" />
Lysmaya:parto dal commentare il tuo brano....
sicuramente non meno inquietante del mio, ma davvero bello. " />
Alla fine mi credevo di trovare chissà quale finale, e come avrete ben capito i finali tragici sono tra i miei preferiti, e invece tutto sommato mi ha soddisfatto. Tutte le negazioni all'inizio sono azzecate, nessuna ripetizione, alla seconda lettura lasciano quasi un sorriso amaro sulle labbra..
per curiosità: si possono sapere gli altri finali che avevi in mente? " />
mi dispiace che sembri che invece quello che ho scritto io ti sembri esagerato. Come cercavo di spiegare, io ho scritto e basta, non ho pensato a niente. la storia già c'era e ha usato me per essere scritta (non so se rendo l'idea, un pò come il tuo brano che ha scelto il finale ) " />
lysmaya: mah, non saprei... la reazione del tizio mi sembra un po' eccessiva, non mi convince tanto... La descrizione della fuga in sè è molto bella, ma non riesco a "sentirla" molto abbinata alla situazione. Insomma, io invece preferivo il brano dei killer =P
Quello di talismano forse è propro quello che per ora mi piace di più, perchè è particolare e l'inquietidine e il "marciume" li rende. L'argomento inoltre mi piace molto.
Grusie mille per i compimenti... " />In ogni caso, complimenti alla Dama!!! Sono sicuro che una simile pioggia di voti per il suo racconto se l'aspettava anche meno di quanto me l'aspettassi io! " />
Sì, in effetti la Dama non pensava di riscuotere così tanto successo... " />
Ma la vittoria di Arya è perfettamente meritata... E poi ha scelto un tmea davvero bello! " />
per curiosità: si possono sapere gli altri finali che avevi in mente? " />
mi dispiace che sembri che invece quello che ho scritto io ti sembri esagerato. Come cercavo di spiegare, io ho scritto e basta, non ho pensato a niente. la storia già c'era e ha usato me per essere scritta (non so se rendo l'idea, un pò come il tuo brano che ha scelto il finale ) " />
Uno prevedeva un malato terminale che decide di arrendersi perchè stanco di lottare solo per continuare a vivere, il secondo manteneva la stessa motivazione del finale "scelto", ma il tizio semplicemnte si trasferiva, il terzo nvece era semplicemente la rottura di una coppia, con lui che si trovava a dover affrontare tutto da solo e preferisce tornare a casa dai suoi...
per quanto rigurada il tuo brano, il punto è che sei riuscito a confondere completamente la Dama (e probabilmente il creare confusione era proprio quello che volevi ottenere, per cui hai fatto un ottimo lavoro)...
@Arya: l'idea era che il tizio già di suo si sentisse oppresso dalle quotidiane responsabilità (il lavoro, la vita di coppia... la vita in sè) e che il rendersi conto di star per diventare padre gli mettesse ancort più davanti la sua prigionia... inoltre la Dama voleva dare l'idea di uno che ha paura che il figlio resti intrappolato nella stessa gabbia che ha preso lui (per questo dice quelle ultime parole)... La Dama aveva anche pensato di esplicitar la cosa in modo un po' più palese, ma ha pensato che mettere qualche indicazione sparsa fosse sufficiente e permettesse a ciascuno di vedere la propria interpretazione...
Perfetto, perfetto... e ti assicuro che, almeno per quanto mi riguarda, il tuo racconto ha saputo esprimere perfettamente tutte queste cose. Inoltre, hai fatto benissimo a non esplicitare! Avresti ammazzato tutta la forza del racconto. Più che mai il mio voto sarà tuo: sarà molto difficile uguagliarti, questo giro. Bravissima! " />la Dama voleva dare l'idea di uno che ha paura che il figlio resti intrappolato nella stessa gabbia che ha preso lui (per questo dice quelle ultime parole)... La Dama aveva anche pensato di esplicitar la cosa in modo un po' più palese, ma ha pensato che mettere qualche indicazione sparsa fosse sufficiente e permettesse a ciascuno di vedere la propria interpretazione...
