DAVOS I
Con Davos si ricomincia da dove lo avevamo lasciato, dalla disfatta delle Acque Nere. Si tratta essenzialmente di un capitolo riepilogativo, che vuole riassumere brevemente i dati essenziali di un POV comunque importante. Tra le molte cose che vengono dette in poco tempo, emerge soprattutto quanto in Davos ci sia dell'uomo comune, ravvisabile in quel mix di fedeltà alla religione tradizionale e alla superstizione. In questo contesto si inserisce anche la contrapposizione con Melisandre, portatrice di un culto straniero contro il quale il Cavaliere delle Cipolle trova una ragione per vivere. Altro tema è il senso di colpa: Melisandre viene ritenuta la principale responsabile della morte dei suoi figli, ma Davos sa già che in parte si sta autogiustificando, che sta trovando un alibi verso se stesso per decisioni prese già tempo prima. Giungendo a farsi tagliare le dita dal suo signore, giurando fedeltà ad un uomo di questo tipo, il contrabbandiere aveva di fatto già stabilito che tutto (anche la sua famiglia) sarebbe venuto dopo la politica, dopo le guerre che Stannis gli avrebbe chiesto di combattere per lui. Per salire la scala che porta dal Fondo delle Pulci alla sala del Trono di Spade c'è un prezzo da pagare e non è nemmeno detto che sia sufficiente per il raggiungimento dell'obbiettivo.
SANSA I
Sansa appare stretta tra un mondo idealizzato, filtrato dall'educazione materna e dalla septa, e uno reale nel quale le già tante esperienze negative l'hanno segnata in profondità. La giovane Stark qui praticamente sbaglia qualsiasi analisi: per esempio quando, sapendo che Margaery era sposata con Renly, dà per scontato che soffra per la sua morte oppure quando le viene detto che sposerà il fratello di Margaery e quindi pensa immediatamente all'unico che abbia mai visto (quello di cui è innamorata), per non dimenticare quando, basandosi sul fatto che Garlan e Loras sono due cavalieri, suppone erroneamente che lo sia anche il loro fratello maggiore. Quindi nella sua testa c'è confusione, il flusso dei suoi pensieri è abbastanza frettoloso e incoerente, passa in rassegna fatti diversi, fa ipotesi e ragionamenti ma senza arrivare mai ad una conclusione perchè la fredda corazza che cerca di mantenere esternamente tradisce un'incertezza interna sempre maggiore, causata dalla mancanza di punti di riferimento e dallo sgretolarsi di determinate convinzioni. Da questo punto di vista, l'incontro con Olenna non potrebbe essere più significativo perchè non esiste una lady più diversa dal modello al quale Sansa è stata educata; la Regina di Spine ha un linguaggio sboccato, fa allusioni sessuali, parla apertamente male del figlio e fa pure insinuazioni sulla famiglia reale. Con lei Sansa resiste poco e finisce per svelarsi completamente, esponendo la verità su Joffrey. E' un avanzamento solo teorico perchè nasconde un'insidia importante: il matrimonio con Willas Tyrell infatti si inserisce nel contesto che vede Sansa come una pedina importante del gioco del trono, una pedina che tutti vogliono per poter sfruttare a proprio piacimento e alla quale tutti paiono negare un'individualità. Per un attimo però lei riflette sulla possibilità avuta di non essere più prigioniera, riflette sul Mastino e ne conserva addirittura il mantello insanguinato, finendo per comprendere l'origine della sua paura. Per una giovane lady abituata a ragionare in modo schematico, questa dimostrazione di empatia per un uomo così distante da lei è un importante segno di cambiamento; significativamente quando nella pagina dopo parlerà con un altro cavaliere, radicalmente opposto a Sandor in tutto e per tutto, non capirà realmente il senso del suo disagio.
