un film di tutto rispetto con un Viggo Mortensen strepitoso. Nonostante lo scenario fantascientifico-apocalittico che di più non si può lo si può definire più un dramma dalle tinte molto fosche. Da ricordare le ambientazioni e le apparizioni di un'umanità disperata, portata alla disperazione, alla violenza, guidata da istinti animaleschi. Il tema è trattato con realismo. Peccato per un paio di potenziali grandi scene che non sono state sviluppate al meglio.

 

Voto: 7.5

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 29 agosto 2015 21:53

Sto film mi ha messo un ansia a bestia. Però mi è piaciuto.


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Inviato il 31 agosto 2015 8:29

The Road

 

Un film di tutto rispetto con un Viggo Mortensen strepitoso. Nonostante lo scenario fantascientifico-apocalittico che di più non si può lo si può definire più un dramma dalle tinte molto fosche. Da ricordare le ambientazioni e le apparizioni di un'umanità disperata, portata alla disperazione, alla violenza, guidata da istinti animaleschi. Il tema è trattato con realismo. Peccato per un paio di potenziali grandi scene che non sono state sviluppate al meglio.

 

Voto: 7.5

 

A me questo film era piaciuto davvero molto tranne che per il finale:

 

 

Viggo non fa altro che spiegare al figlio quanto sia pericoloso il mondo la fuori. E infatti rischiano la via piú volte.

E appena il bambino rimane solo, trova la famiglia mulino bianco con il cagnolino pronta ad accoglierlo? In un mondo cosí si diventa presto troppo cinici per accollarsi una nuova bocca da sfamare e proteggere per il solo gusto di farlo.

 


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Inviato il 31 agosto 2015 8:37

Chappy (2015, Blomkamp)

 

Mi ero dimenticato di chi fosse fino a quando non ho visto che era ambientato a Johannesburg :stralol:

Non c'é molto da dire: il film ha molti pregi (uno tra tutti Chappy stesso, novello Numero 5). Ammetto che ero tanto stanco che mi sono assopito un paio di volte, quindi forse mi sono perso qualcosa. Diciamo che considerato il regista, immagino che il film abbia un messaggio sociale di qualche tipo. I personaggi sono stereotipi abbastanza malriusciti (i reietti buoni dentro, l'ex soldato pronto a tutto etc) e al di la dei messaggi piú palesi e banali, devo aver mancato la morale. Ma, ripeto, potrebbe essere che fosse il mio stato mentale poco lucido.

 

Comunque un film che nel panorama di fantascienza attuale potrebbe anche essere interessante.



Corvina
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Inviato il 31 agosto 2015 11:12

 

A me questo film era piaciuto davvero molto tranne che per il finale:

 

 

Viggo non fa altro che spiegare al figlio quanto sia pericoloso il mondo la fuori. E infatti rischiano la via piú volte.

E appena il bambino rimane solo, trova la famiglia mulino bianco con il cagnolino pronta ad accoglierlo? In un mondo cosí si diventa presto troppo cinici per accollarsi una nuova bocca da sfamare e proteggere per il solo gusto di farlo.

 

Beh sì in effetti quella è un po' una magagna ma immagino fosse per inserire una specie di messaggio di speranza o cose del genere... Nel senso che per tutta la vita il bambino si e ritrovato in un mondo completamente ostile e, proprio nel momento in cui l'unica persona che l'avesse amato e protetto muore, un'altra è disposta ad accoglierlo. Un po' improbabile come cosa...


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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 31 agosto 2015 11:48

 

 

Beh sì in effetti quella è un po' una magagna ma immagino fosse per inserire una specie di messaggio di speranza o cose del genere... Nel senso che per tutta la vita il bambino si e ritrovato in un mondo completamente ostile e, proprio nel momento in cui l'unica persona che l'avesse amato e protetto muore, un'altra è disposta ad accoglierlo. Un po' improbabile come cosa...

 

il messaggio non è quello, almeno secondo me... il messaggio è molto più cinico e inquietante.

 

il messaggio è: in un modo così, da solo - soprattutto se sei un bambino - non sopravvivi. Devi necessariamente aggregarti a qualcuno. E come fai a sapere che quel qualcuno ti aiuterà e non ti farà del male? Come dice guy pierce... non puoi saperlo, devi fidarti. Brividi, caxxo.

Nessuno ci assicura che le motivazioni di guy pierce siano buone e altruiste. Potrebbero benissimo non esserlo, ma il bambino deve credere che lo siano. Altrimenti è già morto.

Modificato il 05 July 2024 17:07


Seija
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Inviato il 31 agosto 2015 14:44

"Ex machina" di Alex Garland.

