The doom generation, di Gregg Araki. Con James Duval, Rose McGrowan, Jonathon Schaech, Parker Posey. Una coppia di giovani fidanzati una notte si imbatte in un coetaneo vittima di un aggressione, finendo per vivere con questi un viaggio incredibile tra sesso e violenza. Primo titolo di successo per Araki, con un film che è diventato culto per una generazione e che ancor oggi, nonostante l'autore abbia notevolmente evoluto il suo stile, mostra già i germi di un talento pop/pulp folle ed estremo. Qualche schizzo lynchiano (che sarà più evidente in alcuni lavori successivi), per una storia senza speranza, tra macabri e inquietanti omicidi e un insolito menage a trois, guardando al filone rock punk (colonna sonora di impatto, tra cui i Nine Inch Nails) e ad un certo cinema grottesco molto in voga negli anni '90, ma con una lucidità non comune e una giovane Rose McGowan già bomba di sensualità. Finale emoglobinico. Esagitato.
Shotgun stories, di Jeff Nichols. Con Michael Shannon, Douglas Ligon, Barlow Jacobs, Natalie Canerday, Glenda Pannell. Son, Kid e Boy sono tre fratelli che vennero abbandonati dal padre quando erano in tenera età. Anni dopo, da adulti, si recano al funerale dell'uomo dove finiscono per iniziare una faida con i figli che il genitore ebbe con un'altra donna. Una scia di sangue che metterà a rischio le vite di tutti. Esordio folgorante per Nichols, un'opera prima che mostra già il talento di uno tra gli autori più interessanti della scena contemporanea. Un film che vive di un'atmosfera tesa, pregna di un certo ambiente americano, quello delle periferie e di uomini indecisi sul proprio destino, divisi tra la noia di un piccolo sobborgo e l'incapacità di realizzarsi nella vita. Una sorta di revisione realista e aggiornata ai tempi de La sfida all'OK. Corrall, segno che certe cose oltreoceano non sono ancora cambiate, con una forte carica drammatica e un protagonista straordinario, che diverrà il feticcio di Nichols, quale un allora ancora poco conosciuto Michael Shannon. Ardente.
Before Midnight
Terzo capitolo della saga iniziata 18 anni fa con Before Sunrise (Prima dell'alba) e continuata 9 anni dopo con Before Sunset (Prima del tramonto).
Nel primo film, Jesse (americano) e Celine (francese), ventenni, si incontrano per la prima volta a Vienna.
Si incontreranno di nuovo a Parigi, trentenni, nel secondo film (e vedremo i cambiamenti nel loro corpo e nelle loro teste - e ciò che è rimasto immutato-).
Altri 9 anni, ed ecco il terzo film: troviamo i due protagonisti in Grecia, quarantenni, alle prese con differenti situazioni di vita e di rapporto.
Una trilogia che vive di dialoghi, che sposta il peso tra romanticismo e cinismo, filosofia e sentimento, ottimismo e pessimismo.
Ecstasy generation, di Gregg Araki. Con Debi Mazar, Rachel True, Chiara Mastroianni, James Duval, Nathan Bexton, Scott Caan, Jordan Ladd, Kathleen Robertson, Mena Suvari, Ryan Philippe, Christina Applegate, Heather Graham, Denise Richards, Traci Lords, Rose McGowan, Shannen Doherty. Folle, pazzo, Araki. Non domo dell'estremismo che lo lanciò di The Doom Generation, il regista prosegue il suo percorso con questa parodia delle commedie giovanilistiche in cui tutto è portato all'estremo, da un erotismo gridato fino alle improbabili contaminazioni fantascientifiche debitrici della sci-fi d'un tempo. Colorato, pop, traboccante di intuizioni visive, Ecstasy generation è un calderone a volte eccessivo ma mai noioso, sempre in grado di sorprendere e con un finale, geniale, che tocca i limiti dell'assurdo, capace di raccontare a suo modo il disagio di una generazione. Colonna sonora ricchissima di pezzi cult dell'alternative rock, e un cast numerosissimo di volti conosciuti dai teenager completano questo quadro schizzato e ammirevole al contempo. Strabordante.
Before Midnight
Terzo capitolo della saga iniziata 18 anni fa con Before Sunrise (Prima dell'alba) e continuata 9 anni dopo con Before Sunset (Prima del tramonto).