JON I
Gran bel capitolo che inizia l'epopea di Jon tra i bruti, una delle tante occasioni in cui sarà messo in discussione il suo senso di appartenenza. Molto poco starkianamente Jon deve fingere, deve simulare di essere qualcosa che non è e in parte diventare anche qualcosa d'altro rispetto a quello che realmente è. Già quando era entrato nei Guardiani della Notte aveva dovuto fare uno sforzo in questo senso ma la transizione era stata relativamente più facile. Per quanto i confratelli che sorvegliano la Barriera siano un ordine peculiare, sono comunque qualcosa che un uomo del Nord percepisce come vicino, qualcosa di familiare specialmente per uno di casa Stark. Passare con i bruti significa invece rinnegare totalmente le proprie origini e abbracciare qualcosa di marcatamente diverso, seppur meno differente di quanto Jon possa pensare. Significativa la metafora dei cani che circondano Spettro: << Loro sono cani, mentre lui è un lupo. Sanno che non è della loro stessa razza >>. E' come se i cani avvertissero l'alterità del metalupo e più in profondità del loro padrone. Tuttavia Mance la pensa in maniera diversa: << Il sangue dei bruti è il sangue dei Primi Uomini, lo stesso sangue che scorre nelle vene degli Stark >>. Mance Rayder è un pragmatico che cerca il meglio per il proprio popolo ma è anche un'idealista, portatore di un'antistorica visione egualitaria che Jon, figlio di uno dei più importanti nobili del regno, potrà al massimo ammirare ma non abbracciare. Dopo un primo momento di smarrimento in cui tende a ripetere gli schemi imparati a Grande Inverno (si riferisce al re con l'appellativo di "maestà", si chiede se si debba inchinare), il ragazzo dimostra però di avere la mente sveglia e di sapersi adattare alle circostanze, finendo per ingannare Mance utilizzando la propria condizione di bastardo. Il fatto di essere nel mezzo di una missione sotto copertura è rassicurante perchè giustifica il personaggio da tutte le decisioni che dovrà prendere; nel gioco incrociato dei giuramenti già denunciato nella sua ipocrisia da Jaime Lannister, quello prestato a Qhorin il Monco supera e per certi versi contiene quello prestato all'intera confraternita. Anche Mance ha prestato un giuramento e anche Mance l'ha infranto ma lo ha fatto senza secondi fini e costrizioni, l'ha fatto per essere realmente "libero".
DAENERYS I
Il peggiore dei quattro capitoli del lotto. Daenerys ama il mare perchè il mare le ricorda casa, anche se il termine "ricordare" è improprio in quanto lei non può realmente ricordare il Continente Occidentale. La confusione sul concetto di casa è ben evidenziata dalla sua ignoranza sui fatti del passato, ignoranza che provano a colmare Arstan Barbabianca e Jorah Mormont con una serie di informazioni abbastanza dettagliate. Più in generale si ha l'impressione di una complessiva inadeguatezza della giovane regina, eccessivamente ottimista, ancora troppo legata ai racconti del fratello pazzo e troppo sbrigativa nell'accettare il consiglio finale di ser Jorah (per quanto giusto possa essere). Nella scena finale non manca però un elemento di malizia e di ambiguità: affermando di comprendere che Jorah sia innamorato di lei, ma affrontandolo prima con un vestito che lascia poco all'immaginazione e poi levandosi addirittura ogni indumento, sembra quasi porsi verso il cavaliere in termini utilitaristici. Sa che lui la segue per un motivo e forse inconsciamente fa leva su questo per mantenere il potere su di lui. Quella che nel primo libro era solo una ragazzina si sente sempre più forte e potente, si sente una donna ma soprattutto si sente sempre più una regina.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
11 minutes fa, ***Silk*** dice:La stessa operazione che tu hai fatto molto bene per gli eventi già noti è molto più difficile per quelli che Martin deve ancora scrivere in TWOW e ASOS, Io sono un po' fissata con questa cosa, più che altro per via dell'attesa... Sarebbe un bel taglio da dare, a riuscirci!
Ah ora ho capito! Tu dici quindi di trovare indizi profetici su ipotetici scenari in TWOW o ADOS?
Eh, accidenti.... Almeno avessi la palla di cristallo, ma credo che ne abbia messi... Con la rilettura è facile perché si ha il senno di poi...
Anche se a volte capita di leggere un qualcosa che può essere magari sibillino e magari è una cosa che non è ancora successo e mi spavento. Es. Jaime (credo di ricordarmi, ma non sono sicura) dice qualcosa tipo 'non era ancora pronto per morire per qualcuno come Brienne di Tarth'. Eh, ste cose mi spaventano... XD
- Most have been forgotten. Most deserve to be forgotten. The heroes will always be remembered. The best. The best and the worst. And a few who were a bit of both. -
- If I look back I am lost. -
- There are ghosts everywhere. We carry them with us wherever we go. -
Interessante il discorso di Khaleesi su Chett e le Nozze Rosse, non ci ho pensato nemmeno durante la rilettura ma in effetti gli indizi non sembrano mancare.
