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Commenti su film appena visti
D di Darrosquall
creato il 25 luglio 2005

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Guardiano della notte
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Inviato il 16 novembre 2010 23:17

Finalmente, dopo anni che dicevo che l'avrei visto, sono riuscito a gustarmi "Tron", film del 1982 diretto da Steven Lisberger.

Il film si concentra su Kevin Flynn, giovane programmatore da anni in lotta contro la Encom, società informatica il cui attuale direttore Dillinger ha fatto passare per suoi programmi in realtà scritti da Flynn, diventando immensamente ricco. In realtà, Dillinger sta diventando una pedina nelle mani del Master Control Program (MCP), un'intelligenza artificiale disegnata anni prima da Flynn ma cresciuta a livelli insospettabili. E' proprio MCP a custodire, nella memoria centrale dell'azienda, i dati che svelerebbero la truffa di Dillinger. Dopo l'ultimo fallito tentativo di introdursi nella memoria centrale dela Encom, Flynn riceve la visita inaspettata della sua ex-fidanzata Lora (scienziata presso la medesima Encom) e del fidanzato di lei Alan (programmatore presso la Encom e creatore del programma Tron, in grado di controllare, se completato, persino lo stesso MCP). I due decidono di aiutarlo ad introdursi nella sede centrale, ma MCP ha altri progetti. Sfruttando uno speciale laser creato da Lora e da una suo superiore, MCP "digitalizza" Flynn mentre questi è al lavoro ad un terminale della sede centrale Encom e lo trasporta nel suo mondo. Sarà una dura lotta per Flynn fermare MCP, scoprire le prove della truffa ordita da Dillinger e sopravvivere alle sfide del mondo virtuale, in compagnia del programma Tron.

Il film, per l'epoca, si segnalò per un uso davvero all'avanguardia e spregiudicato della computer grafica, funzionale ai fini della storia perchè capace di creare un'atmosfera davvero futuristica e aliena. Non a caso, tra coloro che lavorarono alla scenografia virtuale figura quella leggenda del fumetto che è Jean "Moebius" Giraud. Anche oggi, dopo quasi trent'anni, mantiene intatta la sua carica evocativa, sebbene si possa sorridere di certe soluzioni grafiche. Le light cycles restano sempre però un piacere per gli occhi, come anche le tute con le luci. La trama scorre liscia, anche se prevedibile, sebbene il film si segnali comunque per essere stato il primo a concentrarsi sulla realtà virtuale: "Neuromante" di William Gibson sarebbe uscito appena un paio d'anni dopo. Tra i personaggi spicca soprattutto Flynn, intepretato da un Jeff Bridges un po' troppo istrionico ma decisamente adatto al ruolo. Bravo anche Bruce Boxleitner (il capitano John Sheridan di Babylon 5 per quattro delle cinque stagioni) nel ruolo di Tron, programma senza macchia e senza paura, anche se un po' troppo "inquadrato".

Nel complesso, un film sicuramente datato, anche per certe scelte di dialoghi, ma ancora godibile, specialmente per gli amanti della fantascienza e della realtà virtuale.

Ultima nota. Il 29 dicembre 2010 uscirà in Italia (il 17 negli USA) il seguito del film "Tron Legacy". In realtà "Tron" è perfettamente autoconclusivo, perciò sono curioso di vedere, oltre alle succose scelte grafiche, anche come si svilupperà la trama.


