se l'anidride carbonica è in equilibrio in un ciclo anche una minima (4%) variazione potrebbe avere effetti rilevanti.
Rilevanti? Si. Catastrofe planetaria? No.
Adesso posto le quantità emesse in miliardi di tonnellate per ogni anno:
dovute all'uomo 7
scambio fra superficie terrestre e atmosfera 60
scambio fra superficie oceanica e atmosfera 90
I dati mi sono stati forniti a lezione, la fonte credo sia uno studio appunto sull'effetto umano sulla variazione della concentrazione di CO2
Non dico di no, ma, come mi è stato argomentato, anche un'eventuale eccedenza di colesterolo nel sangue potrebbe essere una piccola percentuale di quello totale, ma potrebbe causare un infarto. Mi interesserebbe sapere la fonte dello studio, i criteri, ecc., proprio per poter contestualizzare i dati, per sapere come sono arrivati a escludere alcune cose e ad accettarne altre. A fronte di fonti (magari autorevoli) fornite per i dati, sarebbe buona cosa poter portare analoghe fonti.Rilevanti? Si. Catastrofe planetaria? No
Sí, li avevi già mandati :wacko: Sai qualcosa in piú su quell'eventuale studio, o riesci a sapere qualcosa in piú?I dati mi sono stati forniti a lezione, la fonte credo sia uno studio appunto sull'effetto umano sulla variazione della concentrazione di CO2
Sai qualcosa in piú su quell'eventuale studio, o riesci a sapere qualcosa in piú?
Ehmm...interesserebbe anche a me, ma adesso sono impegnato con la tesi (un altro professore) e dal 27 luglio in facoltà non mi vedranno fino ai primi di ottobre....quindi per ora non posso dire altro..
Resto in attesa nel caso scopri qualcosa; nel frattempo, in bocca al lupo per la tesi :unsure:interesserebbe anche a me, ma adesso sono impegnato con la tesi (un altro professore) e dal 27 luglio in facoltà non mi vedranno fino ai primi di ottobre....quindi per ora non posso dire altro
Riscrittura del pezzo sul nucleare; aggiornate alcune fonti, aggiunta la questione dell'uranio naturale; in futuro dovrei indicare un articolo sul costo del nucleare, devo solo contattare l'autore per avere risposta ad alcuni dubbi.
Centrali nucleari: di fatto sono centrali termoelettriche; rendimenti bassi (33÷36%), il vantaggio viene dall'enorme differenza di produttività tra i combustibili fossili e l'uranio (settantaquattro chilogrammi di uranio naturale equivarrebbero a circa cinquemilatrecento tonnellate di petrolio - Leibstad), nonché dalle poche emissioni (10 g/MWh, dovute alla costruzione); alti costi di installazione, ma bassi di gestione, poche emissioni; utilizzando questa fonte, le scorie pro-capite sarebbero 346 grammi/anno (sei grammi a lunga vita e trecentoquaranta a breve vita - Leibstad; in generale, meno del 5% delle scorie prodotte fa parte di quelle praticamente eterne - Le Scienze), scorie che decadrebbero fino allo 0,92% (praticamente rimarrebbero solo gli elementi a lunga vita) dopo cento anni se trattate, e fino allo 0,09% dopo mille anni se non trattate; sarebbero al 10% dopo circa dieci (trattate) o trentatré (non trattate) anni (Leibstadt). Ci sono problemi di scarico e di smantellamento. Inoltre sono state studiate delle centrali che utilizzano come combustibile uranio naturale e le scorie di quelle classiche, ottenendo come scarto sostanze che perdono la radioattività nel giro di al piú 28÷30 anni, e riducendo il volume delle scorie del 99,99% (Le Scienze; almeno al momento però non sono economicamente convenienti; in quanto a sicurezza sono migliori come rischio, ma l'uso di metalli nel raffreddamento aggiunge qualche componente di rischio), ed esistono progetti di centrali che, affiancate da un acceleratore di particelle, potrebbero bruciare le scorie, risolvendo tre problemi: la produzione di energia, la sicurezza dell'impianto (si spegne autonomamente se lasciato a sé stesso), l'eliminazione delle scorie (Newton, è un progetto di Rubbia). Inoltre, considerando che l'uranio 235 è lo 0,7% di quello naturale, poter usare quest'ultimo aumenterebbe enormemente le scorte, scorte cui si andrebbero ad aggiungere le scorie (il cui uso porterebbe ad avere combustibile per un tempo indeterminato - Le Scienze); infine, diminuirebbero enormemente i costi di approviggionamento, visto che la spesa maggiore deriva dall'arricchimento. Vita media, 25÷30 anni (sessant'anni quella di Leibstadt, sto cercando di capire se a oggi sia la norma o l'eccezione).
