Erin, a parte un finale che... non so, forse mi stacca in maniera "strana" dalla lettura(non so spiegarmi meglio e comunque non è importante), il tuo scritto è molto rappresentativo, riguardo il sentimento che la madre mette davanti ad ogni altra cosa.
E' quella la vera fede, a cui la madre non rinuncerà mai, perché sa quanto sia forte il suo amore per il figlio.
Di conseguenza o si "piega" anche la fede nel dio a questo, oppure quella fede, quella credenza, comincia ad avere delle crepe
Come sempre poi, riesco a "vedere" quello che scrivi, che sia in presenza di descrizioni, ma anche no, è proprio uno stile che leggo con trasporto e piacere, sempre.
Davvero il finale ti sembra staccare?
Te lo chiedo perché è stata una stesura abbastanza travagliata: non è stato facile trasporre in così poco spazio quello che è il turbamento di una madre davanti al proprio bambino moribondo. Ogni tanto mi sembra di aver fatto un minestrone!
Comunque se dici che ti è arrivato il messaggio è già un gran successo xD
No no, si trasmette molto bene il turbamento della madre, e tutto lo scritto è davvero una preghiera, complimenti anche per aver saputo scrivere proprio "la preghiera" degli Aler, anzi.
Di certo non hai fatto un minestrone, e se lo hai fatto, t'è venuto buono " />
...dandole una risposta diversa da quella della fede nel dio Aquila.
La metto sotto spoiler, ma è davvero una cavolata, solo che in questa frase trovo una lettura cacofonica, che mi "stacca" non il senso del racconto, ma il ritmo che ha il tutto come fosse davvero una preghiera. Credo sia perché anche negli scritti in prosa, finisco per dare o trovare una ritmica di lettura, e sbatto contro la lettura di parole messe assieme, che mi suonano difficili da leggere armonicamente... ecco, vedi? E' una stupidata, nel senso che non riguarda lo scritto in se, ma il fatto che mi ritrovo a rileggere la frase almeno due volte per leggerla correttamente , è più un problema mio in effetti, trovo troppe "D" e soprattutto la parte "da quella della fede nel" faccio fatica e mi sembra uno scioglilingua " />
aaaaah, meno male!
effettivamente ci sono parecchie D, hai ragione ^^'
nelle mie solite paranoie ho pensato che intendessi qualcosa tipo "non c'entra niente con tutto quello che hai scritto prima" " />
Continuo con la mia serie: lettura veloce e commento veloce, per dirvi cosa mi é rimasto impresso sul momento:
@Cavalier Stampella.
Mi ha commosso, sopratutto sul finale. Bella caratterizzazione e molto dolce.
@Erin
Va beh, ormai lo sai che sono un fanboy di Kirian. Ad ogni modo, il messaggio emotivo passa, trasmetti bene il travaglio della madre, e i dubbi che ne conseguono.
rispondo a
@Tree Eyed Crow...
La frase che mi ha fatto pensare che ti occupi di pittura è questa:
Il silenzio era interrotto solo dal lieve strusciare del pennello
Diciamo che qui hai descritto un dettaglio efficace. La pittura non é solo un esperienza visiva, ma un esperienza fisica che stimola tutti i sensi, come l'odore (dell'acrilico) e appunto i suoni (struscio del pennello).
Quello che mi ha colpito é il fatto che (per me) hai colto nel segno. Sono proprio queste cose di contorno che rendono la pittura così gratificante e me la fanno amare. (come per il cuoco, che adora il rumore del soffritto e lo considera musica)
Se mi dici che non dipingi, tanto di rispetto. Usando le parole, sei comunque riuscita a dipingere il concetto di pittura...
Erin, a parte un finale che... non so, forse mi stacca in maniera "strana" dalla lettura(non so spiegarmi meglio e comunque non è importante), il tuo scritto è molto rappresentativo, riguardo il sentimento che la madre mette davanti ad ogni altra cosa.
E' quella la vera fede, a cui la madre non rinuncerà mai, perché sa quanto sia forte il suo amore per il figlio.
Di conseguenza o si "piega" anche la fede nel dio a questo, oppure quella fede, quella credenza, comincia ad avere delle crepe
Come sempre poi, riesco a "vedere" quello che scrivi, che sia in presenza di descrizioni, ma anche no, è proprio uno stile che leggo con trasporto e piacere, sempre.