18 minutes fa, ***Silk*** dice:Mi ha colpito molto anche questa considerazione:
E in effetti, Jon e Sam sono proprio l'emblema di questa parabola. Jon, in particolare, che lo abbiamo visto considerarsi anche come una vittima finché era a Winterfell, ma che poi, inizialmente con un po' di acerba arroganza, in seguito con una crescente consapevolezza della condizione da cui provengono i suoi confratelli (mi vengono in mente le fantastiche battute di Edd). In questo senso ho sempre trovato emblematico questo passaggio di ACOK, Jon II. Almeno agli occhi dei lettori:
Jon had to stoop to pass through the low door. Within he found a packed dirt floor. There were no furnishings, no sign that people had lived here but for some ashes beneath the smoke hole in the roof. “What a dismal place to live,” he said. “I was born in a house much like this,” declared Dolorous Edd. “Those were my enchanted years. Later I fell on hard times.” A nest of dry straw bedding filled one corner of the room. Edd looked at it with longing. “I’d give all the gold in Casterly Rock to sleep in a bed again.” “You call that a bed?” “If it’s softer than the ground and has a roof over it, I call it a bed.”
Jon è anche quello che fa un caso di stato perchè è stato nominato Attendente piuttosto che Ranger, problema relativamente secondario per la stragrande maggioranza dei delinquenti che popolano il Castello Nero. Sam è per certi versi simile a Jon (anche lui è nato e cresciuto in un grande castello, anche lui è un "rinnegato") ma per certi versi differente (a Collina del Corno l'atmosfera era un po' meno familiare di quella di Grande Inverno, Jon ha scelto di entrare nei GdN mentre l'altro è stato obbligato).
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Sì se l'è presa piuttosto male per non essere stato nominato ranger, fortuna che poi qualcuno lo fa rinsavire dicendogli che effettivamente essere l'attendente di Mormont lo prepara un domani al comando. Guardacaso dovrebbe essere Sam, no? xD
- Most have been forgotten. Most deserve to be forgotten. The heroes will always be remembered. The best. The best and the worst. And a few who were a bit of both. -
- If I look back I am lost. -
- There are ghosts everywhere. We carry them with us wherever we go. -
8 minutes fa, *Khaleesi* dice:
Ah ora ho capito! Tu dici quindi di trovare indizi profetici su ipotetici scenari in TWOW o ADOS?
Eh, accidenti.... Almeno avessi la palla di cristallo, ma credo che ne abbia messi... Con la rilettura è facile perché si ha il senno di poi...
Anche se a volte capita di leggere un qualcosa che può essere magari sibillino e magari è una cosa che non è ancora successo e mi spavento. Es. Jaime (credo di ricordarmi, ma non sono sicura) dice qualcosa tipo 'non era ancora pronto per morire per qualcuno come Brienne di Tarth'. Eh, ste cose mi spaventano... XD
Ma guarda, con alcune mie teorie ci sto provando in rilettura, essendo molto convinta forse mi attacco un po' a tutto... come accade nel caso di Varys-sangue di drago.
Tornando a Jaime invece, io ho tremato quando dice/pensa qualcosa del tipo io e Cersei siamo nati insieme e moriremo insieme. Concordo con te: queste cose mi spaventano! XD
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Arya I
Capitolo dove non succede nulla di speciale, ma che come introduzione funziona bene, anche perché non si dilunga nemmeno tanto. E' il classico capitolo della serie "dove eravamo rimasti?", che riprende gli eventi del libro precedente, senza però annoiare e scadere nel mero riassuntone. La tensione della fuga si percepisce molto, e vediamo delle Terre dei fiume giustamente in un'atmosfera completamente diversa da quella del capitolo di Jaime.
Spesso ho l'impressione che molti lettori vedano Arya in modo un po' troppo stereotipato e riduttivo, come una ragazzina impulsiva che ha in testa solo la vendetta e che non fa altro che essere arrabbiata e sfoderare le armi. Viene quasi contrapposta a Sansa (specialmente alla nuova Sansa), ritenuta invece quella più riflessiva e portata a pensare prima di agire. La trovo una visione semplicistica, è un personaggio ben più complesso di così, e questo è uno dei capitoli che lo dimostra. Qui vediamo un' Arya estremamente pragmatica, razionale e controllata. Viene proprio sottolineata questa sua capacità di mantenere la calma e fare considerazioni sensate per la sua età.
***Silk*** ha già fatto notare il parallelismo tra l'albero degli impiccati di Arya e l'albero degli impiccati di Brienne. Dubito che sia stato frutto di un caso. E' solo uno dei tanti parallelismi che si possono trovare nei libri e più avanti se ne troveranno altri di interessanti.
Nel capitolo ci sono anche diversi scambi che personalmente trovo divertenti, con Frittella che si stupisce del fatto che Arya sa leggere, o quando viene detto che sulle rive del fiume a differenza della cartina invece non sono scritti i nomi. E' un umorismo diverso da quello che si può vedere nel capitoli di un Tyrion o un Jaime, ma a me personalmente piace molto proprio per questa sua "semplicità", maggiormente in linea con i pensieri di un bambino. E' un aspetto in cui secondo me Martin dimostra una certa abilità nel trattate in modo diverso i vari PDV.