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sharingan
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sharingan
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Inviato il 16 novembre 2010 23:44

Buried - Sepolto di Rodrigo Cortés con Ryan Reynolds, Robert Paterson, José Luis García Pérez, Stephen Tobolowsky

Paul Conroy, un camionista che lavora in Iraq come contractor si risveglia imbavagliato in una cassa da morto con una penna, un accendino e un cellulare. L'aria è poca e la sabbia pian piano penetra, rischiando di farlo soffocare. Con i pochi mezzi disposizione, Paul deve tirarsi fuori da questo pericolo. Buona idea (anche se non del tutto originale), ma eseguita in modo piatto e mediocre, con pochi sussulti. Chiaramente la situazione su cui ruota la trama pone il tutto su un piano molto inclinato; difficile infatti inventarsi qualcosa di sorprendente e particolarmente fantasioso con un solo personaggio in scena e un'unica location ultra-ristretta. Considerata questa attenuante, bisogna però dire che qualcosa di più si poteva fare e che comunque non si era obbligati a fare per forza una scelta così estrema. Il problema è che inevitabilmente, con film di questo tipo, si è soliti credere che la vicenda sarà poi risolta con qualche colpo ad effetto, che ad una tale esiguità di mezzi corrisponda una maggiore attenzione verso la sceneggiatura. In questo caso non è così. Se l'inizio è efficace e inquietante e desta una certa curiosità, con il passare del tempo tutto assume una proporzione estremamente banale e scontata, senza nemmeno che si riesca a provare una particolare angoscia per la vicenda (cosa comunque strana visto che stiamo parlando di un uomo sepolto vivo nel deserto). Si ha quindi l'impressione di un racconto con un buon potenziale, ma che viene sfruttato solo in piccola parte e nemmeno tanto bene. VOTO: 2,5/5


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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Blindevil
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Blindevil
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Inviato il 18 novembre 2010 3:27

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Apartment 1303, di Ataru Oikawa, con Noriko Nakagoshi, Arata Furuta, Eriko Hatsune. L'appartamento 1303 di un complesso residenziale è infestato da presenze che hanno condotto al suicidio tutte le giovani ragazze che vi hanno abitato. Mariko è stata colpita dalla morte della sorella, che si era trasferita proprio lì da poco, e incomincia ad avere strane visioni che la porteranno a scoprire un'agghiacciante verità. Questo j-horror di Oikawa, pur palesemente imperfetto, non è privo di spunti interessanti, a cominciare dalla forte componente dedicata al lato introspettivo dei personaggi, trasformandola in una storia di fantasmi reali e demoni interiori. Certo le vie della paura sono le stesse che gli emuli di Ringu e Ju-on hanno inflazionato negli anni, con effetti speciali appena discreti, ma l'atmosfera opprimente salva comunque il film da un' insufficienza netta. Accettabile. Voto 2.5 / 5


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satan_shark
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satan_shark
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Inviato il 18 novembre 2010 12:33

Cos'è la versione Jappo di Stanza 1408 di Stephen King?


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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard
Guardiani della Notte
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Darklady
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Guardiani della Notte

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Inviato il 19 novembre 2010 10:28

Un paio di settimane fa ci siamo concessi un w.e. di completo relax, siamo andadi da Blockbuster e ci siamo affittati 3 films di cui segue descrizione/giudzio.

 

Sex and the City 2: tornano le 4 "ragazze" di New York Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha. Dopo l'avventura del loro matrimonio, Carrie e "Big" sperimentano la vita da sposati tra alti e bassi e scopronon che non tutto è come si erano aspettati. Ci sono piccole tacite regole che ogni coppia si impone, si impara a vivere insieme dalle piccole cose, dai piccoli gesti e questo Carrie non lo capisce immediatamente. Lei vorrebbe continuare a fare la bella vita tra feste fashion e cenette al ristorante, mentre John, "Big", ama anche restare in casa, mangiare cibo da asporto....Dopo un viaggio da sogno ad Abu Dabi insieme alle inseparabili amiche, e qualche giorno trascorso nel vecchio appartamento, Carrie comprende i suoi errori e torna da "Big"......

Divertente commedia, leggera e piacevole. Sicuramente indicata a tutti coloro che hanno già seguito la serie TV ed il precedente film che comunque resta al di sopra di questo....

