Alexeij: Secondo me invece si capisce che non hai avuto molto tempo per ricontrollarlo: nel precedente lo stile era vicino all'impeccabile, qui invece ho trovato un bel po' di difetti, alcuni anche non trascurabili. Peccato: non è "uno schifo", ma poteva essere molto meglio.
I contenuti li trovo di base già più interessanti, anche se non c'è particolare originalità e sorpresa (anche se, nella trama in sè è più difficile che ci sia per la scelta stessa del tema, dato che sono eventi storici noti a tutti...).
Altra cosa riguardo al brani di Erin: ho riletto e mi sembra troppo poco chiaro che il trasferimento dell'anima sia avvenuto grazie al medaglione. Boh. Si capisce che in ogni caso c'è stato un cambio di corpo, il racconto fa comunque un suo effetto. Però alla fine un accenno a questo potere del medaglione si poteva anche fare, nel dialogo finale tra il maestro-ladro e lo studente... Oppure far capire che quando prende il medaglione gli succede qualcosa di strano, nella parte in cui il ladro ha appena ucciso il maestro.
Allora, un altro parto di una mente malata....
EDIT: SU QUESTO LINK LA VERSIONE ESTESA E RIVISTA DEL RACCONTO
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Contest di scrittura creativa: Tradimento
“Il Villaggio dei Puffi”
“A me sembri un ragazzo simpatico. Il villaggio ti accoglie a braccia aperte” stava spiegando Grande Puffo “Ma sei pur sempre un esterno. Senza un aiuto non riuscirai ad adattarti ai nostri costumi, e ti ho già puffato che ogni inosservanza va a pesare sulla collettività”.
Le dita nervose del folletto battevano sulla scrivania. Calò qualche secondo di riflessione.
“Vi sono riconoscente. Se non fosse per la vostra ospitalità… io… io sarei spacciato…” Il ricordo della fuga tra la vegetazione data alle fiamme lo faceva ancora rabbrividire, ma mai quanto l’idea di essere l’unico sopravissuto. Non c’era altra strada. “Farò del mio meglio”.
La Scuola Rieducativa era situata presso la piazza centrale del villaggio. Come altrove, gli edifici a forma di fungo erano tenuti in maniera impeccabile, sembravano sorridere con i loro colori pastello. L’erba era stata tagliata anche là, per adeguarsi alle dimensioni degli abitanti. In mezzo alla piazza, pietre contornavano la forma circolare di un’aiuola finta. Vista verticalmente dall’alto, questa sembrava un campo di margherite. In realtà consisteva in una specie di pozzo, l’acqua periodicamente ripassata di verde acceso, chiuso sopra da una lastra di vetro. I fiori adornavano la superficie trasparente. Ogni cosa nel villaggio pareva stare al proprio posto, ma quella era una trovata di cui il folletto non capiva lo scopo. Però non stonava con l’amena atmosfera generale.
Il folletto uscì sul lungo terrazzo, comune a tutte le camere del fungo a due piani.
Sistemato su una sdraio, si accese una sigaretta profumata concessa dai Puffi Assistenti. Quelle normali erano tassativamente proibite persino all’aperto, per il fastidio che l’odore poteva causare. I Puffi vivevano nel più rigoroso rispetto reciproco. Per uscire dalla Scuola Rieducativa, gli avevano detto, sarebbe stato costretto a smettere di fumare del tutto.
Gettò il mozzicone nel contenitore dei rifiuti, dopo aver spento la sigaretta sul bordo.
Sentì una mano posarsi sulla spalla. Puffetta, camice e cappellino bianco, si era avvicinata a lui.
“Buongiorno amico folletto, come puffa stamattina?” dal taschino tirò fuori uno fazzoletto, ripulì il bidone dalla scia di cenere. “Attento, non vorrai deluderci dopo i tuoi progressi. Anche se ti serve più tempo, stai migliorando. Un giorno sarai un abitante perbene, così potrai puffare con noi”.