Davvero il finale ti sembra staccare?
Te lo chiedo perché è stata una stesura abbastanza travagliata: non è stato facile trasporre in così poco spazio quello che è il turbamento di una madre davanti al proprio bambino moribondo. Ogni tanto mi sembra di aver fatto un minestrone!
Comunque se dici che ti è arrivato il messaggio è già un gran successo xD
No no, si trasmette molto bene il turbamento della madre, e tutto lo scritto è davvero una preghiera, complimenti anche per aver saputo scrivere proprio "la preghiera" degli Aler, anzi.
Di certo non hai fatto un minestrone, e se lo hai fatto, t'è venuto buono " />
...dandole una risposta diversa da quella della fede nel dio Aquila.
La metto sotto spoiler, ma è davvero una cavolata, solo che in questa frase trovo una lettura cacofonica, che mi "stacca" non il senso del racconto, ma il ritmo che ha il tutto come fosse davvero una preghiera. Credo sia perché anche negli scritti in prosa, finisco per dare o trovare una ritmica di lettura, e sbatto contro la lettura di parole messe assieme, che mi suonano difficili da leggere armonicamente... ecco, vedi? E' una stupidata, nel senso che non riguarda lo scritto in se, ma il fatto che mi ritrovo a rileggere la frase almeno due volte per leggerla correttamente , è più un problema mio in effetti, trovo troppe "D" e soprattutto la parte "da quella della fede nel" faccio fatica e mi sembra uno scioglilingua " />
aaaaah, meno male!
effettivamente ci sono parecchie D, hai ragione ^^'
nelle mie solite paranoie ho pensato che intendessi qualcosa tipo "non c'entra niente con tutto quello che hai scritto prima" " />
Comunque hai fatto bene a chiedere, nel commento sembrava che dicessi qualcosa più pertinente, anche se specificavo che non era importante, almeno così ho spiegato che di fatto, non c'è niente di erroneo da parte tua!
Resto affezionato al tuo mondo, e anche al tuo modo, di scrivere, trasmetti qualcosa che, anche a pelle mi arriva subito, credo sia anche per lo stesso motivo che ha spinto Misterpirelli a fare disegni ispirandosi a Kirian e co. perché seppure io non disegno, sono appassionati di fumetti e ho avuto diverse volte a che fare con disegnatori cui scrivere delle sceneggiature , e lì vai molto per immagini e immaginazione scenografica descrittiva(abbastanza diversa da uno scritto in prosa e più vicina a meccanismi sequenziali del cinema), insomma anche lì, attivo il mio innato trasporto per il ritmo, seppur tutto personale
XXVIII Contest di Scrittura Creativa (Racconto fuori concorso)
Titolo: La caduta
Caratteri con Lettercount: 4971
Aveva deciso in un attimo: non avrebbe impedito l'impatto col suolo.
Kamael si era lasciato cadere senza pensare. Nulla aveva importanza.
Aveva fallito e Rasiel era scappato. Non era in grado di sopportare più alcuna emozione.
Mentre precipitava, si vedeva riflesso nei lustri vetri a specchio della Sky tower: un giovane uomo con i capelli biondi e gli occhi azzurri, dai lineamenti delicati ma ordinari.
Quello era l'aspetto che aveva scelto per confondersi con gli umani. La sua decisione era irrevocabile, la sua vita stava per finire.
Una scossa di dolore lo riportò indietro, insieme alla sensazione di avere il corpo immerso nel ghiaccio. Voleva scivolare nell'oblio, ma ogni ricordo si era impresso a fuoco in lui.
