I've lost a hand, a father, a son, a sister, and a lover, and soon enough I will lose a brother. And yet they keep telling me house Lannister has won this war.

La beffarda riflessione di Jaime Lennister.

Il prezzo della vittoria, l'amaro calice di chi assapora sulla propria pelle l'onta della vergogna e del disprezzo che l'affermazione della sua casata nella guerra dei cinque re ha generato negli altri, nei vinti. Il profondo lucido realismo di chi non si cela dietro la comoda ed ipocrita retorica della ragione che sta sempre col più forte, ma che comprende quanto, a volte, talune sconfitte siano di gran lunga più edificanti e dignitose di certe affermazioni, quando queste ultime arrivano con colpi bassi, tradimenti, comportamenti sleali e disonorevoli.

Jaime Lannister, il Lord Comandante della Guardia Reale del re, privato della mano della spada, all'indomani della morte del padre patriarca ed alla vigilia del trial by combat che decreterà con ogni probabilità la condanna a morte del fratello Tyrion, avendo già saggiato il disprezzo e lo sdegno di quella che un tempo fu la sua ragione di vita, l'amata Cersei, si interroga su quanto insignificante sia, al cospetto di tante e tali perdite, il valore di una vittoria.

Ciò che la mia famiglia dice di aver guadagnato, sembra chiedersi, vale tutto ciò che io ho perduto? Domanda retorica, risposta scontata: per Jaime Lannister, per questa sua nuova versione per lo meno, nulla di ciò che un tempo aveva valore lo ha adesso. L'uomo arrogante e sprezzante di un tempo avrebbe riso e goduto dell'affermazione della propria casata, il nuovo Jaime si interroga invece su quelle che saranno le conseguenze di tali scombussolamenti. 

2 hours fa, Euron Gioiagrigia dice:

"Can a man still be brave if he's afraid?"

"That is the only time a man can be brave".

 

La mia lettura di questa frase è sempre stata la seguente: qualsiasi uomo è in grado di credersi e quindi mostrarsi forte e coraggioso quando ha tutti i venti a favore; è durante la tempesta che il suo vero carattere si forgia ed emerge. Dunque, Ned aveva più che ragione. La paura è troppo spesso associata a debolezza d'animo, eppure molto spesso è ciò che ci stimola, ciò che ci fa sentire vivi, che tira fuori il meglio ed il peggio di noi. Dunque, non è un sentimento da temere ma piuttosto da comprendere ed accettare come una parte fondamentale della nostra esistenza. Perché noi si progredisca è necessario che ci si metta alla prova al di fuori delle nostre sicurezze e della nostra comfort zone.

Beh Jaime è stato arrogante e sprezzante solo per poco tempo .

Egli si è costruito una armatura possente con  tanto di Leoni Lannister sulle spalle ma la sua casata è sempre stato un fardello pesante da portare perché nel suo io più profondo egli restava il cavaliere reso tale dal mitico Dayne ,la spada del mattino .Come tutti i figli di padri molto ingrombanti ed esigenti egli cerca di seguirne le orme ma da orfano con padre assente (ed era  pure dislessico ,una macchia per l’aurea casata ) non riesce ad accettare il cinismo e la spietatezza del padre che nei suoi confronti mai fa il Gesto di Ettore , lo usa solo per concentrare in se stesso ancora più potere .Si lega alla sorella e vede solo lei ma non per questo non è consapevole di buttare la sua vita oltretutto schernito da un ubriacone che non lo valeva .Ergo non credo godesse totalmente delle affermazioni in guerra e politiche della sua casata in cui si aveva valore solo se perfettamente inquadrati ,totalmente supini alle decisioni del padre padrone ,totalmente senza scrupoli come lui .Jaime soffre pensando alle parti peggiori di se stesso che peraltro gli erano pienamente consentite da un padre che aveva acconsentito al massacro di moglie e figli di Rhaegar .Tale consapevolezza ,questa ricerca di luce e purezza (che aveva prima di essere diventato cavaliere ) la percepisce quando incontra Brienne e ne conosce la storia 

e infatti 

Spoiler GoT 8x2

Ed è vero , un uomo vero si mostra tale nelle avversità .Avere paura è una emozione naturale non un disonore

L’importante  non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.”
Giovanni Falcone 

Totalmente d'accordo con te, @Iceandfire.

