@Ser Lostdream
che bello poterti rileggere dopo tanto tempo!
E che piacere vedere che il tuo ritorno è nientemeno che un omaggio ad Orwell.
Un rimando fatto sia dai nomi che dal titolo, ma soprattutto perché in quel libro c'è l'inganno della memoria forse più terribile e che si può riassumere anche nella triste frase "la storia la scrivono i vincitori". E così quella di cui verrà a conoscenza il mondo è solo una storpiatura della realtà dei fatti, un tradimento della memoria per cui le persone non sapranno mai che quei ottantanove uomini sono morti non per un incidente, ma per volere dei piani alti. Per quanto sia solo un omaggio comunque si riesce a sentire perfettamente tutto il clima d'oppressione che mi aveva trasmesso quel libro, con i suoi Ministeri dai nomi così fasulli ed ingannatori.
Ovviamente il tuo protagonista qui si fa un po' più di remore di quanti magari se ne farebbe il Winston orwelliano, ma il risultato che si ottiene è sempre lo stesso: 2+2=5 se è questo che decidono i piani alti.
Complimenti davvero " />
Sono riuscita a leggere tutti i racconti, ma purtroppo non ho il tempo di commentare perchè devo tornare sui libri " /> Mi cimenterò coi commenti domani, prometto!
Risponderò anche con calma a tutti quelli che hanno commentato il mio, che intanto ringrazio di cuore! Grazie!
Intanto mi complimento con tutti, perchè, chi per lo stile, chi per la trama, chi per l'interpretazione della traccia, mi avete colpita davvero. Sono stata contenta di rileggere chi non leggevo da tanto e scoprire nuove piacevolissime letture " /> Per ora avrei anche in mente tre favoriti... sono già troppi " /> e chissà che non ne arrivino altri! scegliere sarà difficile!
Bello anche il racconto di Ser Lostdream!
Erin ha già praticamente detto il mio pensiero.
Attendo altre letture...
Son contento che sia piaciuto anche a te, il mio racconto, Erin, ad hai detto bene, è proprio bello quando ti viene la voglia di scrivere!
Certo non è detto che poi quello che scrivi sia sempre "ben fatto", ma la soddisfazione di aver creato qualcosa resta.
Pensa che proprio leggendo te, per prima, ho avuto quasi l'esigenza di scrivere anche io qualcosa
Rafforzata poi dalle letture di Idriel e Mattia...
Sappi che questo è uno dei più bei complimenti che potessi farmi
E' la semplice verità! E' la tua capacità a vederlo come complimento che, mi lusinga, e fa notare la tua sensibilità.
Per cui è stato un vero piacere, mio
complimenti a tutti, ho letto gli ultimi racconti e mi sono piaciuti parecchio. Purtroppo per ora non ho il tempo di commentarli uno ad uno, dal momento che sto sfruttando ogni minuto libero che ho per lavorare sul mio...spero di fare in tempo. Vi dirò che cosa ne penso in un secondo momento...
bello vedere quante storie diverse possono venire fuori su uno stesso tema.... la mente umana non finirà mai di stupirmi...
Complimenti a tutti ho letto i racconti più recenti e mi sono piaciuti molto
Posto il mio:
XXII Contest di scrittura creativa.
Traccia: Inganno, tradimento della memoria.
Titolo: L’aria pura
Battute (Spazi inclusi): 4959
(contati con Microsoft Office Word)
Talvolta i sonniferi non mi fanno effetto, mi sveglio di notte, e comincio a ricordare il passato.
La memoria mi riconduce sul camion che mi portava alla stazione, e da lì trasbordato su un vagone merci che mi avrebbe condotto verso il Nord.
Il treno era fermo ormai da ore sotto il sole rovente, le piccole finestre con le grate avvolte di filo spinato erano insufficienti a far passare l’aria, il caldo era così opprimente che non si vedeva una mosca obbligandoci a sbarazzarci di tutti gli indumenti, lasciandoci nei nostri corpi nudi esalanti di fetidi vapori che ammorbavano ancora di più l’aria. Sulla Rampa il comandante che aveva fatto l’appello passeggiava avanti e indietro e ripeteva, ironicamente, che presto avremmo raggiunto “l’aria pura”. Subito il mio pensiero corse a un lavoro nei campi, all’aria buona della campagna, con la possibilità di qualche piccolo guadagno in contanti che mi avrebbe permesso una vita più agiata; l’uomo tende sempre a credere al meglio...
