Intanto accolgo con entusiasmo la proposta del comitato MSES!!! (ha nel nome un non so chè di mitico pure " /> ).
Poi, Erin, devo rileggere e ho letto in fretta, ma "ali nere"... hai già tutta la mia attenzione!!!
Io attendo l'illuminazione, per ora mi è venuto poco in mente...
Grazie Principe Drago. L'uso eccessivo della parola è voluto e il motivo mi pare sia chiaro. Visto che ci iniziamo a curare delle cose sono quando ci danno fastidio, che ben venga l'irritazione, se questo può servire a cambiare le cose.
Per quanto riguarda la velocità di scrittura, mi è venuta in mente mentre andavo a lavoro. Sul bus e sul treno si incontrano un sacco di persone che sono una fonte di ispirazione per me. e già non vedo l'ora di avere il nuovo tema!
la verità è che sei troppo forte! Proporrò un comitato M.S.E.S - Mai Senza Emma Snow
Intanto accolgo con entusiasmo la proposta del comitato MSES!!! (ha nel nome un non so chè di mitico pure "> ).
Ahah faccio solo il mio dovere, ma grazie del pensiero! ">
Devo dire che anch'io sono un po' in difficoltà con il tema, ho varie idee ma nessuna mi convince fino in fondo e non so quale sviluppare... Appena riesco intanto leggo i racconti di La Sposa del Re ed Erin!
ok... mi fa piacere che i primi si siano già attivati. Erin poi, veloce come sempre.
le mie prime impressioni:
@ sposa del re,
ho letto il tuo racconto, mi è piaciuto. Simpatica la maestra, anche la sua lezioncina.
A differenza del tuo racconto del contest precedente, questo lo ho visto bene. Sopratutto sei riuscita a dare un certo carattere alla maestra, ma forse qua è la qualche p******a la potevi anche tagliare. Forse mi veranno in mente altre critiche costruttive da fare, ma più in la...
@Erin
bello il tuo racconto. Immagino che per una storia così, tagliare deve essere stato doloroso...
Hai caratterizzato bene la creatura con le ali. Poi scritto bene. Anche questa volta ho 'visto' la scena.
Quando avrò più tempo, troverò sicuramente anche delle critiche costruttive da farti... così su due piedi, secondo me, se tagliassi qualche aggettivo o avverbio qua e la, ne risulterebbe un linguaggio un po più scorrevole, senza perdere nulla del significato.
grazie mille, misterpirelli " />
apprezzerò qualsiasi ulteriore osservazione che vorrai fare...
eh sì, è proprio stata dura tagliare così tanto... ma erano oltre 6000 caratteri.
grazie anche per il rapidissimo commento di hacktuhana
@sposa del re.
Carino il tuo racconto, ci fossero più maestre di questo tipo che non hanno problemi a dare un insegnamento così "pratico" ai propri studenti. Di sicuro se si conoscesse il vero significato di molte parole si penserebbe prima di aprir bocca.
Complimenti per il racconto Erin la storia mi è piaciuta molto e il testo era scritto molto bene
grazie mille, misterpirelli " />
eh sì, è proprio stata dura tagliare così tanto... ma erano oltre 6000 caratteri.
A me è capitato ogni volta, dall'inizio del contest, di arrivare a dirmi 'quanto farrebbero comode solo mille battute in più...' Mi chiedo che succederebbe se il limite fosse di 6000.. probabilmente arriverei a dire 'se solo ne avessi a disposizione 7000'... " />
Stavolta cerco di non ridurmi all'ultimo e vi leggo con calma un po' alla volta.
Di seguito, le mie modeste impressioni sui primi due racconti. Prendeteli così:
"Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga".