La mia citazione di oggi 

Clegane grugnì:"Duro acciaio e braccia forti, ecco quello che domina il mondo." Sansa arretrò da lui: "Sei crudele." "Sono onesto. E' il mondo ad essere crudele”

Del resto il mastino anche lui ,sia pure diversamente da Jaime ,era considerato in uomo senza onore mentre quel troglodita del fratello era un cavaliere ,immaginarsi la sua amarezza .

Oggi come allora parlando di chi domina il mondo conta la legge del più forte 

Con l’aggravante che adesso si usa anche un potentissimo mezzo come la rete per dominare gli altri usando fake news.

Ai tempi di Clegane le comunicazioni veloci (corvi ) si potevano ammazzare ma non manipolare ma alla fine il più forte avrebbe avuto sempre ragione 

Adesso, porcelain.ivory.steel dice:

Totalmente d'accordo con te, @Iceandfire.

Grazie  

Dato che nel challenge musicale oggi è la giornata di Robb Stark, mi è venuta in mente una citazione fondamentale per la sua figura, che spero non sia già stata postata.

Ho vinto tutte le battaglie che ho combattuto, eppure sto perdendo la guerra.

In questa semplice frase emerge tutta la tragicità della figura di Robb Stark.

Con queste poche parole infatti Robb dimostra una estrema lucidità di analisi, la sua consapevolezza di un destino appeso a un filo, nonchè di stare (sop)portando un peso colossale sulle sue giovani spalle.

Di fatto si autoconfeziona una profezia, o per meglio dire una vera e propria sentenza di morte.

«Dentro ogni uomo è in agguato una belva feroce. Tu dà a quell’uomo una spada o una lancia, mandalo in guerra, e la belva si scatenerà.» (Jorah Mormont) 

Jorah sa bene che dentro a ognuno di noi si nasconde una zona oscura pronta a fagocitarci appena troviamo una ragione che faccia pendere la bilancia della etica dal piatto della convenzione sociale al piatto del "mors tua vita mea".

Una delle citazioni più classiche di ASOIAF:

You know nothing, Jon Snow.

Citazione che, al di là della funzione narrativa di aiutare Jon Snow a rendersi conto della sua ignoranza e scoprire un nuovo mondo, ossia quello dei bruti, canalizza un messaggio quasi socratico: ognuno di noi deve partire dal "non sapere" per costruire la propria cultura e la propria conoscenza, e di conseguenza la propria vita. L'ignoranza non deve essere una colpa (a meno che non sia voluta e coltivata), ma uno stimolo a ripartire.

E che a posteriori suona quasi profetica, aggiungerei.

Perchè davvero il povero Jon Snow non sa una mazza di niente, a partire da chi fosse realmente e dei misteri dietro la sua nascita, ma anche in seguito si ritrova sempre a dover in qualche modo venire a patti con l'identità che cerca difficoltosamente di costruirsi, trovandosi puntualmente messo in dubbio o in difficoltà da chi lo circonda e dalle situazioni a cui viene esposto. 

E la cosa fondamentale, necessaria ma non sufficiente, è rendersene conto, di quella ignoranza. Accettarla, e partire da lì. Perchè chi crede di sapere già tutto (e il mondo ultimamente sembra esserne pieno), in realtà non sa nulla e non imparerà mai nulla.

Perchè non c'è spazio per nulla di nuovo, in un vaso che credi già pieno: devi prendere atto che il vaso è vuoto -e, se è il caso, toglierne tu ciò che di inutile, sbagliato, o secco e sterile, eventualmente, contiene (*)- per poter iniziare a colmarlo. A costruire te stesso.

(*) e qui penso al topic sui mentori, in particolare al ruolo di Noyle

1 hour fa, Stella di Valyria dice:

Perchè non c'è spazio per nulla di nuovo, in un vaso che credi già pieno: devi prendere atto che il vaso è vuoto -e, se è il caso, toglierne tu ciò che di inutile, sbagliato, o secco e sterile, eventualmente, contiene (*)- per poter iniziare a colmarlo. A costruire te stesso.

Condivido in pieno. La qualità di Jon Snow più grande è proprio quella di essere consapevole che il suo vaso è vuoto e di avere l'umiltà che possa essere riempito da cose e persone assolutamente improbabili.

Certo ma lo riempirà solo di cose eticamente giuste ,portatrici di luce .