Il folletto le rivolse un sorriso educato, come lo avevano istruito, e si scusò per la disattenzione.
“Oh, sei perdonato…” gli allungò un vassoio, nella tazza c’era una curiosa bevanda. “Ti va di assaggiare della salsapariglia? E’ molto rinfrescante con il caldo estivo”.
Dormiva, e sognava di essere ancora nel vecchio villaggio sugli alberi, a rilassarsi con la sua pipa preferita, quando sentì qualcosa avvolgersi intorno alla parte superiore della testa. D’istinto tentò di urlare, ma la voce gli era scomparsa, come sottratta da un incantesimo. Un colpo alla pancia lo fece piegare in due e rotolare giù dal letto.
“Questo è ciò che puffa ai traditori!” In quell’ambiente addormentato, il ghigno di Puffo Forzuto giunse al folletto privato della vista come un boato. “Lurida spia di Gargamella, speravi di farla franca? Grande Puffo non è così imb****le!”
Intanto le mani gli venivano legate dietro la schiena. Braccia forti lo sollevarono di peso.
Fu trasportato, per un tempo che gli sembrò non finire.
“E ora sarai… puffato!” Il folletto non sapeva cosa ciò volesse esattamente dire, ma ebbe un presentimento inquietante.
Venne lasciato andare.
L’urto gli strappò la benda dagli occhi e dell’acqua gli premette nelle orecchie. Il folletto iniziò ad andare a fondo, sempre più giù, evitando per riflesso di inspirare. Finì comunque per trovarsi in bocca uno strano sapore amaro, che gli ridiede un moto di volontà. Si spinse su con le gambe. La testa riemerse un attimo in superficie, ma urtò dolorosamente contro qualcosa. Prima di essere di nuovo inghiottito, il folletto riuscì a sollevare lo sguardo: delle margherite macchiate dal sangue lo sovrastavano, su un campo malignamente nero.
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Mi è stato automaticamente censurato un "insulto", vabbè... " />
Grazie per le critiche " />
In realtà ho scelto Caligola proprio perché di storico nella sua vicenda biografica c'è ben poco: tutto quello che sappiamo ci arriva da aneddoti raccontati da Svetonio (quello della stalla in oro e avorio, del cavallo fatto senatore, del rapporto con lo zio Claudio, di Giulia Drusilla che cava gli occhi ad altri bambini e di suo padre che ne ride allegramente).
Sempre da Svetonio sono ripresi alcuni dati più attendibili, quali la data di morte e i nomi dei tribuni cospiratori (preciso che invece i nomi del senatore del pretore sono inventati di sana pianta " /> )
Ho scelto Caligola perché è la classica immagine di sovrano folle presente nell'immaginario collettivo, tuttavia ben pochi sanno che questa si deve a degli aneddoti tratti dalle Vite dei Cesari e non ha dei documenti verosimili. Inoltre, il fatto che fosse stato eliminato da una congiura di pretoriani mi sembrava una vicenda meno nota rispetto, ad esempio, a quella dell'uccisione di Cesare. Ho voluto dare voce ai pensieri ed alle emozioni di un personaggio storico che mi affascina molto, sospeso fra umanità, regalità e divinità (cfr. le tre immagini che vede prima della fine)
" />
Come sapete, la mia cultura storico-classica e' praticamente nulla. "Caligola", si', vabbe', so che e' esistito un imperatore che si chiamava cosi'. Quindi il fatto che sia stato ucciso alla fine e' stata per me una totale sorpresa. " /> Ma poi, non e' tanto la trama (che in effetti e' inesistente: e' un fatto, piu' che una trama) che mi importa di questo brano: il punto e' che l'ambientazione e' davvero fatta bene. I luoghi, i riferimenti, i pensieri di Cesare, tutto e' reso benissimo, in modo scorrevole e non invadente. Molto delicato, molto ben delineato (e secondo me di molto superiore al brano precedente di Alekseij Targaryen). Solo per questo, il mio voto sara' decisamente alto.Ho scelto Caligola perché [...]
