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GoT - Mentori ed Evoluzioni Parte I: Jon Snow
di Iceandfire
creato il 22 novembre 2019


Euron Gioiagrigia
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Euron Gioiagrigia
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Inviato il 30 novembre 2019 17:27
%d/%m/%Y %i:%s, Figlia dell' estate dice:

In ogni caso il rapporto tra Jon e Stannis é molto ambiguo, sia nei libri che nella serie: c'é stima reciproca, ma anche distacco

 

Meno distacco di quanto si pensi: in ADWD Jon è visibilmente interessato alle notizie sulla campagna militare dell'Unico Vero Re, e (quasi) inconsciamente tifa per lui. Se ne è parlato anche qui.

Riguardo il tema del topic, questa volta devo trattenermi perché ogni volta che mi viene qualcosa da dire mi viene anche in mente il modo mediocre con cui il personaggio di Stannis è stato trattato in GOT, e perdo tutta la voglia.


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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 30 novembre 2019 17:40

Butto lí un' osservazione banalissima e breve (anche perché sto scrivendo dal cellulare e mi trovo malissimo).

 

Jon, soprattutto da ragazzo (direi "da adolescente", ma il concetto di adolescenza é molto recente, certo non esisteva ai tempi di GOT), é un personaggio profondamente umano anche nel suo non essere immune da difetti: impulsivo - nelle reazioni emozionali prima ancora che nelle azioni; capace di sorriso e momenti di dolcezza, soprattutto con Arya, ma anche irascibile e cupo. Lampi di luce limpida, pura, accanto ad angoli bui in cui nemmeno lui sa identificare quale ammasso di turbamenti non elaborati si nasconda; e meno ancora, questi turbamenti, li sa controllare. Il giovane Jon ha potenzialità enormi, ma che devono ancora venire focalizzate, portate alla luce, indirizzate e talvolta corrette. E' acciaio grezzo che acquisirà la sua forma dopo essere stato forgiato nel fuoco: e il suo fuoco sarà, quadi sempre, il dolore. Dovrà essere lui, il Nissa Nissa di se stesso. Ma una parte della forgiatura avverrà anche, come state analizzando in questo bellissimo topic, tramite i suoi mentori.

 

E un elemento che decisamente manca, al giovane Jon di cui parlavo prima, é un autocontrollo ferreo e, soprattutto, costante. Nel senso di riuscire ad agire indipendentemente dalle proprie emozioni. Contro di esse, persino, quando sarà necessario. A volte ne é già perfettamente  in grado, come dimostra uccidendo Il Monco con un distacco dalla sfera emotiva di cui pochi sarebbero capaci. Ma altre volte su questo aspetto é ancora fragile e fallibile, come prova innamorandosi di Ygritte in una situazione che non può portare altro che dolore e tragedia. Non é una sua colpa, o una sua carenza: Jon si rivela, semplicemente, umano. E giovane, con un cuore che, pur avendo già conosciuto strazio e orrore, ancora vuole sperare, illudersi, amare.

 

Ma Jon é Aegon. È Colui Che Fu Promesso. É AA. E non potrà permetterselo, di assecondare i propri desideri personali, o i propri impulsi. Dovrà sacrificare il proprio percorso di essere umano a quello di (s)oggetto della Storia. E, per fare questo, dovrá acquisire controllo su se stesso, le proprie emozioni, il proprio esistere come individuo.

Per questo, in un certo senso, gli viene inviato Stannis: perché Stannis é disciplina. Autocontrollo totale; a volte, spietato. Rigore che non contempla compromessi.

Stannis non é, dicevate, adatto ad essere un re: perché é troppo unilaterale e sbilanciato, nella sua personalità. Una personalità armoniosa - nella vita, non solo in ASOIAF- deve essere un equilibrio di mille aspetti e capacità. A volte anche contrastanti tra loro, ed é questo (ora sto parlando proprio della vita reali, di noi stesso) che é difficilissimo, che é la vera sfida: riuscire a far coesistere in noi elementi contrastanti. Per poi fare emergere l'uno o l' altro, a seconda di ciò che il momento richiede. Ci sono situazioni che ci chiedono rigore e giustizia inflessibile ed altre che ci richiedono misericordia e perdono, per esempio. Un atteggiamento saldo, forse anche duro, o un sorriso che alleggerisce, ridimensiona ciò che fa paura e conforta.

