Cavaliere sei più agiato di me? Ma dai?
Guarda che io per gli umani ho 44 anni, ma ne ho molti di più... sono una specie di viandante odinico...
Comunque, riguardo al "titolo", cavaliere mi sembra appropriato ed onorevole al punto giusto, poi se vogliamo "familiarizzare", facciamo: Lo zio saggio!
Tanto di zio ce n'è già uno che è sommo
insomma, la famiglia si allarga " />
Maya e Ygritte le adottiamo come nuove nipotine!
E con loro tutta l'allegra brigata degli scrittori
Metamorfo è il nipote pestifero " /> ma geniale... ci vuole in famiglia eh!
" />
Per cui, un abbraccio dal vostro nonno barbone " />
Cavaliere sei più agiato di me? Ma dai?
Guarda che io per gli umani ho 44 anni, ma ne ho molti di più... sono una specie di viandante odinico...
Comunque, riguardo al "titolo", cavaliere mi sembra appropriato ed onorevole al punto giusto, poi se vogliamo "familiarizzare", facciamo: Lo zio saggio!
Tanto di zio ce n'è già uno che è sommo
insomma, la famiglia si allarga " />
Maya e Ygritte le adottiamo come nuove nipotine!
E con loro tutta l'allegra brigata degli scrittori
Metamorfo è il nipote pestifero " /> ma geniale... ci vuole in famiglia eh!
" />
Per cui, un abbraccio dal vostro nonno barbone " />
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Sono d’accordo per lo zio, però mi sembra di non essere degno del “saggio”, la saggezza è una cosa seria. " />
" /> Comunque è sempre un piacere avere delle dolci nipotine e degli implumi nipotini, purché loro siano d’accordo.
Già mi sento come zio Paperino con Qui Quo Qua.
Zio Cavaliere, se il nonno sono io... tu sei molto più che saggio, fidati " />
Nonno hacktuana! Sei troppo giovane! Se sei del 69 hai la stessa età del mio compagno
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Si Ygritte, 44 anni tutto sommato non sono tantissimi, però io ne ho molti di più di quanti voi umani possiate immaginarvi...
e non me li ricordo, per cui... sono nonno a tutti gli effetti.
Se però preferisci puoi anche chiamarmi babbo natale " /> (la barba c'è)
o vecchiaccio della malora (per me sarebbe un complimento " /> )
Insomma, in realtà sei libera di considerarmi come ti pare, tanto io ti ho già adottata come nipotina scrittrice
Nonno va benissimo allora!
Forse ho un'idea... vediamo se riesco a svilupparla.
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )
Bel tema... anche troppo impegnativo, non so, sento il bisogno di dover scrivere un capolavoro... per quanto meriti pensare ai limiti e all'oltre... un po' la nostra stessa esistenza, anzi l'essenza di ogni cosa...
Di idee ne ho troppe... ma temo di non saperle sviluppare a dovere. Comunque ci proverò... magari.
Intanto già un racconto! Brava Sposa del Re(che non è assolutamente Cersei " /> ).
Una piccola grande lezione di vita, che intanto mi voglio anche rileggere per bene
Ho già buttato giù qualcosa, conto di postare il 5 Marzo visto che quel giorno avrò a disposizione 14 ore di treno tra andata e ritorno per un colloquio. Almeno non mi annoierò in vettura.
Gran bella traccia, l'idea c'è e quindi ora basta solo vedere se riesco a buttarne giù una versione decente in tempo :P
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Sposa del re complimenti per il testo(anche se credo hai fatto uso di quella parola in modo un po'eccessivo secondo me)e anche per la velocitá con cui l'hai scritto
Possiamo iniziare a mettere il "promo-link" al contest nella firma?
Appena aggiornato
Firma cambiata.
Accidenti, sono veramente triste: ho fatto lo sciagurato errore di dirmi "ok, adesso scrivo senza pensare al limite e poi limo dopo"
E' stata una sofferenza e sono veramente dispiaciuta perché non mi ero accorta di aver scritto tanto e ho dovuto tagliare come meglio potevo
u.u
Tuttavia... ormai questa storia mi aveva preso il cuore e non potrei mai cambiare la trama.
Spero che vi piaccia.
XXIV Contest di scrittura creativa: Oltre il limite.
Titolo: Ali nere.
(4909 caratteri spazi inclusi)
La tempesta continuava ad imperversare, martoriando le sue bellissime ali, sferzando il corpo esausto e costringendola ad orientarsi seguendo il puro istinto. Sentiva il suo cuore esplodere ad ogni battito d’ali, i polmoni che le supplicavano una tregua.
Per la prima volta in vita sua fu certa di morire.
Ma proprio in quel momento la torre apparve davanti a lei e con un ultimo sforzo riuscì ad arrivare al grande balcone.
L’atterraggio fu privo di qualsiasi dignità: cadde rovinosamente sulle ginocchia ed il dolore si riversò sulle sue gambe già provate dalla fatica delle ore precedenti. Erano solo rabbia e disperazione a darle l’energia necessaria a muoversi, a continuare quella follia.
