Maria di Scozia di John Ford con Katherine Hepburn, Fredric March, Florence Elridge, Douglas Walton
Dopo essere tornata dalla Francia nel suo regno di Scozia, la regina Maria Stuart deve fronteggiare diversi problemi: le lotte fratricide tra i Lords, la scelta di un marito, la procreazione di un erede, gli scontri religiosi e la pretensione al trono inglese. Realizzazione piuttosto modesta e inefficace, sbagliata nella sua stessa impostazione e carente sotto diversi punti di vista. Si decide di raccontare una storia troppo lunga in troppo breve tempo, con il risultato di lasciare in superficie troppe questioni che avrebbero meritato un maggior approfondimento. Meglio sarebbe stato scegliere uno-due argomenti forti e svilupparli per intero. Così invece si ha l'idea di un'eccessiva velocità di narrazione, mista a una certa confusione e una non totale chiarezza nello svolgimento delle azioni, soprattutto da un punto di vista storico-politico. Il resto è tutto tra la sufficienza scarsa e la mediocrità, Hepburn compresa. VOTO: 2/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Viaggi di nozze di Carlo Verdone con Carlo Verdone, Veronica Pivetti, Claudia Gerini, Cinzia Mascoli
Il tamarro, lo snob e l'uomo-medio. In questo film a episodi Carlo Verdone interpreta tre maschere diverse, accomunate dall'essere nel mezzo di un viaggio di nozze. Un film spassoso e divertente, con diversi momenti di pura comicità e in cui non mancano ogni tanto scene sferzanti e punte di cinismo. Verdone può ormai essere considerato l'ultimo interprete della commedia all'italiana tradizionale, in cui la simpatia dei personaggi va di pari passo con la satira verso certi "tipi" della società italiana. L'esito è buono in tutti e tre gli episodi, ma con menzione speciale per quello del professor Raniero Cotti Borroni. Tra le interpreti femminili strepitosa Claudia Gerini. VOTO: 3/5
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Rango di Gore Verbinski.
Rango rientra nella categoria dei film d'animazione, ma la sua realizzazione tecnica è tale da metterlo sullo stesso piano di Avatar, forse anche migliore. Quasi non si notano differenze tra film e realtà, se non fosse per i protagonisti presenti dalle fattezze umanoidi.
Il film si ispira al celebre fumetto Blacksad di Canales&Guarnido, noire in cui i protagonisti sono animali dalle fattezze umane il cui carattere rispecchia l'animale che li rappresenta. Analogamente anche in Rango i protagonisti sono Animali umanizzati, tra cui il Camaleontico Rango (appunto un Camaleonte), l'anziano Armadillo, la piccola e serafica Opossum, il cattivissimo Serpente a Sonagli ed il cupo capo indiano Corvo.
A differenza di Blacksad si tratta di una commedia comica ambientata nel West. Rango è un camaleonte domestico afflitto da crisi d'identità che per un incidente stradale viene sbalzato fuori dall'auto in cui si trovava, finendo abbandonato in pieno deserto. La prima parte del film è composta da un frenetico susseguirsi di esilaranti gag, inizialmente con il monologo di Rango alla ricerca della sua identità e poi dopo l'incidente a sfondo spaghetti-western. Le gag raggiungono il culmine nella scena della Cavalcata delle Valkirie riarrangiata con Benjo e suonata da delle talpe in groppa a dei pipistrelli, le scena ripete esattamente il celebre attacco degli X-Wing alla Morte Nera in Star Wars, i movimenti e le azioni sono quasi le stesse compresa la discesa nel Canyon ed uno dei pipistrelli che schiantandosi contro una parete esplode!
Da questo momento la storia prende un tono più serio con una introspettiva su Rango alla ricerca della sua vera identità e del riscatto.
Imperdibile!
Voto: 8,5/10
Un thè con Mussolinidi Franco Zeffirelli. Polpettone di bassa lega pieno di stereotipi su un gruppo di nobildonne inglesi, snob e staccate dalla realtà, residenti a Firenze subito prima della seconda guerra mondiale, colte dallo scoppio del conflitto ed imprigionate fino a quando non vengono liberate dalle truppe britanniche in avanzata. Il film ha tutto quel che serve per sprecare il talento di alcuni ottimi attori (Judy Dench è una garanzia) e di altre non precisamente cime da Actor's Studio (una Cher non ancora troppo rifatta), è storicamente sballato e girato pure in maniera spezzata (si passa da un anno all'altro senza continuità).
