Veltroni ha commesso secondo me un solo grandissimo errore. Ha creduto che in italia un partito di centro sinistra potesse essere maggioritario. Pensateci su. Nemmeno i consensi del migliore Berlinguer raggiungevano il 34% del PD. Perciò ha dovuto unire a freddo due gruppi ben distinti tra loro, con due identità troppo diverse, senza un'idea che li potesse amalgamare. Senza contare che in Italia, causa una classe dirigente ladra, è sparito il PSI, che dovrebbe essere il partito più importante in una coalizione di centro sinistra. Perciò manca proprio il fulcro di un ipotetico schieramento. Perciò se fossi stato Veltroni io mi sarei buttato lì a cercare un'identità. E invece sbaglio o ancora il PD non fa parte del PSE e nemmeno di un altro partito? Come si può definire il più grande partito del centro sinistra italiano se non è nemmeno iscritto al partito socialista europeo? L'errore grave secondo me è aver unito le persone e solo in seguito aver creato una proposta. Doveva fare il contrario e sperare che le idee fossero talmente radicali e forti da far scomparire le differenze, invece dovendo accontentare tutti si è dovuto affidare all'ormai famoso "ma anche".
Capisco il tuo discorso, ma ci sono almeno un paio di punti che non condivido per niente, e che sono entrambi legati all'idea di identità.
In primo luogo, parlare di DS e Margherita come di (cito le tue parole) "due gruppi ben distinti tra loro, con due identità troppo diverse", come fanno molti, secondo me vuol dire dimenticare gli ultimi quindici anni di storia di questo paese, ed essere fermi a DC e PCI. In realtà, secondo me già DS e Margherita erano due accozzaglie disomogenee al loro interno, nate nel corso del tempo a forza di aggregare spezzoni più o meno minuscoli di fuoriusciti dall'implosione dei vecchi partiti. Non a caso, entrambi i partiti, quando si trattava di discuetre di quei temi che ora dividono il PD, concedevano libertà di coscienza, e raramente prendevano una linea chiara. Questo vale in particolare per la Margherita, il cui elettorato era ben diverso (e più ampio) di quello del vecchio PPI, anche se molti questo passaggio sembrano dimenticarlo.
Che siano due identità dominanti, all'interno del Pd, o dieci, il discorso mi sembra possa rientrarci ugualmente, era solo per dare un'ordine di grandezza. E' chiaro che volendo essere precisi in un partito che aspira ad essere maggioritario ci potrebbero essere differenze sostanziali e formali su ogni argomento, ma non mi interessava far notare questo.
Credo di non essere riuscito a farti capire bene quello che penso. Ci riprovo. Nella formazione del Pd si è pensato che sommando DS e Margherita si sarebbe creato un PD forte dei numeri dei due partiti, espressione delle identità di tutti i padri fondatori. Secondo me, questo processo, oltre ad essere stupido, è anche segnato dall'impotenza della leadership di affermare i principi in cui crede, dando potere alle innumerevoli correnti, che per forza di cose vengono a crearsi, a causa delle differenti posizioni. Non è un caso la creazione dell'assemblea nazionale.
Walter Veltroni ha una sua identità, una sua storia, degli ideali. Essere scelto come segretario di un partito con delle primarie plebiscitarie, anche se di avversari non ce n'erano, per me vuole dire avere una certa influenza sulle linee guida da "imporre" al Pd, come Berlusconi impone le sue al PdL. Scegliere Franceschini, con tutta la stima che ho per lui, significa rinnegare questa identità ed abbracciare ideali e una storia politica diversi, e in un prossimo futuro forse anche alleanze diverse. Ecco perchè dicevo che il processo giusto da parte di Veltroni sarebbe stato raccogliere chi si riconosceva nelle sue idee in un nuovo progetto, con ideali ben definiti e una leadership forte. E' chiaro che se ciò avviene le idee portano automaticamente all'iscrizione in un partito europeo, non il contrario. Infatti, adesso, non avendo delle idee su cui poggiare la sua forza, il Pd non si riconosce in nessun gruppo parlamentare europeo. Allo stesso modo gli elettori non si riconoscono nel Pd.
In secondo luogo, l'identità non si può costruire di certo semplicemente iscrivendosi ad un partito europeo: questo mi sembra un errore uguale e contrario a quello che commettono i teodem o i giornali fiancheggiatori del berlusconismo imperante. Se così fosse, infatti, avrebbe ragione Rutelli a dire che l'iscrizione al PSE significherebbe che il PD non è altro che l'ennesimo passaggio della storia del PCI-PDS-DS, e che chi proviene da altre realtà è stato semplicemente assorbito in quel partito... cosa che invece, secondo me, è una panzana colossale.
