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Contest di scrittura creativa
Q di Qhorin Halfhand
creato il 11 giugno 2009

Questa discussione è stata archiviata, non è più possibile rispondere.
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triex
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Inviato il 27 febbraio 2010 20:58

Fiero di essere il primo ad aver finito il racconto, lo posto ^^ Son stato ampiamente sotto i 4000 caratteri, quindi non dovrebbe essere lungo da leggere, dai ^^

 

Vi avviso, questo non è comico, è emo. E non sto gareggiando per vincere. Non stavolta xD

 

Tema: La notte

Titolo: La notte (wow, originale)

 

Sono seduto su una roccia scomoda, con le punte dei piedi che sostengono buona parte del peso. Ogni tanto devo muovermi per trovare una nuova posizione che sembri confortevole per almeno cinque minuti. Non è semplice. La linea che separa la luce dall'ombra sta correndo giù dalla montagna. E' veloce: da piccolo gareggiavo con lei, per rimanere a vedere il sole ancora un poco prima che tramontasse dietro la cima.

 

Il prato è lungo, infestato da cavallette. Le vedi saltellare nell'erba e non puoi fare un passo senza che 3 o 4 saltino via da sotto il piede. Ma quella linea che corre sembra che le uccida. Dopo che è passata non si vedono più. Tutto è tranquillo, tutto tace.

 

Il tramonto è già finito. Non dura molto, da queste parti. Mi alzo dalla roccia e torno verso la mia tenda montata storta. Non è che non so montarla, è che in questo prato non trovi un posto in piano neanche a pagarlo, e preferisco stare un po' in pendenza, piuttosto che trovarmi una roccia sotto la schiena.

 

La cena è a base di panini al formaggio e acqua dalla borraccia. Li mangio in piedi, scrutandomi attorno. Ormai è già quasi buio, i contorni si fanno indistinti. La cima lassù si staglia nera contro il cielo. La sua forma mi ricorda... niente. Non sono più abituato a cercare forme nascoste.

 

In città è tutto esplicito, dal sesso alla pubblicità. In città è tutto differente. Ti accorgi che è notte solo perché ci sono meno macchine e aprono i pub. Quassù invece la notte è invadente, ti ruba la vista e ti regala i rumori. Fruscii, tonfi, il verso di qualche uccello notturno. Gufo, civetta, upupa? Come diavolo faccio a distinguerli? Mi sento sperso, proprio come un cittadino in montagna. Che poi è proprio quello che sono, altro che metafora.

 

Ecco le prime stelle. Sono ansioso di vedere il cielo stellato senza quel maledetto inquinamento luminoso. In città è tanto se riesci a distinguere il gran carro o orione, che poi sono le uniche costellazioni che conosco. Ma qui... sarà buio, sarà una notte senza la luna. Le stelle saranno stupende.

 

Uff, che ti perdi, ragazza mia.

 

"Andiamo in montagna a vedere le stelle. Prendilo come un primo appuntamento fuori dal comune", così le avevo detto. E lei aveva riso.

 

Tiro fuori il materassino e lo srotolo sull'erba, poi mi avvolgo in una coperta e mi sdraio guardando in alto. Fa freddo in montagna. Il vento mi sferza la faccia e tiene il cielo libero dalle nuvole.

 

"Le stelle?" Aveva detto lei ridendo. "Tu sei matto"

"E che faccio, ci vado da solo?" Avevo chiesto.

 

Ed eccomi qui. Solo. Solo in compagnia delle stelle. Quella sarà Sirio? Boh... La stella polare si trova partendo da cassiopea, che è... dove diamine è? Mi dovrò accontentare di Orione, che a ben guardare ha molte più stelle di quanto ricordavo.

 

Son davvero tante, e ancora il cielo non è completamente nero. Ma come facevano gli antichi a trovare delle forme in questa accozzaglia di puntini luccicanti? E ad accorgersi che alcune di queste stelle in realtà erano dei pianeti? Me li immagino sdraiati sulla schiena come me, a guardare questo cielo ogni notte, a collegare i puntini, trovare nuove figure e inventarsi storie.

 

Noi già le sappiamo, le storie. Già conosciamo i puntini. Sappiamo già cosa sono le stelle, sappiamo già quanto distano. Conosciamo il big bang, le galassie, le quasar. Per scoprire qualcosa di nuovo sulle stelle non puoi più sdraiarti sulla schiena in montagna. Sembreresti stupido. Indietro di migliaia di anni. Primitivo. Un inguaribile romantico. Un simpatico sognatore. Tutti sinonimi, alla fine, almeno nella mente di chi li pronuncia. Come lei.

 

Non ho bisogno di lei. Ho le stelle. Ho il buio. Ho il vento. Una gentile carezza fresca e il rumore delle foglie. L'abbraccio caldo della notte. Centinaia di amanti nel cielo.

 

Gli occhi mi si chiudono senza che me ne accorgo.

 

Non ho bisogno di lei.


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 28 febbraio 2010 0:13

Io trovo il racconto di Triex assolutamente stupendo. Scritto oltretutto perfettamente. Non ho proprio nient'altro da aggiungere. Sono incantato.