Accanto alle fessure delle porte dei carri merci che ci portavano verso il Nord, ci accalcavamo giorno e notte aspirando inebriati l’aria fresca e impregnata dall’odore dei fiori di campo che vorticava nella scia del treno. Quest’aria era ben diversa da quella viziata che avevo respirato nella cella dove ero stato rinchiuso, aria che sapeva di fenolo e di sudore umano, e che era diventata insopportabile nell’attesa della tradotta. Una cella fredda e umida, carica di miseria e sozzura accumulata da generazioni, mi sdraiavo per terra su un pagliericcio che aveva chi sa quale vetustà, vestito, avvolgendomi la faccia con degli asciugamani per non aver contatto con il sudiciume, coprendomi con delle insufficienti coperte per non gelare. In quella cella lasciavo la stanchezza, la sporcizia, gli occhi infossati e luccicanti per l’insonnia ma soprattutto il ricordo dell’onore profanato e calpestato, qualcosa che desideravo solo dimenticare. Il detenuto s’immagina che il carcere sia una delle prove più crudeli, giacché ha sconvolto tanto brutalmente la sua esistenza, e ora che mi ero liberato della prigione, inconsciamente volevo credere nella libertà, una libertà relativa ma libertà comunque, in una vita senza le maledette inferiate. Per me stava iniziando una nuova vita, ormai ero nelle mani di una volontà esterna, era impossibile cambiare, era inattuabile svoltare da quel luccicante tracciato ferroviario che mi portava lentamente ma inesorabilmente verso il Nord.
Nell’Utopia Tommaso Moro ha così determinato i quattro principali sensi fisici dell’uomo il cui soddisfacimento procura sommo diletto. In primo luogo la fame, e il piacere di mangiare; poi il piacere sessuale; e in fine liberare il corpo da «quanto il corpo contiene in sovrabbondanza»: minzione e defecazione.
Su quel convoglio mi accorsi ben presto che di questi quattro principali piaceri fisici ne ero privato. Per il secondo già in carcere i nostri aguzzini ritenevano che l’amore fosse qualcosa da dimenticare, accantonare, snaturare... «La f... te la puoi scordare per sempre» era una facezia ricorrente nei nostri persecutori. Ora in questo lungo viaggio anche gli altri tre sensi cominciavano a essere un tormento. La fame ti attanagliava lo stomaco, cercavi nelle tasche le poche briciole di pane rimaste, le facevi cadere sul palmo della mano e le raccoglievi con la lingua mandandole giù inconsistenti allo stomaco. E che dire per gli ultimi due sensi? Che piacere può venirne se ti trovi a gomito a gomito con gli altri senza alcuna possibilità di muoverti e il tuo vicino non si trattiene più? Alla fine poi toccherà anche a te, e per questo ti limiti a una muta imprecazione e fai finta di nulla, con buona pace di Tommaso Moro.
Il treno correva incontro all’autunno, ogni notte era più fredda della precedente, il sole non era più così caldo e splendente, e non riusciva più neanche a riscaldare il vagone. Arrivò il giorno in cui il convoglio cominciò a rallentare avvicinandosi lentamente alla Rampa tra lo sferragliare dei vagoni; lo sbuffo, il sibilo del vapore e poi le porte cominciarono ad aprirsi lasciando entrare “l’aria pura” a sostituire il tanfo dei cadaveri ricoperti di escrementi che giacevano sul pavimento. Fummo spinti lungo la Rampa da guardie armate e cani ringhianti con le zanne scoperte, passando davanti a un ufficiale in camice bianco che con il dito indicava con uno scatto la direzione da prendere. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Sinistra. Destra. Sinistra. Sinistra. Sinistra.
Presi la strada di sinistra. Mi fu detto di lasciare sul posto le mie cose, ogni oggetto mi sarebbe stato restituito più tardi dopo la doccia. Mentre mi avviavo, volsi gli occhi al cielo, era tetro e opprimente, e alcune gocce di pioggia mi caddero sulla camicia, erano nere come l’inchiostro, pioggia mista a fumo e cenere, era “l’aria pura”, e in quel momento compresi che non avrei visto arrivare l’autunno; ancora qualche attimo e poi anch’io sarei stato “l’aria pura”.
Bellissimo Cavaliere!
Allora, eccomi.
@Erin:
Anch'io sono contenta di tornare a leggere qualcosa di tuo dopo tanto tempo!