 

Arrivare a questo richiede una amalgama che non ha dei dosaggi fissi, una ricetta preconfezionata: ognuno deve trovare la sua. Da solo.

Per questo Stannis, che per inciso é un personaggio che amo moltissimo, ci colpisce per una qualità granitica ma allo stesso tempo ci appare anomalo, fuori luogo, disturbante: perché non é un essere umano completo, compiuto. Perché é sbilanciato a favore di un aspetto solo, di un solo elemento.

Questo elemento -il rigore, la devozione ad un concetto di giustizia e rettitudine in se' ammirevole, ma che non sa cedere il passo ad altri aspetti della personalità in quei momenti in cui la vita lo richiederebbe - Stannis "offre" e trasmette a un Jon ormai già cresciuto, non più ragazzo ma non ancora completo e compiuto come la Storia, esigente e spesso spietata, pretende che sia. Un solo elemento: singolo, quindi parziale.

La sintesi (tra questo, ciò che Jon é già, ciò che apprende tramite il dolore e ciò che gli apportano altri mentori) la dovrà e potrà fare soltanto Jon stesso. 

Per trovarsi. Per costruirsi. Per prendere cento, mille singoli mattoni - e il totalizzante rigore di Stannis é uno di questi, fondamentale ma insufficiente,in sé, a realizzare nulla che non sia solamente un altro Stannis- e trovare il modo di costruire, con essi, una forma nuova, unica, compiuta, funzionante, armoniosa.

E' questo che la vita chiede a Jon. La stessa cosa che chiede, in modo meno eclatante ma altrettanto forte e intenso, a ciascuno di noi. É questa la metà, la sfida. Per Jon o per chiunque cerca di crescere e migliorare se stesso .

 

(P.s. Per caso si capisce che sto lavorando molto su meditazione e crescita interiore? :D. )

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

J
JonSnow;
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JonSnow;
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Inviato il 30 novembre 2019 18:23
41 minutes fa, Stella di Valyria dice:

[...] Per questo, in un certo senso, gli viene inviato Stannis: perché Stannis é disciplina. Autocontrollo totale; a volte, spietato. Rigore che non contempla compromessi.

[....]

 

Aggiungerei, all'analisi lucida di sopra, anche la mutevole ambiguità e ammirazione che emerge da ogni interazione reciproca. Forse è anche uno dei casi, tra gli svariati mentori, in cui è stato Jon stesso a emanare qualcosa all'altra parte. Come dicevo in precedenza, se Jon è disarmato di fronte ad una tale rigidità e ad un codice etico ambiguo e incapace di elasticità, profondamente fermo dinanzi a ogni situazione ed entità con cui interagisce, dall'altro lo è parimenti anche Stannis dall'idealismo e dall'umanità insita in ogni gesto di Jon Snow, a tratti soggiogato da un'ancora poco sviluppata maturità pratica che lo porta ad essere investito di un passionale senso di equità e aggregazione. Stannis sarà appunto il riferimento che mitigherà tutto ciò, portandolo sì a considerare sempre l'importanza della pietà, ma parimenti a connaturarsi a ciò che comporta l'autorità e alla necessità di un distacco insito nel ruolo. Motivo per cui egli abbandona lo splendido senso di piètas che lo ha accompagnato sino a quel momento e sceglie di fare quanto va fatto con Janos Slynt, elemento che minava l'autorità e al tempo stesso vilipendeva ogni senso di perdono, svilendolo e svuotandolo di ogni significato qualora si fosse manifestato.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.


Iceandfire
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5939 messaggi
Iceandfire
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Utente
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Inviato il 30 novembre 2019 18:36 Autore

Ci aggiungo che ammazza Slynt anche con freddezza e senza ripensamenti laddove ,in seguito ,il Jon  riportato in vita farà il suo dovere giustiziando i suoi commilitoni assassini ma ci sarà sofferenza in questo suo atto perché era stato costretto a giustiziare un uomo che stimava ed un ragazzino che stava allevando ai suoi valori .

Voglio dire che Jon ha dei mentori che gli tracciano la strada ma ha una mente autonoma ed ha sentimenti che non ne fanno un robot impegnato a fare quello che deve fare  automaticamente e senz’anima.

