Praticamente finito. ..ma vorrei provare a sviluppare altre idee prima di postare il racconto definitivo (perché se ne può postare solo uno, vero?)
Inviato dal mio GT-I9100 utilizzando Tapatalk
Bene, dato che nessuno si offre volontario e dato che sono sicura che se continuo a riguardarlo ne sarò sempre meno soddisfatta, mi butto io per inaugurare il contest.
Spero che la mia interpretazione di questo argomento, apparentemente facile, ma in realtà complesso, vi piaccia.
Spazi inclusi sono 4.839 caratteri.
" />
Contest di scrittura creativa.
Inganno, tradimento della memoria.
Titolo: la promessa.
Ho promesso di ritornare.
Era questo il pensiero a cui si aggrappava ogni giorno che passava in quella maledetta trincea, in un posto che distava solo qualche centinaio di chilometri da casa sua, ma che sembrava essere ai confini del mondo.
Era stato difficile fare una simile promessa ai genitori, agli amici, alla propria squadra: perché quando sei consapevole di essere solo una pedina in un gioco spietato che coinvolge il tuo superiore, arrivi alla conclusione che la tua vita non vale più di tanto.
Una stupida ripicca, una banale gelosia, ed era stato allontanato dai suoi compagni: una lezione per far capire al Capitano che c’erano determinati confini che non andavano superati.
E a farne le spese era stato lui, il soldato della squadra meno adatto ad andare in guerra: quello più giovane e privo di esperienza, il più esile, destinato a svolgere sempre ruoli di supporto e mai di sfondamento.
Ed era così: la guerra non era fatta per lui.
L’impatto con quella trincea l’aveva devastato sin dai primi tremendi giorni: gli sembrava di essere un topo che corre nel labirinto di cartone, con la sua vita che si riduceva a quei corridoi scavati nel terreno ed il perenne, assordante, rumore delle granate che sfondava i timpani.
Quanti compagni aveva visto morire dilaniati dalle schegge di quelle orribili bombe? Ormai aveva perso il conto; aveva persino smesso di memorizzare i nomi di quelle persone… sarebbero morti presto o sarebbe morto lui.
Non faceva tanta differenza.
Il Capitano, prima di partire, gli aveva detto che lui non era sacrificabile.
Ma adesso non ci credeva più.
Torpore, un fastidioso torpore al braccio destro.
Questo probabilmente indicava che era ferito, ma la sua divisa era così sporca di fango che non riusciva a capire se quelle macchie più scure fossero sangue o lordume. Capiva solo che, dei soldati che stavano correndo in quella trincea più esterna, lui era l’unico sopravvissuto. I suoi compagni giacevano a poca distanza, le braccia tese nell’ultimo tentativo di sfuggire alla morte, i volti con un’espressione di dolorosa sorpresa, quasi fossero increduli che era davvero toccato a loro. Ma quando la granata ti squarcia il ventre in quel modo orrendo non hai molta possibilità di scampo.
Lui stava seduto su una pozzanghera, la schiena poggiata pesantemente contro la parete di terra, le braccia lungo i fianchi ed il fucile abbandonato in grembo. Non sapeva se la morte sarebbe giunta anche per lui, se quelle tremende ore di agonia sarebbero state le ultime.
Che cosa hai promesso?
Si fece quella domanda che spesso si era rivelata l’unica ancora di salvezza in mezzo alla follia della guerra.
Ma se prima era stato difficile ripetere la risposta, adesso era praticamente impossibile: in quell’inferno non se lo ricordava più.
Questa sconvolgente rivelazione gli fece sgranare gli occhi lucidi per la febbre.
Scosse il capo, cercando di ricordare quella cosa estremamente vitale a cui doveva aggrapparsi, ma fu ancora il vuoto totale.
I volti dei morti lo fissavano, in qualche modo vittoriosi, come se fossero stati loro a risucchiare quel pensiero dalla sua memoria per farlo avvicinare alla sottile linea tra vita e oblio.
“Smettila di guardarmi così!” gridò il soldato, rivolgendosi al cadavere più vicino. In un gesto di disperazione si levò l’elmo e, incurante del dolore al braccio destro, lo lanciò contro quel viso.
Dio… dio ti prego, ricorda! Ricorda! La promessa… per l'amor di dio, ti prego, fammi ricordare!
Alzò gli occhi al cielo, finalmente sgombro dalle nuvole dopo tanta pioggia: forse, guardare quel firmamento così bello e incontaminato l’avrebbe aiutato ad uscire da quella follia che lo stava attanagliando.
Ma l’impatto con quella splendida visione fu estremamente doloroso e i suoi occhi offuscati dalle lacrime furono costretti ad abbassarsi: non era più degno di poter osservare una cosa così pura.
Così i suoi occhi tornarono a fissare quella trincea insanguinata, mentre il delirio si impossessava di lui lentamente, ma inesorabilmente.