*****
Aveva spalancato gli occhi. L'erba gli stava solleticando una guancia, e l'odore di bruciato lo circondava. “Rasiel, dove sei?” provò a sondare il pensiero dell'altro Engen. Dopo la fusione non era ancora in grado di inviare un messaggio telepatico, ma voltando appena la testa vide il lungo manto nero dei suoi capelli, sparsi sulle spalle. Il corpo era immobile, le braccia lungo i fianchi. Kamael si mise in ginocchio, poi tentò di alzarsi. Stringendo i denti riuscì a mettere un passo dopo l'altro. Quando era quasi arrivato, inciampò e cadde carponi. Una debole risata gli salì in gola. Era tutto sbagliato. Non poteva essere finito: Rasiel era il migliore. Lo chiamò, la voce ancora impastata, tremante. Doveva toccarlo per sapere se era ancora con lui, ma temeva quel momento. Allungò un braccio, cercò la sua mano e la strinse. Fu come buttare benzina sul fuoco. Il suo flusso vitale si diffuse in ogni singola fibra dell'altro. Appena raggiunse il culmine, l'Engen prese a tossire.
«Grazie fratello» riuscì a emettere, tra brevi respiri. Kamael lo aiutò a tirarsi su, prendendolo per un braccio, e questa volta la sua forza vitale non ebbe alcun guizzo.
Sorreggendosi, si avviarono, percependo che i loro corpi richiedevano più energia, e la assorbivano dal paesaggio. Presto furono di nuovo gli studenti Jacob e Lucien, affaticati ma di buon passo sulla via parallela al bosco, vicino al Campus.
Da un momento all'altro si aspettavano un contatto con i Superiori. Non sapevano se avevano avuto successo: erano riusciti a distruggere un Evon e rimanere vivi, ma non avevano ancora notizie di Michael. Jacob affrettò il passo verso gli alloggi.
Vide Christina che gli veniva incontro, bella come sempre, ma con il volto contratto nello sforzo di sorridergli. Aveva gli occhi rossi.
«Christina...» fece per parlare ma lei lo interruppe.
«Mike è in coma e non sanno se si risveglierà, non sanno se ha subito danni cerebrali, insomma non sanno niente!» sbottò e ricominciò a piangere.
Jacob era impietrito: Michael era il suo protetto. Aveva mancato ai suoi doveri di Human Guardian. Tutto ciò che aveva imparato da quando esisteva, e non era stato all'altezza. Mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia, Lucien scrollò le spalle e si avviò da solo.
Appena arrivarono in camera entrambi una voce iniziò a martellare nelle loro teste. Quello che sembrava fumo, proveniente dalla finestra, prese corpo. Un Superiore era davanti a loro, le enormi ali bianche ripiegate, gli occhi luminosi.
«Rasiel, Kamael, siete al cospetto di Metatron, vostro Superiore e Padre», la loro lingua era una carezza sulla pelle.
«Avete portato a termine il compito che vi era stato assegnato e ucciso un Evon.» L'aria era densa e fredda. Metatron continuò: «Siete riusciti ad unire i vostri corpi e le vostre menti e questo Ci ha colpito profondamente, tuttavia avete portato un umano sull'orlo del baratro dove ora giace. Non è più in nostro potere salvarlo, e la sua vita è alla fine.» Kamael stava fissando l'altro Engen, che tremava violentemente, ma non era paura. Era rabbia.
«Per questo Noi vi condanniamo al circolo del sangue, sarete così rigenerati per nascere più forti. Amen.»
In un lampo di luce arancione Rasiel, fulmineo, aveva materializzato una spada e con entrambe le mani aveva staccato di netto la testa del Superiore.
Kamael era in ginocchio, sorreggendo i resti, la mente completamente vuota.
«Cosa hai fatto? Cosa hai fatto?»
*****
L'aria gli arrivava sul viso e si infilava a forza nel petto, dove pulsava il cuore. Ora che stava per morire, Kamael si sentiva vivo. E colpevole.
Aveva lasciato che Rasiel se ne andasse. Lo aveva guardato, l'altro Engen aveva fatto un passo verso di lui, e gli aveva sfiorato il viso. «Salvati, fratello» aveva detto con quel suo solito sorrisetto, poi era fuggito.
L'impatto era imminente, e se avesse ripreso le sue vere sembianze avrebbe potuto aprire le ali e salvarsi. Non poteva, non voleva. Lui era un Engen, e aveva scelto di far parte dei guardiani. I Superiori li avevano plasmati per servire e proteggere. La vita era sacra.
Rasiel doveva essere catturato e punito, ma cosa era peggio del circolo del sangue?
Nell'istante in cui toccò il suolo il tempo si fermò.