La prova che Zeffirelli, con tutte le sue pretese di essere un grande regista, vale decisamente poco...
voto 1/5
Ho solo fatto a pezzi mia moglie, di Alfonso Arau. Con Sharon Stone, Woody Allen, Maria Grazia Cucinotta, David Schwimmer, Kiefer Sutherland. Un illusionista imbranato fa, inavvertitamente, a pezzi la moglie fedifraga durante uno spettacolo, e decide di cancellare le "prove" seppellendo ciò che è rimasto in una radura nel Texas. Si dimentica però di una mano della donna, che trovata da un'abitante di un vicino villaggio, diventa una sorta di idolo miracoloso che realizza tutti i desideri. Non ci vuole molto a comprendere che l'unico spunto interessante di questa commedia che mischia sacro e profano è la presenza di Allen, la cui simpatia è sempre irresistibile anche in un ruolo sottotono. Da dimenticare il resto del cast, soprattutto una Cucinotta al peggio della sua pur debole carriera, e anche le gag comiche degne di nota si contano, ironicamente, proprio sulle dita di una mano. Stentato.
LA TETE AILLEURS (ELSEWHERE), di Frédéric Pelle: film francese visto al RIFF di Roma (più corto della media -83 minuti-).
Patrick Perrin lavora in un piccolo casinò; il suo sogno è fare un lungo viaggio verso una meta imprecisata, e inizia i preparativi necessari: acquisti, vaccini, studio delle possibili mete...
Un bel film, profondo e ben interpretato, di quelli che non dimentichi dopo 5 minuti. La dimostrazione che quando c'è la qualità, si può fare ottimo cinema senza spendere vagonate di soldi, e persino senza iperstimolare con un eccesso di azione, o trame avvincenti e complicate.
Peccato che il grande pubblico non lo vedrà mai.
Voto: 4/5
Star Trek V: L'ultima Frontiera diretto e interpretato dal grande William Shatner con Leonard Nimoy, Deforest Kelley, Walter Koenig e gli altri famosi attori del ciclo leggendario.
V film della serie
Un gruppo di ribelli guidati da un misterioso profeta, Sybok fratellastro di Spock, si impadronisce di Paradise City, la capitale di Nimbus III, il Pianeta della Pace Galattica, e prende come ostaggi alcuni consoli della Federazione dei Pianeti Uniti, dell'Impero Romulano e dell'Impero Klingon. Kirk a capo dell'Enterprise viene inviato sul pianeta per liberare i prigionieri, ma viene a sua volta catturato e i ribelli si impadroniscono dell'astronave. Sybok, infatti, puntava proprio a catturare una nave interstellare per raggiungere il centro della Galassia alla ricerca di un pianeta perduto, che nella tradizione vulcaniana è chiamato Sha Ka Ree una sorta di Eden, dove spera di incontrare finalmente Dio. Kirk inizialmente gli si oppone pensando che si tratti di una follia ma successivamente con l'aiuto di Spock accetta la missione e porta l'astronave al centro della Galassia. Ma arrivati sul pianeta "Eden" Kirk, Spock e il dottore McCoy sbarcano sulla superficie con Sybok per incontrare "Dio" che in realtà si scoprirà essere il lato oscuro di Sybok stesso, una sorta di riflesso energetico "malefico" della sua stessa personalità. Kirk e gli altri vengono colpiti dallo pseudo Dio e Sybok sconvolto dalla scoperta della natura dell'essere combatte con lui per consentire la fuga ai compagni. Dopo una finale scaramuccia con i Klingon (immancabile) si conclude il film. Personalmente di tutta la serie questo film lo pongo al 4 posto dopo i primi tre che sono certamente i migliori della saga. La trama è scorrevole e veloce, forse fin troppo ma tutto sommato gradevole. Voto 7/10
Gil Galad - Stella di radianza
Treeless mountain, di Kim So Yong, con Kim Hee Yeon, Kim Song Hee, Lee Soo Ah, Kim Mi Hyang. Due bambine vengono affidate dalla madre, in preda a gravi problemi economici, alla zia. Le piccole ora attendono solo il ritorno della mamma. Kim So Yong dirige un piccolo film in grado di commuovere ed emozionare in più frangenti, anche grazie alla bravura delle due baby protagoniste. Tenero e intimo, quasi una versione minimalista delle atmosfere dello splendido Nobody Knows di Koreeda, per una pellicola nella sua apparente staticità in grado di raccontare le sfumature di un'infanzia tradita e della consapevolezza destinata a giungere nel periodo della crescita. Delicato.