Bello anche l'evento finale della morte degli inseguitori grazie al metamorfismo in Nymeria. Non solo in questo modo si ha la conferma definitiva che pure Arya è una metamorfa, ma è stato un espediente credibile (nell'ambito del mondo martiniano, in cui i metamorfi esistono) e perfettamente coerente per permettere al gruppo di Arya di sopravvivere anche a questa minaccia, senza ricorrere nessuna particolare forzatura narrativa. Soprattutto perché già ben prima si è parlato a lungo della presenza dei lupi nel bosco e in particolare del branco di Nymeria, quindi non è una cosa che spunta fuori dal nulla.
Tyrion I
Vi giuro che questo capitolo mi è piaciuto molto, eppure non ho moltissimo da commentare.
Ha inizio la parabola discendente di Tyrion, in cui dopo l'apice raggiunto con il ruolo di Primo Cavaliere il personaggio inizia ad essere veramente vittima e veramente vulnerabile. Si tratta di un'evoluzione doverosa, fondamentale per conferire ulteriore spessore al personaggio, in quanto se il Folletto avesse continuato a rimanere sempre quello di ACOK alla lunga sarebbe apparso fin troppo evidente e forzata la preferenza dell'autore per lui. E in generale, come insegna ogni principio della buona narrativa, un buon personaggio deve anche soffrire, deve affrontare lungo il suo percorso degli ostacoli che appaiono insormontabili. Qui vediamo tutta l'architettura faticosamente costruita da Tyrion in ACOK (e in parte anche AGOT) cadere in pezzi un frammento per volta.
Comunque il dialogo finale tra padre è figlio è probabilmente tra i più memorabili dialoghi della saga per quanto riguarda il rapporto tra i famigliari. Nulla da dire. Da notare anche il fatto che inizialmente Tyrion è convinto che sia stata Cersei a far frustare Alayaya, mentre solo dopo scopre che è opera del padre.
Altro dettaglio da osservare: quando Tywin fa notare che anche Tyrion stesso, esattamente come fa lui con Gregor, utilizza personaggi alquanto discutibili (i barbari delle Montagne, Bronn...) per raggiungere i suoi scopi. Non ha tutti i torti, ma resta il fatto che a me personalmente non pare di aver visto i personaggi al servizio di Tyrion arrivare ai livelli di crudeltà praticati da Gregor (anche se non dubito che potrebbero esserne capaci), almeno mentre sono agli ordini del Folletto. Ricordo male io? Resta il fatto che in questo passaggio viene posto un dilemma morale e un aspetto del "grigismo" martiniamo interessante.
Questa settimana sarò in viaggio per le vacanze pasquali, quindi non riuscirò a tenere il ritmo visto che sarò senza PC Spero di recuperare dopo!
Davos I
Davos si è salvato dalla battaglia. Un naufrago depresso in attesa. In cerca di una ragione per vivere:
How can a father outlive so many strong young sons?
Ricorda l’inferno verde della battaglia. Colpisce che il verde comunemente associato alla speranza sia associato a queste immagini terribili di morte e distruzione. Il senso di colpa per aver – in un certo senso - condannato i propri figli alla morte lo attanaglia
How can I live when they are dead?
Dalle fiamme Verdi dell’altofuoco ci spostiamo verso quelle rosse di Melisandre. E’ con lo shift di colore, shifta anche la colpa: verso di lei, che ha vinto alla sua causa Stannis. Alla fine l’istinto di sopravvivenza ha la meglio. In fin dei conti siamo umani:
She was Lysene, she was Salladhor Saan’s. The Mother sent her here, the Mother in her mercy. She had a task for him. Stannis lives, he knew then. I have a king still. And sons, I have other sons, and a wife loyal and loving. How could he have forgotten? The Mother was merciful indeed.
Mi è piaciuto il discorso di @sharingan sull’uomo comune caratterizzato da fede e superstizione su cui si innesta l’avversione per il diverso rappresentato da Melisandre. In un lampo mi viene sempre alla mente Il Conte Dracula di Bram Stoker quando si parla di questi temi. E il rapporto di Davos con l’ambizione, rappresentato dalla sua “fortuna”: Davos ambisce alla scalata e si lega a Stannis perché è l’unico che può concedergliela al caro prezzo a cui Stannis concede.
Sansa I
Sansa apre il suo POV in preda al dubbio e il dubbio è sinonimo d’intelligenza e capacità di analisi.
