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Contest di scrittura creativa
Q di Qhorin Halfhand
creato il 11 giugno 2009

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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 06 maggio 2010 20:05

Appoggio l'idea di ser Lostdream. <img alt=" />


Q
Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 07 maggio 2010 11:35 Autore

Piace anche a me <img alt=" />

Inoltre il tema o la traccia per il mega contest potrebbe non essere proposto dal vincitore dell'ultimo concorso ma da una sorta di giuria (mi vengono in mente ad esempio i mod che hanno sempre letto e votato senza mai partecipare attivamente), in modo che tutti possano partecipare e scrivere.

La traccia libera tratta dalle tracce dei contest passati, come ha già detto qualcuno, rende difficile poi valutare i brani in un'ottica di paragone con gli altri e può creare problemi agli stessi patecipanti, ma comunque come ipotesi non la escluderei a priori.


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 07 maggio 2010 12:48

Piace anche a me <img alt=" />

 

Allora, Qho, entro oggi ti spedisco il tema per il prossimo contest "normale".

Q
Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 10 maggio 2010 23:06 Autore

Diciottesimo contest di scrittura creativa!!! <img alt=" /><img alt=" />

 

La traccia scelta da Tyrion Hill, vincitore del concorso precedente, è la seguente:

 

 

Sopravvivere

 

 

 

Gli elaborati potranno essere proposti a partire da domani, martedì 11, fino alla mezzanotte di giovedì 20 maggio.

Le votazioni si terranno da venerdì 21 a martedì 25 maggio.

A voi!! <img alt=" />

 

 

Partecipanti: Tyrion Hill (fuori concorso), Erin, Metal Duchess, Seethamaran Toral, Ser Lostdream, AryaSnow, Lochlann


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 10 maggio 2010 23:18

L'altro ieri sera, dopo avere proposto il tema a Qho, mi sono messo a scrivere questa cosa. E' possibile, mi accorgo ora, che sia in tema. Tirandola un po' per i capelli. Comunque, sono fuori concorso, e mi sento abbastanza libero di fare quello che mi pare! <img alt=" />

 

Ecco a voi questa storiellina delle mie... <img alt=" />

 

L'Impiegato

 

Basta: Aldo Grigetti aveva superato ogni suo limite di sopportazione. Quel che è troppo è troppo. Mollò un pugno sulla scrivania, furioso. L'avrebbe fatto. Era giunto il momento di dire tutto. Di spiattellare chiaro e tondo come stavano le cose. Si alzò facendo cadere la sedia, e per sovrappiù spinse senza troppi complimenti un fascio di documenti sul pavimento. Guardò con soddisfazione le carte sparpagliarsi irrimediabilmente. Ma non gli bastava. No che non gli bastava. Quello era solo l'inizio. Oh, sì.

Spalancò la porta del suo cubicolo, e percorse a grandi passi il corridoio che portava all'ufficio del Direttore. Ora mi sente, quel brutto bastardo. Irruppe senza bussare: - Ora mi senti, quel brutto bastardo! - ripetè.

Il Direttore sussultò, e rimase a guardarlo. Aveva una penna in mano. Aldo Grigetti continuò urlando a pieni polmoni: - Di tutte le volte che avrei potuto sentirci fare quello che questa inutilità di una palese scorrettezza che io... - si interruppe confuso, col dito indice immobilizzato in aria. Sbattè gli occhi, mentre il Direttore appoggiava la penna e si disponeva ad ascoltare con attenzione. L'indice cominciò ad abbassarsi mentre Aldo Grigetti rimetteva in ordine le idee. - Lei è un ladro e un bugiardo, - concluse, incerto.

Il Direttore sospirò: - E va bene. Mi ha scoperto... - si portò una mano sotto il collo, afferrò qualcosa, e si strappò dal volto una di quelle maschere tipo gomma-silicone. Ora la sua pelle era verdognola, punteggiata da una decina di occhietti gialli, con al centro un'apertura sfinterica che poteva forse essere una bocca. Aldo Grigetti urlò di nuovo, stavolta senza più nemmeno la parvenza di una grammatica.

- Ora però, - continuò il Direttore, turbato, - deve spiegarmi come ci è riuscito. Dove ho sbagliato?

