A me sembra che essere necessari a qualcosa significhi dare già degli attributi a questo qualcosa... l'universo non pensa, non vedo come possa fregargliene qualcosa o no dell'uomo.
Siamo una varietà biologica come le altre, tutto qui.
Ale, ho riletto il mio post e mi sono reso conto di essermi spiegato male... Allora, non intendevo dire che l'istinto di sopravvivenza non è un assoluto in quanto tale, ma due cose:
- culture differenti lo intendono in maniera differente, quindi sparisce il suo essere assoluto
- molto spesso si antepone la sopravvivenza della propria persona/famiglia/cerchia di amici ecc ecc a quella della razza, e spesso lo si fa consapevolmente...
L'unica legge forse basilare è l'istinto di sopravvivenza individuale, ma questo non ci permette di capire se sia una cosa giusta a priori...
culture differenti lo intendono in maniera differente, quindi sparisce il suo essere assoluto
Che diversi significati hai in mente?
Secondo me ci si sta perdendo nel miscuglio di comportamenti sociali comuni (a cui peraltro siamo arrivati travisando un discorso sulla morale individuale) e del singolo individuo (e pertanto non comuni).
Per di più Alessia ha virato il discorso sulle azioni collegate alla scelta di specifiche leggi morali, che però non è il discorso che io sto facendo. Io posso anche non dar valore alla vita degli altri, ma non per questo essere un assassino.
Come detto da Matt l'unica legge fondamentale è l'istinto di sopravvivenza, anche se l'errore qui credo stia nel dimenticarsi che ciò che si vuol far sopravvivere è la propria eredità, che l'unica cosa che davvero è importante, in ultima analisi, è assicurare la continuità al proprio patrimonio genetico (e questo da un punto di vista evolutivo, che riduce gli stimoli umani a quelli di una bestia). Ciò che ci caratterizza però è la capacità di creare delle società e di valutarle, soppesarle, esaminarne le caratteristiche, che non dipendono necessariamente, come negli animali, da fattori istintivi, ma da una precisa evoluzione sociale.
Quello che io credo sia basilare, da un punto di vista sociale, è la presenza di un vincolo minimo, riconosciuto come valido dalla maggioranza e non rappresentante un valore morale che differenzi la società dalla "legge del più forte". In questo caso infatti si potrà avere anche una società di violenti o assassini, che però saranno "limitati" da almeno quella regola (per fare un esempio, per quanto assurdo: a chiunque è concesso di picchiarmi se sputo a terra. Se non sputo a terra nessuno può farlo, a scanso di una "condanna" del resto della società. Questo è un vincolo minimale, che consente la creazione di una società, per quanto fatta di individui sospettosi, stabile, non autodistruttiva).
Il valore morale quindi non è cardine della società, ma solo guida delle azioni delle persone, una società può esistere anche senza di essi.
Chiudo qui che ho sonno, dubito di essermi spiegato decentemente
Ciauz
Se l'istinto di sopravvivenza individuale fosse l'unica legge basilare, allora non ci sarebbero i suicidi... E idem per l'istinto di sopravvivenza verso familiari/amici/ecc, visto che gli omicidi non avvengono solo tra sconosciuti. Certo non vale per tutti, ma solo per una stretta minoranza, ma sono quei pochi che bastano per non far valere il concetto di "tutti". Spero di essermi spiegata, sono un po' contorta a volte... ^^""
hai ragione, probabilmente mi sono spiegato male io...
il fatto è che se alcune culture intendono diverso il significato in linea teorica, poi nella pratica quella caratteristica ha la funzione di mantenere l'ordine...ovvero, quello che volevo dire è che a livello storico non si è riscontrata cultura che tendesse all'autodistruzione...in un modo o nell'altro, con certi valori o con altri a seconda di date situazioni, cmq evolve cercando di sopravvivere!
il fatto che spesso si sovrappone la propria sopravvivenza a quella della razza ci sta, in fin dei conti gli istinti di sopravvivenza sono due e hanno pesi diversi a seconda delle culture....non volevo dire che è giusto fare così, ma solo che è utile :P
anche ammettendo che la sopravvivenza sia accettata come valore positivo da ogni cultura umana come valore positivo, questo NON implica che sia effettivamente un valore positivo! Chi ci dice che, in un disegno più ampio dell'evoluzione e della vita dell'universo, la presenza dell'uomo sia un bene?Ogni religione è fortemente antropocentrica, in quanto pensata dall'uomo, ma sarà la verità? Siamo il fine ultimo dell'universo? Siamo necessari all'universo?
