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Abercrombie e "The First Law"
M di Metamorfo
creato il 28 ottobre 2012

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Lyra Stark
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Lyra Stark
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Inviato il 21 aprile 2019 19:48

Appunto! Come dicevo basterebbero anche meno precisione negli aggiornamenti e tempi un pelo più dilatati per qualcun altro... invece nada  :D


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 

Euron Gioiagrigia
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Inviato il 21 aprile 2019 20:43

Sono proprio curioso su come si evolverà 

lo scontro tra Bayaz e la sua nemesi, di cui non ricordo il nome. Nella precedente saga tale resa dei conti non si realizzava.

 


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Inviato il 05 novembre 2019 21:33 Autore

latest?cb=20190405091227

 

Letto.

Il libro è collegato alla prima trilogia e a The Heroes (ci sono vari personaggi e rimandi ad accadimenti di quel libro, mentre gli altri due libri sono praticamente irrilevanti).

La storia è ambientata circa 30 anni dopo gli eventi della prima trilogia e 20 dopo quelli di The Heroes.

Nell’Unione è in atto una Rivoluzione Industriale, con gli stessi effetti collaterali di quella che del nostro mondo, in particolare per le condizioni di vita degli operai nelle città (a cui si aggiunge un problema attuale del nostro mondo: profughi e immigrati provenienti da Sud), mentre nel Nord c’è una guerra per la conquista di Angland.

I personaggi POV sono tutti nuovi, della nuova generazione (ma quasi tutti collegati a quella vecchia), anche se compaiono molti personaggi conosciuti (seppur non come POV).

 

Personaggi (spoiler leggeri):

Tra i POV abbiamo Rikke, la figlia di Dogman; Savine, la figlia di Glokta (in realtà di Jezal); Leo, figlio di Finree; Orso, figlio di Jezal. Poi Broad, Vick e Clover.

Tra i personaggi conosciuti che compaiono: Glokta, Jezal, Dogman, Calder, Shivers, Bayaz, Sulfur, Finree, Bremer, e tanti altri (alcuni serve un po’ per ricordarsi chi siano, per esempio, Isern, che è la figlia del capo degli uomini delle colline, la bambina che in The Heroes portava l’ascia per il padre).

 

Considerazioni personali (spoiler leggeri):

Mi è piaciuto. La scrittura è ottima, anche migliore di quella della prima trilogia. I dialoghi di alto livello, così come le atmosfere.

I personaggi, come sempre, sono la parte migliore dei romanzi di Abercrombie (anche perché non si concentra molto su trame complesse e minuzioso world building): sempre ben caratterizzati e con una propria voce.

Devo però ammettere che non ce ne sono di particolarmente originali (rispetto agli altri da lui disegnati nel suo mondo) o che risaltino per brillantezza (quanto Glotka nella prima trilogia, per esempio).

Non mi è piaciuto molto il fatto che più della metà dei POV siano molto belli d’aspetto (Leo, Orso, Rikke e Savine) e che ci sia una certa disparità tra i generi, tutta a favore delle donne, che hanno i loro difetti, ma possiedono tutte un carattere forte e deciso e sono spesso più sagge: i tre POV e perfino i personaggi secondari sia giovani che meno giovani (Isern, Finree, Zuri, May…). In generale, anche negli altri romanzi, sembra che Joe non riesca ad uscire facilmente dal tipo di donna tosto e risoluto (vedi anche i personaggi degli altri romanzi: Ferro, Monza, Shy…).

Gli uomini hanno più difetti: sono ingenui o sempliciotti, deboli d’animo, oppure troppo aggressivi o troppo opportunisti.

Ci sono molte più interazioni di coppia (e sesso) rispetto a quanto Abercrombie ci aveva abituato, e non so se è un bene o un male: dipende da dove a parare.

Mi è piaciuto che i personaggi POV siano stati tutti radunati ad Adua, nel finale, permettendo presto interazioni tra tutti.

Non molti colpi di scena: un paio nel finale, e uno o due prima.

Quando qualcuno lo leggerà, aggiungerò qualcosa.

 



Euron Gioiagrigia
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Inviato il 06 novembre 2019 15:31

Recensione interessante @Metamorfo. Penso che lo comprerò a breve.


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Inviato il 11 novembre 2019 1:41 Autore

Mi è tornato in mente che c'è anche una chiara citazione ad ASOIAF, di cui Abercrombie è fan:

Rikke dice due o tre volte "my name is Rikke it rhymes with...". Sia la frase che il nome del personaggio evocano il Reek di Martin (anche se è l'unica cosa che hanno in comune).

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 20 novembre 2019 19:31 Autore

Uscita l'edizione italiana: https://www.librimondadori.it/libri/un-piccolo-odio-joe-abercrombie/



Euron Gioiagrigia
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Inviato il 20 novembre 2019 19:36

@Metamorfo in base alla tua lettura, la traduzione più giusta non dovrebbe essere "un pò d'odio"? Non sono polemico con la traduzione italiana, è per sapere.