Iera sera, su Iris, ho potuto finalmente gustarmi "Geronimo", un film del 1993 diretto da Walter Hill su sceneggiatura di John Milius. Interpretato da Wes Studi (Geronimo), Jason Patric (Tenente Charles B. Gatewood), Matt Damon (Sottotenente Britton Davis), Gene Hackman (Generale di brigata George Crook) e Robert Duvall (capo degli scout Al Sieber), il film narra una parte significativa della vita del grande guerriero degli Apache Chiricahua, che per fama superò persino capi leggendari come Cochise e Mangas Coloradas.
Consegnatosi nelle mani del Generale Crook nel 1886, dopo un pericoloso viaggio insieme al tenente Gatewood (ex ufficiale confederato ora giacca blu, che capisce e rispetta gli Apache) e al sottotenente Davis (recluta fresca di West Point e voce narrante del film), per accettare di seguire la sua tribù nella riserva di Turkey Creek, Geronimo è incapace di adattarsi alla nuova vita, come molti altri. Vessati dal governo statunitense, molti Apache decidono quindi di lasciare la riserva sotto la guida di Geronimo, dopo l'ultimo atto di prepotenza dei soldati: l'uccisione di uno stregone (il Sognatore) intento ad una danza sacra. Seguiranno due anni di spietata campagna militare nelle quali la banda via via sempre meno numerosa di Geronimo darà filo da torcere sia ai messicani che agli statunitensi, scorrazzando impunemente al di qua e al di là del confine sudoccidentale degli USA, fino all'inevitabile conclusione.
Realizzato tra gli splendidi ed evocativi paesaggi di Utah, Arizona e California, il film ha il merito di ricostruire con una certa accuratezza un biennio tra i più significativi delle Guerre Indiane. Geronimo ed i suoi avversari vengono resi con abilità, così come il conflitto e l'incapacità di comprendersi di due culture totalmente diverse, ma anche l'amicizia e il rispetto che in tali circostanze pure riuscivano a nascere. Ben gestite le scene d'azione e i dialoghi. L'unico elemento negativo sta forse nella scelta di raccontare, più che una vicenda coerente, un insieme di momenti, legati tra di loro spesso solo dalla voce del sottotenente Davis.
Resta tuttavia un buon film western, che consiglio agli amanti del genere.
The Company Men, di John Wells. Con Ben Affleck, Kevin Costner, Maria Bello, Tommy Lee Jones, Chris Cooper. In seguito alla crisi che ha colpito l'economia nel 2008, la THX è costretta a ridimensionare il suo organico. Molti dei suoi dipendenti, anche storici, vengono licenziati e si trovano con le difficoltà di arrivare alla fine del mese. Prendendo spunto da una tragedia sociale del recente passato, Wells pone la sua attenzione su tre protagonisti, incapaci di tornare una vita "modesta" dopo aver assaporato il successo, professionale ed economico. Senza scadere in facile retorica o falso patetismo, il film riesce a tenere alto l'interesse fino alla fine, grazie anche ad un ricco cast in discreta forma. Decoroso.
Slipstream - Nella mente oscura di H., di Anthony Hopkins. Con Anthony Hopkins, Stella Arroyave, Christian Slater, John Turturro, Michael Clarke Duncan. Uno sceneggiatore si trova alle prese con i personaggi del film che sta scrivendo, che inspiegabilmente è come avessero preso vita, almeno nella sua mente. Hopkins regista sulle orme di Lynch in un film sperimentale che affascina nel suo delirio. Si gioca con le inquadrature, si plasmano i personaggi, si è sempre nel mezzo di una globale perdita di identità, visiva e narrativa, in un'opera che colpisce nonostante qualche imperfezione dovuta all'eccesso di materiale e idee inserite nel contesto. Gustosa la lunga citazione de L'invasione degli ultracorpi, che vede anche la presenza dell'attore protagonista Kevin Mc Carthy. Folgorante.
