45 minutes fa, Maya dice:per conto mio #jesuischarlie non era una manifestazione nata per difendere lo humor di Charlie Hebdo in quanto tale o per minimizzare l'eventuale offesa contenuta nella satira da loro pubblicata. Si voleva solo mostrare solidarietà umana, ma soprattutto ribadire e difendere moralmente il diritto di quella rivista di fare satira
Ehm che mi ricordi era per difendere la libertà di parola, di idea e di satira. Ammettiamo anche di saper prendere "sportivamente" gli attacchi satirici e magari in generale le opinioni altrui senza rispondere col mitra in mano. Soprattutto credo questo.
Ma la questione rispetto per le credenze culturali altrui passó in quarto piano praticamente subito.
Però c'era anche chi minimazzava o addirittura proprio negava l'offesa e chi faceva confronti per es. con gli integralisti che bruciano le foto del papa e roba del genere.
Insomma come ha detto giustamente @Zelda in queste situazioni a un certo punto saltano tutti sul carrozzone, tanto maggiore è la loro risonanza mediatica.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
11 minutes fa, Lyra Stark dice:Ehm che mi ricordi era per difendere la libertà di parola, di idea e di satira. Ammettiamo anche di saper prendere "sportivamente" gli attacchi satirici e magari in generale le opinioni altrui senza rispondere col mitra in mano. Soprattutto credo questo.
esatto! è quello che ho scritto. Nelle intenzioni originarie, quella manifestazione sospendeva qualsiasi giudizio rispetto al contenuto o alla qualità satirica di Charlie Hebdo in nome di un diritto più ampio: la libertà di parola e stampa.
Poi siamo tutti d'accordo che la libertà di uno finisce dove comincia quella dell'altro, che la libertà di opinione non deve giustificare l'offesa ecc. Ma il punto è che lo spirito in quell'occasione era semplicemente difendere la redazione di Charlie Hebdo di cui si poteva condividere o meno l'operato, ma la cui voce non doveva essere messa a tacere con la forza e la violenza.
Che poi qualcuno abbia voluto anche "strumentalizzare" il tutto per aggiungere una difesa ai contenuti normalmente creati da Charlie Hebdo, che tanti siano semplicemente saliti sul "carrozzone" ecc. Ok. Può essere. Il punto è che quella manifestazione non era nata per questo, né per manifestare contro il "politically correct".
Eh ho capito ma sai quante cose nascono con un certo scopo e poi deviano in tutt'altro Cioè ho capito il tuo discorso ma mi pare che poi non tenga conto, appunto quello che sottolineavamo, delle applicazioni pratiche.
Secondo me comunque la tematica è abbastanza attinente: da un lato si contestano rappresentazioni, peraltro datate e figlie di una diversa sensibilità (ma forse neanche così tanto), o anche legate a satira (le serie animate citate o scrubs), fin quasi ad arrivare alla censura (alcuni episodi rimossi), adducendo il fatto che offendono una certa parte della società (non la definirei minoranza), dall'altra si difendeva la libertà massima di espressione e di satira di fronte a immagini che prendevano di mira alcuni aspetti culturali di una certa parte della società.
Non è che il discorso fosse poi così diverso.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
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Ma sembra che il vento sia in entrambi
io avevo tirato fuori charlie hebdo per sottolineare il fatto di come sono cambiate le cose in 5 anni. allora ci si schierava per la libertà di espressione. adesso sembra l'esatto opposto.
poi io avevo guardato alcune vignette x esempio sui cattolici ed erano offensive e volgari. io non mi scandalizzo e offendo se vedo una vignetta o satira ma se fatta bene ed intelligente. cosa che quella di hebdo non è.
cmq ci si scandalizza solo se certe "categorie" vengono colpite. questo è chiaro. tanto per dire in questi gg ho letto articoli di varie femministe pro velo di Silvia Romano. viste le loro posizioni mi sarei aspettato l'esatto contrario (non la conversione, ma il velo come simbolo).
alla fine cmq diventano tutte polemiche social che col passare dei mesi si spengono o non attirano più l'attenzione.
consiglio invece per chi non le avesse lette, di andare a vedere cosa ha detto Leclerc prima del gp sul tema Blm e antirazzismo. secondo me ha fatto un analisi giusta e molto intelligente.
