L'eterno dilemma il signore degli anelli o il trono di spade?
Non posso votare!
Sono due cose troppo simili e troppo diverse per scegliere.
Simili sopratutto secondo me sarà il ruolo giocato nel dare nuova verve al genere, oltre che in alcuni aspetti in cui Martin spudoratamente si ispira.
Diversi perchè c'è quasi un secolo di mezzo, in cui ci sono stati eventi talmente importanti per la storia dell'umanità da creare le visioni del mondo più disparate. Quello di Tolkien era molto semplice, quello di Martin è così complicato da farti venire il mal di testa, ma sono lo specchio di due modi di vivere quasi opposti.
E' un bellissimo sondaggio da fare in un sito dedicato alle opere di Martin " />
Il signore degli anelli semplice Tolkien si starà rivoltando nella tomba
In questa sezione si può parlare anche degli altri autori
no, non sono paragoni che si posso fare....e poi in questo caso non ha senso votare....
Anche io non posso votare, opere troppo diverse. Se votassi Tolkien, premierei la profondità e poetica dell'opera (completa di Lo Hobbit e Silmarillion), la sua importanza per l'intero genere e il grande piacere che ho provato nel leggerlo.
Se scegliessi Martin, premierei la sua complessità, la sua originalità, la bellezza dei personaggi e delle vicende. Entrambi capolavori. L'unica differenza è che il tempo ha reso ISDA un classico della letteratura (tranne che per le scuole), mentre il giudizio del tempo Martin ancora non lo ha affrontato.
Ho votato Tolkien perché lui è stato il maestro, il capostipite di un genere letterario che trova le sue radici nell'antico passato delle leggende nordiche e di cui Martin è uno dei migliori eredi del genere.
Gil Galad - Stella di radianza
Non si può votare dai! Tolkien è morto da 40 anni e quindi può essere giudicato per ciò che ha scritto, invece Martin sta scrivendo il suo più grande capolavoro e verrà giudicato praticamente solo per quello! Quando lo finirà potremo votare con più obiettività, appuntamento qui tra 10 anni (sperem!).
Beh, sarò l'unico ma dico martin tutta la vita, Tolkien sarà stato il capostipite, ma martin è l'allievo che supera il maestro, il signore degli anelli mi è piaciuto da morire, ma è molto prevedibile come storia, insomma sai che alla fine Frodo ce la farà in qualche modo; resta da scoprire come; mentre con martin non potrai mai sapere che succederà, sei sempre appeso a un filo, col fiato sospeso, e oltretutto la storia di martin la vedo più "reale" nessun personaggio è veramente "buono" e tutti sono pieni di difetti e vizi, come si concerne a delle vere persone, i personaggi di Tolkien, per quanto splendidi e per quanto metafore, non sono "umani" come quelli di martin, o meglio, lo sono ma solo dal lato "positivo", mostrano gran parte delle qualità umane ma pochi difetti, è per questo che le cronache mi stanno piacendo molto di più del signore degli anelli... poi i gusti son gusti...
Per questo secondo me il tempo intercorso tra i due è così importante..oltretutto la storia di martin la vedo più "reale" nessun personaggio è veramente "buono" e tutti sono pieni di difetti e vizi, come si concerne a delle vere persone, i personaggi di Tolkien, per quanto splendidi e per quanto metafore, non sono "umani" come quelli di martin, o meglio, lo sono ma solo dal lato "positivo", mostrano gran parte delle qualità umane ma pochi difetti, è per questo che le cronache mi stanno piacendo molto di più del signore degli anelli... poi i gusti son gusti...
Tolkien non dice che i suoi personaggi non siano grigi e le loro azioni interpretabili (anzi, in una lettera invita i lettori a chiedersi se gli uomini che si schierarono con Saruman ritenessero i nobili signori dei cavalli così nobili), però non gli interessa narrarlo.
Credo che questo sia in buona parte imputabile al fatto che parlare di ideali positivi era più facile ai suoi tempi, mentre adesso è difficile che un lettore creda a un personaggio con degli ideali, l'autore deve per forza farci vedere come arriva a fare quello che fa, sempre che faccia qualcosa di positivo.