P.S. Per le new entry segnalo che questo è il secondo racconto con Rasiel e Kamael, il primo lo trovate qui:
http://www.labarriera.net/forum/index.php?showtopic=13385&page=5#entry478850
Brava Ygritte!!!
Lettura rapida, mi è piaciuto!
Debbo leggerlo con più attenzione... ma lo so che sei brava e scrivi bene
Grazie Hack! Adesso posso leggere e commentare gli altri racconti [emoji6]Brava Ygritte!!!
Lettura rapida, mi è piaciuto!
Debbo leggerlo con più attenzione... ma lo so che sei brava e scrivi bene
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@ Ygritte baciata dal fuoco
Ho apprezzato molto di più "Due" nonostante questo ne sia la continuazione. Di solito la fantascienza con universi paralleli o nuove forme di vita non mi appassiona ma il tuo racconto mi è piaciuto proprio perché dovizioso di particolari, inoltre hai avuto il grande merito di aver scelto dei bei nomi e il linguaggio è proprio azzeccato. Posso chiederti se per Engen e Evon hai preso spunto da qualche fumetto o cartone animato? Per un attimo ho pensato a Il Castello errante di Howl (per il racconto "Due" quando Jacob/ Kamael si trasforma) e a Neon Genesis Evangelion, così, a pelle.
Bel tema davvero.Molto belli i primi scritti, ai quali ho dato già una prima lettura veloce. Forse ho un paio di idee su cui orientarmi, ma non so se avrò abbastanza tempo libero per buttar giù qualcosa prima del termine.
@ Ygritte baciata dal fuoco
Ho apprezzato molto di più "Due" nonostante questo ne sia la continuazione. Di solito la fantascienza con universi paralleli o nuove forme di vita non mi appassiona ma il tuo racconto mi è piaciuto proprio perché dovizioso di particolari, inoltre hai avuto il grande merito di aver scelto dei bei nomi e il linguaggio è proprio azzeccato. Posso chiederti se per Engen e Evon hai preso spunto da qualche fumetto o cartone animato? Per un attimo ho pensato a Il Castello errante di Howl (per il racconto "Due" quando Jacob/ Kamael si trasforma) e a Neon Genesis Evangelion, così, a pelle.
Ciao e grazie per il commento e la pazienza di leggere tutto[emoji4]
Confesso di non conoscere i manga che citi (li ho già sentiti ma non conosco la storia). Ho preso spunto per i nomi cercando assonanza con Angeli e Demoni (angel, demon, evil).
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XXVIII Contest di Scrittura Creativa
Titolo: curva piana (4954 caratteri Lettercount)
Quando tutto sta per finire, tutto comincia un'altra volta.
Nell’oscurità della caverna la giovane implorò di non essere abbandonata. Intorno a lei, le altre donne gridavano, mentre cercavano di strapparle la vita da dentro. In quella lotta per la sopravvivenza, la madre era nulla e lei lo sapeva.
Non aveva più forze. Sentiva la sua anima staccarsi dal corpo. Si stava lasciando andare, quando udì una voce senza suono che la chiamava ed una forza senza peso che la sollevava. Le tenebre si diradarono all’improvviso e tutto fu inondato di luce…
… la luce del Sole era intensa e calda. Saulo rivolse lo sguardo ad Oriente, dove il disco solare sarebbe tramontato, per lui, un’ultima volta.
Stava per morire come il romano che non era più per via di quello che era divenuto dopo. Tutte le contraddizioni della sua vita erano scivolate via, perse nel vento, insieme alle parole che lo avevano condannato. Ora era nella pace di quel Dio che aveva scelto di amare.
Senza dire una parola, Saulo chinò il capo canuto e protese il collo nudo. Chiuse gli occhi e giunse le mani legate dietro la schiena in un’ultima preghiera silenziosa. Nel suo cuore non c’era alcun timore, perché non era più solo. Quando udì il sibilo della lama che veniva sguainata, Saulo aprì gli occhi, un’ultima volta, e vide, sempre più vicina, la terra…
… “Terra Santa. Terra grondante di sangue come il corpo di Nostro Signore sulla Croce”, pensò Federico, mentre, con un gesto secco e deciso, estraeva la sua celebre lancia dal corpo dell’infedele che aveva ucciso. “Ma questo sangue è impuro. Versato monderà questa terra ed i suoi abitanti di ogni loro peccato”. Lo dicevano i maestri della fede e Federico ci credeva senza ombra di dubbio. Prima di ogni altra cosa, lui era un fedele soldato di Cristo.