C’era qualcosa… qualcosa che devo ricordare… è importante.
Ma nella sua mente dolorante iniziarono a sfrecciare solo frammenti di frasi pronunciate in quella che sembrava una vita precedente. Sembravano schegge impazzite che voci conosciute, eppure così lontane, si divertivano a lanciare da una parte all’altra della sua testa. I volti dei compagni morti si mischiarono a quelli dei suoi amici, il suono delle bombe e delle grida ricoprì qualunque ricordo.
“Che cosa hai promesso…?”
La sua stessa voce sembrava così strana, così surreale in quel regno di morte che piano piano lo stava avvolgendo. Era più giusto il grido silenzioso di quei cadaveri vicini a lui: si sarebbe dovuto adeguare?
Forse, se smetteva di lottare in quel modo così futile, avrebbe smesso di fare così male…
Non lo ricordo più… mi dispiace… mi dispiace.
Fu l'ultimo pensiero coerente.
Capperi siete velocissimi! Io non ho nemmeno iniziato.... Ho la piccola con la febbre e non ho praticamente dormito.... Cmq recupererò entro i termini
Wow Erin che bello! E che brava che sei!
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )
Wow Erin che bello! E che brava che sei!
Grazie mille ^///^
L'ho letto anche io... è carino, mi è piaciuto abbastanza .
grazie mille ad entrambi!
a dire il vero la mia idea iniziale era completamente diversa, tuttavia dopo che avevo iniziato a metterla giù mi sono accorta che proprio non andava.
E così dopo qualche altro tentativo alla fine sono approdata a questo
Complimenti, lo trovo molto bello anch'io!!!
Però comincia a preoccuparmi il silenzio di alcuni ferventi propositori del ritorno del contest con annunciata partecipazione... Diteci almeno che ci state lavorando o pensando... non fatemi fare l'appello!! In 11 vi siete proposti.. e fin'ora ha postato l'unica che non aveva nemmeno annunciato la partecipazione!
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
Ho avuto difficoltà a trovare un'idea per questo tema... Ma ieri mi si è accesa la lampadina " />
Nei prossimi giorni inizio a lavorarci e per questo week end / inizio settimana prossima, dovrei riuscire a pubblicare qualcosa...
Correggo.. entro lunedì di sicuro, visto che scade.. (Vola il tempo!!!)
Idem come sopra, entro il week end se non prima posteró la mia idea
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Eccomi qua! Direi che ne ho abbastanza di rileggerlo e di modificare e ripristinare sempre le stesse frasi..!
Ironia della sorte, anche qui c'è un soldato, e anche lui in trincea e il punto di partenza per l'interpretaione del tema è simile... " /> ma ci sono alcuni elementi che lo differenziano abbastanza dal precedente (spero). Purtroppo non ho tempo di farne un altro altrimenti ci avrei provato, ma ho un esame che incombe (e che mi mette tantissima ansia), quindi ora come ora non riuscirei a concentrarmi sull'altra trama che avevo in mente.
XXII Contest di Scrittura Creativa: Tradimento della memoria.
"LetheM42"
Tutt'attorno infuriava la battaglia.
Ovunque si girasse, vedeva compagni cadere. Ma la cosa non lo toccava: ogni fibra del suo essere era concentrata solo e soltanto sull'evitare i colpi, mirare e sparare.
Non c'era tempo per proteggere, non c'era tempo per soccorrere, non c'era tempo per piangere.
Evitare i colpi, mirare, sparare.
All'improvviso, un fischio. Alzò gli occhi, la vide avvicinarsi. Curvo dietro la trincea, corse per allontanarsi. Ma un compagno caduto gli sbarrò la strada.
Inciampò. Cadde.
L'esplosione che sentì subito dopo era vicina, troppo vicina.
Nel bianco che seguì, vide una bambina.
«Cosa... cosa ci fai qui?» riuscì a biascicare.
«Papà, quando la guerra finisce andiamo al Lunar Park?»
«Papà? Io non ho figli.» Io non ho moglie, non ho figli, non ho famiglia. Io sono un servo dell'Impero, io vivo e combatto per l'Impero, non ho figli!
La bambina rise, poi lo abbracciò forte. Potè sentire tutto il calore di quell'abbraccio, come se l'avesse... vissuto...
Io non ho figli, non ho mai avuto figli.
Perse i sensi.
Quando si svegliò la battaglia continuava, ma i suoni erano lontani. Attorno a lui solo compagni caduti, polvere e sangue.
«Quanto vorrei che tu potessi non andare. Tutti dicono che è una guerra già persa, che il nemico è oltre la portata dell'Impero, che per i nostri soldati non ci sono speranze contro le loro armi...»
Una donna gli prese la mano con dolcezza, guardandolo con occhi pieni d'amore e preoccupazione.
«Sai che non posso...» udì se stesso dire.