Aldo Grigetti stava cercando di riprendere fiato, ma riusciva a produrre solo piccoli singulti strozzati. Il Direttore si alzò, e cominciò a passeggiare per la stanza, togliendosi la camicia e agitando tentacoli nodosi qui e là: - Uno passa anni e anni a studiarsi la lingua, gli usi e i costumi, la storia, la cultura... ed ecco il risultato. Perché, mi chiedo. Perché? - Appariva agitato, anche quando si fermò un momento per sfilare i pantaloni e mettere in bella mostra un intreccio di arti ramificati color inchiostro col quale poi si mise a strisciare. - Mi sembrava tutto così perfetto... - Si fermò mostrandogli tanti occhietti interrogativi e ammiccanti: - Dove ho sbagliato?

Aldo Grigetti si schiarì la voce: - No, nulla... - disse. - Non era poi così male.

Il Direttore continuò a fissarlo: - Dice sul serio?

- No, sinceramente, era davvero una buona...

- Però mi ha scoperto. Come ci è riuscito?

- C'è un equivoco, io...

- Il lavoro era troppo insensato, vero?

- Beh...

- Lo sapevo. Lo sapevo, - il Direttore riprese a strisciare in su e in giù. - Ho esagerato a richiedere la stesura di tutte quelle relazioni. D'altra parte che altro potevo fare?

- Ma lei... viene dallo spazio, giusto? Da un altro pianeta?

Il Direttore lo guardò stupefatto: - Mi pare evidente, no?

- Ah...

- Eh, sì. E da parecchio lontano, - aggiunse, con un certo orgoglio.

- E da dove? Se posso permettermi...

- Oh... non credo sia nei vostri cataloghi stellari.

- Capisco...

- Insomma, cosa vuole da me?

Aldo Grigetti si trovò spiazzato, e non riuscì a dire nulla.

- No, me lo dica. Mi aiuti. Ho sprecato anni di lavoro inutilmente...

- Uhm... Ma lei ha una missione da compiere, giusto?

- Ma certo.

- Ed è...?

- Controllare il pianeta Terra e tenere gli esseri umani come schiavi al nostro servizio.

Aldo Grigetti spalancò gli occhi. Il Direttore lo notò, e aggiunse sbrigativo: - Oh, non lei, ovviamente.

- Ah, ecco...

- Eh, già. Lei mi ha in pugno. Coraggio, mi dica che devo fare...

- Ma schiavi in che senso?

- Come in che senso?

- Gli esseri umani. Cosa dovrebbero fare?

- Oh, nulla. Proteine. Ogni tanto ne mangiamo un po', ad esempio. Ha presente, quando ne falciamo a centinaia di migliaia con terremoti, inondazioni, malattie, fame, guerre... Ovviamente incoraggiamo la crescita demografica esponenziale, così da aumentare le vittime delle catastrofi cosiddette "naturali"...

- Ah, ecco.

- Il mio compito è quello di tenervi occupati con lavori idioti. Così che non possiate rendervi conto di come stanno veramente le cose.

- Uh, uh, - assentì, Aldo Grigetti, con aria comprensiva.

- Allora, che mi consiglia di fare?

- Beh... a essere sinceri... io ero venuto qui per avere un aumento di stipendio.

- Naturale. Di quanto?

- Il doppio. No, il triplo! Il quadruplo, - concluse Aldo Grigetti.

- D'accordo, non c'è problema.

- Bene!

- Lei però non svelerà la mia identità, siamo intesi?

- Tranquillo.

- La ringrazio.

- Ma si figuri.

Aldo Grigetti tornò lentamente nel suo cubicolo. Chiuse la porta alle sue spalle, tirò su la sedia dal pavimento, e sedette. Aveva un sorriso beato dipinto in faccia: finalmente aveva sfondato!


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Skie Lannister
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Skie Lannister
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Inviato il 11 maggio 2010 18:02

bellissima! ahahah, l'inizio dello sproloquio sgrammaticato è proprio bello!

 

beh, il tema mi intriga, vediamo quello che riesco a buttare giù


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Lochlann
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Lochlann
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Inviato il 11 maggio 2010 18:51

all'inizio sembra Il treno ha fischiato <img alt=" />


Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

200s6pw.jpg

"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.

I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

"Yes" said Caladan Brood "you never learn."

