intanto io ho recuperato il libro della Tamaro, che ho finito ieri

Non avevo mai letto niente della Tamaro e ne avevo un'idea (preconcetta) molto diversa: mi aspettavo libri di carattere sentimentale, non certo questo

Ho fatto un po' fatica a leggere questo libro principalmente perché non amo i racconti. In realtà i primi quattro li ho trovati molto scorrevoli e a loro modo trascinanti; solo il quinto mi ha un po' annoiato.

Tutti i racconti sono duri perché raccontano di sofferenze; però da questo punto di vista mi hanno colpito molto di più i primi tre, in cui sono coinvolti bambini, perché ho percepito la cattiveria dei soggetti maltrattanti - anche se penso sia ver fino ad un certo punto, tutti hanno il loro portato di sofferenza che a volte non riescono a gestire (emblematico da questo punto di vista il terzo racconto, con il soggetto maltrattato che diventa maltrattante e peggio; ma in piccolo anche l'ultimo, con il comportamento di Bruno nei confronti di Serena che potrebbe essere considerato maltrattante, però si capisce da dove viene, e infatti il racconto è focalizzato sulle sofferenze di lui più che su quelle di lei).

Gli ultimi due racconti li ho trovati meno disturbanti: traspare l'estrema sofferenza delle protagoniste, che però sembra legata alle circostanze, direi al destino che non gliene fa passare una, più che alla malvagità di qualcuno.

Un'altra cosa che mi ha colpito è che il tono è comune, ma in effetti la narrazione segue schemi abbastanza differenti (il primo racconto è statico e consiste nella scoperta da parte del lettore; il secondo è in terza persona, il terzo è diaristico, il quarto epistolare...).

Intanto ho finito anche entrambi i libri di questo giro

Per i commenti aspetto la scadenza, però.

Qualcun altro li sta leggendo?

Io non li ho ancora iniziati... Ma oggi finisco il libro che ho in lettura e comincio quello del club

15 ore fa, Koorlick ha scritto:

Intanto ho finito anche entrambi i libri di questo giro

Per i commenti aspetto la scadenza, però.

Qualcun altro li sta leggendo?

Io ho iniziato stanotte Marquez. Conto di terminarlo in una settimana. 

Io proprio non li ho trovati né gratis né a poco, e per questo club ho deciso di non comprare a prezzo pieno libri già letti sorry. Se vi va bene mi infilerò nei commenti 'a memoria' 

Io finito Marquez giorni fa e ho iniziato Dick. 

Per questo turno ho letto Cronaca di una morte annunciata, che era anche nella mia lista dei "da leggere". Il libro mi è piaciuto: per lo stratagemma adottato, ossia la ricostruzione di un ricordo attraverso testimonianze e fonti (che mi ha ricordato un po' il lavoro da storico ); per la frammentarietà del racconto; per i personaggi spesso gettati lì senza approfondimento, come se li conoscessimo da sempre e facessimo parte della vita del paese; per la commistione tra fisico e metafisico (è il primo libro di un sudamericano che leggo e non so se la maggior parte abbia questa atmosfera un po' "fantastica"). Insomma, il libro mi è piaciuto, gli dare un 8--

Per la prossima proposta ci penso

Io a questo giro sono riuscito a leggere entrambi i libri.

Quello di Marquez lo avevo già letto quand'ero al liceo, ma confesso che non me ne ricordavo granché. L'ho trovato molto scorrevole ed interessante, soprattutto perché ti fa capire che la morte era stata annunciata apposta, e solo mille impedimenti o inconvenienti hanno impedito che venisse sventata. Fa un po' di tristezza pensare che forse (resta il dubbio, ma io la vedrei così) il "colpevole" non fosse neppure Santiago Nasar, e quindi la sua morte sia avvenuta per nulla

Confermo comunque quanto ha rilevato @NonnoOlenno: direi che sono atmosfere abbastanza tipiche dei sudamericani, anzi direi che qui alcuni elementi (diciamo magici) sono meno marcati che in altri casi.

