Basterebbe poco buon senso e occhi un pochino aperti per capire che questo meccanismo basato sul fare quello che gli amministratori del culto dicono, non rispecchia quelli che sono i valori della religione
Non penso sia cosí facile, se uno studioso dell'islamismo, di origine araba, arriva a dire che il Corano è fondamentalmente violento; attenzione a una cosa: questo non significa che si debba vivere la religione in modo violento, ma semplicemente che il testo ha quella caratteristica (che si riscontra anche in capitoli importanti).
Non voglio dire che tutti i mussulmani siano estremisti fanatici e terroristi, ma forse non è facile come la metti tu.
Prima che Giovanni Paolo II (grande uomo) ammettesse certi errori del cristianesimo, pensate che tanti fedeli li ammettessero?
Molti o pochi, ci sono comunque, a mio parere, due differenze importanti, che sono state sottolineate: la violenza della Chiesa era nel passato, e la massima autorità del culto si è scusata. Nell'islam, questo non si è mai verificato, e la violenza è tutt'ora attuale, e non in maniera trascurabile.
Certo, i fedeli sono una cosa diversa rispetto alle autorità del culto, ma non mi pare una differenza da poco. Anche perché a prescindere dai fedeli che il Papa abbia detto una simile cosa significa che la posizione ufficiale del culto è quella; e quindi bisognerebbe inziare a interrogarsi con un occhio forse un po' piú rivolto ai fedeli, piuttosto che al culto.
Inoltre, la chiusura dei fedeli non sempre deriva da una chiusura delle autorità, né del culto: ci sono esempi di fedeli estremamente chiusi nonostante il Papa dica il contrario, e persino esempi di ecclesiastici estremamente chiusi nonostante le Sacre Scritture dicano il contrario.
Andate ora a litigare sulle mille contraddizioni del cristianesimo, sulle stupidaggini che non hanno un senso di esistere perchè niente hanno a che fare con Gesù e dimostratelo anche. Prima vi daranno addosso, poi, se si accorgeranno che non possono rispondere, si rifugeranno dietro ai misteri della fede, ormai è così, ma cosa te ne frega
Però non è cosí con tutti: certo, ho incontrato fedeli che non riuscivano a smuoversi da alcune posizioni nemmeno quando il farlo non avrebbe sminuito né cambiato minimamente la loro fede, il loro culto; però ho anche trovato fedeli con cui era possibile confrontarsi. Quale dei due sia la maggioranza, questo è un altro discorso.
E si parla di rogo per stregoneria, guerre, e nefandezze di ogni genere, non noccioline
Su cui però bisognerebbe fare approfondimenti accurati; per esempio, se non ricordo male i roghi furono in minima parte religiosi, e in massima parte civili. Certo, questo non giustifica quelli fatti dalla Chiesa; ma cambia di parecchio la situazione dell'epoca. E il fatto che tutto questo sia nel passato è una differenza non da poco.
Sicuramente si potrà dire, come fai, che adesso il cristianesimo è innocuo; però lo è. Non è poco, e bisognerebbe chiedersi quando anche altri culti faranno gli stessi passi.
Se loro si offendono sentendo fatti che sono dimostrati, non è colpa nostra, ma la nostra colpa è andare a dirglielo in faccia sapendo benissimo che si offenderanno
Il fatto è che una cosa è la questione di fede, un'altra è il fatto storico: tu parli di limite non superato; ma, se non si è nemmeno piú liberi di riportare un fatto storico per paura di offenderli, allora inizio a chiedermi se veramente questo limite non sia stato superato.
ah ecco il discorso integrale:prima ho letto che qualcuno lo chiedeva
Fede, ragione e università.
Ricordi e riflessioni.
7d848efd5fba98822f1db3b2a6794785'7d848efd5fba98822f1db3b2a6794785
Illustri Signori, gentili Signore!
[...]
Tutto ciò mi tornò in mente, quando recentemente lessi la parte edita dal professore Theodore Khoury (Münster) del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d'inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Fu poi probabilmente l'imperatore stesso ad annotare, durante l'assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si spiega così perché i suoi ragionamenti siano riportati in modo molto più dettagliato che non le risposte dell'erudito persiano. Il dialogo si estende su tutto l'ambito delle strutture della fede contenute nella Bibbia e nel Corano e si sofferma soprattutto sull'immagine di Dio e dell'uomo, ma necessariamente anche sempre di nuovo sulla relazione tra le "tre Leggi": Antico Testamento – Nuovo Testamento – Corano. Vorrei toccare in questa lezione solo un argomento – piuttosto marginale nella struttura del dialogo – che, nel contesto del tema "fede e ragione", mi ha affascinato e che mi servirà come punto di partenza per le mie riflessioni su questo tema.
Nel settimo colloquio (διάλεξις – controversia) edito dal prof. Khoury, l'imperatore tocca il tema della jihād (guerra santa). Sicuramente l'imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: "Nessuna costrizione nelle cose di fede". È una delle sure del periodo iniziale in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il "Libro" e gli "increduli"," egli, in modo sorprendentemente brusco, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". L'imperatore spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima. "Dio non si compiace del sangue; non agire secondo ragione (σὺν λόγω) è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…".
L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L'editore, Theodore Khoury, commenta(-non il Papa ndr-):" per l'imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest'affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza." In questo contesto Khoury cita un'opera del noto islamista francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazn si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l'uomo dovrebbe praticare anche l'idolatria.
Qui si apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto. La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del Libro della Genesi, Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole: "In principio era il λόγος". È questa proprio la stessa parola che usa l'imperatore: Dio agisce con logos. Logos significa insieme ragione e parola – una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione. Giovanni con ciò ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio, la parola in cui tutte le vie spesso faticose e tortuose della fede biblica raggiungono la loro meta, trovano la loro sintesi. In principio era il logos, e il logos è Dio, ci dice l'evangelista. L'incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di san Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell'Asia e che, in sogno, vide un Macedone e sentì la sua supplica: "Passa in Macedonia e aiutaci!" (cfr At 16,6-10) – questa visione può essere interpretata come una "condensazione" della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l'interrogarsi greco.