Vita media, 25÷30 anni (sessant'anni quella di Leibstadt, sto cercando di capire se a oggi sia la norma o l'eccezione).
Dunque la vita per cui erano state progettate le centrali era di circa 30 anni; dopo Chernobyl la popolazione non avrebbe visto bene la costruzione di nuove centrali (nonostante questo comportasse ovviamente meno rischio di continuare ad usare quelle vecchie). Quindi sono state fatte valutazioni specifiche centrale per centrale.
Mi spiego meglio:
in una centrale nucleare ci sono degli elementi costrutttivi che non possono essere sostituiti; se si rompono la centrale chiude. Ora questi componenti vengono testati in maniera da conoscerne le caratteristiche (e quindi i limiti di durabilità). Si usano solamente gli elementi che hanno durabilità adatta. Quindi si sono prese le caratteristiche di questi elementi e si è valutato quanto potessero funzionare le centrali. Per alcune c'è stata proroga a 40 anni, per altre a 50...
Per capirci questo tipo di analisi è fatto solamente per certi componenti...nella costruzione di (quasi) tutte le altre cose si fanno solamente analisi di tipo probabilistico...ecco perchè ogni tanto capitano automobili che si rompono subito...
Non conosco la centrale di Leibstadt, comunque per le centrali europee ed americane si è operato in questo modo.
in bocca al lupo per la tesi
E che crepi quel lupo!!!
Per esempio? :unsure:in una centrale nucleare ci sono degli elementi costrutttivi che non possono essere sostituiti; se si rompono la centrale chiude
Per esempio?
Uno su tutti il vessel, ovvero l'involucro a forma di uovo che contiene il nocciolo del reattore
Sí, chiedevo di meno plateali; mea culpa, non ho specificato :unsure:Uno su tutti il vessel, ovvero l'involucro a forma di uovo che contiene il nocciolo del reattore
Sul sito dell'ENEL ho letto che le emissioni sarebbero piú di 800÷850 g/kWh per il carbone e 350÷400 g/kWh per il gas (Luigi De Paoli, Università Bocconi di Milano); kWh o MWh? Per ora lascio il dato cosí com'è, nel mentre continuo a cercare informazioni.Emissioni (in anidride carbonica) dell'ordine di 1000 g/MWh (carbone) e 20 g/MWh (biomassa); a gas 400 g/MWh; per il petrolio, meno del carbone, ma piú del gas
Termoelettriche: «Emissioni (in anidride carbonica) di 896 g/kWh (carbone), 20 g/MWh (biomassa), 374 g/kWh (gas) e 698 g/kWh (petrolio) [DE]».