Mi ha colpito, perché non lo sapevo, notare collegamenti con Cent'anni di solitudine (viene nominato Gerineldo Marquez, mi pare pure Aureliano Buendia).

Il libro di Dick era abbastanza strano. Ammetto di aver fatto fatica a leggerlo da un certo punto in poi, quando era evidente la confusione in cui il protagonista (Fred o Bob che sia) era precipitato. Curiosa e un po' sconcertante l'idea di spiare se stessi

Avevo letto altri libri di Dick in passato, ma questo mi è sembrato meno fantascientifico degli altri: alla fine dei conti, a parte l'espediente delle tute disindividualizzanti, mi pare che avrebbe tranquillamente potuto essere ambientato ai giorni nostri.

Ho scoperto solo dalla postfazione il connotato autobiografico della vicenda, anche se a leggerlo me l'ero immaginato.

Tutto sommato sono soddisfatto di entrambe le letture, comunque

Ovviamente, essendo stato scelto all'ultimo giro il mio libro, al prossimo salto, anche se ho già un'idea su cosa proporre poi

Io ho letto solo Cronaca di una morte annunciata (l'altro non mi è stato possibile recuperarlo in tempi ragionevoli).

Concordo con la visione di @Koorlick: s'inserisce nella tradizione sudamericana e completa l'opera di Marquez con meno "stress" sul "realismo magico".

La prima riflessione "a caldo" è stata che a questo romanzo mancassero 150/200 pagine. Naturalmente è una questione di gusti personali, ma secondo me servirebbero un po' di contestualizzazione, nonché di caratterizzazione dei personaggi. Tutto è molto accennato, quasi abbozzato. Un peccato aver perso il valore della coralità. Ho avuto persino il dubbio che si tratti di un'opera con una genesi particolare che ha costretto Marquez alla pubblicazione di un progetto più che di un lavoro compiuto. 

In generale, l'obiettivo perseguito è molto intrigante: ripercorrere gli eventi e le tragiche casualità che hanno portato a un delitto inutile e che tutti avrebbero voluto evitare. Tra l'altro, non so perché ma io darei per certa l'innocenza di Santiago Nasar (sicuri che Angéla non lo dica?) Il messaggio finale è che "la giustizia non può nulla di fronte al volere del destino".

C'è anche un altro tema di fondo che (forse) emerge ancora di più: il risultato degli obblighi assurdi a cui ci si costringe per convenzione sociale o per un presupposto senso dell'onore. I fratelli di Angéla devono uccidere Santiago per sanare l'onta anche se non vorrebbero. Il marito di Angéla deve ripudiare la donna che ama perché "impura". Nessuno vuol fare quello che però alla fine ritiene di dover fare e che inevitabilmente lo condanna all'infelicità. L'unica nota di speranza è nel "riscatto" di Angéla che scopre l'amore per quel marito inizialmente non voluto, lo piange lungamente, lo insegue e alla fine, proprio grazie alla sua tenacia, lo riconquista.

In tutto questo, il personaggio più inutile è Santiago. Come inutile è anche la sua morte.

Nel complesso, Cronaca di una morte annunziata è un bel romanzo che, però, poteva essere meglio. Dove "fallisce" è nel tentativo di "non fiction". Ho trovato la ricostruzione degli eventi confusa. Inoltre, la storia accelera, rallenta, va avanti e torna indietro seguendo un moto e un ritmo che sinceramente non mi ha convinto. Ho avuto più volte la sensazione che ci fossero ripetizioni inutili, un tornare e ritornare su informazioni già dette. 

Dimenticavo: come proposta confermo "Trilogia di New York" di Paul Auster

7 minuti fa, Maya ha scritto:

(sicuri che Angéla non lo dica?)