Non conosco questa donna, non l'ho mai vista, non le ho mai parlato. Non capisco...
«Lo so... Ti prego, torna da me e dalla bambina. Abbiamo bisogno di te.»
«Tornerò. Te lo prometto.» Era la sua voce, ancora.
Non tonerò... e non ho alcun posto a cui tornare, se non la Caserma. Non ho famiglia, non ho amici, non ho nessuno, sono solo un servo dell'Impero!
Diede un pugno al terreno, irato e confuso, prima di perdere i sensi ancora una volta.
Si svegliò e riuscì a mettersi a sedere. La battaglia continuava, forse più vicina di prima, forse no.
«Ragazzi, diciamoci la verità: non vinceremo mai.»
Conosceva quella voce... un compagno? Girò la testa per cercarlo, ma attorno a lui c'erano solo morti. Da dove veniva?
«Sì: sono in netta superiorità numerica, hanno armi più avanzate, e dopo l'ultima battaglia abbiamo perso i nostri uomini migliori... Ma cosa potremmo fare? Sapete cosa succede a chi diserta...»
La sua voce, di nuovo. Udire se stesso parlare di diserzione aumentò la sua confusione. Disertare? Che follia, che disonore! Un servo dell'Impero non diserta! Un servo dell'Impero combatte per l'Impero, fino alla morte!
Ed era quello che avrebbe fatto ora.
Scosse la testa e si mise in piedi. Barcollò, poi si appoggiò alla trincea per prendere fiato. Mosse qualche passo e vide un soldato nemico a una decina di metri da lui. Prese il fucile. Puntò, mirò, e...
Il soldato si girò. Gli sembrò... qualcuno. Un compagno? La sua mente sovrappose l'uniforme nemica e quella dell'Impero.
«Lo so cosa succede a chi diserta... ma prima dovrebbero prenderci, no? Ho un piano, fidatevi di me, riusciremo a uscire di qui senza essere visti, torneremo dalle nostre famiglie e con loro saliremo sulla prima aeronave che lascia quella maledetta Terra!»
Il soldato sparò.
Lui cadde.
Guardò il cielo, dove si combatteva ora la battaglia. Sul terreno di quel pianeta sconosciuto solo polvere, sangue, morti. E qualche soldato di ronda, a uccidere i sopravvissuti.
Io non ho mai disertato, io sono un servo dell'Impero!
Ma subito dopo la sua stessa voce lo contraddisse.
«Va bene, sentiamo il piano, e fa' che sia valido come dici. Non voglio lasciare mia moglie e mia figlia da sole in un Impero sconfitto.»
Io non ho moglie, non ho figli... io sono un servo dell'Impero... Evitare i colpi, mirare, sparare... Un servo dell'Impero non diserta, un servo dell'Impero combatte fino alla morte!
Chiuse gli occhi.
Quando li riaprì era in una stanza bianca, lo infilavano in una specie di tubo. C'erano altri tubi nella stanza, con altrettanti uomini. Sul suo c'era scritto “Lethe M42”.
Un ufficiale stava parlando.
«...non è certo degno di un soldato! Ma noi cancelleremo ogni viltà. Faremo di voi perfetti soldati, perfetti servi dell'Impero. Forti, valorosi, concentrati. In cambio chiediamo solo un piccolo prezzo: dimenticare. Origini, famiglia, affetti, questo stesso istante. Così diverrete perfetti servi dell'Impero: il vostro unico pensiero sarà il nemico! Evitare i colpi, mirare, sparare! Il dispositivo è pronto: vi lascio alla vostra nuova vita. Ci rivediamo sul campo di battaglia.»
Un attimo dopo c'era di nuovo il cielo: pieno di navi, di colpi e di morte.
Io sono un servo dell'Impero...
Ma forse non lo era sempre stato.
Quella stanza bianca... un sogno? Una visione? Un ricordo?
Erano tutti ricordi? La bambina, la donna, il compagno, la stanza bianca. E' questo che fanno a chi diserta?
Sono un servo dell'Impero... o un uomo?
Non aveva risposta. Ma di certo sapeva che di lì a poco sarebbe morto.
Non che ne sia completamente soddisfatta e convinta, ma non ho più modo di fare altro per questo giro!
io ci sto lavorando, ma il tema mi mette in difficoltà. anche se in se interessante, lo trovo difficile per un brano così corto, personalmente avrei preferito un argomento più banale.
Ho passato i primi giorni a mettere giù qualcosa, ma ora mi sono accorto che in 5000 battute non ce la faccio a concludere... Ora sto pensando a qualcosa di nuovo
ci sto lavorandoi, ma non se se entro lunedì ce la faccio
@erin
ho letto il tuo racconto. Complimenti, mi è piaciuto, sei riuscita a mettere giù qualcosa di non banale, senza andare fuori tema. Anche lo stile narrativo mi è piaciuto...
Oh, io ci sto lavorando con fervore religioso,