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I "nostri" in IRAQ
V di Vainamoinen
creato il 08 novembre 2004

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Ser Arthur Dayne
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Ser Arthur Dayne
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Inviato il 03 maggio 2006 17:12

possiamo chiamarla guerra, o conflitto armato, o ricostruzione, o aiuto umanitario o anche pizzata di fine anno rimane il fatto che non siamo apertamente in guerra con l'iraq, ma una parte di loro la guerra ce la fa lo stesso e quindi noi volenti o nolenti dobbiamo parteciparvi visto che siamo li, e queste son cose che si sapevano anche prima di far partire i nostri soldati

 

Saro' io in malafede ma a me questa storia della missione di pace mi sembra un tentativo (maldestro) di aggirare la nostra costituzione


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Blackfyre
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Blackfyre
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Inviato il 03 maggio 2006 18:43

tentativo (maldestro) di aggirare la nostra costituzione

 

Dunque, a memoria la costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra come soluzione delle controversie internazionali. Ora l'Italia la ripudia, e infatti non ha preso parte alla invasione e alla guerra. L'Italia è in missione di pace, sotto mandato dell'ONU. Ricordiamo inoltre che alla missione hanno partecipato SOLO dei volontari, che sapevano a cosa andavano incontro. Poi la controversia internazionale è stata (brutalmente) risolta in termini molto sbrigativi:

-Bush: "Saddam vai in esilio?"

-Saddam: "No"

E guerra è stata. Le motivazioni e implicazioni sono molto più complesse lo so ma l'atto finale è stato questo.

Ora dopo la risoluzione della controversia l'Italia ha messo in campo delle forze che hanno cercato di stabilizzare la situazione, avevano regole di ingaggio per cui non potevano sparare per primi...mentre in guerra se non spari per primo sei un po' fesso...quindi formalmente e tecnicamente non era guerra. E anche secondo me non è guerra in quanto non ci sono state azioni a parte le battaglie dei ponti e poco altro. Gli americani hanno fatto guerra e hanno continuato guerra, come l'assedio a Moqtada al Sadr (si scrive così?) e simili.

Sono a mio avviso presenti differenze sia formali che sostanziali.


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Mornon
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Mornon
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Inviato il 03 maggio 2006 18:51
Quando un esercito entra in un territorio che non è di sua competenza si chiama "invasione", un invasione significa guerra

 

E se il governo chiede di rimanere, come accaduto, allora non mi pare guerra.

 

 

possiamo chiamarla guerra, o conflitto armato, o ricostruzione, o aiuto umanitario o anche pizzata di fine anno rimane il fatto che non siamo apertamente in guerra con l'iraq

 

Considerando anche che è il governo ad aver chiesto che si resti non so quanto allora si possa parlare di guerra... di per sé non mi pare solamente un modo per aggirare la costituzione, il comportamento dei nostri soldati non mi pare quello che sarebbe da tenersi in una guerra.

Per il resto, concordo con Vipera.



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
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Lord Beric
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Inviato il 03 maggio 2006 19:14

Mornon, credo che nessuno stia contestando la permanenza in Iraq. Mi pare che le obiezioni riguardino piuttosto l'invio delle nostre truppe.

 

Il fatto che il governo iraqeno abbia domandato il mantenimento delle truppe italiane sul territorio cancella il fatto che tali truppe sono state inviate senza una legittimazione internazionale?

 

 

La mia opinione in merito, è che gli Italiani, nel corso della loro missione si siano comportati in maniera eccellente.

Il Paese in cui hanno operato non è un paese pacifico, quindi la missione italiana mi pare più di pacificazione che di pace e ricostruzione. Non una guerra, ma nemmeno una semplice missione di pace. Una missione in ogni caso svolta molto bene, secondo me.

Però ritengo che ci sia un peccato originale di fondo, ovvero la non legittimità dell'invio delle truppe. Abbiamo seguito gli USA, non un organismo internazionale come l'ONU, arrogando agli States il diritto di giudicare e di decidere di spazzare via uno Stato, sia pure fondato su un regime dittatoriale.

