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Commenti su film appena visti
D di Darrosquall
creato il 25 luglio 2005

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sharingan
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Inviato il 19 luglio 2010 12:49

Il vizietto di Edouard Molinaro con Ugo Tognazzi, Michel Serrault, Claire Maurier, Remi Laurent

Renato e Albin sono una coppia omosessuale che vive a Saint-Tropez dove gestiscono "La Cage aux folles", un noto locale per travestiti. Un giorno Laurent, figlio avuto da Renato in una breve esperienza eterosessuale, annuncia al padre che ha intenzione di sposarsi. Ma la ragazza che vuole impalmare è la figlia di un deputato di un partito conservatore che fa della morale il suo cavallo di battaglia. Così il ragazzo chiede al padre di fingersi per un giorno eterosessuale per non sfigurare dinnanzi ai genitori di lei. Grande commedia di costume italo-francese, anticipatrice per certi versi di diversi contenuti di film a "tematica gay". L'intento fondamentale è però la satira verso il mondo borghese e benpensante, nel quale i valori sono ormai qualcosa di strumentale e propagandistico. Viceversa nel variopinto mondo del "Cage aux folles" vincono la solidarietà, l'amicizia e l'amore, nonostante i diversi momenti di difficoltà. Si può trovare un difetto nel modo di raccontare l'universo gay, forse troppo macchiettistico e stereotipato (c'è l'idea che in una coppia omosessuale ci sono un "maschio" e una "femmina") ma bisogna considerare che siamo nel 1978 e che i modelli di riferimento erano quelli. Superbe le interpretazioni di Tognazzi e Serrault. VOTO: 4/5


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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Inviato il 19 luglio 2010 15:49

La terza madre di Dario Argento con Asia Argento, Valeria Cavalli, Adam James, Coralina Cataldi Tassoni

Il ritrovamento e l'apertura di un'urna funeraria provoca il risveglio di Mater Lacrimarum, una potente strega che vuol assoggettare Roma (e chissà tutta l'umanità) ai suoi malvagi ideali. L'unica persona che può fermarla è Sarah Mandy, archeologa con poteri sovrannaturali. Doveva essere il film del rilancio per Dario Argento e invece si è rivelato una colossale boiata, forse quella che ne sancisce l'inesorabile fine. Il problema grosso di questa realizzazione (ultimo episodio della "Trilogia delle madri" composta anche da "Suspiria" e "Inferno") è l'incredibile sproporzione tra le ambizioni del regista e l'effettivo risultato realizzabile. Il maestro dell'orrore non si rende conto dei propri limiti e cerca di fare qualcosa di più ambizioso del solito, quasi un urban fantasy, ma fallisce clamorosamente con trovate al limite del patetico e una trama talmente assurda da faticare a credere che un regista affermato abbia potuto avallarla. Certo i suoi horror non hanno mai brillato per coerenza narrativa e plausibilità della storia, ma questi difetti erano superabili in un contesto minimalista e ristretto, in vicende comunque ancorate ad un minimo di contatto con la realtà. Ma entrando prepotentemente nel regno del fantastico Argento perde decisamente la bussola e infila una sequenza imbarazzante dietro l'altra, con la figlia Asia chiaramente a disagio in un contesto improbabile come quello in cui si trova coinvolta. Il tutto è complicato da alcuni effettacci splatter-porno senza senso e senza logica che fanno sempre meno paura e sempre più ribrezzo. Rimane un dubbio: Dario Argento è sul viale del tramonto o è stato semplicemente sopravvalutato nel passato? VOTO: 1/5


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
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Guardiano della notte
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Inviato il 20 luglio 2010 0:34

Oggi pomeriggio sono stato al cinema a vedere "Solomon Kane", di Michael J. Bassett. Ispirato al personaggio creato da Robert E. Howard (il creatore di Conan) nel 1928, il film narra la drammatica "prima avventura" dell'oscuro Solomon Kane. Un tempo pirata sanguinario in giro per il mondo, è ora diventato un cupo puritano nella natia Inghilterra, che teme per la sua anima concupita da Satana. Il suo desiderio di vivere in pace si scontra però con gli oscuri disegni di un misterioso figuro, che terrorizza le terre circostanti e che lo costringerà a percorrere un cammino che mai Solomon avrebbe desiderato...

