Urne aperte oggi in Bangladesh.
Si tratta di elezioni che potremmo definire "farsa": la Lega Awami (partito che potremmo definire centrista nazionalista), si avvia ad una facile riconferma per la quarta volta consecutiva, ma è da rilevare che la maggior parte dei partiti di opposizione ha deciso di boicottare le elezioni - spesso a causa del fatto che i suoi leader principali si trovano in carcere.
Il principale partito di opposizione, il BNP (centrodestra conservatore) aveva chiesto al Primo Ministro Sheikh Hasina di dimettersi al solo scopo di far gestire le elezioni da un apposito governo tecnico, ma Hasina ha rifiutato.
Per quanto inconsueta nel mondo occidentale, in Bangladesh in realtà questa pratica è stata adottata più volte in passato, e i rischi che le elezioni non siano libere ed eque è in effetti concreto.
La precedente leader del BNP, Khaleda Zia, è in carcere, condannata a 10 anni per un presunto episodio di corruzione in merito alla gestione di un orfanotrofio, mentre il suo successore, il figlio Tarique Rahman, è a sua volta stato condannato all'ergastolo in quanto ritenuto "mandante morale" di un attentato che ferì Hasina e causò la morte di 24 persone.
In effetti, gli stretti legami tra il BNP e il fondamentalismo islamico (Jamaat ul-Mujaheddin e Harkat-ul-Jihad) hanno reso molto facile a Hasina e ai suoi l'associare il partito al terrorismo: circa metà dei cinque milioni dei membri del BNP sono ad oggi accusati di reati di vario tipo, e diverse migliaia tra dirigenti e attivisti sono stati condannati.
La situazione economica del Paese, dopo gli innegaibili successi della Lega Awami nel far uscire dallo stato di povertà circa 25 milioni di persone, è ora in stagnazione post Covid. Anche per questa ragione Hasina sta usando il potere giudiziario come maglio per mettere a tacere le voci di opposizione, non solo il BNP ma anche molti giornalisti. Sono all'ordine del giorno rapimenti di stato, sparizioni, esecuzioni extragiudiziali, in uno scenario che ricorda molto le dittature sudamericane del secolo scorso. Particolarmente famigerato è il Rapid Action Batallion, la forza paramilitare antiterrorismo, ad oggi usata come polizia politica.
I principali partner economici del Bangladesh sono occidentali, USA in testa, ma ad oggi nessuna sanzione è sul tavolo. Il motivo è chiaramente l'India e il suo conflitto latente con la Cina: Modi e Hasina sono stretti alleati, e l'India ha il massimo interesse a far sì che Hasina possa agire indisturbato: la ragione è da ricercare nella peculiare situazione del collo di pollo, il corridoio terrestre che garantisce continuità territoriale alle province ord-orientali dell'India: questo stretto corridio potrebbe essere chiuso facilmente in caso di conflitto con la Cina, isolando parte del territorio indiano, e Modi intende preservare i legami con il Bangladesh per avere accesso alle sue reti di trasporti.
Inoltre è evidente che sanzioni occidentali contro il Bangladesh potrebbero spingere Dhaka in direzione di Pechino, scenario sgradito tanto a Modi quanto all'occidente stesso, e quindi a pagarne le spese sono i cittadini bengalesi e i loro diritti.
Mi scuso per la brevità e le inevitabili approssimazioni, in caso si voglia scendere più nel dettaglio... ben volentieri. :)
Oggi si tiene una delle elezioni più importanti del 2024: si vota infatti a Taiwan.
Sono veramente di corsa e magari dopo edito il post per condividere maggiori informazioni, ma insomma, la situazione di Taiwan è nota.
Xi non ha mai fatto mistero del suo voler portare Taiwan dentro la Cina "con ogni mezzo", e il fatto che il candidato favorito per le elezioni sia il più anti-cinese e filo-americano potrebbe far aumentare drasticamente la tensione.
EDIT 11:10 - confermata la vittoria del candidato di csx nazionalista Lai Ching-Te, anti-cinese. Ora serve il dettaglio dei dati parlamentari per capire gli equilibri del prossimo governo.
Anche nelle istituzioni UE la situazione sta diventando grave ma non seria. "Evviva!" (cit. David Parenzo)
Cosa intendi @euron?