Mi pare proprio che fino alla fine Angela si rifiuti di ammetterlo, se non addirittura insista esplicitamente nella sua tesi iniziale.

Ma anch'io ne ho ricavato l'impressione che nascondesse qualcun altro.

Forse ho letto troppi gialli e thriller e quindi sono influenzata nel mio giudizio, ma io lo davo per assodato. Mi avete messo il dubbio, altrimenti io sarei andata avanti con la convinzione che fosse proprio un dato certo. 

Io ho letto il libro di Marquez e mi ha lasciato un po' perplessa. Ho qualche problema con lui come scrittore, quando ho letto Cent'anni di solitudine ho smesso dopo un paio di capitoli e pure questo mi ha dato una sorta di fastidio. Mi chiedo come sia possibile alla fine arrivare all'omicidio con tutti che non lo vogliono. Sono troppi casi che vanno nella direzione dell'omicidio che mi hanno lasciata perplessa. 

Dick non ho pure provato a leggerlo: onestamente ho visto il film tratto dal libro e già mi pareva troppo per me. 

Per il prossimo giro confermo Calvino. 

La mia proposta per il prossimo turno è Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain 

Dopo rapida riflessione vorrei, se possibile, cambiare la mia proposta (con tutto il rispetto per Auster) e puntare su "Il complotto contro l'America" di Philip Roth (da cui credo sia stata anche tratta un recente serie tv con Winona Ryder).

Lo propongo perché mi sembra molto adatto al momento. Roth è stato infatti una delle voci più critiche della società americana. Questo, in particolare, è un romanzo storico fantapolitico ambientato in un'America degli Anni '40 in cui Lindbergh - celebre aviatore, ma anche antisemita e filo nazista - è il presidente e quindi gli USA entrano in guerra al fianco della Germania e non dell'alleanza anglo-francese.

https://it.wikipedia.org/wiki/Il_complotto_contro_l'America

La mia edizione (Einaudi) conta ben 400 pagine per cui ditemi: se pensate sia troppo resto sulla prima proposta. 

Eccomi!

Riletto per la quarta volta Marquez e ad ogni rilettura il voto cresce, è sopra il 10/10 ormai ^^.

Faccio anche qui la doverosa premessa che qualunque inedito uscisse di Marquez io correrei a leggerlo, livello fangirl senza vergogna, ma questa resta per me la sua opera migliore. Dall'essere la prova vivente scritta della massima 'una bella storia non può essere rovinata dagli spoiler', alla costruzione di un mondo che sembra visto attraverso tante fotografie separate, prese al sole di mezzogiorno, in bianco e nero. Al montaggio della 'trama' che si allarga a spirale da un nocciolo che già direbbe tutto...epperò ti fa andare avanti perchè ne vuoi ancora - Pulp Fiction ci fa un baffo. Ai ritratti di persona crudi, impersonali, incompleti e magari anche finalizzati a nulla, quindi realistici nel senso più poetico del termine. Ci sarà una quinta rilettura sicuro.

Il libro di Dick invece mi era piaciuto molto di più tanti anni fa. Immagino che per un teenager la componente 'ribellione al sistema' (comunque vaga e un po' di facciata) e 'discesa all'inferno mentale' abbiano abbastanza fascino in sé da far passare sopra le non poche pecche; che sono più o meno quelle di tutti i romanzi di Dick (insisto che la sua grandezza è nei racconti): è un libro appena meno misogino degli altri, appena più coerente nello sviluppo di trama, con personaggi appena più ricordabili (non memorabili), e comunque costituito di parti e registri che non si integrano perfettamente; e dopo aver letto tutto il resto ci ho trovato anche troppe auto-citazioni che, diversamente da altri autori (il Marquez qui sopra compreso) stonano e basta.

6/10 perchè si riprende nel finale.

Prossimo turno credo di non fare in tempo a leggere quindi non propongo niente. In caso mi infilo con quello che esce tra i vostri.