(..)
Il PD deve riuscire a darsi un'identità a prescindere dal gruppo europeo a cui si iscriverà, questo è il fatto.
Beninteso, poi magari si iscrive al PSE, ed io sarei favorevole. Ma se aspetta per darsi un'identità di iscriversi al PSE sta fresco: è il PSE a non avere un'identità, ma soltanto un bel nome.
L'identità si costruisce a partire da idee comuni, da un progetto. Ho fatto l'esempio del PSE perchè il segretario era veltroni, e il partito guidato da Veltroni non credo che potrebbe scegliere un altro posto. Io ho appoggiato l'idea del Pd anche perchè era lui a guidarlo e in un certo senso mi sentivo garantito nei miei ideali. Se avessi dovuto pensare che la Binetti avrebbe messo il becco su ogni legge riguardante temi sensibili, ci avrei riflettuto di più.
Secondo me, comunque, il problema del centro sinistra e soprattutto dei socialisti italiani, a differenza di quanto dici, è proprio aver svenduto la propria identità annacquandola in partiti centristi, facendo dei salti a destra, oppure radicalizzandosi a sinistra in partiti da 0,6%. Il problema di avere una classe dirigente ladra è questo. Bisogna distinguersi in qualche modo per non perdere la poltrona. La diaspora dei socialisti come è stata definita non a torto, è il problema della sinistra italiana. Un'ulteriore allargamento dei confini ideologici nel Pd (dai teodem ai post-comunisti) ha distrutto inevitabilmente quel minimo di unità interna nel popolo del centro-sinistra rappresentato dai gruppi DS e alcuni ambienti della Margherita e dei socialisti. Adesso la nomina di Franceschini mi sembra dimostrare proprio il contrario di quanto afferma Rutelli. E' il popolo di sinistra ad aver perso rappresentanza ed identità. La cosa più importante, imho, per il Pd è ridare rappresentanza al suo elettorato disilluso e stanco del malgoverno e degli inciuci. Ciò si può fare solo con una leadership forte, che mantenga al suo posto le correnti e che cacci a calci chi, nella mia personalissima visione di PD, non c'entra nulla con i riformisti di sinistra, ma starebbe meglio con casini tanto per dire, o con Ferrero. Certo Fraceschini sarà anche bravo, ma non rappresenta precisamente quest'idea di Pd.
Una discreta fetta dell'elettorato di sinistra mi fa sinceramente venire voglia di ridere. Si è completamente consapevoli che la propria astensione è un aiuto diretto a ciò che si considera il male maggiore, tuttavia non si perdona il tradimento dei propri, persino se dall'altra parte le stesse cose si fanno e in proporzione maggiore.
L'astensione può avere motivi differenti. L'astensione di rabbia non mi piace e la trovo inutile e qualunquistica. Poi però c'è anche l'astensione che io definisco utile che è quella che "utilizzerò" io.
La questione per quanto mi riguarda è questa: il PD per come è conciato adesso è invotabile. Analogamente però e paradossalmente, è l'unico partito votabile non essendoci nulla di altro di decente sulla piazza. Quindi da un lato voglio che il mio dissenso sia recepito, dall'altro che il mio voto non favorisca direttamente qualcun'altro. Quindi, nessun voto a Di Pietro che per me è un reazionario simil-fascista, nè all'estrema sinistra che vive ancora di lotta di classe, nè tantomeno ai partiti di centrodestra che sono già forti di loro e che, nonostante abbiano fatto meno peggio di quanto pensavo, sono comunque troppo lontani da me.
Per questo non vedo alternative all'astensione. Il tempo del meno peggio deve per me finire anche perchè temo che questo continuo turarsi il naso tenga la dirigenza PD nella bambagia e la spinga a chiudersi a difesa della poltrona.
SI vede che quel corpulento signore scappato ad Hammamet doveva essere mio nonno.Eppure mi sembrava......
si spiegano un sacco di cose della sinistra attuale allora.. e bella non è
@sharingan: Che Craxi sia stato il maggior leader della sinistra italiana nel dopoguerra è una tua opinione o ci sono resoconti che lo affermano? No, perché lo hai detto con una tale veemenza affermativa che non pare solo una tua idea...
E' un'idea mia ma condivisa da numerosi storici/giornalisti/politologi. "Il più grande" può sembrare forse eccessivo, "il più innovatore" credo vada meglio, ma il senso è quello. L'elemento morale può avere anche un certo peso, ma non può essere considerato l'unico metro di giudizio.