E questo lo vediamo anche quando rifiuta la scelta ovvia ma miope di togliere i beni agli eredi dei traditori Karstark e Umber.

Jon ha una particolarità :essere nato bastardo e come tale disprezzato dai nobili cavalieri e da coloro che contavano .Il suo substrato emotivo è importante per tutto quello che farà 


Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

S
Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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S

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Inviato il 30 novembre 2019 21:04
5 hours fa, JonSnow; dice:

 

(...) mutevole ambiguità e ammirazione che emerge da ogni interazione reciproca. Forse è anche uno dei casi, tra gli svariati mentori, in cui è stato Jon stesso a emanare qualcosa all'altra parte.

 

 

 

Bella osservazione.

 

Da una parte Jon, ancora fondamentalmente passionale pur nell' idealismo (passionalità in parte, chissà, legata al suo sangue Targaryen? Non so: non mi piace attribuire la personalità ad un mero fatto chimico. Checché indichino le neuroscienze, voglio credere che siamo anche e prima di tutto... noi stessi, e basta. Che quando si combinano due patrimoni genetici il risultato sia maggiore della somma delle due parti, insomma. Ma nell' idea di Martin, possibilissimo che certi tratti del suo carattere risentano della componente Targaryen). Jon con un' umanità che preme da dentro,  spesso impronta i suoi comportamenti e quando non può farlo si lacera, a volte grida quando deve essere sacrificata al dovere o a un ideale. E quindi, Jon con un ampio margine di imprevedibilità, di adattamento alle situazioni e di "varianti" nell' agire, pur nel rispetto, a grandi linee, dei propri fortissimi ideali (dico "a grandi linee" perché penso al comportamento con Ygritte, in cui sentimenti e passione trascinano Jon in un vicolo cieco da cui non potrà uscire se non tradendo colei che, pure, ama con tutto se stesso). Jon in cerca, ancora, di una sua strada personale: una terza via, probabilmente tragicamente impossibile, tra dovere e umanità; una via che riesca a conciliiarli entrambi. 

 

Dall' altra Stannis, glaciale, tetragono, granitico. Stannis che se ha avuto anche lui una voce che di fronte a certe scelte dovute gli gridava dentro un "No!" lacerante ha imparato a non ascoltarla da cosí tanto  e cosí bene che é ridotta a un' amarezza ormai rassegnata di fronte all' imperativo assoluto del dovere (il ricordo di un gesto troppo "leggero" ma gentile e, a modo suo, ingenuo, dell'offerta di una pesca da parte del fratello che ucciderà, non tanto per ambizione personale ma perche, secondo la linea di successione, lui, Stannis, deve essere il nuovo re: più che un diritto, un dovere. L' ennesimo e il più pesante.). E, per chi lo vede dall' esterno, é come se questa voce non esistesse più, o non fosse mai esistita. Stannis "lineare", rettilineo, nei suoi comportamenti e nel modo di affrontare gli ostacoli.

 

Jon e Stannis: una simile rettitudine di fondo, ma modi opposti di interpretarla e viverla. Una sorta di Yin e Yang in cui ciascuna parte riconosce nell' altra -e, noti tu, rispetta ed ammira, quasi ne é attratta- qualcosa che la completa, pur essendo tanto diversa da se'. Anzi, proprio per questo.

Ora che mi é venuta l' idea (un po' balzana, lo so) di Yin e Yang, sto pensando come il loro notissimo simbolo sembri esprimere una parte dell' intervento di @JonSnow;: la parte nera contiene una piccola zona bianca, e viceversa. Proprio come Jon non diventerà certo uno Stannis, ma ne assorbirà comunque una parte. E, nota JonSnow; , accadrà anche l' inverso. Forse non a lungo, se dobbiamo basarci sul comportamento di Stannis in GOT, con Shereen (ma...dobbiamo?); in ogni caso, almeno nei momenti in cui interagiscono. Non solo, in fondo, dietro al rispetto reciproco c' é una sorta di ammirazione, anche mentre i loro diversi approcci alla lotta del vivere li pongono su posizioni incompatibili: oltre a questo, entrambi sentono di essere profondamente diversi - bianco e nero - come personalità e scelte di comportamento, ma di avere ognuno, dentro, un piccolo spazio vuoto che solo il "colore" dell' altro può riempire, perché il disegno diventi equilibrato e completo... ed eccolo, il simbolo Yin e Yang.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

J
JonSnow;
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JonSnow;
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Inviato il 30 novembre 2019 21:31

Concordo sul fatto che i tratti di un essere umano siano da ascrivere ad una moltitudine di elementi quali l'educazione ricevuta, il contesto in cui si è cresciuti e la capacità di formare il proprio Io nel suddetto ambiente. L'uomo è il risultato di svariati dettami assorbiti, nonché delle scelte che compie.