In realtà, questo avvicinamento ormai era avviato da molto tempo. Già il nome misterioso di Dio dal roveto ardente, che distacca questo Dio dall'insieme delle divinità con molteplici nomi affermando soltanto il suo essere, è, nei confronti del mito, una contestazione con la quale sta in intima analogia il tentativo di Socrate di vincere e superare il mito stesso. Il processo iniziato presso il roveto raggiunge, all'interno dell'Antico Testamento, una nuova maturità durante l'esilio, dove il Dio d'Israele, ora privo della Terra e del culto, si annuncia come il Dio del cielo e della terra, presentandosi con una semplice formula che prolunga la parola del roveto: "Io sono". Con questa nuova conoscenza di Dio va di pari passo una specie di illuminismo, che si esprime in modo drastico nella derisione delle divinità che sono soltanto opera delle mani dell'uomo (cfr Sal 115). Così, nonostante tutta la durezza del disaccordo con i sovrani ellenistici, che volevano ottenere con la forza l'adeguamento allo stile di vita greco e al loro culto idolatrico, la fede biblica, durante l'epoca ellenistica, andava interiormente incontro alla parte migliore del pensiero greco, fino ad un contatto vicendevole che si è poi realizzato specialmente nella tarda letteratura sapienziale. Oggi noi sappiamo che la traduzione greca dell'Antico Testamento, realizzata in Alessandria – la "Settanta" –, è più di una semplice (da valutare forse in modo poco positivo) traduzione del testo ebraico: è infatti una testimonianza testuale a se stante e uno specifico importante passo della storia della Rivelazione, nel quale si è realizzato questo incontro in un modo che per la nascita del cristianesimo e la sua divulgazione ha avuto un significato decisivo. Nel profondo, vi si tratta dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall'intima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero ellenistico fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio.
Per onestà bisogna annotare a questo punto che, nel tardo Medioevo, si sono sviluppate nella teologia tendenze che rompono questa sintesi tra spirito greco e spirito cristiano. In contrasto con il cosiddetto intellettualismo agostiniano e tomista iniziò con Duns Scoto una impostazione volontaristica, la quale alla fine portò all'affermazione che noi di Dio conosceremmo soltanto la voluntas ordinata. Al di là di essa esisterebbe la libertà di Dio, in virtù della quale Egli avrebbe potuto creare e fare anche il contrario di tutto ciò che effettivamente ha fatto. Qui si profilano delle posizioni che, senz'altro, possono avvicinarsi a quelle di Ibn Hazn e potrebbero portare fino all'immagine di un Dio-Arbitrio, che non è legato neanche alla verità e al bene. La trascendenza e la diversità di Dio vengono accentuate in modo così esagerato, che anche la nostra ragione, il nostro senso del vero e del bene non sono più un vero specchio di Dio, le cui possibilità abissali rimangono per noi eternamente irraggiungibili e nascoste dietro le sue decisioni effettive. In contrasto con ciò, la fede della Chiesa si è sempre attenuta alla convinzione che tra Dio e noi, tra il suo eterno Spirito creatore e la nostra ragione creata esista una vera analogia, in cui certo le dissomiglianze sono infinitamente più grandi delle somiglianze, non tuttavia fino al punto da abolire l'analogia e il suo linguaggio (cfr Lat IV). Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi in un volontarismo puro ed impenetrabile, ma il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore. Certo, l'amore "sorpassa" la conoscenza ed è per questo capace di percepire più del semplice pensiero (cfr Ef 3,19), tuttavia esso rimane l'amore del Dio-logos, per cui il culto cristiano è λογικὴ λατρεία – un culto che concorda con il Verbo eterno e con la nostra ragione (cfr Rm 12,1).
Il qui accennato vicendevole avvicinamento interiore, che si è avuto tra la fede biblica e l'interrogarsi sul piano filosofico del pensiero greco, è un dato di importanza decisiva non solo dal punto di vista della storia delle religioni, ma anche da quello della storia universale – un dato che ci obbliga anche oggi. Considerato questo incontro, non è sorprendente che il cristianesimo, nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell'Oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa. Possiamo esprimerlo anche inversamente: questo incontro, al quale si aggiunge successivamente ancora il patrimonio di Roma, ha creato l'Europa e rimane il fondamento di ciò che, con ragione, si può chiamare Europa.
Alla tesi che il patrimonio greco, criticamente purificato, sia una parte integrante della fede cristiana, si oppone la richiesta della dis-ellenizzazione del cristianesimo – una richiesta che dall'inizio dell'età moderna domina in modo crescente la ricerca teologica. Visto più da vicino, si possono osservare tre onde nel programma della dis-ellenizzazione: pur collegate tra di loro, esse tuttavia nelle loro motivazioni e nei loro obiettivi sono chiaramente distinte l'una dall'altra.
La dis-ellenizzazione emerge dapprima in connessione con i postulati fondamentali della Riforma del XVI secolo. Considerando la tradizione delle scuole teologiche, i riformatori si vedevano di fronte ad una sistematizzazione della fede condizionata totalmente dalla filosofia, di fronte cioè ad una determinazione della fede dall'esterno in forza di un modo di pensare che non derivava da essa. Così la fede non appariva più come vivente parola storica, ma come elemento inserito nella struttura di un sistema filosofico. Il sola Scriptura invece cerca la pura forma primordiale della fede, come essa è presente originariamente nella Parola biblica. La metafisica appare come un presupposto derivante da altra fonte, da cui occorre liberare la fede per farla tornare ad essere totalmente se stessa. Con la sua affermazione di aver dovuto accantonare il pensare per far spazio alla fede, Kant ha agito in base a questo programma con una radicalità imprevedibile per i riformatori. Con ciò egli ha ancorato la fede esclusivamente alla ragione pratica, negandole l'accesso al tutto della realtà.