2ajc9r8.jpg

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Inviato il 12 maggio 2010 17:20

Mmmm...non mi piace tanto. Secondo me è privo di attrattiva nella forma e il tema non mi piace...Mi piace di più come intellettuali impegnato!muahahaha

Il tema, communque, mi piace.Ho già una mezza idea... <img alt=" />


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Erin
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Inviato il 15 maggio 2010 17:59

Ogni tanto ricompaio ^^

 

 

Diciottesimo contest di scrittura creativa: Sopravvivere.

 

Sopravvivere

 

 

Qualcosa non andava. C’erano tanti segnali a farglielo capire. Il piccolo mondo dov’era sempre vissuto gli sembrava meno accogliente del solito. Il calore che l’aveva protetto fin da principio lo stava lentamente abbandonando. Le forze che l’avevano sostentato da quando esistevano i suoi ricordi si affievolivano ogni momento che passava.

Tutto ciò che era intorno a lui si stava distruggendo. E soprattutto non sentiva più la voce. Non c’erano più le sue parole a cullarlo, ad amarlo. Non c’era più l’ansia e l’aspettativa di scoprire come sarebbe stato bello scoprire il volto a cui apparteneva quel suono così amabile.

Il silenzio gli sembrava ancora più insopportabile della debolezza. Aveva bisogno di voci: non voleva sentirsi solo.

Forse le sue silenziose preghiere furono ascoltate da qualcuno, perché dei suoni tornarono a farsi sentire. Ma non era la solita voce gentile, erano altre, diverse, soprattutto nel tono.

Cosa significava tutto questo?

Le nuove voci parlavano troppo velocemente. Non erano come quella a cui era abituato, lenta e gentile che parlava esclusivamente per lui. Prestando attenzione, tuttavia, si accorse che riusciva a distinguere i discorsi. Erano tre e una di certo l’aveva già sentita in qualche rara occasione.

“Mio signore – disse la prima voce – abbiamo fatto il possibile, ma purtroppo la regina è troppo debole. Il travaglio è stato troppo lungo ed ha esaurito le sue forze. Il bambino sta per morire.”

“…per morire…” ripetè una seconda voce, quella che conosceva. In essa distingueva una forte componente di sofferenza.

Mo-ri-re. Che strana parola. Non l’aveva mai sentita pronunciare dalla voce che tanto amava. Non doveva essere qualcosa di piacevole se veniva pronunciata con tanta tristezza.

“Non c’è possibilità di salvare il bambino?” disse una terza voce. Ma questa non gli piaceva: non c’era alcun sentimento, era solo fredda.

Era stanco di tutta questa situazione nuova. Voleva che tutto tornasse come prima!

“Ci sarebbe una soluzione…- disse la prima voce, con timore – Ci sarebbe il cesario, ma la regina quasi sicuramente non sopravviverebbe.”

“Se non si procede moriranno entrambi.”

“Potremmo aspettare finchè la regina non sarà di nuovo in condizione di provare a far nasc…”

“E nel frattempo il bambino potrebbe morire!”

“Non lo nego, Eccellenza, però la regina…”

“La regina morirà compiendo il suo dovere. Maestà, capisco che sia un momento molto difficile per voi, come lo è per tutti. Ma il regno ha bisogno di un erede: i malcontenti sono molto pressanti e si rischiano nuovi conflitti.”

“Nuove guerre, nuove morti” sospirò la voce triste.

“Esatto, Maestà. Sapete bene che, in questi tempi bui, il regno ha un bisogno disperato di un erede. E non possiamo aspettare un nuovo matrimonio. Come sapete molte persone sono pronte ad attaccarvi. La vostra stirpe deve sopravvivere, come il regno.”

Basta! Che cosa significavano questi discorsi? Non poteva sopportare più questa situazione che lo logorava. Dov’era la voce che amava? Dove?

Le voci divennero un brusio e poi si allontanarono. Rimase solo quella carica di tristezza. Ora era molto vicina: mormorava qualcosa. Non riusciva a distinguere le parole, ma sentiva di nuovo il dolore misto a tenerezza. Capì che stava parlando con la fonte della voce che amava. Ma questa non rispondeva.

Poi fu di nuovo silenzio. Ed era anche peggio di prima. Sentiva che un pericolo imminente si stava avvicinando. Cercò di ribellarsi come poteva, ma il canale che gli aveva fornito sostentamento e cibo si era stretto attorno a lui e il nuovo movimento l’aveva imprigionato.