(The Big Kahuna)
Vabbé... eccoli:
@La Sposa del Re. Hai scelto un genere ed un linguaggio diversi dal primo racconto e questo mi piace molto. E’ vero che molti autori si concentrano su un genere in particolare. Tuttavia, trovo che avere la tendenza a sperimentare ed essere versatili siano qualità quando si scrive (per altro, anche quando si suona, si dipinge, si recita ecc.). La storia è godibile, originale e strappa un sorriso. C’è solo una cosa che forse avrei fatto diversamente: avrei optato per una maggiore distinzione di registro linguistico tra i personaggi, in particolare avrei fatto parlare i ragazzi in maniera nettamente diversa dall'insegnante. Sono più giovani ed immaturi e – visto come sono i ragazzi di oggi – me li immagino anche un po’ più sfacciati. Io sono di Roma e, per esempio, da noi l’adolescente Elisa parlerebbe così: “Lasci perde’ professoré… je lo dico io ch’è successo: quello m’ha chiamata pu***na”. Solo un suggerimento per caratterizzare di più i personaggi e rendere più vivo il dialogo.
@Erin. Leggerti è sempre un piacere. Hai una prosa scorrevole ed equilibrata. Il modo in cui spezzi le frasi poi mi piace molto, perché credo contribuisca a tenere un ritmo incalzante. Hai scelto poi un tema toccante che incrocia la traccia dell’alterità dell’altra volta con quella proposta in questa occasione. Lo scenario è gotico e magico, i personaggi fantastici, ma d’altro canto il tema centrale è molto reale: la maternità indesiderata. Mi piace come hai costruito le scene: mentre leggo, mi sembra di vedere la tempesta, la torre con il grande balcone, un’eterea Risa che si schianta in maniera piuttosto sgraziata (un contrasto forte tra natura divina e fragilità umana), il neonato con le sue ali nere, piccolo ed indifeso, che cerca la mamma (una scena che stringe il cuore!), ecc. L’unica cosa che non mi convince al 100% è il personaggio di Keroy, che sembra poco partecipe emotivamente. Forse è quello che è stato più penalizzato dai tagli. In generale, però, mi piace molto e spero di leggere un giorno la versione integrale (e magari anche estesa?) di questa storia.
grazie mille principe drago!
@maya,
eh sì, purtroppo Keroy è stato il personaggio che ha maggiormente subito i tagli in quanto ho voluto privilegiare il personaggio di Risa, portatore del carico di emozioni più forte. I dialoghi nella versione estesa erano molti di più e si capiva maggiormente quanto anche lui fosse coinvolto dall'evento.
Ti dirò, è nata quasi per caso come storia, ma effettivamente mi ha preso così tanto che non escludo di ampliarla e renderla "completa".
... e come dice misterpirelli, anche se avessi avuto il limite di 6000 caratteri, magari mi sarei lamentata che non era di 7000 xD
XXIV Contest di Scrittura Creativa
Titolo: Il muro (banale,ma non mi viene niente di meglio)
Testo:
Si svegliò di soprassalto, guardò fuori dalla finestra… era tardi, il sole era già alto!
Si vestì e corse fuori dalla casa diretto verso il muro, a metà strada incontrò Zefil e insieme corsero verso la meta…
<<E’ il gran giorno>> disse Zefil
<<Già>> rispose Gorn
<<Hai tutto?>> chiese a Zefil
Gli rispose con un cenno di assenso, distratto, fissando avanti.
Erano arrivati al muro e quello era il giorno decisivo, il gran giorno.
Si cambiarono le scarpe, operazione che richiese diversi minuti, si prepararono e iniziarono ad arrampicarsi.
<<Come hai saputo che oggi non c’erano guardie?>> chiese a Zefil
<<Oggi c’è la regina in città e servono tutte le guardie possibili>> rispose.
Scendere fu più difficile, ogni passo le loro gambe tremavano, un po’ per l’eccitazione un po’ per la paura.
E scavalcarono il muro, confine della loro terra e della loro esistenza, al di là li aspettava un mondo nuovo, sconosciuto, e ricco di sorprese.
All’inizio trovarono un terreno secco, fessurato in molti punti, come se da anni non vi scorresse più l’acqua, procederono lentamente attenti a tutte le fenditure che si aprivano all’improvviso davanti a loro, da poche braccia ad alcune decine di diametro, a mattina inoltrata giunsero in un luogo dove il terreno era nero e fangoso, le scarpe si appiccicavano e rialzarle costava una fatica immane.
<<Fermiamoci su quella roccia>> disse Zefil indicando un punto in lontananza
Si fermarono a riposare per qualche gasper sorseggiando acqua e mordicchiando chespes, frutti dalla forma arrotondata ricoperti di una leggera peluria e molto dolci.