Mescolando deboli suggestioni storiche (l'Inghilterra puritana) con elementi fantastici dark (streghe, demoni, creature oscure varie), il film costruisce un'ambientazione che è perfettamente coerente in se stessa ed assolutamente credibile. Il personaggio di Solomon è perfettamente inserito in questo mondo e domina costantemente la scena, con un James Purefoy in grande forma nel ruolo di un guerriero oscuro in cerca di redenzione. Niente divagazioni o fronzoli, il film è un'avventura che scorre rapida e agile fino alla prevedibile ma nondimeno spettacolare conclusione. Del resto, non potevo aspettarmi altro dalla menta malata eppure geniale di Howard. Unica nota negativa: il cattivo finale è assolutamente patetico, così come il suo mostriciattolo. Meglio sarebbe stato usare di più il cavaliere mascherato o il demone iniziale del film.

Voto 3.5/5 (con un finale diverso sarebbe stato 4/5)


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Inviato il 20 luglio 2010 2:49

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Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, di Akira Kurosawa. Con Juri Solomin, Maksim Munzuk, Yuri Solomin, Svetlana Danilchenko, Dmitri Korshikov. La storia di Dersu Uzala, cacciatore mongolo, che incontra una spedizione russa e instaura un grande rapporto d'amicizia col capitano Arseniev. Tratto dai libri di viaggio del vero capitano Arseniev, un capolavoro lirico di Kurosawa, la storia di un'amicizia e di un incontro di culture e modi di vivere incompatibili. Quando Dersu, ormai vecchio e mezzo cieco, si ritrova a vivere in città, ospite del suo amico, è incapace di adattarsi alla nuova vita, ingabbiato in regole che uno spirito libero, in comunione con la natura come il suo, non può sostenere. Dersu è interpretato straordinariamente da un attore mongolo non professionista, incarnazione perfetta del personaggio e dell'ideale che esso rappresenta. Epocale. Voto 4 / 5


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Inviato il 20 luglio 2010 4:38

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The sword, di Patrick Tam, con Adam Cheng, Qiqi Chen, Norman Chu, Jade. Lo spadaccino errante Li è da tempo alla ricerca del leggendario maestro Wah, con lo scopo di sfidarlo a duello e provare la sua forza. Ma trova sulla sua strada un acerrimo nemico, lo spietato Lin Wan che, beffa del destino, ha preso in sposa da tempo il primo amore di Li. Wuxia intenso ed avvincente, che oltre a delle spettacolari scene d'azione non lesina una forte introspezione dei personaggi. Un percorso morale in cui si trova il protagonista, che dall'ossessione per diventare il più forte comprende il reale valore della vita, tra inganni, tradimenti, vendette in un'avventura dal sapore poetico che, nonostante i trent'anni dall'uscita, si difende ancor'oggi più che bene. Affilato. Voto 3.5 / 5


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Inviato il 21 luglio 2010 0:49

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La strada della vergogna, di Kenji Mizoguchi, con Machiko Kyô, Aiko Mimasu, Ayako Wakao, Michiyo Kogure, Kumeko Urabe, Yasuko Kawakami, Yasuko Kawakami. In Giappone un disegno di legge vuole riportare in vigore la legge contro la prostituzione, da tempo abolita. Tra molte difficoltà alcune donne che lavorano in una casa di piacere, cercano di ristabilire vecchi rapporti o di crearne di nuovi, con l'incubo della chiusura. Il canto del Cigno per Mizoguchi è un ennesimo e toccante capolavoro del Maestro, pone uno sguardo tenero e toccante sulle difficoltà di alcune prostitute, indagando nel dolore delle loro anime e nell'impossibilità di cambiar vita. Un'Opera intensa, maestosa nella sua potenza introspettiva, che raggiunge l'apice in un finale da lacrime. Immenso. Voto 5 / 5