Mi è venuta in mente una cosa, ultimamente ho letto un po' di interviste di Martin e una domanda abbastanza ricorrente che gli veniva posta era se la sua saga era una reazione a Tolkien o se era una reazione agli imitatori di Tolkien, la sua risposta era la seconda e sebbene non facendo nomi parlava abbastanza male di questi imitatori, secondo lui essi infatti prima di tutto sono in troppi e poi non hanno capito il vero messaggio che Tolkien intende dare con le sue opere.
La mia domanda è questa, secondo voi che di Martin sicuramene (a giudicare da quanto ne parlate) ne sapete molto di più di quanto ne so io, nei prossimi decenni avremo a che fare con una gigantesca ondata di suoi imitatori? Cioè nelle librerie spunteranno centinaia di saghe infinite e complicatissime?
(Non sono sicuro che questo sia il posto migliore dove porre una domanda del genere ma sono nuovo di qui, e non conosco bene il forum...)
Mi sembra ovvio di si. Ma del resto è già lui che si comincia ad imitare. Presto avremo una enorme massa di personaggi grigi che ammazzerà a destra e a manca perché non hanno avuto la scatola di pastelli colorati, invece di avere una serie di personaggi neri che ammazzano a destra e a manca.
Oh, e magari saremo informati dell'orario in cui vanno in bagno, altrimenti non c'è abbastanza realismo.
E non dimentichiamo che gli elfi sono fuori moda.
Non so dire chi sia "meglio", però posso dire chi mi piace di più: Martin. Tolkien per molti appare come incriticabile perchè è stato l'inventore (o meglio il "reinventore") di un genere, ma a mio modo di vedere non è affatto privo di difetti, soprattutto stilistici. Martin secondo me è più completo, ma è indubbio che il confronto, per quanto accademico, è di difficile soluzione a causa della diversità dei tempi, ma soprattutto dei fini delle loro opere. Comunque se n'era già abbondantemente discusso in questo topic: http://www.labarriera.net/forum/index.php?showtopic=7084&st=0
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
La mia domanda è questa, secondo voi che di Martin sicuramene (a giudicare da quanto ne parlate) ne sapete molto di più di quanto ne so io, nei prossimi decenni avremo a che fare con una gigantesca ondata di suoi imitatori? Cioè nelle librerie spunteranno centinaia di saghe infinite e complicatissime?
Magari. Io stesso scriverei una tale saga, se sapessi di poter creare un'opera che si avvicinasse lontanamente a ASOIAF.
In realtà, non mi pare che ci siano sti grandi imitatori, perchè per fare una cosa che possa essere definita almeno decente, servono anni di progettazione, seguiti da anni di scrittura.
Si tratta di entrare in un labirinto pieno di serpenti velenosi, da cui si esce (se si esce) dopo anni e senza alcuna certezza sulla riuscita.
Più facile che continuino a spuntare le solite saghe semplicistiche e banali.
Riguardo la votazione: io sono per Martin, più o meno per gli stessi motivi che cita Aegon VI
La mia domanda è questa, secondo voi che di Martin sicuramene (a giudicare da quanto ne parlate) ne sapete molto di più di quanto ne so io, nei prossimi decenni avremo a che fare con una gigantesca ondata di suoi imitatori? Cioè nelle librerie spunteranno centinaia di saghe infinite e complicatissime?
Credo che sia inevitabile. Ogni volta che i canoni di un genere vengono stravolti da una opera di grande successo, questa diventa il nuovo punto di riferimento. Così succede molto rapidamente e in continuazione nel mondo del cinema e nel mondo dell'arte. O si pensi alla musica pop/rock dopo i Pink Floyd, o ai videogiochi dopo Quake. Chiunque oggigiorno vorrà cimentarsi in un opera fantasy 'seria' dovrà necessariamente guardare a ASOIAF o verrà trattato come obsoleto (ad eccezione, ovviamente, di casi isolati in cui si vuole appositamente fare uso, per una qualsiasi ragione, del linguaggio di Tolkien).
Questo fino al prossimo cambio di paradigma.