Vediamo che dei suoi punti di riferimento a KL, le resta solo Dontos: Sandor è fuggito e rimpiange di non averlo seguito, Tyrion è malmesso e in disgrazia. Non può che affidarsi alla promessa di fuga durante il purple wedding. Cosa che un po’ contraddice il mio incipit, ma la speranza fa fare voli pindarici a volte e, sicuramente, supporta l’istinto di sopravvivenza. Speranza e fede in una sorta migliore, idee sognanti della vecchia Sansa, si mischiano a ciò che ha appreso in prima persona:
But this was the Red Keep, this was King’s Landing, this was the court of King Joffrey Baratheon, the First of His Name, and if there was one thing that Sansa Stark had learned here, it was mistrust.
Buono il pensiero ma non la prima intuizione quando vede Olenna. Ma come ci insegna ASOIAF le apparenze ingannano: i cavalieri belli e bianchi non sono bravi e buoni e Olenna è tutt’altro che innocua. Infatti con la sua schiettezza ed ironia (I’ve never been quite sure what the point of a eunuch is, if truth be told. It seems to me they’re only men with the useful bits cut off) sciocca subito Sansa, ma cerca anche di ispirarle fiducia per carpirle le informazioni che va cercando.
“I want you to tell me the truth about this royal boy,” said Lady Olenna abruptly. “This Joffrey.”
Sansa si rivela essere una pedina importante: col padre morto, la madre ed il fratello in guerra, gli altri fratelli presunti morti e Arya scomparsa/sostituita, è la chiave per Winterfell e i Tyrell cercano subito di accaparrarsela.
Piccoli incisi:
- Durante il dialogo con Margaery i continui riferimenti della canzone (THE MAID WITH HONEY IN HER HAIR!) sembrano quasi un ammiccamento al purple wedding.
- E ritorna anche la Sansa sensibile al fascino della rockstar, ehm… cavaliere, ma certo non la si può biasimare, la carne è carne. Certo fa tenerezza:
Maybe I truly am as stupid as Cersei Lannister says. Desperately she tried to think of something clever and charming to say to him, but her wits had deserted her. She almost told him how beautiful he was, until she remembered that she’d already done that. […]
He doesn’t remember, Sansa realized, startled. He is only being kind to me, he doesn’t remember me or the rose or any of it. She had been so certain that it meant something, that it meant everything. A red rose, not a white. […]
Oh, why did I have to mention Ser Robar? Sansa thought. I’ve ruined everything. He is angry with me now She tried to think of something she might say to make amends, but all the words that came to her were lame and weak. Be quiet, or you will only make it worse, she told herself.
Jon I
Jon tra I bruti. Si accorge subito delle differenze culturali tra la popolazione Oltre-Barriera e gli usi che conosce:
These are a free folk indeed, Jon saw. Rattleshirt might lead them, but none of them were shy in talking back to him.
Molto bello il passaggio sulla libertà, ricorda un po’ Freedom is slavery, come anche il concetto derivante dalla responsabilità della libertà ed il senso di sicurezza derivante dalla mancanza di essa:
“And when I’m free,” he said slowly, “will I be free to go?”
“Sure you will.” She had a warm smile, despite her crooked teeth. “And we’ll be free to kill you. It’s dangerous being free, but most come to like the taste o’ it.”
Jon si rifugia nella consapevolezza di fingere di aver tradito i GdN come comandatogli da Qhorin, quindi non infrange il suo giuramento verso l’ordine, ma segue l’ordine del suo superiore come gruppo distaccato. Usanza già introdotta all’epoca del primo prologo. Come diceva @sharingan, è significativa la metafora usata per distinguere Jon dai bruti che fa leva sulla contrapposizione tra spettro e i cani.
“They’re dogs and he’s a wolf,” said Jon. “They know he’s not their kind.” No more than I am yours.
La cosa interessante di Jon è che per quanto il primo impatto sia quello di essere in mezzo al nemico che si sta preparando a contrapporsi ai GdN e al popolo del Nord, va anche oltre. Li osserva, non vede solo il nemico, ma le peculiarità di un popolo differente, anche le debolezze, incarnate principalmente nella disorganizzazione ed anarchia della loro libertà.
La prima immagine che ci viene data di Mance Rayder di leader bardo, innegabilmente fa pensare sì a Bael the Bard, ma ricorda molto anche Rhaegar e la sua arpa. Ma non ritengo molto plausibile la teoria che lo vuole identificare in Rhaegar. Il suo hobby però mi fa tornare in mente alla dichiarazione, che farà più avanti, che lo voleva presente come bardo a Winterfell per la visita della famiglia reale: all’epoca non mi riuscì di ritrovarci alcun indizio in quel senso, oltre alla presenza di un imprecisato bardo. Certo già qua lo si intuisce nel momento in cui lo identifica subito come il bastardo di Ned Stark.
Mance vuole analizzare Jon da solo. Molto musicale il pensiero che fa Jon Snow nei momenti di preludio al loro dialogo:
Guest right or no, Jon Snow knew he walked on rotten ice here. One false step and he might plunge through, into water cold enough to stop his heart.