<<Mi ripeti perché non si può oltrepassare il muro?>> chiese Gorn
<<E’ una lunga storia,ma ti farò un riassunto>>disse Zefil
<<Tanti anni fa non eravamo gli unici abitanti di questo mondo, c’erano altre specie oltre a noi e noi stessi eravamo più grandi perché dovevamo difenderci…Ad un certo punto per qualche strana causa la specie che governava questo mondo sparì e lasciò dietro di sé solo alcune tracce dei tempi che furono e le poche che conserviamo nei musei sono state raccolte al di qua del muro…>> disse pensieroso
<<Gli scienziati hanno diverse ipotesi, guerre nucleari, difficoltà a reperire il cibo...Ma la più quotata è una sola e probabilmente anche la più veritiera>> disse Zefil
<<E cioè?>> chiese Gorn
<<L’inquinamento …l’acqua che bevevano era così inquinata che iniziarono a diventare sterili, mangiavano cibo così pieno di additivi chimici che il loro stomaco non riusciva più a digerirlo e da questo la loro scomparsa…di quel periodo si sa poco e tutto quello che si sa è confuso e frammezzato,un epoca di oscurità in cui la nostra specie si nascose per tutto il tempo e dopo diverse migliaia di generazioni potemmo rivedere la luce del sole filtrare tra le nubi di smog>> concluse
<<Il sole è già a metà del suo cammino >> li fece notare Gorn dopo qualche gasper di silenzio
<<Allora mettiamoci in marcia>> disse Zefil
E fu così che camminarono per oltre metà giornata sotto il sole cocente e il terreno nero e fangoso lasciò posto a della terra brulla, poco dopo rinvenirono le tracce di una civiltà scomparsa vicino ad un enorme angolo di muro corroso dal tempo, un’arena di un materiale marrone o così pareva ai loro occhi…
Subito dopo trovarono una struttura quasi integra, alta più del doppio del più alto degli alberi con un cerchio nella sommità contenente delle cose lunghe e diritte con dei strani fregi enormi disposti in circolo…
<<Non mi avevi detto che era un popolo di giganti>> disse Gorn impaurito di fronte a tanta imponenza
<<Non ascolti mai il Gran Professore a scuola eh?>> disse Zefil ridendo mentre Gorn arrossiva
Continuarono il cammino e si imbatterono in alcuni disegni dipinti su quel che restava di una cupola, un essere che tendeva un’appendice ad un altro essere, aveva l’aria di essere importante e faceva sentire sia Gorn che Zefil minuscoli, insignificanti…
Continuarono a camminare, di fronte a così tanta grandezza e magnificenza per il resto del giorno finchè la notte non sopraggiunse trovandoli stanchi e affamati, cenarono, accesero un fuoco e si coricarono in silenzio.
Nessuno di loro due dormì quella notte, una notte buia e piena di terrori, ogni rumore sembrava ingigantito, alla luce della luna ombre strisciavano ai lati del falò e nelle loro menti antiche paure si risvegliarono e pensarono davvero di aver osato troppo, passato un limite che doveva rimanere tale.
La mattina giunse finalmente e alla luce splendente del sole tutto sembrava più sicuro, esplorarono meglio il posto notando dettagli che prima non avevano notato, diversi oggetti erano sparsi per terra consumati dal tempo ma uno, un cartello enorme con scritto sopra quattro fregi, era ancora leggibile e in mezzo ai quattro c’erano un cerchio e una montagna, nessuno di loro due capì il significato ma cos’erano loro se non formiche di fronte a tutto ciò?
Gorn raddrizzò le antenne, distirò le sei zampe e si avviò a raggiungere Zefil.
Stavano tornando al formicaio, a casa.
4.992 caratteri e ho tagliato delle parti
Ok,ditemi pure che è squallido(penso che lo sia per tutti dai su)
Non ho possibilità contro ali nere o adesso basta! ma almeno ci ho provato(non andateci pesante,è il mio primo contest eh...)