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triex
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Inviato il 28 febbraio 2010 0:24

Troppo buono :*


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Inviato il 28 febbraio 2010 14:41

E'... bellissimo!

Ovviamente è un classico su un tema come questo ma tu l'hai reso poetico e toccante.

 

Questa volta non gareggi per vincere ma penso che...

... beh bisogna prima leggere i prossimi racconti.

<_<



Neshira
Pescatrice delle Carte Dimenticate
Guardiani della Notte
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Neshira
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Guardiani della Notte

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Inviato il 28 febbraio 2010 14:42

Veramente bello. ^^


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Inviato il 28 febbraio 2010 15:09

Vi esorto a postare dei racconti allora, perché vincere un contest essendo l'unico partecipante non è questa gran cosa °°


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Metal Duchess
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Metal Duchess
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Inviato il 01 marzo 2010 15:51

Io avevo già scritto...una tematica molto distante dalle mie solite, una scrittura più leggera e una forma meno canonica...ma,non so come, è andata perduta da qualche parte nel pc...ora ho un'altra idea, che potrebbe essere anche migliore...spero di organizzarla. <_<


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Metal Duchess
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Inviato il 01 marzo 2010 18:39

Allora. Ho elaborato. Come si dice nei film...tratto da una storia vera!!! <_< Anzi, speciali ringraziamenti ai miei fratelli maggiori!!!

ps.non so come sia venuto...quando c'è la parte emotiva di mezzo non sempre il giudizio del proprio lavoro è oggettivo. <_<

 

Come Arianna vinse la paura del buio.

 

Mirco stava in piedi davanti alla finestra del salotto, le braccia incrociate sul petto. Mio fratello maggiore guardava con interesse fuori dal vetro, con la tipica faccia di quando pensava. Al tempo delle vacanze a Glasgow eravamo tutti e tre mezze calzette con una fervida immaginazione anche se Mirco, dall’alto di suoi quindici anni, iniziava ad osservare con critico occhio scientifico tutto quello che gli capitava.

Quella sera si girò verso di noi, la bocca serrata e le sopracciglia aggrottate, e sentenziò:

“Fratelli, ho capito perché d’inverno qui è sempre buio!”

Io e Massimo lo guardammo vacui. Mai affermazione ci aveva reso più indifferenti.

Mirco, preso da un moto di stizza, strappò a Massimo il telecomando e spense il televisore, mentre ci si piazzava davanti a gambe larghe, tipo supereroe, ma magro come un chiodo e con un ridicolo accenno di peluria nera sul labbro.

“Ma dico, sei scemo?!” gli gridò Massimo, alzandosi per recuperare dalle sue mani la preziosa scatolina di plastica.

“Vogliamo vedere i cartoni! Accendi la tele!” piagnucolai io agitandomi sulla poltrona.

“No. Prima dovete ascoltarmi! Sono il migliore della classe, promessa della scienza mondiale… non posso avere dei fratelli ignoranti!”

“Ma va a quel paese. Tu e le tue teorie. Vado a vedere la tele in cucina. Dai Ary… ”

“Tzè! Siete proprio degli ingrati! Non capite la fortuna che avete ad avere un fratello che si occupa della vostra crescita culturale!”

Mirco non fece in tempo a finire la frase che gli arrivò un coppino tra capo e collo. Era il modo di Massimo per dissentire.

 

Massimo ronfava sotto le pesanti coperte, la bocca semiaperta da cui colava un rivolo di bava.

Ma io non riuscivo a dormire. Scesi da letto a castello, e arrivai alle spalle di Mirco. Ascoltava la radio a basso volume e scribacchiava su un foglio.

“Che fai?” biascicai assonnata.

“Elaboro la mia teoria…” rispose continuando a scrivere.

“Quello che ci volevi dire oggi?”

“Si.”

Indecisa, mi morsi il labbro. Gli allungai le braccia al collo, cercando di salirgli sulle ginocchia. Lui tirò indietro la sedia e ci guardammo.

“Me lo racconti quello che hai scritto?”

Aspettavo, curiosa, che il mio perfetto fratello aprisse bocca, quando, all’improvviso, lui mi abbracciò forte.

“Te lo svelerò che cos’è il buio… ma prima dimmi: tu non ne hai paura, vero?”

Deglutii. Avevo una paura matta del buio, perché venivano rubati i bambini e c’erano i mostri che ti mangiavano. Ma non potevo fare una figuraccia davanti a lui.

In un impeto di coraggio scossi nervosamente la testa.

Mirco sorrise. Si diresse verso il letto e si mise sotto le coperte, con me accanto.

Sentivo il fiato della sua voce scaldarmi la testa, le sue mani che mi abbracciavano erano calde.

“Il buio è una cosa naturale. Lo sappiamo. Anche a casa viene notte tutte le sere. Giusto?”

Annuii.