Pezzo aggiornato sul nucleare: «di fatto sono centrali termoelettriche; rendimenti bassi (33÷36%), il vantaggio viene dall'enorme differenza di produttività tra i combustibili fossili e l'uranio (settantaquattro chilogrammi di uranio naturale equivarrebbero a circa cinquemilatrecento tonnellate di petrolio - Leibstadt), nonché dalle poche emissioni (10 g/kWh, dovute alla costruzione); utilizzando questa fonte, le scorie pro-capite sarebbero 346 grammi/anno (sei grammi a lunga vita e trecentoquaranta a breve vita - Leibstadt; in generale, meno del 5% delle scorie prodotte fa parte di quelle praticamente eterne - Le Scienze), scorie che decadrebbero fino allo 0,92% (praticamente rimarrebbero solo gli elementi a lunga vita) dopo cento anni se trattate, e fino allo 0,09% dopo mille anni se non trattate; sarebbero al 10% dopo circa dieci (trattate) o trentatré (non trattate) anni (Leibstadt). Ci sono problemi di scarico e di smantellamento (il cui costo, assieme a quello di trattamento delle scorie, è solitamente stimato pari all’investimento di costruzione [DC]). Inoltre sono state studiate delle centrali che utilizzano come combustibile uranio naturale, torio e le scorie di quelle classiche, ottenendo come scarto sostanze che perdono la radioattività nel giro di al piú 28÷30 anni, e riducendo il volume delle scorie del 99,99% (Le Scienze; almeno al momento però non sono economicamente convenienti; in quanto a sicurezza dovrebbero essere migliori per la possibilità di lavorare col nocciolo a pressione ambiente, ma l'uso di metalli nel raffreddamento aggiunge componenti di rischio); tali centrali però almeno al momento non appaiono utilizzabili in pratica. Inoltre esistono progetti di centrali che, affiancate da un acceleratore di particelle, potrebbero bruciare le scorie, risolvendo tre problemi: la produzione di energia, la sicurezza dell'impianto (si spegne autonomamente se lasciato a sé stesso), l'eliminazione delle scorie (Newton; è un progetto di Rubbia, al momento puramente teorico). Inoltre, considerando che l'uranio 235 è lo 0,7% di quello naturale, poter usare quest'ultimo aumenterebbe enormemente le scorte, scorte cui si andrebbero ad aggiungere le scorie e altri materiali; infine, diminuirebbe enormemente i costi di approvvigionamento, visto che la spesa maggiore deriva dall'arricchimento.
Ho anche trovato due documenti (Il Costo dell'Energia Nucleare e A Proposito dei Dati Sugli Impianti Nucleari) in cui si parla del costo del chilowattora, finalmente con numeri; ho avuto la possibilità di discuterne con l’autore, che ha risposto alle mie domande in merito. Se il costo del nucleare convenga, è materia comunque controversa, anche per i pochi dati che si hanno in materia.
Vita media, 25÷30 anni, aumentabile con opere di ringiovanimento».
Ringrazio i partecipanti al forum di ASPO Italia per le informazioni fornitemi, in particolar modo Domenico Coiante per aver risposto a tutte le domande relative al suo lavoro e al nucleare in generale.
Le risposte sono parafrasate:
D: perché non vengono prese in considerazione le tecnologie sottocritiche e a reattori veloci?
R: al momento non sono affidabili: i pochi casi esistenti, quando hanno funzionato, sono stati causa di problematiche; per la proposta di Rubbia, attualmente esiste solamente in forma di idea [risposta fornita da Ugo Bardi].
D: perché non considerare i tempi di realizzazione coreani (due anni) e francesi (quattro e mezzo), invece dei dieci usati?
R: a impianto finito serve un anno solo per tutte le prove necessarie, e per poter iniziare la costruzione c’è un iter che ne richiede altri due; considerando poi l’andamento italiano, ambiente cui fa riferimento il documento, i dieci anni sono fin ottimistici...
D: perché nel costo del nucleare viene fatta una media secca tra un dato del 1995 e uno del 2003, invece di pesarli?
R: il costo consuntivo può variare moltissimo a impianto in costruzione, in alcuni casi si è arrivati anche al raddoppio; andare a perdersi in pesi sarebbe risultato inutile.
D: perché considerare il petrolio e non il gas, per le centrali termoelettriche?
R: il petrolio viene usato per la base della richiesta, cosí come il nucleare.
D: perché consideri il caso con due cicli termici, mentre esistono tecnologie a uno?
R: il progetto European Power Reactor è una versione di questo tipo, che inoltre è intrinsecamente piú sicuro.
D: mi dicono che la vita di Leibstadt è stimata in sessant’anni, e che ci sono opere di ringiovanimento che possono aumentare la vita delle centrali fino a quaranta÷sessant’anni; perché considera una vita di soli trent’anni?
R: un simile aumento della vita attesa è affiancato da una sostituzione di molte parti (tubi, valvole, sensori), deteriorate dall’usura e dal bombardamento neutronico, e quindi da un aumento dei costi.
D: a Leibstadt mi è stato detto che la centrale si ferma un mese all’anno per grossa manutenzione (turbine, ecc.) e per sostituzione del combustibile; come consideri solamente 6600 ore?
