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Politica internazionale
S di sharingan
creato il 05 gennaio 2009

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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 03 marzo 2015 15:03

SULLO SPREAD

 

lo spread è come il colesterolo.

finché resta basso/medio manco sai che esiste, quando supera certi livelli meglio correre ai ripari.

ora, la ggggente percepisce la differenza tra spread alto e spread basso? Poco/niente, come la ggggente non percepisce la differenza tra avere il colesterolo alto o basso.

ciò non toglie che se non si tengono sotto controllo le due cose, per un anno, due anni, cinque anni, alla fine l'organismo rischia il collasso.

 

 

andando un po' più sul serio: i titoli di stato non sono una branca secondaria o finta o patologica dell'economia.

sono il modo con cui lo Stato si finanzia, ottiene le risorse necessarie per fare investimenti ma soprattutto per pagare i debiti e gli interessi sui debiti (ebbene sì si fanno debiti per pagare i debiti).

se sale lo spread e i titoli di Stato diventano un pessimo affare, il debito sale e il rischio di insolvenza cresce.

Per uno Stato come l'Italia degli ultimi anni, con un debito pubblico molto corposo e sempre in affanno con la liquidità, è essenziale avere uno spread basso.

 

 

Poi, per l'ennesima volta: uno Stato che si struttura (o l'UE che permette che i suoi membri si strutturino) in modo da dipendere così fortemente da elementi che solo in minima parte è in grado di controllare imho fa un errore e si rende vulnerabile.

Però quando uno rischia il fallimento deve agire e reagire in base alla situazione reale (ed eventualmente correggersi in seguito), non buttare all'aria tutto, gridare "mi hanno fregato" e comportarsi in base alla pia illusione che lo spread sia irrilevante. Non lo è.

In altri sistemi economici può esserlo, qui e ora no.

 

 

SULLA COSTITUZIONE

Quanto alle farneticazioni politiche sui colpi di stato, democrazia assassinata, monti ecc.

Visto che l'autore sembra essere un così espertone di costituzione, forse gli è sfuggito che l'Italia è (e lo prevede la stessa costituzione, ohibò) una Repubblica Parlamentare.

Il fatto che il primo ministro sia o meno legittimato dal consenso popolare è del tutto irrilevante, e da qui ne deriva che tutto il resto sono tesi prive di fondamento.

la Costituzione italiana, tolti i primi 12 articoli,è una costituzione vecchia e mediocre, era pensata ad hoc (da questo pdv era gran lavoro, intendiamoci) per regolare un Italia che non esiste più, un Italia che voleva cristallizare un certo equilibrio politico-sociale ormai saltato per aria. Basta con sta solfa che è la più bella Costituzione del mondo, è piena di falle, cretinate e ingranaggi che si bloccano vicendevolmente. Sono necessari ampi e corposi cambiamenti.

 

 

SULLA RUSSIA

Scusate eh ma la Russia è o non è una dittatura? Sì.

Che in Russia una dittatura esista può piacere o non piacere, e pur non piacendo può essere o meno reputata il minore dei mali, ma ciò che è certo è che Putin è un dittatore. Non tra i più pazzi/sanguinari e neppure tra i meno efficaci, ma pur sempre un dittatore resta.

E nelle dittature se gli oppositori alzano troppo la cresta (stava preparando un dossier esplosivo sull'Ucraina? Era stato contatto da qualcuno per preparare un dopo-Putin filooccidenale? Altro?) DEVONO finire sotto terra (o in esilio o in prigione o altre poco simpatiche location). Ciò, è proprio una delle condizioni essenziali per il perpetuarsi della dittatura.

Di che stiamo parlando?


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Darklady
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Inviato il 03 marzo 2015 16:11

SULLO SPREAD; ho appena chiesto che se ne parli in una discussione a pare, se volete ne aprite una e vi spostiamo i relativi messaggi all'interno della stessa dove poi potrete sbizzarrirvi sulle più fantasiose ipotesi.......

 

Tnx


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GIL GALAD
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Inviato il 03 marzo 2015 18:00

SULLO SPREAD; ho appena chiesto che se ne parli in una discussione a pare, se volete ne aprite una e vi spostiamo i relativi messaggi all'interno della stessa dove poi potrete sbizzarrirvi sulle più fantasiose ipotesi.......

 

Tnx

Ho provato a modificare il messaggio per linkare l'immagine ma non riesco a farlo mi viene sempre questo messaggio:

 

Forbidden

 

You don't have permission to access /forum/index.php on this server.

 

Additionally, a 404 Not Found error was encountered while trying to use an ErrorDocument to handle the request.

 

 

????? Bò puoi mica farlo tu?


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Exall
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Inviato il 03 marzo 2015 21:42

Capita ogni tanto, probabilmente il server sarà un pò sovraccarico di richieste. Di norma ripetendo le operazioni dopo qualche minuto si risolve il problema.

 

"Scusate eh ma la Russia è o non è una dittatura? Sì." Beh, francamente non è che questo mi fa giustificare qualsiasi cosa accada lì dentro. In modo particolare quando alla prima cosa che gli va storta comincia a mandare carri armati ad asfaltare qualche stato. Personalmente io e pure grazie al cielo qualcuno lì il problema se lo pone. E tra cercare di parlare con uno che mentre stringe un accordo ordina ai propri di fregarsene di quanto sta firmando e uno che invece si pone problemi di legittimità di una simile invasione... preferisco di gran lunga avere come interlocutore il secondo.

Che poi questo secondo venga pure ammazzato... francamente diviene il caso che si comincia a far porre il problema anche a tutta la popolazione globale.

Si spera che non è perché ora lì c'è un dittatore, questo dovrà essere vero per sempre.


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Darklady
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Inviato il 03 marzo 2015 23:51

 

SULLO SPREAD; ho appena chiesto che se ne parli in una discussione a pare, se volete ne aprite una e vi spostiamo i relativi messaggi all'interno della stessa dove poi potrete sbizzarrirvi sulle più fantasiose ipotesi.......

 

Tnx

Ho provato a modificare il messaggio per linkare l'immagine ma non riesco a farlo mi viene sempre questo messaggio:

 

Forbidden

 

You don't have permission to access /forum/index.php on this server.

 

Additionally, a 404 Not Found error was encountered while trying to use an ErrorDocument to handle the request.

 

 

????? Bò puoi mica farlo tu?

 

L'avrei fatto se fossi riuscita a visualizzare l'indirizzo del link da cui hai preso l'immagine.......