A me sembra che essere necessari a qualcosa significhi dare già degli attributi a questo qualcosa... l'universo non pensa, non vedo come possa fregargliene qualcosa o no dell'uomo.Siamo una varietà biologica come le altre, tutto qui.
Condivido quanto affermato da Iskall aggiungendo che se anche l'universo avesse una finalità o una forma di consapevolezza mi sembrerebbe improbabile che il suo fine ultimo sia una specie biologica che si è evoluta in un intervallo infinitesimo dello spazio-tempo su un pianeta probabilmente simile a molti altri.
Ritenersi necessaria all'Universo secondo me non è altro che la comprensibilissima presunzione di una specie biologica che è giunta a sviluppare un cervello in grado di compiere astrazioni ... l'antropocentrismo di molte religioni non mi stupisce affatto ma da biologa tendenzialmente materialista non mi sento di condividerlo.
Per tornare al topic originale diamoci il tempo di conoscere questo Papa prima di giudicarlo
Personalmente mi sembra una persona di grande cultura ed intelligenza; il consevatorismo per me è un fattore necessario alle culture e alle religioni che vogliono avere qualche speranza di conservare sè stesse e di trasformarsi in modo non traumatico perciò preferisco la cauta scelta di questo porporato europeo all' "avventura" di un Papa sudamericano, africano o asiatico: penso che i tempi non siano ancora maturi per questo passo.
Se ho detto qualcosa di sconclusionato chiedo venia , i miei neuroni reclamano disperatamente il sonno
no io sono assolutamente d'accordo con te!!!
culture differenti lo intendono in maniera differente, quindi sparisce il suo essere assoluto
Che diversi significati hai in mente?
Beh, un esempio su tutti... La sopravvivenza di una cultura nasce dal suo adeguarsi ai tempi o al mantenimento immutabile di tradizioni millenarie? L'istinto di sopravvivenza ha svariate forme per esprimersi...
L'Olanda del XVII secolo era il simbolo della libertà del suo tempo, accettava idee e culture di ogni provenienza e si sforzava di farle proprie...
I regimi totalitaristi imponevano l'espressione di un'unica forma di cultura - la loro - rifiutando il confronto, e cercando così di guadagnarsi la sopravvivenza...
quello che volevo dire è che a livello storico non si è riscontrata cultura che tendesse all'autodistruzione
Io direi che nessuno lo ha fatto consapevolmente, altrimenti ti potrei citare il caso dell'Isola di Pasqua, dove gli ultimi abitanti sono giunti a praticare il cannibalismo dopo aver praticato una politica scriteriata di sfruttamento delle risorse della piccola isola... Ale, correggimi se sbaglio, sicuramente hai informazioni più valide delle mie...
Se l'istinto di sopravvivenza individuale fosse l'unica legge basilare, allora non ci sarebbero i suicidi... E idem per l'istinto di sopravvivenza verso familiari/amici/ecc, visto che gli omicidi non avvengono solo tra sconosciuti.
Nina, sui suicidi sono d'accordo con te, ed è per questo che nel mio post precedente avevo messo un "forse"... Sugli omicidi invece credo che si rientri nel caso di un istinto di sopravvivenza gerarchico, dove al primo posto c'è l'individuo, poi familiari, amici e così via... Voglio dire, se qualcuno uccide credo lo faccia perché sia convinto che dalla sua azione ne avrà un tornaconto personale, no?