La seconda parte l'ho trovata davvero molto bella, evocativa, struggente. Hai reso benissimo l'agonia degli ultimi momenti, con la perdita di memoria e dunque di se stesso. Un'ottima prova! Mi lascia qualche piccola perplessità la parte iniziale, quella introduttiva, perchè non l'ho trovata chiarissima e non sono neanche sicura di aver perfettamente compreso cosa è successo. Ma più che altro, leggendo, mi sono chiesta quanto fosse effettivamente "necessaria" e non fosse meglio tralasciare la questione dello ... spostamento da una truppa a un'altra? e il personaggio del capitano, per far sì che il racconto inizi direttamente con lui che è in trincea ma non è adatto alla guerra e ha fatto una promessa che non crede di poter mantenere e così via. Naturalmente, opinione personale, magari sono semplicemente scema io che non ho colto qualcosa... è probabile! Il racconto lo trovo comunque bello, ben scritto, scorrevole e godibile in ogni sua parte. Nel complesso mi è sicuramente piaciuto, dall'idea alla resa
@Se Matthews:
L'idea è splendida, davvero. Come ti avevo già anticipato prima di leggere il racconto, non era un tema affatto facile da "rigirare" in chiave umoristica, e invece tu ci sei riuscito davvero bene, la trovata finale è geniale. E visti non solo i temi dei due racconti precedenti, ma poi anche tutti i seguenti, per non dire dell'ultimo... sì, il tuo racconto è decisamente un toccasana " />
Concordo con misterpirelli circa l'uso dei trapassati remoti, che forse fanno perdere qualcosina al racconto, specie in termini di freschezza.
@Ygritte:
Mi è piaciuto molto lo stile, limpido, pulito, scorrevolissimo. Il cambiamento di punto di vista mi ha un po' spiazzata, e in un primo momento ho creduto che Oliver fosse un vampiro (!) o qualcosa del genere, poi andando avanti mi è stato tutto più chiaro e ho molto apprezzato la scelta, curiosa e originale. Mi è piaciuto anche il modo in cui hai trattato il tema: il tradimento della memoria c'è e non c'è: il ricordo che la moglie aveva del marito è stato tradito e sconvolto, ma lei non ha voluto a sua volta tradire la memoria del marito nei confronti del resto del mondo, tradendo al tempo stesso però il desiderio del marito di vedere effettivamente tradito il ricordo che di se stesso aveva il mondo. Brillante!
@Maya:
Una piacevolissima sorpresa. Sono rimasta davvero colpita dal tuo racconto. Il tema che hai scelto, il modo in cui lo hai trattato, lo stile pulitissimo, la comprensione che arriva piano piano di cosa stiamo leggendo, e il dubbio lasciato sospeso del finale. I miei complimenti
@Hacktuhana:
E' bello soprattutto perchè dà da pensare. La metafora alla base è bella e profonda, e la resa così "spezzata" è adeguata alla sua evocazione. C'è qualche imprecisione qua e là, al livello di punteggiatura e poco altro, ma essendo uno scritto estemporaneo non è il caso di soffermarcisi ^^ Non sono certa di aver capito dov'è esattamente il tradimento della memoria, e qui sono sicuramente scema io che mi sarò persa qualche dettaglio " />
@δαηrys:
Mi piace l'idea, mi piace la struttura generale del racconto, mi piace la climax ascendente, mi piace molto il finale così aperto e moltissimo la sequenza di frammenti di ricordi che arrivano uno dopo l'altro e a cui viene puntualmente data una definizione. Ho qualche perplessità sulla resa, che nel complesso mi sembra "poco pulita", per così dire, ma nel complesso mi è piaciuto
@Ser Lostdream:
anche in questo caso è un piacere rileggerti dopo tanto " />
E il racconto è veramente bello. Finora, è l'interpretazione del tema che più ho preferito, che più tocca le mie corde, per così dire. E poi, col passare del tempo, mi trovo ad apprezzare sempre di più i racconti fatti di puro dialogo, o quasi.
Non c'è molto da aggiungere a quanto ha già detto Erin e non ho assolutamente nulla da commentare in quanto alla resa, che trovo più che adeguata al tema scelto, pulita e accattivante. Mi è piaciuto davvero moltissimo
@CavalierStampella:
che dire, non poteva esserci periodo dell'anno più adeguato per trattare il tema della memoria con l'argomento da te scelto.
