@Stella di Valyria bellissima riflessione che condivido in gran parte. Le uniche due differenze sono da un lato l’idea che secondo me Dany non sia predestinata a fare quella scelta. Piuttosto che lei creda di essere destinata a governare i sette regni.
E che la gente che si crede “predestinata” o che creda nelle profezie fa errori gravissimi è un tema della serie.
Nello specifico, lei lo pensa ancora. Ma come giustamente osservi ha anche sempre pensato che il “suo” popolo l’avrebbe amata.
Nei 7 Regni, che lei percepisce come suoi di diritto, non è percepita da nessuno come una liberatrice ma come un invasore.
KL si arrende. Come i Tarly e i loro soldati prima. Ma non esulta. Non inneggia alla distruttrice di catene.
Nel frattempo le è successo di tutto. E proprio perché il destino - secondo lei - vuole che lei regni, lo farà.
Usando il terrore dei draghi per imporre la sua autorità. Usando la vera eredità della sua famiglia. Che non è mai stata amata, ma temuta nei 7 regni fino a che (vedi discussione sopra) avevano i draghi...
Scusate: pensavo di aver letto più o meno tutti gli interventi recenti, invece, tra lavoro che mi lascia pochissimo tempo libero e mal di testa, me ne ero persi molti, e veramente belli.
Intanto, @Baby Rickon, scusa se ho ripetuto cose che avevi già detto
Forse il quadro più affascinante -e più vicino al "vero", anche se forse (ho sempre questo sospetto di fondo) più profondo e complesso di ciò che D&D avevano in mente - è quello che si delinea man mano, dal succedersi e completarsi delle nostre letture.
E scusate se ora faccio il mio bravo riassuntino, come per assicurarmi di aver capito bene ciò che avete scritto
@porcelain.ivory.steel: (Scusate anche se faccio le citazioni in questo modo, ma il mio pc è sempre più problematico e oggi mi fa pasticci di formattazione con le citazioni multiple): trovo centrata, profonda ed illuminante la tua osservazione, che (copincollo) "Forse destino non è il termine pertinente, forse attitudine, inclinazione, disposizione ad incarnare particolari modi di essere e di agire anziché altri". E questo si collega al tema della "pazzia" -o meno- di Daenerys. Sì, come hanno scritto in molti, forse "pazzia" è un termine semplicistico. Anche nella vita reale, spesso etichettiamo come "pazzo" chi uccide senza pentirsi, chi attua comportamenti efferati senza provare pietà o senso di colpa alcuno; o, a volte, persino chi fa una scelta di vita estrema e che noi non faremmo mai. Insomma: definiamo "pazzo" chi non ha i nostri valori ed il nostro sentire. Ma la pazzia è qualcosa di più complesso e, anche, che si spinge ben oltre questo.
Le caratteristiche di Daenerys, o meglio, le sue caratteristiche potenziali, quelle che cerca, per molto tempo, di correggere e controllare, sono altre: una sopita ma marcata tendenza alla crudeltà, evidente DNA di moltissimi Targ, ma ad un livello viscerale di cui non è assolutamente consapevole (a livello razionale e cognitivo, all'opposto, sceglie di farsi paladina della giustizia, del bene della "sua" gente, pur se spesso goffamente e commettendo grossolani errori). Una forte fragilità ed una debolezza che non immagina nemmeno di possedere, lei che si ritiene una donna forte, come ogni sovrano deve assolutamente essere, il che dovrebbe implicare anche controllo sui propri comportamenti istintivi. Un bisogno enorme di essere amata dal proprio popolo.
Da cosa nasca, questo bisogno assolutizzante e quasi ossessivo (pensiamo a quanto è diventato esplicito, scarno, evidente, persino crudo nella nettezza dei suoi contorni, nella lamentela -gelosa o sconfortata, non lo sapremo mai- che rivolge a Jon: in questo luogo tutti ti amano, e nessuno ama me), è un altro spunto di riflessione affascinante. Forse è il continuo bisogno di conferme, rassicurazione ed approvazione tipico di chi è, dentro di sè, magari in modo nascosto e, forse, nemmeno consapevole, estremamente, disperatamente insicuro? O, all'opposto, è un enorme, totalizzante narcisismo, da Targ smisuratamente orgogliosa? Questo, probabilmente, non lo sapremo mai. Ma, forse, è bello che rimanga così: un interrogativo aperto. Per sempre. A cui ognuno di noi potrà dare la propria risposta, senza mai sapere se è quella "giusta".)