Voto 3/5

 

Robin Hood di Ridley Scott, con Russell Crowe e Cate Blanchet: 1199 Riccardo Cuor di Leone è in viaggio per ritornare in Inghilterra dopo la III° Crociata e la prigionia in Austria, viene ucciso da una freccia durante l'assedio di Chalus, in Francia. Un gruppo di arcieri (tra cui tale Robert Longstride, Russell Crowe) messi ai ferri per punizione, approfitta del trambusto che ne segue e fugge diretto in patria. Tuttavia, durante il loro percorso si imbattono nella guarnigione, attaccata e massacrata dai francesi, che nella persona di Robert di Loxley doveva riportare in Inghilterra la notizia della morte del Re. L'arciere in fuga Robert Longstride da la sua parola d'onore al nobile Loxley di riportare la sua spada al vecchio padre nella contea di Notthingham. Dapprima riluttante, Longstride accetta e, camuffato insieme ai suoi compagni con gli abiti di Loxley e del resto della guarnigione, rientra in Inghilterra.......

A parte qualche (non) lieve imperfezione storica, a parte qualche figura tendenzialmente stereotipata, il film scorre senza problemi; ricco di colpi di scena, battaglie superbe, personaggi (soprattutto i protagonisti principali, Robin e Marion) credibili e densi di sfumature che solo verso il finale li decretano esplicitamente buoni (o cattivi) a tutto tondo. Questa non è la storia del fuorilegge Robin Hood, ma l'antefatto della sua leggenda. Sarà perché Russell Crowe e Cate Blanchett sono tra i miei attori preferiti, sarà che Ridley Scott riesce ad accendere una particolare scintilla nei film in costume, ma questo Robin Hood è davvero un buon film che alla fine lascia appagati. Tralasciando a priori, come già detto in precedenza, le (troppe) licenze storiche.

Voto 4/5

 

Sherlock Holmes di Guy Ritchie con Robert Downey Jr e Jude Law: per questo film, che mi è piaciuto in modo assoluto e definitivo, copio ed incollo una critica che rappresenta appieno la mia opinione. Ho letteralmente adorato la dialettica; dialoghi brillanti, acuti, pungenti e ricchi di quella giusta dose di irriverente sarcasmo ed arrogante ironia capaci di stimolare le menti di chi li ascolta.

Sul finire dell'Ottocento, Londra è una città affascinante e pericolosa. Le novità tecnologiche attirano i cittadini più curiosi, ma il richiamo per l'occulto e il soprannaturale è altrettanto forte. Quando Sherlock Holmes e il fido dottor Watson consegnano l'assassino di giovani donne Lord Blackwood alla giustizia e, dopo aver assistito all'esecuzione capitale, assistono non di meno alla sua apparente resurrezione, Holmes è felice di potersi finalmente interessare di qualcosa alla sua portata. Tanto più che si è ripresentata a lui la bella Irene Adler, chiedendo il ritrovamento di un uomo che si scoprirà interrato nella bara di Blackwood. I casi si intrecciano, si aggrovigliano, sporcano gli abiti di fumo e di avventura.

Guy Ritchie punta su un indirizzo ambizioso: 221B, Baker Street. Lente d'ingrandimento alla mano, smette di farsi sedurre dall'eccentricità per accumulazione (i tanti personaggi delle pellicole precedenti) e la trova, purissima, per “concentrazione” nella figura di Sherlock Holmes, così come fece capolino inizialmente sulle pagine di Conan Doyle, prima di rifarsi trucco e parrucco in seguito alle ingerenze dei lettori, della storia, della leggenda e del cinema stesso. Un uomo di straordinario acume e ugual passione per l'azione, ordinato mentalmente come nessun altro (se n'è fatto un “metodo”), che vive da bohemien nel disordine dei ritagli di giornale (la cronaca scandalistica), della polvere (bianca?) e dell'assenza di regolari abitudini, scazzottando alla bisogna a mani nude. Questo ritorno alle origini del personaggio –benché poi la sceneggiatura segua un plot originale- è una prima evidenza a favore del lavoro di Ritchie.