R: ci sono stime che dicono anche 8000 ore all’anno; considerando però che la sola sostituzione del combustibile richiede un mese (720 ore), rimarrebbero 8040 da dividere tra altri interventi di manutenzione, dovuti anche a guasti casuali, ed estinzione del transitorio una volta che si riavvii il reattore dopo la sostituzione del combustibile; piú realistico sembrerebbe essere il dato di circa 7300 ottenibile dall’energia nucleare generata all’anno. Il dato utilizzato, 6600 ore, si basa su quanto deriva dalla mia esperienza lavorativa nel settore negli anni ’80÷’90.
Sul costo del nucleare, mi è stato fatto notare (Il Giornale) che il sistema di produzione francese sembra reggersi unicamente grazie ai settori di trasmissione e distribuzione, essendo quello di generazione in forte perdita; la forte spesa nucleare sarebbe appianata, secondo le tabelle del bilancio francese, da annui contributi statali, coperti a loro volta sia dalle bollette, sia da tasse indirette; sia dal fatto che pagano anche una parte dell'energia che ci viene venduta come surplus di produzione. Sí, sembrerebbe che i francesi ci paghino un po' di bolletta :D
C'è anche un articolo, a firma di Franco Iavoni, sull'argomento, a suo tempo non contestato dai nuclearisti; sono in fase di ricerca, se qualcuno lo avesse o lo trovasse sarà cosa gradita.
Centrali solari: non sono fotovoltaiche, ma termoelettriche: si copre di specchi una vasta area di terreno, e si riflettono i raggi solari su una caldaia, facendo evaporare l'acqua; soluzione potenzialmente interessante, i problemi sono che servono zone fortemente assolate, e che è fortemente soggetta alle condizioni atmosferiche: basta che sia nuvolo e la produzione ne risente (al momento sono in fase di costruzione centrali che tramite l'accumulo di calore dovrebbero poter risolvere almeno in parte questo problema); inoltre, gli specchi devono sempre rimanere orientati nella giusta direzione, quindi servono motori che li dispongano, e questi motori assorbono potenza (senza, l'efficienza della centrale scende parecchio). A quanto ho letto, l'ENEA e l'ENEL stanno progettando di integrare a una centrale a ciclo combinato una solare (notizia del 2005, da un rapporto ENEA), e Rubbia sta portando avanti un progetto che permetterebbe l'accumulo del calore per poterlo usare nelle ore notturne (Newton). Problemi al microclima locale, deduco, visto che per definizione e scopo lo specchio riflette.
Camini solari: utilizzando delle "serre" si riscalda l'aria con l'ausilio del calore solare, per poi usarla per generare; potete vedere un video per farvi un'idea. Avendola scoperta da poco, non so dirvi granché, a parte che, ovviamente, ha i classici problemi del solare.
«Celle a combustibile: rendimento teorico 60÷70%, senza considerare la produzione dell'idrogeno; considerandola… per produrlo si usano processi elettrolitici, quindi si consuma energia elettrica (ovviamente, piú di quella che si otterrà), oppure combustibili fossili, però con rese minori (piú inquinamento) della generazioni classica.
Hanno una vita estremamente bassa (3÷5 anni), e generano in continua. Inoltre, l'idrogeno è esplosivo, e richiede condizioni di temperatura e pressione particolari; ci sarebbero da considerare anche questioni relative alla sicurezza sociale (attentati e simili). Quanto detto qui si ripercuote anche sulle altre applicazioni dell'idrogeno, la cui produzione fa sí che non si elimini l'uso dei combustibili fossili, ma semplicemente lo si sposti, aumentandolo. Inoltre, produrre energia da idrogeno richiederebbe grandi quantità d'acqua.
Cosa importante, l'idrogeno non è una fonte energetica, ma un modo per accumulare e trasportare energia.».
Inoltre, sulla base della Direttiva Europea 2003/87 ho aggiornato i dati di emissione.
Recentemente si è discusso abbastanza nella discussione sull'energia nucleare di acqua scaricata a temperature troppo elevate e simili. Mi sembra giusto fare qualche precisazione.
Esistono in generale tre modalità di raffreddamento:
-ciclo aperto
-ciclo chiuso
-ciclo semiaperto (o semichiuso)
Il primo è quello classico: prendo acqua (aria) la uso per il raffreddamento e poi la scarico ad una temperatura maggiore.
Chiuso significa che non sono previsti ingressi/uscite di acqua (aria); tutto si svolge in un sistema chiuso e quindi non esiste il problema dello scarico.