Beh, che anche prima si sentisse oppresso dalle responsabilità è chiaro, ci mancherebbe.@Arya: l'idea era che il tizio già di suo si sentisse oppresso dalle quotidiane responsabilità (il lavoro, la vita di coppia... la vita in sè) e che il rendersi conto di star per diventare padre gli mettesse ancort più davanti la sua prigionia... inoltre la Dama voleva dare l'idea di uno che ha paura che il figlio resti intrappolato nella stessa gabbia che ha preso lui (per questo dice quelle ultime parole)... La Dama aveva anche pensato di esplicitar la cosa in modo un po' più palese, ma ha pensato che mettere qualche indicazione sparsa fosse sufficiente e permettesse a ciascuno di vedere la propria interpretazione...
Poi la frase finale è già abbastanza esplicita riguardo al figlio.
Ma la reazione mi sembra lo stesso eccessiva, nel senso che per me è troppo poco comprensibile e la storia non riesce ad emozionarmi. Già il suicidio in sè tendenzialmente non è una cosa che mi entusiasma troppo (come tema).
È vero che nel racconto non c'è giustificazione di questo stato d'animo del protagonista, e non c'è alcun dubbio che questo stato d'animo sia estremo. Ma che importanza ha? Il racconto lo descrive e basta. Una straordinaria montagna la si può descrivere senza alcun bisogno di giustificarla. Sappiamo che emozioni così esistono, come sappiamo che esistono montagne straordinarie.Ma la reazione mi sembra lo stesso eccessiva, nel senso che per me è troppo poco comprensibile
Ora, se guardiamo a come Lysmaya ha reso questa emozione, questo desiderio di fuga, non ci ho trovato errori - al contrario, ci ho trovato grandi intuizioni: come i continui intralci alla fuga rappresentati da volti sorridenti, sensazioni tattili, richiami... la costante sensazione di avere corso molto, ma mai abbastanza...
Arya, abbiamo gusti diversi! " /> A te piaceva il "Quattro" di Lysmaya, che io avevo trovato tanto povero in significato... mentre questo mi ha colpito come un pugno allo stomaco! " />
Lo so, lo so che non c'è bisogno di giustificare, però nel bene o nel male deve farti provare qualche emozione, anche negativa. A me semplicemente non ha detto granchè.
CONTEST DI SCRITTURA CREATIVA - FUGA
Svolto l’ennesimo angolo, dal buio verso il buio in questo budello largo a malapena per consentire il mio passaggio. Odio questo posto: immenso, infinito, sempre uguale.
Odio questi muri, questo silenzio di tomba rotto solo dal mio muovermi.
Odio loro.
A volte riesco a scorgerli, più spesso no: presenze effimere, fluttuanti e rapide; mollicce come meduse, come pezze di seta bagnata dalla pioggia.
Quanto tempo è che scappo? Non saprei dirvelo: i ricordi oltre l’immediato passato si confondono nella nebbia dell’autoconservazione, rendendo vana qualunque stima.
Stesso vale per il futuro: arrivare al prossimo incrocio e scegliere una direzione a caso, sperando di poter ripetere la cosa un po’ più avanti senza doverli incontrare.
Dio, sto impazzendo per la fame. Quant’è che non mangio?
Un fruscio e un baluginare azzurrino all’intersezione a T più avanti: prudenza. Anche se non devo, non posso rallentare, meglio prepararsi a invertire la marcia e sperare di seminarlo zigzagando tra i tunnel. Tanto batterli in velocità è impossibile: guadagnano metro su metro inesorabilmente, neanche si divertissero come il gatto col topo.
Li odio.
Avevo ragione: mi compare davanti, fissandomi coi suoi occhi vacui da mostro e inizia a muoversi verso di me: senza pensarci un attimo, mi volto e fuggo infilando la prima a sinistra pregando, implorando che perda interesse e mi lasci allontanare.
Pia illusione.
Ma come fanno loro a non perdersi in questo posto?
Il corridoio davanti a me non ha altre ramificazioni: inizio a scorgere la piega a gomito in fondo mentre il gelo emanato dal mio inseguitore si fa sempre più marcato, segno del suo inesorabile avvicinarsi.
Se arrivo alla svolta forse….forse…
Un velo roseo copre il mio campo visivo e un altro paio d’occhi morti si fissa nei miei, mentre il gelo esplode come una supernova strappandomi un urlo poco prima che volti l’angolo: ero talmente impegnato a scappare dall’azzurro che non ho visto il rosa tendermi un’imboscata in piena regola, imbottigliandomi come un imb****le in un tratto senza altre vie di fuga.
E ora?
Il dolore piano piano si stempera in un’oscurità tiepida, materna.