Maya
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Inviato il 04 marzo 2015 11:44

sempre per la rubrica "non solo Russia".

 

Tra standing ovation e defezioni importanti, ieri Benyamin Netanyahu ha parlato di fronte al Congresso Americano. Le reazioni della Casa Bianca al discorso del premier israeliano sono state tra freddezza, imbarazzo ed irritazione. Che ne pensate in particolare del discorso di Netanyahu ed in generale dell'avvicinamento in corso tra Iran e USA? In quella zona turbolenta dello scacchiere stiamo andando verso un nuovo equilibrio oppure verso il crollo di tutti quelli esistenti?


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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GIL GALAD
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Inviato il 04 marzo 2015 12:22

L'avrei fatto se fossi riuscita a visualizzare l'indirizzo del link da cui hai preso l'immagine.......

 

 

 

Tolta l'immagine! :)

 

 

Sulla domanda se la Russia sia una dittatura o no, dipende da che dittatura si intende. Non è certo un regime come quelli del passato sovietico ma sicuramente l'autoritarismo di Putin soffoca e restringe le libertà delle opposizioni, della stampa e dei comuni cittadini. Io rispondo quindi che dittatura classica no, regime autoritario si. Visto che qualcuno pensa che io difenda questo personaggio di cui apprezzo forse solo il patriottismo dico ancora una volta che prima finisce la sua era meglio è ma dopo di lui che non venga un simil Eltsin o un oligarca che se ne frega dei destini della Nazione. Dissi in passato che il mio sogno di Presidente direi per qualunque Stato magari anche l'Italia sarebbe l'ex (da pochissimo) Capo di Stato dell'Uruguay Josè Mujica. Quest'uomo incarna quello che un politico dovrebbe essere: onesto prima di tutto, sobrio, passionale ma non populista e determinato nel salvaguardare il bene del suo paese e dei suoi cittadini. Insomma per me è un vero idolo.

 

« Il potere non cambia le persone, mostra come sono veramente.»

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Intanto domani Renzi sarà a Mosca, ecco un interessante intervista su questo da Formiche.net a Giulio Sapelli famoso storico ed economista:

 

 

Perché Renzi dialoga con Putin su Ucraina e Libia. Parla il prof. Sapelli

04 - 03 - 2015Michele Pierri

 

GiulioSapelli17.jpg

Conversazione di Formiche.net con lo storico ed economista Giulio Sapelli, dal 1996 al 2002 nel cda Eni, dal 1994 ricercatore emerito presso la Fondazione Eni Enrico Mattei e autore del pamphlet “Dove va il mondo” (edizione Guerini)

Sempre più isolata, eppure sempre più decisiva in tanti focolai di crisi, dalla Libia all’Ucraina passando per il Medio Oriente, messo a ferro e fuoco dai tagliagole del Califfato nero.

È la Russia di Putin, nei confronti della quale, spiega Giulio Sapelli in una conversazione conFormiche.net, “l’Occidente sta sbagliando tutto“. Ecco l’opinione dello storico ed economista, dal 1996 al 2002 nel cda del Cane a sei zampe e dal 1994 ricercatore emerito presso la Fondazione Eni Enrico Mattei.

Professore, dalle pagine del Corriere della Sera il politologo Panebianco ha criticato i “putiniani” d’Italia – la Lega, Berlusconi, ma anche Mogherini e Renzi -, ricordando l’omicidio di Boris Nemtsov.

La mia personale opinione riguardo al delitto è che si sia trattato di un’opera di Servizi deviati. Non è possibile che qualcosa di simile possa essere accaduto in quel posto senza che nessuno se ne accorgesse. E poi non ha senso, Putin non ha tratto nessun giovamento dall’eliminazione fisica di Nemtsov, se non aizzare i suoi oppositori. Quanto poi all’atteggiamento da tenere con la Russia, credo che l’Occidente stia sbagliando tutto.

A cosa si riferisce?

Tanto l’Europa, quanto gli Stati Uniti hanno punzecchiato troppo la Russia in questi anni: prima South Stream, poi le minoranze russofone in Ucraina. Mosca ha ancora una grande forza, che le sanzioni non smorzeranno, almeno per ora.

Renzi oggi è a Mosca per incontrare Vladimir Putin. Fa bene? Di cosa parleranno?

Fa bene, anzi benissimo. In primo luogo perché questo qualifica l’azione dell’italia come potenza. E poi perché c’è il rischio che sull’Europa pesi troppo un’egemonia baltico-tedesca che faccia scomparire dall’agenda di Bruxelles il Mediterraneo. Credo e auspico che parleranno anche di Ucraina, ma soprattutto delle relazioni con l’Egitto, con cui sia Roma sia Mosca hanno tornato a dialogare con intensità, e della crisi libica, nella quale una collaborazione di Mosca potrebbe essere preziosa.

Libia vuol dire anche Eni, che attraverso le parole di un suo manager, Pasquale Salzano, ha auspicato un coinvolgimento della Russia.

Molto di questo lavoro diplomatico spetta anche alla Farnesina, perché bisogna mettere in campo un’azione sinergica che coinvolga governo e imprese nel perseguimento di un interesse nazionale. Sarà molto difficile, ma concordo su un punto: coinvolgere il Cremlino potrebbe aiutare a trovare una soluzione.

Perché la Russia s’interessa al Mediterraneo?

Non è una novità. Il mar Mediterraneo ha una grande tradizione d’influenza russa, che è fatta anche di gesti simbolici. La Russia tiene alla base si Sebastopoli non perché sia fondamentale – i suoi sottomarini sono nel mar del Nord -, ma perché rappresenta una finestra sul mare Nostrum. Così come ha portato a termine una serie di investimenti e partecipazioni, come quella in Saras, per ragioni strategiche. All’esterno, in Occidente, appare solo che ci siano costanti frizioni tra Putin e gli oligarchi. Ma la verità è che le aziende russe operano in modo non diverso da quelle francesi: sono fedeli allo Stato e vengono usate come strumenti di politica estera. Non si tratta mai di operazioni esclusivamente economiche. La Russia non è solo quella contornata dalla cartina geografica, ma è quella della diaspora.

Dove ha sbagliato l’Occidente con Putin?