Dal racconto del motivo per cui Mance disertò se ne evince la natura sensibile e idealista, la non capacità di conformarsi agli schemi quando questi gli sembrano inadeguati o in qualche modo mancanti, ma anche un certo amor proprio/pienezza di sé (e Jon se ne accorge alla svelta: The king was plainly a man who liked the sound of his own voice) nel volersi concedere il rosso e tutto ciò che quel feticcio, in termini di pensiero, legame e riconoscenza, può comportare. E’ un simbolo estremamente rivoluzionario, silenziosamente contrario alla filosofia dei GdN e del loro giuramento che li vuole sciolti da ogni legame (nessuna moglie, nessuna terra, nessun figlio, nessun riconoscimento materiale o immateriale) e ligi solo al dovere verso il “reame” (una sentinella nascosta, che sorveglia e protegge le vite altrui votando a questo la propria). Da AGOT, Jon VI:
Cita“Night gathers, and now my watch begins. It shall not end until my death. I shall take no wife, hold no lands, father no children. I shall wear no crowns and win no glory. I shall live and die at my post. I am the sword in the darkness. I am the watcher on the walls. I am the fire that burns against the cold, the light that brings the dawn, the horn that wakes the sleepers, the shield that guards the realms of men. I pledge my life and honor to the Night’s Watch, for this night and all the nights to come."
Nel tempo in cui Mance racconta la propria storia, Jon può studiarlo e conoscerlo meglio, uscendo - vorrei dire vincente ma è più corretto – non sconfitto dal confronto. Riesce a sfruttare la visione di Mance a proprio vantaggio (ribellione agli schemi, volontà di emergere, egualitarismo) per essere accettato, avere salva la vita e portare a compimento la missione affidatagli da Qhorin. E la cosa più interessante è che Jon mente nel dare la sua risposta ma non mente nell’esprimere il disagio per la sua condizione che al tempo provò quella sera:
“And did you see where I was seated, Mance?” He leaned forward. “Did you see where they put the bastard?”
P.S. Piccolo inciso: che bella la prima apparizione di Val! In sordina così, presentataci con il suo ultimo “pet”.
P.P.S. Piccola nota di colore: ma che divertente il caro Tormund:
“See, lad, that’s why he’s king and I’m not. I can outdrink, outfight, and outsing him, and my member’s thrice the size o’ his, but Mance has cunning. He was raised a crow, you know, and the crow’s a tricksy bird.”
Daenerys I
Dany salpa coi cuccioli di drago e le navi-drago. Ci lascia un bel ricordo di Viserys: il lettore lo ha conosciuto come un pazzo, ossessionato, violento e poco arguto, ma prima che essere il Beggar King lo rovinasse nello spirito, era stato una persona diversa: un fratello, amorevole e protettivo.
Viserys had been stupid and vicious, she had come to realize, yet sometimes she missed him all the same. Not the cruel weak man he had become by the end, but the brother who had sometimes let her creep into his bed, the boy who told her tales of the Seven Kingdoms, and talked of how much better their lives would be once he claimed his crown.
E Dany si bea dei suoi draghi: Viserion e Rhaegal giocano tra di loro come 2 gattini, Drogon, il più grosso, invece è il cacciatore solitario. Arstan parla a Dany dei draghi, mostrando forse un po’ troppa conoscenza, come rilevava bene @Aegon il mediocre. E pensando al futuro, piange il cuore per il momento in cui Dany li rinchiuderà:
A dragon never stops growing, Your Grace, so long as he has food and freedom.
E finalmente il caro Arstan ci parla anche di Rhaegar, sono quei momenti che d’ora in poi attenderò con fervore nei POV di Dany:
It was said that no man ever knew Prince Rhaegar, truly.
Rhaegar, il ragazzino solitario, dotato di grande acume che dopo aver letto “non si sa bene cosa” si impone di diventare un guerriero.
Tornando a Dany, ha addestrato i draghi a sputare fuoco a comando. La profezia che la avevamo vista ricevere in ACOK, secondo la sua interpretazione ha già iniziato ad avverarsi, trovando in Mirri il primo tradimento. In realtà, qualche pagina addietro, si teorizzava che i tradimenti fossero nel futuro, quindi difficilmente applicabili a Mirri che aveva già tradito al tempo dell’enunciazione della profezia. Jorah ipotizza che Illyrio sia il tradimento per soldi in quanto noto arricchito e non ci si arricchisce per bontà di cuore. In parte ci ha beccato ma alla fine di ACOK presumevamo che fosse il tradimento per sangue (Blackfyre). Quindi cambio di programma: niente più Pentos ma Slaver’s Bay. E quando Dany accetta Jorah – novello Rhett Butler - impazzisce e se la prende. XD Certo Dany non si tira indietro, sul momento, e nonostante con la testa si lamenti, col corpo ha apprezzato. Dissento però con sharingan, secondo me non c’è malizia nella scena finale, diciamo che entrambi si sono lasciati trasportare dall’entusiasmo della decisione: lei, che si veste per agire subito, e lui, che, dopo tanto desiderare, non resiste.
