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Commenti su film appena visti
D di Darrosquall
creato il 25 luglio 2005

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sharingan
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Inviato il 24 ottobre 2010 15:43

Miami Vice di Michael Mann con Colin Farrell, Jamie Foxx, Gong Li, Elizabeth Rodriguez

Tratto dalla celebre serie TV degli anni 80, è la storia di Ricardo Tubbs (Jamie Foxx) e Sonny Crockett (Colin Farrell), agenti della polizia di Miami che si infiltrano in una organizzazione criminale colombiana dedita allo spaccio di stupefacenti. Durante la missione Sonny si innamora di Isabella (Gong Li), amante del boss Montoya, e si troverà così in conflitto tra i doveri del suo mestiere e il sentimento che lo lega alla bella. Dopo il quasi capolavoro di "Collateral" il grande Michael Mann fa un passo indietro con un film eccessivamente freddo e poco coinvolgente, nonostante alcuni aspetti positivi. Il punto più forte è indubbiamente la fotografia di Dion Beebe, potentissima e realistica, capace di dare alla città di Miami una personalità e un'anima propria, con un lavoro molto simile a quello che lo stesso direttore aveva fatto con "Collateral" e la città di Los Angeles. Venendo alle criticità mi pare che la coppia di attori scelti per i due ruoli principali non funzioni a dovere; non in realtà per un limite degli interpreti, ma perchè la sceneggiatura è impostata in modo tale che i due operino in modo distinto ed interagiscono poco. A questo si aggiunge il fatto che il personaggio di Jamie Foxx è incomparabilmente meno interessante e approfondito di quello di Farrell, generando così un certo squilibrio nella già fragile coppia. L'operato di Gong Li è indecifrabile, oscillante tra estremi moto buoni ed altri poco convincenti, ma soprattutto funziona male la sua storia d'amore con Colin Farrell che nasce in modo un po' troppo affrettato come qualcosa di forte e passionale ma senza che questa passione riesca ad emergere veramente. Il finale molto bello, con un tipo di sequenza che è tipica dei film di Mann, racconta quello che il film sarebbe potuto essere (in meglio) ma che non è riuscito del tutto. VOTO: 3/5


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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Inviato il 24 ottobre 2010 20:00

Bitch Slap di Rick Jacobson con Julia Voth, Erin Cummings, America Olivo, Michael Hurst

Tre ragazze super-sexy alle prese con criminali di ogni genere si affrontano in uno sperduto deserto. Basta una singola frase per riassumere la trama di questo film, ma la verità è che si poteva anche farne a meno, visto che la trama è talmente bizzarra e volutamente sconclusionata da rendere trascurabile qualsiasi tentativo di dare un'idea di che cosa si stia parlando. Questo film è pura exploitation, apertamente di serie B, fracassone, trash e pulp oltre ogni limite con tanto di sparatorie surreali praticate con armi giganti, lotte tra bonazze con le tette di fuori, scene quasi erotiche tendenti al lesbo e chi più ne ha più ne metta. Seppur il non prendersi sul serio può essere considerato un pregio di questa pellicola, tuttavia il risultato non è comunque soddisfacente a causa di una certa ripetitività di situazioni, di una scarsa (se non nulla) varietà di locations ma soprattutto per il fatto di non riuscire a divertire come vorrebbe. VOTO: 2/5


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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Inviato il 25 ottobre 2010 11:21

Figli delle stelle di Lucio Pellegrini con Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Fabio Volo

Una banda di quattro persone più o meno deluse dalla vita, decide di dare una svolta alla propria esistenza rapendo un ministro. Nella confusione finiscono per catturare la persona sbagliata e la loro vicenda prenderà dei connotati in bilico tra la tragedia e la farsa. Dopo "Benvenuti al Sud" un'altra buona commedia imperfetta, meno grossolanamente divertente ma un pizzico più coraggiosa e spregiudicata (ma giusto un pizzico) della pellicola di Bisio e Co. La tematica di fondo, attualissima, è quella del precariato e della crisi economica combinata con l'arroganza del potere politico; più o meno tutti i personaggi coinvolti hanno avuto a che fare con questa situazione e decidono così di reagire al potere costituito con il rapimento. Questo è forse il merito principale del film, quello cioè di aver portato sugli schermi una situazione reale e veritiera (il precariato, la crisi ,cosa che non capita spesso nel cinema italiano), anche se affrontata poi in modo fantasioso (il rapimento). L'aspetto più problematico è dato dall'incerta sceneggiatura, non sempre lineare e che sovente finisce per raccontare vicende poco interessanti e troppo slegate dal contesto, soprattutto nella storyline di Fabio Volo che a un certo punto assume un'eccessiva indipendenza rispetto al grosso della trama. Se poi Favino e Battiston sono straordinari e calamitano gran parte dell'attenzione, certo questo non si può dire del resto del cast che oscilla tra la sufficienza scarsa e l'irrilevanza, questo anche a causa della non buonissima costruzione del personaggio. In conclusione: un film gradevole, a volte incerto, che funziona a sprazzi ma che non è alieno da qualche elemento di originalità. VOTO: 3/5


