Birdcage inn, di Kim Ki-Duk. Con Lee Jae-eun, Hae-eun Lee, Jae-mo Ahn, Hyeong-gi Jeong, Min-seok Son. Jina è una giovane ragazza che si prostituisce in una locanda. Il "mestiere" della nuova arrivata la mette subito in contrasto con Hyemi la figlia maggiore, sua coetanea, della famiglia che gestisce questo "motel" di fortuna. Kim Ki-duk dirige un altro dei suoi capolavori sulla sofferenza umana, raccontando della prostituzione in Corea e delle barriere sociale e ideoligiche che dividono le persone, con una poesia innata fatta di immagini e sguardi. Pur nella sua crudezza, anche registica, fuoriescono emozioni sinuose che emozionano in più occasioni, e il rapporto tra le due protagoniste che è al centro di questo dramma è raccontato con una delicatezza d'eccezione. Bravissime le due protagoniste. Penetrante. Voto 4 /5
Chi ucciderà Charley Varrick, di Don Siegel. Con Felicia Farr, Joe Don Baker, Norman Fell, Walter Matthau. Charley Varrick e la sua banda rapinano una banca di provincia, e scoprono solo dopo che nel bottino vi era quasi mezzo milione di soldi sporchi di un'organizzazione mafiosa. Da lì in poi l'uomo dovrà guardarsi sia dalla polizia che dai malavitosi defraudati. Lo specialista Siegel dirige un thriller che vive di momenti dilatati e improvvise scorribande di azione violenta, con una solida attenzione al reparto narrativo che si evolve in un finale perfetto. Matthau nei panni del cinico protagonista è perfetto, accompagnato da un cast in ottima forma, per circa due ore intense che sono divenuto culto. Rapace. Voto 3.5 / 5
Step Up 3D (visto in 2D)di Jon Chu con Rick Malambri, Sharni Vinson, Adam Gary Sevani, Alyson Stoner
Due squadre di ballo, i Pirati e i Samurai, si scontrano per la vittoria della World Jam, importante concorso di freestyle che mette in palio ben 100000 dollari. I Samurai sono i più forti di tutti, ma due nuovi elementi rialzeranno le possibilità dei Pirati... Costretto mio malgrado a vedere questo film, confermo la mia riluttanza verso il genere danzereccio, soprattutto quanto c'è di mezzo l'hip-hop, freestyle e cose simili. La trama è del tutto inutile e serve soltanto a infilare dentro qualche rotolamento di testa, cinque o sei salti carpiati, spaccate e via dicendo. I personaggi, più che degli stereotipi sono delle macchiette e quasi sempre si riesce a capire dove il film vuol andare a parare. L'unico colpo di scena sarebbe anche inaspettato, ma in questo contesto finisce per sembrare banale. VOTO: 1/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Step Up 3D
Bitch Slap
Paura nella città dei morti viventi
Maschi contro femmine
scusa, era da un po' che volevo dirtelo, e Step Up 3D è la classica cascata che fa traboccare il vaso... " />
ma chi te lo fa fare di vedere tutti 'sti film di me**a!!??!!!
Anche io di solito vado a vedere 1-2 film a settimana (al cinema) e qualcosa lo vedo a casa con gli amici nelle sere di pioggia...
Generalmente vedo buona parte dei film d'Azione, Fantasy e di Fantascienza, ma purtroppo tranne rari casi mostrano tutti gravi pecce dal punto di vista della Trama.
Ormai in fumetteria lo sport preferito è diventato quello di commentare i film ed i telefilm e di sparare commenti a zero. Soprattutto ogni volta che i protagonisti agiscono in maniera tutt'altro che logica, come prendere una sola pistola o un solo caricatore in un'armeria all'interno di un classico film Survival Zombie o altre cose che non hanno senso!
ok, può essere che ogni tanto becchi un film ce**o e sia pure divertente smontarlo pezzo per pezzo... però qui sharingan lo fa in modo quasi metodico
per me sarebbe come andare a un ristorante schifoso (sapendo che è schifoso) solo per poi potermi fare due risate... "gli spaghetti sapevano di piedi" "ma sicuri che la bistecca non fosse cuoio di rinoceronte?" ahahah...
Se si tratta di film che vedo al cinema (Step Up, Maschi contro femmine) è perchè ho più amiche femmine che maschi e mi tocca sorbirli perchè sono in minoranza e preferisco comunque uscire "a uffa" piuttosto che starmene in casa. Per altri film è diverso, alcuni sono film trash di cui sono consapevole (Bitch Slap) che vedo solo per far passare il tempo, altri perchè mi piace il genere e il regista (Paura nella città dei morti viventi) e non parto con l'idea che il film sia da buttare. ">
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Checkpoint, di Aleksandr Rogozhkin, con Roman Romantsov, Kirill Ulyanov, Ivan Kuzmin. Una divisione dell'esercito russo stanziato in Cecenia, in seguito a una rivolta nella quale è stato ucciso un civile, viene trasferito in un luogo di confine, isolato da tutti. I flebili contatti con la realtà sono dati da una ragazza che abita nel vicino vicino villaggio. Ma ben presto i contrasti culturali e gli interessi politici mettono a dura prova la vita dei soldati. Rogozkhin dirige un film sugli uomini messi alla prova da una situazione al limite, senza scadere in lancia patriottici o patetici, ma proponendo un ritratto sincero di giovani in un luogo-non luogo dove non vorrebbero trovarsi. Si vive in continuo bilico tra dramma e commedia, sino ad un finale beffardo che mostra ancora una volta la violenza fisica, ma soprattutto morale, della guerra. Intenso.