Bellissimo ed illuminante, come sempre, l'intervento di @lalt. Copincollo: "KL si arrende. Come i Tarly e i loro soldati prima. Ma non esulta. Non inneggia alla distruttrice di catene."
Non ci avevo pensato, soltanto ora lo colgo: ma eccola, la delusione delle delusioni, quella finale. La beffa estrema, che toglie drasticamente anche l'ultima dolcezza da quello che, per anni, avevi immaginato sarebbe stato un trionfo e l'apice della felicità. Quanta differenza c'è, quanta distanza, da quel finale di stagione (non ricordo quale, ma una delle prime) in cui Daenerys veniva portata in trionfo da un popolo che inneggiava a lei chiamandola "misha", madre (oltre che enorme dimostrazione di amore, di quell'amore che D. appare cercare, bramare, necessitare come dell'aria, di nuovo, come con i draghi, un surrogato della maternità che non potrà mai avere) e la sollevava, la stringeva in un immenso abbraccio collettivo?
Davanti a lei, sotto di lei, ora, c'è una folla sofferente, ferita, terrorizzata. Una folla che implora di suonare le campane. Di farla smettere. Una folla che non la ama, che vuole soltanto che lei smetta di fare ciò che sta facendo... di essere quello che è.
Altrettanto preziosa, @lalt, anche la tua riflessione sul "destino".
E'vero: sentirsi predestinati è sempre un enorme errore; ed ancora di più in GOT. Anche nella vita: vedi, molto in piccolo, le "profezie autoavverantesi", non autentiche profezie nel senso "alto" del mondo di Martin ma comunque circoli viziosi che innestano dinamiche spesso controproducenti. Figuriamoci se si tratta, invece, della sensazione di un autentico Destino con la "D" maiuscola; di una strada già tracciata, e dalla meta altissima e che richiede azioni spesso estreme, che si deve percorrere ad ogni costo.
Ma dobbiamo almeno riconoscere alla "povera" Daenerys (mi viene da chiamarla così, nonostante tutto, perchè nel momento in cui rompe i freni inibitori e compie il massacro di Kingslanding, distrugge anche i propri sogni e, soprattutto, l'immagine che aveva di se stessa: in sostanza, distrugge proprio se stessa) delle attenuanti, a cui pochi avrebbero saputo resistere. Scoprire non soltanto di possedere l'istintiva attitudine al comando propria dei Targ (cosa non enorme, per una persona di questa stirpe, ma che già la sorprende e sovverte completamente l'immagine di se' che le era stata inculcata dal fratello nella prima parte della sua vita); e poi, soprattutto, di essere immune al fuoco e di poter far risvegliare i draghi; insomma di possedere e anche in modo particolarmente potente, poteri che la sua casata sembrava aver perso da secoli, sono eventi fortissimi, in grado, se non di destabilizzare, almeno di condizionare moltissimo la percezione che una persona ha di se' e del proprio ruolo nella vita. Da qui a credersi predestinati ad una meta altissima da un qualche ordine superiore, a meno di possedere la saggezza, la pacatezza ed il distacco di un Maestro Aemon (e l'impulsiva, istintiva, inesperta e spesso ancora infantile Daenerys è l'esatto opposto, del mite, riflessivo e saggio Aemon), il passo, benchè sbagliato, tragico e potenzialmente devastante, è abbastanza breve.
E la situazione diventa ancora più esplosiva se ci aggiungiamo ancora la continua, quasi ossessiva ricerca, da parte di Daenerys, di un'identità; che significa anche un ruolo ed una collocazione, anche fisica. Ricerca le cui tappe sono tutte annotate, custodite, cristallizzate, conservate con cura maniacale in quella serie di titoli sempre più lunga che tanto ci ha annoiato per anni ed anni di GOT. Forse, come a me era sempre apparso prima della svolta di KL, la manifestazione plateale di un ego immenso. O, forse, soltanto un modo per gridare al mondo "io sono".