Nel primo film, Jesse (americano) e Celine (francese), ventenni, si incontrano per la prima volta a Vienna.
Si incontreranno di nuovo a Parigi, trentenni, nel secondo film (e vedremo i cambiamenti nel loro corpo e nelle loro teste - e ciò che è rimasto immutato-).
Altri 9 anni, ed ecco il terzo film: troviamo i due protagonisti in Grecia, quarantenni, alle prese con differenti situazioni di vita e di rapporto.
Una trilogia che vive di dialoghi, che sposta il peso tra romanticismo e cinismo, filosofia e sentimento, ottimismo e pessimismo.
Degna conclusione della trilogia romantica più bella di sempre
Degna conclusione della trilogia romantica più bella di sempre
Sicuro sia la conclusione? Non è che fanno un altro capitolo tra nove anni?
Degna conclusione della trilogia romantica più bella di sempre
Sicuro sia la conclusione? Non è che fanno un altro capitolo tra nove anni?
Tutto è possibile eh, ma sinceramente ho l'impressione sia finita qui. Lieto di sbagliarmi, sia chiaro
Istantanee, di Jocelyn Moorhouse. Con Russell Crowe, Hugo Weaving, Geneviève Picot. Il trentenne Martin è cieco fin dalla nascita, e ha come strano hobby quello di scattare delle fotografie e poi farsele raccontare dagli altri. Un giorno diventa amico di Andy, cameriere di un bar con il quale sviluppa un solido rapporto. Ma nella sua vita c'è anche la bella Celia, donna innamorata di lui che però Martin continua a rifiutare anche a causa di un segreto del suo passato. Insolito menage a trois in quest'opera prima, intensa e drammatica, che non ha paura di toccare tematiche forti come quella della cecità e dei disagi che essa comporta, senza però mai cedere al patetico e anzi trovando alcuni guizzi da commedia più raffinata. Nel cast due giovani future star come Weaving e Crowe, il primo soprattutto assai convincente nei panni del cieco. Acuto.
Gli amici di Peter, di Kenneth Branagh. Con Kenneth Branagh, Hugh Laurie, Stephen Fry, Emma Thompson, Alphonsia Emmanuel, Imelda Staunton, Rita Rudner, Tony Slattery. Sei amici si ritrovano dopo dieci anni nella villa di uno di loro. Ma dopo l'iniziale affiatamento e il ricordo dei tempi andati, vecchi rancori e dissapori emergono, mettendo a nudo la fragilità delle loro vite. Intelligente commedia british firmata da Branagh, che "guarda" a Il grande freddo ma riesce comunque a rivelarsi originale e tagliente, alternando una prima parte più portata verso il lato comico, ad una seconda disillusa e non priva di malinconia. Il film trascina senza punti morti grazie anche alla perfetta coesione di un cast di grandi attori qui tutti in forma smagliante. Attento.
Oblivion (2013) di Joseph Kosinsky.
Dopo aver vinto una devastante guerra contro misteriosi invasori alieni, gli umani si sono trasferiti su Titano per sfuggire ad una terra resa ormai inospitale. Per procurarsi l'energia lasciano sul pianeta natale alcuni enormi macchinari, e una coppia di tecnici per la supervisione e la loro protezione. Ma Jack Harper (Tom Cruise) inizia ad avere strani sogni, frammenti di ricordi che potrebbero risalire a prima della cancellazione della sua memoria, avvenuta da ormai 5 anni. E proprio allora, dallo spazio, arriva qualcuno che cambierá il suo modo di vedere le cose intorno a lui...
Oblivion fa parte di quella che mi pare una tendenza di quest'anno, insieme a After Earth e (sospetto) Elysium. Ho trovato After Earth e Oblivion curiosamente simili, nel modo minaccioso ma nostalgico di vedere la terra ormai perduta, nel modo con cui la consapevolezza di se stessi sia legata alla scoperta del proprio rapporto con essa, nei ritmi lenti forse un pó lontani dal cinema fantascientifico piú recente.
Devo dire che Oblivion non mi é dispiaciuto, anche se tutto ció che propone come 'nuovo' é soltanto 'riscoperto': in tanti aspetti (tecnici e non) si puó ritrovare un illustro precedente, quindi alla fine della visione, ci si rende conto che l'esperienza é stata interessante e piacevole, senza sbavature importanti, ma senza nulla di davvero originale.
Man of Steel (2013) di Zack Snyder.