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Inviato il 21 luglio 2010 4:01

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Final victory, di Patrick Tam, con Dennis Chan, Chen Jing, Lee Din Long, Loletta Lee, Eric Tsang, Tsui Hark. Il simpatico Hung deve badare agli affare del fratello di sangue Bo, spietato gangster, per un breve periodo in cui questi si trova in carcere. Il compito consiste anche nel proteggere le due donne dell'amico, ma inaspettatamente Hung si innamora, ricambiato, di una di loro. Divertente action comedy made in Hong Kong, equamente divisa tra commedia, platonica love story e azione. Situazioni al limite dell'incredibile si susseguono, in una Hong Kong notturna fotografata splendidamente. Ottimo il cast, che vede nei panni di Bo anche il maestro Tsui Hark, ma la punta di diamante è la prova strepitosa di un buffo e irresistibile Dennis Chan. Vivace. Voto 3.5 / 5


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Inviato il 21 luglio 2010 6:14

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Gli amanti crocifissi, di Kenji Mizoguchi. Con Kazuo Hasegawa, Kyôko Kagawa, Eitaro Shindo, Eitaro Ozawa, Yoko Minamida, Haruo Tanaka. Moglie di un nobile, per un tragico equivoco, si trova costretta a fuggire con un servo che è ritenuto il suo amante. La pena per il tradimento a quei tempi era infatti la crocifissione. Capolavoro passionale di Mizoguchi, la storia di un amore impossibile schiavo di una società ancorata a vecchi valori. La condizione della donna come oggetto, costante del cinema di Mizoguchi, emerge di nuovo in tutta la sua drammaticità, e il percorso morale che coinvolge i due protagonisti è intenso e privo di retoriche. Un'altra grande pagina di storia del Cinema nipponico. Magnifico. Voto 5 / 5


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Inviato il 21 luglio 2010 15:09
Toy Story 3....carina la scena dell'incontro di Barbie e Ken...e tanti bei ricordi... <img alt=" />

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Inviato il 22 luglio 2010 2:08

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Dead or alive, di Takashi Miike, con Riki Takeuchi, Sho Aikawa, Renji Ishibashi, Hitoshi Ozawa, Shingo Tsurumi, Kaoru Sugita. La lotta senza tregua tra un gangster spietato pronto a tutto pur di raggiungere il potere e un tenace poliziotto. Fino a un finale dal sapore apocalittico. Miike e la sua "cara" yakuza in un film perverso, serrato, malato e con un epilogo davvero inaspettato. Miike è geniale quando si tratta di esprimere la violenza, e le scene dichiaratamente action sono avvincenti e ricche di spunti originali e virtuosi. Pecca di una certa lentezza soprattutto nella parte centrale, ma è un difetto di poco conto per un film, seppur non tra i capolavori del regista, che è assunto tranquillamente a culto, e generando ben due seguiti. Folle. Voto 3.5 / 5


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Inviato il 22 luglio 2010 4:35

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The little girl who conquered time, di Obayashi Nobuhiko, con Harada Tomoyo, Irie Takako, Irie Wakaba, Ishii Kiyomi, Kishibe Ittoku, Kitamura Akiko. Kakuzo è una studentessa come tante, innamorata di un suo compagno di classe. Un giorno, dopo un incidente, si accorge di poter viaggiare nel tempo, ma contro la sua volontà. Con una favolistica trama dalle influenze fantastiche, Obayashi dirige un film simpatico e tenero, che però non emerge quanto la trama avrebbe fatto presupporre, improbabile epilogo incluso. Bella l'atmosfera e i luoghi, così come la simpatia della, carina, protagonista, ma una lentezza nella parte centrale unita a clichè mal sfruttati non ne eleva lo status a cult, facendolo sostare nelle zona dei film godibili ma nulla più. Garbato. Voto 3 / 5


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Inviato il 22 luglio 2010 19:07

La casa dei 1000 corpi di Rob Zombie con Sid Haig, Bill Moseley, Sheri Moon, Chris Hardwick