Personalmente mi sembra una persona di grande cultura ed intelligenza; il consevatorismo per me è un fattore necessario alle culture e alle religioni che vogliono avere qualche speranza di conservare sè stesse e di trasformarsi in modo non traumatico
Ecco, Aly, hai preso il punto focale... Una trasformazione lenta e graduale è forse la cosa migliore, la Chiesa non è istituzione da grandi stravolgimenti e rivoluzioni... Però quando qui si citava il conservatorismo, o per lo meno quando lo citavo io , si intendeva lo sterile irrigidirsi sulle proprie posizioni, posizioni che nel caso sembrano essere piuttosto non adeguate ai tempi... (per un cattolico ribalto la frase e dico che forse i tempi non sono adeguati alla ricezione dell'interezza del dogma cattolico...)
Scusa non ho letto tutti i messaggi...
Ma davvero pensate che la chiesa come istituzione valga solo per i credenti?
Davvero pensate che anche se una persona è laica non possa essere "influenzata" nel suo vivere quotidiano da chi guida l'istituzione chiesa?
Mi piacerebbe avere la vostra opinione
Infelicemente penso che un papà conservatore possa creare gravi problemi per il vivere civile.
Volevo aggiungere inoltre che penso che conservatore o reazionario non sono sinonimi di forte.
Ciao
Ma davvero pensate che la chiesa come istituzione valga solo per i credenti?Davvero pensate che anche se una persona è laica non possa essere "influenzata" nel suo vivere quotidiano da chi guida l'istituzione chiesa?
Mi piacerebbe avere la vostra opinione
In Italia, la risposta è ovviamente sì, ma non credo sia un assoluto... Ad esempio, credo che la persona che è attualmente a capo della chiesa russa ortodossa o di quella copta abbia un'influenza piuttosto bassa sulla mia vita, così come forse il Papa non ne ha moltissima per gli indios del Rio delle Amazzoni e così via...
Per il resto, quoto le tue affermazioni... Il conservatorismo estremo mi sembra indice di paura.
Scusatemi lapsus papa non papà....
Leggendo in internet ho trovato una frase interessante nell'ennesimo forum sul papa.
Iltipo tipo diceva che il papa in pubblico si faceva chiamare Benedetto, ma in segreto Pio Pio Pio tutto Pio.
Scusatemi, ma 'stà storia del "conservatore" da dove salta fuori? Il termine non ha nulla a che vedere con la Chiesa, in qunato essa si fonda sulla Teologia, non sulla Filosofia!
Peraltro è probabile, da quel che ho capito sentendo vari ambienti ecclesiastici, nonchè, tramite mio padre, il commento di mons. Baggini (il Vescovo di Vigevano), che la scelta del nuovo papa si sia svolta non in ambito "conservatore" o "riformista", termini vuoti per la Chiesa, ma sul sistema di governo, ovvero sul contrasto fra le idee di Martini e di Ratzinger. Ovvero, per chi queste cose non le spaesse, se dare maggore collegialità alla guida della chiesa oppure continuare sulla linea di (S.) Giovanni Paolo II. E' prevalsa la linea di continuità, e quindi è stato eletto Benedetto XVI. A conferma di questo, basta leggere le due lettere scritte dai cardinali di Monaco/Munchen e Magonza/Mainz al nuovo papa.
Ciao!
Scusatemi, ma 'stà storia del "conservatore" da dove salta fuori? Il termine non ha nulla a che vedere con la Chiesa, in qunato essa si fonda sulla Teologia, non sulla Filosofia!
La Parola di Dio è una, ma differenti sono i modi di interpretarla, a conseguenza del libero arbitrio che è dato alla razza umana...
Parlare di "conservatore" o di "riformista" in quest'ottica ha senso, perché stiamo parlando di un'istituzione umana fatta da esseri umani, per quanto illuminati dallo Spirito Santo... Dopotutto, non tutti sono in grado di ascoltare il messaggio divino alla stessa maniera, no?