Ho apprezzato molto lo stile, anche in questo caso perfettamente adeguato, e che lascia trasparire tutto l'orrore e l'umiliazione. Tocca nel profondo.
Complimenti.
Saretta!
Che bello leggere di nuovo qualcosa di tuo dopo tanto tempo! " />
Per quanto si parla sempre di soldati, abbiamo impostato la cosa in maniera totalmente diversa. La tua ambientazione, non so perché, in qualche modo mi ha ricordato quella di Warhammer 40.000 (chissà, forse per tutto questo parlare di Impero; considera che spesso Luca mi fa una testa così per spiegarmi quel mondo).
Ti dirò, sulle prime ho avuto un attimo di difficoltà perché non capivo se era tutto un flashback oppure se ci fosse un'alternanza tra realtà e sprazzi di ricordi.
Ma alla fine mi è piaciuto molto come concetto: l'idea di eliminare la memoria per creare dei soldati perfetti che pensano solo a combattere per l'impero è davvero azzeccata
Non so una cippa di Warhammer, giuro che ogni riferimento a fatti, cose, persone o ambientazioni realmente esistite è puramente casuale! xD
Della tua confusione in realtà sono contenta, perchè mi fa credere che sia arrivata al lettore la confusione interiore del soldato, che non riesce a capire cosa gli succede e cosa vede! Grazie mille ^//^
@ Idriel Stark
bella la tua idea del soldato perfetto. Il tema lo hai centrato a pieno e il testo è scritto bene... L'unica nota di perplessità: ci ho messo un po per capire che il tuo racconto è ambientato nel futuro. Forse qualche descrizione ambientale in più sarebbe stata utile per mettere il lettore subito nel contesto giusto. Ma mi rendo conto che non è facile, il tema è complesso e le battute a disposizione sono quelle che sono..
Sì, diciamo che il limite di caratteri mi è stato davvero un po' strettino (e vedo che ve ne siete resi conto un po' tutti), e dovendo sacrificare qualcosa ho preferito lasciare abbozzata l'ambientazione, che, per così dire, "mi serviva" poi più che altro "solo" per "giustificare" l'operazione di reset della memoria, lasciando più spazio possibile al resto. Grazie!
@IdrielMi piace molto anche il tuo. L’idea dell’uomo resettato per diventare una macchina guerra, senza più nome, né identità, ma i cui ricordi che riaffiorano in forma di frammento e soprattutto resistono nonostante tutto. E poi alla fine la consapevolezza che non si possa uscire dal meccanismo. Guarda, solo una cosa io la cambierei:terminerei con “Non aveva risposta” e leverei “Ma di certo sapeva che di lì a poco sarebbe morto”, perché creerebbe più suspense e lascerebbe aperta un’ipotesi più amara della morte, vale a dire una vita "non-vita" torturato da quei ricordi spezzati. Comunque, molto bello davvero.
Grazie mille Maya!
Ci ho pensato moltissimo sulla parte finale, sono stata indecisa fino alla fine su cosa lasciare e cosa togliere, per cui il tuo commento sfonda una porta aperta, per così dire! Effettivamente togliere l'ultima frase avrebbe tolto fatalità e aggiunto suspence e inquietudine, non sarebbe stato male. Senza contare il fatto che avrei risparmiato altri caratteri che avrei potuto usare per "impolpare" punti precedenti " /> Grazie ^^
E grazie mille anche a tutti gli altri ^______^
se volete fare critiche più dettagliate fatevi pure avanti, sappiate che non mi offendo, anzi! sparate pure senza pietà " />
è ovvio che ognuno dia la propria interpretazione, ma poi arriva lo scrittore e ti da quella giusta!
Invece, se permetti Daerys, a me piace proprio lasciare la libera interpretazione in un finale come quello che hai scritto.
concordo con Hacktuhana
E io ripeto che la mia è stata una stupida gaffe, concordo anche io con voi!
Allora, eccomi.
@Erin:
Anch'io sono contenta di tornare a leggere qualcosa di tuo dopo tanto tempo!
