The hole, di Tsai Ming-Liang, con Lin Kun-Huei, Lee Kang-Sheng, Lin Hui-Chin, Tien Miao, Tong Hsiang-Chu, Yang Kuei-Mei. Sette giorni prima dell'avvento dell'anno 2000, Taiwan è afflitta da una misteriosa epidemia e la pioggia cade incessante. Un uomo e una donna, vicini di casa i cui appartamenti sono collegati da un buco nel soffitto, instaurano uno strano rapporto, fatto di diffidenza e attrazione. Ennesima perla del cinema asiatico, è un film sulla solitudine e sui sogni delle persone, qui rappresentati attraverso divertenti stacchetti musicali. Toccante nel suo ritmo lento, ma inesorabilmente catartico e capace di creare una forte empatia coi due, bravissimi, protagonisti. Una storia d'amore, quasi forzato dalle mancanze che accompagnano le vite dei personaggi, capace di entrare profonda e lancinante come una lama nel petto. Kafkiano. Voto 4 / 5
Blood and bones, di Sai Yoichi, con Kitano Takeshi, Arai Hirofumi, Tabata Tomoko, Odagiri Jô, Suzuki Kyoka, Nakamura Yûko, Hamada Mari. La storia di un potente capofamiglia coreano a Osaka, in Giappone, nel periodo della seconda guerra mondiale. La sua lotta per il potere, e il suo amore per il denaro lo portano a odiare tutto e tutti, per primi la moglie e i figli, e a diventare uno spietato usuraio terrore dell'intero paese. Pellicola stilisticamente ineccepibile, ma che deve molto alla superba interpretazione di Takeshi Kitano, vero e proprio alpha e omega dell'intera vicenda. Un personaggio spietato, impossibile da non odiare, che Beat Takeshi tratteggia con sublime ferocia e una rabbia che a tratti emerge spaventosa. Buona la ricostruzione storica, anche se bene o male l'intera storia si svolge in una location alquanto limitata, la via di un quartiere abitato da coreani trasferiti in Giappone. D'effetto le, poche, scene di massa, per un film che deve più al merito del suo strepitoso protagonista che al resto. La crudezza di certe scene, dagli stupri alle violenze familiari, non lo rende un film facile, ma la visione è comunque di quelle che lasciano il segno. Aspro. Voto 3 / 5
Io, loro e Lara di Carlo Verdone con Carlo Verdone, Laura Chiatti, Marco Giallini, Anna Bonaiuto
Padre Carlo, missionario cattolico in Africa, rientra a Roma per consultarsi con i propri superiori poichè teme di aver perso la fede. Per riflettere su questo e ritrovare la tranquillità gli viene consigliato di trascorrere del tempo con la sua famiglia ma finirà così coinvolto in vicende imbarazzanti e immorali che lo metteranno a dura prova più delle travagliate esperienze africane. Commedia molto ben riuscita in cui il personaggio di Carlo Verdone perde molte delle caratteristiche burine che lo hanno sempre contraddistinto e acquista invece una maggior compostezza. I personaggi "pazzi" in realtà sono gli altri tra cui una sorella psicologa divorziata (con figlia emo a carico), un fratello cocainomane, un padre libertino che si è appena risposato con la badante moldava e la figlia di quest'ultima che sbarca il lunario facendo la cam-girl. Se questa è una commedia "più seria" rispetto al classico Verdone, non significa però che manchino gli episodi divertenti, anzi ce ne sono di numerosi e raramente volgari e sboccati. Efficace l'interpretazione degli attori secondari. Qualche banalità qua e la, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi stranieri, non pregiudica la riuscita del film. VOTO: 3,5/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Avatar, di james Cameron. Con Sam Worthington, Zoë Saldaña, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Michelle Rodríguez.
Entriamo in questo mondo alieno attraverso gli occhi di Jake Sully, un ex Marine costretto a vivere sulla sedia a rotelle. Nonostante il suo corpo martoriato, Jake nel profondo è ancora un combattente. E' stato reclutato per viaggiare anni luce sino all'avamposto umano su Pandora, dove alcune società stanno estraendo un raro minerale che è la chiave per risolvere la crisi energetica sulla Terra. Poiché l'atmosfera di Pandora è tossica, è stato creato il Programma Avatar, in cui i "piloti" umani collegano le loro coscienze ad un avatar, un corpo organico controllato a distanza che può sopravvivere nell'atmosfera letale. Questi avatar sono degli ibridi geneticamente sviluppati dal DNA umano unito al DNA dei nativi di Pandora... i Na’vi. Rinato nel suo corpo di Avatar, Jake può camminare nuovamente. Gli viene affidata la missione di infiltrarsi tra i Na'vi che sono diventati l'ostacolo maggiore per l'estrazione del prezioso minerale. Ma una bellissima donna Na'vi, Neytiri, salva la vita a Jake, e questo cambia tutto.