Ok tutto, però deve essere chiaro che #jesuischarliehebdo non era nato per difendere la satira della rivista, ma solo il diritto di opinione di quella rivista. Poteva essere #jesuislefigaro, #IamthePost, #IchbinDerSpiegel, #josòcLaVanguardia, #estoyElPais, #iosonoLaRepubblica, #iosonoilVernacoliere, ecc. non ha importanza. Che poi il tutto sia stato anche strumentalizzato per "giustificare" gli eccessi satirici di Charlie Hebdo, onestamente non lo ricordo, ma non ne dubito. Tuttavia, ritengo queste particolari applicazioni di quel principio un "di cui" del tutto marginale nell'economia complessiva della vicenda.
Comunque, il tema rilancia l'interrogativo che avevo posto pagine fa sugli stereotipi. Se andiamo a vedere è proprio di questi che si parla sia quando discutiamo di "politically correct", sia di satira. Mettiamo da parte gli eccessi offensivi rispetto ai quali penso che ci sia uniformità di condanna così come nell'ammettere che il confine tra satira e offesa è spesso sottile e anche soggettivo.
Torniamo agli stereotipi che secondo me sono il "fil rouge" di questa discussione. Il politically correct talvolta contrasta uno stereotipo che viene considerato come offensivo talvolta sovrapponendone un altro. Alcuni stereotipi però hanno magari il potere - se non l'intenzione - di smussare gli angoli della diffidenza verso ciò che è diverso, al prezzo però di rimarcarne alcune caratteristiche considerate "tipiche" anche se niente affatto calzanti e al limite dell'offesa. In questo, un esempio calzante potrebbe essere la narrazione circa l'omosessualità. Come rappresentazione umana è stata ampiamente sdoganata, ma al costo di una forte "macchiettizzazione" che spesso sfocia nel ridicolo.
Il tema è: secondo voi, possiamo riconoscere agli stereotipi di questo tipo una positiva funzione in termini accettazione e accoglienza del diverso? Hanno fatto la loro parte in questo processo oppure no?
36 minutes fa, Maya dice:Il tema è: secondo voi, possiamo riconoscere agli stereotipi di questo tipo una positiva funzione in termini accettazione e accoglienza del diverso? Hanno fatto la loro parte in questo processo oppure no?
No. Perchè quella che è finita per essere "accettata" (metto il termine tra virgolette perchè mi fa strano usarlo nei giorni in cui si parla di uno schifoso pestaggio omofobo) alla fine è stata, appunto, la macchietta, lo stereotipo, e non il concetto.
Una sorta di riproposizione della narrazione del bravo selvaggio che spesso ritroviamo anche oggi: tolleriamo l'immigrato perchè è "una brava persona", come se il diritto ad avere diritti dipenda dall'essere "brave persone", e non dall'essere persone e basta; ci interroghiamo su quanto gli omosessuali possano essere buone figure genitoriali, citando decine di studi scientifici, come se per accedere al diritto di essere genitori loro debbano dimostrare una perfezione che ad altri non ci sogniamo di chiedere.
Ecco il tipo di accettazione a cui ci hanno condotto gli stereotipi.
E allora secondo il tuo ragionamento dovrebbero chiudere decine di migliaia di programmi, serie tv e spettacoli di comici visto che questi si basano largamente su stereotipi (es Griffin, South Park ma ne avrei a centinaia da citare) e incitano alla discriminazione.