Semi(chiuso)aperto significa in sostanza che il sistema è di base quasi chiuso ma ci sono delle percentuali variabili (comunque al di sotto del 10%) di acqua (aria) che va a finire nell'ambiente e che quindi deve essere reintegrata.
Se consideriamo solamente le emissioni "calde" ovviamente il ciclo chiuso è perfetto: non butta fuori nulla, quello integrato è comunque una buona soluzione mentre quello aperto è l'anticristo.
Il rovescio della medaglia è il seguente: un sistema di produzione di energia elettrica ha un rendimento inferiore se raffreddato a ciclo chiuso o semiaperto. Questo cosa significa? Significa in primis che l'energia si paga più cara ma anche che si inquina di più in termini di emissioni (CO2, NOx, SOx e varie..).
Qui la scelta: riscaldare un po' fiume/lago/mare/aria o emettere più CO2. Non vuole essere un discorso del tipo "comunque in qualche modo si inquina quindi chi se ne frega". Voglio semplicemente far notare che, purtroppo, El Dorado non è ancora disponibile e che quando sentite dire (magari da persone incompetenti visto che in Italia chi parla di un argomento è di solito la persona meno indicata) "ciclo chiuso=no inquinamento ambientale" sappiate che "riscaldate" di meno in un modo ma di più in un altro...CO2=effetto serra=più caldo.
Alla prossima
Piccolo refuso, non genera in continua.Eolico: [...] Genera in continua, e a frequenza non fissa (da cui ulteriore necessità di conversione)
Tra l'altro, mi dicono che i pezzi su fotovoltaico ed eolico danno un'impressione parecchio negativa di queste fonti, cosa non voluta in quanto, pur con le riserve già espresse, sono comunque delle risorse interessanti, che andrebbero sfruttate maggiormente e su cui vale la pena impegnarsi in quanto a ricerca; al piú presto cercherò di riscrivere i pezzi in modo da non dare impressioni sbagliate, per ora non ho il tempo di mettermi. Al momento, questo è quanto ^_^
Ciao Mornon,
complimenti per la descrizione dettagliata che hai fatto! Mi scuso in anticipo ma non ho avuto modo di leggere le sette pagine di discussioni riportate. Mi limito quindi a continuare un discorso iniziato in "apriamo un dibattito", senza avere la pretesa di intervenire attivamente nel dibattito in corso
Se il petrolio è la nostra prima scelta come fonte di energia questo è dovuto soprattutto alla politica. E' tutto vero il tuo discorso sui rendimenti, forse qualcuno non corrisponde alle mie informazioni, ma il problema è sempre lo stesso: le fonti energetiche alternative hanno rendimenti (escludendo l'idroelettrica) troppo bassi.
Ne segue una domanda molto semplice: perchè i rendimenti sono bassi? La risposta è semplice perchè non c'è mai stata la volontà politica di studiare questi metodi di produzione alternativi.
Prendiamo per esempio l'energia eolica, Jeremy Rifkin riporta che il Midwest americano o la Mongolia interna cinese possono essere considerati l'Arabia Saudita di questa fonte energetica che però non è assolutamente sfruttata.
Per non parlare dell'energia solare, quanti centrali di questo tipo esistono al mondo? Eppure di possibilità per sfruttare questa fonte ce ne sono un'infinità.
Anche per le maree vale lo stesso discorso, in Italia noi non abbiamo mai visto una marea degna di questo nome, ma in giro per il mondo vi è un'infinità di luoghi nei quali questo fenomeno è estremamente accentuato.
Un ultimo accenno alle centrali geotermiche che hanno una diffusione pari a zero.
Non voglio tediarvi continuando con questo elenco ma le possibilità per liberarci dalla schiavitù dei combustibili fossili esistono, mentre manca in abbondanza la volontà di risolvere questo tipo di problema
Non è vero: sicuramente la politica c'entra, ma c'entrano anche altri fattori come la disponibilità (il petrolio può essere bruciato quando voglio, il Sole non c'è quando voglio), la densità energetica (ossia quanto mi pesa e mi occupa portare in giro un'unità di energia), ecc. Senza contare che il petrolio non è la prima scelta, visto che il gas, e persino il carbone, lo battono alla grande.Se il petrolio è la nostra prima scelta come fonte di energia questo è dovuto soprattutto alla politica
Considera comunque una cosa: gli idrocarburi hanno alte densità di energia; se uso qualcosa che ha meno energia per unità di peso, allora a pari energia devo muovere piú massa, e quindi spendere piú energia. Se uso qualcosa che ha meno energia per unità di volume, allora devo avere piú spazio per il serbatoio e un serbatoio piú grande (piú massa, vedi sopra), quindi o aumentare le dimensioni (e a parte altri problemi questo significa aumentare la massa, vedi sopra), o ridurre lo spazio utile.