La teologia liberale del XIX e del XX secolo apportò una seconda onda nel programma della dis-ellenizzazione: di essa rappresentante eminente è Adolf von Harnack. Durante il tempo dei miei studi, come nei primi anni della mia attività accademica, questo programma era fortemente operante anche nella teologia cattolica. Come punto di partenza era utilizzata la distinzione di Pascal tra il Dio dei filosofi ed il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Nella mia prolusione a Bonn, nel 1959, ho cercato di affrontare questo argomento. Non intendo riprendere qui tutto il discorso. Vorrei però tentare di mettere in luce almeno brevemente la novità che caratterizzava questa seconda onda di dis-ellenizzazione rispetto alla prima. Come pensiero centrale appare, in Harnack, il ritorno al semplice uomo Gesù e al suo messaggio semplice, che verrebbe prima di tutte le teologizzazioni e, appunto, anche prima delle ellenizzazioni: sarebbe questo messaggio semplice che costituirebbe il vero culmine dello sviluppo religioso dell'umanità. Gesù avrebbe dato un addio al culto in favore della morale. In definitiva, Egli viene rappresentato come padre di un messaggio morale umanitario. Lo scopo di ciò è in fondo di riportare il cristianesimo in armonia con la ragione moderna, liberandolo, appunto, da elementi apparentemente filosofici e teologici, come per esempio la fede nella divinità di Cristo e nella trinità di Dio. In questo senso, l'esegesi storico-critica del Nuovo Testamento sistema nuovamente la teologia nel cosmo dell'università: teologia, per Harnack, è qualcosa di essenzialmente storico e quindi di strettamente scientifico. Ciò che essa indaga su Gesù mediante la critica è, per così dire, espressione della ragione pratica e di conseguenza anche sostenibile nell'insieme dell'università. Nel sottofondo c'è l'autolimitazione moderna della ragione, espressa in modo classico nelle "critiche" di Kant, nel frattempo però ulteriormente radicalizzata dal pensiero delle scienze naturali. Questo concetto moderno della ragione si basa, per dirla in breve, su una sintesi tra platonismo (cartesianismo) ed empirismo, che il successo tecnico ha confermato. Da una parte si presuppone la struttura matematica della materia, la sua per così dire razionalità intrinseca, che rende possibile comprenderla ed usarla nella sua efficacia operativa: questo presupposto di fondo è, per così dire, l'elemento platonico nel concetto moderno della natura. Dall'altra parte, si tratta della utilizzabilità funzionale della natura per i nostri scopi, dove solo la possibilità di controllare verità o falsità mediante l'esperimento fornisce la certezza decisiva. Il peso tra i due poli può, a seconda delle circostanze, stare più dall'una o più dall'altra parte. Un pensatore così strettamente positivista come J. Monod si è dichiarato convinto platonico o cartesiano.
Questo comporta due orientamenti fondamentali decisivi per la nostra questione. Soltanto il tipo di certezza derivante dalla sinergia di matematica ed empiria ci permette di parlare di scientificità. Ciò che pretende di essere scienza deve confrontarsi con questo criterio. E così anche le scienze che riguardano le cose umane, come la storia, la psicologia, la sociologia e la filosofia, cercano di avvicinarsi a questo canone della scientificità. Importante per le nostre riflessioni, comunque, è ancora il fatto che il metodo come tale esclude il problema Dio, facendolo apparire come problema ascientifico o pre-scientifico. Con questo, però, ci troviamo davanti ad una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione.
Torneremo ancora su questo argomento. Per il momento basta tener presente che, in un tentativo alla luce di questa prospettiva di conservare alla teologia il carattere di disciplina "scientifica", del cristianesimo resterebbe solo un misero frammento. Ma dobbiamo dire di più: è l'uomo stesso che con ciò subisce una riduzione. Poiché allora gli interrogativi propriamente umani, cioè quelli del "da dove" e del "verso dove", gli interrogativi della religione e dell'ethos, non possono trovare posto nello spazio della comune ragione descritta dalla "scienza" e devono essere spostati nell'ambito del soggettivo. Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la "coscienza" soggettiva diventa in definitiva l'unica istanza etica. In questo modo, però, l'ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell'ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l'umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione – patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell'ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un'etica partendo dalle regole dell'evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente.
Prima di giungere alle conclusioni alle quali mira tutto questo ragionamento, devo accennare ancora brevemente alla terza onda della dis-ellenizzazione che si diffonde attualmente. In considerazione dell’incontro con la molteplicità delle culture si ama dire oggi che la sintesi con l’ellenismo, compiutasi nella Chiesa antica, sarebbe stata una prima inculturazione, che non dovrebbe vincolare le altre culture. Queste dovrebbero avere il diritto di tornare indietro fino al punto che precedeva quella inculturazione per scoprire il semplice messaggio del Nuovo Testamento ed inculturarlo poi di nuovo nei loro rispettivi ambienti. Questa tesi non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana ed imprecisa. Il Nuovo Testamento, infatti, e stato scritto in lingua greca e porta in se stesso il contatto con lo spirito greco – un contatto che era maturato nello sviluppo precedente dell’Antico Testamento. Certamente ci sono elementi nel processo formativo della Chiesa antica che non devono essere integrati in tutte le culture. Ma le decisioni di fondo che, appunto, riguardano il rapporto della fede con la ricerca della ragione umana, queste decisioni di fondo fanno parte della fede stessa e ne sono gli sviluppi, conformi alla sua natura.
Con ciò giungo alla conclusione. Questo tentativo, fatto solo a grandi linee, di critica della ragione moderna dal suo interno, non include assolutamente l’opinione che ora si debba ritornare indietro, a prima dell’illuminismo, rigettando le convinzioni dell’età moderna. Quello che nello sviluppo moderno dello spirito è valido viene riconosciuto senza riserve: tutti siamo grati per le grandiose possibilità che esso ha aperto all’uomo e per i progressi nel campo umano che ci sono stati donati. L’ethos della scientificità, del resto, è volontà di obbedienza alla verità e quindi espressione di un atteggiamento che fa parte della decisione di fondo dello spirito cristiano. Non ritiro, non critica negativa è dunque l’intenzione; si tratta invece di un allargamento del nostro concetto di ragione e dell’uso di essa. Perché con tutta la gioia di fronte alle possibilità dell'uomo, vediamo anche le minacce che emergono da queste possibilità e dobbiamo chiederci come possiamo dominarle. Ci riusciamo solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo; se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza. In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze.