 

Il titolo del film (il primo di Garland ) fa riferimento al ruolo degli antichi dei nelle tragedie classiche, che comparivano in alto su una macchina scenica e decidevano il finale arbitrariamente. Il film racconta di uno studioso di programmazione (Caleb) che viene chiamato a partecipare ad un esperimento segreto : un miliardario della tecnologia ha progettato un robot umanoide che si chiama Ava, di cui vuole sia testata l'intelligenza. Lo scenario è una villa avveniristica completamente isolata tra boschi e cascate, Caleb deve interagire con Ava e stabilire se sia, in sintesi, una persona.

Lo spunto più importante del film è certamente la manipolazione :dei sentimenti, delle informazioni, delle scelte. Indipendentemente da chi questa manipolazione la attui, ciò che conta è che, trincerati dietro una solitudine "elettronica" che possiamo riempire con ogni cosa, gli uomini sono diventati più fragili e più vulnerabili. È naturale quindi che le macchine siano più avanti di noi e che ci superino in astuzia, calcolo, coscienza di sé e soprattutto sentimenti. Infatti "Ex machina" è anche una storia d'amore fra un robot con un'anima e un'anima contenuta in un corpo di carne e sangue che i robot li studia e li ammira.

Senza fare troppi e impietosi paragoni con illustri precedenti cinematografici di queste dinamiche, che vanno da "Blade Runner" a "Her", diciamo che, nonostante la bellezza di Alicia Vikander, la sua Ava non ha la sensualità del computer raccontato da Spike Jonze e nemmeno la tenerezza emanata dagli occhi di Domnhall Gleeson spinge il film nella direzione del romanticismo. Il luogo in cui ambientato infatti è troppo asettico e glaciale !

Non sono invece algidi i tre attori protagonisti, specie Oscar Isaac, che rende gustosa l'eccentricita' di un cervellone spesso ubriaco ma sempre all'erta. Anche la partita che i tre personaggi giocano bluffando è accattivante, peccato che la suspence accumulata si risolva in una conclusione caotica e frettolosa.

Quello che ho veramente amato di questo film è " la ventata femminista"che agita le sue ultime sequenze. O meglio, diciamo che le donne la loro zampata la danno, in barba a chi tenta di ridurle a oggetto, siano esse di piacere o di studio.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 02 settembre 2015 19:27

Ho visto exodus dei e re..e che dire non mi è piaciuto granché..sia perché ha certe parti copiate a parer mio dal gladiatore ( dove lui da generale diventa un nessuno) e sia per la monotonia del tutto. Le uniche parte interessante sono quelle riguardanti le le piaghe. Che poi non le hanno neanche messe tutte..vabbè

 

Voto 5


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Larentu
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Inviato il 02 settembre 2015 20:37

"Ex machina" di Alex Garland.

 

Ho visto anche io il film e mi è piaciuto molto.

 

 

A parte il fatto che la storia d'amore è una trappola costruita dalla stessa Ava che si mostra anche crudele.. io stranamente mi sono trovato più dalla parte di Nathan:

alla fine loro erano macchine. Provavano sentimenti, è vero, ma erano macchine create dallo stesso Nathan. Il fatto di utilizzarle sessualmente alla fine era come usare una bambola gonfiabile più realistica e capace di pensare.

Ciò che intendo dire è che la sola capacità di poter pensare non è sufficiente a definirti un essere umano.

Caleb si dimostra quindi debole e incapace di distinguere la realtà dalla "finzione".

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Artorias Dayne
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Inviato il 02 settembre 2015 23:41

Mi unisco anche io :figo:

 

 

Mr. Nobody

 

Film del 2009 che mi era stato consigliato da tempo, e non so perchè ma mi è venuto in mente id vederlo proprio ieri. Direi che l'impressione è stata più che positiva. In soldoni la trama tratta de "l'ultimo uomo destinato a morire di vecchiaia nell'umanità" che rivive i propri ricordi, alternando ricordi reali a fittizi.

Mi era stato anticipato come film estremamente complesso, ma a dire il vero non lo ho trovato così difficile. Certo bisogna seguirlo con attenzione, e non è un'opera che si pone come obbiettivo di rilassare lo spettatore, però non mi son mai fatto la fatidica domanda "ma cosa diavolo sta succedendo".

Mi ha anche fatto riscoprire un Jared Leto che onestamente non pensavo mi potesse piacere così tanto, lo avevo relegato (non so da quale altro film in cui ha recitato mi arrivava questo ricordo) alla parte del belloccio senza molto spessore, ma mi sono felicemente ricreduto.

 

Voto 8, impegnativo ma non stancante, se si vogliono passare un paio di ore alternative imho se ne esce soddisfatti. Inspiegabilmente non è stato distribuito in italia, per cui la visione sarà solo sottotitolata.