@AryaSnow: mi ha divertito molto, in particolare certi paragrafi mi hanno fatto sorridere di piacere. Pure i dialoghi sono scorrevoli. Adorabile che al folletto manchino i "vizi" cui si lasciava andare quando era sul suo albero... L'unico problema e' che non credo di avere capito il finale. Quelle margherite sono significative, evidentemente, ma non capisco in quale senso. Perche' sono sporche di sangue? Perche' la superficie appare nera? Magari e' una ovvieta', ma lo sai che a volte sono un po'... ottuso, diciamo! " />
E' possibile che la risposta a questa domanda risolva anche questo mio secondo (e piu' importante) dilemma: che cosa rende necessario che questa storia sia ambientata nel villaggio dei puffi (e non, ad esempio, nel villaggio di Asterix)? Ogni scelta dovrebbe avere una motivazione essenziale, secondo me. Se, ad esempio, un villaggio valesse l'altro, allora NON si dovrebbe ambientare nel villaggio dei puffi (il dettaglio immotivato distrarrebbe inutilmente il lettore dal vero obbiettivo del racconto).
Dunque...
In precedenza ho descritto il pozzo in cui poi il folletto viene affogato: è chiuso con una lastra di vetro con sopra disegnate delle margherite.@AryaSnow: mi ha divertito molto, in particolare certi paragrafi mi hanno fatto sorridere di piacere. Pure i dialoghi sono scorrevoli. Adorabile che al folletto manchino i "vizi" cui si lasciava andare quando era sul suo albero... L'unico problema e' che non credo di avere capito il finale. Quelle margherite sono significative, evidentemente, ma non capisco in quale senso. Perche' sono sporche di sangue? Perche' la superficie appare nera? Magari e' una ovvieta', ma lo sai che a volte sono un po'... ottuso, diciamo!
Alla fine viene buttato nel pozzo, che viene subito chiuso. Il folletto cerca disperatamente di emergere, ma quando ci riesce sbatte la testa contro il vetro e ci lascia una piccola traccia di sangue. Quando solleva lo sguardo vede quindi il vetro con le margherite, un po' macchiate di sangue e su sfondo nero (il cielo di notte).
E' una finale immagine di orrore, diciamo. E' quello che vede questo poveraccio prima di affondare di nuovo. Mettendomi nei panni del folletto, mi sembra un'immagine di un certo impatto e anche strana, insomma...
L'immagine mischia il "fiabesco-puccioso-infantile" al macabro. Questo è il motivo per cui ho scelto tale immagine e un pozzo fatto in questo modo. 1)Esteticamente mi attira l'unione di queste due cose, gusto personale 3)Nei villaggio dei puffi tutto è puccioso e carino, anche il pozzo dove il folletto viene ucciso ha tale apparenza. Simboleggià un po' l' "ipocrisia".
Inoltre, più in generale...
L'idea era quella di una... specie di incrocio tra un regime di terrore un po' in stile 1984 (il folletto viene ucciso perchè sospettato di essere una spia e un traditore dell'ospitalità, alla fine si giunge a tale decisione per la "sicurezza della comunità" e la lotta contro il "nemico comune" Gargamella) e una tipica cittadina tradizionalista e perbenista (perfetto ordine, igiene e "rispetto"; perplessità di fronte ad uno "straniero" con differenze culturali...). Il villaggio dei puffi mi è sembrato uno spunto carino per questo. Poi a me i puffi non hanno mai convinto del tutto nemmeno da piccola: così pucciosi e perfettini... ho sempre avuto il presentimento che nascondessero qualcosa sotto " /> Quindi è un po' una mia "reinterpretazione personale" " />E' possibile che la risposta a questa domanda risolva anche questo mio secondo (e piu' importante) dilemma: che cosa rende necessario che questa storia sia ambientata nel villaggio dei puffi (e non, ad esempio, nel villaggio di Asterix)? Ogni scelta dovrebbe avere una motivazione essenziale, secondo me. Se, ad esempio, un villaggio valesse l'altro, allora NON si dovrebbe ambientare nel villaggio dei puffi (il dettaglio immotivato distrarrebbe inutilmente il lettore dal vero obbiettivo del racconto).