Certo Fraceschini sarà anche bravo, ma non rappresenta precisamente quest'idea di Pd.
A me invece Franceschini pare proprio in continuità con Veltroni. Senza contare che sta su qualche mesetto appena.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Certo Fraceschini sarà anche bravo, ma non rappresenta precisamente quest'idea di Pd.
A me invece Franceschini pare proprio in continuità con Veltroni. Senza contare che sta su qualche mesetto appena.
La continuità con Veltroni è innegabile. E tra tutti i papabili è il meno-peggio, anzi direi quasi "il migliore" (enfatizzo la positività della scelta ;)). E' stato nominato dall'esecutivo mi pare, che è formato da uomini scelti da Veltroni, quindi su questo non ci piove. Mi sembra solo l'ennesimo piccolo passo verso il centro e l'alleanza con l'UDC. Speriamo che però, proprio il fatto di rimanere lì solo qualche mese gli dia la possibilità di segnare una netta discontinuità rispetto al passato. Non fosse altro che mi farebbe un piacere enorme non vedere più tutto il gruppo dirigente del Pd. ^_^
EDIt: La mia opinione di Franceschini non modifica il fatto che l'idea di Partito Democratico che aveva prospettato Veltroni è stata tradita in pieno, prima da lui stessoe dalla sua arrendevole opposizione, ora dalla nomina di Franceschini a tempo.
La questione per quanto mi riguarda è questa: il PD per come è conciato adesso è invotabile. Analogamente però e paradossalmente, è l'unico partito votabile non essendoci nulla di altro di decente sulla piazza. Quindi da un lato voglio che il mio dissenso sia recepito, dall'altro che il mio voto non favorisca direttamente qualcun'altro. Quindi, nessun voto a Di Pietro che per me è un reazionario simil-fascista, nè all'estrema sinistra che vive ancora di lotta di classe, nè tantomeno ai partiti di centrodestra che sono già forti di loro e che, nonostante abbiano fatto meno peggio di quanto pensavo, sono comunque troppo lontani da me.
Per questo non vedo alternative all'astensione. Il tempo del meno peggio deve per me finire anche perchè temo che questo continuo turarsi il naso tenga la dirigenza PD nella bambagia e la spinga a chiudersi a difesa della poltrona.
Se ci fosse l'opzione "se l'astensione è TOT non ci governa nessuno e si torna a votare" sarei d'accordo con il tuo ragionamento.
Tuttavia, anche se andasse a votare una persona sola, viene eletto un governo che riguarderà tutti.
"Punire" una classe dirigente che sfiducia i cittadini o non ne fa proprie le rivendicazioni è sensato, però per me questo vuol dire cambiare la direzione del voto.
Il tuo ragionamento è: questo partito è il migliore sulla piazza, ma non è il partito che vorrei, quindi non voto nessuno.
Ma, proseguendo il tuo ragionamento, questo non vuol dire in qualche modo aiutare gli altri partiti, che ritieni, a quanto leggo, peggio? Quindi, di fatto, volontariamente e consapevolmente accetti l'idea di aiutare l'Italia a finire nelle mani di chi ritieni sia peggio per punire chi ritieni sia meglio di non essere abbastanza.
OK che la razionalità in politica è un optional e, soprattutto da noi, si vota con cuore e stomaco, ma qui si arriva al paradosso, a mio parere. ;)
Sia chiaro, non è una critica a te, è che davvero non capisco una scelta del genere...
E' un'idea mia ma condivisa da numerosi storici/giornalisti/politologi. "Il più grande" può sembrare forse eccessivo, "il più innovatore" credo vada meglio, ma il senso è quello. L'elemento morale può avere anche un certo peso, ma non può essere considerato l'unico metro di giudizio.
Potresti citarmi qualcuno? ^_^
Personalmente, considerare "il più grande" o "il più innovatore" uno dei diretti artefici del raddoppio del debito pubblico mi pare un filo azzardato. Indipendentemente dall'elemento morale, prendendo per buono il paletto che poni (anche se non lo condivido per nulla, dal momento che personalmente ritengo la moralità, quindi l'intenzione con cui si prendono delle scelte, altrettanto importante della scelta stessa).
A me invece Franceschini pare proprio in continuità con Veltroni. Senza contare che sta su qualche mesetto appena.
Franceschini è troppo di continuità con Veltroni per poter essere percepito bene. Purtroppo.
Non è segretario da nemmeno un giorno e già viene marchiato. Come se non fosse in grado (o gli fosse impedito) di dire la sua, di far vedere cosa pensa, come si regolerà con i decani del partito, con i sindacati, con gli altri partiti, con gli Italiani.
Insomma, diamogli tempo, prima di scuotere le teste sconsolati.
Secondo me, se tira fuori gli attributi, si trova nella posizione per fare un lavoro magistrale. Può sfruttare la sua segreteria, a tempo determinato (quale ironia... il precariato in politica! Ora sì che il PD è il partito che rappresenta i precari... Precario pure il segretario! ^_^ ), per prendere scelte senza rendere troppo conto a nessuno. Può sparigliare le carte puntando sul fatto che se ne andrà... E poi presentare il conto al Congresso, candidandosi alle primarie e chiedendo alla gente una legittimazione ex-post. E se uno riesce a uccidere politicamente D'Alema, per dire, di voti se ne piglia... :figo: Almeno, io farei così, se fossi in lui, e se avessi le mani abbastanza libere per farlo.
Il tuo ragionamento è: questo partito è il migliore sulla piazza, ma non è il partito che vorrei, quindi non voto nessuno.
Ma, proseguendo il tuo ragionamento, questo non vuol dire in qualche modo aiutare gli altri partiti, che ritieni, a quanto leggo, peggio? Quindi, di fatto, volontariamente e consapevolmente accetti l'idea di aiutare l'Italia a finire nelle mani di chi ritieni sia peggio per punire chi ritieni sia meglio di non essere abbastanza.
OK che la razionalità in politica è un optional e, soprattutto da noi, si vota con cuore e stomaco, ma qui si arriva al paradosso, a mio parere. ^_^
Sia chiaro, non è una critica a te, è che davvero non capisco una scelta del genere...
Io la capisco... Non concordo con Sharingan riguardo a Craxi, ma concordo sul non votare questo PD. Perché facendo cosí si finisce col premiare (o mandare al governo) un partito che è solo appena meno peggio di quello attuale. Non votare PD solo inizialmente può favorire Berlusconi & C., ma successivamente può incentivare un rinnovo nel partito. Il segnale è: "Se davvero volete sconfiggere le destre, dovete cambiare; dovete fare sul serio".
Se ci fosse l'opzione "se l'astensione è TOT non ci governa nessuno e si torna a votare" sarei d'accordo con il tuo ragionamento.
Tuttavia, anche se andasse a votare una persona sola, viene eletto un governo che riguarderà tutti.
"Punire" una classe dirigente che sfiducia i cittadini o non ne fa proprie le rivendicazioni è sensato, però per me questo vuol dire cambiare la direzione del voto.
Il tuo ragionamento è: questo partito è il migliore sulla piazza, ma non è il partito che vorrei, quindi non voto nessuno.
Ma, proseguendo il tuo ragionamento, questo non vuol dire in qualche modo aiutare gli altri partiti, che ritieni, a quanto leggo, peggio? Quindi, di fatto, volontariamente e consapevolmente accetti l'idea di aiutare l'Italia a finire nelle mani di chi ritieni sia peggio per punire chi ritieni sia meglio di non essere abbastanza.
OK che la razionalità in politica è un optional e, soprattutto da noi, si vota con cuore e stomaco, ma qui si arriva al paradosso, a mio parere. ^_^
Il ragionamento che ho fatto sull'astensione è rivolto alle elezioni europee. Non c'è un Governo da eleggere, quindi questa volta mi potrò permettere di punire il PD senza rischiare di trovarmi un Governo sgradito.
Poi quando ci saranno le politiche il ragionamento non potrà che essere simile. Mancano 4 anni e si spera che nel frattempo la situazione nel PD si sia definita. La mia idea generale rimane comunque quella "O PD o niente".
Potresti citarmi qualcuno?Personalmente, considerare "il più grande" o "il più innovatore" uno dei diretti artefici del raddoppio del debito pubblico mi pare un filo azzardato. Indipendentemente dall'elemento morale, prendendo per buono il paletto che poni (anche se non lo condivido per nulla, dal momento che personalmente ritengo la moralità, quindi l'intenzione con cui si prendono delle scelte, altrettanto importante della scelta stessa).
Craxi ha il merito di aver trasformato il PSI in un partito di sinistra moderno, svincolato una volta per tutte dalle origine marxiste, decisamente più vicino alle socialdemocrazie europee; inoltre è riuscito a giocare abilmente le sue carte nell'alleanza con la DC riuscendo ad ottenere la premiership nell'alleanza di centrosinistra e tenendo comunque il proprio partito come ago della bilancia di ogni Governo. Per le possibilità che aveva ha fatto molto.
Comunque l'ho citato soprattutto per le modalità con le quali ha conquistato la leadership del PSI, e cioè scavalcando tutti i vecchi del partito ed escludendoli dai ruoli chiave, una volta vinta la battaglia.
Sulla questione morale. E' importante anche per me (se non diventa un'ossessione di superiorità), altrimenti forse il mio malcontento verso il PD sarebbe anche potuto diventare voto allo schieramento opposto. Ma parlando della Prima Repubblica ci sarebbe da chiedersi: era morale votare per il PCI, cioè un partito a lungo finanziato da una potenza straniera nemica e difensore delle più atroci repressioni di Stalin e Co.? Senza contare che, se non si governa mai, è difficile compromettersi moralmente.
Non è segretario da nemmeno un giorno e già viene marchiato. Come se non fosse in grado (o gli fosse impedito) di dire la sua, di far vedere cosa pensa, come si regolerà con i decani del partito, con i sindacati, con gli altri partiti, con gli Italiani.Insomma, diamogli tempo, prima di scuotere le teste sconsolati.
Non per nulla però. La nomenklatura che ha scelto prima Prodi e poi Veltroni come propri leader, li ha poi messi nella condizione di non agire costringendoli alla resa. Ora la stessa nomenklatura decide di eleggere Franceschini. Il sospetto che sia un'altro agnello sacrificabile è alto. A quel punto al Congresso, Bersani (che senza l'assenso di D'Alema non muove un dito) avrà gioco facile ad accappararsi la segreteria per mancanza di concorrenti. Spero di sbagliarmi ma il mio timore è questo. Se Franceschini non vuole finire stritolato deve giocare duro.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Io la capisco... Non concordo con Sharingan riguardo a Craxi, ma concordo sul non votare questo PD. Perché facendo cosí si finisce col premiare (o mandare al governo) un partito che è solo appena meno peggio di quello attuale. Non votare PD solo inizialmente può favorire Berlusconi & C., ma successivamente può incentivare un rinnovo nel partito. Il segnale è: "Se davvero volete sconfiggere le destre, dovete cambiare; dovete fare sul serio".
Non sono d'accordo. Non dal punto di vista del ragionamento, che è formalmente corretto, ma per quanto riguarda la semplice esperienza dei fatti.
Se il PD scende significativamente sotto il 25% alle Europee ci sarà molto probabilmente un rompete le righe generale. Altro che rinnovamento. Scomparirà il partito.
Certo, non scompariranno le idee, e col tempo spunterà qualche politico in grado di catalizzarle in forma di partito.
Ma si parlerebbe di anni...
Inoltre, mentre la sinistra si "rinnoverebbe", cosa succederebbe al Paese? La struttura del nostro Stato non è adatta a partiti che si prendono, per dire, il 70% dei consensi dei votanti. Le regole per le commissioni di controllo (strumenti essenziali in ogni democrazia, come gli USA insegnano) sono fatte per il proporzionale. Già il maggioritario le incricca. Rincaro: in una situazione di politica mediatica come l'attuale, il raggiungimento di percentuali così alte sarebbe di fatto la legittimazione di una dittatura... Ancora di più per un politico per il quale il raggiungimento del potere è contemporaneamente mezzo e fine.
L'idea del rinnovamento seguita ad una ipotetica batosta elettorale, infine, secondo me non regge in uno Stato mediatico come il nostro.
Il potere, oggi, si basa esplicitamente sul consenso raggiunto. Come dire: a parità di condizioni di partenza, se un partito prende il 10%, il suo leader avrà potere interno al partito più ridotto di uno che prende il 15%.
La capacità di rinnovamento e azione di un partito dipende in massima parte dal consenso. "Punire" un partito e sperare che questo si rinnovi è un'utopia.* Al massimo lo si ammazza per tentare di fare spazio per il partito successivo, ma, come ho detto, è un processo che dura anni.
Per questa ragione ritengo personalmente insensato tentare di fare questo al partito che si considera "meno peggio". In un processo virtuoso, si prende il meno peggio e si affossa il peggio, per dargli modo, come voi dite, di rinnovarsi e diventare meglio. Poi si fa lo stesso con il meno peggio di prima, ora diventato peggio, e così via.
Ma se si affossa il meno peggio lasciando strada al peggio (sempre: considerato tale, sia chiaro ;) ) allora si fa strada nell'opinione pubblica l'idea che il peggio non sia poi così peggio, o peggio ancora che sia un meglio a cui tendere. Insomma, più ci penso più l'idea mi pare risolversi in un pastrocchio.
* Le molteplici rinascite berlusconiane sono legate al fatto che non è mai esistito un vero e proprio astensionismo di destra, e al fatto che l'elettorato è fedele alla persona e non alla linea politica (anche perché la linea politica del PDL cambia in base al sondaggio del giorno ^_^ )
Allora lo snodo è il berlusconismo. A me non piace, ma non lo considero l'anticamera della dittatura. Chiaro che se si pensa questo, allora bisogna comunque votare sempre il meno peggio per salvaguardare l'integrità della democrazia.
Aggiungo anche che impostare una linea politica sull'avversione all'avversario è alla lunga perdente in termine di esercizio del potere.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
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Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Allora lo snodo è il berlusconismo. A me non piace, ma non lo considero l'anticamera della dittatura. Chiaro che se si pensa questo, allora bisogna comunque votare sempre il meno peggio per salvaguardare l'integrità della democrazia.
Aggiungo anche che impostare una linea politica sull'avversione all'avversario è alla lunga perdente in termine di esercizio del potere.
No. ^_^
Il berlusconismo non c'entra niente con la scelta.
Se rileggi con attenzione quello che ho scritto, ho parlato di quello che secondo me è l'effetto dell'astensionismo sul partito "punito" in un mondo mediatizzato come il nostro.
Voi avete detto: non voto questo partito perché, pur considerandolo il meno peggio, non è abbastanza per me. Non mi importa se così facendo premio altri partiti che considero peggio. Così facendo il mio partito sarà rinnovarsi.
A ciò ho risposto in due punti:
- perché punire il meno peggio e non il peggio, qualsiasi esso sia?
- in una società mediatizzata, dove il potere di azione deriva dal consenso, un partito "punito" non sarebbe messo nella condizione di rinnovarsi, ma solo di morire per lasciare spazio a chi, dopo la normale decantazione, riuscirà a ricostruire qualcosa in quella nicchia di pensiero e di elettorato.
Poi, ho fatto notare come, indipendentemente dalle intenzioni di un leader politico, i meccanismi che regolano la nostra democrazia non sono tarati su un megapartito che raggiunge percentuali altissime. Questi meccanismi sono nati con il proporzionale e lì sono rimasti.
Come vedi, questo è del tutto indipendente dal berlusconismo. Per me Berlusconi è un eversivo che vuole farcela indipendentemente dalle regole del gioco. Qui, invece, dico che secondo le regole del gioco chiunque si ritrovasse ad avere percentuali altissime di voti avrebbe un potere praticamente senza bilanciamenti, facendo venire meno, o lasciando solo alla coscienza del vincitore, la tutela del diritto alle minoranze che è la base del rapporto democratico.
Spero che ora il mio post sia più chiaro, e soprattutto che il berlusconismo non c'entra assolutamente niente con il mio ragionamento. ;)
- perché punire il meno peggio e non il peggio, qualsiasi esso sia?
Punisco il meno peggio perchè è da quello che voglio cambiamento, non dall'altro che tanto è sempre lo stesso. Attenzione, è chiaro che il rischio che il cambiamento diventi dissolvimento c'è, ma se c'è un momento per rischiare è questo.
- in una società mediatizzata, dove il potere di azione deriva dal consenso, un partito "punito" non sarebbe messo nella condizione di rinnovarsi, ma solo di morire per lasciare spazio a chi, dopo la normale decantazione, riuscirà a ricostruire qualcosa in quella nicchia di pensiero e di elettorato.
Non mi sembra così automatico. Poi se guardo alla politica fuori d'Italia vedo anche che molti leader importanti sono usciti fuori dopo lunghi anni di opposizione del loro partito. La lontananza del potere crea le condizioni per il rinnovamento secondo me. Se per arrivare a una situazione decente bisognasse aspettare 7-8 anni e nel frattempo mangiare la polvere, io (se fossi un politico) lo farei.
Poi, ho fatto notare come, indipendentemente dalle intenzioni di un leader politico, i meccanismi che regolano la nostra democrazia non sono tarati su un megapartito che raggiunge percentuali altissime. Questi meccanismi sono nati con il proporzionale e lì sono rimasti.
Altissime, dipende quanto altissime. Nessuno prenderà mai più del 40-45% come singolo partito. Comunque io sono per un maggioritario bello robusto.
Qui, invece, dico che secondo le regole del gioco chiunque si ritrovasse ad avere percentuali altissime di voti avrebbe un potere praticamente senza bilanciamenti, facendo venire meno, o lasciando solo alla coscienza del vincitore, la tutela del diritto alle minoranze che è la base del rapporto democratico.
Un rischio che non vedo. Anzi secondo me il potere è ancora troppo frammentato.
