Io credo che la pena capitale sia uno strumento legittimo per una societá per 'liberarsi' di quelli che, pur facendone parte, si macchiano delle peggiori azioni (e non intendo un omicidio passionale o dato dalla disperazione) contrari alla societá stessa.
TUTTAVIA, credo anche che sia DOVEROSO per una societá tentare prima ogni strada possibile per un recupero del criminale: meglio un cadavere e un buon cittadino che un cadavere e un detenuto a vita. Io credo che se qualcuno mi privasse di un caro affetto sarei piú consolato di vedere questa persona completamente riabilitata piuttosto che in galera per sempre (sebbene una punizione sia necessaria).
Se non é possibile il recupero, allora si va di pena detentiva, possibilmente accompagnata con lavori socialmente utili: non é che perché ti viene privata la libertá, allora i tuoi doveri nel contribuire alla societá in qualsiasi modo debbano venire meno. Io sono per i 'lavori forzati' nel senso che ti vengono assegnate delle mansioni con cui ti paghi il carcere (e per i reati meno gravi, magari riesci anche a metterti via qualcosa per quando esci).
Insomma, sebbene credo che la pena capitale sia un diritto della societá, credo che al giorno d'oggi sia decisamente da abbandonare: priva della possibilitá di una redenzione, é soggetta ad errori che poi non sono piú recuperabili, ignora le varie altre possibilitá sicuramente preferibili etc.
In breve, fossi un giudice, mai e poi mai la userei.
Noto con piacere che fino ad ora, si sono schierati contrari tutti.
Della serie: non c'è discussione perché siamo tutti d'accordo (con le proprie sfumature).
Credo che se questa discussione fosse stata lanciata su un forum americano, si sarebbero aperte discussioni di tutto altro tipo.
Forse è vero: siamo tutti figli di Beccaria.
Inutile dire che anche io sono contrario alla pena di morte...
Ho però uno spiraglio di dubbio.
Mi riferisco in particolare ai criminali pesanti di guerra. (esempio, gli SS di Hitler oppure gli uomini più stretti di Saddam Hussein etc.).
In questi casi particolari, io sono un po un dubbio, neanche tanto per un questione di giustizia, ma per il semplice fatto che certi elementi, (prendiamo come esempio l'ex dittatore Saddam Hussein), finché in vita, possono effettivamente rappresentare un pericolo concreto per la stabilità di un paese...
Dunque, mi piacerebbe porvi un ulteriore questione:
Secondo voi, è eticamente accettabile giustiziare un criminale di guerra, se questo da vivo, rappresenta una minaccia concreta per la pace e stabilità di un paese?
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate voi...
In caso di un criminale di guerra che con la sua sola vita rappresenti una minaccia per la pace allora accetterei la pena di morte perché la vita di un uomo non vale la vita di mille o milioni , specie se questo è un dittatore pluriomicida .
Dunque, mi piacerebbe porvi un ulteriore questione:
Secondo voi, è eticamente accettabile giustiziare un criminale di guerra, se questo da vivo, rappresenta una minaccia concreta per la pace e stabilità di un paese?
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate voi...
Per quanto mi riguarda questo rientra in quanto ho giá detto: penso che la pena di morte sia una misura che una societá puó legittimamente usare. Solo che nel 99,9% dei casi ci sono mille ragioni per evitarla come la peste e 1000 alternative ben piú valide e accettabili.
Ci saranno sicuramente quel 0,1% dei casi in cui puó venire anche presa in considerazione.
Mi spiace ma anche in questo caso continuo a essere contrario. Non accetterei l'esecuzione di qualcuno per nessun motivo.. NESSUNO.
Prima di tutto non c'è la certezza che con la morte del soggetto in questione venga raggiunta la pace e stabilizzata la situazione in un paese.
Ricordatevi che questo genere di animali non agiscono mai da soli. Sono SEMPRE assistiti da altri animali e morto un papa se ne fa un altro.
Nel caso la figura del soggetto sia di primo piano e insostituibile per i suoi uomini esiste il rischio che questi ritengano la causa persa e a quel punto non avendo obbiettivi né schemi da seguire si abbandonino a un'escalation autodistruttiva molto più pericolosa per gli innocenti.