I rendimenti sono bassi, ma non solo perché non c'è mai stata la volontà di studiare le tecnologie: per esempio, il rendimento massimo dell'eolico è il 59,3% (riferito all'energia del vento), che va diminuito a causa delle ipotesi semplificative fatte per calcolarlo e per tutte le strumentazioni che ci sono a monte. Togli le perdite delle pale, del generatore, gli attriti, mille altre cose... piú di tanto non è che si possa salire.
Del resto, l'eolico si basa comunque su tecnologie provate (generatori, ecc.), il problema è anche nel limite fisico e nella densità di potenza del vento.
Il solare ha altri problemi: a oggi il rendimento massimo ha sforato il 40%, ma in laboratorio, con concentratori, in condizioni controllate, e con costi abnormi per il mercato; se non è una tecnologia praticamente usabile nella vita di tutti i giorni, che abbia un rendimento del 90% (a oggi nemmeno in vista) ha qualche utilità?
Tutto questo senza contare che, come già detto, non è possibile mettere troppa energia aleatoria in rete, pena l'instabilità.
Rifkin :lol:Prendiamo per esempio l'energia eolica, Jeremy Rifkin riporta che il Midwest americano o la Mongolia interna cinese possono essere considerati l'Arabia Saudita di questa fonte energetica che però non è assolutamente sfruttata
Iniziamo dicendo che Rifkin è un economista, non un tecnico, e quindi non è assolutamente detto che sappia valutare le problematiche tecniche (e lo ha ampiamente dimostrato); l'eolico non sarà adeguatamente sfruttato, e qui siamo d'accordo, ma nel fare tutti i suoi bei discorsi Rifkin ha considerato quelle problematiche?
Del resto, Rifkin è anche quello che ha tirato fuori l'economia dell'idrogeno, quello secondo cui tra dieci (o venti?) anni avremo cellulari a idrogeno, automobili a idrogeno; peccato che questo prescinda dalle già citate problematiche tecniche, per esempio i problemi di estrazione, di immagazzinamento, di utilizzo; prescindono dai costi; problemi tecnici, non politici. Peccato che siano ipotesi, almeno secondo l'ASPO-Italia e non solo, abbastanza campate in aria.
Sul solare, quale intendi? Per il solare termodinamico, ce ne sono poche, è vero; ma è anche vero che nelle pur ottimali condizioni del deserto del Mojave non ha competitività economica (se costa di piú produrre, costa di piú comprare...); in Spagna, la competitività economica è ancora piú lontana, per le diverse condizioni. Senza contare che che ci sono seri dubbi sulla sua utilizzabilità (sempre ASPO-Italia), e che i dati di rendimento massimo non sono cosí eclatanti.
Sulle centrali geotermiche, diffusione pari a zero? L'elettricità prodotta da geotermia ammonta al 4,78% di quella prodotta da petrolio. Non sarà moltissimo, ma parlare di diffusione nulla mi sembra esagerato.
Purtroppo, non è cosí facile dire che esistano: tutto solare? Bello, e alla prima nuvola crolla la rete.Non voglio tediarvi continuando con questo elenco ma le possibilità per liberarci dalla schiavitù dei combustibili fossili esistono, mentre manca in abbondanza la volontà di risolvere questo tipo di problema
Non dico non ci siano influenze politiche, ma non sono solo quelle, ci sono anche problemi termici non da poco.
Io non sono contro le rinnovabili, anzi; ma, a quanto ne so, realisticamente un mondo mono-rinnovabili è ancora ben lontano, e non (solo?) per motivi politici.