 

 

 

Ho visto ceh più in su si parlava di The Road.. anche a io come Ser Balon avevo visto il finale in maniera un po' più cinica, infatti mi aspettavo anche qualche audio a fine titoli di coda, o qualche fugace scena che facesse presagire un finale non proprio lieto per il bambino (in armonia con quanto si vede per tutto il film..), ma così non è stato.. pazienza, resta comunque uno dei film che più apprezzo, ma da fan sfegatato di Mortensen, e da amante dell'ambientazione post apocalittica drammatica, forse sono un po' di parte :ehmmm:



Seija
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Inviato il 04 settembre 2015 14:49

"Partisan" di Ariel Kleiman.

 

Si tratta dell'opera prima del regista australiano Ariel Kleiman, ha come protagonista Vincent Cassel che s'immerge in un claustrofobico ambito sociale pieno di pericoli e violenza. Cassel è Gregory, leader carismatico di un clan di donne e bambini maltrattati. È il loro protettore e mentore. Tra il giardinaggio e i giochi, insegna ai bambini anche come uccidere, inviandoli in missione come assassini nel mondo esterno. L'equilibio di questo microcosmo viene minato quando Alessandro, il figlio adottivo prediletto, mette in discussione la sua autorità.

"Partisan"deve sicuramente molto a certo cinema precedente, da "Il signore delle mosche" a "Dogtooth"passando per "Mosquito Coast",ma anche a "Animal Kingdom".

Si tratta di un film che potremmo definire distopico;qui la deistopia è quella propria di un mondo parallelo, chiuso. Tutto è racchiuso in un microcosmo in cui pensare con la propria testa vuol dire rischiare l'isolamento e la vita. Lo spettatore passa tutto il tempo ad aspettare che la claustrofobia prima o poi esploda. E passa molto tempo prima che ciò accada, visto che il regista confida molto nella sua capacità di creare tensione attraverso i piccoli dettagli della vita quotidiana all'interno di questo ambiente. La storia diventa quindi sempre più il contrasto fra adulti e bambini, con la conseguente presa di consapevolezza di un ordine morale e naturale al di là del dogmatismo di una figura che si crede Dio, ma che nasconde mille insicurezze.

A dare credibilità e gravitas a "Partisan" sono le eccellenti performance di Vincent Cassel nei panni di Gregory, potente più nel mostrare credibilità ed empatia che nel lasciare trapelare la violenza repressa e la minaccia sotto l'esperienza paterna, e il piccolo Jeremy Chabriel, che con una impressionante intensità espressiva mostra tutta la fibra morale del suo personaggio.



Corvina
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Inviato il 06 settembre 2015 20:16

Taken - Io vi troverò

 

Premetto che ho visto questo film dopo aver già visto John Wick e The Equalizer, due film che nel loro genere reputo dei capolavori, autentiche boccata di aria fresca nel panorama degli action-thriller degli ultimi anni.

 

Ebbene, rispetto ai due sovracitati Taken è decisamente posto su un livello più basso.

 

Primo capitolo di un franchise tutto action, Taken è uno dei revenge-movie (genere cui appartengono anche i due film già citati) più famosi degli ultimi anni. Protagonista Liam Neeson, aggiungerei in ottima forma, unico nome di rilievo all'interno della pellicola.

 

C'é da dire che le scene d'azione (quindi circa l'80% del film, direi) non sono affatto male: la regia operaia, le coreografie nulla di speciale, ma si segue bene. Non ci si annoia, a volte ci si appassiona anche a Neeson che mena chiunque incontri, riuscendo anche a strappare qualche risata.

 

Il finale è banale e scontato, ma ovviamente c'era da aspettarselo. Nulla di particolarmente fastidioso. Come sempre accade in questi film, il protagonista è una specie di furia omicida che da solo combatte (e spazza via) praticamente tutto il resto del mondo ;)

 

Il principale problema di questo film sono i primi 10-15 minuti di film, girati - e sono seria - talmente male da sembrare pescati da in film di serie b. In pratica sono più credibili le mille peripezie di Neeson durante tutto il film di questi primi minuti che in teoria dovrebbero rappresentare vita quotidiana. Inquadrature malferme, recitazione rigida, sceneggiatura strana . Davvero non mi spiego come un film che riesce ad offrire intrattenimento di livello discreto possa avere un inizio del genere. Sinceramente - se il livello è questo - avrei preferito che il vero film cominciasse e basta (e non sono una che apprezza solo gli inizi in medias res, anzi!)

 

In generale non è male, ma vista la sua fama mi a sarei aspettata qualcosa di più.

 

Voto: 7

Modificato il 05 July 2024 17:07


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Inviato il 15 settembre 2015 17:08

"Non essere cattivo" di Claudio Caligari.