Il drago avrà pure 3 teste, ma una di queste teste non è quella di Ser Jorah.
21 hours fa, sharingan dice:Daenerys ama il mare perchè il mare le ricorda casa, anche se il termine "ricordare" è improprio in quanto lei non può realmente ricordare il Continente Occidentale.
Secondo me non è proprio così. Nel POV non c'è questa associazione direttissima. Però, se lo si dovesse evincere, non lo trovo prettamente improprio: rimanderebbe alla citazione di Sansa del ricordo così difficile come prendere la pioggia con le dita; e quando il ricordare supera l'ordine dell'ardua difficoltà di Sansa, spostandosi nell'ordine dell'improbabilità, si arriva alla materializzazione di ciò che si può aver visto in seguito che possa essere legato più o meno direttamente alla verosimiglianza del ricordo stesso.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
CitaLa prima immagine che ci viene data di Mance Rayder di leader bardo, innegabilmente fa pensare sì a Bael the Bard, ma ricorda molto anche Rhaegar e la sua arpa. Ma non ritengo molto plausibile la teoria che lo vuole identificare in Rhaegar. Il suo hobby però mi fa tornare in mente alla dichiarazione, che farà più avanti, che lo voleva presente come bardo a Winterfell per la visita della famiglia reale: all’epoca non mi riuscì di ritrovarci alcun indizio in quel senso, oltre alla presenza di un imprecisato bardo. Certo già qua lo si intuisce nel momento in cui lo identifica subito come il bastardo di Ned Stark.
Nemmeno io credo a Rhaegar/Mance (anzi penso proprio sia una sciocchezza) però in effetti il riferimento potrebbe non essere casuale: abbiamo un re a cui piace cantare e che canta pure"The Dornishman Wife" (Jon è nato a Dorne). Può essere quindi anche inteso come un indizio indiretto sulle origini di Jon. Oltre a questo:
1. Bael il Bardo (secondo la leggenda) è l'antenato maschile di Casa Stark e rende più forte il concetto espresso da Mance che i bruti e gli Stark abbiano lo stesso sangue (e forse .... teoria crackpot... anche gli Estranei?)
2. Il fatto che Mance canti proprio quella canzone avrebbe dovuto indirizzare subito Jon. Solo una persona che conosce Westeros potrebbe suonare un canto così meridionale.
CitaDissento però con sharingan, secondo me non c’è malizia nella scena finale, diciamo che entrambi si sono lasciati trasportare dall’entusiasmo della decisione: lei, che si veste per agire subito, e lui, che, dopo tanto desiderare, non resiste.
Malizia è forse sbagliato in senso stretto, desiderio di potenza sarebbe forse più corretto. Daenerys lo accoglie già con un vestito poco consono (a un certo punto gli sfugge un lembo e si trova con un seno di fuori) e poi, pur sapendo che lui è attratto da lei, abbandona completamente i vestiti. E' in linea con il resto del capitolo: Dany si sente forte e sicura, è sfacciata e non si cura degli altri, nemmeno di un signore che ha il doppio di lei e che la desidera fortemente e verso il quale si mostra completamente nuda.
Citaspostandosi nell'ordine dell'improbabilità, si arriva alla materializzazione di ciò che si può aver visto in seguito che possa essere legato più o meno direttamente alla verosimiglianza del ricordo stesso.
Questo sì. Come dice Leopardi:
Ma stando seduto e fissando lo sguardo sulla siepe,
io immagino spazi sterminati al di là di quella,
silenzi che vanno al di là della dimensione umana
e profondissima quiete, tanto che per poco
il cuore non si turba e si smarrisce.
L'indeterminatezza dell'oggetto può rendere addirittura più vivido il ricordo stesso dell'oggetto. Nel caso di Dany il mio appunto voleva mettere in luce come per lei il "ritorno a casa" sarebbe in effetti un arrivo, perchè il tempo trascorso a Westeros è stato talmente poco da rendere la regina un pg errante e senza dimora che anela ad una patria che nei fatti non conosce affatto.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
16 minutes fa, sharingan dice:2. Il fatto che Mance canti proprio quella canzone avrebbe dovuto indirizzare subito Jon. Solo una persona che conosce Westeros potrebbe suonare un canto così meridionale.