C’è un problema di fondo nel rapporto con Mosca. Dopo il crollo dell’Urss, sarebbe servita un nuova conferenza di Yalta per definire in maniera concorde il futuro dello spazio ex sovietico e con esso molti equilibri regionali e non. Ciò non è avvenuto, anzi, si è preferito dare il colpo di grazia alla Russia, scatenandone la reazione. Quello che viviamo oggi in Ucraina era già accaduto per certi versi in Georgia. Si sarebbe dovuta adottare un’altra strategia.

Quale?

La politica di Washington, a cui poi si è accodata l’Europa, ha preferito puntare sulla Cina che si è invece rivelata una potenza aggressiva. Invece si sarebbe dovuto lavorare a un reintegro della Russia nel sistema occidentale. Non c’è teatro di crisi in cui il ruolo di Mosca non possa oggi essere decisivo. Gli Usa però avevano troppa paura che Russia e Germania potessero fare fronte comune e ha preferito tenerli a debita distanza, non comprendendo che l’unico modo per tenerli cooperativi ma divisi passa proprio da un riavvicinamento del Cremlino alla Casa Bianca e non di spingerlo tra le braccia del Cremlino. E poi, inutile negarlo, il mondo intero sconta una scomparsa della diplomazia e un impressionante calo di qualità della sua classe dirigente. Non c’è un altro Kissinger in giro, purtroppo.

Putin non ha colpe in questa crisi?

Non dico che Putin sia un angelo, del resto quale politico lo è? Credo però che l’Occidente non abbia realizzato che l’unica alternativa a Putin è qualcosa di peggio del presidente russo.

Modificato il 05 July 2024 17:07

Gil Galad - Stella di radianza





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Lady Monica
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Inviato il 04 marzo 2015 12:54

Il problema che è Putin è fin troppo giovane, quindi può restare al Cremlino per decenni, tramite i suoi delfini, vedi Medvedev e questa non è una democrazia autoritaria, questa è proprio dittatura perchè non hai una vera opposizione e tieni su persone fantoccio che alla fine fanno quello che vuoi. Non siamo ai tempi dei Gulag, ma poco ci manca.


È Frittella il nostro Re

Fa i pasticci, fa i bignè 

Io ne mangio pure tre

È Frittella il nostro Re!!! 

 

 

You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.

 

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La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )

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Inviato il 04 marzo 2015 12:58

Gil però dai... sti tipi e ste filosofie bucoliche vanno bene per fare i presidenti di staterelli da 3 milioni di abitanti ai confini del mondo o i sindaci di qualche ricca città fighetta sulla west coast, non certo tenere le redini una ex-superpotenza incasinata, aggredita su vari fronti e a sua volta all'offensiva su altri.

 

Non che siano necessari/auspicabili tori tipo Putin, ma Mujica in Russia i vari Medvedev o gli oligarchi se lo mangiano a colazione con vodka e fette biscottate.

 

 

Fino a pochi anni fa l'Iran sembrava essere lo Stato islamico più intollerante, estremista e pericoloso, ora come ora è uno dei più stabili e affidabili. Come cambiano in fretta le cose :stralol:

In ogni caso, io la bomba non gliela farei fare e se possibile lo costringerei a rinunciare come successe con il Sudafrica, è uno Stato serio e potrebbe gestirla coscienziosamente ma non si sa mai, la situazione nei dintorni è esplosiva.

Certo in cambio gli farei ampie concessioni e ne farei uno degli Stati di riferimento - con funzione stabilizzatrice - nella zona.

 

Oppure caxxo bombardate gli impianti così ci togliamo il pensiero per altri 15 anni.

 

Non fare niente e tenere il broncio con tutti come sta facendo l'amministrazione Obama è ovviamente la scelta peggiore.


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Inviato il 04 marzo 2015 13:16

Bravo Balon in un certo senso mi dai ragione. Mujica è infatti una sorta di anomalia, un utopia in terra se mi passate la definizione. E' stato una meteora che difficilmente si ripeterà, la normalità dei politici non è certo incarnata da lui purtroppo ma almeno si è di dimostrato che volendo esperienze nuove e diverse sono possibili. Quindi concordo assolutamente. Sono uno che talvolta si illude ma che praticamente sempre viene disilluso da ciò che poi la realtà dimostra, almeno salvatemi Mujica!

 

Sul tema dittatura in Russia un pezzo interessante di qualche anno fa di cui mi scuserete la lunghezza:

 

La Russia di Putin: democrazia o dittatura?
La Russia di Putin: verso la democrazia o la dittatura?
di Stephen Kotkin
Marzo 2007

La risposta alla domanda della discussione di oggi, "La Russia: verso la democrazia o la dittatura?" è "né l'una, né l'altra". La Russia non è una democrazia e non è neanche una dittatura. La Russia, come la maggior parte dei paesi del mondo, ha un sistema autoritario traballante con elementi democratici (alcuni dei quali significativi). La Russia non è in transizione da qualcosa o verso qualcosa. La Russia è quello che è.

Qui negli Stati Uniti sembra più difficile di quanto dovrebbe essere ottenere buone informazioni e analisi sulla Russia. Per esempio, se gli Stati Uniti sono al primo posto per numero di immigranti che vi giungono ogni anno, la Russia è al secondo. Forse lo sapevate, ma probabilmente no. Oggi negli Stati Uniti non consideriamo e comprendiamo la Russia come "nazione di immigranti". La maggior parte dei suoi immigranti viene dalle ex-repubbliche sovietiche come l'Ucraina, l'Armenia o ilTajikistan, benché ve ne sia un certo numero proveniente dalla Corea del Nord e dalla Cina. Oggi si stima che a Mosca risiedano più di 500.000 e forse perfino un milione di musulmani. Al contempo, più di 250.000 russi vivono a Londra. Questi schemi migratori sono la conseguenza di grandi cambiamenti. Sono collegati alla storia dell'economia russa, che è transregionale e globale, ma che ci viene spesso mostrata attraverso la lente della politica.