E comunque gli stereotipi si basano anche su una parte della realtà, che poi questa realtà non rappresenti la totalità mi pare chiaro ed evidente, anche se ad onor del vero per molti non è così. Basti pensare agli americani che si stupiscono di un italiano biondo con gli occhi azzurri, visto che nella loro accezione sono tutti scuri e con i baffi. Ma questo a mio parere ha a che fare solo con la loro becera ignoranza.
1 hour fa, Maya dice:Comunque, il tema rilancia l'interrogativo che avevo posto pagine fa sugli stereotipi. Se andiamo a vedere è proprio di questi che si parla sia quando discutiamo di "politically correct", sia di satira. Mettiamo da parte gli eccessi offensivi rispetto ai quali penso che ci sia uniformità di condanna così come nell'ammettere che il confine tra satira e offesa è spesso sottile e anche soggettivo.
Torniamo agli stereotipi che secondo me sono il "fil rouge" di questa discussione. Il politically correct talvolta contrasta uno stereotipo che viene considerato come offensivo talvolta sovrapponendone un altro. Alcuni stereotipi però hanno magari il potere - se non l'intenzione - di smussare gli angoli della diffidenza verso ciò che è diverso, al prezzo però di rimarcarne alcune caratteristiche considerate "tipiche"
Non è così semplice, nella stessa frase si parla di eccessi offensivi universalmente riconosciuti con uniformità di condanna e poi di confine tra satira e offesa che è spesso sottile e anche soggettivo.
Insomma la verità è che non è facile stabilire che cosa sia offensivo oppure no proprio perchè esistono differenti sensibilità sia personali che culturali.
Quanto alla domanda sugli stereotipi con funzione positiva non l'ho capita, posso limitarmi a dire che secondo me esistono e sono anche inevitabili vuoi perchè perpretati vuoi perchè alcune "categorie" (ma mi fa brutto usare questo termine) con uno strano processo che non ho mai capito li adottano e li reiterano col risultato che non si capisce bene che cosa sia posticcio e cosa no.
A ciò si aggiunge poi quanto ho scritto poco sopra, ovvero che non è facile individuare i confini di cosa sia offesa e cosa no.
In generale e aldilà degli stereotipi credo che una persona con un po' di istruzione comunque abbia chiaro il concetto che non si deve generalizzare, ma bisogna sempre porsi degli interrogativi su quanto si sta percependo (uso un termine che comprende un po' tutto a livello sensoriale/intellettuale), ma certo neanche trasformare la realtà in utopia.
Poi ovviamente ci sono quelli che hanno capito tutto e beati loro.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
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Ma sembra che il vento sia in entrambi
4 minutes fa, Lyra Stark dice:Non è così semplice, nella stessa frase si parla di eccessi offensivi universalmente riconosciuti con uniformità di condanna e poi di confine tra satira e offesa che è spesso sottile e anche soggettivo.
Si tratta di una contraddizione voluta nel senso che, da un lato, ci sono contenuti risultano oggettivamente offensivi, dall'altra, la satira viaggia molto spesso sulla linea di confine tra ciò che è "provocatorio" e ciò che invece può essere - oggettivamente oppure soggettivamente - considerato offensivo. Poi c'è sicuramente un altro livello che è quello della sensibilità personale.
8 minutes fa, Lyra Stark dice:Quanto alla domanda sugli stereotipi con funzione positiva non l'ho capita
Forse non sono stata chiara, lo ammetto. Quello che intendevo è: secondo voi, si può dire che alcuni stereotipi letterari (e non) abbiano allo sdoganato dei tabù contribuendo all'accettazione del diverso? Rappresentando in maniera "scherzosa" una categoria fino a quel momento rifiutata, lo stereotipo - anche se fortemente "macchietizzato" - potrebbe contribuire positivamente a far accettare la categoria che tenta di rappresentare?
3 minutes fa, Maya dice:Si tratta di una contraddizione voluta nel senso che, da un lato, ci sono contenuti risultano oggettivamente offensivi, dall'altra, la satira viaggia molto spesso sulla linea di confine tra ciò che è "provocatorio" e ciò che invece può essere - oggettivamente oppure soggettivamente - considerato offensivo. Poi c'è sicuramente un altro livello che è quello della sensibilità personale.