Ennesimo reboot di Superman. Molto meglio di Superman returns, ma Snyder alla regia non mi convince: la prima parte é piuttosto noiosa, mentre la seconda é eccessivamente frenetica, a tratti anche ridicola nelle scazzottate tra super forti. Il moderno supereroe non é piú il baldo ragazzone sicuro di se, ma un quasi antieroe pieno di complessi e dubbi. Anche Superman non si sottrae alla nuova tendenza. Snyder non si puó esimere dal dare particolari tocchi visivi ai propri film, e infatti la fotografia di Superman é molto fredda e artificiale: blue nelle scene terrestri, gialla in quelle su Kripton, entrambe con saturazione e contrasto a manetta. Devo dire che non l'ho gradita particolarmente. Ancora meno ho gradito le riprese, a metá tra Bay e Abrams, ma senza la loro nitidezza.
Un film che, onestamente, mi ha annoiato, anche se piú ambizioso del precedente.
Per Oblivon sono abbastanza d'accordo
Su Man of Steel io sono ancora più critico...oltre ad avermi annoiato, mi ha proprio infastidito, soprattutto quel sonoro che cercava continuamente di portarti alla commozione, lo ho odiato
Anche il personaggio non mi è piaciuto, un Superman che spacca la città che dovrebbe proteggere mi ha fatto storcere il naso...
In definitiva non mi è piaciuto per nulla, lo ho trovato uno dei peggiori cinefumetti in assoluto...insomma, non basta mettere le mutande rosse dentro ai pantaloni, NO, non basta xD
PS: sono anche preoccupato per Batman, temo che la storia si ripete...dopo Burton (che è bene) arrivo Schumacher(che è male), e ora dopo Nolan (che è bene) temo altro male xD
Per Oblivon sono abbastanza d'accordo
Su Man of Steel io sono ancora più critico...oltre ad avermi annoiato, mi ha proprio infastidito, soprattutto quel sonoro che cercava continuamente di portarti alla commozione, lo ho odiato
Anche il personaggio non mi è piaciuto, un Superman che spacca la città che dovrebbe proteggere mi ha fatto storcere il naso...
In definitiva non mi è piaciuto per nulla, lo ho trovato uno dei peggiori cinefumetti in assoluto...insomma, non basta mettere le mutande rosse dentro ai pantaloni, NO, non basta xD
In effetti non ho scritto che la colonna sonora era davvero brutta " />
Comunque non sono stato davvero duro solo perché mi é parso vagamente migliore del Superman returns...
Io Returns lo vidi solo in TV, e non me lo ricordo nemmeno benissimo xD
Questo al cinema, che di solito mi amplifica le percezioni positive...stavolta lo ha fatto con quelle negative invece xD
Mi era venuta anche un po di voglia di uscire a metà ahahah, cosa che non mi capita davvero mai xD
A me Oblivion ha fatto schifo. Parte anche bene, ma poi dimostra l'inconsistenza su cui si basa. Oltre ai soliti stereotipi e banalità, compresa la storia d'amore con zero spessore e il finale che non se po vede...
Per non parlare di Tom che deve fare l'iper-protagonista, togliendo spazio a tutti gli altri personaggi, e facendo praticamente il buono e il cattivo insieme.
Cattivissimo me 2.
Divertente, con trovate sempre abbastanza fresche. Non sfigura rispetto al primo.
Nel bel mezzo di un gelido inverno, di Kenneth Branagh. Con Joan Collins, Richard Briers, Michael Maloney, Mark Halfield, Nicholas Farrell, Celia Imrie, Jennifer Saunders, Julia Sawalha, John Sessions. Senza lavoro da più di un anno, e in forte crisi creativa, l'attore teatrale Joe Harper decide di rischiare il tutto per tutto organizzando una messa in scena a basso budget dell'Amleto di Shaekespeare. Nonostante le iniziali difficoltà, e non senza qualche tensione, creerà con altri sei attori esordienti un gruppo affiatato... "Prendendo le misure" per il suo monumentale Hamlet dell'anno successivo, Branagh crea un'intelligente e raffinata commedia sul mondo del teatro, ricca di passione per la tematica trattata e con un cast affiatato e vibrante, girando il tutto in un sobrio ma assai consono bianco e nero. Un film sulla lotta per emergere dalle proprie insicurezze e un atto d'amore limpido e sincero verso il bardo inglese. Coinvolgente.