 

Immaginate se nel corso della Liberazione in Italia ci fosse stato un sentimento antiamericano come quello che c'è ora in Iraq. Non avremmo gridato agli americani invasori, anche se ci stavano liberando da un regime? Non mi pare di aver visto in Iraq movimenti partigiani simili a quelli italiani della Resistenza che facessero ben intendere un sentimento popolare di rivolta contro Saddam.


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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Vainamoinen
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Vainamoinen
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Inviato il 03 maggio 2006 19:15 Autore

Credo che il termine di "insurrezione armata" sia più confacente alla situazione irachena (e forse un pò eccessivo), considerando che cmq nel paese c'è un governo votato dal 65% dela popolazione.

 

Il ripudio della guera come soluzione delle controversie internazionali presente nella nostra Costituzione non è il ripudio della guerra e stop. Non è che se uno ci attacca, noi ci asteniamo dal rispondere. Semplicemente significa che in caso di controversia, noi per primi non imbracciamo le armi aggredendo. Tutto qui. Quest'articolo non è applicabile alle situazioni di peacekeeping o peace enforcing alle quale partecipiamo, e, per dirla tutta, neanche ad altre situazioni nelle quali avremmo potuto ricorre alla forza ma si è preferito non farlo (Scud su Pantelleria, ad esempio...).


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Mornon
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Mornon
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Inviato il 03 maggio 2006 20:17
credo che nessuno stia contestando la permanenza in Iraq. Mi pare che le obiezioni riguardino piuttosto l'invio delle nostre truppe.

 

Il fatto che il governo iraqeno abbia domandato il mantenimento delle truppe italiane sul territorio cancella il fatto che tali truppe sono state inviate senza una legittimazione internazionale?

 

Non parlavo di questo, mi riferivo al definire il nostro intervento "guerra": il fatto che non ci sia una legittimazione internazionale la rende automaticamente una guerra? C'è chi l'ha definita in tale modo, io stavo semplicemente spiegando perché non condivido; e non ultima, appunto, la richiesta del governo locale di rimanere mi pare rendere difficile una tale definizione.

Inoltre, ora la legittimazione c'è o no? Mi riferisco a questo

 

L'Italia è in missione di pace, sotto mandato dell'ONU

 

che farebbe pensare di sí.

Riguardo la permanenza è un altro discorso, su cui alcuni pensano che si debba tornare, altri che si debba restare.


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Vainamoinen
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Vainamoinen
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V

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Inviato il 03 maggio 2006 20:42 Autore

Il fatto che il governo iraqeno abbia domandato il mantenimento delle truppe italiane sul territorio cancella il fatto che tali truppe sono state inviate senza una legittimazione internazionale

Scusate, ma mi sembra che sia stato più volte detto, e lo ribadisco, che siamo in Iraq in risposta alla risoluzione delle Nazioni Unite 1511 del 16 ottobre 2003

 

 

 

E visto che tanto molti di voi saranno troppo pigri per andarala a cercare o troppo faziosi per controllare, ve la riporto qua sotto, sperando di "tagliare la testa al toro" con questo continuo tira-e-molla ONU si ONU no, mandato internazionale si o no!

Il testo originale lo trovate direttamente sul sito delle NAZIONI UNITE (e potrete leggere le rioluzioni 1500 e 1483 sempre riguardanti l'Iraq).

 

 

 

 

16 October 2003

 

U.N. Security Council Resolution 1511 on Iraq, October 16, 2003

 

(Resolution sets framework for security, political, economic progress)

 

The Security Council unanimously adopted a resolution October 16 providing a framework for U.N. and international participation in the political and economic rebuilding of Iraq and maintenance of security.

 

The resolution, originally proposed by the United States, was co-sponsored by Cameroon, Spain and United Kingdom.

 

Adopted under Chapter VII of the U.N. Charter, the resolution focuses on three main areas: Iraqi leadership and the transfer of power from the Coalition Provisional Authority (CPA) to the Iraqi people; continued security provided by a multinational force under unified command; and international and United Nations participation in the financing of reconstruction and recovery projects. It also gives the United Nations a greater role in assisting Iraq in the political process and other areas such as human rights, humanitarian aid, and sustainable development.

 

In a statement to the council following the vote, U.S. Ambassador John Negroponte noted that the multinational force would be under "unified United States command."