In ogni caso, D. sente moltissimo il vuoto di non possedere un'identità -interiore e sociale- solida, definitiva. Quella con cui era nata, le è stata strappata nel momento stesso in cui è venuta al mondo, con la detronizzazione dei Targ e la fuga. Quella impostale dal fratello-padrone era una non-identità: tu sei un oggetto di scambio ed un corpo, fine. Poi ci sono state quella Dotraka; quella, soprattutto nei libri, di diverse città libere. Ed è indicativo come D. cambi continuamente tipo di abiti: ogni volta adeguandosi ad una cultura a cui in realtà non appartiene; ogni volta cercando di essere accettata, di carpire un'identità che non è sua. In questo totale brancolare qua e là in cerca di un punto fisso che non esiste, cosa è più istintivo, cosa è più confortante, che pensare che una specie di fato le offra un'identità non solo nettamente definita e davvero sua, essendo retaggio e prosecuzione di quelli che sono i suoi avi, la sua linea di sangue; ma anche unica, altissima, potente?
Ammettiamolo: la tentazione-trappola di crederci,all'idea di un destino già tracciato; la tentazione di affidarcisi completamente, di buttarcisi dentro ad occhi chiusi e non riaprirli più, benchè come osservato da @laltsia un enorme errore, nelle sue condizioni era quasi irresistibile.
Se mi concedete ancora qualche riga, in questo post che doveva essere brevissimo ed invece mi è, come sempre, sfuggito di mano (scusate; ma inizio a scrivere, e via: da un certo punto in poi, è come se le cose si scrivessero da sole), trovo curioso e molto significativo, in questo, il confronto con Jon: a differenza di Daenerys, Jon, verosimilmente, nel mondo di GOT è davvero un predestinato. Forse, l'unico. C'è una leggenda, che lo precede da secoli e probabilmente parla di lui (perchè è ancora possibile che sia A.A., pur non avendo ucciso personalmente il NK, ma per altre vie). Tutto il suo cammino sembra tracciato per condurlo in una direzione ben precisa. Perdite si succedono alle perdite. Il distacco dal suo vecchio mondo, dagli affetti della gioventù o da qualsivoglia affetto terreno procede inesorabile, fino a divenire pressochè totale (vedi il bellissimo personaggio e l'amore, questo sì, credibile, convincente e realistico fino al midollo, per la povera Ygritte) cancellando, senza pietà alcuna verso la sofferenza dell'essere umano Jon, un elemento che ne limiterebbe il raggio d'azione, rendendolo vulnerabile come qualsiasi essere umano che abbia qualcosa da perdere (penso ad una battuta di Verme Grigio: "ora che ti amo, Missandrei, sono più debole: perchè, avendo qualcosa da perdere, ho paura di morire". E penso anche ad Albanese -doloroso, commovente, splendido- in "La prima notte di nozze: ha sempre disinnestato bombe inesplose senza esitazione nè incertezze, ma, quando per la prima volta si innamora, benchè in modo imppossibile, la mano gli trema, non se la sente, non ci riesce: perchè, per la prima volta, ama la vita). Responsabilità, incarichi di comando e pesi sempre più onerosi vengono via via posti sulle sue spalle senza che lui li desideri; anzi, contro i suoi desideri. Viene addirittura riportato in vita, oltrepassando quella linea inesorabile, tra vita e morte, che a nessuno le implacabili leggi della natura concedono di varcare due volte.
Eppure, Jon al massimo è rassegnato, obbediente: Jon, semplcemente, accetta. Perche sente il peso della responsabilità, del dovere morale verso gli altri esseri umaninon si esalta. Jon non si perde in sogni di gloria o, tantomeno, in deliri di potere. Non costruisce alcun orgoglio, alcuna connotazione personale su quella che non sappiamo se gli appaia come una sorta di predestinazione, ma deve comunque vedere, come un cammino che è in qualche modo chiamato a percorrere (pur conservando, in ogni momento, il libero arbitrio di sottrarsene: anche qui, come faceva notare Lalt, il concetto di "destino" non è mai assoluto, totalizzante, banale. Può esserci un cammino privilegiato, ma questo non annulla mai l'autonomia -e, quindi, anche la responsabilità- del singolo: e anche nel non cadere nella trappola della facile banalizzazione di un "destino" totalizzante ed onnipotente, Martin rivela ancora una volta la sua sottigliezza e la sua volontà di mantenere un tocco realistico persino quando affronta un tema appartenente al fantasy classico). Non corre in avanti, per anticipare i tempi o, come D., forzare quella che ritiene essere la sua vocazione. Non aggiunge aspirazioni personali, il benchè minimo sogno di gloria o brama di potere, a quello che, con grande umiltà, non disgiunta dall'amarezza soverchiante e disperata che ormai l'ha portato a lottare per la vita e, forse, in un domani migliore, la felicità altrui ben più che per le proprie, percepisce solamente come un dovere.