Seconda cosa il fatto di condannare e lasciare a marcire in prigione i criminali di guerra serve in qualche modo a negare l'idealizzazione di queste figure a possibili futuri simpatizzanti..non intendo fare di un criminale un martire eroe agli occhi di altri folli.
Ebbene si, favorevole. In alcune occasioni (avete presente il tizio che sparò sulla folla in danimarca?) trovo che sia un dovere della società difendere se stessa da taluni soggetti. Non la trovo una forma di vendetta (l'ideale sarebbe spedirli su un pianeta dove possano togliersi di mezzo a vicenda), ma di difesa per gli innocenti. Conosco tutte le argomentazioni dei contrari, ma non le giudico sufficienti per giustificare la perdita di altre vite innocenti o per consolare una persona che ha perso i suoi cari, in modo particolare quando ci sono delle persone che si fatica a definirle tali che rimesse in libertà o nanappena possono ritornano a distruggere vite.
ma infatti exall una volta appurata la colpevolezza di qualcuno io lo metto dentro e butto via la chiave..niente più libertà..il morto non avrà una seconda occasione..perché dovrei darla ad un assassino?può anche redimersi ma deve rimanere dentro(certo bisogna vedere se è omicidio colposo,volontario ecc..)
Mi spiace ma anche in questo caso continuo a essere contrario. Non accetterei l'esecuzione di qualcuno per nessun motivo.. NESSUNO.
Prima di tutto non c'è la certezza che con la morte del soggetto in questione venga raggiunta la pace e stabilizzata la situazione in un paese.
Ricordatevi che questo genere di animali non agiscono mai da soli. Sono SEMPRE assistiti da altri animali e morto un papa se ne fa un altro.
Nel caso la figura del soggetto sia di primo piano e insostituibile per i suoi uomini esiste il rischio che questi ritengano la causa persa e a quel punto non avendo obbiettivi né schemi da seguire si abbandonino a un'escalation autodistruttiva molto più pericolosa per gli innocenti.
Seconda cosa il fatto di condannare e lasciare a marcire in prigione i criminali di guerra serve in qualche modo a negare l'idealizzazione di queste figure a possibili futuri simpatizzanti..non intendo fare di un criminale un martire eroe agli occhi di altri folli.
Sono d'accordo con Elessar su entrambi i punti... Anche nel caso di un criminale del genere credo sia più giusto l'ergastolo (il più duro possibile ovviamente, quindi 0 visite, 0 di tutto quello che potrebbe costituire un "comfort" eccetera), con le dovute misure di sicurezza, piuttosto che la morte.
Sono contrario da un punto di vista pragmatico, perchè l'efficacia deterrente della pena di morte non è mai stata dimostrata, e anzi....spesso è stata clamorosamente smentita. Secondo un indagine pubblicata anni fa dal N.Y. Times, il tasso di omicidi in dieci dei dodici stati dove la pena di morte non era applicata era inferiore alla media nazionale; il tasso di omicidi in metà degli stati dove era applicata era superiore alla media nazionale; dal 1980 al 2000 negli stati non abolizionisti è presente un aumento di omicidi che va dal 48 al 101 per cento; nello stato del Massachusetts, abolizionista, il tasso di omicidi è inferiore al quello del confinante Connecticut, sostenitore della pena capitale; nel West Virginia, abolizionista, i delitti sono inferiori del 30% rispetto al confinante Virginia, sostenitore; il Texas, dal 1976 al 2002, sono state eseguite più di un terzo delle condanne a morte tra tutti gli stati e, malgrado questo, il tasso di omicidi è molto al di sopra della media nazionale. In California, dal 1952 al 1967, periodo nel quale le condanne a morte erano eseguite molto di frequente, il numero degli omicidi è aumentato, ogni anno, del 10%, mentre nel periodo tra il 1967 e il 1991, nel quale la pena di morte è stata sospesa, l'aumento dei delitti è stato del 4,8%; nello stato di New York, tra il 1907 e il 1963, periodo nel quale la pena di morte era applicatissima dai tribunali, nei giorni seguenti un'esecuzione avvenivano in media due omicidi in più ogni mese.