 

« I met a traveller from an antique land
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Stand in the desert. Near them on the sand,
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And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
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Inviato il 25 ottobre 2010 23:25

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Fitzcarraldo, di Werner Herzog. Con Klaus Kinski, Claudia Cardinale, José Lewgoy, Peter Berling, Salvador Godínez. Amazzonia: il sognatore Brian Sweeney Fitzgerald vuole costruire un grandioso teatro per l'Opera. Per recuperare i fondi necessari acquista una nave con cui dedicarsi al commercio di caucciù: il suo scopo infatti è raggiungere con l'imbarcazione un'inaccessibile zona, dove poter intraprendere nuove rotte commerciali, abitata da temibili popolazioni indigene. Un film dalla tribolazione ardua, costato soldi, sangue e sudore a Herzog, e che ha meritatamente vinto la Palma d'Oro per la Miglior regia a Cannes. E' la indomabile storia di un sognatore pronto a sfidare qualsiasi ragione pur di realizzare il suo obiettivo, in mezzo a luoghi selvaggi di sconfinata bellezza. Spettacolare la scena del trasporto della nave sulla cima di una collina, vero e proprio esempio di questa gara impari con le forze della natura e della logica. L'accompagnamento lirico in apertura e chiusura rende l'Opera ancor più solenne, senza dimenticare la mostruoso interpretazione dell'amico-nemico storico del regista, uno Klaus Kinski in stato di grazia. Simbolo. Voto 4.5 / 5


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Inviato il 26 ottobre 2010 2:47

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The World, di Jia Zhangke. Con Zhao Tao, Chen Taishen, Jing Jue. The World è un enorme parco tematico di Pechino, suddiviso per zone che replicano le meraviglie della città più famose del mondo. Ma la vita dei dipendenti non è dorata come quel magico "mondo" farebbe presupporre. Con un taglio semi-documentaristico e attinente alla realtà, Zhangke propone uno spaccato delle contraddizioni attuali della Cina moderna, che con un occhio guarda a Occidente e con l'altro si ritrova ancorata alle sue tradizioni. Scampoli di esistenza, in un costrutto narrativo non sempre collegato, che mostrano i turbamenti emotivi e le evoluzioni sentimentali di uomini e donne che poplano questo vera e propria realtà a parte. Rassegnazione, perdita e qualche raro scampolo di felicità si fondono in questo riuscito amalgamo cui pesa soltanto una seconda parte eccessivamente lenta nella costruzione dei rapporti. Ma la mano del regista, che qui si lascia andare anche a ispirati inframezzi animati, è sempre impeccabile. Mascherato. Voto 3.5 / 5


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Inviato il 27 ottobre 2010 1:20

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Cleopatra, di Joseph L. Mankiewicz. Con Elizabeth Taylor, Richard Burton, Rex Harrison, Hume Cronyn, George Cole. Cleopatra sposa Cesare e ha un figlio da lui, prima che questi venga ucciso. In seguito, con l'aiuto e l'amore di Marco Antonio, cercherà di contrastare le mire di Ottaviano, pronto a prendere il posto del deceduto dittatore. Kolossal vecchio stampo come non se ne fanno più, è forse il film più convenzionale di Mankiewicz, e nonostante il fallimento commerciale, nelle sue circa 4 ore (versione integrale) regala emozioni agli amanti del genere. Sontuoso, ricco di ispirate scenografie e sgargianti costumi, ha forse la sua pecca nell'incostanza recitativa, in cui si salva solo Rex Harrison, mentre la Taylor alterna una buona prova nella prima parte a una seconda abbastanza deludente, affiancata dal compagno Burton. Sfarzoso.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 29 ottobre 2010 0:53