Anche in questa abissale differenza da Daenerys si percepisce, netta e forte, la grandezza di Jon. Grandezza che, nonostante la pessima caratterazione che gli è stata costruita addosso nelle prime cinque puntate, rimane indiscussa. Devi riflettere molto, per coglierla attraverso le spesse, opache, informi cortine dietro cui la sceneggiatura, per qualche motivo incomprensibile (o per mera incapacità materiale) sembra avere nascosto la sua figura, fin quasi a negarla. Ma, pensandoci, la cogli. Ancora e comunque.
Nono, mi sono spiegata male @Stella di Valyria, intendevo dire che la tua era una splendida analisi, e che rappresentava appieno ciò che pensavo... Mi scuso
...Wild as a winter storm...
"Are we going home? [ ...] I want my horse. And I want applecakes and butter and honey, and Shaggy. Are we going where Shaggydog is?"
"Yes" Bran promised.
"Take me home!" Rickon demanded. "I want to be home!"
@Baby Rickon: ma no, non devi assolutamente scusarti! Sono io ad essermi espressa male; e comunque pensavo di avere fatto io un errore, scrivendo cose banali e già dette; non certo che tu mi stessi rimproverando Sei gentilissima, comunque.
E a proposito: grazie a te ed a tutto il gruppetto che sta colmando queste pagine di interventi così belli ed illuminanti. Per me sono ancora più preziosi dopo puntate che alternano alti e bassi tali che, in questa stagione, mi sta accadendo una cosa stranissima: per quanto suoni strano, quasi sempre mi è necessaria una lunga riflessione e qualche giorno di tempo per capire se amo o detesto certe scelte narrative, tanto sono spiazzanti, talvolta non del tutto spiegate esplicitamente, molto più complesse di quanto appaiano (vedi Daenerys) e mescolate ad elementi, purtroppo, decisamente bassi. In questo, le vostre osservazioni, aiutandomi a capirle meglio, mi sono utilissime. E mi portano quasi sempre a spostare, lentamente ma con sicurezza, la lancetta, inizialmente bloccata a metà tra "amo" e "detesto", decisamente verso la prima delle due opzioni
Quindi, ancora, grazie a tutte/i per questo bellissimo confronto, pacato e di grande arricchimento personale
23 hours fa, Stella di Valyria dice:Giá. Mentre vedevo la scena, con Gregor versione mostro che uccide Quiburn, che é anche il suo creatore, ho pensato all'istante allo scienziato di Blade Runner.
Io ci ho visto il tema del mostro di Frankenstein, che uccide il suo padrone.
La morte casuale di un personaggio che ha dato tante sofferenze come Qyburn (e che in GOT ha avuto un peso notevole) è poi molto martiniana.
Tutte le bellissime riflessioni che leggo aumento il senso di frustrazione.
Bastava davvero poco, un po’ più di tempo soprattutto e un po’ meno uso di “plot convenience” per chiudere benissimo. Peccato davvero.
In ritardo ma ecco anche il mio commento alla famigerata 8x05
che devo ammettere, per essere la prefinale, quella che tira tutte le fila e solitamente crea problemi e delusioni, mi è piaciuta. Finora anzi la preferita della stagione.
C’è molta carne al fuoco. Letteralmente ^^”
PRO
Partendo comunque dall’assunto che tutta la stagione è molto veloce e quasi tutto poco approfondito, alcune cose mi sono piaciute proprio tanto.