Il villaggio di Asterix non funzionerebbe così bene a tale scopo, non è "così bellino e puccioso".
E poi dai... "Grande Puffo" si associa un po' a "Il Grande Fratello" di 1984 " />
Si', certo.In precedenza ho descritto il pozzo in cui poi il folletto viene affogato: è chiuso con una lastra di vetro con sopra disegnate delle margherite.
Questo deve avermi confuso: era notte perche' dormiva (e' stato svegliato), ma il concetto di "notte" e' svanito semplicemente perche' il folletto ha potuto vedere le margherite, e le macchie di sangue, ergo doveva essere giorno (dubito che il pozzo sia dotato di illuminazione interna), e quindi non capivo piu' perche' lo sfondo era nero.Alla fine viene buttato nel pozzo, che viene subito chiuso. Il folletto cerca disperatamente di emergere, ma quando ci riesce sbatte la testa contro il vetro e ci lascia una piccola traccia di sangue. Quando solleva lo sguardo vede quindi il vetro con le margherite, un po' macchiate di sangue e su sfondo nero (il cielo di notte).
Lo stesso, in effetti il senso della cosa mi era arrivato: anche se non ero sicuro di avere davvero capito.E' una finale immagine di orrore, diciamo.
Si', esatto, e questo e' molto valido (per me). E in questo senso, il resto della tua risposta e' molto soddisfacente: certo, il villaggio deve essere il villaggio dei puffi.E' quello che vede questo poveraccio prima di affondare di nuovo. Mettendomi nei panni del folletto, mi sembra un'immagine di un certo impatto e anche strana, insomma...
L'immagine mischia il "fiabesco-puccioso-infantile" al macabro.
Anche questa e' geniale! " />E poi dai... "Grande Puffo" si associa un po' a "Il Grande Fratello" di 1984 " />
Come sapete, la mia cultura storico-classica e' praticamente nulla. "Caligola", si', vabbe', so che e' esistito un imperatore che si chiamava cosi'. Quindi il fatto che sia stato ucciso alla fine e' stata per me una totale sorpresa.
Io infatti puntavo su questo, cioè sul fatto che ci fossero fra i lettori anche delle persone che non conoscessero la figura di Caligola (che comunque, per i motivi già esposti sopra, nessuno può dire di conoscere)
non e' tanto la trama (che in effetti e' inesistente: e' un fatto, piu' che una trama)
Non ricordo se e dove avevo già parlat odi questo aspetto. Secondo me non esistono "trame" nei racconti brevi. Si raccontano fatti, come giustamente hai detto, o si delineano spaccati di una storia più ampia (ed ecco qui il famoso discorso del "il racconto non basta a se stesso")... Poi magari sarò io ad essere un incapace in tal senso, eh " /> A volte però mi chiedo: se nemmeno un maestro della short story come Poe sapeva condensare in poche righe un'intera vicenda, perché dovrei riuscirci io comune mortale? " />
il punto e' che l'ambientazione e' davvero fatta bene. I luoghi, i riferimenti, i pensieri di Cesare, tutto e' reso benissimo, in modo scorrevole e non invadente. Molto delicato, molto ben delineato (e secondo me di molto superiore al brano precedente di Alekseij Targaryen). Solo per questo, il mio voto sara' decisamente alto.
Ne sono davvero onorato " /> Grazie!
Mi era venuto lo stesso dubbio, poi ho pensato che forse poteva anche essere verosimile. Non è detto che sia buio pesto totale e una cosa non si veda nemmeno a distanza così ravvicinata. Può esserci un po' di luce lunare o un'altra fonte di illuminazione esterna (torce...), anche se non saprei raffigurarmi con certezza il risultato visivo finale.Questo deve avermi confuso: era notte perche' dormiva (e' stato svegliato), ma il concetto di "notte" e' svanito semplicemente perche' il folletto ha potuto vedere le margherite, e le macchie di sangue, ergo doveva essere giorno (dubito che il pozzo sia dotato di illuminazione interna), e quindi non capivo piu' perche' lo sfondo era nero.