 

Riguardo al concetto di Yin Yang, pur riconoscendo il fascino della teoria in sé, sono abbastanza scettico nel rapportarla a Stannis e Jon Snow. Questo perché lo Yin-Yang è principalmente una diade di essenze che si condensano nel paradosso di Essere e Divenire, quantificando al contempo il conflitto interiore nell'armonia e nell'istanza dell'altro. Se lo si interpreta nel puro taosimo, poi, l'illusione di uno scindersi è solo la presenza di un attestato complementare, che appunto vive e cresce a sé. E' un costrutto di vicendevoli influenze che finiscono pertanto nel causare nuove formazioni che colmino un vuoto all'interno del Sé, e questo vuoto è costituito dalla presenza dell'altro. Si tratta appunto di un interdipendenza costante,  dove per interdipendenza si intende la necessità di un ambivalente e fruttuoso divenire.

 

Il dualismo tra Stannis e Jon, per quanto abbia elementi di Confucio (egli riteneva che pur nell'opposizione dei poli, essi di fondo debba comunque condividere una morale che gli è simile), mi pare molto più Cartesiano. Basico, pratico, dove le mancanze dell'altro diventano un'ispirazione per sé quanto lo sono i suoi punti di forza. Il tutto che dunque si correla al pragmatismo e quindi al risvolto pratico. Se ci si concentra a pensarci è poi evidente che tra le due entità non vi sia scambio paritario. Jon cresce con i dettami di Stannis, ma Stannis non riesce ad assorbire e crescere con quelli di Jon, perciò non c'è una vera connaturazione spirituale o un crescere contemporaneamente grazie all'altro che è l'emblema dello Yin Yang.

 

Riguardo a Stannis e come il dovere sia da egli espresso e proposto a Jon, mi fa piacere che emerga il peso dello stesso e quanto egli sia attaccato a un concetto di linearità. Egli agisce nella convinzione di un dovere totalizzante e di doverlo rispettare con succube coerenza, e proprio non riesce a virare dalla sua natura, rimanendo difatti moralmente coerente ma monotematico e incapace di elasticità che possa farlo evolvere.

 

E a proposito di evoluzione mi trovo proprio d'accordo con quanto esaustivamente affermato: Jon cerca continuamente una via che sia solamente sua, in cui riconoscersi e sublimarsi. Proprio quest'assenza di rivendicazione e invece profonda capacità di assimilazione e adeguamento è ciò che non arresta mai la sua crescita umana e gli permette un lento, costante, chirurgico divenire.


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Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 30 novembre 2019 21:47 Autore


Riguardo a Stannis e come il dovere sia da egli espresso e proposto a Jon, mi fa piacere che emerga il peso dello stesso e quanto egli sia attaccato a un concetto di linearità. Egli agisce nella convinzione di un dovere totalizzante e di doverlo rispettare con succube coerenza, e proprio non riesce a virare dalla sua natura, rimanendo difatti moralmente coerente ma monotematico e incapace di elasticità che possa farlo evolvere.

Hai reso molto bene certi concetti @JonSnow; molto bene !
In queste tue frasi è esplicitata una  delle più importanti differenze tra Stannis e Jon .

Jon cresce sistematicamente ,appunto evolve diventando il leader che deve essere.