Solo così diventiamo anche capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni – un dialogo di cui abbiamo un così urgente bisogno. Nel mondo occidentale domina largamente l'opinione, che soltanto la ragione positivista e le forme di filosofia da essa derivanti siano universali. Ma le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino dall'universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell'ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture. E tuttavia, la moderna ragione propria delle scienze naturali, con l'intrinseco suo elemento platonico, porta in sé, come ho cercato di dimostrare, un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche. Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda sul perché di questo dato di fatto esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali ad altri livelli e modi del pensare – alla filosofia e alla teologia. Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia, l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità, specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi ad essa significherebbe una riduzione inaccettabile del nostro ascoltare e rispondere. Qui mi viene in mente una parola di Socrate a Fedone. Nei colloqui precedenti si erano toccate molte opinioni filosofiche sbagliate, e allora Socrate dice: "Sarebbe ben comprensibile se uno, a motivo dell'irritazione per tante cose sbagliate, per il resto della sua vita prendesse in odio ogni discorso sull'essere e lo denigrasse. Ma in questo modo perderebbe la verità dell'essere e subirebbe un grande danno". L'occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così può subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza – è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente. "Non agire secondo ragione (con il logos) è contrario alla natura di Dio", ha detto Manuele II, partendo dalla sua immagine cristiana di Dio, all'interlocutore persiano. È a questo grande logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito dell'università.
Leggendolo integralmente,mi sembra che l'unica cosa che avrebbero potuto rispondere i musumlani sarebbe stata:"beh,fatevi i mazzi vostri,di panni sporchi da lavare ne avete abbastanza".
Un applauso poi ai fondamentalisti:si ritengon offesi perchè accusati di far guerre sante,e rispondono...dichiarando di far saltare Roma e accoppare il papa.La loro coerenza fu raggiunta solamente dal "Dio lo vuole" crociato,un applauso.
Il testo è preso integralmente dal sito di radio vaticana.Senza sottolineature e con l'incipit lo trovate al link
^_^ http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/...olo.asp?c=94879
Grazie Fra per il discorso :lol:
Mornon, il mio era un discorso generale contro la libertà di espressione a tutti i costi. Vedo ora che in questo caso particolare il Papa dopotutto non ha detto niente di così grave. (e ilproblema non sta nel riporartare fatti storici, ma nel modo e nelle circostanze in cui sono espressi; dopotutto bisogna fare attenzione a non irritare chi si arrabbia troppo facilmente).
Intanto il Papa ha espresso, se non le sue scuse, almeno il rincrescimento per il fatto che il suo testo sia stato frainteso.
Visto quello che ho detto prima, e stavo facendo un discorso generale, sono contento di questa dichiarazione del papa-bombardiere B16 XD. L'unico dubbio è che forse avrebbe potuto essere più attento ad evitare fraintendimenti prima, ma su questo si può soprassedere; in fondo anche il Papa è un uomo. Sono soddisfatto del suo rincrescimento.
E quindi d'ora in poi di tutto quel che accadrà ne biasimerò gli estremisti. Ecco, questo è uno di quei limiti di cui parlavo: dopo le quasi scuse, non c'è più giustificazione che tenga per gli estremisti islamici. Questo è il momento di non fare altre marce indietro, perché se n'è fatta abbastanza. Tanto per dire che non sono pro-islam a priori, eh :p
E si parla di rogo per stregoneria, guerre, e nefandezze di ogni genere, non noccioline
Su cui però bisognerebbe fare approfondimenti accurati; per esempio, se non ricordo male i roghi furono in minima parte religiosi, e in massima parte civili. Certo, questo non giustifica quelli fatti dalla Chiesa; ma cambia di parecchio la situazione dell'epoca. E il fatto che tutto questo sia nel passato è una differenza non da poco.
Sicuramente si potrà dire, come fai, che adesso il cristianesimo è innocuo; però lo è. Non è poco, e bisognerebbe chiedersi quando anche altri culti faranno gli stessi passi.
Ti faccio solo notare che esisteva l'inquisizione, e se oggi la chiesa non ha più il potere che aveva prima non è certo per un suo ripensamento, ma perchè c'è gente che è morta (vedi Giordano Bruno) per la verità e per la giustizia. E' stata una battaglia lunga, e se qualcosa è cambiato è perchè sono i fedeli ad essere cambiati, pian piano, dall'evidenza e dall'istruzione. Il culto cristiano non è che un giorno si è alzato e si è fatto un esame di coscienza, stessa cosa non farà certo l'islam. Se diventerà innocuo, sarà solo dopo che i fedeli avranno visto gli orrori verso cui stanno andando, e ci vorrà, se mai accadrà, mooolto tempo.
bisogna fare attenzione a non irritare chi si arrabbia troppo facilmente
Il punto focale forse è proprio questo: se si arrabbia facilmente, troppo facilmente, è da condannare lui, o chi ha espresso una legittima opinione, in questo caso pure supportata da fatti storici? E per evitare quell'arrabbiatura deve essere lui a regolarsi, o chi parla a tacere?
Il punto è che a mio parere non so quanto senso possa avere colpire chi compie azioni lecite per colpa di uno che eccede nelle reazioni; sarebbe invece da colpire il primo. "Non doveva dirlo, visto che [...] si arrabbia facilmente" non è un discorso che mi convince, soprattutto quando si parla di dati storici mi pare arrivare all'eccesso.
Con questo non voglio dire che essendo a conoscenza della presenza di chi possa facilmente arrabbiarsi lo si debba ignorare, comportandosi come se questo fatto non esistesse: è da valutare. Ma non si può pretendere che a causa degli ipersensibili si debba sempre tacere, né mi pare sensato colpevolizzare (solo) chi ha parlato - nei limiti già detti -, come se avesse fatto qualcosa di immorale o illegale.