Cosi come è falsa la teoria secondo cui "giustiziando un condannato si farebbe risparmiare una gran quantità di soldi pubblici" : il costo per l'esecuzione di un detenuto è di 2.160.000 dollari in più rispetto al costo per il suo mantenimento a vita in un carcere statale. Dato che la maggioranza dei condannati sono persone povere, lo Stato, con i soldi pubblici, deve farsi carico delle spese per pagare: due avvocati per il processo, due per l'appello e i procedimenti che seguono la condanna, uno per l'habeas, diversi procuratori che sostengano l'accusa, agenti di polizia e investigatori incaricati di preparare il materiale che verrà presentato al processo, giudici per le udienze, funzionari per la sorveglianza, esperti di pene sostitutive, psicologi, stenografi, i costi della carcerazione nel braccio della morte (nel quale le celle, per ovvi motivi, sono singole), i verbali ecc.
Nel 2003 una Commissione governativa dello stato dell'Indiana ha riportato la seguente conclusione: la pena di morte costa ai cittadini un terzo in più del prezzo dell'ergastolo. Per un processo relativo a reati da pena capitale l'avvocato alla difesa viene pagato 360.000 dollari (per un processo normale sono 160.000). Le tariffe per le indagini per la difesa sono dai 5.000 ai 48.000 dollari. Le stesse per l'accusa, mentre il procuratore viene pagato dai 320.000 ai 772.000 dollari, il doppio della difesa. La Corte assorbe circa 506.000 dollari per un processo dove è prevista la possibilità di condanna a morte (82.000 per un processo normale). Le spese carcerarie sono di 137.000 dollari per un detenuto condannato a morte (55.000 per un detenuto condannato ad alcuni anni di carcere o all'ergastolo). Un esempio: in California un processo da pena di morte costa circa 1.897.000 dollari (un normale processo 627.000); questa somma, considerando il fatto che nella maggior parte dei casi per avere una sentenza definitiva occorrono più processi, va moltiplicata per 4 o 5.
Inoltre sono contrario da un punto di vista "etico-sociologico": io sono dispostissimo ad accettare che uno Stato, inteso come "comunità organizzata di individui che si è data delle regole di convivenza specifiche", possa disporre della libertà e dei diritti di cui ogni cittadino gode, limitandoli o negandoli nel caso in cui vi siano delle colpe o dei crimini.
Lo accetto perchè, in un certo senso, è lo Stato stesso a "darti" quelle libertà e quei diritti, che altrimenti non sarebbero garantiti. Ma lo Stato non può limitare o negare il diritto alla vita, proprio perchè lo stato non ti "da" la vita, non è lui a farsi istitutore e garante di tale diritto, e quindi non può esercitare su di esso nessuna pretesa. Vabè, mi sono spiegato malissimo....spero abbiate capito lo stesso " />
Secondo voi, è eticamente accettabile giustiziare un criminale di guerra, se questo da vivo, rappresenta una minaccia concreta per la pace e stabilità di un paese?
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate voi...
Qui in effetti il discorso diventa più complesso, anche perchè entrano gioco variabili più specifiche di tipo politico: se metto il suddetto tizio in un carcere di massima sicurezza, quanto è concreto il rischio che possa evadere, o che i suoi commilitoni o compagni di cellula (se parliamo di un terrorista), intraprendano azioni dimostrative o ricattatorie per faro rilasciare? C'è il pericolo che, eliminandolo, io faccia di lui un martire? Qual è il danno effettivo che produco all'organizzazione terroristica se elimino l'esponente Tizio?
Per fare un esempio: quando Simon Wiesenthal rintraccio Adolf Eichmann o Hermine Braunsteiner si trovo di fronte, rispettivamente, un tipino magro e stempiato, con gli occhiali e la faccia da burocrate, e una casalinga cicciottella. Il loro passato era il passato di due mostri, ma di fatto erano ormai diventati due individui totalmente inoffensivi. In quel caso penso che la reclusione a vita fosse la punizione più giusta.
Per contro, l'uccisione di Osama Bin Laden potrebbe essere stata anche necessaria, visto l'alto rischio di attacchi terroristici per spingere le autorità a rilasciarlo ( se lo avessero preso vivo) e il peso che aveva nell'organizzazione di Al-Qaeda.