-In nome di Dio, libereremo il Santo Sepolcro da Saladino!-. A quel grido, migliaia di uomini si voltarono a fissarlo, lui, il loro imperatore, la cui voce si elevava sopra ogni altro suono umano…
… “Umano o divino? Che importanza aveva dopo tutto?”, si trovò a domandarsi Alfonso, ascoltando quei discorsi eretici. “Se anche il Nazareno fosse stato davvero solo un uomo, forse che la sua parola ed i suoi gesti sarebbero ora, per questo, meno pregni d’amore per il prossimo?”…
… il prossimo. Amarlo come se stessi ed anche di più.
“Io invece mi sono perso nelle vanità. Mi sono affannato nel seguire il servo e non il padrone”, pensò Francesco, mentre con gesti decisi si spogliava di ogni cosa, finché non fu vestito solo della sua vergogna.
-Dimmi ora, mio Signore, cosa vuoi che faccia?-. chiese, rivolgendo lo sguardo al cielo…
… il cielo iniziò a piangere. Prima solo poche gocce, poi scrosci pesanti d’acqua si riversarono su giudici e giudicati, vivi e morti, senza fare alcuna distinzione. Le grosse lacrime celesti scivolarono lungo i corpi ancora fumanti, come se volessero lenirne le sofferenze.
“E’ troppo tardi”, pensò amaramente Padre Miguel, mentre quei miseri resti si sgretolavano, insieme ad alcune delle sue più intime convinzioni. Il suo Dio avrebbe davvero gradito quel sangue sparso in suo nome? Il giovane prete conosceva la risposta che non avrebbe mai potuto pronunciare ad alta voce.
“Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato”.
Dopo tutto questo, ci sarebbe stata ancora la salvezza?
… “Nessuna salvezza, nessuna speranza”. Così pensava Edel, mentre correva giù, in cantina. Da settimane vi teneva nascosti i due piccoli Schmidt, Ezra ed Anna, di 6 e 4 anni. Quella mattina, però, i soldati avevano iniziato a frugare nelle case.
“Li troveranno, qui, in casa mia”. Edel era terrorizzata. Che fare? Che ne sarebbe stato dei bimbi? E di lei? Doveva mandarli via oppure fuggire, lasciandoli al loro destino. Quale altra alternativa aveva? All’improvviso, Edel si accorse di una mano invisibile che la sorreggeva. In un attimo, non temette più nulla…
… -nulla! Non c’è nulla-, disse il giovane studente, sollevando la testa dal telescopio. –La scienza prima o poi lo dimostrerà-.
-La fede continuerà a negarlo-, disse il professore.
-La fede non è una scienza!-
-In compenso, la scienza è una fede-, ribatté l’altro. –Cosa fa lo scienziato, se non lanciarsi nell’esplorazione di territori sconosciuti e pericolosi, senza null’altro a sostenerlo e guidarlo, se non una fede incrollabile?-
Il giovane studente si fermò a fissare incredulo il suo professore, l’uomo che aveva speso la vita nella ricerca di verità inconfutabili.
-Qualcuno la chiama scienza. Altri fede. L’unica cosa che so, ragazzo mio, è che dall’alba dei tempi cerchiamo di capire chi siamo, da dove siamo arrivati e dove andremo. Nel cercare le risposte, abbiamo sempre rivolto lo sguardo al cielo, ponendo un’unica e semplice domanda: ‘c’è qualcuno lì?’. Dopo millenni di questo, mi sento solo di affermare che qualcuno, qualcosa, di sicuro c’è. E quando tutto sta per finire, tutto comincia un’altra volta-.
@hacktuana
Ho letto più volte la tua prosa poetica, e mi ha colpito per le immagini ma non mi piace il suono, mi sembra troppo poco curato. Le rime sono un po' ripetitive e le assonanxe a volte non aiutano (se sono troppe) a dare il senso solenne che io leggo nella tua. Mi piace molto l'idea e il nome Giosafatte.