Che la UE sta andando in confusione, ma non è una novità. Fra l'altro vorrei capire come ha fatto Borrell a uscirsene con un concetto del genere che se l'avessi detto io ad una cena con degli amici mi avrebbero giustamente tirato addosso qualche piatto. Se è vero che gli ultimi governi israeliani hanno usato Hamas e in generale l'estremismo palestinese come un feticcio per giustificare il sempre maggiore colonialismo in Cisgiordania, continuo a trovare becera l'equiparazione, spesso implicita, tra un governo pure destrorso e dalle politiche poche volte limpide come quello di Netanyahu e un'organizzazione terroristica come Hamas. È un problema annoso della sinistra progressista post URSS: quando si tratta di difendere i "diritti" qui a casa nostra ci si straccia le vesti e si usano statische, dati e articoli a volontà per sommergere l'avversario, ma poi quando si parla di altre situazioni ci si dimentica che - ad esempio - il Gay Pride lo fanno a Tel Aviv e non a Gaza City.
Il problema è sempre lo stesso: la UE è un attore debole in questo scenario e ondeggia da una parte e dall'altra per mostrarsi sensibile ai diritti dei palestinesi e allo stesso tempo vicina alle sofferenze del popolo israeliano. Nel frattempo la vera politica estera è portata avanti da altri attori, ma neanche questo è una novità. In Italia nel frattempo accadono robe ridicole come questa, e mi fa molto ridere pensare che proprio a Vicenza ci sia una base NATO e che in realtà in Italia ci siano 70 testate nucleari. Questa è la situazione attuale, mentre nelle piazze e nei social si perde tempo parlando di cose che non si conoscno e il MEF si prepara a cedere un altro pezzetto di Poste Italiane ma qui mi fermo altrimenti divago.
I Bad Boys mediorientali legittimati dal Signore invece non sembrano per nulla confusi sulle risoluzioni da adottare con i palestinesi. Sterminio e deportazione. Ora vado a cercarmi la faccia di Borrell alla proposta odierna di Katz e l'irruzione delle famiglie dei rapiti alla Knesset.
Nel tentativo di tenersi poltrone ed evitare giurìe, la classe dirigente israeliana sta minando seriamente la credibilità del suo stesso paese e trascina a fondo, parzialmente (basterà un' altra manciata di mesi per capire quanto), anche l'Occidente, che già sostieni essere con un piede nella fossa @euron gioiagrigia
Ecco la notizia che volevate sapere ma non sapevate di volerlo.
Oggi si vota a Tuvalu.
Arcipelago composto da nove isole principali, ex protettorato britannico e tuttora parte del Commonwealth.
Tuvalu, allora conosciuto come Arcipelago Ellice, venne posto sotto l'influenza britannica dopo la metà del XIX secolo. Nel 1872 venne stabilito il protettorato, con il famigerato Pacific islanders Protection Act, tristemente noto come Kidnapping Act a causa dell'elevatissimo numero di tuvaluani rapiti e condotti in schiavitù nelle piantagioni del Perù e delle Hawaii.
Il processo di indipendenza, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, vide il suo termine nel 1978 con il Tuvalu Independence Order. La data dell'elezione di Lauti, primo Primo Ministro tuvaluano, il 01/10/1978, viene celebrata come data dell'indipendenza.
Il sistema eletturale tuvaluano è unico al mondo: non esistono infatti partiti politici, ogni candidato corre come indipendente. Il Parlamento, chiamato Fale i Fono, è composto da sedici membri, due per ciascuna delle otto circoscrizioni dell'isola. Quello che ne risulta è sostanzialmente un sistema in cui a pesare tantissimo sono i clan familiari dei singoli villaggi, e in cui sono i legami di sangue, soldi e fedeltà a determinare gli eletti.
Il Fale i Fono nomina successivamente il Primo Ministro.
Queste elezioni sono da vedersi come una valutazione delle politiche del Primo Ministro uscente, Natano, che cerca il secondo mandato.
Il tema ambientale è quello dominante.