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After this our exile, Patrick Tam. Con Aaron Kwok, Charlie Young, Ng King-To, Valen Hsu, Faith Yeung. Il piccolo Boy rimane senza l'affetto della madre, fuggita per amore con un altro uomo, stanca del tormentato rapporto con Chow, suo compagno e padre del bambino. Chow, cuoco e giocatore d'azzardo pieno di debiti, è distrutto dal dolore e non si accorge dei bisogni e delle necessità del figlio, finendo in miseria e costringendolo a rubare...Dopo diciassette anni Patrick Tam torna dietro la macchina da presa, e dirige un film intenso sulla discesa all'inferno di un padre e di un figlio che, come spesso in questi casi, si rivela più il più maturo dei due. Il personaggio di Aaron Kwow, dalla psiche instabile che alterna eccessi di sincera tenerezza a estremi di violenza e sfruttamento, è allo stesso tempo odioso ed empatico, arrivando a creare delle forti emozioni nello spettatore. Nei 150 minuti di durata, girati splendidamente, con una cura maniacale per le immagini (la scena di sesso è di quelle che non si dimenticano) si soffre e si prega per il destino dei protagonisti, arrivando a far rimanere questa storia dolorosa nella mente e nell'animo, crescendo di ora in ora dopo la visione. Sofferente malinconia. Voto 4 / 5


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Guardiano della notte
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Inviato il 30 ottobre 2010 23:42

Su Iris è appena terminato "We were soldiers", diretto da Randal Wallace e interpretato da Mel Gibson.

Basato sul libro "We Were Soldiers Once...And Young" del tenente colonnello Hal G. Moore (all'epoca comandante del reparto protagonista del film) e del reporter Joseph L. Galloway, il film narra della battaglia di Ia Drang tra le forze americane e l'esercito popolare nordvietnamita.

Moore è un veterano della guerra di Corea, che riceve il comando del 1° Battaglione del 7° Reggimento Cavalleria della 1a Divisione Cavalleria (Aeromobile), un reparto appena creato di soldati elitrasportati. Dopo un duro addestramento, che cementa sempre più l'unione degli uomini (mentre le loro famiglie, parimenti, diventano sempre più amiche), arriva infine l'ordine di partire per il Vietnam. Moore è inquieto, sia per il nome appena assegnato al reggimento (il 7° cavalleria fu il reparto di Custer a Little Big Horn, interamente massacrato) che per la scelta del presidente Lyndon Johnson di non dichiarare lo stato d'emergenza nazionale (segno che la guerra non è ancora considerata seriamente e che quindi non saranno mobilitati i veterani). Una volta arrivati sul posto, Moore interviene con i suoi 495 uomini contro forze nemiche che hanno attaccato una base americana, nonostante l'intelligence ignori completamente la loro consistenza. Una volta arrivati nella valle di Ia Drang, il suo reggimento si trova accerchiato da 2000 soldati ben armati ed addestrati, nonchè in evidente vantaggio tattico. Sarà una dura lotta, nella quale entambe le parti subiscono dure perdite e prendono contatto con quello che sarà il leit motiv dello "sporco Vietnam". Il film si concentra primariamente su Moore ed i suoi uomini, sui loro dolori e sul loro disperato coraggio, ma l'attenzione è rivolta anche al comandante nordvietnamita Nguyen Huu An, che parimenti si batte con coraggio e soffre nel vedere i suoi uomini morire intorno a lui. Il tutto è narrato dalla voce del reporter Galloway, unitosi ai soldati di Moore per documentare la battaglia.

Crudo e realistico nel mostrare la realtà della guerra vietnamita nella sua fase iniziale, il film basa la sua forza sull'interpretazione di Mel Gibson e sulle ottime scene di guerra: entrambe rendono ottimamente l'incubo della battaglia, la sofferenza della guerra e il forte legame che nasce tra soldati in guerra. Altrettanto riuscito è la contrapposizione Moore-Huu An e quella tra i rispettivi atti di coraggio e sofferenze, sebbene qui il lavoro del regista abbia peccato di scarsa attenzione all'area vietnamita, sacrificata fin troppo a favore di quella americana. La retorica del bravo soldato americano s'incarna nel personaggio di Gibson: ottimo comandante, marito devoto, padre amorevole, bravo cristiano. I momenti relativi agli ultimi tre aspetti sono forse i più stucchevoli, così come stucchevole è un certo nazionalismo americano un po' datato, ma le scene di guerra, col loro carico di dolore e amicizia contribuiscono a migliorare la situazione.