Non sono in nessun posto; le mura che mi soffocavano, il reticolo di passaggi, è tutto scomparso. Sento una gran pace: se potessi, sorriderei.
E’ finita.
“Azz”, borbottò Fulvio corrugando la fronte mentre gettava il joystick della sua console Atari 2600 sul cuscino davanti a sé. “Che sfiga. A momenti facevo il record di tutti i tempi.”
Giacomo, seduto per terra accanto all’amico, fece spallucce. “Guarda, secondo me sei stato fin troppo bravo. Già le pillole dell’invulnerabilità non funzionavano più da cinque quadri, poi coi fantasmi semitrasparenti che a malapena riesci a vederli… al bar era tutta un’altra cosa. L’han convertito coi piedi, te lo dico io.”
Fulvio fece spallucce: con mano esperta rimosse la cartuccia di Pac-Man dal suo alloggiamento mettendo al suo posto Space Invaders, e premette il bottone di reset.
Lysmaya: già alla "lettura in anteprima" mi era piaciuto molto. Ben scritto, stile semplice ma incisivo, la storia è ben raccontata e il colpo di scena c'è e si vede. Thumbs up! " />
Erin: J'ADORE i racconti & romanzi storici " /> . Però... però... è ben scritto, eh, ma mi sembra un po' lento nella lettura per essere un racconto che parla di fughe. Farai meglio la prossima volta " />
Talismano: Non ho parole. Delirio puro. SPLENDIDO delirio puro. Da fan di Borgès e Moorcock io adoro 'sto racconti "flashati", e questo qui specificatamente me lo voglio sposare e farci tanti raccontini " />" />" /> (se non l'hai capito, ti voterò " /> )
AryaSnow: Geniale. 'nuff said " />
Contest di scrittura creativa: La fuga
Un combattimento spaziale dura due secondi. Tre al massimo. Il resto del tempo le navi sono troppo distanti per sparare. Zippo lo sapeva bene, ma non sapeva fra quanto sarebbe successo: per questo si era precipitato nel compartimento di pilotaggio. Quando vi fece irruzione, Orso non lo degnò di un'occhiata: anzi, non mosse un muscolo nemmeno per mostrare il fastidio che gli dava la sua presenza. Se ne stava lì, quasi disteso sulla poltrona anatomica, fissando lo schermo del computer a occhi socchiusi. Sembrava quasi dormire.
"Che nave è?" chiese Zippo, avvicinandosi e fissando a sua volta lo schermo. Cifre e diagrammi scorrevano rapidissimi.
"Guardiani dello Spazio," rispose Orso con voce monotona.
"Ci hanno individuati?"
"Sono in rotta di intercettamento."
Zippo sentì il cuore saltargli in petto per un istante.
"Non puoi tentare la fuga?"
Per la prima volta Orso si voltò a guardarlo. C'era un vago disprezzo sul suo viso: "E bruciare metà dei propulsori inerziali in un colpo solo? A questa velocità è impossibile. Potremmo deviare un po' la traiettoria, e quelli correggerebbero immediatamente la loro. Il loro computer ci ha inchiodati. E poi, anche se fuggissimo ci inseguirebbero: e sarebbe peggio."
"Fra quanto?"
Orso tornò a fissare lo schermo: "Sono a trecentomila chilometri. Velocità relativa... circa mille chilometri al secondo. Ci incroceremo fra cinque minuti."
"Cinque?" Zippo faticava a respirare.
"Distanza minima: due chilometri. Il computer sta analizzando il loro armamento... e il loro sta facendo lo stesso." Orso sogghignò. Poi continuò, come se parlasse da solo: "Loro sparano per primi, a ti meno uno punto tre... noi abbassiamo lo schermo subito dopo e spariamo due raggi a ti meno zero punto nove e punto otto... il loro schermo resisterà... poi a ti meno zero..."
A quel punto entrò Talpa, il secondo pilota. Con uno sguardo Zippo notò che doveva essersi appena svegliato, e che aveva scordato di mettere gli occhiali. Si spostò per fargli strada.
"Tempo?"
"280 secondi," gli rispose Orso in tono neutro, sempre fisso sullo schermo. Poi annunciò, calmo: "Siamo fottuti."
"Come, fottuti?" chiese Zippo in un soffio.
"È tutto nel piano," spiegò Orso. "Quando sparano loro, quando spariamo noi - le migliori scelte possibili da entrambe le parti. I nostri schermi vanno in sovraccarico a ti più zero punto sette."
