visto al cinema mib 3 carino ma non all'altezza dei predecessori

L'anguilla, di Shohei Imamura. Con Kôji Yakusho, Misa Shimini, Fujio Tsuneta, Mitsuko Baisho. Dopo aver scontato otto anni di carcere per l'omicidio della moglie, scoperta a letto con l'amante, Takuro esce in libertà vigilata e decide di aprire un piccolo negozio di barbiere in un villaggio di pescatori. Ma presto nella sua vita entra una donna, incredibilmente somigliante alla compagna uccisa, che cambierà la sua vita... Imamura dirige un'opera toccante sulla redenzione, sul venire a patti coi propri sbagli e tentare di ricominciare, trattata con i toni di una commedia agrodolce piena di personaggi variegati e ricchi di grande umanità, su tutti il protagonista interpretato con intensa sobrietà dall'ottimo Koji Yakusho. Il titolo deriva dall'anguilla con cui Tokuro dialoga in più occasioni, poiché come dice lui stesso "lei è l'unica che mi ascolta sempre". Palma d'oro a Cannes nel 1997.

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La grande abbuffata, di Marco Ferreri con Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret. Un gruppo di amici trascorre un weekend nella villa di uno di loro con l'unico scopo di mangiare sino ad ammazzarsi. Un'opera grottesca, di rimando teatrale sorretta dallo strepitoso istrionismo dei quattro grandi attori protagonisti (Tognazzi, Piccoli, Mastroianni e Noiret) che vive in un'atmosfera sospesa, tra un onirismo satirico e un erotismo sessuale ma soprattutto culinario, in un morboso e insaziabile attaccamento verso il cibo. Nonostante un apparente e permanente cattivo gusto, il film è comunque privo di volgarità, ma si rivela un apologo crudele e macchiavellico, oltranzista nel prezzo da pagare che aleggia in costante equilibrio tra cupa farsa e critica sociale. Appetitoso.

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Man in Black 3 (2D).

Molti effetti speciali come nei precedenti del resto ma dosati bene e non fini a se stessi.

Trama con un discreto intreccio che tiene alto il livello di interesse.

Bella l'ambientazione negli anni 60.

Unica cosa: colonna sonora non buona e la canzone finale non terrà mai testa a quella mitica del primo MiB.

Fantasma d'amore, di Dino Risi. Con Marcello Mastroianni, Romy Schneider, Julian Beck, Wolfgang Preiss, Raf Baldassarre. Nino incontra dopo molto anni Anna, il suo amore di gioventù. Ma l'uomo scopre ben presto che la donna è in realtà morta tre anni prima, e ciò nonostante continua ad apparirgli ripetutamente ripercorrendo il percorso del loro amore passato. Dal romanzo di Mino Milani, Risi ricava un film imperfetto, disomogeneo, ma allo stesso tempo affascinante, in una sorta di Anima persa in versione melò sorretta soprattutto da un ottimo Mastroianni, mentre è alquanto sprecata la Schneider. Con uno sguardo meno superficiale dell'apparenza su ciò che separa il mondo reale da ciò che, se esiste, vi è oltre. Sospeso.

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L'amore e il sangue, di Paul Verhoeven. Con Jennifer Jason Leigh, Rutger Hauer, Tom Burlinson, Jack Thompson. 1501, Europa Centrale. La principessa Agnes, promessa al figlio del nobile Arnolfini, viene rapita da un gruppo di mercenari traditi in precedenza dal padre dello stesso futuro sposo, e ora in cerca di vendetta. Il capo della banda, il temerario Martin, si innamora della ragazza, innescando così una lotta d'amore che si concluderà in un sanguinoso assalto ad una fortezza. L'esordio americano di Verhoeven, girato in Italia, è una lirica cruda e crudele di un medioevo agli antipodi dell'epica classica, ma intriso in ogni sua forma di un'altra epica, più terrena e straziante, laddove nessuno può dirsi nel giusto e anche la lotta per il cuore di una donna assume tematiche smaliziate e prive di romanticismo. Violento e carnale, in un'orgia di sesso e sangue sorretta da ottime interpretazioni, su tutti un solido Rutger Hauer e una sensuale e maliziosa Jennifer Jason Leigh. Granitico.