In definitiva, un buon film di guerra, che pecca forse di una certa ingenuità, ma che ha se non altro il pregio di non nascondere le cose.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 02 novembre 2010 2:02

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Il prestanome, di Martin Ritt. Con Michael Murphy, Woody Allen, Zero Mostel, Herschel Bernardi, Andrea Marcovicci, Josef Sommer, Danny Aiello, Georgann Johnson. Cassiere di bar accetta di fare da prestanome per tre amici, scrittori televisivi, finiti nella lista Nera del Maccartismo. Ma prima o poi le indagini si accaniranno anche contro di lui. Allen solo attore in veste drammatica è una vera sorpresa, e regala insieme alla "massiccia" presenza di Mostel (realmente finito nella Lista nera negli anni '50, così come il regista, l'abile Ritt) uno dei maggior spunti di interesse del film, che rievoca con sobrietà e intimo disagio una delle pagine più nere dello "recente" storia americana. Personaggi ispirati e una sceneggiatura, firmata da Bernstein, di quelle pressochè perfette per una visione interessante. Amaro. Voto 3.5 / 5


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Inviato il 04 novembre 2010 0:32

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Ga, Ga, Chwala Bohaterom - Glory to the heroes, di Piotr Szulkin, con Bozena Dykiel, Gabriela Kownacka, Katarzyna Figura, Anna Majcher, Krzysztof Majchrzak, Stanislaw Manturzewski, Daniel Olbrychski, Leon Niemczyk, Jan Nowicki. Prossimo futuro: il governo mondiale utilizza i detenuti come astronauti "volontari" per missioni spaziali. Uno di loro, mandato su un pianeta lontano, viene accolto come un eroe dagli abitanti di quel luogo desolato, in tutto e per tutto simili ai terrestri eccetto qualche particolare. Ma l'uomo non sa che essere "eroe" in quel luogo significa, dopo i primi onori conferitigli, esser impalato in pubblica piazza per il divertimento del pubblico. Satira fantascientifica, grottesca e specchio del degrado morale con riferimenti alla fine del comunisco e alla contaminazione del capitalismo. Una società surreale quella aliena, in cui tutti gli istinti più bassi dell'uomo vengono messi a nudo, anticipando anche in una sorta di via profetica (datato 1986) e, ovviamente, maggiormente enfatizzata, il mondo dei reality show e l'ossessione per i fatti di cronaca nera. Protagonisti adatti, con la ammaliante bellezza di una giovane Katarzyna Figura. Folle. Voto 3.5 / 5

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 04 novembre 2010 4:42

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Infection, di Masayuki Ochiai. Con Michiko Hada, Mari Hoshino, Tae Kimura, Yôko Maki, Kaho Minami, Moro Morooka, Shirô Sano, Koichi Sato. In un ospedale sull'orlo del collasso finanziario, e in preda a diversi problemi, si diffonde un'epidemia causata da un paziente appena arrivato in condizioni critiche. Il personale, quattro infermiere e tre medici, si troverà a lottare contro un virus che conduce alla pazzia. Interessante divagazione dal classico j-horror, che riprendendo atmosfere ospedaliere, introduce una storia cupa e perversa che più che sull'orrore inteso come spiriti vendicativi, si muove sul senso di colpa e sulle insicurezze dei protagonisti, lentamente contagiati uno a uno da un morbo di cui non si comprende la causa. Pregno di una violenza seppur non eccessiva, a tratti destabilizzante, regala novanta minuti inquietanti con un finale non chiaro che si presta a diverse, appassionate, interpretazioni. Allucinato. Voto 3 / 5


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Inviato il 05 novembre 2010 21:03

Paura nella città dei morti viventi di Lucio Fulci con Katherine MacColl, Carlo De Mejo, Christopher George, Venantino Venantini