Lascio a voi il divertimento di leggerlo e poi sbizzarrirvi con le critiche
Finalmente mi sono messa in pari e ho letto anche l'ultima racconto di Re del Nord Nell'esprimere pareri sono molto sintetica, ma spero serva comunque a qualcosa:
@La Sposa del Re: bel racconto! Hai scelto un tema attuale e quotidiano e mi piace anche come hai scritto, la lettura scorre bene. A me non ha dato fastidio la ripetizione della parola, ormai non dico che sia normale utilizzarla in tutti i contesti ma in uno come una classe di adolescenti mi sembra più che plausibile quindi sentirla ripetere così tante volte ha ribadito il concetto. Forse l'unica cosa come ha detto Maya è il registro linguistico uguale sia per i ragazzi che per l'insegnante, ma non ha penalizzato troppo il racconto secondo me.
@Erin: Mi è piaciuto molto, forse anche perchè mi hanno sempre incuriosito le storie tra razze/etnie diverse (sia fantastiche come nel tuo racconto che reali)! Avevo proprio l'impressione di avere la scena davanti agli occhi, con il piccolo che si dimena sul letto e Risa che lo osserva combattuta... Si sente un po' che è stato limato, ma ti capisco benissimo dato che mi è successa la stessa cosa nello scorso contest ">
@Re del Nord: non è per niente squallido mi è piaciuto il tema e anche il modo in cui hai fatto percepire ai protagonisti gli elementi creati dagli "abitanti precedenti" (come quando dici un essere che tendeva un’appendice ad un altro essere, aveva l’aria di essere importante e faceva sentire sia Gorn che Zefil minuscoli, insignificanti…), rendi bene come debbano sentirsi davanti a queste opere immense di cui non capiscono l'esistenza... E non avrei intuito la rivelazione finale, avrei detto che Zefil e Gorn fossero una qualche forma aliena o di mutazione umana, mai formiche!
Un appunto che mi viene in mente riguarda la punteggiatura, che a volte è assente e che avrebbe aiutato a spezzare periodi piuttosto lunghi...
Spero di riuscire a mandare anch'io il mio racconto entro la fine di questa settimana!
Ecco, sappiate che mi sto sbrigando a fare revisione perchè voglio disperatamente leggere i racconti che avete postato, e finchè non ho messo anche il mio, non posso (mi son imposta questa regola).
Alla buon'ora ho cambiato anche la firma nel post!
Ed ecco anche il mio. Ho fatto quello che ho potuto. Spero apprezziate.
XXIV Contest di Scrittura Creativa
Tema: Oltre il limite.
Titolo: Lingua velenosa
Caratteri (spazi inclusi): 4963
“Ma tu guarda! Mio padre è in guerra, mio fratello pure, i miei compagni e persino mio zio monco. Io invece sono qui a non fare un bel niente” pensò Nwenâm.
Dall’età di quindici anni era il protetto di Bedham Tarnwethe, lord dell’isola di Nwâryab, che lo aveva accolto nella sua residenza.
La sua presenza aveva cominciato a non essere vista di buon occhio da Nwemidh Nîrtoim, figlio del lord, che ce l’aveva a morte con lui, perché una volta aveva baciato una ragazza che egli amava. Di tutta risposta Nwenam ironizzava e spesso faceva battutine su di lui, scatenando a volte risate generali ma, al tempo stesso, gli sguardi pieni di furore del lord.
Nwenam aveva quindici anni quando divenne il protetto e per due anni fu allevato quasi come un figlio dal lord.
Cresceva poco di statura col passare degli anni, ma la sua lingua diventava di volta in volta sempre più acuta e lunga e capitava spesso che i suoi commenti e le sue battute, fossero esse scherzose o offensive, facevano infuriare molte persone. Addirittura un uomo grasso e barbuto gli aveva rotto quattro denti con un pugno.
Così ogni volta che sorrideva alle ragazze, mostrando anche i denti, esse si sentivano a disagio, storcevano la bocca o si voltavano da un’altra parte. Dunque, egli col tempo di rado si metteva a sorridere, era quasi sempre serio e introverso.