@Brezza
Interessante il tuo racconto, mi ha creato il giusto senso di incredulità e divertimento (come titolo promette).
Lucia è un personaggio ben riuscito e Milo anche se non è il protagonista ci fa intravvedere un possibile sviluppo. Nel dubbio facciamo come Tywin e ci copriamo gli occhi " />
Mi piace anche come lo hai scritto, con il giusto equilibrio tra narrato e mostrato.
@Three-EyedCrow
Un racconto carico, molto cupo. Già dalle prime frasi si percepisce il malessere del pittore, e ci caliamo nel suo mondo. Si riesce benissimo a vedere la scena. Nella sua brevità riesce a rimanere impresso come il quadro che sta dipingendo il pittore.
@Sposa del Re
Ma quanto ho riso? " />
Immaginando il prete alla fine tipo ola mentre canta!
Davvero surreale e divertente, anche il personaggio del fedele idiota e rompino. Brava!
Perdonate la brevità dei miei interventi (definirli commenti sarebbe un sacrilegio, restando in tema)
Oh bene! Anche Maya
Un excursus da leggere e su cui riflettere(cosa che continuo a individuare in ogni scritto che hai postato), non sei solo brava a scrivere, come ormai ti riconosco
Parli attraverso quello che scrivi, di qualcosa, come "la morale della favola", che rimane come messaggio, che si possa condividere o su cui discutere, è una gran qualità per me, questa.
Ygritte
@hacktuana
Ho letto più volte la tua prosa poetica, e mi ha colpito per le immagini ma non mi piace il suono, mi sembra troppo poco curato. Le rime sono un po' ripetitive e le assonanxe a volte non aiutano (se sono troppe) a dare il senso solenne che io leggo nella tua. Mi piace molto l'idea e il nome Giosafatte.
Mi spiace che non ti sia piaciuta, specie se è per il "suono".
Scrivo di getto e correggo solo errori evidenti, è proprio e soprattutto l'incedere della lettura che mi deve convincere altrimenti so di aver scritto qualcosa che non mi piace.
Per questo il tuo commento mi fa mettere in discussione tutto l'impianto su cui ho basato l'idea stessa, a prescindere dalle rime e la loro tipologia, che non sono cercate, come invece lo è ogni periodo preso a se, nei significati.
La rileggo, l'avrei scritta comunque così, come è nelle mie corde, per cui non ti piacerebbe anche volendo cambiare qualcosa.
Evidentemente ho suonato male
Hack scusa forse mi sono espressa male, nel senso che non trovo corrispondenza tra il ritmo, il suono e il significato, avrei visto meglio un altro tipo di verso per la solennità del testo. Però questo contrasto può non piacere a me, ma è una questione totalmente soggettiva, per cui non sei tu che hai suonato male. Spero di essermi spiegata meglio. [emoji4]Oh bene! Anche Maya
Un excursus da leggere e su cui riflettere(cosa che continuo a individuare in ogni scritto che hai postato), non sei solo brava a scrivere, come ormai ti riconosco
Parli attraverso quello che scrivi, di qualcosa, come "la morale della favola", che rimane come messaggio, che si possa condividere o su cui discutere, è una gran qualità per me, questa.
Ygritte
@hacktuana
Ho letto più volte la tua prosa poetica, e mi ha colpito per le immagini ma non mi piace il suono, mi sembra troppo poco curato. Le rime sono un po' ripetitive e le assonanxe a volte non aiutano (se sono troppe) a dare il senso solenne che io leggo nella tua. Mi piace molto l'idea e il nome Giosafatte.
Mi spiace che non ti sia piaciuta, specie se è per il "suono".
Scrivo di getto e correggo solo errori evidenti, è proprio e soprattutto l'incedere della lettura che mi deve convincere altrimenti so di aver scritto qualcosa che non mi piace.
Per questo il tuo commento mi fa mettere in discussione tutto l'impianto su cui ho basato l'idea stessa, a prescindere dalle rime e la loro tipologia, che non sono cercate, come invece lo è ogni periodo preso a se, nei significati.
La rileggo, l'avrei scritta comunque così, come è nelle mie corde, per cui non ti piacerebbe anche volendo cambiare qualcosa.