Durante una seduta spiritica una ragazza di nome Mary cade in trance, ha una visione di un prete che si impicca e poi cade a terra morta. Una volta sepolta si risveglia e viene salvata per miracolo da un giornalista. Cos'è successo? Un horror di zombie poco appassionante e a tratti confusionario che fallisce per le eccessive pretese di andare oltre gli stereotipi e le convenzioni del genere, senza però riuscirci appieno e senza essere particolarmente coinvolgente. La sceneggiatura è il problema principale, pur non essendo particolarmente strampalata (almeno rispetto a quello che si vede di solito in film simili) risulta invece troppo dispersiva con una suddivisione della trama in due tronconi principali che si incontrano troppo tardi. La conseguenza è che per 3/4 del racconto non si capisce perfettamente quale sia il legame che unisce le due storyline, mentre quando le due parti si incontrano appare tutto troppo veloce e repentino. Ma su tutto aleggia un senso di indefinito e impreciso che non manca di irritare, con spiegazioni ridotte al minimo, soluzioni abbastanza strane e bislacche ( zombie che appaiono e scompaiono a loro piacimento) e un finale che oscilla tra il banale e l'incomprensibile. Una pellicola da bocciare, anche se non mancano alcune scelte stilistico-plastiche di buon livello. VOTO: 2/5


 

« I met a traveller from an antique land
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Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
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The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
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Look on my works, ye Mighty, and despair!"
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Inviato il 06 novembre 2010 3:20

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Due stelle nella polvere, di Arnold Laven. Con George Peppard, Dean Martin, Jean Simmons, Don Galloway, John McIntire. La cittadina di Jericho è preda dei soprusi dell'ex sceriffo Alex Flood, che padroneggia da anni con la sua banda. Quando in città arriva il vecchio sceriffo Hickman e il più giovane collega Dolan, le cose sono destinate a cambiare. Western convenzionale nella trama e nell'evoluzione, ma che si fa apprezzare per un'atmosfera "rocciosa" e ottime scene d'azione, con attori in forma, sia i comprimari che le stelle del titolo italiano Martin e Peppard. Adempiente. Voto 3 / 5


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Inviato il 06 novembre 2010 6:26

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The red shoes, di di Kim Yong-gyun. Con Kim Hye-su, Kim Seong-su, Go Su-hee, Lee Eol. Una donna, che ha da poco scoperto il tradimento del marito e si è trasferita con la figlioletta in un'altra città, raccoglie nella metropolitana un paio di scarpette rosa. Queste provocano le gelosia di chiunque le veda, arrivando a destabilizzare anche il rapporto tra madre e figlia. Una vecchia maledizione è legata a quelle scarpe... Ispirandosi alla fiaba di Andersen, Kim Yong-gyun dirige un horror visivamente e tecnicamente superbo, con l'eterno contrasto di fotografia tra gli ambienti e i personaggi, cupi e cinerei, e gli oggetti "maledetti" che brillano in questo grigiore. Ne esce fuori un racconto seppur ricco di reminscenze ai classici del genere, non poco affascinante e conturbante, con vagiti feticisti e che si avvale della ottima prova della protagonista Hye-su Kim. Dannato. Voto 3.5 / 5


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Inviato il 06 novembre 2010 15:41

Maschi contro femmine di Fausto Brizzi con Paola Cortellesi, Fabio De Luigi, Alessandro Preziosi, Nicolas Vaporidis

Un allenatore di pallavolo sposato tradisce la moglie con una sua giocatrice, un dongiovanni incallito si innamora della frigida vicina di casa, un ragazzo e una ragazza amici d'infanzia scoprono di frequentare la stessa donna, una donna divorziata e in crisi di autostima tenta di rifarsi la vita. Quattro storie diverse incentrate sul tema del titolo si intrecciano ogni tanto, dando vita a una commedia discreta che convince solo a metà. Delle quattro trame la più bella è quella che vede protagonisti Preziosi e la Cortellesi, in due ruoli che vanno al di là del loro repertorio tradizionale; buona ma poco originale anche lo spezzone con De Luigi; insufficienti le altre due parti, soprattutto quella con Vaporidis. In realtà tutto è piuttosto banale e scontato, soprattutto con i finale che sono ampiamente prevedibili e telefonati, con una esagerata tendenza al buonismo e al lieto fine. Soddisfano invece alcuni gustosi sketch di pochi minuti, in cui fanno la loro comparsata alcuni attori noti (Bisio, Solfrizzi, Littizzetto). VOTO: 2,5/5


 

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