La seconda parte l'ho trovata davvero molto bella, evocativa, struggente. Hai reso benissimo l'agonia degli ultimi momenti, con la perdita di memoria e dunque di se stesso. Un'ottima prova! Mi lascia qualche piccola perplessità la parte iniziale, quella introduttiva, perchè non l'ho trovata chiarissima e non sono neanche sicura di aver perfettamente compreso cosa è successo. Ma più che altro, leggendo, mi sono chiesta quanto fosse effettivamente "necessaria" e non fosse meglio tralasciare la questione dello ... spostamento da una truppa a un'altra? e il personaggio del capitano, per far sì che il racconto inizi direttamente con lui che è in trincea ma non è adatto alla guerra e ha fatto una promessa che non crede di poter mantenere e così via. Naturalmente, opinione personale, magari sono semplicemente scema io che non ho colto qualcosa... è probabile! Il racconto lo trovo comunque bello, ben scritto, scorrevole e godibile in ogni sua parte. Nel complesso mi è sicuramente piaciuto, dall'idea alla resa
In realtà mi serviva per dare un'ambientazione più precisa, per far capire il senso di spaesamento provocato dalla guerra, cosa che poi raggiunge il culmine nella seconda parte quando si trova da solo e ferito.
Alla fine non succede niente di "particolare": praticamente il protagonista è stato mandato in trincea da persone che volevano fare uno sgarro al suo diretto superiore (il capitano). Insomma, per fargli capire di starsene al suo posto hanno preso il membro più giovane ed inesperto della sua squadra e l'hanno fatto andare in guerra
Avrei ovviamente spiegato meglio, ma non ero più abituata al limite di caratteri XD
@CavalierStampella.
Veramente bello e, come ha detto Drilli, in tema con il periodo.
Ho apprezzato tantissimo la descrizione delle sensazioni provate in quel treno, dove le persone stavano ammassate come bestie: scene crude, ma tristemente reali. Mi è piaciuta molto anche la parte in cui il protagonista si sofferma a pensare alle parole di Tommaso Moro: analizzare il disfacimento dei quattro sensi principali, come un'inarrestabile decadenza che culminerà col termine di quel viaggio, dove la mano di un ufficiale in camice deciderà il destino di ciascuno.
Davvero bello
XXII Contest di scrittura creativa.
Traccia: Inganno, tradimento della memoria.
Titolo: Quel vecchio vestito azzurro
“Era tanto bella, con quel suo vestito dignitoso, un po’ fuori moda, ma ben tenuto: era di un dolce colore azzurro con dei piccoli fiorellini bianchi. Vicino a lei la madre, che controllava che nessuno di poco raccomandabile andasse a parlarle, perchè era sconveniente che una ragazza si intrattenesse troppo con degli uomini. Dovevo star lontano da suo nonno: vedi, il padre era morto durante la marcia in Russia e quindi in famiglia comandava ancora lui. Andava in giro con i fucili a sale, buon’anima, anche se nei primi anni ’50 non c’era neanche quello. Si limitava a tirarci le pietre e diamine se facevano male. Non mi ha mai trovato molto simpatico.” Sorrise, perdendosi in quella che era la sua giovinezza. “Ilda era la più scintillante di tutte e io volevo sposarla, era piccolina, sembrava una bambolina di porcellana, con i capelli scuri che sottolineavano ancora di più la fame che aveva patito durante la guerra... sai, aveva gli zigomi molto pronunciati, anche nel dopoguerra non si stava proprio bene. ”
“E poi?” Anna si stava appassionando: fare la volontaria alla casa di riposo si stava tramutando in qualcosa di carino; fino a quel momento si era limitata a versare cibo nei piatti in mensa. Il signor Antonio stava parlando di alcuni avvenimenti della sua vita che non andavano mai oltre gli anni 60 e a le piaceva un sacco.
“E poi? E poi... io...” Improvvisamente il vecchio parve confuso, la guardò come se la vedesse per la prima volta. “Tu chi sei?”
“Sono Anna, faccio volontariato qui.” Lo sguardo stava diventando impaurito.
“Anna? Non so chi tu sia, vattene.” Iniziò ad urlare, e sbracciare, spingendola a terra quando lei cercò di calmarlo. Lo fissò stupita da quello sfoggio di forza inaspettata. Antonio si fermò solo quando arrivò la caposala: era una donna di mezza età, vicino alla pensione, vedendo il grigio dei capelli raccolti in una coda stretta. Con pazienza riuscì a calmare il vecchietto, spostandolo verso la finestra, così da fargli guardare il giardino, poi andò da Anna, che si stava rialzando scossa.