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Inviato il 20 novembre 2019 20:08 Autore

Un piccolo odio suona proprio male. 

Il titolo in inglese dovrebbe venire da questa citazione: Love turns, with a little indulgence, to indifference or disgust; hatred alone is immortal. (William Hazlitt)



Euron Gioiagrigia
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Inviato il 17 dicembre 2019 17:21

Qui una mappa, fatta da un fan, del mondo di Abercrombie.

Comunque ho iniziato a leggere il romanzo, in lingua originale, e vado a rilento: per ora mi sembra molto come The blade itself, una lunga introduzione ai personaggi. @Metamorfo mi confermi questa impressione?



Euron Gioiagrigia
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Inviato il 28 dicembre 2019 15:25

Ho letto un centinaio di pagine e non mi sta coinvolgendo per niente, tanto che a breve lo mollerò parzialmente per leggermi la saga di Geralt di Rivia. Ora ho la certezza che mi paia come The Blade Itself, ma almeno lì c'era la componente della novità. Qui si rinconfermano i soliti difetti della scrittura di Abercrombie: personaggi tutti con la stessa visione della vita, come diceva @joramun in un commento vecchio di qualche anno fa (per tutti la vita e il mondo fanno schifo, ma proprio per tutti); sbilanciamento tra caratterizzazioni dei personaggi maschili e femminili, come diceva @Metamorfo; scarso world building.

Ovviamente prima o poi arriverò alla fine perché non lascio a metà nulla, ma ci vorrà del tempo...



Euron Gioiagrigia
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Inviato il 07 gennaio 2020 17:10

Sono arrivato a pagina 150 (in pratica ho finito la parte I) ma l'ho di fatto mollato. Non mi attrae per niente, non sopporto tutte le storie d'amore (e sesso) tra i personaggi e non nutro empatia per nessuno di loro. Non sapevo cosa aspettarmi ma non questo.

In questo libro ho la netta sensazione che siano molto più evidenti i difetti di cui sopra. O forse sono i miei gusti ad essere cambiati.


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Ser Balon Swann
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Inviato il 16 aprile 2021 11:43

Ho finito la prima trilogia, dopo tanti anni che volevo leggerla.

 

Libro dignitoso, intrattiene, con  buone trovate, ma privo di genio e con una scrittura abbastanza scolastica e piatta - anche se devo dire che cresce e migliora via via che la trilogia prosegue -.

L'introspezione di alcuni personaggio non è male (Logen e Glokta su tutti direi).

L'ambientazione non è male ma ha due difetti :

a) non sempre viene introdotta in modo naturale, a volte le informazioni vengono sbattute in faccia al lettore in modo forzato e questo non va bene;

b) soffre di quella che io chiamo sindrome di star wars. L'ambientazione pretende di essere enorme, un intero mondo, continenti, regni lontani, capitali, i personaggi viaggiano in lungo e in largo... ma alla fine sono sempre gli stessi quattro gatti che interagiscono tra loro. Eserciti immensi, apparati burocratici che dovrebbero far funzionari imperi immensi, gilde misteriose... ma alla fine sono sempre gli stessi quattro gatti (protagonisti e figure secondarie) che saltano fuori e interagiscono tra loro. I meccanismi di causa-effetto sono oltremodo semplici... la complessità non "world level", da più l'impressione di essere quasi "village level"

 

Lo definirei una buona opera di artigianato, ma non un opera d'arte.

Se Martin è talento e incostanza, questo Abercrombie mi da l'idea di uno senza particolari idee ma che si legato alla sedia, ha programmato una storia carina, un intreccio decente, ha buttato giù dei personaggi molto standard ma tutto sommato funzionali.

 

 

Ho apprezzato che la magia resti sullo sfondo, avvolta da mistero e misticismo... ma non ho apprezzato che 

nel finale diventi determinate. No no no, non si fa. Se è un low fantasy, a maggior ragione devi avere il coraggio e l'abilità di restarlo nei momenti topici, altrimenti è barare. Perché ti eviti la fatica e la difficoltà di creare un sistema magico sensato e bilanciato, ma sfrutti comunque la magia come deus ex machina finale. 

 

Voto finale. 6,5

 

Consigliato? Mah. Sì. Tutto sommato direi che è una lettura discreta, ma non lo consiglierei per quello, perché ci sono migliaia di libri di qualità superiore. E' una lettura interessante per un fan di Martin, proprio perché Abercrombie è chiaramente un emulo di Martin, del suo fantasy complesso, che vuole essere realistico, crudo, complesso, strutturato a POV e via discorrendo. E mi ha fatto capire ancora di più quanto Martin sia stato bravo e brillante nella sua opera, e quanto alcuni dettagli di stile facciano una differenza enorme nella resa di situazioni e scene che, per contenuto e impostazione, magari sono tutto sommato simili.

 

 

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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