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Eye in the sky, di Yau Nai-Hoi, con Simon Yam, Tony Leung Ka Fai, Kate Tsui, Lam Suet, Maggie Shiu, Ting Yip Ng, Samuel Pang, Lai Yiu-Cheung. La giovane Piggy è una fresca recluta di una squadra speciale della polizia che ha il compito di pedinare i presunti sospetti di diverse violente rapine. La banda criminale fa capo allo spietato e implacabile Shan, pronto a non fermarsi di fronte a nulla pur di raggiungere il suo scopo. Prodotto da Johnnie To, un non eccelso ma assai godibile thriller made in Hong Kong, che ad un comparto tecnico di tutto rispetto unisce una convincente caratterizzazione dei protagonisti, interpretati con dovizia da vecchie e nuove star dell'ex-colonia britannica. In una metropoli meno frenetica del solito, ma in un'atmosfera plumbea sottolineata da alcune scene madri (assai riuscita il lungo inseguimento "con gli ombrelli"), Yau Nai-Hoi dirige un lavoro di sicuro interesse per gli appassionati del filone. Disciplinato.

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Racconto crudele della giovinezza, di Nagisa Oshima, con Yusuke Kawazu, Miyuki Kuwano, Yoshiko Kuga, Fumio Watanabe, Kei Sato. Makoto, una giovane studentessa, viene salvata da un tentativo di violenza dall'irruento Kiyoshi, di cui si innamora. Ma il ragazzo in realtà comincia a sfruttarla, facendole adescare uomini con l'obiettivo di ricattarli. Quando Makoto rimane incinta... Il secondo film di Oshima è un ritratto aspro e lucido della gioventù giapponese a cavallo tra i '50 e i '60, priva, a differenza della precedente generazione, di veri e propri sogni e costretta così a ricercare nel denaro e nella violenza la via per la felicità. Toccante il rapporto tra i due protagonisti, soprattutto mettendosi nei panni di Makoto, vera e propria vittima di un mondo e di una relazione cui lei è incapace di adattarsi e nel quale i suoi sentimenti puri vengono calpestati con noncuranza, fino alla tragicità del finale. Un'opera profonda, magnificamente diretta e sorretta dalla bravura dei suoi interpreti. Spietato.

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The Flying Swords of the Dragon Gate, di Tsui Hark. Con Jet Li, Xun Zhou, Kun Chen, Lunmei Kwai, Yuchun Li, Mavis Fan, Siu-Wong Fan, Chia Hui Liu, Chien Sheng. Cina, dinastia Ming. Un eroe solitario si oppone allo strapotere di una corporazione di eunuchi, ormai al capo del paese. In una locanda nel deserto si incrociano il destino del guerriero e di una banda di ladri, in attesa di una tempesta leggendaria che dovrebbe riportare alla superficie un antico palazzo d'oro. L'insolito gruppo dovrà unire le forze per combattere il comune nemico. Tsui Hark dirige un nutrito e affiatato cast rimescolando le storie di due classici del wuxia come Dragon Gate Inn (1966) e New Dragon Gate (1992), riuscendo dopo il recente Detective Dee a raccontare una storia avvincente, spruzzata di epicità, che ha il suo unico lato negativo in alcune contorsioni nella trama soprattutto nella parte centrale. Rimangono comunque due ore di ottimo cinema, memore in diverse occasioni delle migliori opere dell'autore, imperdibile per i fan del genere, con un finale altamente spettacolare. Trascinante.

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Luxury car, di Chao Wang, con He Huang, Yiqing Li, Yuan Tian, Youcai Wu. La bella Yanhong viva da anni nella cittadina di Wuhan. Un giorno si reca a trovarla il padre, insegnante in un paesino di campagna, che è da anni alla ricerca dell'altro suo figlio, scomparso da casa senza lasciare traccia. L'uomo è ignaro che in realtà la figlia sia costretta a lavorare come accompagnatrice, finché...Vincitore nel 2006 a Cannes nella sezione Un Certain Regard, questa produzione franco/cinese è un dramma introspettivo dalle diverse sfaccettature, capace nonostante un ritmo a tratti esasperante di coinvolgere emotivamente sino allo struggente finale. Merito senza dubbio di un'ottima caratterizzazione dei protagonisti, con una menzione particolare per la protagonista, un'intensa e sensuale Yuan Tian, cantante prestata al cinema. Toccante.