I nostri servizi giornalistici sulla Russia sono generalmente ossessionati dal Cremlino e dal suo capo Vladimir Putin. Putin domina lo spazio dedicato dai media americani alla Russia ben più di quanto domini la stessa Russia. Complessivamente, i mezzi di informazione americani raramente citano dei russi che non siano i soliti personaggi televisivi lontani da quella sfera politica che è ossessivamente al centro dell'attenzione. Su questioni politiche non sono mai citati (per nome o anonimamente) "alti funzionari del Cremlino". Né si citano i pezzi grossi della finanza, o funzionari pubblici con riferimento a casi legali o fiscali. Spesso i servizi non citano neanche i portavoce delle agenzie. Certo, alcuni giornalisti stranieri che lavorano in inglese sulla Russia fanno un lavoro di ricerca, riferiscono molte fonti vicine ai fatti e contribuiscono alla comprensione di questioni al di là degli interessi del governo americano e delle relazioni bilaterali. E si spera che le circostanze di una campagna elettorale presidenziale semicompetitiva o anche solo simulata facciano sì che venga garantita dall'interno una certa misura di accesso ai media stranieri.
L'accesso non garantisce a sua volta la comprensione - come sappiamo dai servizi di Washington - ma la maggioranza degli articoli sulla Russia continua praticamente a essere priva di fonti. Se interrogati sui problemi dell'accesso alla realtà russa e della mancanza di buone fonti, i giornalisti americani che si occupano della Russia potrebbero attribuirli all'inclinazione tipicamente russa alla segretezza. Non avrebbero tutti i torti. Il reticentissimo governo russo è un incubo a livello di marketing, e ha guadagnato al paese una reputazione ben peggiore di quella che si merita.

Nella mia trattazione - che si basa su osservazioni dirette e su discussioni con funzionari russi - presento alcuni commenti generali su tre dimensioni di comprensione della Russia: il fenomeno della cosiddetta Cremlino S.p.a., e cioè l'idea oggi di moda che il regime di Putin sia una specie di grande unica corporazione statale; la natura straordinariamente stabile della società russa attuale, della quale sappiamo molto poco; e infine la nuova assertività della Russia, che ha colto molti di sorpresa e che viene in qualche modo percepita come una nuova minaccia.

La Cremlino S.p.a.
"Cremlino S.p.a." è un concetto comprensibile a tutti. Significa che un gruppo putiniano dominato dal KGB ha preso il comando della Russia e controlla il paese politicamente ed economicamente. È una storia meravigliosamente semplice, forse quella dominante tra i commentatori americani. Ma la Cremlino S.p.a. è una pericolosa mezza verità.

Il sistema politico russo è privo di partiti politici funzionanti o di altri meccanismi istituzionalizzati di reclutamento delle élite del potere. Al contrario, possiede un sistema estremamente personalistico. I capi russi tendono ad affidare le cariche ai loro ex-compagni di scuola, concittadini, ex-colleghi. Vladimir Putin veniva da San Pietroburgo. Inoltre aveva assunto cariche molto elevate a Mosca per un periodo molto breve prima di diventare presidente. Per affermare il controllo operativo sulle istituzioni dello stato centrale e sulle corporazioni statali tende a nominare persone che gli sono leali (a volte è fortunato, e ne riceve in cambio sia competenza che lealtà, altre volte ottiene solo lealtà). Queste persone vengono ovviamente dalla sua città natale e dai suoi posti di lavoro precedenti, che erano il KGB di Leningrado e l'amministrazione comunale di San Pietroburgo.

(Nota: ci sono due principali aspiranti successori di Putin per la carica di presidente, nel 2008. L'uno,Sergej Ivanov, viene dal KGB di Leningrado, mentre l'altro, Dmitrij Medvedev, viene dall'amministrazione comunale di San Pietroburgo. Chi è addentro ai giochi della politica russa, sospetta che ci sarà un candidato a sorpresa dell'ultima ora, come accadde quando fu eletto Putin e in conformità con il suo stesso operato; altri sospettano che Putin nel 2008 si farà da parte solo formalmente. Solo una persona sa - sempre che lo sappia - chi sarà scelto come suo successore).

La popolare idea di una presa di potere del sistema politico russo da parte del KGB non è campata in aria. Il KGB sovietico era un'istituzione imponente che impiegava tantissime persone, dunque è inevitabile che molti pezzi grossi di oggi vengano da lì. Ma se Putin avesse lavorato al ministero della difesa, adesso sarebbe stato il ministero della difesa a "prendere il comando" della Russia. È sbagliato dedurre che solo perché Putin e i suoi fedeli vengono dal KGB l'intero sistema sia automaticamente avviato a diventare un regime dei servizi. C'è del vero. Molti dei colleghi di Putin condividono a volte una certa mentalità - la diffidenza nei confronti dell'Occidente - ma è ben più significativo che essi appartengano a fazioni rivali.

E questo è il punto cruciale. "Cremlino S.p.a." implica che vi sia una squadra unita in un'impresa comune, mentre molti alti funzionari russi si disprezzano reciprocamente. Sono avversari, i loro feudi sono spesso in competizione e in conflitto, e cercano di distruggersi a vicenda. Il corso-base di dittatura insegna che un dittatore necessita di funzionari che diffidino gli uni degli altri e che poi vadano a far la spia da lui. Il governante dirà "Non preoccuparti, di lui mi occupo io, non ti darà più fastidi". A volte il governante imporrà una tregua. Spesso, tuttavia, istigherà ulteriori conflitti, mettendo l'uno contro l'altro interessi già antagonistici per fare in modo che corrano tutti da lui alla ricerca di protezione, e ne siano dipendenti.

Il regime di Putin è ben lontano dal diventare una dittatura - nelle condizioni caotiche del disfunzionale stato russo e della relativamente aperta società russa - ma la strategia di governo di Putin ubbidisce in pieno al corso-base di dittatura. Vista dal di fuori, questa strategia sembra consistere nell'accentramento del potere in una piramide disciplinata, ma vista dall'interno consiste nell'accertarsi che la "squadra", lungi dall'essere unita, sia in permanente stato di conflitto. La "Cremlino S.p.a.", dunque, è un sistema politico fatto di stabilità superficiale e di intrinseco disordine. I suoi membri sono in costante competizione, e nella politica russa la miglior difesa è l'attacco: quindi tutti attaccano attivamente le proprietà personali e gli uomini dei rivali (in un cosiddetto naezd) prima che questi possano fare lo stesso.

Ciò che impedisce a questa entità divisa, turbolenta, instabile erroneamente chiamata "Cremlino S.p.a." di sfuggire completamente al controllo è la dipendenza da Putin. Eliminate quell'unico pezzo e il caos scoppierà davanti agli occhi di tutti anziché restare prevalentemente celato. Ma Putin ha promesso molte volte che non si presenterà per il terzo mandato, cosa del resto vietata dalla Costituzione del 1993. Ha fatto di frequente questa promessa anche se avrebbe potuto stare zitto. L'ha ripetuta in patria e all'estero, privatamente e in pubblico. Molti commentatori ipotizzano che Putin intenda creare una crisi e poi usare quella crisi per rimanere al potere. In realtà, però, non ne ha bisogno. Gode dell'80% dei consensi dell'elettorato. Putin può essenzialmente fare quello che gli pare. Non ha neanche bisogno di violare la costituzione. Se vuole, la Duma cambierà la costituzione in un batter d'occhio e lui potrà ricandidarsi con il consenso dell'opinione pubblica. Invece continua a dire pubblicamente che non si ricandiderà.