Le isole che compongono Tuvalu sono a rischio inabissamento a causa dei mutamenti climatici, ed emblematico è stato il videomessaggio di Natano alla Cop26 di Glasgow, registrato in un punto di mare che solo pochi anni prima era terra emersa.
Natano ha chiesto ingenti finanziamenti alla Banca Mondiale per il rafforzamento delle infrastrutture, e ha adottato diverse politiche di contrasto e prevenzione al cambiamento climatico.
Ma alla fine tutto si gioca sul Falepili Union, ovvero l'accordo con l'Australia di cui avevo già parlato qui, a pagina 6. Non torno a descrivere cosa prevede l'accordo, basta seguire il link... diciamo che ha sollevato molti interrogativi sul significato di "nazione" e sul concetto di sovranità: la dipendenza da aiuti esterni, la possibile perdita di un territorio fisico, l'emigrazione forzata, potrebbero essere elementi in grado dapprima di minare l'autonomia decisionale dell'entità statale, e alla lunga provocarne la cancellazione.
L'ex Primo Ministro Sopoaga, spalleggiato dall'ex Ministro degli Esteri Kofe hanno aspramente criticato il trattato, impegnandosi a cancellarlo o almeno a rinegoziarlo qualora dovessero tornare al potere.
Tuvalu è con ogni probabilità solo apripista delle sfide ambientali che attendono la politica nei prossimi decenni, ed è per questo che la risposta elettorale che forniranno (o meglio, stanno fornendo, visto che lì è già sera) gli abitandi di Tuvalu è importante per il mondo intero.
Scusandomi per il doppio post, trovo significativa la candidatura di Danko alle presidenziali in Slovacchia.
La candidatura è ovviamente una mossa contro Pellegrini. I due non si sono mai sopportati, malgrado l'attuale coabitazione nel governo Fico.
E proprio Fico è la chiave di volta: il premier slovacco infatti mal sopporta Pellegrini, mentre ha un rapporto di personale amicizia e fiducia con Danko. La candidatura di quest'ultima, pertanto, potrebbe proprio essere una mossa di Fico per azzoppare l'alleato-rivale.
Se così fosse, e se Danko veramente impedirà a Pellegrini di diventare Presidente... beh, non scommetterei sulla tenuta del governo.
Nel frattempo, in Argentina, Milei - che ha già dovuto rimangiarsi alcune delle sue promesse più roboanti (abolizione della Banca Centrale e dollarizzazione dell'economia, blocco dei salari, privatizzazioni selvagge) - "licenzia" il suo Ministro dei Trasporti.
Diciamo che ad ora il corporativismo economico argentino sta prevalendo sulle velleità ultraliberiste di Milei... vedremo come procederà.
Il governo finlandese che fa la voce grossa con Tel Aviv è una delle cose più surreali di cui mi è capito di leggere da anni.
https://www.politico.eu/article/finland-elina-valtonen-israel-enough-is-enough-gaza/
Un passaggio necessita di traduzione:
“The war in the Middle East has meant that an escalation is not only imminent, but has already occurred,” Valtonen said. “The situation is escalating, especially within states: extremist groups and terrorist organizations such as the Houthis on the Red Sea are gaining popularity. We have to stop that,” she added, referring to the Iran-backed militant group in Yemen.
Tradotto: siccome il blocco del Mar Rosso rischia di infiammare - di nuovo! - l'inflazione nel nostro sfasciato continente, domata a fatica dalle politiche monetarie draconiane di Francoforte, e ammazzare sul nascere la ripresa che dovrebbe - e sottolineo, dovrebbe - essere innescate dalle risorse del Next Generation EU, allora bisogna che il governo israeliano la smetta assolutamente di combattere un'organizzazione terroristica ammanicata con vari stati arabi, si faccia una ragione degli oltre 1200 morti ammazzati del 7 ottobre - tra cui moltissime donne stuprate e/o fatte a pezzi ecc. ecc. ma nessun progressista da noi lo dice - e chissene del futuro, tanto c'è la soluzione illusoria ma comunque non falsificabile dei "due popoli, due stati".
Nel frattempo l'ONU ha veramente una brutta gatta da pelare. Parlando fuori dai denti, mi irrita alquanto il fatto che milioni di dollari/euro di finanziamenti pubblici sono andati in enti del genere.