La creatura che teneva stretta al petto emise un lamento e dovette far appello a tutto l’autocontrollo residuo per non farla cadere a terra.
Ali nere…
Scuotendo il capo, mentre ciocche di capelli dorati le ricadevano sul viso, aprì la vetrata, le tende che si chiudevano dietro di lei, escludendo la tempesta, e arrancò verso il grande letto dove tante volte si era concessa a lui.
Vi salì sopra, mettendosi in ginocchio e lasciò scivolare il piccolo sulle coperte.
Fu come liberarsi di un serpente velenoso, ma una fitta di preoccupazione la trafisse quando vide che non si muoveva.
“Ti odio – sibilò, mentre le lacrime colavano sul suo viso bianco e perfetto – Keroy, ti odio!”
Quasi evocato, il signore della torre entrò nella stanza e sgranò gli occhi nel vederla: occhi neri e bellissimi, quante volte si era persa nelle loro profondità? Persino in quel momento non poteva fare a meno di ammirarli.
“Risa, mia adorata, ma che ti succede? Perdi sangue: sei ferita? Fai ved… un bambino?”
“Guardalo – la disperazione si impossessò completamente di lei – guardalo! Ha le ali nere e deformi… è tutta colpa del tuo sangue umano!”
“Mio figlio? – era sgomento quello che traspariva dal suo viso? Ma durò solo qualche secondo – E’ stata una follia venire qui! Non si muove, è congelato, povero piccolo.”
“Guarda le sue ali – ripeté lei – guarda i suoi capelli. Quando mai un Aler ha capelli neri? Avrei dovuto ucciderlo non appena è uscito dal grembo…” nuove lacrime le sgorgarono dagli occhi ambrati. Perché proprio a lei? Era una principessa del popolo alato, discendente del Dio Aquila, come poteva una simile maledizione colpirla senza pietà?
“Risa, devi fare qualcosa – scosse il capo Keroy, prendendo una coperta e iniziando a pulire il sangue dal corpicino esanime – ha bisogno di te. Non so cosa fare per le sue ali…”
Le ali, ancora una volta il cuore le si strinse nel vedere quelle piccole ali deformi, la destra più minuta e con un’angolazione innaturale: non sarebbe mai stato in grado di volare. Tutto il suo istinto Aler le gridava di allontanarsi il più possibile da quell’ aberrazione.
E’ questa la conseguenza dell’amore tra due razze diverse…
“Risa! Mi stai ascoltando? Cosa devo fare con le sue ali? Se lo avvolgo nella coperta ho paura di fargli male.”
Lei scosse il capo.
Guardale, sono deformi e nere! Non puoi chiedermi di toccarle!
Il neonato pareva reagire alle cure paterne e dopo qualche minuto iniziò ad emettere uno straziante pigolio. Keroy lo prese in braccio, sollevandolo dal ventre, per evitare di schiacciare le ali, ma a quel contatto il piccolo iniziò a dimenarsi, i pigolii che si trasformavano in richiami d’aiuto.
Risa si tappò le orecchie, lottando contro l’istinto materno che le gridava di correre in soccorso di suo figlio: i piccoli Aler nelle prime ore di vita riconoscevano solo la madre e qualsiasi altro contatto voleva dire pericolo. Quei richiami erano chiarissimi:
Mamma! Aiutami, mamma! Dove sei?
Le ali nere si mossero convulsamente, ancora imprigionate dalla membrana che lei avrebbe dovuto levare via sfregandola con le proprie.
Ma solo l’idea di una simile contaminazione la fece rabbrividire.
“Mettilo giù, lo terrorizzi – si sforzò di dire – non è in grado di riconoscere altri che me.”
Qualsiasi maschio Aler avrebbe ucciso quel piccolo seduta stante, invece lui cercava di proteggerlo, di accudirlo…
E’ deforme… Keroy, il nostro piccolo è deforme.
“Risa, ha bisogno di te.”
Le posò il bambino vicino alla gamba: riconoscendola, il piccolo arrancò contro di lei, accovacciandosi sul suo grembo, le piccole ali nere che si muovevano spasmodicamente, imprigionate nella membrana.
Ci fu un nuovo pigolio, questa volta di sollievo, di amore incondizionato.
Era deforme, non avrebbe mai volato…
“Ha bisogno di me – mormorò, sentendolo per la prima volta caldo e vivo – ... di me.”
Le sue splendide ali bianche si estesero in tutta la loro apertura e poi si portarono in avanti, andando a sfiorare quelle nere e deformi.
“Era così difficile? – chiese Keroy baciandole la testa bionda – Anche se sono diverse, potrà fare di tutto nella vita: è nostro figlio.”
E Risa si accorse che quelle ali nere, non facevano male, non più.
Era suo figlio, frutto di quell’amore così controverso.
Ma andava bene così.