 

The resolution recognizes the current Iraqi Governing Council and its ministers as the "principal bodies of the Iraqi interim administration," and gives the governing council two months, until December 15, 2003, to present a timetable to the Security Council for drafting a new constitution and holding democratic elections under that constitution.

 

Determining that "the provision of security and stability is essential to the successful completion of the political process" and the ability of the United Nations to work in the country, the resolution authorizes a "multinational force under unified command to take all necessary measures to contribute to the maintenance of security and stability in Iraq." The force is to report to the council at least every six months.

 

The resolution also calls upon the CPA "to return governing responsibilities and authorities to the people of Iraq as soon as practicable" and asks the authority, the Iraqi Governing Council, and the U.N. secretary general to report to the council on the progress being made.

 

It urges nations to contribute military forces to the multinational force and calls on member states as well as international financial institutions to provide the necessary resources, including a full range of loans and other financial assistance, for the rehabilitation and reconstruction of Iraq's economic infrastructure.

 

In the resolution, the council also "unequivocally condemns" the terrorist bombings in Iraq and calls on nations to prevent the transit of terrorists and the transfer of weapons and financing for terrorist activities into the country.

 

Following is the text of the resolution:

(begin text)

 

Cameroon, Spain, United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland and United States of America: resolution 1511

 

Resolution 1511

 

The Security Council,

 

Reaffirming its previous resolutions on Iraq, including resolution 1483 (2003) of 22 May 2003 and 1500 (2003) of 14 August 2003, and on threats to peace and security caused by terrorist acts, including resolution 1373 (2001) of 28 September 2001, and other relevant resolutions,

 

Underscoring that the sovereignty of Iraq resides in the State of Iraq, reaffirming the right of the Iraqi people freely to determine their own political future and control their own natural resources, reiterating its resolve that the day when Iraqis govern themselves must come quickly, and recognizing the importance of international support, particularly that of countries in the region, Iraq's neighbours, and regional organizations, in taking forward this process expeditiously,

 

Recognizing that international support for restoration of conditions of stability and security is essential to the well-being of the people of Iraq as well as to the ability of all concerned to carry out their work on behalf of the people of Iraq, and welcoming Member State contributions in this regard under resolution 1483 (2003),

 

Welcoming the decision of the Governing Council of Iraq to form a preparatory constitutional committee to prepare for a constitutional conference that will draft a constitution to embody the aspirations of the Iraqi people, and urging it to complete this process quickly,

 

Affirming that the terrorist bombings of the Embassy of Jordan on 7 August 2003, of the United Nations headquarters in Baghdad on 19 August 2003, of the Imam Ali Mosque in Najaf on 29 August 2003, and of the Embassy of Turkey on 14 October 2003, and the murder of a Spanish diplomat on 9 October 2003 are attacks on the people of Iraq, the United Nations, and the international community, and deploring the assassination of Dr. Akila al-Hashimi, who died on 25 September 2003, as an attack directed against the future of Iraq,

 

In that context, recalling and reaffirming the statement of its President of 20 August 2003 (S/PRST/2003/13) and resolution 1502 (2003) of 26 August 2003,

 

Determining that the situation in Iraq, although improved, continues to constitute a threat to international peace and security,

 

Acting under Chapter VII of the Charter of the United Nations,

 

1. Reaffirms the sovereignty and territorial integrity of Iraq, and underscores, in that context, the temporary nature of the exercise by the Coalition Provisional Authority (Authority) of the specific responsibilities, authorities, and obligations under applicable international law recognized and set forth in resolution 1483 (2003) which will cease when an internationally recognized representative government established by the people of Iraq is sworn in and assumes the responsibilities of the Authority, inter alia through steps envisaged in paragraphs 4 through 7 and 10 below:

 

2. Welcomes the positive response of the international community, in form, such as the Arab League, the Organization of the Islamic Conference, the United Nations General Assembly, and the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, to the establishment of the broadly representative Governing Council as all important step towards an internationally recognized, representative government;

 

3. Supports the Governing Council's efforts to mobilize the people of Iraq, including by the appointment of a cabinet of ministers and a preparatory constitutional committee to lead a process in which the Iraqi people will progressively take control of their own affairs;

 

4. Determines that the Governing Council and its ministers are the principal bodies of the Iraqi interim administration, which, without prejudice to its further evolution, embodies the sovereignty of the State of Iraq during the transitional period until an internationally recognized, representative government is established and assumes the responsibilities of the Authority;