Seconda, ma intimamente connessa, viene la scelta degli interpreti: il nuovo Holmes emerge, coerente e vigoroso, dalla zona di intersezione e sovrapposizione tra le caratteristiche romanzesche del detective di Conan Doyle e quelle reali e “biofilmografiche” di Robert Downey Jr., talento istrionico, uomo intelligente e contraddittorio, paladino iron(ico), non privo di invadenti fantasmi e noti (alle cronache) trascorsi. Al suo fianco, Jude Law è un dottor Watson con personalità, un passo indietro in quanto a genialità e spavalderia ma complice sincero, coinquilino avvenente, braccio (destro) e spalla (fuori e dentro la finzione) che valgono bene una scenata di gelosia, un tocco di isterismo, una manciata di voluta ambiguità. Rachel Mc Adams, infine, è “la donna”, furba e traditrice, unica fonte femminile di interesse per il nostro, in quanto caso irrisolvibile, abitante di quel territorio del diavolo - la criminalità elegante e scaltra - con cui il protagonista flirta tanto piacevolmente. Ma uno più uno, questa volta, non fa un due pieno.

Qualche spacconeria di sceneggiatura, non poche lungaggini, dialoghi che promettono ma non conquistano, fermano lo spettatore dal fregarsi le mani e gli lasciano sul viso un sorrisetto sarcastico. Alla Holmes.

Voto: 5/5


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Inviato il 21 novembre 2010 6:36

Cos'è la versione Jappo di Stanza 1408 di Stephen King?

 

Ho visto solo il film tratto dal libro di King, e basandomi su quello ti posso dire che sono molto diverse le storie... ;)


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Inviato il 23 novembre 2010 4:36

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Gabal - The wig, di Won Shin-Yeon, con Chae Min-Seo, Yu Seon, Park Mun-Su, Ichido Eriko. Su-hyun, malata terminale di cancro, torna a casa alle amorevoli cure della sorella. Dopo aver trovato una misteriosa parrucca, la giovane però dimostra un morboso cambiamento di carattere, che metterà a repentaglio la vita della sorella e di chi la circonda. Horror coreano improntato sulla componente psicologica, non disdegnando però alcune scene di puro terrore. Un'atmosfera opprimente e cupa aleggia fino al drammatico colpo di scena finale, accompagnata da un comparto tecnico di tutto rispetto, e la storia regala anche qualche "picco" di originalità in un genere da tempo inflazionato. Aguzzo. Voto 3.5 / 5

 

 

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Faust, di Friedrich Wilhelm Murnau. Con Gösta Ekman, Emil Jannings, Camilla Horn, Wilhelm Dieterle, Yvette Guilbert. Il saggio e vecchio Faust, che ha trascorso la vita nella ricerca della sapienza, stipula un patto con il diavolo per salvare alcuni cittadini dalla peste. Decide poi di prolungare l'accordo, vendendo la sua anima in cambio della possibilità di tornare giovane e avere ogni cosa che desidera. Ma l'amore per una donna metterà in dubbio la sua scelta. Murnau dirige una versione sontuosa e potente del classico tedesco sulla figura di Faust. Scenografie stupende, un utilizzo geniale dei mezzi dell'epoca per creare un racconto visionario e visivamente imponente, con un cast di altissimo livello. Alcune scene madri, come l'arrivo dei Cavalieri dell'Apocalisse o il diffondersi della Piaga sono ancor oggi di un fascino difficilmente eguagliabile. Ottantaquattro anni portati benissimo. Immortale. Voto 4.5 / 5

 

 

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Cherì, di Stephen Frears. Con Michelle Pfeiffer, Kathy Bates, Rupert Friend, Felicity Jones, Iben Hjejle. L'amore incondizionato del giovane Cherì, dissoluto figlio di una ricca signora borghese, per la famosa cortigiana Lea de Lonval, sull'orlo della mezza età ma sempre dotata di una sublime bellezza. Il trascorrere del tempo metterà però a nudo i problemi della loro relazione. Frears dirige forse uno dei suoi film "minori", ma non per questo privo del suo elegante stile. Cherì vive soprattutto della bellezza ancora pura della sua splendida protagonista, una Pfeiffer incantevole e sensuale, che diventa il centro nevralgico di questo amore impossibile. Scenografie e costumi sempre perfetti, per un film forse non imprescendibile ma sicuramente piacevole. Zuccherino. Voto 3 / 5