L'ho visto ieri sera, in 3D, e mi aspettavo qualcosa di favoloso. Beh, le mie aspettative non sono state deluse.
La trama mi è piaciuta molto e gli effetti speciali sono davvero strabilianti. Cameron lavora su questo film dal 1995 ed è riuscito a favore un ottimo lavoro. Ha quindi firmato un altro Colossal nella storia del cinem. E poi questi Na'vi sono veramente fighissimi : D Voto: 4.5/5
Ho visto un vecchio flim con Kurt Russell, il mitico GROSSO GUAIO A CHINATOWN
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Gil Galad - Stella di radianza
Avatar, con Sam Worthington, Sigourney Weaver, Zoë Saldaña, Michelle Rodriguez, Giovanni Ribisi.
La trama è abbastanza semplice e già vista: prendete Balla coi Lupi, ambientatelo nel 2154 anzichè nel 1861, e traslate il tutto su un pianeta dalla natura selvaggia e quasi incontaminata, dove gli starlight crescono spontanei e i piumini dei pioppi non danno fastidio, popolato dalle più bizzarre creature che vi vengono in mente, tra cui una serie di umanoidi dalla pelle blu alti 3 metri.
Aggiungeteci che su questo pianeta esistono enormi giacimenti di un minerale rarissimo e preziosissimo ed ecco spiegata la presenza umana. E come la storia insegna, la guerra che contrapporrà il desiderio di ricchezza a quello di libertà è solo questione di tempo.
Ma l'esito di questa guerra sta in gran parte nelle mani di un avatar, un corpo creato in laboratorio con le fattezze di un Ma'vi, gli indigeni locali, e "pilotato" dalla mente di Jake, un marines che ha perso l'uso delle gambe (l'idea è identica a quella di Matrix, con la differenza che il mondo in cui agisce l'avatar è lo stesso di quello in cui si trova il pilota, e che per l'avatar l'apprendimento non è così facile come caricare dei file in un pc). Mandato in missione con l'ordine di infiltrarsi tra i Ma'vi e scoprirne i segreti, Jake si ritroverà ben presto a dover scegliere da che parte stare.
Il film, a mio modo di vedere, fondamantalmente è una favola. Una favola che contrappone i biechi umani, avidi di ricchezza, contro la natura, che abbraccia e si prende cura di ogni cosa faccia parte di essa. Ed essendo una favola, il finale è scontato. E abbastanza prevedibile è anche l'evolversi degli eventi: non c'è un solo momento, in tutto il film, in cui uno può arrivare a dire "Oddio, questo non me lo sarei mai aspettato!!", perchè la soluzione più ovvia a cui lo spettatore ha già pensato, è quella che accadrà.
Nel complesso, quindi, questo film mi è piaciuto un sacco, molto meglio di film millantati come capolavori assoluti ancor più grandi di questo e rivelatisi ciofeche™ incredibili.
Voto: 3/5
Passaggio a Nord Ovest di King Vidor, dal romanzo di Kenneth Roberts. Titolo e regista diranno poco a chi non ha almeno la mia età, ma a suo tempo vinse l'oscar per la migliore fotografia...che vista ora si rivela per quello che è, fondali ben dipinti e ricostruzioni in studio di passaggi nel mezzo dei boschi ai confini con il Canada, ma che, a suo tempo e sul grande schermo, affascinavano. La storia è semplice: il giovane Langdon Taun, cacciato da Harvard per disegni satirici verso il rettore, si mette nei guai per aver insultato, ubriaco, il padre della sua amata ed il giudice Clagett; scappato con un amico, s'imbatte nel tenente Robert Rogers e si unisce ai suoi rangers nella spedizione punitiva contro gli indiani Abenachi, alleati dei Francesi nella guerra dei Sette Anni. La spedizione ha successo, ma al costo di tre quarti dei componenti, che vengono salvati a stento dalla morte per fame in un vecchio forte abbandonato. Tornato da eroe a casa, Langdon sposa la sua bella Elizabeth e si trasferisce a Londra; Rogers raduna nuovamente i suoi rangers e parte per scoprire il passaggio di Nord Ovest.