 

5. Affirms that the administration of Iraq will be progressively undertaken by the evolving structures of the Iraqi interim administration;

 

6. Calls upon the Authority, in this context, to return governing responsibilities and authorities to the people of Iraq as soon as practicable and requests the Authority, in cooperation as appropriate with the Governing Council and the Secretary-General, to report to the Council on the progress being made;

 

7. Invites the Governing Council to provide to the Security Council, for its review, no later than 15 December 2003, in cooperation with the Authority and, as circumstances permit, the Special Representative of the Secretary-General, a timetable and a programme for the drafting of a new constitution for Iraq and for the holding of democratic elections under that constitution;

 

8. Resolves that the United Nations, acting through the Secretary-General, his Special Representative, and the United Nations Assistance Mission in Iraq, should strengthen its vital role in Iraq, including by providing humanitarian relief, promoting the economic reconstruction of and conditions for sustainable development in Iraq, and advancing efforts to restore and establish national and local institutions for representative government;

 

9. Requests that, as circumstances permit, the Secretary-General pursue the course of action outlined in paragraphs 98 and 99 of the report of the Secretary-General of 17 July 2003 (S/2003/715);

 

10. Takes note of the intention of the Governing Council to hold a constitutional conference and, recognizing that the convening of the conference will be a milestone in the movement to the full exercise of sovereignty, calls for its preparation through national dialogue and consensus-building as soon as practicable and requests the Special Representative of the Secretary-General, at the time of the convening of the conference or, as circumstances permit, to lend the unique expertise of the United Nations to the Iraqi people in this process of political transition, including the establish establishment of electoral processes;

 

11. Requests the Secretary-General to ensure that the resources of the United Nations and associated organizations are available, if requested by the Iraqi Governing Council and, as circumstances permit, to assist in furtherance of the programme provided by the Governing Council in paragraph 7 above, and encourages other organizations with expertise in this area to support the Iraqi Governing Council, if requested;

 

12. Requests the Secret Secretary-General to report to the Security Council on his responsibilities under this resolution and the development and implementation of a timetable and programme under paragraph 7 above;

 

13. Determines that the provision of security and stability is essential to the successful completion of the political process as outlined in paragraph 7 above and to the ability of the United Nations to contribute effectively to that process and the implementation of resolution 1483 (2003), and authorizes a multinational force under unified command to take all necessary measures to contribute to the maintenance of security and stability in Iraq, including for the purpose of ensuring necessary conditions for the implementation of the timetable and programme as well as to contribute to the security of the United Nations Assistance Mission for Iraq, the Governing Council of Iraq and other institutions of the Iraqi interim administration, and key humanitarian and economic infrastructure;

 

14. Urges Member States to contribute assistance under this United Nations inundate, including military forces, to the multinational force referred to in paragraph 13 above;

 

15. Decides that the Council shall review the requirements and mission of the multinational force referred to in paragraph 13 above not later than one year from the date of this resolution, and that in any case the mandate of the force shall expire upon the completion of the political process as described in paragraphs 4 through 7 and 10 above, and expresses readiness to consider on that occasion any future need for the continuation of the multinational force, taking into account the views of an internationally recognized, representative government of Iraq;

 

16. Emphasizes the importance of establishing effective Iraqi police and security forces in maintaining law, order, and security and combating terrorism consistent with paragraph 4 of resolution 1483 (2003), and calls upon Member States and international and regional organizations to contribute to the training and equipping of Iraqi police and security forces;

 

17. Expresses deep sympathy and condolences for the personal losses suffered by the Iraqi people and by the United Nations and the families of those United Nations personnel and other innocent victims who are killed or injured in these tragic attacks;

 

18. Unequivocally condemns the terrorist bombings of the Embassy of Jordan on 7 August 2003, of the United Nations headquarters in Baghdad on 19 August 2003, and of the Imam Ali Mosque in Najaf on 29 August 2003, and of the Embassy of Turkey on 14 October 2003, the murder of a Spanish diplomat on 9 October 2003, and the assassination of Dr. Akila al-Hashimi, who died on 25 September 2003, and emphasizes that those responsible must be brought to justice;

 

19. Calls upon Member States to prevent the transit of terrorist to Iraq, arms for terrorists, and financing that would support terrorists, and emphasizes the importance of strengthening the cooperation of the countries of the region, particularly neighbours of Iraq, in this regard;

 

20. Appeals to Member States and the international financial institutions to strengthen their efforts to assist the people of Iraq in the reconstruction and development of their economy, and urges those institutions to take immediate steps to provide their full range of loans and other financial assistance to Iraq, Working with the Governing Council and appropriate Iraqi ministries;

 

21. Urges Member States and international and regional organizations to support the Iraq reconstruction effort initiated at the 24 June 2003 United Nations Technical Consultations, including through substantial pledges at the 23-24 October 2003 International Donors Conference in Madrid;

 

22. Calls upon Member States and concerned organizations to help meet the needs of the Iraqi people by providing resources necessary for the rehabilitation and reconstruction of Iraq's economic infrastructure;

 

23.Emphasizes that the International Advisory and Monitoring Board IAMB referred to in paragraph 12 of resolution 1483 (2003) should be established as a priority, and reiterates that the Development Fund for Iraq shall be used in a transparent manner as set out in paragraph 14 of resolution 1483 (2003);

 

24. Reminds all Member States of their obligations under paragraphs 19 and 23 of resolution 1483 (2003) in particular the obligation to immediately cause the transfer of funds, other financial assets and economic resources to the Development Fund for Iraq for the benefit of the Iraqi people;

 

25. Requests that the United States, on behalf of the multinational force as outlined in paragraph 13 above, report to the Security Council on the efforts and progress of this force as appropriate and not less than every six months;

 

26. Decides to remain seized of the matter.

 

(end text)


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Blackfyre
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Inviato il 03 maggio 2006 20:42

Riguardo la permanenza è un altro discorso, su cui alcuni pensano che si debba tornare, altri che si debba restare

 

Io non so a che punto sia la missione. Se i vertici militari e politici ritengono di poter ritirare le truppe entro il 2006 (posizione del vecchio governo e -quasi- anche del centrosinistra) io allora immagino che quanto prefissato sia stato più o meno portato a termine. Se poi ci sono esplicite richieste del governo iracheno allora è un altro discorso, io però ritengo che a "lavoro fatto" si possa tornare a casa senza troppe polemiche.



Lord Beric
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Lord Beric
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Inviato il 03 maggio 2006 21:02

Ministero Esteri:

 

La Missione italiana in Iraq è stata istituita con la Legge 219 del 1 agosto 2003

 

Mi pare precedente alla Disposizione ONU 1511. (Vaina, hai dimenticato la 1472 e la 1546, anch'esse inerenti.)

 

 

 

Sarebbe inoltre interessante, ma qui ammetto di essere maligno, ricostruire la genesi di quella Disposizione... Non vorrei mai pensare che sia stata scritta sotto forte pressione di un governo USA in cerca di legittimazioni... Ma ovviamente le mie sono solo insinuazioni, dal momento che non avrei nulla né per dimostrarlo né per smentirlo...

 

 

 

 

EDIT: ho censurato, da persona prima che da moderatore, certe parole un po' accese, e mi scuso in primo luogo con l'utente verso cui erano rivolte, e secondariamente con tutti i lettori della discussione.


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Ser Arthur Dayne
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Ser Arthur Dayne
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Inviato il 05 maggio 2006 1:03

 

 

 

E guerra è stata. Le motivazioni e implicazioni sono molto più complesse lo so ma l'atto finale è stato questo.

Ora dopo la risoluzione della controversia l'Italia ha messo in campo delle forze che hanno cercato di stabilizzare la situazione, avevano regole di ingaggio per cui non potevano sparare per primi...mentre in guerra se non spari per primo sei un po' fesso...

 

purtroppo però è proprio la situazione in cui siamo: in guerra (zona-dove-è-in-corso-una-guerra-in-cui-una-delle-fazioni-vede-i-nostri-soldati-come-NEMICI) senza poter sparare per primi, ora, io non mi permetterei mai di dare dei fessi ai nostri soldati volontari che sono in iraq a lavorare, e a quanto ho sentito anche bene, ma ho dei dubbi su quello che ce li ha mandati.