Euron Gioiagrigia ha scritto:Il governo finlandese che fa la voce grossa con Tel Aviv è una delle cose più surreali di cui mi è capito di leggere da anni.
https://www.politico.eu/article/finland-elina-valtonen-israel-enough-is-enough-gaza/
Un passaggio necessita di traduzione:
“The war in the Middle East has meant that an escalation is not only imminent, but has already occurred,” Valtonen said. “The situation is escalating, especially within states: extremist groups and terrorist organizations such as the Houthis on the Red Sea are gaining popularity. We have to stop that,” she added, referring to the Iran-backed militant group in Yemen.
Interessante che un governo di centro-destra (sia la Valtonen sia il Primo Ministro Orpo fanno parte del NCP, formazione liberal conservatrice che governa la Finlandia in coabitazione con i cristiano-democratici, la minoranza svedese e i populisti di destra) arrivi a esprimere posizioni di questo tipo.
La geografia politica del mondo sta cambiando in fretta.
Pillole dal mondo:
AFD sconfitta al ballottaggio din Turingia dalla CDU, c'era il serio rischio che la Turingia fosse la prima regione "nera" della Germania.
Niger, Mali e Burkina Faso abbandonando l'ECOWAS. In tutti e tre i Paesi fazioni militari finanziate da Mosca hanno preso il potere e tutti e tre sono piagati da una sanguinosa guerra civile contro le frange estremiste islamiche. Lo scenario che si prspetta è ahimé quello somalo.
Vediamo se Wagner e altri musicisti riusciranno a reprimere le varie milizie che imperversano in quei tre paesi.
Analisi economia russa
L'Armenia è entrata a far parte della Corte Penale Internazionale.
Altra picconata ai rapporti con la Russia...
Non ho mai scritto in questo spazio, seppur abbia letto in passato delle belle discussioni, e mi è sembrata la questione UE-Israele un buon punto di inizio.
Io, pur essendo un cristiano, sono un sostenitore del laicismo statale e non vedo di buon occhio le nazioni che utilizzano la religione come fondamento dello stato (intendiamoci, può essere una base per costruire un sentimento di cittadinanza comune, ma non può essere usata la religione come base giudiziaria, specie se chi governa utilizza branche estreme di essa e non è aperto ad interpretazioni). Presupponendo questo, quello a Gaza non è uno scontro religioso, nemmeno tra due nazioni intese in senso classico, ma da elité che nel combattersi lasciano civili morire come fossero danni collaterali. Su Hamas non mi dilungo, anche perché potrei passare per giustificare quello che sta succedendo adesso e non è il mio intento (nemmeno il contrario, sia chiaro, in questa guerra i responsabili non sono i palestinesi o gli israeliani, ma Hamas ed i vertici Israeliani). Su Netanyahu invece il discorso è diverso: Per non finire in galera ha trovato alleati estremisti e fondamentalisti che gli passassero riforme alla giustizia ad hoc, gente che basa il suo consenso sugli Israeliani che occupano la Cisgiordania e che per scopi elettorali preferivano un Mossad più focalizzato su quelle terre e sull'Iran che non su Gaza, togliendo la difesa a Gaza e permettendo i primi Raid.
Il mio sogno sarebbe vedere i vertici Hamas (che non stanno facendo guerre di liberazione, lo ripeto, sono terroristi che hanno sfruttato l'odio per prendere il potere) e di questo governo (da Netanyahu al ministro che voleva usare l'atomica contro Gaza) al tribunale internazionale per rispondere di crimini contro l'umanità e vedere un tentativo serio di pacificazione dei due stati, ma penso che non sarà possibile...
Sull'UE, la sua debolezza al momento è la troppa forza degli stati, sia di quelli grandi che vogliono fare la voce grossa (Francia su tutte) che non hanno capito che la loro forza è finita da un secolo (ed in UK se ne sono accorti), sia quelli piccoli che rendono impossibile prendere delle decisioni forti grazie a quella follia che è il veto (come se uno stato, anche di 80 milioni di persone, potesse fermare la volontà di altri 26 che ne rappresentano 320). Questa cosa dovrebbe essere messa apposto da un trattato, ma per farlo serve l'unanimità e siamo al punto di partenza.