voto 3/5
Avatar di James Cameron con Sam Worthington, Sigourney Weaver, Zoe Saldana, Giovanni Ribisi
Finalmente l'ho visto ma l'attesa è stata nettamente inferiore alle aspettative. L'aspetto più negativo risiede nella sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi. Non è tanto la banalità della trama a dare fastidio quanto il modo con cui viene resa, con dialoghi ridotti al minimo sindacale e trovate narrative semplicistiche e allo stesso tempo improbabili. L'impressione che ho avuto è che Cameron, troppo occupato a rendere l'aspetto visivo del lungometraggio, abbia volutamente trascurato tutto il resto. Oltre a questo ho trovato il tutto anche piuttosto noioso, soprattutto la prima parte è molto, troppo descrittiva, quasi ci trovassimo di fronte ad una puntata di SuperQuark. Il coinvolgimento emotivo degli attori è piuttosto scarso e i loro personaggi sono appena tratteggiati, tanto che subiscono dei cambiamenti caratteriali-psicologici talmente improvvisi da essere incomprensibili. Inoltre c'è una esagerata semplificazione dei tipi umani: i militari hanno tutti un ghigno da pazzi esaltati, gli scienziati sono tutti dediti alla pace e alla natura.... In aggiunta su tutto aleggia una chiara impostazione ideologico-politica che ho trovato indigeribile e che mi ha spinto di riflesso a tifare ogni tanto per i cattivi. Rimane il gigantismo tecnologico-visivo degli effetti speciali, qui maggiormente in risalto grazie all'uso degli occhialini 3D: sicuramente un passo avanti per il cinema, ma neanche un passo così grande come si vuol credere; certo alcune sequenze sono notevoli ma non ho provato quell'emozione viva di cui avevo letto, quella sensazione di "essere dentro" lo schermo. VOTO: 2/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Avatar di James Cameron con Sam Worthington, Sigourney Weaver, Zoe Saldana, Giovanni Ribisi
Stupendo, tornerò senz'altro a vederlo in 2D (ed è la prima volta che torno a vedere un film al cinema), un capolavoro. Curato sotto ogni dettaglio: effetti speciali, trailer, colonna sonora, regia. Forse la trama in alcuni punti risulta leggermente scontata ma d'altronde essendo un film destinato al pubblico mondiale credo che debba cedere sotto alcuni aspetti per essere il più "commerciale possibile" (d'altronde sta guadagnando il record di incassi mondiale di SEMPRE, quindi non si può dire che la scelta non abbia pagato).
Un solo appunto:
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Ma la mia Michelle Rodriguez dovevano proprio farmela morire? " />
Zodiac di David Fincher con Jake Gyllenhall, Mark Ruffalo, Robert Downey Jr., Anthony Edwards
Tratto da una vicenda realmente avvenuta, è la storia di "Zodiac" o "Killer dello Zodiaco", un'assassino psicopatico che tra anni 60 e 70 seminò la morte a San Francisco lasciando sui luoghi del delitto simboli e codici nascosti. Tentano di risolvere il caso due poliziotti e due giornalisti. Visto il nome del regista e la trama si potrebbe pensare ad una copia più o meno simile di "Se7en", ma questo è vero solo in parte. Quanto in Se7en la violenza era mostrata, esposta, esibita, qui è invece più attenuata, meno invadente; si tratta di un giallo più classico, maggiormente incentrato sull'aspetto investigativo della vicenda che su quello più propriamente "thriller". Questo non significa che il film manchi di tensione (anche se vi sono momenti un po' noisetti), anzi nel finale ci sono diverse sequenze ad alto livello di pathos, però non è questo l'elemento caratterizzante, quello che da un senso al film. Come punto di contatto tra i due film c'è il rapporto investigatore-killer: anche in questo caso la perversione dell'assassino si trasferisce automaticamente su coloro che gli danno la caccia, la cui vita viene totalmente assorbita dalla ricerca di questo folle criminale e finiscono per essere contaminati da questa ossessione. Un punto negativo è l'eccessiva lunghezza (2 ore e mezza), decisamente esagerata per un'opera di questo tipo. VOTO: 3,5/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Milano calibro 9 di Fernando Di Leo con Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf, Philippe Leroy
Ugo Piazza, ex bandito appena uscito di prigione, viene intercettato dai suoi vecchi compagni, incaricati dal loro boss "L'Americano" di farsi restituire 300 mila dollari frutto di una rapina. Piazza finisce così tra due fuochi: quello dell' Americano che rivuole i suoi soldi e quello della polizia che vuol catturare il boss. Famoso noir italiano di genere, appartenente al sottogenere "poliziottesco", una sorta di spaghetti-western metropolitano dove dominano organizzazioni criminali, bande armate e poliziotti corrotti. In questo caso troviamo un film piuttosto godibile, a tratti divertente anche se permeato da un certo pessimismo di fondo. Alcune trovate e la trama stessa sono piuttosto semplici e alcune caratteristiche dei personaggi sono enfatizzate oltre misura, anche se con consapevolezza e con una volontà di esagerare che è parte dell'idea estetica del regista. Non manca anche una sottotraccia politica-polemica nel confronto tra due poliziotti, uno che interpreta la lotta al crimine unicamente in termini repressivi, l'altro che da una spiegazione sociologico-idealista. La famosa scena della tortura con il rasoio presente ne "Le iene" di Tarantino è ispirata a un'analoga sequenza di "Milano calibro 9". VOTO: 3/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »