Darrell Standing attende l'esecuzione nel braccio della morte del carcere di Folsom, condannato a morte per aver colpito al naso un secondino del carcere di San Quentin, dove era rinchiuso in cella d'isolamento da cinque anni. Inizia da qui il racconto di come un ex-professore di agraria, condannato all'ergastolo per aver ucciso un collega e sottoposto, nel carcere di San Quentin, ad angherie poco meno che inenarribili, sino all'isolamento totale per una falsa accusa, ed alla ripetuta tortura di centinaia di ore nella camicia di forza, abbia scoperto il modo di morire per volare, in spirito, a rivivere le proprie vite precedenti. Un romanzo di 400 pagine che racchiude tutto in poco: la denuncia sociale (London fu effettivamente carcerato, sia pure per breve tempo), l'avventura, il tema filosofico-metafisico. Un libro che forse non ci si aspetta dall'autore di Zanna Bianca, ma che deve essere letto per comprendere in pieno il valore di autore troppo spesso declassato a narratore per ragazzi (non solo in Italia, a dire il vero).
"Un magistrale panphlet di pura vena swiftiana", cita il risvolto di copertina. In effetti la serietà con cui sembra essere trattato il tema, con una ferocissima difesa dell'arte dell'impiccagione, dell'onorata professione del boia, della polemica contro una società che minaccia di abolire la pena di morte e che non compensa adeguatamente i suoi onesti servitori (i boia, appunto) fa pensare che l'autore stia parlando sul serio e sia un deciso sostenitore di quanto afferma. Il dubbio che invece lo sia davvero proviene dal fatto che Charles Duff, impiegato d'alto livello al Foreign Office, perse il posto negli anni '30 per smaccate simpatie verso la Germania nazista...
Una storia tra due città: Nella Parigi pre-rivoluzionaria, un medico impazzito, da poco liberato dopo diciotto anni di detenzione alla Bastiglia, viene riscattato dalla figlia con l'aiuto di un impiegato di banca inglese e portato al sicuro a Londra. Nella capitale britannica, saranno coinvolti nel processo e nell'assoluzione di un immigrato francese. da qui parte l'intreccio con cui Dickens lega le vite di Alexandre Manette e della figlia Lucie a quella di Charles Darnay e di Sidney Carton e di altri ancora, in una storia di tradimento e di amore, di redenzione e di perdono negato, di redenzione e di assassinio, sullo sfondo di un'Inghilterra scossa e tesa dalle notizie della rivoluzione mentre la Francia s'insanguina e travolge, uno dopo l'altro, i protagonisti del libro.
Vita di Pi, Yann Martel.
Ho avuto la fortuna di vedere prima il film e questo resoconto tiene soprattutto traccia del confronto tra film e libro. Se volete evitare spoiler non andate avanti.
La storia penso la conoscete. Un indiano fa naufragio e si ritrova in compagnia di una tigre su una scialuppa di salvataggio.
La scrittura è fluida, il libro scorre che è un piacere. Qualche elemento di diversità con il film, un rapporto un pò più conflittuale con il fratello e con l'esterno provocato dalle relegioni abbracciate, ma tutto sommato inizialmente libro e film vanno a braccetto. Belle pennellate, ma inutile dire che la grafica del film è superlativa e da quel qualcosa in più.
Quello che mi ha quasi disorientato sta invece nel rapporto con la tigre e con il relativo retroscena, con l'amara verità che forse si cela dietro la storia fantastica del naufrago. Dopo il film sono rimasto con la bella sensazione di poter decidere cosa sia veramente successo, se la storia magica della compagnia con la tigre è frutto di una mente che non vuole riconoscere la dura realtà affrontata, o se veramente si sia trattato di un fantastico viaggio ai limiti del possibile.
Nel film la tigre diviene la compagna del triste viaggio, la spinta a sopravvivere, il conforto nell'utlimo contatto. La scena in cui le accarezza la testa, a un passo dalla morte, è uno dei momenti più toccanti del film. E ancora le lacrime alla separazione improvvisa, il tormento per la perdita, il ricordo della compagnia divenuta vicendevolmente piacevole...
...tutto scomparso nel libro. Anzi, la tigre per tutta la durata del libro rimane l'incognita da cui guardarsi, la bestia da tenere a freno, dominare altrimenti se ne sarà dominati. Una fuga costante dalla sua bocca vorace. Nell'isola continua a rimanere una presenza minacciosa. Stessa cosa per tuta la durata del viaggio, fino all'utlimo salto. E' il nemico da tenere a bada.
A questo punto non è nemmeno necessario narrare dell'incontro scontro con l'altro cieco... è già tutto chiaro. Allo stesso modo i giapponesi... al limite della goffagine, stanchi, afflitti per un viaggio non programmato e desiderosi di tornarsene a casa, evitano di discutere con il semi-folle e gli danno ragione per poter andarsene.
Concludendo, il film è riuscito ad aggiungere magia al libro. Il libro può essere considerato come un viaggio nell'anima umana, ma il film è un viaggio nell'anima. Potete decidere di confinarlo alla nostra realtà, e avrete l'orrida vicenda raccontabile solo per metafore, o decidere di non rimanere confinati e entrare in un mondo fantastico dove l'impossibile diviene realtà. Sta a voi la scelta.
Il film pertanto non è del tutto fedele al libro, ma sono contento che non lo sia.
Il libro è consigliabile, il film di più (raro, ma succede).
Voto al libro 7
Al film 10
La Recita di Bolzano di Sandor Màrai.
Fuggito dai Piombi, dove è stato rinchiuso per diciotto mesi, Giacomo Casanova fugge a Bolzano, in compagnia del monaco Balbi, già suo compagno di prigionia. La città è troppo piccola e non gli paice, ma vi si trattiene perché ha un appuntamento con destino, o forse con il passato che ritorna.
Prendendo spunto dalle vicissitudini dell'avventuriero veneziano, Màrai tesse una trama di amore e tradimento, attraverso gli occhi di tre personaggi molto diversi eppure molto simili, senza rinunciare ai suoi monologhi ma lasciandoli in pochi punti ben precisi.
Personalmente, lo ritegondo superiore a Le Braci, che viene considerato il capolavoro dell'autore.
La Recita di Bolzano di Sandor Màrai.
Fuggito dai Piombi, dove è stato rinchiuso per diciotto mesi, Giacomo Casanova fugge a Bolzano, in compagnia del monaco Balbi, già suo compagno di prigionia. La città è troppo piccola e non gli paice, ma vi si trattiene perché ha un appuntamento con destino, o forse con il passato che ritorna.
Prendendo spunto dalle vicissitudini dell'avventuriero veneziano, Màrai tesse una trama di amore e tradimento, attraverso gli occhi di tre personaggi molto diversi eppure molto simili, senza rinunciare ai suoi monologhi ma lasciandoli in pochi punti ben precisi.
Personalmente, lo ritegondo superiore a Le Braci, che viene considerato il capolavoro dell'autore.
Giacomo Casanova a Bolzano?! Ma dai? E la trama di amore? Con una tedesca o un'italiana? Devo leggerlo questo libro.
Il grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald. New York, 1922. Il giovane Nick Carraway, giunto da un piccolo paese del Mid-west, si trasferisce in una lussuosa villa in affitto. Il suo vicino, il misterioso Gatsby, organizza ogni sera sfarzose feste e ben presto diventa amico di Nick. Ma quest'ultimo non sa che Gatsby in realtà è andato ad abitare vicino a lui per rincontrare Daisy, cugina di Nick, con cui vi fu un grande amore interrotto cinque anni prima dalla chiamata alle armi. Ma la ragazza è sposata al presuntuoso Tim Buchanan... Un classico della letteratura americana, un vero e proprio esempio di perfezione stilistica e narrativa coniugato ad una superba caratterizzazione dei personaggi, reali e credibili nei loro vizi e nelle loro debolezze. Impostato dalla voce narrante di Nick, il racconto si concentra indubbiamente sulla figura di Gatsby, uomo solo a dispetto delle apparenze, che nasconde un passato insidioso che è pronto nuovamente a perseguitarlo, infrangendosi sulle rigide convenzioni di una alta borghesia snob ed opportunista. Un'assopita amarezza che traspare dalle pagine, che nonostante il loro numero relativamente esiguo riescono a trasmettere un buon numero di emozioni.
L'uomo che credeva di essere se stesso, di David Ambrose. Rick Hamilton, produttore di una rivista scientifica nel Connecticut, ha una vita perfetta: una bella moglie, un figlio adorabile e una solida base finanziaria. Un giorno però, dopo aver rischiato la morte per ben due volte, ha una premonizione su quella della propria compagna. Quando trova la donna morta in un incidente stradale, Rick viene catapultato in un'altra realtà, nella quale ella è viva ma dove il figlio Michael non è mai esistito. Inoltre la mente dell'uomo sembra letteralmente esser spaccata in due, nessuno crede alla sua incredibile storia e viene preso come pazzo dalle autorità... Interessante thriller sci-fi che, proponendo con originalità la teoria degli universi paralleli, riesce a mantenere una tensione costante complice anche una narrazione in prima persona "sdoppiata" nelle due versioni del protagonista che convivono nello stesso corpo. Le sottili, ma fondamentali, differenze tra i due mondi, unite a una scrittura scorrevole ed empatica, rendono L'uomo che credeva di essere se stesso una sorpresa piacevole per gli amanti del genere.
Bollettino di guerra di Edlef Koppen.
Pubblicato con scarso successo editoriale nel 1930, perché schiacciato tra All'Ovest niente di nuovo di Remarque e La Guerra di Renn, censurato e poi messo al rogo dai nazisti, condannato ad un lungo periodo oscuro: questo il destino di un libro che merita di essere letto e che regge tranquillamente il confronto con altri più noti diari e romanzi autobiografici.
L'artigliere Reisiger, volontario nella Grande Guerra, conosce la tragedia del fronte occidentale, la relativa calma di quello orientale dopo l'armistizio con la Russia, e poi il disastro che travolge l'esercito tedesco, oramai esausto, negli ultimi giorni di guerra, per cocnludersi nella cella dell'ospedale psichiatrico - proprio come accadde all'autore.
Il Codice Rebecca, del buon vecchio Ken Follett.
Si tratta di uno dei primi lavori, diciamo così, "importanti" di Follett, e credo uno dei suoi primi lavori in ogni senso, visto che, se non erro, è stato pubblicato nel 1980. Si tratta di una spy-story, che è notoriamente uno dei generi preferiti da Follett, ambientata nel 1942, in Nord Africa e narra dell'avventura di Alex Wolff, spia nazista che viene incaricata da Rommell di mettere la mani sui piani strategici britannici e trasmetterli all'esercito tedesco servendosi, appunto, del codice Rebecca, un'azione che consentirebbe alla Germania Nazista di dare una decisiva svolta al conflitto, e il compito di scongiurare questa terribile minaccia ricade sul maggiore Vandam, incaricato di trovare Wolff e di neutralizzarlo prima che possa dare alla Volpe del Deserto la chiave per vincere la guerra.
Pubblicato più di trent'anni fa, ma l'ho riscoperto solo di recente, credo sia l'unico libro di Follett che non avevo ancora letto, l'ho trovato anche uno dei più avvincenti, scritto in maniera scorrevole, che forse alcuni potrebbero trovare semplice, ma è forte di personaggi estremamente ben caratterizzati, di una storia adrenalinica capace di tenerti incollato e col fiato sospeso fino all'ultima riga. Da grande fan di Ken Follett, io lo consiglio senza la minima esitazione.
Io sono un gatto, di Natsume Soseki. Protagonista del libro è un gatto, che vive nella casa di un ottuso professore al tempo dell'era Meiji. Tra le quattro mura della sua nuova dimora il felino ha modo di osservare la stupidità e l'intelligenza degli uomini, racchiuse in un nugolo di personaggi molto diversi tra loro ma che ben rappresentano le anime di un Giappone in piena trasformazione all'alba del XX secolo. Natsume Soseki (considerato tra i più grandi scrittori del Sol Levante di sempre) ci regala un libro acuto e divertente, considerato il primo romanzo giapponese moderno, in cui ponendo l'io narrante come quello di un gatto dà modo di conoscere curiosità e folklore legate al mondo nipponico, oltre che a offrire la sua personale visione (con molti contradditori voluti per bocca dei diversi personaggi) della società a lui contemporanea. Molto riuscite le brevi ma intense descrizioni della vita dell'animale protagonista, dalla caccia di una mantide fino al toccante finale. Un'opera che funziona proprio perché dinanzi alla sua apparente semplicità nasconde spunti di riflessione già molto avanti sui tempi.
L'ultimo libro che ho letto è the art of racing in the rain, è narrato dal punto di vista di un cane di nome Enzo,ormai anziano, che ripercorre tutti gli avvenimenti della sua vita e di quella col suo padrone che fa il pilota di auto da corsa e per questo lui sogna di reincarnarsi in un umano e imparare a pilotare anche lui auto da corsa. E' un libro con uno stile un po' naif, a tratti un po' lento, ma nel complesso a me è piaciuto perché i sentimenti descritti sono molto veri e ci sono un sacco di bei messaggi sull'importanza del valore della famiglia. Secondariamente, non nego che io adoro gli animali, in particolare i cani quindi queste storie mi appassionano sempre molto.
avevo letto un libro del genere, è di Pennac e si chiama Abbaiare stanca, è uno dei miei preferiti in assoluto, anche se è per bambini. invece mi ha interessato molto quello di Confratello,
Io sono un gatto, di Natsume Soseki.
vedo se riesco a scaricarlo " />
dimenticato, ho appena finito di leggere "La Notte" di Wiesel, credo non abbia bisogno di spiegazioni... Breve e conciso, ma molto intenso
Ho letto il Grande Gatsby due mesi fa, ma ho avuto un rapporto burrascoso con questo romanzo. Lo iniziai e non mi piacque e lo misi da parte. Poi ho deciso di ricominciarlo a leggerlo per tutte le buone recensioni che lessi.Il grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald. New York, 1922. Il giovane Nick Carraway, giunto da un piccolo paese del Mid-west, si trasferisce in una lussuosa villa in affitto. Il suo vicino, il misterioso Gatsby, organizza ogni sera sfarzose feste e ben presto diventa amico di Nick. Ma quest'ultimo non sa che Gatsby in realtà è andato ad abitare vicino a lui per rincontrare Daisy, cugina di Nick, con cui vi fu un grande amore interrotto cinque anni prima dalla chiamata alle armi. Ma la ragazza è sposata al presuntuoso Tim Buchanan... Un classico della letteratura americana, un vero e proprio esempio di perfezione stilistica e narrativa coniugato ad una superba caratterizzazione dei personaggi, reali e credibili nei loro vizi e nelle loro debolezze. Impostato dalla voce narrante di Nick, il racconto si concentra indubbiamente sulla figura di Gatsby, uomo solo a dispetto delle apparenze, che nasconde un passato insidioso che è pronto nuovamente a perseguitarlo, infrangendosi sulle rigide convenzioni di una alta borghesia snob ed opportunista. Un'assopita amarezza che traspare dalle pagine, che nonostante il loro numero relativamente esiguo riescono a trasmettere un buon numero di emozioni.
E quindi "mi sono imposto" di leggerlo e finirlo. Ebbene, non mi ha impressionato piu' di tanto. Forse perche' amo il romanzo sociale e di denuncia. La figura di Gatsby mi e' piaciuta, i dialoghi a volte ti portano alla confusione, ma lo stile e' scorrevole.
Anch'io l'ho letto qualche anno fa e adesso lo sto rileggendo grazie ai libri a 0,99 euro della Newton Compton (solo i primi due capitoli per ora)... All'epoca mi era piaciuto, sia come stile che come temi!
Angus è un vampiro, un predatore che sceglie le prede con attenzione: solo chi fa del male ad altre persone. Le vittime delle sue vittime diventano i suoi protetti, prendersene cura lo fa sentire ancora vivo, amato. Umano. Ma ugualmente diviso tra un mondo a cui non sente di appartenere e uno che non lo riconosce più. Kerri non ha avuto una vita facile, la sua infanzia è un incubo che vorrebbe dimenticare. Angus l'ha tolta dalla strada e lei è cresciuta e diventata forte al suo fianco, fingendo di non accorgersi dei suoi tanti misteri. Galinder guida congreghe di vampiri dai tempi degli imperatori romani. Saggia guida per alcuni, spietato tiranno per altri. Indifferente alla sorte dei mortali, gli interessa soltanto mantenere il potere, alimentando gli intrighi che nascono alla sua corte. Malakith ha un unico scopo nella sua millenaria esistenza: sconfiggere Galinder una volta per tutte. Nessuno scrupolo rallenta il suo cammino. Porta tempesta e si lascia alle spalle distruzione. Suona la danza e le marionette si muovono a tempo di musica. Galinder e Malakith. I loro seguaci, i loro servi. Angus. E Kerri. Chi è che regge i fili?
Grazie al fenomeno Twilight e conseguenti, spesso quando si sente parlare di un libro sui vampiri si diventa un po' diffidenti. Ovviamente non bisogna fare di tutta l'erba un fascio perchè esistono libri dove i vampiri sono ancora degni di questo nome e dove la trama non è la solita portatrice-ambulante-di-diabete.
Questo libro è una vera chicca, mi è piaciuto davvero tanto. Emozionante nel vero senso della parola perchè ti coinvolge a tal punto che ti fa sentire partecipe.
È un 1985 diverso, in un mondo dove i libri sono il bene più prezioso. E i confini tra realtà e fantasia sono più morbidi del consueto. Mycroft, vecchio inventore, escogita un sistema per entrare di persona in romanzi e poesie. Acheron Hades, criminale diabolico, se ne appropria e rapisce "Jane Eyre" dal manoscritto originale di Charlotte Brontë: a indagare arriva Thursday Next, Detective Letteraria. Reduce dalla guerra di Crimea (che imperversa da centotrent'anni), ha in sospeso un amore. Le indagini la riportano a Swindon, sua città natale. Riuscirà a salvare Jane Eyre e a rimettere in sesto la sua vita?
Un po' caotico perchè c'è dentro di tutto e spesso alcune cose sono date per scontate però bello lo stesso!
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