Non a caso prende l‘idea di Stannis di avvalersi dei bruti ma in modo paritario da alleati e non da sudditi ma lo vedremo meglio quando si parlerà di Mance ,un altro re 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 03 dicembre 2019 0:15 Autore

 

Mentore #5 Mance Rayder

"Disertai la mattina dopo.... disertai per andare in un luogo dove un bacio non è un crimine, e dove un uomo può scegliere d'indossare qualsiasi mantello voglia"

Mance Rayder era il migliore di tutti noi e anche il peggiore. Qhorin il monco a Jon Snow

Di tutti i re in lotta per il potere, in qualche modo Mance è quello che affronta la sfida più ardua. Non è nato per essere re. Non è nemmeno un lord. Non ha un titolo ereditario e non governa su un gruppo omogeneo di persone. Ha messo insieme queste tribù diverse che parlano lingue diverse. Quello che ha fatto, è più impressionante di quanto altri presunti re abbiano fatto
Mance riecheggia la tragica figura di Rhaegar,il padre di Jon e allo stesso tempo preannuncia parzialmente , per molti aspetti , il tipo di uomo che Jon è destinato a diventare:un grande leader fornito di grande nobiltà umana ed empatia in grado di riunire una legione di uomini molto eterogenei tra loro e in precedenza estremamente riottosi nel fare squadra.

 

Quando Jon arriva nell’accampamento di Mance, anche vedendo i favolosi giganti che si credevano estinti, realizza subito che dovrà affrontare un uomo di grande carisma e riconosciuto re da quelli che lo seguivano .E resta molto colpito dal fatto che Mance non pretende che un piccolo guardiano della notte,suo nemico oltretutto, si inginocchi al suo cospetto, inoltre le motivazioni espresse da Tormund che divorava un pollo seduto al cospetto del suo re lo spiazzano ancora di più e gli aprono la mente non poco .


Jon che ha vivida intelligenza, anche pragmatica dopo gli insegnamenti di Mormont e Qhorin, capisce anche che la mentalità rivoluzionaria degli uomini liberi non può non essere esiziale per il potere centrale, non può non turbare le menti degli uomini a Sud della barriera oppressi con pugno di ferro da una monarchia ereditaria assoluta che li considerava inferiori ai propri cavalli da torneo e al più solo carne da macello per guerre di potere, perché essi avrebbero diffuso il loro virus molto contagioso e cioè quello dal nome Libertà di fare le proprie scelte e programmare la loro vita

“Nessuno può darti la libertà. Nessuno può darti l’uguaglianza o la giustizia o qualsiasi altra cosa. Se sei un un uomo, te le prendi.”Malcon X

Ecco uno stralcio del primo incontro Jon -Mance

In un primo momento Jon si inginocchia e chiama Tormund vostra Grazia e a questo punto entra in scena Mance che gli impartisce la prima,inattesa e fondamentale lezione :

 

Noi non ci inginocchiamo davanti a nessuno oltre la barriera… poi vuole restare solo con lui e circa Qhorin dice

”Era un nostro nemico se è morto sono contento ,una volta era anche mio confratello.

Che ci facevi con lui?
Jon :Il lord comandante vuole che sia io a comandare un giorno.
E Mance: ecco un traditore che si inginocchia davanti al re oltre la barriera...
Jon :Se io sono un traditore allora lo sei anche tu
Mance :Perché ti vuoi unire a noi?
Jon : Perché voglio essere libero
Mance :io credo invece che tu vuoi diventare un eroe
Non gli crede insomma e allora Jon parla di Craster e di una cosa che ha preso il figlio .
Mance : mi stai dicendo di aver visto uno di loro?
Jon : e il lord comandante sapeva tutto ed io voglio combattere con chi si batte per i vivi: sono venuto nel posto giusto?
E Mance ordina di dargli un mantello nuovo ,lo accetta e gli crede

Prima lezione di Mance :gli uomini sono uguali tra loro perché diceva Petronio Arbitro,il sole splende per tutti


Seconda lezione

La cieca ubbidienza delle regole non va bene,perché se gli ordini sono infami bisogna avere la consapevolezza che tali sono per cui non vanno rispettati

Mormont gli aveva detto: Vuoi comandare, un giorno? Allora impara ad obbedire!

Mance invece modifica questa affermazione in

Vuoi comandare, un giorno? Allora impara a fare la cosa eticamente giusta e a metterti al servizio del popolo che ti ha scelto e si è affidato a te

Ma Mance deve confrontarsi,una volta sconfitto con il suo orgoglio dato che non vuole tradire le promesse fatte al suo popolo .

 

Jon invece è più pragmatico sa che la guerra contro i non morti appartiene a tutta l’umanità e proprio l ‘errore di Mance ( che all’inizio ripete con Daenerys) lo porterà a scegliere di inginocchiarsi di fronte alla regina dei draghi per avere qualche chance di vittoria (e ,secondo me , in questa sua decisione l’amore c’entra poco,la sua è riconoscenza e volontà di consolare la regina dei draghi cui hanno ucciso un figlio nel momento in cui era corsa in suo aiuto).

Jon ha imparato a non conformarsi al pensiero unico che i potenti di westeros volevano far passare,ma ha imparato dal primo suo mentore l’importanza di essere umile per servire meglio la sua gente,ed ha imparato ad ubbidire ai comandi ma, una volta Lod Commander impara da Mance a fare la scelta che egli personalmente considerava giusta non imposta,non obbligata non accettata acriticamente perché esistevano preconcetti alimentati per mantenere lo status quo

Mance resta un ribelle che non accetta imposizioni che ne sminuiscano la figura ma intanto lascia il suo popolo senza guida,allo sbaraglio

Jon :Che ne sarà del tuo popolo ( sottinteso un popolo di cui sei responsabile).Bruci e non ti inginocchi e canteranno per te ma poi verrà il lungo inverno e non resta più nessuno a cantare (vanitas vanitatum?).

Di rimando Mance afferma che non vuole coinvolgere il suo popolo in una guerra ,quella di Stannis secondo lui , che non gli appartiene ma in realtà commette un peccato di orgoglio perché non vuole mostrare al suo popolo libero che ne contraddice i principi,in primis quello di non inginocchiarsi

Jon Stai commettendo un terribile errore
Mance : la libertà di sbagliare è quello che ho sempre voluto ( ma un vero leader non invoca la libertà di sbagliare…)


In effetti Jon che ha avuto una precisa educazione da Ned e dal suo Lord Commander e dallo stesso Qhorin,sa quale è la cosa giusta da fare anche se essa lo porterà alla morte,ma non può permettersi la libertà di nutrire il suo orgoglio

Ci sono due libertà – quella falsa, dove un uomo è libero di fare ciò che gli piace; quella vera, dove è libero di fare ciò che deve. (Charles Kingsley)

Jon fa la scelta giusta , una sceltà di libertà ma non a tutti i costi

Prima della battaglia dei bastardi in un colloquio tra Tormund e Davos ,il primo ricorda Mance e dice che credeva in lui,dato che era un uomo che non torturava, non bruciava le persone,non ascoltava quella fanatica della donna rossa e che era convinto che Mance avrebbe guidato il suo popolo durante la lunga notte,ma si sbagliava .Sia Tormund che Davos, pur amandoli,erano stati delusi dai loro re.E Tormund dice a Davos : ma Jon non è un re e Davos di rimando :si non è un re

Ed infatti Jon non è un re ( mai lo vorrà essere) , con demoni nella testa o in cui l’orgoglio ha vinto sul dovere di sostenere il suo popolo ma è il leader che anche grazie al suo essere Stark ma non acritico e al suo addestramento molto composito salverà il mondo dalla minaccia degli Estranei

Dei Sette Vizi Capitali, l’Orgoglio è il peggiore. Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia, Gola – riguardano il rapporto degli uomini tra di loro e con il resto del mondo. L’Orgoglio, invece, è assoluto. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona intrattiene con sé stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale. L’Orgoglio non ha bisogno di un oggetto di cui essere orgogliosi. È narcisismo portato all’estremo.
(Philip Kindred Dick)

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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J
JonSnow;
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J

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Inviato il 03 dicembre 2019 1:08

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« Groupthink is characterized by a shared "illusion of invulnerability," an exaggerated belief in the competence of the group, a "shared illusion of unanimity" within the group, and a number of other symptoms. »

 

Come ci ricorda Irving Janis, poche cose sono più pericolose per un individualità critica di quanto lo sia il fenomeno del pensiero di gruppo. Le istanze naturali e spontanee del singolo vengono soffocate per il beneplacito dell'ordine auto-generatosi, rendendo così fallace e ambigua qualsivoglia manifestazione di diversità dal contesto plurale. La mente e la capacità di ragionamento sono di conseguenza afflitte dal pregiudizio e dalla costante spinta ad un'uniformità di pensiero, confinando i processi psichici in un labirinto possibilista ma in vero profondamente isolato, contorto e fallimentare.