Spero che ora il mio post sia più chiaro, e soprattutto che il berlusconismo non c'entra assolutamente niente con il mio ragionamento.
E' più chiaro certo. Però è chiaro che i tuoi timori sono rivolti a Berlusconi e al suo potere mediatico (non è una critica).
« I met a traveller from an antique land
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Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
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Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
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L'idea del rinnovamento seguita ad una ipotetica batosta elettorale, infine, secondo me non regge in uno Stato mediatico come il nostro.
penso che (purtroppo) tu abbia fin troppo ragione..
La capacità di rinnovamento e azione di un partito dipende in massima parte dal consenso. "Punire" un partito e sperare che questo si rinnovi è un'utopia.* Al massimo lo si ammazza per tentare di fare spazio per il partito successivo, ma, come ho detto, è un processo che dura anni.
anche qui la visione, contestualizzata all'ambiente "Italia oggi" è realistica..
d'altra parte anche quello che dice Sharingan è giusto, nel senso che se si continua a votare sempre e cmq gli stessi "errori" come si fa ad ottenere un vero cambiamento? è una cosa che ti deve piovere dall'alto, mentre sarebbe meglio una spinta dal basso.. ^_^
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Allora lo snodo è il berlusconismo. A me non piace, ma non lo considero l'anticamera della dittatura. Chiaro che se si pensa questo, allora bisogna comunque votare sempre il meno peggio per salvaguardare l'integrità della democrazia.
Aggiungo anche che impostare una linea politica sull'avversione all'avversario è alla lunga perdente in termine di esercizio del potere.
Non sono d'accordo.E sbagliato impostare la propria linea politica solo sull'avversione all'avversario.Se hai delle tue idee,se hai un progetto politico forte allora la critica (anche dura) dell'avversario ci sta eccome,specie di un avversario come Berlusconi,che se non è criticabile lui.........
Se mancano le idee è ovvio che la critica dell'avversario può diventare un arma a doppio taglio,perchè ti esponi al rischio (spesso diventato realta per la sinistra italiana) di essere accusato di mascherare la tua pochezza di idee con la demonizzazione dell'avversario.
Sulla questione del voto al peggio/meno peggio,mi espressi già a suo tempo:proprio perchè ritengo che il voto sia sacro,non intenzione di svilirlo per scegliere tra "il peggio" e il "meno peggio";per cui,fintanto che la scelta sarà tra una m***a secca e una leggermentissimamente tiepidina,non ho intenzione di votare per alcuno.
Intanto oggi su repubblica è uscito questo articolo sulle ronde,che svela quello che sapevamo un pò tutti:si tratta di manifestazioni assolutamente non ideologiche,fatte da singoli cittadini volontari,non organizzate dai partiti......... ^_^ ;) ^_^
Per questa ragione ritengo personalmente insensato tentare di fare questo al partito che si considera "meno peggio". In un processo virtuoso, si prende il meno peggio e si affossa il peggio, per dargli modo, come voi dite, di rinnovarsi e diventare meglio. Poi si fa lo stesso con il meno peggio di prima, ora diventato peggio, e così via.
Ma se si affossa il meno peggio lasciando strada al peggio (sempre: considerato tale, sia chiaro ^_^ ) allora si fa strada nell'opinione pubblica l'idea che il peggio non sia poi così peggio, o peggio ancora che sia un meglio a cui tendere. Insomma, più ci penso più l'idea mi pare risolversi in un pastrocchio.
Anche il tuo ragionamento e' formalmente corretto, ma di fatto le cose non mi sembrano stare cosi'. Di fatto, in un sistema bipolare esiste una tendenza alla convergenza fra i due competitori verso il centro...
Conosci sicuramente l'analogia dei due gelatai. Lungo una spiaggia ci stanno due gelatai. Uno si sistema al centro della meta' di destra della spiaggia, e l'altro al centro della meta' di sinistra. Cosi' in media tutti i bagnanti hanno piu' o meno la stessa strada da percorrere, per andare a comprarsi il gelato.
Pero' ciascuno dei gelatai vorrebbe vendere di piu'. E allora il gelataio di destra si sposta un pochettino piu' a sinistra, per arraffare piu' clienti all'altro gelataio. Naturalmente il gelataio di sinistra fara' la stessa cosa - si spostera' un po' piu' a destra, e cosi' via.
Dopo un po' i due gelatai si ritroveranno gomito a gomito esattamente al centro della spiaggia. Nessuno dei due avra' piu' clienti di prima - pero' un buon numero di bagnanti dovra' fare molta piu' strada per andarsi a prendere il gelato (questo e' anche un esempio di come il "mercato deregolato" non vada necessariamente verso la soluzione piu' efficiente).