Quattro ragazzi in viaggio per la provincia americana per un'inchiesta su storie e folklore locale finiscono sulle orme del leggendario Dottor Satana, scienziato pazzo del passato che faceva esperimenti su cavie umane. La loro ricerca li porterà a una casa inquietante, dove vive una stramba famiglia di cannibali e maniaci psicotici. Esordio alla regia in chiaroscuro per il cantante metal Rob Zombie che per la sua prima opera firma anche sceneggiatura, soggetto e musiche. Evidente il richiamo a "Non aprite quella porta", tanto che a tratti sembra quasi un remake più che un film originale. Da un punto di vista strettamente visivo ci sono anche aspetti interessanti, come il montaggio o la fotografia ma quello che manca veramente è la capacità di coinvolgere e anche di spaventare. Ci si limita ad "impressionare" più che a fare paura per davvero e anche in questo caso con scarso successo, senza contare che già la trama stessa non ha praticamente nulla di originale. Anche la scelta delle musiche risulta essere infelice, poichè troppo ingombranti e poco in linea con le vicende. Per ora rimandato. VOTO: 1,5/5


 

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Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
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Inviato il 23 luglio 2010 0:37

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Lady Snowblood, di Toshiya Fujita, con Kaji Meiko, Kurosawa Toshio, Daimon Masaaki, Akaza Miyoko, Uchida Shinichi. La giovane Yumo è impegnata nella missione di vendicarsi di quattro uomini che, vent'anni prima, stuprarono la madre, poi morta di stenti in carcere dandola alla luce, e uccisero il compagno della donna. Un capolavoro sulla vendetta, carico di poesia e carica drammatica, ricco di scene madri potenti per intensità e ricerca dell'immagine. La protagonista Meiko Kaji è sublime nell'incarnare questa donna cresciuta troppo in fretta e il cui unico scopo della sua vita è stato di trovare gli autori dell'efferato gesto. Il tutto in un Paese in evoluzione, un Giappone divisa tra sviluppo e vecchie tradizioni. Una perla gelida e insanguinata di rara bellezza. Acuminato. Voto 4.5 / 5


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Inviato il 23 luglio 2010 19:42

La casa delle anime erranti di Umberto Lenzi con Joseph Alan Johnson, Stefania Orsola Garello, Matteo Gazzolo, Laurentina Guidotti

Alcuni ragazzi, durante una gita in montagna, sono costretti a rifugiarsi in un albergo chiuso da molti anni. Qui faranno la conoscenza dei fantasmi di gente rimasta vittima di un fatto di sangue risalente a vent'anni prima. Moscissimo horror televisivo italiano, vagamente ispirato a Shining, ma con un cast imbarazzante (tra cui una giovane Licia Colò, in un ruolo minore), una noia infinita a tante sequenze di estrema banalità. L'unica trovata un po' più interessante ha per protagonista una lavatrice! VOTO: 1/5


 

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Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
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Inviato il 25 luglio 2010 23:24

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Go, go, second time virgin, di Koji Wakamatsu, con Michio Akiyama, Mimi Kozakura. Una studentessa viene stuprata ripetutamente sul tetto di un palazzo da un gruppo di balordi. Insieme a loro vi è un timido giovane, figlio del proprietario dello stabile, che instaura con la ragazza un rapporto morboso e autodistruttivo. Da una trama prettamente crudele e sporca, Wakamatsu riesce a sfornare un apologo poetico sull'esistenza e sull'importanza della vita. Il masochismo, fisico ma soprattutto psicologico, emerge potente in scene depravate ma ricche di sottoinfluenze psichedeliche, e il sesso e lo stupro sono solo una sorta di passaggio verso un fine ancora più estremo. Girato in un sordido bianco e nero, inframezzato da alcuni folli flashback a colori, è un film difficile per tematiche e approccio, ma che regala soddisfazioni che travalicano l'apparentemente semplicistico e doloroso incipit iniziale. Bruciante. Voto 4 / 5


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