E’ un ragazzo profondamente giusto ed empatico mai potrebbe prendere in considerazione chi porta oscurità o male 

Aldilà di questo, io mi riferivo più al fatto che, pur avendo molti mentori e punti di riferimento e acquisito consapevolezza e conoscenza tramite le molte esperienze dirette, egli è continuamente messo nella condizione di doverli elaborare e superare per far fronte a quello che gli capita, ad andare oltre e ricostruirsi ogni volta, come se raggiunto uno status di apparente tranquillità non gli fosse mai concesso di fermarsi e prendersi del tempo per sé. 

Una condizione abbastanza allucinante a ben pensarci.

Certamente anche perché ogni mentore gli insegna qualcosa ma egli da essi non può ne’ deve apprendere tutto vedi l’esempio di Stannis o dello stesso Mance .

La sua grande forza sta nel recepire il meglio dei loro insegnamenti capendo però anche i punti deboli dei suoi mentori che li hanno danneggiati e secondo me la sua etica ,frutto degli insegnamenti di Ned ma anche da quanto l’esperienza gli aveva fatto capire , è fondamentale in questo.

Ad esempio Jon non sarebbe dipeso da una sacerdotessa rossa invasata per vincere una guerra anche se era un leader vincente .

Per questo dicevo che Jon mai avrebbe riempito il suo vaso con eventi frutto di cattiveria gratuita o di superstizione ,di male e tenebre

«The red leaves of the weirwood were a blaze of flame among the green. Ned Stark’s tree, he thought, and Stark’s wood, Stark’s castle, Stark’s sword, Stark’s gods. This is their place, not mine. I am a Greyjoy of Pyke, born to paint a kraken on my shield and sail the great salt sea. I should have gone with Asha.»

Theon, ADWD

Visto che oggi è il giorno in cui rendiamo omaggio al Giovane Lupo, Robb Stark, scelgo citare ancora colui che per primo ne ha tradito la fiducia e l’amore quasi fraterno, per poi pentirsene amaramente.

Tutto inizia e tutto finisce nel medesimo luogo, Winterfell, come un cerchio che poeticamente si chiude laddove un giovane Theon Greyjoy  aveva avuto l’ardire di aprire una crepa; crepa che in breve si era allargata permettendo che  tutto si compiesse, che altri tradimenti potessero avere luogo e che quella che era da sempre la fortezza ed il logo simbolo degli Stark divenisse temporaneamente  un non luogo in cui degli uomini con un corpo scuoiato sul proprio vessillo potessero pretendere di occupare indegnamente uno scranno conquistato con la slealtà, il sotterfugio e l’efferatezza. 

Da quel non luogo, apparentemente depredato della propria identitá, dell’antico retaggio e del proprio ascendente, si sprigiona però ancora ed ancora una forza mai doma ed impossibile da ignorare anche per chi si è rifugiato in Io alternativo pur di silenziare la voce della propria coscienza e dei propri sensi di colpa: è la forza di Winterfell, che identifica ogni pietra, ogni foglia, ogni rumore, ogni mormorio, finanche ogni silenzio con il nome Stark. 

E’ stato ambizioso per Theon tradire Robb Stark e quella stessa casa che, pur da protetto, lo aveva accolto, allevato, addestrato ed istruito come un figlio, oltre che come un figlio di lord quale Theon era.

E’ stato un attimo di folle e delirante suggestione quello in cui il figlio di Balon ha pensato di guadagnarsi con un fortunoso colpo di mano il diritto di rubare ad altri tutto ciò che gli è mancato nella sua prima giovinezza a Pyke: l’amore ed il calore che sempre elemosinerà da un padre inaridito ed anaffettivo, l’appartenenza ad una casata che di fatto egli sente sua meno di quanto non senta invece di essere legato agli Stark. 
Ed è così che Theon Greyjoy macchia e condanna se stesso ad un inferno da cui solo verso la fine di ADWD sembra avere la forza di venire fuori, perché si, egli è ormai il fantasma di ciò che era quando conquistò Winterfell con un manipolo di uomini, eppure pagherebbe con la propria vita la possibilità di tornare indietro per non tradirli più, Robb e gli Stark.

Questo passo chiarisce ancora una volta come ed in che misura ciò che facciamo, le scelte che compiamo ci identifichino e ci qualifichino; si potrà anche andare avanti, si potrà sempre fare ammenda, ma nell’animo di un uomo buono, che si interroga e si mette in discussione,  esisterà sempre un giudice più severo di qualsiasi altro: se stessi e la propria coscienza.