Ti faccio solo notare che esisteva l'inquisizione
Non hai bisogno di farmelo notare: lo so, come so che la Chiesa non è cambiata da un giorno all'altro. Stavo solo sottolineando come, a quanto mi risulta, solo minima parte dei roghi furono religioni, in quanto la maggior parte furono civili.
Anche questa volta faccio la solita accozzaglia di citazioni (secondo me) significative...un giorno o l'altro mi banneranno... :lol:
So cos'è l'agnosticismo, solo non avevo chiara la tua posizione :lol: Ora ho capito meglio, grazie :lol:
De nada...scusa te se ho fatto un post in stile "lezioncina", il fatto è che mi fanno spesso domande sulla differenza tra ateismo e agnosticismo... :lol:
Solo un appunto sulla libertà di espressione, anzi, una domanda che mi porrei in aggiunta alle giustissime osservazioni di Xaytar: ma un personaggio pubblico come il Papa può permettersi questo tipo di liberà di espressione? Se fosse stato l'ing. Mario Rossi di Milano a dirlo mentre gioca a scala quaranta, è un conto. Se lo dice Benedetto Sedicesimo da un pulpito, è un altro. Le dichiarazioni ufficiali, come può esserla considerata questa, hanno molto meno spazio di manovra rispetto alle dichiarazioni private. In questo caso, non si tratta di libertà di espressione: quando parla il Papa, parla a nome di tutta la Chiesa cattolica e per i credenti parla anche a nome di Dio - è quindi ovvio che non può permettersi di sparar baggianate, e posso capire che i Musulmani si siano irritati.
Condivido totalmente la parte che riguarda l'ing. Mario Rossi, e il fatto che le sue dichiarazioni abbiano una matrice diversa da quelle di un pontefice/politico/capo di stato...
Per il resto vorrei dire che si tratta comunque di libertà di espressione, anche se ad alti livelli. Ognuno ha il diritto inviolabile ad esprimere le proprie opinioni (senza per questo causare danno ad altre persone, è ovvio...), e tale diritto non viene meno se diventi Papa.
Naturalmente però un personaggio pubblico che rilascia dichiarazioni dovrebbe assumersene la responsabilità, ponderando le eventuali conseguenze che le stesse potrebbero avere, specie nei confronti di altri.
Esempio stupido: domani Prodi in Cina se ne esce con frasi di questo tenore:"lunga vita al Dalai Lama!" oppure "Taiwan libera!" e roba del genere. Si tratterebbe di frasi legittime in sé e per sé, ma anche politicamente inopportune. Se in seguito a ciò le imprese italiane che investivano in Cina dovessero subire danni milionari a causa di queste frasi, sarebbe sufficiente per Prodi giustificarsi dicendo "ho esercitato solo la mia libertà di espressione"?
ascolto continuamente persone che ritengono l'islam violento solamente a causa dei crimini occidentali.
La butto giù là in termini brevi, anche perchè sennò il discorso sarebbe lunghissimo; in parte ciò è innegabilmente vero, dato che frange politiche estremistiche (di stampo comunista, fascista o fondamentalista, scegliete voi) attecchiscono meglio dove c'è la miseria.
Ma ciò non basta a spiegare il tutto, bisogna considerare anche un altro aspetto: loro non hanno mai avuto una "rivoluzione francese" che li aiutasse a separare nettamente religione e politica, e che li aiutasse a togliere il potere dalle mani dei nobili (degli sceicchi, nel loro caso) e dei preti (degli imam/ayatollah, nel loro caso).
Spesso, troppo spesso, tendiamo a sottovalutare quest'aspetto, e diamo per scontato un traguardo che "noi" abbiamo raggiunto nel 1789, e "loro" invece non hanno mai raggiunto.
...la gente dipenda dall'amministratore del culto, da chi li governa. Andate ora a litigare sulle mille contraddizioni del cristianesimo, sulle stupidaggini che non hanno un senso di esistere perchè niente hanno a che fare con Gesù e dimostratelo anche. Prima vi daranno addosso, poi, se si accorgeranno che non possono rispondere, si rifugeranno dietro ai misteri della fede, ormai è così, ma cosa te ne frega.
Qualche contraddizione? Facile.
Trovatemi nel Vangelo un passo in cui si parli di una struttura gerarchica con a capo un papa. Pietro doveva essere "fondatore della chiesa" ma io non vedo in questa frase gerarchia, vedo comunità.
Trovatemi un passo in cui si dica che un uomo (ed esclusivamente uomo) che deve guidare una comunità non deve sposarsi e deve essere l'unico a poter ripetere il rito della comunione. Qui spesso mi si obietta che il sessismo è scaturito dal fatto che Gesù aveva solo apostoli maschi. Ma dico io, figli cari, andate un po' nell'anno zero in palestina con dodici donne dicendo agli uomini che devono dar retta a quel che dicono le donne, passano due ore e son tutte lapidate. Ricordo inoltre, che i primi cristiani si radunavano semplicemente, erano tutti uguali, tutti potevano parlare e tutti in teoria potevano ripetere i gesti di Gesù, sposati, donne e co.
Trovate un passo del Vangelo dove si parla di confessione mediante un intermediario invece che direttamente con Dio.
Potrei continuare a vita. E naturalmente vanno inclusi nella lista tutti gli errori riconosciuti solo pochi anni fa. E si parla di rogo per stregoneria, guerre, e nefandezze di ogni genere, non noccioline.
Il nostro cristianesimo non ha un meccanismo diverso dall'islam, è solo più innocuo. Adesso.
Feuerbach diceva una gran cosa. La religione può far solo danni. Ciò che di buono può darci, possiamo trovarlo in coi stessi, tutto il resto fa male.
Davanti a questo post non trovo nulla da aggiungere; rispecchia il mio pensiero quasi in tutto e per tutto. :lol:
Il punto è che a mio parere non so quanto senso possa avere colpire chi compie azioni lecite per colpa di uno che eccede nelle reazioni; sarebbe invece da colpire il primo. "Non doveva dirlo, visto che [...] si arrabbia facilmente" non è un discorso che mi convince, soprattutto quando si parla di dati storici mi pare arrivare all'eccesso.
Sul punto della differenza tra "lecito" e "opportuno" mi sono soffermato prima, qui lo riprendo solo per un appunto.
Vero è ciò che dice Mornon quando fa notare che dall' "altra parte" abbiamo pochi interlocutori sereni; se il Papa dice che sono una minaccia alla sicurezza nazionale perchè, in quanto non credente, "spavento l'islam", io mi ci faccio una risata e finisce lì. Se poi il Papa il giorno dopo fà un discorso che in qualche maniera irrita il mondo islamico (per lo meno quello estremista) e loro reagiscono dando fuoco in piazza ad un suo fantoccio...beh, c'è qualcosa che non va.
D'altro canto il discorso "Non doveva dirlo, visto che [...] si arrabbia facilmente" trova giustificazione nel fatto che, aspettandosi una reazione del genere da parte di alcune frange del mondo islamico, il Papa avrebbe dovuto prestare un pò più di attenzione alle conseguenze, visto che ci sono cristiani che abitano quelle zone, e magari sono anche vicini di casa degli estremisti.
Il punto è sempre quello: il discorso di Palpatine (l'ho visto anch'io il fotomontaggio...^^') è pienamente legittimo in sé e per sé, e nessuno dovrebbe criticarlo per questo. Solo non è opportuno, tutto qui.
Cià!
D'altro canto il discorso "Non doveva dirlo, visto che [...] si arrabbia facilmente" trova giustificazione nel fatto che, aspettandosi una reazione del genere da parte di alcune frange del mondo islamico, il Papa avrebbe dovuto prestare un pò più di attenzione alle conseguenze, visto che ci sono cristiani che abitano quelle zone, e magari sono anche vicini di casa degli estremisti.
Anche se, così facendo, si rinuncia al dialogo con l'islam meno estremista?
E' su questo - imho - che dovremmo interrogarci in maniera più seria; perchè, secondo me se ammettiamo che la maggioranza islamica è moderata non dovremmo esitare a confrontarci criticamente con loro per paura della minoranza estremista, altrimenti questo tanto invocato dialogo quando lo si comincia?
O crediamo che si possa risolvere tutto in camera caritatis?
bisogna fare attenzione a non irritare chi si arrabbia troppo facilmenteIl punto focale forse è proprio questo: se si arrabbia facilmente, troppo facilmente, è da condannare lui, o chi ha espresso una legittima opinione, in questo caso pure supportata da fatti storici? E per evitare quell'arrabbiatura deve essere lui a regolarsi, o chi parla a tacere?
Il punto è che a mio parere non so quanto senso possa avere colpire chi compie azioni lecite per colpa di uno che eccede nelle reazioni; sarebbe invece da colpire il primo.
Mornon, ma è ovvio che è da condannare e biasimare quello che si arrabbia per motivi ingiustificabili. Ed è lui che deve regolarsi e cambiare atteggiamento. Solo che non lo fa... e allora tocca all'altro dimostrare di essere più intelligente, e, sì, superiore, evitando nel limite del possibile di provocare.
E il limite del possibile in questo caso ho detto qual'è: evitare certe affermazioni, e se purtroppo avvengono malintesi scusarsi e cercare di appianare come ha fatto B16. Oltre non credo che si sarebbe potuto fare.
e in quanto al colpire, non ha mai senso. Bisogna evitare e prevenire, sennò si finisce per causare guerre in Iraq, jihad e intifade, che non portano niente di buono.
ps: voglio vedere quel fotomontaggio...
Il Papa è stato l'unico esponente di un certo rilievo che ha avuto il coraggio di denunciare una situazione che ormai sta diventando insostenibile e chi è stato vittima di attentati può capirlo ancora meglio. Tra l'altro ci sarebbe da precisare che non ha condannato l'Islam ma semplicemente la guerra santa, sostenendo, e venitemi a dire che è una cosa falsa e sbagliata, che non si può uccidere in nome della religione.
I vari capi di stato invece se ne stanno sempre bellamente zitti perchè altrimenti rischiano gli attentati. Vi pare una cosa normale questo regime di paura che gli estremisti islamici stanno cercando di far valere? Mi sorprende tra l'altro il fatto che queste critiche contro il discorso del Papa piovano pochi giorni dopo che si è ricordato uno degli eventi più nefasti della storia contemporanea: l' 11 settembre. Però anche qui i musulmani moderati tutti a schierarsi contro gli estremisti dicendo che era stata una barbarie, ora invece che lo ribadisce anche il Papa, tutti a favore degli estremisti pure loro. Che tristezza.
Il Papa ha detto parole inopportune? Per me ha fatto bene e basta, è proprio il silenzio che c'è stato sino ad ora o le solite parole di condanna che poi nei fatti cadono sempre nel niente perchè appena questi danno cenni di violenza, tutti chiedono subito scusa, che hanno portato ad una situazione decisamente pericolosa. Diceva bene la povera Fallaci: l'Europa stia attenta.
Mi fa ridere poi come si faccia in fretta a richiamare in causa le crociate, l'inquisizione (tra l'altro con visioni abbastanza distorte dai reali fatti storici) ed invece si giustifichi la jihad perchè provocata dai noi occidentali. Questi estremisti ormai sono alla stregua di teppistelli che si attaccano a qualsiasi cosa pur di cercare di sottometterci, e noi dovremmo pure chiedergli scusa? Ma questo regime di terrore, di minacce e di paura non è forse simile all'inquisizione? E gli attentati di New York, Londra, Madrid, non sono forse al pari se non peggio delle crociate? Senza contare che se si guarda ai fatti storici le crociate furono istituite per salvare i pellegrini della terra santa dagli attacchi dei predoni musulmani che ammazzavano e saccheggiavano chiunque passasse per le strade della Palestina e dintorni. Qui invece chi si vuole salvare? Si fa strage di innocenti, colpendogli vigliaccamente alle spalle con bombe od attentati suicidi, e poi devo pure chiedergli scusa se dico che sono dei criminali per non dire dei vigliacchi bastardi? Altra cosa divertente è che quando la Chiesa e Cristo vengono attaccati, nessuno risparmia colpi o parole, tanto poi non ci facciamo esplodere nelle moschee. Quando invece si attacca l'Islam, tutti sulla difensiva perchè poi loro si vendicano. Di nuovo che tristezza.