Dracarys: il plot twist di Daenerys è la cosa migliore della puntata, inaspettato ma non incomprensibile, credo sia tutta farina del sacco dello zio Martin. Tipicamente suo il personaggio di turno che sta per arrivare all’acmè del suo percorso e frana rovinosamente per colpa di sé stesso (mi viene in mente un parallelo con Robb). In questo caso Daenerys tratteggiata come quasi semidivina e superpotenziata con draghi e megaesercito non poteva che franare su sé stessa per una causa interna, psicologica: il punto chiave è la comparsa di un contendente al trono, più legittimo, più amato, più seguito… e il suo concomitante ritrovarsi sempre più isolata, accerchiata, guardata con sospetto o tradita, senza più folle adoranti, consiglieri fidati e innamorati a tutelarla e a frenare il drago. In pratica la situazione di Daenerys ricorda in parte quella del fratello Viserys, che credeva di avere chissà che destino perché era suo diritto e invece si vede di colpo scalzato dalla sorella a lui preferita. Tra l’altro è molto bittersweet il fatto che venga stravolto tutto il suo idealismo, come difatti accade sempre con le guerre: che tirano fuori il lato peggiore degli uomini. In un certo senso è ironico pensare che alla fine Cersei in questo ha vinto: è riuscita a distruggere quello che era l’intenzione positiva di Daenerys obbligandola ad attaccare la città e innescando la sua caduta, e in questo probabilmente avrà una vendetta postuma sul fratello Tyrion che peraltro è pure artefice inconsapevole della fine dei 2 fratelli che ha tentato di salvare fino all’ultimo. Bellissimo gioco di rimandi e prospettive.
Mi è piaciuta molto anche la resa di tutta la parte dell’assedio e della distruzione che ne consegue, in cui ci si sente davvero partecipi in prima persona. Come anche il ripescare per l’occasione Arya in una sorta di parallelo con la sua fuga da Approdo del Re di tanto tempo prima. Bellissima la scena finale col cavallo bianco privo di cavaliere: elemento che rappresenta il caos (questa era la sua simbologia anche nella scena iniziale di Batman v Superman da cui credo l’inquadratura sia stata ripresa perché lo scenario è il medesimo). Fenomenale anche l’accompagnamento musicale.
Allo stesso modo ho apprezzato l’attonimento o spaesamento come volete di Jon di fronte al massacro finale, con lui che vorrebbe fermarlo ma non ci riesce. Mi ha ricordato molto la situazione in cui deve essersi trovato anche Ned tanti anni prima giunto ad Approdo del Re. E ho gradito il parallelo Jon/Ned, così come il generale dispiego di disumanità che tutti, dal Nord agli Immacolati mettono in campo. Una forte denuncia delle guerre che tirano fuori gli istinti peggiori, molto martiniana anche questa, e infatti ritorna più volte nelle Cronache.
Parlando di Arya mi è piaciuto anche il commiato con il Mastino: entrambi guidati dalla vendetta, con lui che mentre tutto crolla capisce che quella sarà la sua fine e in atteggiamento quasi paterno le dice di tornare indietro. Lei tentenna e allora lui mette il carico: non diventare come me, essere sfigurato nel corpo e nell’anima. Qualcosa che Arya all’inizio odiava. Non lasciare che questo prenda il sopravvento sulla tua vita. Puoi ancora salvarti. Anche se temo che tutto questo discorso verrà vanificato nel finale che si prospetta perché Arya ha già un nuovo conto in sospeso.
Jaime e Cersei: tutto sommato non mi è dispiaciuto neanche il loro finale. Jaime delle serie non è Jaime dei libri, nella serie lui ha sempre dimostrato di tenere a Cersei più che a tutto il resto. Quindi ci sta che sia tornato da lei a spron battuto. Soprattutto ho trovato bello il fatto che alla fine, quando Cersei ha sempre avuto una visione distorta delle cose a suo vantaggio, sia Jaime a indurla a usare l’immaginazione per negare quello che sta accadendo in una fuga dalla realtà che non riesce a sopportare. Va tutto bene, guardami. Ci siamo solo noi due. E soprattutto mi è piaciuta la fine di Cersei: in trappola in un vicolo cieco, dove lei e Jaime si sono infilati da soli, metafora delle scelte della loro vita. Ecco forse non ho apprezzato che ai due sia stata data una luce troppo positiva, come una morte offscreen e lirica, quasi due novelli Antonio e Cleopatra.