Non era una critica all'autore del post, ma appunto sottolineavo come la questione presenti contraddizioni interne probabilmente irrisolvibili.
6 minutes fa, Maya dice:Forse non sono stata chiara, lo ammetto. Quello che intendevo è: secondo voi, si può dire che alcuni stereotipi letterari (e non) abbiano allo sdoganato dei tabù contribuendo all'accettazione del diverso? Rappresentando in maniera "scherzosa" una categoria fino a quel momento rifiutata, lo stereotipo - anche se fortemente "macchietizzato" - potrebbe contribuire positivamente a far accettare la categoria che tenta di rappresentare?
Ah allora l'avevo capita! appunto rimando alla risposta che avevo dato: esistono, sono inevitabili (ammettiamolo che li abbiamo tutti, basta pensare agli abitanti dei comuni vicini al proprio ), alcuni sono assunti dalle stesse categorie quindi finisce che le altre persone si sentono autorizzate a usarli, non è facile individuare i confini di cosa sia offesa e cosa no, tendenzialmente una persona con un minimo di istruzione/intelligenza dovrebbe comunque essere in grado di andare aldilà.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
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Ma sembra che il vento sia in entrambi
ma secondo te, ad esempio, certi stereotipi possono funzionare positivamente nell'aiutarci ad accettare quello che è diverso? Il fatto che il vicino di paese venga rappresentato con un stereotipo buffo può contribuire ad avvicinarci a lui/lei? Pensate che lo stereotipo possa aiutare nella conoscenza e quindi poi nell'accettazione dell'estraneo, attraverso una sua rappresentazione semplificata e magari divertente?
Divertente per chi?
1 hour fa, Zelda dice:E allora secondo il tuo ragionamento dovrebbero chiudere decine di migliaia di programmi, serie tv e spettacoli di comici visto che questi si basano largamente su stereotipi (es Griffin, South Park ma ne avrei a centinaia da citare) e incitano alla discriminazione.
Nei casi di sit-com animate però si tratta di satira, infatti gli stereotipi che vi vengono rappresentati hanno la funzione di ironizzare su come gli americani/occidentali vedano molte categorie/etnie/ecc.
Nessuno si sentirebbe di accusare Seth MacFarlane, Matt Groening o Trey Parker e Matt Stone di incitare al razzismo, anzi tutto il contrario.
45 minutes fa, Maya dice:ma secondo te, ad esempio, certi stereotipi possono funzionare positivamente nell'aiutarci ad accettare quello che è diverso? Il fatto che il vicino di paese venga rappresentato con un stereotipo buffo può contribuire ad avvicinarci a lui/lei? Pensate che lo stereotipo possa aiutare nella conoscenza e quindi poi nell'accettazione dell'estraneo, attraverso una sua rappresentazione semplificata e magari divertente?
Non credo dipenda dallo stereotipo ma da chi lo recepisce.
Insomma come continuo a dire da pagine e pagine dipende dalla forma mentis di chi mette in pratica certe dinamiche, non tanto dall'oggetto.
Per es. possiamo caratterizzare lo squalo come buffo e simpatico o spiegare che è in via di estinzione e quindi va rispettato (preso in simpatia e andarci a fare amicizia forse non è il caso ), però anche qui credo dipenda soprattutto dall'istruzione/intelligenza della persona la capacità di trascendere le generalizzazioni o gli stereotipi.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
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Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Insomma...lo stereotipo di per sé, a livello proprio di definizione, è una "caratteristica" (forse non è il termine giusto) soggettiva semplificata che può assumere accezioni più o meno positive o negative. Quel semplificata però, sottende una visione comunque parziale, quindi per me può aiutare a "familiarizzare con il diverso", ma non a comprenderlo, né ad accettarlo.