Premetto che sono contro qualsiasi forma di religione. Detto questo, pur non amando particolarmente i Papi in generale, ritengo che Ratzinger avesse il sacrosanto diritto di dire quello che ha detto. Individui cui è concesso di costuire moschee anche in paesi in cui la religione di stato è cattolica, dovrebbero pensarci due volte prima di fare i risentiti. Provate a chiedere il permesso di costruire una chiesa in un paese integralista, non vi faranno posare neanche un mattone. Dite pure che sono razzista ma per me l'Islam è tutto uguale... :lol:
Grazie mille a Ser Loras per il discorso.
Alla luce di quanto letto incredibilmente mi trovo a dover difendere B16..come hanno già detto in molti, quello che il papa ha dichiarato è una OGGETTIVA realtà storica, di conseguenza credo che il mondo estremsta islamico sia riuscito a fare ciò ke in questi anni gli sta riuscendo meglio: estremizzare qualsiasi concetto venga espresso contro la loro religione. Secondo me hanno terribilmente esagerato. E' come se domani un capo della chiesa islamica accusasse i cristiani in passato di aver diffuso la loro religione grazie a roghi, torture e minacce. E a ciò cosa si potrebbe rispondere? Niente accuse, niente di niente..riconoscerlo e basta. Come fece alla fin fine il grande GP2, che chiese scusa per i crimini commessi nel passato dal cristianesimo..ovviamente, chiedere scusa non basta certo a cancellarli, ma forse almeno in questo caso si è fatto un passo avanti rispetto agli islamici.
Mi fa ridere poi come si faccia in fretta a richiamare in causa le crociate, l'inquisizione (tra l'altro con visioni abbastanza distorte dai reali fatti storici) ed invece si giustifichi la jihad perchè provocata dai noi occidentali. Questi estremisti ormai sono alla stregua di teppistelli che si attaccano a qualsiasi cosa pur di cercare di sottometterci, e noi dovremmo pure chiedergli scusa? Ma questo regime di terrore, di minacce e di paura non è forse simile all'inquisizione? E gli attentati di New York, Londra, Madrid, non sono forse al pari se non peggio delle crociate? Senza contare che se si guarda ai fatti storici le crociate furono istituite per salvare i pellegrini della terra santa dagli attacchi dei predoni musulmani che ammazzavano e saccheggiavano chiunque passasse per le strade della Palestina e dintorni. Qui invece chi si vuole salvare? Si fa strage di innocenti, colpendogli vigliaccamente alle spalle con bombe od attentati suicidi, e poi devo pure chiedergli scusa se dico che sono dei criminali per non dire dei vigliacchi bastardi? Altra cosa divertente è che quando la Chiesa e Cristo vengono attaccati, nessuno risparmia colpi o parole, tanto poi non ci facciamo esplodere nelle moschee. Quando invece si attacca l'Islam, tutti sulla difensiva perchè poi loro si vendicano. Di nuovo che tristezza.
Non credo che sia stato qualcuno che si sia arrabbiato con il papa, non credo che ci sia qualcuno che non condanni la violenza e l'intolleranza che l'islam estremista tiene. Nessuno giustifica la jihad, ma non puoi negare che la chiesa in passato ne abbia fatte, forse non così gravi come gli attentati, ma ne ha fatte.
Mi riserbo il diritto di criticare quanto voglio sia il cristianesimo del passato che l'islam. E non è che se critico l'uno difendo l'altro.
Il mio discorso personale non è una giustificazione dell'islam nè una caondanna al papa sulla base del fatto che quelle cose le hanno fatte anche i cristiani, seppur in misura minore. E' tutto l'opposto.
Quel che voglio dire è che non è col dialogo religioso che si risolveranno le cose. Gli estremisti non aspettano altro che le parole del papa per travisarle e gettarle al popolo fanatico per incrementare l'odio. Non è che si debba lasciarli fare e subire in silenzio, ma se obbiettivamente se ne vuole uscire, bisogna certo che la mentalità loro cambi. Non sarà certo un occidentale a farglielo fare, bisogna che all'interno del mondo islamico si crei un movimento avversario agli estremisti che raccolga gli indecisi e i timorosi sotto una guida forte, lasciando la frangia estremista in minoranza e schiacciata da un popolo islamico che ripudia la jihad, che vuole l'istruzione e il dialogo.
Il papa può solo gettare benzina sul fuoco.
Purtoppo non è saggio buttare sempre un po' di benzina e fermarsi. Le soluzioni sono tre, di cui due immediate. Radi al suolo l'islam, ma direi che non mi pare il caso. Non fai niente, ma non mi pare il caso. Cerchi il dialogo con i moderati, ma al momento sono disuniti. Manca loro una guida forte che li unisca e li renda capaci di far fronte ai loro cugini estremisti. Io non vedo soluzioni rapide ed efficaci, ma non credo neanche che sia giusto dare benzina al fuoco, visto che non conduce da nessuna parte.
Io infatti non ho negato niente, perfino il Papa ha chiesto scusa per quanto fatto in passato dalla Chiesa che nel MedioEvo era uno schifo. Ma il punto è che si sono capiti gli errori e siamo cambiati, quindi perchè continuare a chiamare in causa queste cose e strumentalizzarle solo ed esclusivamente per voler andare contro il cristianesimo?
E' vero, anche la Chiesa in passato ha ucciso e fatto errori, ma stiamo parlando di 1000 anni fa. Gli estremisti Islamici lo stanno facendo ORA, OGGI, ADESSO. Quindi cosa c'entra parlare del MedioEvo? Il Papa ha condannato la guerra santa e quindi implicitamente anche le crociate, seppur si parli di antichità, però questo nessuno lo ha sottolineato.
Quel che voglio dire è che non è col dialogo religioso che si risolveranno le cose.