Precisare queste cose era una cosa difficile da inserire senza allungare troppo e/o violare il pdv del folletto (lui non vedeva, difficilmente i suoi pensieri si sarebbero concentrati su quei particolari in un momento simile, inoltre la parte del trasporto all'esterno non l'ho descritta e già avevo un po' sforato). Inoltre, per logica, Forzuto per fare tutte quelle operazioni (e rischiare di non cadere lui stesso nel pozzo " />) doveva vederci abbastanza, qualche fonte di luce ci doveva essere. A non vedere un tubo era il folletto perchè era stato bendato, poi però la benda si è tolta.
Quindi alla fine ho lasciato così, mi dispiace se la specifica questione ha creato qualche problema a qualcuno " />
Riguardo al racconto di Alexeij: la scarsa narrazione a me non ha dato fastidio, non ho affatto bisogno che succedano tante cose, basta che una trama comunque ci sia e che il racconto si regga da solo (senza sembrare un estratto, in questo per me sei riuscito meglio con questo brano che col precedente). Più che altro, io invece Caligola me lo ricordavo meglio e mi aspettavo perfettamente che lo avrebbero ammazzato, così come il suo essere odioso-pazzo non è stata affatto una sorpresa.
uh, ce l'ho fatta...non mi convince granchè, temo sia un po' patetico, con 'ste cose non sono brava... anche stavolta ho preso la prima idea che m'è venuta in mente e ho provato sistemarla...maledetto esamone in avvicinamento. Spero che almeno rispetto all'altro sia più conclusivo.
Non ho nemmeno avuto il tempo di leggere gli altri brani postati, scusate se non seguirò bene questo contest " />
Contest di scrittura creativa: Tradimento
"Fidati di me"
Principessa, il tuo compagno non è più qui. Egli sta bene, è partito di sua volontà: saputo che l’esilio è stato revocato, non ha esitato ad abbandonare tutto ciò che insieme avevate costruito, che avevate giurato di proteggere, per la seconda volta ti ha voltato le spalle. Mi dispiace, principessa.
Io non capivo perché fossi così importante, ma quando ero il tuo guardiano rispettai sempre l’ordine di proteggerti, e non per timore o ambizione, ma in virtù della sincera devozione e dell’infinito affetto che nutro per tuo padre. E io ti odiavo, principessa, e odiavo tutti quelli che come te hanno sempre avuto un posto speciale nella sua attenzione, mentre io, il più sincero e fedele di tutti i suoi servi, non ho mai ricevuto nulla che non fosse semplice accondiscendenza. Non pensare che io abbia permesso la tua caduta di proposito, che non abbia impedito che commettessi il tuo orribile reato. Ti odiavo, ma quando ti condussi via non provai alcuna soddisfazione: sapevo quale terribile dolore avrebbe recato la notizia della tua cacciata, e che il mio nome sarebbe stato per sempre associato a esso. Se anche avrei mai potuto avere la possibilità di guadagnare la sua attenzione, scomparve in quel terribile istante. Tu non sai quanto male mi hai fatto, principessa.
Non temere, non sono qui per riportarti indietro: ho detto che non capivo, ma ora so perché la legge non è stata rispettata. In confronto a me e ai miei compagni mi parevi un essere insignificante, ma nessuno di noi nella nostra potenza e perfezione avrebbe concepito un progetto così ardito e splendido, invece tu, un essere così fragile e indifeso, hai fatto tutto questo, e sei disposta a non rivedere più il tuo mondo pur di difenderlo. E io ti prometto che non perderai, principessa, abbi fiducia in me.