 

 

 

Considerando anche che è il governo ad aver chiesto che si resti non so quanto allora si possa parlare di guerra... di per sé non mi pare solamente un modo per aggirare la costituzione, il comportamento dei nostri soldati non mi pare quello che sarebbe da tenersi in una guerra.

Per il resto, concordo con Vipera.

 

infatti la guerra non è con l'iraq del governo eletto ultimamente, ma con i guerriglieri terroristi che seppur in minoranza, godono probabilmente dell'appoggio di parte della popolazione civile, e anche di alcuni elementi delle forze di polizia iraqene in addestramento

 

Credo che il termine di "insurrezione armata" sia più confacente alla situazione irachena (e forse un pò eccessivo), considerando che cmq nel paese c'è un governo votato dal 65% dela popolazione.

 

Il ripudio della guera come soluzione delle controversie internazionali presente nella nostra Costituzione non è il ripudio della guerra e stop. Non è che se uno ci attacca, noi ci asteniamo dal rispondere. Semplicemente significa che in caso di controversia, noi per primi non imbracciamo le armi aggredendo. Tutto qui. Quest'articolo non è applicabile alle situazioni di peacekeeping o peace enforcing alle quale partecipiamo, e, per dirla tutta, neanche ad altre situazioni nelle quali avremmo potuto ricorre alla forza ma si è preferito non farlo (Scud su Pantelleria, ad esempio...).

 

non so esattamente cosa si intenda per operazioni di peace keeping e peace enforcing, traducendo letterarmente direi: mantenimento della pace e rafforzamento della pace, se così allora son operazioni che dovrebbero svolgersi in una zona pacifica altrimenti dovrebbero chiamarsi che so: peace creating


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Vainamoinen
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Vainamoinen
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Inviato il 05 maggio 2006 12:41 Autore

[purtroppo però è proprio la situazione in cui siamo: in guerra (zona-dove-è-in-corso-una-guerra-in-cui-una-delle-fazioni-vede-i-nostri-soldati-come-NEMICI) senza poter sparare per primi, ora, io non mi permetterei mai di dare dei fessi ai nostri soldati volontari che sono in iraq a lavorare, e a quanto ho sentito anche bene, ma ho dei dubbi su quello che ce li ha mandati.

Non voglio essere sgradevole, ma ci sono parti anche qua in Italia dove lo Stato Italiano non è gradito ed è osteggiato dalla popolazione locale...

Ora, in Iraq si è andata su mandato UN, il che mi sembra significativo. Conciliare tutte le parti in causa è impossibile, poichè loro per prime non vogliono essere conciliate. I continui attacchi da parte della minoranza (10%) sunnita nei confronti degli altri iracheni e loro alleati (cioè noi) sono dovuti principalmente alla perdita del potere: Saddam era sunnita, e di conseguenza tutti i luoghi di potere erano occupati da sunniti (Guardia Repubblicana compresa...). Al Queida ha un limitato campo d'azione in Iraq, peraltro con terroristi infiltrati dall'esterp (Siria e forse Iran).

Detto questo, visto illogicità della pretesa sunnita, è più che legittimo appoggiare in Iraq il governo eletto popolarmente dal popolo, curdi compresi, rispetto ad una fazione minoritaria decisa solo a riprestinare lo status quo ante Iraqi Freedom.

Sulle ROE potremmo discuterne a lungo. Di per sè non sono sbagliate, e difatti, attentato a Base Maestrale a parte, i nostri caduti sono stati pochi, una percentuale irrisoria. Se solo pensi alle "stragi del sabato sera" qui da noi, forse conviene quasi andare in Iraq piuttosto che in discoteca...

Con le ROE adottate ci siamo garantiti l'appoggio della poplazione locale che non solo ci apprezza, ma anche ci informa dell'arrivo di eventuali terroristi nella zona di Dhi Qar (perchè i terroristi sono quasi tutti esterni a Nassiryah). Ma in merito a questo dovresti forse rileggerti il mio primo post, dove spiegavo ampiamente il tutto.

 

 

 

non so esattamente cosa si intenda per operazioni di peace keeping e peace enforcing, traducendo letterarmente direi: mantenimento della pace e rafforzamento della pace, se così allora son operazioni che dovrebbero svolgersi in una zona pacifica altrimenti dovrebbero chiamarsi che so: peace creating

Male che tu non sappia "esattamente" queste cose. Qualcuno potrebbe pensare che i tuoi post siano scritti solo per gusto di reoplica politica e non con le dovute conoscenze. Buona parte di questi argomenti lì avevo spiegati nel primo post (che chissà perchè viene saltato...).