Mettiamo che io sia un consumatore di gelati della parte sinistra della spiaggia. Come faccio a convincere il gelataio "di sinistra" a tornare a spostarsi piu' a sinistra nella spiaggia? Ovvio, vado a comprare il gelato dal gelataio di destra...
Ora, questa analogia ha i suoi difetti, lo so. Tuttavia e' un fatto osservato che nel bipolarismo i due poli tendono a convergere. Sono molto curioso di quale sara' la politica effettiva di Obama - e confesso di essere parecchio scettico in proposito.
Questa "sinistra" comunque mi ha stufato. Anzi, mi fa vomitare. Basta, non ne posso piu' di essere preso per il c**o. Non ne posso piu' di Rutelli/Veltroni/D'Alema/ecc. Sono stanco di campagne elettorali anti-berlusconi realizzate pero' in stile berlusconiano. Basta. Basta. Basta.
Mettiamo che io sia un consumatore di gelati della parte sinistra della spiaggia. Come faccio a convincere il gelataio "di sinistra" a tornare a spostarsi piu' a sinistra nella spiaggia? Ovvio, vado a comprare il gelato dal gelataio di destra...
Se il gelataio di destra fa un gelato di m***a la soluzione non mi pare tanto ovvia......semmai un pò masochistica.
La scelta logica sarebbe di andare dal gelataio che fa il gelato migliore,indipendentemente dalla strada da fare.
Conosci sicuramente l'analogia dei due gelatai.
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Mettiamo che io sia un consumatore di gelati della parte sinistra della spiaggia. Come faccio a convincere il gelataio "di sinistra" a tornare a spostarsi piu' a sinistra nella spiaggia? Ovvio, vado a comprare il gelato dal gelataio di destra...
L'analogia del gelataio secondo me è un po' superficiale.
In primo luogo non prende in considerazione il fatto che uno dei gelatai possa fallire.
Secondariamente, mentre un gelataio sa da quale punto della spiaggia provengono i potenziali clienti, per la politica non è così. Nella politica, il gelataio non lo sa. Sa solo quanti sono venuti da lui a comprare il gelato.
Riprendendo il tuo esempio, se la mole di clienti del gelataio di destra aumenta, potrebbe benissimo essere che il gelataio di sinistra, sempre che nel frattempo non sia fallito, si sposti ancora più a destra, perché si convince che la maggior parte dei clienti si trovi lì. In politica è la stessa cosa. Se, percentualmente, gli operai votano in massa per la Lega, è evidente che partiti come il PRC avranno la tentazione di inseguire la Lega sui suoi argomenti, spostandosi sulle posizioni che attirano i voti. ^_^
A me pare che, come spesso avviene, il timore e la rabbia per essere presi in giro l'abbiano vinta su quelle che si considerano reali necessità del Paese.
Non mi risultano casi in cui l'astensionismo ha prodotto rinnovamenti della classe politica, almeno non in Italia, né in uno Stato con caratteristiche paragonabili.
Si preferisce quindi che lo Stato sia governato, per dire, con voto 3 dall'"altra" parte piuttosto che con voto 4 dalla propria. Perché dalla propria ci si sente in dovere di pretendere almeno il 6, dall'altra no. Ma l'altra parte intanto governa, e, se si pensa che valga 3, il 3 lo si subisce in pieno. ;) Posso capire l'astensionismo da chi considera le parti in causa perfettamente uguali, ma qui leggo di un peggio e di un "appena" meno peggio. Quindi di una differenza.
Il fattore però determinante, almeno secondo me, è l'interpretazione che viene data all'astensionsismo.
Se uno, astenendosi, potesse fare in modo che il seggio in Parlamento restasse vuoto per la legislatura, allora la scelta di astenersi avrebbe un significato politico.
Tuttavia, astenersi non cambia nulla. Il seggio verrà attribuito lo stesso anche se votasse una sola persona.
Astenersi incide invece profondamente su chi verrà eletto. A rigor di logica, quindi, l'astensione equivale ad un voto dato a chi non si aveva inizialmente intenzione di votare.
Ergo, scegliere di punire il meno peggio con l'astensione equivale a votare esplicitamente per chi è peggio.
Come detto, è vero che la razionalità in politica conta poco, ed è stato ampiamente dimostrato dalle ultime campagne elettorali. Però qui si giunge veramente al paradosso.
Se poi il piacere morale di vendicarvi di coloro da cui aspettavate rappresentanza è superiore al vostro stesso senso di desiderio del bene del Paese, è sempre e comunque una scelta legittima.