Ci vorrà del tempo prima che capiscano che non farò ritorno, allora invieranno altri araldi. Il viaggio sin qui è lungo, questo posto così inaspettato. Giungeranno stanchi e sperduti, e io solo sono in possesso di un’arma capace di intaccarli. Un’altra l’aveva il compagno che ho ucciso: tieni, la dono a te.
Una sentenza è stata revocata, la legge è stata infranta, e non tutti sono fedeli come me, principessa. Forse ci saranno guerre, forse ci saranno esili. Alcuni fuggiranno, altri verranno qui in veste di predatori, altri di profughi. Molti verranno solo per scoprire cosa tu abbia di così speciale, come me. Qualcuno si unirà a noi, altri ci combatteranno.
Se perderemo, forse tutto quello per cui hai lottato sarà distrutto, e tu ricondotta a casa per sempre; io sarò imprigionato o ucciso ma, no, principessa, è tempo che non nutro più alcuna speranza di guadagnarmi un briciolo della sua attenzione, qualunque cosa io faccia rimarrò solo un’ombra che rievoca immagini sgradite. Rappresento un ricordo da nascondere, da tenere lontano il più possibile: qualcosa da dimenticare, da seppellire per sempre.
Sono solo un servo disilluso che si accontenta di restare in disparte, di aggiustare silenziosamente le mille cose fuori posto. Intrapresi questo viaggio determinato a ritrovarti e ricondurti a casa, sperando che riaverti gli avrebbe restituito un po’ del suo sorriso, ma non posso farti questo, principessa. Egli non vorrebbe mai che tu soffrissi così tanto, saperti prigioniera, ma non riuscirebbe a privarsi della tua presenza. Se portassi a compimento la mia missione, spezzerei il cuore a entrambi. Perciò, principessa, tutto quello che posso fare è assicurare un po’ di felicità per te, che lui non ti sappia triste. Difenderò la tua creazione, il mondo che con impegno e affetto hai costruito. Non dovrai soffrire più, ci sarò io a rimettere a posto ogni cosa, a consolare il tuo fragile cuore stanco.
Fidati di me, principessa.
Mamma mia che bello, Seeth...
Seetharaman Toral: allora... ha sicuramente più l'aria di essere un racconto autonomo rispetto al precedente.
Ma questa volta... è per il resto che non mi convince " />
Non è tanto il tono il problema, quello più o meno sembra adattarsi alla situazione (anche se nel primo paragrafo ci sono davvero un po' troppe frasi fatte tutte insieme e a volte in generale... qualche altra espressione che non mi fa impazzire...). Il personaggio che parla non sembra troppo patetico, è riuscito discretamente.
Più che altro, è tutta una vaga storia raccontata da uno che la conosce già. Fa allusioni a vicende che non ho "vissuto" e non conosco, personaggi che non ho idea chi siano. E' tutto fumo: tante allusioni a fatti e persone, ma niente di concreto "da vivere". Una qualche arma, una qualche creazione, un qualche reato.. boh... Ed è tutto semplicemente raccontato in modo generico...
Non so " />
Ma io adoro proprio questo tipo di racconto "aperto"... Mi lascia immaginare. Mi stimola. È questo che amo di più...
in realtà indizi su chi siano i personaggi nominati, dal primo all'ultimo, ne ho messi ...diciamo che stavolta ho provato a giocare un po' con dei "nomi" già esistenti e a modificare un po' la loro storia, sfruttando il tema del tradimento in modo "multiplo"....forse un po' troppa roba tutta insieme, per questo penso non sia riuscito molto bene " />
Felice che ti sia piaciuto, Tyrion " />...tu invece di brutto cos'hai notato " />?
Io nel frattempo stasera cerco di finire la lettura dei brani postati
Allora adesso dimmi chi sono " />in realtà indizi su chi siano i personaggi nominati, dal primo all'ultimo, ne ho messi " />...
La seconda metà è meno convincente, ma si regge. Forse poteva essere accorciato...Felice che ti sia piaciuto, Tyrion " />...tu invece di brutto cos'hai notato " />?
Scusa, sono un po' di fretta stasera... Dirò di più in seguito, se ci riesco.