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Silent souls, di Aleksei Fedorchenko. Con Igor Sergeyev, Yuriy Tsurilo, Yulia Aug, Ivan Tushin. Quando la moglie muore, il marito Miron, proprietario di una cartiera, chiede ad un suo amico fotografo di aiutarlo a porgerle l'estremo saluto secondo la tradizione dei Merja, una misconosciuta etnia ancor'oggi esistente presso alcune zone dell'ovest sovietico. "Soltanto l'amore non ha fine, soltanto l'amore non ha fine..." in queste parole, che chiudono il film, si raccoglie il senso di un'opera preziosa, in grado di raccontarci una cultura remota ricca di fascino, con un tocco poetico articolato tra silenzi profondi e immagini simboliche, in un alternarsi tra ricordi e presente pregno di misticismo e tenerezza. Il (non)colpo di scena finale, annunciato già nei primi minuti, diviene metafora di un'etnia di cui ormai ben pochi si ricordano. Etereo.

http-~~-//www.youtube.com/watch?v=yfpeWt683NE

Il maestro e Margherita, di Aleksandar Petrovic. Con Ugo Tognazzi, Mimsy Farmer, Bata Zivojinovic, Alain Cuny. Mosca, 1925. Il maestro Nikolaj Maksudov si vede rifiutare il suo dramma su Ponzio Pilato per ragioni politiche. Ben presto l'uomo diviene vittima dei suoi ex-collaboratori, che mettono anche a rischio il suo amore con la bella Margherita. Ma il diavolo, giunto sulla Terra sotto le mentite spoglie del mago Woland, con l'aiuto di due bizzarri aiutanti e un gatto nero, accorrerà in aiuto di Nikolaj. Riduzione infelice del romanzo capolavoro di Bulgakov, la trasposizione cinematografica de Il maestro e Margherita condensa la copiosa narrazione in meno di novanta minuti, eliminando diversi personaggi e intrecciando situazioni e figure in maniera confusa, con un finale non del tutto chiaro a chi non avesse letto il libro. Anche le scene madri, che avrebbero meritato ampio risalto, vengono o eliminate, o risolte in maniera frettolosa e semi-dilettantesca, in una sorta di parodia involontaria dell'opera originaria. Discretamente in forma soltanto il cast, con buone interpretazioni di Tognazzi e di un mefistofelico Alain Cuny nei panni di Woland. Povero.

La decima vittima, di Elio Petri. Con Massimo Serato, Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli, Salvo Randone. Nel 2000, per cercare di controllare le guerre e la violenza, viene creato un club nel quale gli iscritti sono costretti a darsi la caccia mortale, alternando ogni volta, se sopravvissuti, il ruolo di cacciatore e vittima. La bella americana Caroline, prossima alla sua decima caccia (che se superata, le garantirà un milione di dollari in denaro) ha come prossimo obiettivo il fascinoso Marcello, romano da poco divorziato e pieno di debiti... Tralasciando il finale buonista, imposto dalla produzione, La decima vittima è un'intelligente opera di fantascienza sociale, avanti coi tempi, ricca di satira e situazioni scorrette che ben si adattano al personaggio di Mastroianni, in gran forma nei panni di uno sciupafemmine cinico e tagliente a cui fa da contraltare la prorompente bellezza della Andress. Stuzzicante.

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"Hugo Cabret" a un cinema all'aperto... Non mi è dispiaciuto, però non so perchè mi aspettavo qualcosa di più!

Niente di grave, suo marito è incinto, di Jacques Demy. Con Catherine Deneuve, Marcello Mastroianni, Micheline Presle, Marisa Pavan. Marco, istruttore di scuola guida, convive con Irene, che gestisce un salone di bellezza. Un giorno l'uomo rimane inspiegabilmente incinto, diventando immediatamente un caso mediatico senza precedenti. Commedia leggera e garbata, che pur non eccellendo, si fa guardare con piacere, complice la frizzante regia di Demy e la magnetica simpatia di Mastroianni e la Deneuve, già amanti anche nella vita. Finale con sorpresa forse un po' esagerato, ma che non guasta comunque il piacere della visione. Gradevole.

http-~~-//www.youtube.com/watch?v=6YyfjqsI-xo