Era inerme, mentre sentiva di nuovo brusio all’esterno. Sentiva il suo mondo che veniva spostato, con un tensione che poteva sentire anche lui. Era la fine, lo sapeva. Perché non li lasciavano in pace? Perché la voce non poteva continuare ad amarlo per sempre? Quanto avrebbe voluto sentirla, almeno un’ultima volta.

E la sentì…ma non avrebbe mai voluta sentire in quel modo. Fu un urlo violento, doloroso. Carico di terrore e sofferenza. Sembrava dovesse protrarsi all’infinito, ma cessò di colpo, stroncato insieme alla vita di colei a cui apparteneva.

E nel frattempo una luce violentissima lo colpì; una morsa lo afferrò per il collo, liberandolo dal canale che l’aveva imprigionato.

“E’ un maschio! Ed è vivo e sano!” disse una voce esultante.

“Sia lodato Dio! E’ sopravvissuto. Avvisate immediatamente il re! Che si faccia festa nel regno! Abbiamo un erede!”

Perché siete tutti così felici? – fu l’ultimo pensiero del bambino, prima che la vita obliasse tutti i ricordi che aveva del precedente mondo – L’avete uccisa in un modo orribile! Avete ucciso il mio mondo e la mia voce. Vi odio! Odio questa maledetta vita.

 

 

Sono circa 4700 caratteri. <img alt=" />


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 15 maggio 2010 18:41

Bello. Avevo alcune critiche, ma sono svanite mentre leggevo, e dimenticate nel finale. Forse nella prima metà alcune cose possono essere accorciate (lo stesso concetto dell'importanza dell'erede viene ripetuto - ma non è poi così fastidioso). Poi pensavo che il bambino non può desiderare di vedere un "volto", ma il riferimento a un "mondo precedente" che viene dimenticato giustifica anche questo.

 

Scritto bene, il lettore si sente coinvolto...

 

Bravissima! <img alt=" />


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Metal Duchess
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Metal Duchess
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Inviato il 15 maggio 2010 20:01

Il concetto è bello e coinvolgente. Ma secondo me la forma è troppo pesante, non scorre bene...

 

Anyway, sto elaborando l'idea. Lo scoglio più grade sarà esprimere il concetto con un linguaggio e uno stile adeguati! XD


M
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Inviato il 17 maggio 2010 19:27

Sopravvivere

 

La goccia scivola lenta sulle lenzuola; una chiazza nera nella seta azzurra.

La lama sporca, il brillare del metallo che le rispecchia il viso.

L'odore dolce del dolore, il sapore acre della rabbia. Impotenza, resa, rinuncia a ogni resistenza.

L'abbandono all'oblio e all'infinito, un mondo diverso, un rifugio che l'aveva accolta spesso.

C'è un bel fuoco, calore e crepitanti fiamme nel buio; un posto riparato, lontano dal tutto.

Stupendo.

Tante volte l'avevano strappata da quella tana. All'ultimo momento, quando ormai si era abbandonata sul grande letto e il sorriso le disegnava le labbra violacee.

Facce mai viste, preoccupate e distaccate, determinate a farla sopravvivere contro il suo volere.

Questa notte lei non ha la chiave del rifugio.

Riapre gli occhi e riprende conoscenza; si alza barcollando, l'asciugamano intorno al polso.

La madre nel grande letto impuro; dorme.

La bottiglia di Vodka dentro al cassetto. L'appoggia sulla scrivania: non ce la fa ad aprirla con entrambe le mani.

L'asciugamano si è tinto di rosso e macchia la camicia da notte candida. Il sangue gocciola sul pavimento.

Bisogna sbrigarsi, perché niente deve essere mostrato. Deve rimanere tutto segreto, perché non è bene che una ragazza della sua posizione faccia certe cose.

Tutto va bene, purché rimanga insaputo.

La Vodka ha un sapore acidulo e agrodolce; lei chiude gli occhi mandando giù il primo sorso. Vede annebbiato, sente le forze mancarle a tratti.

Un limbo tra la vita e la morte.

L'asciugamano cade a terra.

Lei si accuccia sul pavimento e versa l'alcool sul braccio.

Brucia come un dannato, un dolore che la riporta per un istante alla piena consapevolezza.