Tendenzialmente, comunque, la penso come Elessar: la reclusione a vita, anche in un carcere di massima sicurezza, ritengo sia sufficiente.
Mi spiace ma anche in questo caso continuo a essere contrario. Non accetterei l'esecuzione di qualcuno per nessun motivo.. NESSUNO.
Prima di tutto non c'è la certezza che con la morte del soggetto in questione venga raggiunta la pace e stabilizzata la situazione in un paese.
Ricordatevi che questo genere di animali non agiscono mai da soli. Sono SEMPRE assistiti da altri animali e morto un papa se ne fa un altro.
Nel caso la figura del soggetto sia di primo piano e insostituibile per i suoi uomini esiste il rischio che questi ritengano la causa persa e a quel punto non avendo obbiettivi né schemi da seguire si abbandonino a un'escalation autodistruttiva molto più pericolosa per gli innocenti.
Seconda cosa il fatto di condannare e lasciare a marcire in prigione i criminali di guerra serve in qualche modo a negare l'idealizzazione di queste figure a possibili futuri simpatizzanti..non intendo fare di un criminale un martire eroe agli occhi di altri folli.
Quoto in toto, specie l'ultima parte " />
Corvo inviato utilizzando Tapatalk
Favorevole.
Primo, più graduazioni della pena ci sono, più l'effetto preventivo diventa efficace. Da noi quasi tutti i reati gravi sono puniti con, grosso modo, due-tre decenni di reclusione (l'ergastolo vero e proprio è di fatto inesistente). Aggiungere pene più dure (sempre nel rispetto del principio di proporzionalità) non può che essere un incentivo ulteriore per il reo a non "esagerare".
Secondo: ho sempre pensato che la giustizia viene analizzata troppo dal pdv della tutela del reo o della società, e poco della vittima. Se la vittima ha subito abusi e dolori terribili, dovrebbe essere preso in considerazione innanzitutto il suo diritto di ottenere soddisfazione. 20 anni in un hotel 3 stelle (vedi il pazzoide norvegese) sono uno scandalo. Da noi il carcere è più pesante, certo, ma tutto sommato uno se la passa. La cosa peggiore è essere inchiaplettati nelle docce, ma in linea teorica ciò non dovrebbe succedere e a molti non succede.
Ovviamente l'accertamento della responsabilità deve essere rigoroso e la società deve evitare barbarie e vendette, ma se la vittima o i parenti richiedono a gran voce l'eliminazione fisica, non ci vedo niente di male a accontentarli se ricorrono determinati presupposti.
Terzo, l'effetto catartico. Non ssottovalutiamo l'effetto benefico che la retribuzione ha sulle società. Usa, israele, cina e compagnia avranno anche piu criminalità, ma sono società dinamiche, motivate, in ascesa. In europa siamo diventati cinici e disillusi. Uno dei motivi, imho, è l'assenza di questi momenti di catarsi collettiva. Che tra parentesi restano fondamentali in ambito internazionale, vedasi norimberga, eichman eccetera. Voltare pagina fa bene, a volte.
Detto questo, la introdurrei con le seguenti limitazioni:
1. Solo x i reati più gravi (stragi, sevizie e torture ecc.)
2. Solo se la colpevolezza è accertata oltre ogni ragionevole dubbio. per dire: i colpevoli dei delitti da porta a porta - avetrana, erba ecc. - non si può sapere con certezza se sono colpevoli o no. Toto riina, a meno di non voler dubitare di tutto il dubitabile (sarebbe quasi più sensato dubitare del libero arbitrio a sto punto) è sicuramente colpevole.
3. Se le parti lese ne fanno richiesta (un po come si usa in certi paesi arabi)
Ebbene si, favorevole.
Favorevole.
I Maya avevano toppato solo di qualche anno: La fine del mondo adesso è realmente vicina, visto che siete d'accordo su qualcosa.
E comunque voto Contraria.