L'insistenza di Putin sul fatto che si farà da parte sta spaventando la finanza russa, quella internazionale, e anche molti politici sul piano internazionale. Ci sono persone che temono davvero che Putin si farà da parte. Se lo farà, le fazioni della cosiddetta Cremlino S.p.a. - autentici scorpioni chiusi in una bottiglia - si attaccheranno reciprocamente in pubblico. Alcuni di essi si rifiuteranno di mettersi al servizio di un'altra persona. Alcuni vorranno essere quest'altra persona. Molti vogliono che Putin rimanga, per evitare gli incerti di una lotta per stabilire un nuovo primus inter pares, o una figura dominante. Di certo non tutti sperano che si ricandiderà; ma Putin ha fatto sì che una gran parte della popolazione russa letteralmente conti in una transizione morbida da lui pilotata. Ma visto che il sistema politico russo è così litigioso e dipendente da un'unico uomo, tutto può ancora succedere prima di marzo 2008. Tutto tranne la democrazia e il governo della legge.

Dal punto di vista di molti osservatori interni, il problema è: come farà Putin a gestire una transizione nella quale è stato lui stesso ad alimentare i conflitti, e a evitare che questi conflitti gli sfuggano di mano? Porre la questione in questo modo non deve essere vista come un argomento a favore del terzo mandato e contro la possibilità che in Russia si svolgano delle vere elezioni. È semplicemente un'osservazione sullo stato delle cose: il regime è instabile perché tutti i regimi autoritari sono fondamentalmente instabili, e perché il presidente continua a insistere pubblicamente sul fatto che rispetterà la Costituzione e si farà da parte, esponendo così la tremenda instabilità insita nel suo regime esteriormente stabile.

La prevalente stabilità della società russa
La parte stabile della Russia è la società. La società russa è enormemente dinamica. Secondo studi dell'Istituto di Sociologia dell'Accademia Russa delle Scienze, un buon 20-25% della società russa si qualifica come solida classe media. Altri studi - che misurano anch'essi tutti gli aspetti, dal livello di istruzione alla conoscenza delle lingue straniere e ai viaggi, dal salario allo stile di vita e soprattutto i beni di proprietà - confermano questo quadro generale. Ma della classe media russa sappiamo troppo poco (diversamente da quella di Cina e India, per esempio), mentre sentiamo molto parlare di "oligarchi". Questi ultimi sono poche dozzine, mentre la classe media è costituita da dozzine di milioni.

La classe media russa non è confinata alla capitale, anche se lì è più numerosa. La si vede in tutti i centri regionali con un'economia dinamica. La si vede nella Siberia occidentale, a San Pietroburgo e nella zona a nord attorno a San Pietroburgo, in sacche della Russia centrale e in alcune aree di confine. Questo non significa che la società non conosca la povertà, che non ci siano gravi problemi come il declino demografico, con una popolazione che è scesa a 142 milioni e sta diminuendo nonostante l'immigrazione. Però il paese ha una società stabile, dinamica. Noi tendiamo a dare per scontato che non vi possa essere proprietà privata in assenza del principio di legalità. Ma se così fosse la società cinese e quella russa non esisterebbero. E invece esistono. Non c'è principio di legalità, ma c'è una grande diffusione della proprietà privata. Nonostante i profondi problemi sociali - dalla tubercolosi resistente ai farmaci all'alcolismo - la società russa è simultaneamente una fonte di dinamismo e di stabilità.

Circa la metà della classe media russa lavora per lo stato. Sono burocrati e funzionari, poliziotti ed esattori delle tasse, ispettori e sovrintendenti all'istruzione. Lavorano nell'erede del KGB, l'FSB, e nelle compagnie petrolifere, energetiche, automobilistiche o della difesa, di proprietà dello stato. In Russia c'è un'economia privata gigantesca (l'economia russa è più privata di quella cinese). Ma anche coloro che lavorano nelle compagnie private solitamente lavorano all'interno di grandi corporazioni. Un piccolo settore della classe media lavora in proprio, ma in generale la classe media non è costituita da piccoli o medi imprenditori indipendenti. Se negli Stati Uniti e nell'Europa Occidentale il 70% dell'occupazione è costituita da piccole e medie imprese, la Russia non si avvicina neanche al 25%. E tuttavia la Russia ha una classe media aziendale e statale stabile, dinamica, in crescita, ed enormemente interessata alla stabilità del paese.

A Putin va dato un certo credito per l'attuale desiderio di stabilità sociale, e lo riceve dai russi che appartengono alla classe media o che aspirano a farne parte. Ancora una volta, però, gli stranieri tendono a fraintendere questo aspetto perché cercano la democrazia. La scienza politica americana insegna che un paese che riesca ad avere una classe media stabile è sulla strada della legalità e della democrazia. Ciò è vero, eccetto in quei casi in cui non lo è, e cioè nella maggior parte del mondo. La classe media russa conosce l'Europa di prima mano perché ci ha viaggiato, e la maggior parte dei suoi membri si identifica nei valori e nelle istituzioni dell'Europa democratica. Ma la classe media russa è intelligente, e sa che se si politicizza rischia di perdere il benessere e lo status sociale. I singoli individui rispondono molto bene agli incentivi (gli economisti non hanno tutti i torti), e la maggior parete della classe media russa non è ancora pronta a sacrificare la propria posizione per ottenere la legalità e la democrazia; è invece interessata a mantenere il proprio benessere, e all'accesso privilegiato agli istituti d'educazione e alle carriere professionali per i propri figli. Dunque in Russia né la classe alta né quella media premono per la democrazia, anche se la classe media si identifica per lo più con i valori e le istituzioni degli europei.