Evidentemente ho suonato male
Hack scusa forse mi sono espressa male, nel senso che non trovo corrispondenza tra il ritmo, il suono e il significato, avrei visto meglio un altro tipo di verso per la solennità del testo. Però questo contrasto può non piacere a me, ma è una questione totalmente soggettiva, per cui non sei tu che hai suonato male. Spero di essermi spiegata meglio. [emoji4]Oh bene! Anche Maya
Un excursus da leggere e su cui riflettere(cosa che continuo a individuare in ogni scritto che hai postato), non sei solo brava a scrivere, come ormai ti riconosco
Parli attraverso quello che scrivi, di qualcosa, come "la morale della favola", che rimane come messaggio, che si possa condividere o su cui discutere, è una gran qualità per me, questa.
Ygritte
@hacktuana
Ho letto più volte la tua prosa poetica, e mi ha colpito per le immagini ma non mi piace il suono, mi sembra troppo poco curato. Le rime sono un po' ripetitive e le assonanxe a volte non aiutano (se sono troppe) a dare il senso solenne che io leggo nella tua. Mi piace molto l'idea e il nome Giosafatte.
Mi spiace che non ti sia piaciuta, specie se è per il "suono".
Scrivo di getto e correggo solo errori evidenti, è proprio e soprattutto l'incedere della lettura che mi deve convincere altrimenti so di aver scritto qualcosa che non mi piace.
Per questo il tuo commento mi fa mettere in discussione tutto l'impianto su cui ho basato l'idea stessa, a prescindere dalle rime e la loro tipologia, che non sono cercate, come invece lo è ogni periodo preso a se, nei significati.
La rileggo, l'avrei scritta comunque così, come è nelle mie corde, per cui non ti piacerebbe anche volendo cambiare qualcosa.
Evidentemente ho suonato male
Ma non c'è affatto bisogno di scusarsi Ygritte, ci mancherebbe!
Hai espresso giustamente il tuo parere, e ti assicuro che l'unico cruccio che ho, è che non ti sia piaciuta, magari non del tutto ecco, ma non per colpa tua(sarei davvero presuntuoso e stupido), ma per quanto conti il tuo parere per me.
Per questo dico che evidentemente ho suonato male , perché pur essendo soddisfatto di quello che ho scritto, una persona di cui m'importa molto il giudizio, mi fa notare che qualcosa non va
Ne debbo tener conto eccome.
Posso solo dire che per me il testo non dovrebbe essere solenne, ma creare confusione nei significati, almeno quello è lo stato d'animo che me lo ha fatto pensare e scrivere, ma se tu hai recepito questo contrasto, è giusto che lo dica, ed è onesto che io lo accetti. Non sono mica infallibile(oddio, in realtà io penso di esserlo " /> ).
XXVIII Contest di Scrittura Creativa
La presa della città
“Ehi, donna!” chiamò il soldato.
La donna si fermò e si voltò verso di lui.
“Ho le monete,” disse mostrandole una piccola sacca.
“Lo vedo. Cosa vuoi?”
L’uomo sussultò e spostò lo sguardo confuso dalla sacca alla donna.
“Io… ho le monete,” ripeté.
“Non lavoro più, vai a spenderle altrove,” rispose lei, riprendendo il cammino.
Il soldato rimase per un attimo immobile, prima di decidersi a seguirla. In un attimo le fu addosso. I polsi stretti nella sua morsa.
“Perché mi rifiuti? Posso pagare!”
La donna non rispose.
“È perché hai paura?” chiese indicando le mura della città “sciocca, è inutile preoccuparsi. Non entreranno mai nella nostra città e, se lo faranno, ci sarò io ad ucciderli tutti.”
La donna lo fissò dritto negli occhi.
“Vai a casa, soldato.”
L’uomo resistette qualche istante e poi la lasciò andare.
“Stupida prostituta,” borbottò “oramai si è fatto tardi, devo tornare di guardia.”
Il soldato si diresse verso le mura.
La donna corse verso casa.
*
Il soldato salì lentamente le scale che portavano alla sommità delle mura. In cima, vide che i suoi compagni d’arme fissavano qualcosa fuori dalla città.
“Che succede?” chiese.
Nessuno gli rispose.
“Va bene,” disse sbuffando “guarderò io stesso.”