Questo infatti è sintomatico perché idealmente Mance dovrebbe essere stato cresciuto alla Barriera e non aver avuto modo di conoscere Westeros, anche se c'è sempre la possibilità che abbia conosciuto Guardiani provenienti un po' da ovunque, dai quali abbia appreso anche questa canzone.
19 minutes fa, sharingan dice:1. Bael il Bardo (secondo la leggenda) è l'antenato maschile di Casa Stark e rende più forte il concetto espresso da Mance che i bruti e gli Stark abbiano lo stesso sangue (e forse .... teoria crackpot... anche gli Estranei?)
Questi legami tenderei già a vederli come più plausibili. Secondo me c'è la forte probabilità che sarà così.
20 minutes fa, sharingan dice:Malizia è forse sbagliato in senso stretto, desiderio di potenza sarebbe forse più corretto. Daenerys lo accoglie già con un vestito poco consono (a un certo punto gli sfugge un lembo e si trova con un seno di fuori) e poi, pur sapendo che lui è attratto da lei, abbandona completamente i vestiti. E' in linea con il resto del capitolo: Dany si sente forte e sicura, è sfacciata e non si cura degli altri, nemmeno di un signore che ha il doppio di lei e che la desidera fortemente e verso il quale si mostra completamente nuda.
Secondo me, inizialmente e durante tutto il dialogo sì fa un po' un giochetto di potere. Ma quel lasciare la coperta per mettersi i vestiti e rendersi presentabile secondo me è stato un gesto dettato dall'entusiasmo spontaneo, un po' esagerato, ma scevro da malizia. C'è anche quel pizzico di sfacciataggine dettato dal sentirsi una regina, ma inteso nel senso in cui non sente vincoli a causa del suo status di superiorità del sovrano.
%d/%m/%Y %i:%s, sharingan dice:Questo sì. Come dice Leopardi:
Ma stando seduto e fissando lo sguardo sulla siepe,
io immagino spazi sterminati al di là di quella,
silenzi che vanno al di là della dimensione umana
e profondissima quiete, tanto che per poco
il cuore non si turba e si smarrisce.
L'indeterminatezza dell'oggetto può rendere addirittura più vivido il ricordo stesso dell'oggetto. Nel caso di Dany il mio appunto voleva mettere in luce come per lei il "ritorno a casa" sarebbe in effetti un arrivo, perchè il tempo trascorso a Westeros è stato talmente poco da rendere la regina un pg errante e senza dimora che anela ad una patria che nei fatti non conosce affatto.
Da un certo punto di vista sì, è un arrivo perché non ha consapevolezza e sufficiente conoscenza diretta del luogo. Ma è pur sempre un ritorno: ella è nata a Roccia del Drago sul mare e per un brevissimo tempo è stata lì, non può ricordarselo né averne il polso - infatti quando poi desidera la felicità sembra più anelare a Darry e la casa dalla porta rossa che può ricordare -, ma è proprio questa mancanza di una patria e di una stirpe che la rende ancora più determinata al "ritorno" presso la sua terra e quella dei suoi avi.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
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"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Mi scuso perché sono molto indietro con la lettura (è stata una settimana... diciamo complicata! ). Vi leggo e vi seguo e - appena vi ho raggiunto - cerco anche di partecipare all'interessante discussione.
A caldo posso fare solo un commento: a parte il prologo, un po' noiosetti i primi POV.
Ciao è troppo tardi per unirmi a voi? Dove siete arrivati con la rilettura?
"Power resides where men believe it resides. No more and no less."
Figurati, non è mai troppo tardi! E' un'esperienza bellissima!
Siamo arrivati a Daenerys I...
- Most have been forgotten. Most deserve to be forgotten. The heroes will always be remembered. The best. The best and the worst. And a few who were a bit of both. -
- If I look back I am lost. -
- There are ghosts everywhere. We carry them with us wherever we go. -
13 minutes fa, *Khaleesi* dice:Figurati, non è mai troppo tardi! E' un'esperienza bellissima!
Siamo arrivati a Daenerys I...
Di che libro scusami?
"Power resides where men believe it resides. No more and no less."
Abbiamo appena ricominciato ASOS.
Io mi sono unita da poco, i primi due libri non li ho commentati xD
- Most have been forgotten. Most deserve to be forgotten. The heroes will always be remembered. The best. The best and the worst. And a few who were a bit of both. -
- If I look back I am lost. -
- There are ghosts everywhere. We carry them with us wherever we go. -
2 minutes fa, *Khaleesi* dice:Abbiamo appena ricominciato ASOS.
Io mi sono unita da poco, i primi due libri non li ho commentati xD
Grazie mille
"Power resides where men believe it resides. No more and no less."