 

 

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Mister Hula Hoop, di Joel Coen. Con Jennifer Jason Leigh, Paul Newman, Tim Robbins, Charles Durning, John Mahoney. Il presidente di una ricca società è morto suicida dalla cima del grattacielo dell'azienda. Per evitare che le azioni diventino a portata di tutti, il suo vice assume al suo posto un giovane "tontolone" da comandare a suo piacimento, affinchè il valore di queste diventi poco appetibile e gli consenta di assumere il comando totale a breve. I Coen e una commedia dalle reminescenze capriane riletta rigorosamente a modo loro: situazioni bizzarre (ma non troppo), atmosfere dolci e melanconiche, uno svolgimento privo di tempi morti e un cast di altissimo livello (su cui spicca un Newman sempre grandioso) per due ore di assoluto divertimento "intelligente", con uno sguardo alla family comedy della Hollywood d'oro adattata al marchio dei fratelli terribili. Nostalgico. Voto 3 / 5

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 23 novembre 2010 6:32

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L'ultima missione, di Olivier Marchal. Con Daniel Auteuil, Olivia Bonamy, Catherine Marchal, Philippe Nahon, Francis Renaud. Louis Schneider è un poliziotto allo sbando, incapace di riprendersi dall'incidente nel quale morì la figlia e sua moglie rimase gravemente ferita, con conseguenze mentali irreparabili. Perso nel baratro dell'alcoolismo, indaga insieme a un suo collega su una serie di efferati omicidi, trovando davanti l'opposizione dei suoi colleghi corrotti. Nel frattempo un killer da lui arrestato venticinque anni prima, reo di un terribile duplice omicidio, ritrova la libertà per buona condotta, e si mette sulle tracce della figlia delle sue vittime di un tempo. Quest' ultima chiederà aiuto proprio a Louis. Marchal può ad oggi considerarsi il vero erede di Melville e dei maestri del polar francese. Aggiornando il genere ai giorni nostri, ma mantenendo quelle atmosfere noir e decadenti che pervadono la storia e soprattutto il suo cupo protagonista, antieroe disperato in un mondo di corruzione e violenza. Baciato da una fotografia magnifica, in cui le notti marsigliesi sono splendide compagne degli eventi, e sorretto da un cast in forma strepitosa, con un Auteuil (alla seconda collaborazione col regista dopo lo splendido 36 Quai des fevres) in stato di grazia, L'ultima missione è un film da assaporare nella sua sofferente e sublime narrazione di grande cinema. Dolente. Voto 4 / 5

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 23 novembre 2010 15:16

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L'eterna illusione, di Frank Capra. Con Edward Arnold, Spring Byington, Lionel Barrymore, James Stewart, Jean Arthur, Mischa Auer, Ann Miller. Tony, figlio di un ricco industriale, e Alice, appartenente a una bizzarra e provinciale famiglia, si amano ma la differenza dalle classi sociali dalle quali provengono rispettivamente mette a rischio la loro relazione. Il culmine sarà l'incontro tra i due nuclei familiari. Capra dirige uno dei suoi Capolavori sul mondo della famiglia, ricca di valori anticapitalisti e gag memorabili. Si strizza l'occhio alla commedia classica, ma le risate sono sempre collegate al contesto di analisi sociale che il Maestro inserisce anche nei suoi personaggi, proponendo diverse personalità che si completano appieno, fino allo scontato, ma piacevole, happy end. Straordinari Arnold e Barrymore, "carina" il giusto la Arthur, mentre un giovane Stewart appare ancora un pò acerbo. Edificante. Voto 4 / 5