Banalizzando (cmq se cerchi su intenet presumo tu riesca a trovare anche la definizione giuridica), il peacekeeping è il mantenimento della pace, dopo la cessazione delle ostilità. Il Peace Enforcing è quando invece si crea uno scudo fra la popolazione civile ed le parti belligeranti, che non hanno ancora cessato el ostilità. Nel triangolo Sunnita gli sttatunitensi si trovano a fare Pace Enforcing, noi a Di Quahr solo Paecekeeping. In Afghanistan invece, con le due missioni NIBBIO, abbiamo partecipato a missioni di guerra. Ma quest'ultimo particolare non so perchè sfugge a tutti...


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Ser Arthur Dayne
Confratello
Utente
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Ser Arthur Dayne
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S

Utente
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Inviato il 05 maggio 2006 13:06

 

Non voglio essere sgradevole, ma ci sono parti anche qua in Italia dove lo Stato Italiano non è gradito ed è osteggiato dalla popolazione locale...

 

ti riferisci al crimine organizzzato? mi sembra una cosa ben diversa, non si tratta di guerriglieri e soprattutto non c'è nessun esercito straniero a dirci come occuparci del problema

non so esattamente cosa si intenda per operazioni di peace keeping e peace enforcing, traducendo letterarmente direi: mantenimento della pace e rafforzamento della pace, se così allora son operazioni che dovrebbero svolgersi in una zona pacifica altrimenti dovrebbero chiamarsi che so: peace creating

Male che tu non sappia "esattamente" queste cose. Qualcuno potrebbe pensare che i tuoi post siano scritti solo per gusto di reoplica politica e non con le dovute conoscenze. Buona parte di questi argomenti lì avevo spiegati nel primo post (che chissà perchè viene saltato...).

Banalizzando (cmq se cerchi su intenet presumo tu riesca a trovare anche la definizione giuridica), il peacekeeping è il mantenimento della pace, dopo la cessazione delle ostilità. Il Peace Enforcing è quando invece si crea uno scudo fra la popolazione civile ed le parti belligeranti, che non hanno ancora cessato el ostilità. Nel triangolo Sunnita gli sttatunitensi si trovano a fare Pace Enforcing, noi a Di Quahr solo Paecekeeping. In Afghanistan invece, con le due missioni NIBBIO, abbiamo partecipato a missioni di guerra. Ma quest'ultimo particolare non so perchè sfugge a tutti...

 

ma non ho mai pensato di essere preparatissimo in questa materia, spiacente di averti fatto ripetere cose già scritte, comunque sinceramente ho smesso di preoccuparmi eccessivamente di ciò che pensano gli altri di me, non vuol dire che non ne tenga conto eh, ma di certo non ci perdo il sonno.

 

una domanda: se le operazioni di peace enforcing creano uno scudo tra civili e parti in lotta, perchè la maggior parte delle vittime son civili e non militari?

 

ps forse son io distratto, ma proprio nel tuo primo post non parli di peace keeping e peace enforcing, o se ne parli non li chiami in questo modo, magari nei post successivi, non nel primo


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Inviato il 05 maggio 2006 16:42

nel frattempo c'è stato un attentato a kabul (non è iraq, ma quelli sono sempre i nostri ragazzi) e 6 soldati italiani sono rimasti feriti, di cui 2 in condizioni gravi


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Inviato il 05 maggio 2006 17:22

fran_8057326_05160.jpg

 

Ecco Alfonso Pecoraro Scanio e Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna,intenti a sghignazzare al funerale dei caduti di Nassirya.

Purtroppo oggi sono morti altri due soldati.


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Inviato il 05 maggio 2006 19:02

Non ho parole per esprimere per l'ennesima volta tutto il mio cordoglio alle famiglie e agli amici degli alpini morti e di quelli feriti in questo ennesimo attentato. Il mio ragazzo è un alpino e conosco la dedizione e lo spirito di sacrificio con cui lavorano quotidianamente. Umore molto basso :unsure:


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