L'ululato, di Joe Dante, con John Carradine, Patrick MacNee, Dee Wallace. Una giornalista televisiva viene aggredita da un maniaco che viene immediatamente ucciso da due poliziotti. Per ritrovare un pò di tranquillita decide di trascorrere dei giorni di vacanza col marito in una comunità fuori città, immersa nel bosco. Ma gli abitanti del luogo hanno strani comportamenti, e ben presto la sua vita sarà di nuovo in pericolo. Dante realizza un horror cupo e disturbante, giustamente assunto a cult, che riporta il mito del Lupo Mannaro a un'inquietudine fisica e psicologica, avvantaggiandosi degli strepitosi effetti speciali che riescono a incutere un certo terrore ancora oggi. I protagonisti non sono altro che carne al macello di questa favola d'orrore che non disdegna anche un affilato dito puntato contro il voyeurismo mediatico. Conturbante.
Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans, di Werner Herzog. Con Nicolas Cage, Val Kilmer, Eva Mendes, Xzibit, Shea Whigham. Il tenente Terence McDonagh soffre di forti dolori alla schiena dovuti ad un incidente, e cerca il sollievo nella droga. Quando si trova ad indagare sull'omicidio di un intera famiglia, inizierà la sua discesa nel baratro, umano e professionale. Herzog dissipa sin da subito i timori di un remake del classico di Ferrara: il suo è completamente un altro film, se non addirittura superiore all'originale, quantomeno ricco di spunti interessanti. A cominciare da un Cage in gran forma, che riesce a dare anima, ma soprattutto (dolente) corpo, al suo personaggio, continuamente sul bilico del baratro. Le gustose allucinazioni, gli scatti d'ira e gli sguardi di un'anima persa nei meandri della droga sono adoperati alla perfezione dal maestro tedesco, che riesce ad infondere il suo tocco personale alla pellicola. L'ironia celata nelle folli allucinazioni o nell'incredibile susseguirsi di risvolti finali sono solo alcuni dei diversi pregi di qui questa nuova (dis)avventura di Terence McDonagh si può avvalere. Riuscito.
A single man, di Tom Ford. Con Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult, Matthew Goode, Jon Kortajarena. George Falconer, professore di letteratura, non riesce a riprendersi dalla morte del compagno, avvenuta in un incidente d'auto. In un'America dove l'omosessualità era ancora un tabù l'unico conforto per l'uomo sono la compagnia della amica / amante di vecchia data Charlie e le attenzioni di un suo giovane studente. L'esordio cinematografico dello stilista Tom Ford è di quelli da ricordare. A single man è un film molto vicino alla perfezione: la delicatezza, con cui vengono trattate certe tematiche, in un contesto incerto di un' America in preda alla paura dei missili cubani, è resa splendidamente grazie a una realizzazione tecnica impeccabile. Fotografia fredda che si apre a sprazzi di colore nei momenti più ricchi di umanità, colonna sonora suadente che accompagna i momenti più intimi e riusciti, un Colin Firth magistrale (ma questa non è più una novità), scelte registiche di gran classe e dialoghi intelligenti, spesso in voce fuori campo, rendono quest'opera prima un film da non perdere. Ispirato.
Urlo, di Rob Epstein, Jeffrey Friedman. Con James Franco, Todd Rotondi, Jon Prescott, Aaron Tveit, David Strathairn. Nel 1955 il giovane poeta Allen Ginsberg ottiene il successo grazie al suo poema poetico Urlo, divenuto in breve tempo manifesto della beat generation. In seguito in un processo si cerca di stabilire se l'Opera sia di valore culturale o soltanto un testo pieno di oscenità. Basandosi sui fatti e sulla cronaca giudiziaria dei tempi, questo semi bio-pic si alterna tra le fasi processuali, interviste all'autore (interpretato da un ormai consacrato James Franco) e deliranti immagini animate che accompagnano l'esposizione dei versi. Ne esce fuori un'opera di non facile assimilazione, resa avvincente dalla potenza che scaturisce dalle parole di quest'autore entrato nella storia della letteratura. Brevi cameo di nuove e vecchie "glorie" nei panni dei testimoni. Originale.