"E che vuol dire?"
"Vuol dire un bel buco di due metri di diametro che attraversa tutte le paratie dal settore 8 al settore 23."
"Probabilità?" chiese Talpa, con il volto contratto nello sforzo di distinguere le cifre luminose.
"96%"
"OK..."
"Allora tenta la fuga!" insistette Zippo. I due non gli diedero retta, continuando a studiare lo schermo.
"Alternative?"
"C'è questa - ma siamo fottuti lo stesso. 98%"
"Tempo?"
"207 secondi."
Talpa andò a sedere sul pavimento di metallo, la schiena contro la parete. Sembrò sprofondarsi nei suoi pensieri.
"Orso, che abbiamo da perdere?" implorò Zippo. "Al diavolo i propulsori, molla la rotta e fuggiamo!"
Talpa sembrò riscuotersi: "Facciamo fuggire loro, invece," disse, alzandosi e tornando allo schermo. Orso non si mosse: "Che ti salta in mente?"
Talpa tentò di battere dei comandi sulla tastiera, poi imprecò. "Orso fallo tu..."
"Cosa?"
"Correzione rotta uno zero tre pitch uno due sei yaw..."
"... ma va in collisione!"
"Sì, pùntali. Se cambiano, cambia anche tu. Istruisci il computer."
"Di tutte le fesserie che..."
"Fallo. Siamo fottuti, giusto?"
Orso battè in fretta sulla tastiera. "Fatto," disse con voce spenta.
"È come quel duello con le auto del ventesimo secolo," si affrettò a spiegare Talpa. "Un'auto contro l'altra, a tutta velocità. Quella che devia per prima, ha perso. È una prova di coraggio..."
"E loro devieranno?" chiese Zippo, incerto.
"E si bruceranno metà dei propulsori nel farlo," bofonchiò Orso.
Attesero.
"100 secondi... ora."
"80... 70... un minuto..."
Percepirono una breve spinta laterale. "La nave dei Guardiani ha cambiato rotta... il computer l'ha tenuta nel mirino..."
"30 secondi... 20..." Zippo chiuse gli occhi senza rendersene conto.
"Ecco!" interruppe Orso. Un puntino sullo schermo stava deviando vistosamente. "Hanno mollato!" I tre stavano gridando senza più alcun freno. "Fuggono!"
"Forza, torniamo indietro e finiamoli!"
"Per bruciare metà dei propulsori inerziali in un colpo solo?" Scoppiarono a ridere. A pranzo, ancora ridevano.
Lord Mortarion: Whahahaha, idea geniale... Scritto anche bene, anche se a mio parere ci sono lievi imperfezioni - a livello micro. Per lo piu' non mi danno fastidio. Le enumero:
si confondono nella nebbia dell’autoconservazione => non mi sento sicuro dell'associazione fra "nebbia" e "autoconservazione", per cui la frase mi suona un po' falsa, roboante.
Stesso vale per il futuro => Lo stesso vale per il futuro.
Quant’è che non mangio? => Da quant'e' che non mangio?
il gelo esplode come una supernova => le conoscenze di Pacman in astrofisica stonano un po'...
mentre gettava il joystick della sua console Atari 2600 sul cuscino davanti a sé. => Gia' la frase e' molto lunga, precisare dove si trova il cuscino esattamente e' superfluo, e un po' fastidioso.
Giacomo, seduto per terra accanto all’amico, fece spallucce. [...] Fulvio fece spallucce => Mi infastidiscono le espressioni precotte (TM Seethamaran Toral), ma una ogni tanto la tollero - a volte sono inevitabili: pero' usare la stessa frase fatta due (o piu') volte e' orribile...
Ma a parte queste minuzie, ho adorato questo racconto! " />
Lord Mortarion: Questa volta il tema è un po' più particolare del precedente, carina l'idea di citare un celebre videogioco. Però a livello di forma mi piace di meno: la descrizione "inquietante" qui l'ho trovata meno coinvolgente della scorsa, meno densa di immagini concrete.
Tyrion: la scrittura è abbastanza pulita, il brano è piacevole. Ma non mi ha nemmeno saputo dare dei piccoli "picchi emotivi", mi ha lasciata relativamente freddina. Cosa in particolare volevi trasmettere (magari non ho colto...)?