Però non sta avvenendo neanche un consolidamento della dittatura, e anche in questo la società gioca un ruolo importante. La Russia non ha un'ideologia come il comunismo in grado di unificare il popolo attorno a un uomo forte, lo stato russo non ha la capacità di imporsi una disciplina di stampo militare e il paese ha un'economia di mercato estremamente complessa, parzialmente perché globalizzata. Anche se nella società russa c'è una forte corrente che apprezza l'ordine, pochi scambiano l'ordine per una dittatura. Anzi, nelle conversazioni si sentono frequenti critiche nei confronti di Putin e della direzione che il paese sta prendendo. Nel frattempo la società russa sta trasformando il panorama socioeconomico del paese con il lavoro, con le iniziative imprenditoriali, con gli schemi di consumo e i gusti, la domanda d'istruzione, i viaggi all'estero, e sta costruendo una rete di relazioni sul piano nazionale e su quello globale. La trasformazione sociale della Russia è un fatto di prima grandezza che si nasconde, ancora una volta, davanti agli occhi di tutti. Basta guardare la pubblicità commerciale sui media, compresa la televisione filo-governativa, per rendersi conto che gli interessi imprenditoriali sono rivolti a qualcosa che i commentatori continuano a ignorare: la classe media.

La zappa sui piedi
Negli anni Novanta aveva senso difendere l'espansione della NATO in quanto avrebbe aumentato la forza e la capacità della NATO stessa. L'espansione però non ha prodotto questo effetto. Al contrario, si potrebbe dire che l'espansione ha indebolito la NATO perché gli eserciti che vi sono entrati non soddisfano le specifiche della NATO e vi contribuiscono ben poco. Un argomento cruciale contro l'espansione della NATO negli anni Novanta era "Farà infuriare i russi, che reagiranno di conseguenza. Tranquillizzate i russi e non espandete la NATO". Ho sempre trovato sbagliato questo ragionamento (ero contrario all'espansione della NATO, ma perché pensavo che fosse un male per la NATO). Ma ne è passata di acqua sotto i ponti, come si dice. Tuttavia, quando oggi la gente dice "La Russia sta mostrando i muscoli, vuole essere di nuovo presente in tutte le aree del mondo, la NATO non avrebbe dovuto espandersi", la mia risposta è che se non ci fosse stata un'espansione della NATO avremmo comunque quello che stiamo vedendo ora in Russia: un potenza rinata, assertiva, piena di risentimento.

Non bisogna temere questa Russia assertiva, rinata, piena di risentimento. La Russia ha interessi di stato che sono diversi da quelli degli Stati Uniti (o del Giappone, o della Cina). I Russi esprimono i loro interessi in maniera più incalzante, ma quali risultati ottengono? Chiudendo il gas all'Ucraina hanno persuaso l'Europa di essere un partner energetico o si stanno dando la zappa sui piedi? Ecco quello che sta facendo la politica estera russa: si sta dando la zappa sui piedi.

La fornitura degli idrocarburi sembra essere un grosso punto di vantaggio per la Russia; solo che l'energia è un mercato, e in quanto tale comporta delle relazioni di dipendenza reciproca. I fornitori russi devono trovare dei compratori, e quei compratori non devono avere alternative, né in altri fornitori di idrocarburi né in altre forme. Parlare di un "OPEC del gas" - la Russia si è rifiutata di aderire all'OPEC - è un discorso ozioso che manca spesso di elencare i motivi per cui un OPEC del gas è impraticabile, e di rilevare come l'idea - non liquidata da Putin - vada benissimo a Teheran. Si perde di vista un fatto ancora più importante, e cioè che la Russia non può più essere la vecchia economia sovietica alla quale eravamo abituati. La Russia può formare tutte le grandi compagnie di stato che vuole, me se le compagnie statali della Russia non riescono a rendere in condizioni di mercato, il mercato le punirà. C'era una vecchia storiella sulla Commissione Statale per la Pianificazione, la cosiddetta Gosplan: se affidavi loro il Sahara ci sarebbe stata penuria di sabbia. AGazprom, il monopolio del gas, è affidato circa il 33% delle riserve mondiali di gas, e la Russia può ritrovarsi senza gas. Il problema con un'economia di mercato è che bisogna gestire una compagnia come un business, altrimenti se ne pagano le conseguenze.

Quando il governo russo diventa assertivo, per lo più retoricamente, non c'è motivo di preoccuparsi o addirittura di reagire. Certo, altri paesi devono cercare di capire quali sono gli interessi della Russia, così che si possano sviluppare delle relazioni tra stati basate sui rispettivi interessi. Ma è lo stesso per le relazioni con la Cina, l'India e tutti gli altri grandi paesi che cercano un posto in un sistema internazionale che non hanno contribuito a creare ma che non può funzionare senza che ne facciano parte. Una nuova guerra fredda non nasce solo perché la Russia sta tornando a essere un po' assertiva. L'esercito russo è un disastro. Il territorio russo è di molto ridotto, non controlla né un impero né dei paesi satelliti, e ha a malapena una sfera di influenza. Non ha alleati significativi. Il suo attuale modello politico-economico non attrae paesi in via di sviluppo. È vero che il prodotto interno lordo della Russia è aumentato a ritmo sostenuto negli ultimi otto anni, ma questo è un bene. Quando si riconosce tardivamente che la Russia è uno stato del petrolio, spesso non si parla del grado di diversificazione della sua economia (biotecnologie, software, aerospazio, industria militare, industria alimentare). Questo, e non le prese di posizione retoriche, sarà alla base del potere della Russia, o della sua assenza.

Riflessioni conclusive
Una visione d'insieme della Russia, dunque, mostra in primo luogo una falsa stabilità e un'effettiva instabilità del regime. In vista del 2008 (elezioni presidenziali) tutti vedono Putin come una soluzione, ma può essere Putin stesso a mandare all'aria queste aspettative. In secondo luogo, la Russia ha una classe media dinamica stabile e prevalentemente apolitica. La classe media russa comprende che per ora l'assenza di politicizzazione è una strategia vincente, e dunque la persegue con buona pace degli attivisti che si battono per la difesa della democrazia e dei diritti umani. In terzo luogo, il mondo dovrà abituarsi a questa nuova Russia assertiva. La Russia non è più quello che era negli anni Novanta, quando era in caduta libera, in pieno crollo post-sovietico; è invece una potenza strategica in un contesto molto importante, con propri interessi che saranno a volte destinati a scontrarsi con quelli di altri paesi. Non c'è però alcun motivo d'allarme. Il problema del considerare la Russia una grande minaccia è che è una minaccia più per se stessa che per il resto del mondo.