Lo specchio alla parete riflette un fantasma dagli occhi vuoti con la tunica purpurea; è un'immagine disgustosa.

Sta quasi per vomitare. Una nausea insolita le chiude la gola.

La coscienza sta per abbandonarla di nuovo; gli occhi sbarrati, il sangue che si mescola alla Vodka e sbiadisce.

"Io non posso stare senza di te."

Il volto di quell'uomo. Le sue parole che inspiegabilmente le rimbombano nelle orecchie: la consapevolezza di sé.

Si accorge che sta tremando.

Sente freddo.

Si fa forza alla spalliera del letto e si alza scossa da colpi di tosse dolciastri.

Il fiotto del vomito sulle labbra che si riversa sul pavimento.

Si morde la mano per evitare che la madre senta gli spasimi della figlia.

Chiude gli occhi appoggiandosi al muro; respira profondamente: deve riacquistare autocontrollo.

La madre non deve sapere.

La bottiglia riversa sul pavimento di marmo... Deve essere asciugato tutto!

Ma lei non ce la fa. Si sente troppo debole; la vista si annebbia e la testa gira.

Si accascia sul letto ansimando.

Allunga la mano tremante al muro e spegne la luce.

Nessun pensiero.

Nessun rumore.

Nessuna azione.

Solo, nelle orecchie, il ronzio del pianto di sua madre.


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 17 maggio 2010 23:56

Bello, intenso, ben scritto, ma non mi sembra centrare molto il tema.

 

La sola cosa che mi stona è la frase:

 

Si morde la mano per evitare che la madre senta gli spasimi della figlia.

 

Scriverei:

 

Si morde la mano per evitare che la madre senta i suoi spasimi.


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Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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Inviato il 18 maggio 2010 0:19

ce l'ho fatta!

 

Tagliato un 3000 caratteri, per il resto non l'ho rivisto molto e tempo non ne ho, enjoy <img alt=" />

 

 

Diciottesimo contest di scrittura: sopravvivere

 

Cose da film

 

 

- Ti sopravviverò, bastardo!

Luke aveva incontrato Marl poche ore prima. Neanche si erano presentati che subito l’altro aveva messo le cose in chiaro.

- Se anche riesci a uscirne vivo da qui, ti assicuro che un proiettile per la tua testa me lo conservo!

Si erano imbattuti l’uno nell’altro mentre vagavano in quell’intrico di tunnel. Luke ci era capitato cercando l’uscita in un parcheggio multipiano, mentre Marl s’intonava perfettamente con l’arredamento locale. Lercio, muscoloso e in canotta, sembrava uscito da un action movie anni’80.

- Non puoi semplicemente finirmi con una sana pugnalata?

- Io che ti scanno a colpi di lama? E’ una scena da schifo. Un bello sparo, ecco che ci vuole.

- In effetti. Tu che fai una faccia tipo pazzo schizzato e mi pianti il coltellaccio da qualche parte, io che faccio un mezzo rantolo. Non è un granchè.

- Vedi? Non funziona.

- Invece uno sparo fa il suo porco rumore.

- Esatto!

- E non dimentichiamo lo scatto quando togli la sicura.

- Giustissimo! E’ così che la voglio.

- Allora ti toccherà cominciare a risparmiare. Sono ore che spariamo, e io la fine del tunnel non la vedo mica; il fondo della scatola di caricatori sì.

- Sei una noia. Dovresti dire qualche frase spaccona. Lo guardaresti un sano film d’azione in cui l’eroe fa il realista? Io no. Sforzati di tenere alto il morale.

 

Luke finì con un paio di colpi l’ennesima creatura assurda che aveva cercato di ammazzarli. – Questo caricatore è l’ultimo.

- Molla qua, mi serve! Poniti sempre un obiettivo che ti spinga ad andare avanti, bello, e sopravviverti è il mio. E poi sparo meglio di te.

- Come novellino me la cavo alla grande.

- Ed è assurdo. Quando mai uno trova un ak-47 e in due secondi sa come usarlo?

- Perché, trovare un ak-47 per terra è normale?

- E non dimenticare le casse di caricatori sparse qua e là.

- Roba da film.

- Film fatto male.

- Ma tu chi saresti, poi?

- Luke, io sono tuo padre.

- Ma smettila.

 

- Ho visto la luce!

- E sei in missione per conto di Dio?