“Ma in inverno, soprattutto qui, è sempre notte. Prima non capivo, ma adesso si: sono le streghe…” queste ultime parole le sibilò. Io sentii un brivido lungo la schiena, i miei piccoli pugni gli strinsero il pigiama.

“Vedi, Ary… in questi boschi ci sono presenze diverse da quelle al sud. E hanno bisogno del buio per venire allo scoperto. Infatti, se ci fai caso, la nonna ci dice sempre di non uscire da soli quando è notte… ti sei mai chiesta perché?”

“Perché siamo piccoli?” mormorai, spalmandomi contro il suo corpo.

“No. Perché arrivano gli Ewlfi del buio. Sono creature indispensabili per l’equilibrio del bosco. Gli dobbiamo rispetto. A maggior ragione perché sono i servi delle streghe. Quelle buone, però…”

“Bum. Queste sono balle…”

Sobbalzai, sentendo quella voce alle mie spalle.

“E invece no, Max. Ho le prove.”

“Naaaaa! Stai solo spaventando questa poppante!”

“Non sono una poppante!” affermai, rigirandomi nel letto.

“Certo, non sei una poppante.” Mi disse Mirco accarezzandomi la testa “anche perché non c’è nulla da aver paura. Al buio sei al sicuro, tu hai il sangue di questo bosco nelle vene. Non ti accadrà mai nulla, di notte.”

“E che prove avresti di questi qui che creano il buio? E a cosa gli serve, soprattutto?” lo interruppe Massimo sedendosi sul letto avvolto in un plaid.

“Beh, devono onorare le loro divinità del bosco. Si conoscono poco, ma sono molto potenti. In questo modo proteggono gli alberi e gli animali. Al buio i poteri delle streghe si amplificano.”

“Mmmm… mettiamo che sia vero. Come lo dimostri?”

Mirco si girò supino, osservando il buio luccicante dello stanzone gelido.

“Equazioni matematiche che non puoi capire. E poi… lo sento” sussurrò esitante.

“Ma vai a quel paese. Me ne torno a letto” grugnì Massimo alzandosi “ e farebbe meglio a dormire anche Ary. Anche se ha paura del buio…muahahahahah!”

“Lei non ha più paura del buio, vero? Perché anche lei è una streghetta che di notte va a delegare gli Elfi.”

Percepii che Mirco mi faceva l’occhiolino, complice. Il mio cuore batteva forte. Ma non avevo più paura del buio: ero una strega del bosco, e la notte non avrebbe mai potuto farmi del male.


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StarkfromJugoslavija
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Inviato il 01 marzo 2010 18:56

Metal Duchess, bel racconto.

Una lettura molto piacevole e soprattutto il fatto che sia autobiografico mi ha fatto provare molta empatia.

Ci sono alcuni errori di ortografia che però non sminuiscono l'opera; l'unica cosa che non ho capito è questo passaggio:

 

...perché venivano rubano i bambini e...

 

In realtà non sono sicuro che il racconto sia molto in tema ma non che mi interessi più di tanto. <_<


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Metal Duchess
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Inviato il 01 marzo 2010 19:00

Lol!!!Hai ragione. Si vede che nella revisione ho corretto e non ho cancellato la parte precedente! <_<

Comunque io credo che sia molto in tema, invece...poi vabbè, non che me ne importi più di tanto. Come ho sempre detto, il mio obbiettivo non è vincere, am condividere qualcosa con voi <_<


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StarkfromJugoslavija
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Inviato il 01 marzo 2010 19:04

Stavo pensando... in questo contest sono ammessi solo elaborati nella classica forma narrativa del racconto o è possibile sviluppare il tema anche in forme alternative? Che so, tipo in forma di poesia o sceneggiatura per esempio?

 

<_<


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Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 01 marzo 2010 19:24 Autore

Stavo pensando... in questo contest sono ammessi solo elaborati nella classica forma narrativa del racconto o è possibile sviluppare il tema anche in forme alternative? Che so, tipo in forma di poesia o sceneggiatura per esempio?

 

<_<

 

 

Quello che preferisci Stark! <_<


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Ilyn Payne
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Inviato il 01 marzo 2010 20:08

Ma non bisogna comunque scrivere in prosa? Capisco la sceneggiatura (nel precedente racconto ero partito proprio con quell'idea, una specie di sceneggiatura teatrale, poi diventate solo voci), o una poesia interna al racconto. Solo poesia, però, diventa difficile da giudicare (io non ho i mezzi per farlo, lo dico subito).


M
Metal Duchess
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Inviato il 01 marzo 2010 20:37

mmmmmm...se non ricordo male una volta qualcuno aveva scritto una specie di ballata...ora non mi sovviene.....però io credo che sia giusto lasciare totale libertà nelle forme. <_<



AryaSnow
Assassina al servizio della Barriera
Guardiani della Notte
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AryaSnow
Assassina al servizio della Barriera



Guardiani della Notte

17764 messaggi
Inviato il 01 marzo 2010 21:02

Ci sono già stati alcuni brani non in prosa.

Io sinceramente di poesia non capisco un tubo. Giudicherò solo in base all'impatto emotivo che mi darà.


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