La Russia si sta dando la zappa sui piedi in quasi tutti i contesti della politica internazionale. È inoltre priva di amici. L'unico vero amico della Russia è la politica straniera degli Stati Uniti, che riesce benissimo ad acuire l'anti-americanismo. L'anti-americanismo esiste già; non è la politica estera degli Stati Uniti a crearlo. La politica estera americana dovrebbe mirare ad attenuare l'anti-americanismo. Invece Washington sembra incline a fare il contrario. Questo è alla base di buona parte della diplomazia russa. Ovunque l'anti-americanismo vada aumentando, la Russia vede un'opportunità di intervento su temi e scenari globali. Quindi una politica tesa a diminuire l'anti-americanismo sarà di fatto una politica tesa a diminuire l'influenza russa nel mondo. E anche così, il potere della Russia - come quello della Cina, dell'India, del Giappone o della Germania - continuerà a farsi sentire in misura considerevole.

 

Il Prof. Kotkin è docente di storia e direttore del programma di Studi Russi ed Eurasiatici all'Università di Princeton. Tra i suoi libri, si ricordano Magnetic Mountain: Stalinism as a Civilization e Armageddon Averted: The Soviet Collapse, 1970-2000. Presiede il comitato editoriale della Princeton University Press ed è consulente dell'Open Society Institute e di altre fondazioni attive in Eurasia. Recensisce libri sulla finanza per il New York Times on Sundays. Suoi saggi sono apparsi sul New Yorker, il Washington Post, il Financial Times e The New Republic. Questo saggio è basato sull'intervento tenuto dal Prof. Kotkin il 15 febbraio 2007 a Filadelphia, nell'ambito di una conferenza sponsorizzata dal Foreign Policy Research Institute e dal Mid-Atlantic - Russia Business Council.

Originale: http://www.fpri.org

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Inviato il 04 marzo 2015 13:47

Mi sembra che pur partendo da spunti interessanti sia arrivato alle conclusioni sbagliate. O meglio, non ha avuto il coraggio/non ha voluto guardare gli effetti di quanto descriveva. Già c'erano tutti i sintomi per vedere la deriva dittatoriale e invece di ammetterlo ha preferito un "neutrale" ne dittatura ne democrazia. Più o meno come dire ne testa ne croce nella circostanza.

Inoltre, tutta la questione economica è retorica. Lamentare che non si parla della diversificazione dell'economia russa quando oltre il 60% dipende in maniera esclusiva dall'esportazione delle fonte energetiche primarie vuol dire non voler guardare al problema e fare orecchie da mercante. O fare propaganda, tanto per cambiare.

E ovviamente, mancando una buona e oggettiva critica, non potevano che venire fuori conclusioni errate. La russia non è una minaccia... salvo poi vedere su queste pagine che minaccia ogni giorno di sganciare atomiche, invadere, manda caccia a sfiorare aerei di linea e bombardieri strategici a portare missili atomici in giro per l'europa... insomma, ma di che stiamo a parlare? Se queste sono le analisi serie, stiamo freschi.

Tralasciamo poi stare il solito palliativo al problema tanto caro alle dittature, creare un pericolo/minaccia/avversario esterno per mascherare le proprie mancanze... vabbè, Insomma, tante lettere sprecate.

 

Nel mentre un pezzo sulla propaganda russa.

https://foreignpolicy.com/2015/03/03/laser_bears_and_occupants_these_are_the_masterpieces_of_delusional_russian_propaganda/?utm_content=buffer14479&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer

 

Ovviamente, l'articolo che non ci ha acchiappato un'H portato da Gil parla di Russia che non è una minaccia. Oggi invece la propaganda russa punta proprio alla minaccia. E Gli utlimi video che escono in continuazione sono sempre carichi di minacce e retorica. Non per niente nell'articolo si descrive la mirabolante capacità dei maestri della propaganda russi di fare salti (il)logici che sembrano tanto sensati per chi fa propaganda e chi la propaganda la vuole subire, mentre fanno rivoltare lo stomaco a chi magari non si vuole lasciare surclassare dalla serie di assurdità che vengono propinate.



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Inviato il 04 marzo 2015 13:51

...eh niente, si ritorna in un balzo ad un dialogo "russiocentrico" . >_>

mi sa che mi arrendo.


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Inviato il 04 marzo 2015 14:02

sempre per la rubrica "non solo Russia".

 

Tra standing ovation e defezioni importanti, ieri Benyamin Netanyahu ha parlato di fronte al Congresso Americano. Le reazioni della Casa Bianca al discorso del premier israeliano sono state tra freddezza, imbarazzo ed irritazione. Che ne pensate in particolare del discorso di Netanyahu ed in generale dell'avvicinamento in corso tra Iran e USA? In quella zona turbolenta dello scacchiere stiamo andando verso un nuovo equilibrio oppure verso il crollo di tutti quelli esistenti?

 

Per continuare la Rubrica: Non solo Russia.

 

Io sono dell'idea che qualsiasi cosa si faccia per sistemare la polveriera che è il Medio Oriente va bene, quindi se c'è un avvicinamento anche lento tra Iran e USA è tutto grasso che cola. Solo che la destra americana è troppo strettamente legata ad Israele che non vuole essere secondo a nessuno e punta ad essere stato Egemone della zona, quindi l'invito al Congresso è una grandissima provocazione, almeno così la vedo io. Oltretutto sciocca, perchè se il clima si distende, ne trae beneficio pure Israele e non mi pare una cosa da poco, soprattutto con tutti i problemi che sta creando l'ISIS.

A vederla da fuori sembra sempre una partita per vedere chi "ce l'ha più lungo".


È Frittella il nostro Re

Fa i pasticci, fa i bignè 

Io ne mangio pure tre

È Frittella il nostro Re!!! 

 

 

You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.

 

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La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )

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Inviato il 04 marzo 2015 17:00

Diamo vigore alla Rubrica: Non solo Russia

Chomsky: Netanyahu cerca di sabotare i negoziati dellIran con i 5 +1

Il principale obiettivo del premier israeliano Benyamin Netanyahu e dei falchi del Congresso Statunitense, dove predominano i repubblicani, è quello di affossare qualsiasi possibilità di accordo con lIran su qualsiasi questione, ha stimato il celebre politologo statunitense, Noam Chomsky.

Chomsky inoltre ha smentito le avvertenze formulate da Netanyahu circa i piani di guerra che avrebbe Teheran contro questo regime di usurpatori ed ha qualificato il regime di Israele come un regime ipocrita sfacciato ed aggressivo.