Marl scaraventò a terra Luke e corse verso l’uscita. – Prima io!

Quella che proveniva da un condotto sulla sinistra era indubbiamente luce solare. Luke gli incespicò dietro, e dopo un tratto di poche centinaia di metri erano finalmente fuori.

Luke lesse i nomi delle vie. Li conosceva, erano in periferia - Ce l’abbiamo fatta!

Uno scatto. La sicura dell’ak-47 che veniva tolta.

- Marl?

Gli puntò l’ak addosso.

- Oh, basta, sono stanco.

- Mi sbrigo subito.- Prese meglio la mira. – Fermo, eh?

- Diamine, non scherzare!

- E chi scherza? Spara qualche stupida sentenza da tramandare ai posteri.

- Un asino che vola!- disse indicando qualcosa alle spalle di Marl.

- Cerca di fare il serio. Mi rovini la scena co…

L’asino gli fu addosso ragliando, e lo trascinò a terra. Doveva averli seguiti dalla conduttura.

- Ma porca…

Uomo e asino presero a lottare. Mark cercò di dirigergli contro il fucile, ma la bestia lo azzannò e glielo strappò di mano, scagliandolo via.

Luke osservava la scena. Scappare gli era completamente passato di mente. Si guardò attorno, cercando il fucile. Non poteva essere finito lontano. Una cosa simile non succedeva mai.

E lo vide. Era rotolato poco distante da lì, sulla sinistra della conduttura. Stava lì in bella mostra, perfettamente intatto.

Spiccò un balzo verso l’arma. Atterrò accanto all’ak e mentre ancora rotolava a terra mirò a casaccio e fece fuoco. I due contendenti smisero di lottare, lanciando entrambi versi che potevano essere interpretati rantoli di morte.

Luke corse accanto ai due. L’asino era morto, dopo aver racimolato una mezza dozzina di proiettili; Marl non era ancora morto, ma aveva anche lui una collezione di sforacchi notevole.

- Che mira di me**a che hai… - disse.

E poi crollò.

 

 

Luke sorseggiava la sua minerale gran riserva, appoggiato al parapetto del balcone. Era domenica mattina, l’alba era passata da poco. L’inquilino del piano di sopra erano tre giorni che festeggiava l’inaugurazione del suo nuovo attico, e avevano smesso di fare casino solo poco prima.

Luke sospirò di felicità. Era tornato al suo bellissimo appartamento in centro, poteva gustarsi la sua minerale, godersi i soldi, divertirsi dalla mattina alla sera. Essere a un passo dalla morte ti fa apprezzare quello che hai, ma lui non lo aveva mai disprezzato.

Il suo pensiero corse a Marl. Dopo che l’aveva erroneamente riempito di proiettili, un’ambulanza era accorsa subito sul posto, chiamata da chissà chi, e i sanitari lo aveva legato con mille tubi e portato via. Chissà se starà bene, si chiese.

Finì la minerale, e lanciò giù la bottiglietta di plastica per beccare il cassonetto 10 piani più in basso, mancandolo..

- Che mira di me**a che hai!

Per poco Luke non s’affogò. Alzò lo sguardo, e vide Marl in vestaglia affacciato al balcone del piano di sopra.

- E tu che fai lì?

- Ci abito.

- L’attico è tuo?

- Acquistato un mesetto fa. Mai detto di essere povero. – dalla tasca della vestaglia prese una sigaretta e se l’accese. – Bel panorama.

- Ma perché?

- Te l’ho detto che ti sarei sopra vissuto.

- Gesù…


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Inviato il 18 maggio 2010 11:08

Tyron:invece io l'ho visto molto in tema. Infatti ha un valore ambivalente:

1- nonostante la protagonista abbia provato a togliersi la vita, i medici all'spedale l'hanno sempre fatta sopravvivere.

2- se si arriva a questi livelli vuol dire che, anche quando non si prova a togliersi la vita, non si vive nel vero senso della parola, rendendosi conto che la vita non è solo vuoto e dolore, ma si sopravvive.

Almeno nella mia ottica il brano è completamente IT. <img alt=" />

 

Seetharaman Toral:molto carino! :) mi ha fatto uscire anche un sorriso! Difetti grossi di scrittura non mi pare ne abbia. Ad istinto mi è propio piaciuto! <img alt=" />


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