Potrei quotare in toto Mornon, ma vorrei ribadire bene certi concetti
Se il petrolio è la nostra prima scelta come fonte di energia questo è dovuto soprattutto alla politica
Assolutamente no, il petrolio è il fratello del carbone che era usato già quando la politica non aveva questo peso nei mercati. Inoltre la densità energetica e la tecnologia relativamente bassa con cui sono sfruttabili gli idrocarburi li hanno messi nella lista "cose da bruciare" subito dopo legna.
Ne segue una domanda molto semplice: perchè i rendimenti sono bassi? La risposta è semplice perchè non c'è mai stata la volontà politica di studiare questi metodi di produzione alternativi.
Forse non si investe quanto si dovrebbe, ma ci sono delle leggi fisiche che non cambiano a seconda dei finanziamenti. Per l'eolico c'è il limite di Betz-Lancaster che fissa il tetto massimo a circa il 59% dell'energia del vento, metti pure che sei bravissimo a costruire il resto..ma al massimo si tratta di 50% e comunque con venti molto forti gli accorgimenti costruttivi diventano molto costosi.
Prendiamo per esempio l'energia eolica, Jeremy Rifkin riporta che il Midwest americano o la Mongolia interna cinese possono essere considerati l'Arabia Saudita di questa fonte energetica che però non è assolutamente sfruttata
Rifkin non sa di cosa parla, prima di tutto negli USA è in ampio sviluppo un programma basato sull'eolico nel midwest (come sono in sviluppo decine di altri progetti che qua sono discussi da anni, e poi per pulirci la coscienza diciamo che sono solo gli americani a inquinare); secondo, tolti i limiti teorici, una percentuale troppo alta di energia "oscillante" in maniera non predicibile rende la rete instabile...e le conseguenze ve le immaginate.
Per non parlare dell'energia solare, quanti centrali di questo tipo esistono al mondo? Eppure di possibilità per sfruttare questa fonte ce ne sono un'infinità
Continuo ad essere convinto che il solare sia una bufala. Il materiale con cui sono costruiti attualmente i pannelli commerciali permette un rendimento massimo teorico sull'energia solare del 44%. Certo ci sono altri materiali allo studio con prestazioni migliori ma i costi? Le disponibilità di questi materiali? Al giorno d'oggi la metratura per un'utenza da 3kW viene a costare oltre 20mila euro. Senza contare che comunque una produzione di questo tipo necessita una rete di distribuzione meglio magliata e rinnovata. Centrali di potenza? Le famose "centrali di Rubbia" spacciate come la manna dal cielo sono un obrobrio, quella di Priolo è stata aperta una settimana ma CONSUMAVA energia. E' stata poi chiusa e riaperta che non è molto, stessa cosa in Spagna. Già il rendimento è basso e ci vanno a mettere in mezzo anche un ciclo termodinamico, ma dico dove hanno la testa? L'applicazione migliore per il solare è quella termica usata nelle utenze domestiche: ovvero fare acqua calda. Questo perchè costa poco e permette un risparmio sensibile alle persone.
Anche per le maree vale lo stesso discorso, in Italia noi non abbiamo mai visto una marea degna di questo nome, ma in giro per il mondo vi è un'infinità di luoghi nei quali questo fenomeno è estremamente accentuato.
Un ultimo accenno alle centrali geotermiche che hanno una diffusione pari a zero
Per questo tipo di centrali sono necessarie delle condizioni che noi non possiamo controllare, in toscana (o in lazio, non mi ricordo) sono comunque presenti delle centrali di tipo geotermico. Quello che potevamo sfruttare lo abbiamo sfruttato, ma se non abbiamo le fonti come facciamo? A parte una centrale a maree in Francia, lo sviluppo di queste tecnologie è ancora, guarda caso, nordamericano. In USA ci sono diversi impianti geotermici e il Canada ha allo studio diverse centrali che sfruttano le maree.
possibilità per liberarci dalla schiavitù dei combustibili fossili esistono
Certamente, mai sostenuto il contrario.
mentre manca in abbondanza la volontà di risolvere questo tipo di problema
Dunque, si e no. Manca la volontà di cambiare le cose ADESSO, si tende a rimandare sempre e comunque aspettando l'inevitabile. Possiamo aspettare il collasso giocando con gli specchietti solari o possiamo installare qualche centrale nuova (magari a combustibile nucleare) e concentrare la ricerca sulla fusione controllata, tutto questo convincendo i verdi che qualche torre eolica in mare o in collina non ha mai ucciso nessuno.