 

"Non essere cattivo" è l'ultima fatica del regista Claudio Caligari, spentosi a maggio, e già autore di "Amore tossico" e "L'odore della notte", con cui la Mostra di Venezia ha voluto omaggiarlo. Il film (ultimato grazie al contributo di Valerio Mastrandrea) parla della periferia piatta e disperata che circonda la Capitale . Si tratta di una pellicola dura, diretta, compatta, priva di sbavature. Caligari dirige senza incertezze, descrivendo il giro malavitoso della borgata di Ostia. Il film si sofferma su due amici d'infanzia, Cesare (Luca Marinelli)e Vittorio(Alessandro Borghi). Due giovani sbandati, privi di prospettiva, che trascorrono le giornate fra un bar e l'altro pensando a come tirar su due soldi e bruciando le notti tra pasticche, alcool, discoteche, risse e corse in auto sul lungomare. Ognuno si porta dentro le proprie frustazioni, i propri dolori, i propri drammi familiari, ma l'unica ricetta al malessere è annebbiare la mente sballandosi.

Al di là dell'efficace spaccato antropologico di certa gioventù della periferia romana, il regista sa come stare addosso ai singoli personaggi mostrandone difetti, debolezze e fragilità con pochi, ma azzeccati dettagli. Merito anche degli interpreti, di Luca Marinelli che sembra sempre camminare sull'orlo del baratro, e di Alessandro Borghi, la cui espressività buca lo schermo.

La regia è nervosa, tagliente, efficace. Non ci sono scene inutili né minuti sprecati. Anche le scene colloquiali, i momenti di pausa apparente, sono calibrati al millimetro e funzionali alla narrazione.

"Non essere cattivo"s'innesta in un microcosmo che è un efficace spaccato dell'Italia anni '90,dove già proliferano i sintomi della crisi che stiamo vivendo. Il finale è un pugno nello stomaco, Caligari mostra con lucidità come ogni tentativo di rialzare la testa venga affossato dal contesto in cui l'individuo vive. Il capitalismo impera, si reinventa in nuove forme e gli errori del passato ricadono inevitabilmente sulle nuove generazioni.



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Inviato il 22 settembre 2015 22:46

"Inside Out" di Pete Docter.

 

Si tratta di un film bello, intelligente, coinvolgente, curato, spesso imprevedibile, ma come alcuni hanno fatto notare non è un film per bambini.

La concretizzazione dei processi cognitivi ed emotivi dei più piccoli, che già la Pixar aveva sperimentato in "Monster &co"con la concretissima spiegazione della paura del mostro nell'armadio, qui assume una vera e propria centralità, grazie al "dentro/fuori"di Riley, la preadolescente protagonista del film.

I veri protagonisti del film, infatti, non sono la bambina e la sua famiglia del Minnesota, ma Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia : i piccoli personaggi che governano la consolle emotiva di Riley, e che ne influenzano le azioni quotidiane. Intorno a loro evolvono la personalità, i ricordi e la crescita della ragazzina, tra memoria a lungo termine, inconscio e rielaborazione notturna.

Si tratta di una sorta di "Esplorando il corpo umano",meno didascalica, estremamente più creativa, divertente e tutta incentrata sui processi emotivi che governano la crescita e lo sviluppo.

Il film, infatti, riesce a trasmettere una rappresentazione tanto fantasiosa quanto realistica della crescita e dei processi che lo governano : le paure, le insicurezze, l'importanza della famiglia come luogo dell'affetto e della condivisione e, soprattutto, l'importanza di un equilibrio tra tutte le emozioni, e non solo tra quelle piacevoli, come la gioia.

"Inside Out " è quindi un vero e proprio inno alla capacità di trovare dentro di sé, e nella relazione affettiva, la possibilità di superare ostacoli apparentemente insormontabili, in particolare nel periodo complicato dell'adolescenza.

Insomma, si tratta di un film che bisognerebbe far vedere a tutti i genitori e che i genitori sono in grado di apprezzare.

Per quanto riguarda i bambini, dubito fortemente che spettatori sotto gli otto anni di età possano comprendere qualcosa. Certo, ameranno i personaggi buffi come Rabbia, o delicati come Gioia, o pasticcioni come Bing Bong, l'amico immaginario di Riley. Resteranno incantati dalla bellezza delle scene, e rideranno alle immancabili scivolate e alle facciate sul vetro. Ma non avranno alcuna possibilità di comprendere il messaggio di questa trama complessa.

"Inside Out"parla agli adulti, mostrando il processo cognitivo dei bambini. Parla d'inconscio, di isole della personalità, di ricordi che scompaiono, di ricordi e deja vu' con cui noi, persone mature, facciamo perennemente i conti. Ma di cui i bambini non sono minimamente coscienti. I piu'piccoli infatti, il film lo spiega bene, hanno già il loro bel daffare a gestire tutti i processi in perenne evoluzione e non hanno, né dovrebbero avere gli strumenti per razionalizzarli.


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