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Eddard Seaworth
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Inviato il 23 novembre 2010 19:09

La baronessa di Carini...e solo perché era l'unica cosa vagamente guardabile trasmessa ieri sera che potessi guardare dal bancone dell'albergo. Prendete una ballata sicialiana ispirata ad un fatto reale portata in giro dai cantori popolari (l'uccisione della baronessa di Carini, appunto), piazzateci intorno una classica storia d'amore e morte, corna e soddisfazione, situatela cronologicamente alla vigilia dello sbarco in Sicilia di Garibaldi giusto per creare un po' di background storico e politico, aggiungeteci le ipotesi di complotto e società segrete, ed infilate il tutto in una storia di fantasmi reincarnati...ah sì, chiedete a due Attori con la maiuscola come Enrico Maria Lo Verso e Lando Buzzanca di svilirsi calandosii nella parte del nobile latifondista siciliano e del vecchio medico rovinato per un errore di gioventù, appoggiate loro un bravo e dignitoso Luca Argentero e completate il cast con una sciacquetta inespressiva come Vittoria Puccini. Avrete la ricetta per due ore e passa di decente noia in attesa che arrivi il cambio di turno di lavoro.

Voto 1/5


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Inviato il 26 novembre 2010 1:46

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Gruppo di famiglia in un interno, di Luchino Visconti. Con Helmut Berger, Burt Lancaster, Silvana Mangano, Claudia Marsani, Enzo Fiermonte. Un vecchio intellettuale che vive da solo affitta l'ultimo piano della sua dimora a una signora snob, che la lascia poi in affido al suo giovane amante e ai suoi due figli. Visconti dipinge un intenso ritratto dello scorrere dei tempi, nello sconto / incontro di due diverse correnti di pensiero, dai valori classici di un tempo alle "sconcerie" dilaganti della nuova borghesia romana. Ne esce un fìlm potente basato quasi interamente sulle figure dei personaggi di Lancaster e Berger, splendidi interpreti di questo dramma dialettico che vive di alcune scene madri di grande suggestione. Decadente.


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Inviato il 26 novembre 2010 3:22

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Quinto potere, di Sidney Lumet. Con Peter Finch, William Holden, Faye Dunaway, Robert Duvall, Ned Beatty. Un giornalista in crisi annuncia il suo suicidio in diretta. Da lì in poi, vista l'aumento vertiginoso dello share, sarà usato da una sua superiore come fenomeno sociale per criticare ciò che non va in America. Ma quando gli ascolti caleranno... Lumet dipinge un ritratto spietato e veritiero delle dure leggi del business televisivo, e mette in bocca ai suoi protagonisti pensieri bene o male comuni ma che non arrivano mai a modificare lo status quo del "quinto potere mediatico", che rimane assoggettato a logiche economiche inesorabili. Un cast in grandissima forma, su cui si elevano la Dunaway e Finch, entrambi premiati con l'Oscar. Lucido.


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Inviato il 27 novembre 2010 5:34

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The restless, di Dong-oh Cho, Dong-oh Jo, con Jung Woo-Sung, Kim Tae-Hee, Heo Jun-Ho, So Yi-Hyeon, Kim Kwang-Il, Yu Ha-Jun. Yi Kwak è un cacciatore di demoni che si ritrova nel Midheaven, una sorta di purgatorio dove le anime sostano per 49 giorni prima di reincarnarsi. Qui ritrova lo spirito della sua amata, uccisa ingiustamente perchè accusata di stregoneria. La donna, la cui memoria è andata perduta, è cacciata da spiriti malvagi che vogliono a tutti i costi una pietra magica in suo possesso. Wuxia dalla connotazione fantastica dal grande impatto visivo, con effetti speciali ispirati e che ben si adattano alla patina malinconica del racconto. Lo stesso si può dire per i costumi e le ambientazioni, mentre i punti dolenti si trovano in finale "confuso" e nella recitazione monoespressiva dei protagonisti. Variopinto.