Quando vide, restò a bocca aperta. L’esercito alle loro porte se ne stava andando.
“Si ritirano? Era ora!” urlò sporgendosi “scappate vigliacchi.”
“Taci” gli intimò un compagno.
“Perché? Se ne vanno!” disse indicandoli.
“Dove sei stato in questi giorni? È il terzo giorno che si mettono in fila e girano attorno alla città senza proferire parola,” l’uomo fece una lunga pausa, “poi tornano e si rimettono laggiù, fermi ad aspettare.”
“Ma che senso ha?”
“Staranno preparando una delle loro magie” rispose un altro con voce tremante.
Il soldato fissò la coda dell’esercito nemico sparire oltre l’angolo delle mura, unendosi al silenzio dei suoi compagni.
*
La donna andò ad aprire la porta.
“Salute, cara” disse sua sorella sorridendo.
“Entra sorella” disse la donna.
“È una follia,” disse il cognato, fermandosi sull’uscio.
“Una follia? Non li temi, tu?” chiese la donna.
“Certo che li temo! Però non credo che stare qui ci salverà,” rispose. Dopo averci pensato per qualche momento, aggiunse: “inoltre le nostre mura sono veramente dure e i nostri soldati forti. Se loro non entrano, il nostro re ci giustizierà come traditori perché tu hai aiutato le loro spie”.
“Non dubitate, vi prego. Restare qui è la scelta più saggia,” disse invitandolo ad entrare “Accomodatevi ora e riposate, siamo finalmente tutti riuniti”.
Con uno sguardo carico di affetto guardò suo padre, sua madre, i suoi fratelli, le sue sorelle e tutti i suoi parenti. Senza indugiare oltre, si chiuse la porta alle spalle.
*
“I vostri trucchetti non funzioneranno, mi sentite?” urlò il soldato. “Potete girare intorno alla nostra città anche per tutta la vita, ma questo non cambierà niente.”
Nessuna risposta arrivò dal nemico.
Era il settimo giorno che quella strana processione si ripeteva.
Il soldato, sempre più nervoso, agitava i pugni verso di loro imprecando e deridendoli.
Alcuni suoi compagni, saltuariamente si univano a lui, mentre altri si limitavano ad un silenzio carico di attesa e preoccupazione.
“Nessuna magia potrà abbattere queste mura,” disse sorridendo ad un suo amico.
“No, nessuna magia,” rispose lui.
Nessuno dei due sembrava però convinto di quanto diceva e il dubbio iniziava a serpeggiare nei loro cuori mentre il sole sorgeva sulla città.
Quando il solito giro fu finito, accadde qualcosa di diverso. La processione non si fermò, ma riprese subito il cammino, girando attorno alla città un’altra volta.
“Cosa fanno?” chiese il soldato.
“Avranno voglia di camminare ancora, quei codardi”.
“Già,” il soldato si sporse dalle mura e urlò: “perché non ci attaccate, invece di passeggiare tutto il giorno? Avete paura?”.
Come sempre, nessuna risposta.
Il secondo giro terminò e cominciò un terzo, poi un quarto e un quinto. Un sesto e infine l’esercito si apprestò ad accerchiare la città per la settima volta quel giorno.
Alla fine del settimo giro, si fermarono.
Il soldato pensò ad una nuova imprecazione da urlargli contro, ma un lungo suono di trombe lo riempì di terrore.
*
La donna udì il suono delle trombe e capì.
“È il momento,” disse.
La donna corse alla finestra e vi legò una corda rossa.
Appena finito di fare il nodo, udì un possente grido.
*
Dopo le trombe, l’esercito nemico levò alte grida.
In quello stesso istante, le mura si sgretolarono e il soldato cadde sotto le macerie, senza più il tempo né di urlare, né di pensare.
*
Qualcuno bussava alla porta.
La donna si avvicinò con prudenza e aprì.
“Manteniamo la nostra promessa Rahab,” disse uno dei due uomini che attendevano.
“Ora svelti, seguiteci fuori dalla città, voi tutti siete salvi,” disse l’altro.
*
Il soldato esalava il suo ultimo respiro, mentre Rahab e i suoi parenti uscivano dalla città.
Il nemico era entrato e Gerico veniva votata allo sterminio.