Loro (il governo israeliano) hanno un interesse prioritario nellassicurarsi che nessuna potenza regionale possa contenere Israele o la violenza degli Stati Uniti, ha indicato Chomsky nelle dichiarazioni rilasciate il Lunedì, nel corso del programma televisivo Democrazia Adesso, di fronte allaspettativa del discorso che andrà a pronunciare Netanyahu davanti al Congresso statunitense.

Nellannotare che il regime di Tel Aviv presuppone la peggiore violenza nella regione, lo scrittore e critico nordamericano ha aggiunto che Netanyahu pretende di approfittare di questa opportunità per sabotare le conversazioni sul nucleare che si stanno sviluppando tra lIran ed il gruppo dei 5+1 (USA, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania).

Al contrario di quanto affermano i servizi di intelligence statunitensi sullimportanza di prevenire un attacco dallIran, il famoso linguista ha assicurato che il paese persiano non organizzerà mai una aggressione contro altri paesi.

Inoltre Chomsky ha smentito le avvertenze formulate da Teheran contro questo regime usurpatore, ha qualificato il regime di Israele come uno sfacciato ipocrita ed aggressivo.

Ha ricordato che il regime di Tel Aviv ancora mantiene loccupazione illegale nei territori palestinesi, che Israele ha aggredito tre volte la Fascia di Gaza ,già sotto assedio, cinque volte il Libano, inoltre è lunico paese del Medio Oriente che dispone di armi nucleari.

Riferendosi al regime di Israele, lanalista statunitense ha lasciato in chiaro che se se sei violento, naturalmente preferisci utilizzare la tua forza militare liberamente, senza che nessuno te lo possa impedire.

Dopo aver ricevuto nello scorso Gennaio, un invito del presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, il repubblicano John Boehner, il premier israeliano ha previsto di parlare questo martedì, sullimposizione delle nuove sanzioni contro lIran, in una sessione congiunta del Congresso, mentre nello stesso tempo la diplomazia di Teheran ed il sestetto di paesi continuano a dialogare nella città svizzera di Montreux sul programma dellenergia nucleare iraniana, per arrivare ad un accordo nucleare finale.

La settimana scorsa, la Casa Bianca ha emesso un comunicato in cui ha qualificato la visita del premier israeliano a Washington come di un gesto distruttivo per le stesse basi della relazione israeliana- statunitense. Il regime israeliano si oppone ad un Iran con accesso allenergia nucleare pacifica, mentre mantiene nei suoi depositi, secondo le stime, tra i 200 e le 400 ogive nucleari ed è lunico stato della zona che non ha mai permesso agli ispettori dellAgenzia Internazionale dellEnergia Atomica (AIEA) di verificare le proprie istallazioni nucleari e, inoltre si è sempre opposto a firmare il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP).

Fonte: HispanTv

Traduzione: Luciano Lago

 

 

 

Toh altra notizia significativa, evidentemente cominciano a pentirsi di avergli dato il Nobel:

 

da l'antidiplomatico.it

 

Il presidente del Comitato del Nobel per la Pace retrocesso per la decisione di assegnare il Premio ad Obama nel 2009

 

Per France 24 si tratta di una "misura senza precedenti"

 

Nel 2009, a pochi mesi dopo il suo giuramento, il presidente Barack Obama ha vinto il Premio Nobel per la Pace con la motivazione dei "suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli." Allora non si poteva sapere che solo pochi anni dopo il suo annuncio di "fine della guerra" e il ritorno delle truppe Usa dall'Iraq, avrebbe inviato truppe Usa in Iraq per la terza invasione del paese in tre decenni, o truppe statunitensi in tutto il mondo, e avrebbe lanciato la seconda guerra fredda, spingendo il mondo sull'orlo di un conflitto su larga scala.

 

 

 

All'epoca la Casa Bianca, e i media servili, erano deliziati dall'incoronazione, anche se prematura, del presidente progressista. È per questo che non aspettatevi molta copertura delle conseguenze inevitabili: ieri, in una mossa che France24 ha descritto come "senza precedenti ", il presidente del comitato norvegese del Premio Nobel per la pace è stato rimosso e degradato al rango di semplice membro.

 

 

 

Thorbjoern Jagland, ex premier norvegese, ha attirato le critiche dopo essere diventato presidente della commissione nel 2009 per l'assegnazione del prestigioso Nobel al neo-eletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama . Sarà sostituito dall'attuale vicepresidente Kaci Kullmann Five.

 

Da AP:

 

 

Il Comitato norvegese per l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace ha eletto martedì eletto un nuovo presidente in sostituzione di Thorbjoern Jagland, il cui mandato di sei anni, è stato segnato da polemiche.

 

Jagland rimarrà un membro del gruppo di voto, ma è stato un leader che ha attirato diverse polemiche, attirando le critiche per il suo duplice ruolo di presidente del Comitato e Segretario Generale del Consiglio d'Europa quando il premio è stato assegnato all'Unione europea nel 2012. La sua leadership è stata anche offuscata dalla decisione di dare il premio a Barack Obama nel 2009, subito dopo la sua elezione a presidente degli Stati Uniti, e nel 2010 al dissidente Liu Xiaobo, innescando la rabbia cinese.

 

Jagland è stato sostituito dal vice presidente del Comitato, Kaci Kullmann Five, ex leader del partito conservatore che ha negato che la cacciata di Jagland avesse nulla a che fare con la pressione della Cina, che ha congelato i rapporti diplomatici con la Norvegia dopo il premio del 2010.

 

Non ha invece negato che la cacciata di Jagland avesse qualcosa a che fare con Obama, che dal conferimento del Premio è diventato un militarista neo-con, le cui azioni (o la loro assenza) hanno portato ad un'intensificazione del conflitto globale ma hanno generato immense ricchezze per gli azionisti del complesso militare-industriale.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 04 marzo 2015 21:46

Con una sentenza che riesce ad accontentare nessuno il Brasile prende le distanze dal terrorista Cesare Battisti:

http://www.lastampa.it/2015/03/04/esteri/battisti-litalia-pronta-a-richiedere-lestradizione-acjiEciK12sXKpEhwdqznO/pagina.html

 

In pratica prendono le distanze dal terrorista dei nuclei armati ma con una sentenza con diverse lacune attaccabili dai difensori di Battisti. Sembra anche improbabile l'estradizione verso l'italia, con la probabile destinazione uno stato terzo verso cui successivamente l'italia dovrà fare richiesta.


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