CONTRO
Tyrion: continua a non piacermi la sua caratterizzazione. Non capisco perché denunci Varys, forse per acquisire maggiore fiducia da parte di Daenerys e quindi possibilità di imporle la propria volontà in vista della gestione dell’attacco. Personalmente me lo spiego così, perché sarebbe un modo in cui ricavare un vantaggio da un’azione altrimenti bieca, soprattutto se confrontata con quando Tyrion combina dopo. Anche qua questa sua ossessione per salvare il fratello e anche Cersei non la capisco, non solo alla luce di quanto accaduto nel passato, ma anche nel presente (ricordiamoci Bronn). Forse Tyrion capisce che Jaime non avrebbe desistito e allora cerca di salvare pure Cersei per salvare Jaime, non lo so. Di fatto l’ho trovato un buonismo un po’ eccessivo, ampiamente ripagato però dal fatto che i fratelli in effetti muoiano per causa sua, così come dal contrappasso cui è costretto ad assistere quando Daenerys in cui lui credeva, proprio al culmine del suo trionfo diplomatico decise di agire diversamente e dracarizza la città. Cenere per Tyrion, quella stessa cenere che aveva promesso a Cersei, quando lei sarebbe stata felice e al sicuro e che gli si è rivoltata contro. A posteriori questa interpretazione mi piacerebbe molto, anche se non so quanto sia stata considerata dagli autori.
Assolutamente brutto lo scontro Euron v Jaime per la f—a di Cersei. Scena un po’ buttata là, coreografata male, brutta da vedere, nonsense nei modi, nei dialoghi e nelle intenzioni. A questo punto potevano far crepare Euron per mano di Cersei non scadere nel duello tra i due amanti.
Cleganebowl: non mi ha mai entusiasmato particolarmente, non l’ho trovato epico nella resa o particolarmente interessante. Però mi è piaciuto come è morto Qyburn, ucciso dal suo mostro come una nullità. Frankenstein assolutamente.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Non ho avuto modo di vedere ancora la puntata ma trovo centralissima la tua analisi ,soprattutto originale ,non scopiazzata da nessuno o dalla rete ( che gusto c’è a farlo ...) ergo tua personale che poi è quello che conta
E trovo che il percorso di Daenerys Targaryen descritto non sia ne’ improvviso e frettoloso ne’ ingiustificato
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Incredibile le critiche immotivate verso una serie di intrattenimento,che ha avuto colpi di scena e cambi caratteriali come se fosse la vita reale.Cero qualche esagerazione e incoerenza come per Jaime.,ma signori succede questo anche nella vita di tutti i giorni.Scelte incomprensibili e cambi di fronte.L'arco narrativo di Dany poi stupefacente,non e' mai stata tanto legittima con la testa se ricordiamo la corona d'oro per il fratello.A me quando una serie mi sta per lasciare con un senso di malinconia e incompiutezza ha raggiunto il suo scopo.Per me.Tutti vincono,ognuno il suo ma tutti perdono.E' molti non si rendono nemmeno conto che stanno perdendo invece pensano di andare nella giusta direzione.Ma sono normali anche critiche cosi' feroci,visto che per molti utenti e' stato persino un business.
Critiche immotivate a tuo parere, a mio modo di vedere sono motivate che te frega?
Arco narrativo di Dany stupefacente? Si nel senso di obnubilamento da sostanze che ripeto a me lei villain piace anche come idea, ma come l'hanno messa nella serie non ha senso, manco da un punto di vista psichiatrico. Sono opinioni.
Ah per me non è stato un business
Opinioni certo.
secondo voi è possibile che la scena di arya con il cavallo....
spoiler ADWD
sia collegabile alla visione di melisandre sulla ragazza grigia come cenere(se ricordo bene)in fuga su un cavallo?
" A Grande Inverno giuriamo la fedeltà della Torre delle Acque Grigie. Cuore e focolare e raccolto a te noi doniamo, mio lord. Le nostre spade, le lance e le frecce sono al tuo comando. Da’ misericordia ai nostri deboli, aiuta i nostri inermi e fa’ giustizia per tutti. Noi mai ti volteremo le spalle. Lo giuro sulla terra e sull’acqua. Lo giuro sul bronzo e sul ferro. Lo giuriamo sul ghiaccio e sul fuoco. "
9 hours fa, the neck dice:
Conoscendo DeD non credo, ma potrebbe anche essere una citazione
Peró potrebbe essere un fanservice che nessuno ha colto. Infatti se ci pensate, la scena del cavallo, anche se filmata bene, non ha nessun senso ai fini della trama, anzi é piú fuorviante che utile in quel momento.