Un grande odio gli era venuto dal cuore: odio per qualsiasi uomo barbuto o grasso e per gran parte delle ragazze, che non osavano baciarlo o raccontargli una storiella divertente perché sapevano che l’esito sarebbe stato vedere o toccare la sua bocca mezza vuota. Alla fine aveva deciso di sostituire i denti persi con altri d’oro e d’argento, regali di Lord Bedham in persona.
“Alla tua età me le sarei già fatte migliaia di volte quelle femmine. Ti sto allevando come un figlio e dunque dovrai essere bravo con le donne tanto quanto lo sono stato io.” gli aveva detto il lord, prima di dargli un sacchetto con vari denti dorati e argentati.
Morale della favola: alcune ragazze avevano cominciato ad odiarlo ancora di più poiché consideravano vergognoso il fatto che mentre loro erano povere o quasi, egli si mettesse dei denti dorati e argentati. Era una manifestazione di poca umiltà, che non piacque per niente.
Così, col tempo divenne sempre più serio e di mal umore. Sempre alle prese con queste donne mai contente, con i cavalieri pieni di orgoglio e con altri esseri purtroppo per lui presenti nel mondo. La notizia dell’ascesa al potere di Lord Nwemidh fu davvero tremendo per lui, in quanto era a conoscenza di tutte le sue battute fatte in passato sul lord. Nwemidh aveva subito provveduto a evirarlo: fu dolorosissimo, perché non lo addormentarono né gli diedero qualcosa per alleviare il dolore. Da quel giorno solo lo sguardo o la voce del lord lo spaventavano a morte.
Se fuori poteva essere un leone, quando c’era il lord era meno di un agnellino.
Ripensò a quando le navi erano pronte a partire per la guerra ed egli aveva chiesto il permesso di salire ai vari capitani che, mettendosi a ridere, glielo avevano negato.
<<Con questo fisico che hai non sei adatto neanche a fare il mozzo.>> era la risposta che aveva ricevuto dalla maggior parte di loro.
In fondo, però, non mentivano quegli uomini, perché anche se avrebbe vinto nessun premio sarebbe servito: di oro ne era stufo perché gli aveva procurato l’odio delle ragazze; di donne non ne poteva avere perché era stato evirato su ordine del nuovo lord, Nwemidh, che doveva fargliela pagare per tutte le volte che aveva riso di lui; cibo ce n’era a sufficienza.
Così per alleviare la tensione e la rabbia se ne andò in una piccola locanda nei pressi del porto.
La birra era buona, molto dissetante ed anche forte. Finito di bere, pagò con una moneta d’argento e uscì fuori, incamminandosi verso la spiaggia sabbiosa.
Poi nel cielo si accese una luce, poi un’altra e un’altra ancora.
Poi si rese conto di quello che stava accadendo in quell’istante.
“Non sono luci qualsiasi. Fuoco. Frecce infuocate”.
I dardi piombarono sul porto, colpendo alcuni edifici e le poche navi rimaste, che furono in pochi istanti avvolte dalle fiamme.
Ormai la poca luce della luna e delle stelle niente era in confronto allo splendido ma allo stesso tempo terribile spettacolo di fuoco.
Si accorse troppo tardi, a causa della fitta nebbia, della presenza di numerose navi, che erano già attraccate.
Ne contò sette.
”Sicuramente ce ne sono di più.” disse tra sé e sé.
Due frecce lo colpirono: una nella gamba destra e l’altra nella pancia.
Guardò prima le navi e, poi, le frecce che lo avevano colpito.
Cercò di togliersele a mano ma il dolore fu tremendo per il suo limite di sopportazione.
Forse sarebbe morto ma questo non gliene avrebbe importato molto: sarebbe stata una liberazione da tutte le cose che lo avevano reso così triste, serio, burbero e codardo.
“Questa non ci voleva proprio. O forse sì.” pensò Nwenâm, prima di perdere completamente i sensi, cadendo sulla sabbia.
@il re del nord: se non mi dicevi alla fine cos'erano, avrei pensato che fossero alieni. Molto bello. Tematiche odierne. Complimenti. P.S. : quell' "una notte buia e piena di terrori" mi sembra un deja vu. Comunque bravo. Mi sono piaciuti anche quello di Erin e di Sposa del Re.