Kukushka - Disertare non è un reato, di Aleksandr Rogozhkin. Con Anni-Christina Juuso, Viktor Bychkov, Ville Haapasalo. Un soldato finlandese e uno russo, verso la fine della seconda guerra mondiale, trovano riparo presso la dimora di una giovane donna lappone, che attende da quattro anni il ritorno del marito. L'incomunibilità linguistica non impedirà comunque tra diversi fraintendimenti la nascita di un rapporto, con in più la sottile insinuazione del triangolo amoroso. Ancora Rogozhkin e la guerra, in un'Opera aperta alle più svariate letture, ma che alla fine può essere compresa nel semplice termine: uguaglianza. Si ride a svariate riprese per le incomprensioni tra i tre protagonisti, che continuano a parlare ognuno la propria lingua cercando di comprendere con i gesti e altri metodi le parole altrui, fino alla sottoparte sentimentale, labile ma che ben si adatta senza sformare una costruzione narrativa originale e che coinvolge dopo i primi minuti introduttivi. Brava e splendida Anni-Christina Juuso. Dolceamaro.
Il terrore corre sul filo, di Anatole Litvak. Con Barbara Stanwyck, Burt Lancaster, Ed Begley, Ann Richards. Leona Stevenson, malata da tempo al cuore, è costretta a letto. Una sera al telefono si imbatte per caso in una losca conversazione tra due individui che progettano di uccidere una donna. Indagando su quanto ascoltato, scopre che il marito le ha nascosto diverse cose e potrebbe essere coinvolto nell'omicidio. Tratto da un dramma radiofonico, il film di Litvak vive soprattutto della sua protagonista, un'intensa Stanwyck con la quale è impossibile non provare un'angosciosa empatia, con momenti di suspence di grande impatto e un finale tesissimo. La storia si muove muovendosi tra lunghi flashbacks e il presente, risultando seppur non originalissimo, in grado di regalare una serata d'eccezione per gli amanti della tensione. Corda di violino.
Tetsuo - The bullet man, di Shinya Tsukamoto. Con Shinya Tsukamoto, Eric Bossick, Eric Bossick, Akiko Monô, Yûko Nakamura, Stephen Sarrazin. Anthony è un tranquillo impiegato che vive a Tokyo con la moglie e il figlio piccolo. Quando questi viene rapito e ucciso da una misteriosa organizzazione, l'uomo in preda alla furia comincia a trasformarsi in un orribile creatura metallica, capace di scatenare distruzione ovunque e in cerca di vendetta. Il terzo capitolo dell'uomo d'acciaio di Tsukamoto riprende a grandi linee la trama classica dei precedenti episodi, ma adatta il tutto ad un contesto più commerciale e meno estremo del solito, confermato anche dall'aver girato in lingua inglese. Ciò nonostante non mancano alcune sequenze forsennatamente ispirate, degne del comprovato maestro della dicotomia cyberpunk tra uomo e macchina, anche questa volta presente nel cast nei panni del diabolico villain. Inferiormente godibile.
Seven, di David Fincher. Con Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey, Gwyneth Paltrow, John C. McGinley. Un serial killer uccide le sue vittime in modo efferato, e seguendo una sorta di rituale sui sette peccati capitali. Sugli omicidi indagano il saggio Somerset, prossimo alla pensione, e il giovane e istintivo Mills. Thriller teso e avvincente con atmosfere da noir, Seven è stato il film che ha consacrato Fincher come uno dei registi più promettenti (e il futuro ha certamente confermato l'impressione) dell'ultima decade e mezzo. Violento più nella psicologica che nell'immagine, incalzante fino al macchiavellico finale, è lo specchio del male che esiste ovunque, e proprio per questo la città dove si svolgono i fatti non ha un nome e il killer si chiama John Doe, diffuso pseudonimo d'Oltreoceano. Cast in gran forma, su cui si elevano un Freeman introspettivo e uno Spacey diabolico per il breve tempo che calca lo schermo. Un "peccato" non averlo mai visto.
Tetsuo - The bullet man, di Shinya Tsukamoto. Con Shinya Tsukamoto, Eric Bossick, Eric Bossick, Akiko Monô, Yûko Nakamura, Stephen Sarrazin.
Inferiormente godibile.
Seven, di David Fincher. Con Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey, Gwyneth Paltrow, John C. McGinley.
Un "peccato" non averlo mai visto.
Come mai agli ultimi due niente voto?
I voti sono obsoleti ormai " /> Scherzi a parte, ritengo che conti di più ciò che è scritto all'interno del mini-pezzo, quindi mettere un numero lì alla fine tanto per catalogarlo lo trovo superfluo. Già con i pezzi normali che scrivo sulle testate, con tanto di voti, molte volte i lettori si limitano soltanto a leggere quello senza dar troppo peso all'analisi, quindi almeno qui preferisco evitarlo anche se ovviamente non è la stessa cosa :P
Cambio di stile insomma
E' comunque una modifica recente dato che l'ho notato solo negli ultimi pezzi, all'inizio di questa pagina ce n'è uno col voto, quindi mi è sembrata una cosa particolare.
Però sono d'accordo con te, l'importante è il testo non il numero.