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sharingan
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Inviato il 28 novembre 2010 13:17

Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I di David Yates con Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes

L'ultimo episodio della saga letteraria più importante degli ultimi anni è stato trasformato in due distinti film, per evitare tagli troppo penalizzanti di sceneggiatura ma anche (e soprattutto) per raddoppiare gli incassi. Dopo aver visto la prima parte l'impressione non è delle più buone e la sensazione di assistere ad un "brodo allungato" è frequente. Diverse scene, soprattutto nella fase centrale, sono assolutamente trascurabili e molto poco cinematografiche e, se avessero girato un unico film, sarebbero state sicuramente eliminate. A questo si aggiunge la problematica che le scene "madri", quelle più importanti o comunque che dovrebbero emozionare di più, sono troppo brevi e poco approfondire, dimostrando così una scarsa abilità dello sceneggiatore nel scegliere cosa tagliare e cosa no. Sempre rimanendo sulla sceneggiatura emergono altri nodi, che sono per lo più conseguenza delle scelte operate nelle scorse puntate. Si fa una certa fatica infatti a cogliere appieno il contesto generale delle vicende e collegare i vari film, soprattutto per chi non è un lettore della Rowling e non conosce tutti i risvolti della saga. La volontà di semplificare finisce per togliere chiarezza alla trama e generare così una certa confusione. Bisogna poi dire che anche sul fronte della recitazione si cominciano a notare dei difetti, soprattutto perchè il trio Harry/Ron/Hermione è per la prima volta chiamato a lavorare su un contesto diverso dal solito. Niente Hogwarts, niente lezioni, niente balli studenteschi, ma un lento peregrinare di qua e di là, con diversi punti morti che possono risultare letali ad un attore di non eccelse capacità. Ma se Emma Watson/Hermione dimostra di saper diversificare un poco il proprio repertorio tradizionale, risultando di gran lunga la più credibile del trio, il risultato di Rupert Grint/Ron, ma soprattutto di Daniel Radcliffe/Harry è piuttosto al di sotto dello standard medio. A me sembra infatti che Radcliffe sia ormai poco credibile anche da un punto vista fisico, con un volto da "finto vecchio", un corpo forse troppo minuto e una capigliatura bruttina, fatica ad inserirsi nel ruolo di un eroe come Harry Potter che, seppur con alcuni limiti, nelle pagine dei libri rimane un personaggio non privo di carisma e di tormento interiore. Gli aspetti positivi sono pochi: gli attori adulti, gli effetti speciali, le scenografie e tutto il comparto tecnico/visivo. Non del tutto condannabile perchè manca ancora una seconda parte. VOTO: 2,5/5


 

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Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
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Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
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The lone and level sands stretch far away. »

 

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GIL GALAD
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GIL GALAD
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Inviato il 28 novembre 2010 17:18

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A Christmas Carol di Robert Zemeckis con Jim Carrey, uscito pochi giorni fa in DVD e Blu-Ray realizzato con tecnica mista, sia animato che non. La storia è abbastanza risaputa ed è tratta dal omonimo e famosissimo racconto di Charles Dickens scritto nell'800, ed ha come protagonista il vecchio avaro e arrogante nonché egoista Ebenezer Scrooge che dopo la morte del suo socio in affari Jacob Marley ha ancora di più continuato a seguire il cammino nella sua vita della ricerca del denaro e del profitto a discapito dei buoni e cristiani sentimenti umani. Per farla breve il fantasma del suo socio gli fa visita la notte della vigilia di Natale invitandolo a cambiare altrimenti subirà un destino peggiore del suo e cioè vagare in eterno come un anima in pena tra indicibili sofferenze dopo la morte e per questo gli annuncia la venuta di tre spiriti ( gli spettri del Natale passato, presente e futuro della sua esistenza) che lo porteranno alla fine del viaggio a pentirsi ed appunto a redimersi. Voto:9/10

Modificato il 05 July 2024 17:07

Gil Galad - Stella di radianza





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