“Non è colpa tua, Antonio ha l’Alzheimer, si dimentica spesso con chi parla e ha queste crisi di panico: non sa dov’è, non vede nessuno che ricorda di conoscere, regredisce allo stato di bambino e quindi si comporta in questa maniera.”
“L’Alzheimer?” sussurrò Anna.
“Sì. Ha grossi problemi con la memoria a breve termine e più si va avanti con il tempo e più dimentica anche quello che gli è successo molto tempo prima. Ti fotte tutto, dimentichi chi sei, ti rende vuoto. Lui sta ancora abbastanza bene, ma la malattia non si fermerà, è degenerativa, andrà avanti fino a quando ogni neurone non cadrà nell’oblio.”
Anna riusciva a comprendere il tono dimesso e rassegnato dell’infermiera: lei doveva convivere con quella situazione ogni giorno, doveva essere frustrante non vedere dei miglioramenti nelle situazioni dei suoi pazienti. “Senti, vai a casa, per oggi hai fatto anche troppo e non pensarci più.”
Anna annuì, prese le sue cose ed inforcando il motorino sperò con tutto il suo cuore di non finire i suoi giorni in un posto come quello, di ricordare sempre la sua vita, per essere ingannata da se stessa.
Io non ho ancora letto nulla di ciò che avete postato e mi scuso per la mia traccia così orrida, ma non ho saputo fare niente di meglio.
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )
Ta daaaaaann! Eccomi qua, ci sono anche io! " />
Domani sera prometto di leggere tutti i racconti che ancora mi mancano " />
Premesso che faccio sogni ASSAI strani, come promesso posto il mio lavoretto (4976 caratteri, spazi inclusi).
XXII Contest di Scrittura Creativa
Inganno, tradimento della memoria.
Punti di vista.
Per tutti gli Dei, che massacro!
Metà dell’esercito nemico era in rotta, chi verso l’improvvisato campo difeso dalle avanguardie e chi verso le colonne rimaste indietro, che cercavano di affrettarsi disperatamente.
Tiglat, con lo scudo appoggiato al bordo del carro, divideva rapide occhiate tra il fondovalle nel quale i contingenti alleati avevano già ingaggiato i nemici ed il proprio comandante, in attesa del segnale d’attacco.
Scambiò sguardi eccitati con i propri compagni, l’auriga e l’arciere, scuotendo rabbiosamente l’asta della propria lancia, un gesto che come sempre lo riempiva di un senso di sicurezza, di potere.
Ferro, vibrante, assetato di sangue. Orgoglio del suo popolo.
Era il suo segreto per sfogare la tensione nel momento in cui raggiungeva l’apice, quando la paura aggredisce più forte ed i pensieri si condensano in un amalgama infido e pericoloso.
Attorno a sé avvertiva le imprecazioni contro i nemici, le esortazioni ai compagni, canti, frasi senza senso; qualcuno vomitava e quelli attorno facevano finta di ignorarlo, contenti di non esser lui. In momenti come quello ognuno aveva il proprio metodo per non impazzire, per infondersi sicurezza.
E poi l’odore, quel.. tanfo. Cuoio e bronzo, annaffiati dal sudore di quel giorno di primavera inoltrata, escrementi, fango, polvere. Paura. Un effluvio che lui, guerriero esperto, aveva sentito ogni volta che gli uomini si radunavano a migliaia, per la battaglia.
Attorno a sé le acclamazioni crescevano di pari passo col desiderio di gettarsi addosso al nemico: gli alleati, comandati dai principi guerrieri sottomessi dal suo sovrano, avevano fatto scattare la trappola alla perfezione. I nemici, convinti che il loro esercito fosse ancora distante, si erano approcciati al loro obiettivo con sicura baldanza e ora ne pagavano il giusto prezzo.
Stupidamente incolonnati, vulnerabili e divisi tra loro, erano stati colpiti brutalmente quando la prima divisione stava già allestendo il campo per la notte e le ultime erano ancora lontane, verso sud.
I loro alleati avevano agito bene, colpendo prima con i carri pesanti, poi incalzando il nemico con la fanteria armata di lance e asce e quindi continuando la strage con gli arcieri.
Il nemico era piombato nel caos totale, ma l’occhio esperto di Tiglat capì che l’inerzia stava cambiando: da sud continuavano ad affluire rinforzi che, pur se col fiato corto, stavano tentando sempre più ferocemente di ricongiungersi con i loro compagni più avanti mentre questi si erano trincerati nel campo parzialmente messo in piedi, dove stavano affluendo i commilitoni scampati all’imboscata.