Quello che mi piace di più continua ad essere quello di talismano, che a pensarci bene vedrei in qualche canzone Death Metal... ma anche Prog Rock " /> A metterlo insieme ad una musica adeguata potrebbe venire fuori qualcosa di figo.
Mi fa piacere quello che scrivi, perche' ha lasciato "freddino" pure me. In questo racconto non c'e' "passione", ma solo... insomma, e' una storiellina. Per ripulirmi un po' dalla mia piccola ossessione con la "vita vissuta" e "la ricerca del tempo perduto"... " />Tyrion: la scrittura è abbastanza pulita, il brano è piacevole. Ma non mi ha nemmeno saputo dare dei piccoli "picchi emotivi", mi ha lasciata relativamente freddina.
Oh, non molto di piu' di una semplice lezione di fisica! " /> L'idea e' nata da un mio certo fastidio nel vedere le battaglie spaziali hollywoodiane... e mi sono chiesto come sarebbe, veramente, una battaglia spaziale. E sono giunto a queste conclusioni:Cosa in particolare volevi trasmettere (magari non ho colto...)?
1) Le astronavi viaggiano molto veloci: quindi cambiare in modo significativo la direzione del moto e' tremendamente difficile ed enormemente dispendioso - e oltretutto farlo significherebbe ridurre gli uomini all'interno in poltiglia (per questo ho poi inventato i propulsori inerziali, che ovvierebbero a questo problema - pur in modo dispendiosissimo). La nave dovrebbe prima rallentare (di molto), poi cambiare direzione, e infine accelerare di nuovo.
2) Ergo, battaglie tipo quelle di Guerre Stellari sono possibili solo quando tutte le astronavi (amiche e nemiche) hanno piu' o meno la stessa posizione e velocita' nello spazio. Ma questa e' una rara eventualita': piu' spesso un'astronave e' in viaggio da A a B in linea retta, e a velocita' spaventosa. Ugualmente, una pattuglia dei Guardiani stara' a sua volta incrociando da C a D a un'altra velocita'.
3) Quando una nave dei Guardiani rileva una nave pirata, cosa fara'? Correggera' (se possibile) la propria rotta in modo minimo, e ottimale, per incrociare la nave pirata a un tempo e luogo preciso nello spazio. La scelta e' inevitabile, essendo la piu' economica possibile. A questo punto i pirati sono "inchiodati", e possono solo attendere. Devono combattere. Le astronavi concentrano i loro colpi nel brevissimo intervallo in cui sono vicine - uno scambio furibondo di laserate della durata di due secondi - e poi tornano a perdersi nell'infinito, ognuna seguendo la sua rotta. L'intento e' (e puo' essere) solo quello di distruggere l'altro. Non c'e' modo di compiere un abbordaggio: non ne vale la pena, costa troppo in termini di energia.
4) Ci sono i computer. I computer calcolano alla perfezione ogni cosa: la battaglia viene pianificata e la sua conclusione e' gia' decisa a priori. E' fatale. Nessuno dei due computer sceglierebbe soluzioni inferiori alla piu' efficiente... E qui sono strabiliato dalla somiglianza con i duelli delle storie manga, o anche in generale dell'estremo oriente (ad esempio nel film "Hero"): i due guerrieri si fronteggiano e si guardano, si studiano a lungo, immobili e in silenzio: la battaglia si svolge nella loro mente, e insieme giungono alla inevitabile conclusione. Sanno gia' chi ha vinto. Questo per me e' il punto emotivo piu' alto - che e' proprio quello che mi ha spinto a scrivere questo racconto: non solo descrivere la tensione dell'attesa, ma l'inesorabilita' del risultato finale della battaglia. In quel punto del racconto speravo che la tensione salisse a dismisura... " />
Tyrion: " /> . Il tema fantascientifico non mi ha mai affascinato. Bhe è scritto bene, per carità non ho trovato niente che non andasse bene, però anche a me non dice niente. Lo leggi e.........e basta.
Lord Mortarion: ehm....
ti giuro che mi pareva di aver capito che si trattasse di un parto alieno " />" />Il dolore piano piano si stempera in un’oscurità tiepida, materna.
Poi ho visto che si trattava di PAC-MAN " />
Ci sono delle cose nella forma che non piacciono affatto. Qualche esempio:
Poco più avanti scrivi : Li odio. Che è certamente più corretto di: Odio loro.
L'idea però è molto carina....