Su questo mi trovo perfettamente d'accordo, anche perchè in questi casi ognuno comunque resta sulle sue convinzioni. La Chiesa in questo caso non si può negare che sia stata perlomeno coerente quando diversi anni fa decise di uscire dal Consiglio Interreligioso (non ricordo quale sia il nome preciso, è quella riunione che si tiene una volta all'anno tra i vari capi di tutte le grandi religioni e dove si discute di teologia) ritenendolo inutile poichè alla fine si parlava tanto e non si concludeva nulla.
La strada che sta seguendo il nostro bombardiere B16 (LOL) è invece incentrata al rispetto reciproco tra le religioni, ma con l'Islam per me questa cosa è solo unilaterale.
Il papa può solo gettare benzina sul fuoco.
Allora si va avanti a dire solo falsità e solo ciò che fa comodo? E fino a quando andremo avanti, sino al prossimo attentato o stragi di massa? Diciamo che il Papa sta cercando di smuovere le coscienze che restano nel ben più comodo silenzio.
L'ultima frase dell'ultimo post è foriera di pensieri che mi hanno spinto a scrivere...
Come fece alla fin fine il grande GP2, che chiese scusa per i crimini commessi nel passato dal cristianesimo..ovviamente, chiedere scusa non basta certo a cancellarli, ma forse almeno in questo caso si è fatto un passo avanti rispetto agli islamici.
é divertente notare come in certi frangenti (magari anche degli stessi post) si teorizzi/preveda una situazione per cui si ritengono "loro" (gli islamici) inferiori a noi, e poi ci si lamenti del fatto che "loro" non si comportano come noi. E' come lamentarsi se il proprio gatto non sa scaricare la musica da internet. Se sono inferiori, è naturale che si comportino da inferiori, no? Se vi lamentate perchè non fanno le cose come noi, allora non li ritenete inferiori? Ma vabbè, passiamo ad altro.
Mi sembra che, come giustamente ha citato Lyga, ci si dimentichi troppo spesso che la loro situazione è generalmente molto simile alla nostra di un paio di secoli fa, a livello statale se così possiamo dire. Ad altri livelli, non mi pare che nel 1800 da noi le donne avessero il diritto di voto, quando le Fallaci nostrane si lamentavano della mancanza di rispetto nei confronti delle donne sembrava che qui le donne venissero trattate bene sin dall'alba dei tempi (e anche ora con l'emancipazione la massima aspirazione sembra essere fare la velina, ma è un'altro discorso): per altri versi, ad esempio la stupidità imperante, siamo ancora tutti uguali.
Quando invece si attacca l'Islam, tutti sulla difensiva perchè poi loro si vendicano. Di nuovo che tristezza.
Le cose non stanno proprio così.
Il punto principale e fondamentale è questo: non attacco/critico cose di cui non so niente. Se a parlare, criticare/lodare la religione musulmana fossero persone che ne sanno effettivamente qualcosa, allora il dialogo sarebbe interessante, ma ahimè non è questo il caso. Troppo spesso si parla di Surf senza neppure aver mai visto il mare.
Poi, Benedetto non ha criticato l'islam, ma ha usato una citazione. Concordo con Lyga: il discorso era legittimo, ma un pò inopportuno e poco lungimirante. Avrebbe sortito lo stesso effetto nel suo discorso citando invece le crociate, usando esempi di errori interni e non rischiare fraintendimenti (come andrò a spiegare dopo)
Infine, non mi metto sulla difensiva nei confronti dell'islam (anche perchè non lo difendo, lo considero alla pari del cristianesimo e non sono credente di nessuno dei due) per paura di vendette: semplicemente, condivido le critiche all'islam che mi sembrano giuste e fondate, e critico le critiche all'islam che sono delle ca***te. Non è il caso di Benedetto, ma tanto per rimanere in attualità, della Fallaci.
Infine, voglio far notare un elemento che mi sembra sia stato troppo trascurato: abbiamo parlato per 3 pagine senza avere il testo integrale delle parole del papa, fornito dal mitico fra che trova sempre tutto. Noi, con internet, mille televisioni, parabole sky, mediaset premium, telefonino e forum vari, siamo incorsi in mille pericoli di equivoci proprio perchè non avevamo il testo principale.
E' un problema di informazione: se in Iran hanno tre televisioni e tutte statali, che fanno gli interessi di persone già prevenute nei confronti dell'occidente e del Papa (vuoi perchè noi siamo stati stupidi ad usare con loro violenza e provocare questa situazione, vuoi perchè sono intolleranti e/o stupidi loro), mi sembra naturale che alla gente l'unica informazione passata sia stata: "il papa ha parlato male dell'islam dicendo che maometto non ha portato nulla di buono, solo la guerra". La questione non è: "in queste parole non c'è nulla di male interpretabile", la questione è che, a chi comanda, fa comodo mantenere tali situazioni.
E penso che oggi il papa abbia fatto bene a chiarire, perchè la sua carica/persona mascherata/posizione non è passibile di un "se si sono offesi problemi loro", ma siccome non era sua intenzione offendere, ha fatto benissimo a chiarire che è stato solo un fraintendimento. E bene ha fatto Algiazzira (:lol:) a trasmetterlo integralmente, magari non si rischiano anche stavolta problemi stile "telefono senza fili" :lol:
Disclaimer: il mio discorso rappresenta solamente opinioni personali, dalla prima all'ultima parola, e non pretende assolutamente di passare per verità oggettiva, anzi. Nessuna frase è stata pensata/scritta per provocare offese a chicchessia, quindi mi scuso in anticipo se qualcuno si sentisse offeso da taluni passaggi, ma in fondo sono anche un pò problemi suoi :lol:
esistono esempi di terrorismo religioso anche di matrice cristiana ed ebraica. E non mi riferisco di certo a Crociate e Inquisizione ma anche a fatti degli ultimi decenni. In più secondo me bisogna distinguere tra attentati fatti realmente in nome della religione da quelli che lo sono solo apparentemente ma nascondono altre tensioni sociali.
Ne primo caso secondo me sono opera di squilibrati perlopiù, nel secondo caso bisogna guardare alle cause reali per trovare una soluzione