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )
Nessun uomo ha il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, e neppure lo Stato può arrogarsi il potere di sopprimere la vita di una persona, anche se la sua colpevolezza è dimostrata oltre ogni più ragionevole (e umano) dubbio. E' crudele e disumana, incompatibile con la dignità umana, può essere applicata ad un innocente senza alcuna possibilità di appello o grazia, e non è mai stato dimostrato il suo valore deterrente.
Sono però d'accordo con Guardiano della Notte. Secondo me resta necessaria e doverosa in tempo di guerra, ma solo per determinati reati indicati dal codice penale e dalle leggi militari di guerra, come per esempio la diserzione, il passaggio, lo spionaggio e l'intelligenza col nemico, l'abbandono del comando, la codardia di fronte al nemico, l'abbandono del posto durante il combattimento, eccetera. Nel 1994 la pena di morte è stata abolita con legge ordinaria dal Codice penale militare di guerra, sostituita con la penaa massima prevista dal codice, ossia l'ergastolo, e nel 2007 è stata eliminata definitivamente anche dalla Costituzione tramite una modifica all'articolo 27. Sono favorevole all'esecuzione dei criminali di guerra, sempre che non si tratti di un processo farsa come quello intentato al generale Bellomo.
Detto questo, non so se votare "si" oppure "altro"!
Primo, più graduazioni della pena ci sono, più l'effetto preventivo diventa efficace. Da noi quasi tutti i reati gravi sono puniti con, grosso modo, due-tre decenni di reclusione (l'ergastolo vero e proprio è di fatto inesistente). Aggiungere pene più dure (sempre nel rispetto del principio di proporzionalità) non può che essere un incentivo ulteriore per il reo a non "esagerare".
Cosa che però non avviene. Questo incentivo a "non esagerare" evidentemente non viene recepito se nel Texas, uno degli stati americani con il più alto numero di condanne a morte, c'è anche uno dei tassi di criminalità più alti.
ho sempre pensato che la giustizia viene analizzata troppo dal pdv della tutela del reo o della società, e poco della vittima. Se la vittima ha subito abusi e dolori terribili, dovrebbe essere preso in considerazione innanzitutto il suo diritto di ottenere soddisfazione.
Un ragionamento di pancia. Magari se fossi il padre di Yara Gambirasi anche a me piacerebbe prendere il forcone e pensarci da me a punire l'assassino. Solo che se il padre di Yara prende il forcone e ci pensa lui, lo stato di diritto cessa di avere un suo scopo e si torna al codice di Hammurabi. Cosa che potrebbe anche essere auspicabile, chissà....basta saperlo.
20 anni in un hotel 3 stelle (vedi il pazzoide norvegese) sono uno scandalo. Da noi il carcere è più pesante, certo, ma tutto sommato uno se la passa. La cosa peggiore è essere inchiaplettati nelle docce, ma in linea teorica ciò non dovrebbe succedere e a molti non succede.
Haha...che trollata scarsa.
Terzo, l'effetto catartico. Non ssottovalutiamo l'effetto benefico che la retribuzione ha sulle società. Usa, israele, cina e compagnia avranno anche piu criminalità, ma sono società dinamiche, motivate, in ascesa. In europa siamo diventati cinici e disillusi. Uno dei motivi, imho, è l'assenza di questi momenti di catarsi collettiva.
E il modo migliore che ti riesce di immaginare per mantenere viva e dinamica una società è organizzare una bella esecuzione pubblica di tanto in tanto? Ma LOL!
Senza contare che sta relazione tra pena di morte e dinamismo sociale è tutta da dimostrare (del resto, come non ricordare il dinamicissimo e motivatissimo Medioevo, o il 1600, secolo mantenuto in costante "ascesa" da Inquisizione e roghi di streghe); cosi come è del tutto campata in aria sta cosa degli europei "cinici e disillusi", tanto che dei primi 5 paesi nella classifica del World Happiness Report, 4 sono nazioni europee.
Sir Balon dici sul serio? gli europei sono "cinici e disillusi"? io dico che siamo "maturati","evoluti"..dopo secoli anzi millenni di spargimenti di sangue il tutto culminato in 2 spaventose guerre che hanno distrutto DECINE DI MILIONI DI VITE e lasciato una ferita profonda FINALMENTE abbiamo imparato dagli errori..la morte non sarà più un mezzo per raggiungere un fine.