I loro alleati stavano tenendo, per il momento, sotto la pressione congiunta dei due tronconi nemici, ma la differenza numerica iniziava a farsi sentire e Tiglat lanciava sempre più spesso occhiate alla sua destra, in attesa del segnale che avrebbe scatenato tutta la loro furia sul nemico ferito, annientandolo.
Un segnale che ancora non arrivava.
I minuti continuavano a passare lentamente, e tutte le angosce si affollavano nella sua testa, assediando il suo autocontrollo vanamente. I nemici avevano iniziato un vero e proprio contrattacco, come per respingere con sdegnata veemenza la vergogna dell’esser caduti in una trappola così subdola. Dal campo uscirono tutti i carri nemici, rimasti fino a quel momento al riparo, mentre i fanti li coprivano ai lati con lanci di frecce e giavellotti. A Tiglat sembrò quasi di scorgere il sovrano nemico, che si diceva avesse i suoi stessi capelli fulvi così poco diffusi tra i suoi sudditi, mentre guidava personalmente l’attacco al centro.
I loro compagni nella valle iniziavano a trovarsi in difficoltà, nonostante il vantaggio iniziale, a causa dell’eccessiva disparità numerica. E fu allora che il guerriero, con la coda dell’occhio, vide un movimento provenire dal suo comandante.
Il segnale del re finalmente era arrivato, ma non era quello atteso.
I corni da guerra echeggiarono ed i loro compagni nella valle iniziarono a ritirarsi ordinatamente, mentre i nemici dopo essersi finalmente ricongiunti si fermarono a leccarsi le ferite.
Le imprecazioni attorno a lui riempivano il cielo che volgeva al tramonto ma Tiglat, che dall’esperienza aveva ricavato un poco di saggezza oltre che numerose cicatrici, finalmente capiva.
E approvava.
Quello di fronte a loro non era l’unico nemico da combattere e una vittoria totale quel giorno, strappata sanguinosamente, avrebbe potuto significare la rovina di fronte all’altro pericolo che veniva dall’est.
Invece quello scontro, pur rimanendo una vittoria gloriosa, poteva guadagnare al suo popolo un prezioso alleato, ora che ne aveva saggiato la forza.
I nemici, giù in fondo alla valle, acclamavano il proprio sovrano come se la vittoria fosse stata del loro faraone e non dell’Hatti. Probabilmente erano solo felici di essere ancora vivi.
Rilassato e felice, Tiglat si afferrò al carro mentre l’auriga lo guidava, come il resto dell’esercito, dentro la grande fortezza di Qadesh.
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Allora gente, intanto bravissimi tutti. Ho ricevuto una richiesta che vi giro prontamente. Eddard Greyjoy mi ha chiesto di poter avere un po' più di tempo per terminare il suo racconto. Sarò sincero, i numeri ci permettono di chiudere normalmente, però poiché si tratta del ritorno del contest mi chiedevo se non aveste nulla in contrario a concedere altri 3 giorni (lui mi ha assicurato di farcela) per permettergli di concludere il suo racconto. In questo caso, la scadenza del tempo valido per l'invio sarebbe spostata a giovedì 30 gennaio alle ore 21.
Fatemi sapere così decidiamo insieme in questo caso, visto che voi avete fatto il possibile per rientrare nei tempi di consegna.
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
Buongiorno Viserion! Per quanto mi riguarda non c'è problema nel lasciare altri 3 giorni a Eddard, se a tutti va bene
Finalmente sono riuscita a leggere tutti i racconti!
@hacktuana mi piaciuto molto, la precarietà dell'essere umano e il suo procedere senza capire dove.... E chissà quanti inganni della Memoria ogni giorno sono presenti nelle nostre vite e non li percepiamo. La scrittura di getto poi è decisamente adatta al tema
@Daerys ho apprezzato l'idea, il ricordo della donna amata che si fa strada insieme all 'inganno, l' uccisione finale. Ho apprezzato meno lo stile, meno pulito, ma è comunque soggettivo. Vi
@Ser Lostdream lieta di averti letto! Il tuo stile mi piace molto, avrei letto volentieri l'evoluzione della storia. Mi piace anche il tema che hai scelto, e il dialogo tra i protagonisti.
Ho esaurito il tempo a mia disposizione, spero di tornare più tardi per finire di commentare