 

La dinamica di branco assurge così a epicentro di qualsivoglia funzione cognitiva, forzando il processo creativo dell'Io e legandolo ad una visione d'insieme che non gli è mai realmente propria. Il collettivo prorompe in una spettacolare incapacità di sindacarsi, avvalendosi inoltre di un lasciapassare morale che giustifichi e determini ogni azione e atteggiamento, slegandoli dalla possibilità di critica sana e inclinazione al porsi in discussione. Il circolo interno è così abile e subitaneo nell'auto-determinarsi e nel circoscrivere tale interiorità a parametri eticamente corretti e di valenza logica, svilendo tanto il ruolo dell'esterno quanto ogni componente realmente esterna, plasmandone tanto la natura quanto la comprensione, che è così inficiata in modo irrimediabile.

 

Mance Rayder è la prima occasione che Jon Snow ha per sfuggire al processo suddetto. Egli non rappresenta solo un insegnamento umano, quanto una vera e propria funzione cerebrale e sociale da un filtro. I suoi comportamenti e la sua sfera ideologica cozzano con il come egli sia stato sino in quel momento rappresentato, lasciando intendere al ragazzo di essere stato soggetto a visioni e meccanismi disfunzionali e oltremodo inficiati.

 

« The freedom to make my own mistakes was all I ever wanted. »

 

Le tendenze apparentemente inclini al libertinaggio del Popolo Libero divengono invece una possibilità di fuga cognitiva. Il senso critico di Jon Snow, in parte abilmente soffocato e legato a dettami mono-dimensionali, trova il proprio risveglio mediante l'avvicendamento sociale ad un contesto inizialmente solo approcciato con pregiudizio e visioni restrittive. Il ragazzo si ritrova così a dover rimodulare la propria capacità di giudizio e al tempo stesso considerare la validità, autentica o presunta, di quanto sin lì assorbito.

 

Per Jacob Bronowski il libero arbitro non viene riscoperto nell'assenza di restrizioni al proprio raggio d'azione, bensì nella capacità di auto-crearsi alternative e occasioni di scelta, rendendo così la coscienza de facto elemento centrale per stabilire e consolidare una libertà critica e personale. La capacità del Bastardo di Grande Inverno di immaginare e di creare diverse soluzioni non è più suddita a nozioni e informazioni inficianti, ma si determina nel continuo comprovarsi.

 

Il leader del Popolo Libero non è dunque un esclusivo complesso di insegnamenti militari e morali, né tantomeno si limita al dimostrare il connubio tra bisogno personale e bisogno popolare, bensì si compone come un'alternativa imprescindibile rappresentata dalla possibilità di ragionamento non condizionato. Egli innesca in Jon Snow la sensazione di dover fidarsi maggiormente delle proprie capacità analitiche e di considerazione, slegandosi da una dimensione castrante e puramente pregiudizievole.

 

Quanto più di determinante nell'interfacciarsi Mance Rayder è infine il non smettere mai di riconciliarsi alla propria individualità e facoltà di scelta, esulandosi da qualsivoglia filtro, ma invece basandosi esclusivamente sui risultati di un esperienza personale, tanto pratica quanto nel mero ragionamento.

 

L'importanza, pertanto, di salvaguardare sempre la propria individualità e di continuare a formare il proprio Io con consapevolezza e applicazione, non lasciando ad altri la possibilità di forzarlo e plasmarlo.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Figlia dell' estate
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Figlia dell' estate
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Inviato il 03 dicembre 2019 11:41

Mance Rayder é uno dei personaggi più intelligenti della saga. A suo modo é un manipolatore, lo si capisce da come inganna Jon riguardo al corno di Joramun, e da come spinge Ygritte e Jon l'uno nella braccia dell'altra. Egli rappresenta la doppiezza del popolo libero: la loro resilienza, il loro spirito fiero, ma allo stesso tempo i limiti e le ipocrisie. Quest'ambiguitá é tutta insita nel ruolo di Re. Da un lato invita Jon a non inginocchiarsi, dall'altro gli dice:

"Mentimi e ti strapperó dal petto quel tuo cuore di bastardo"

La libertá é la grande forza di Mance, ma allo stesso tempo il suo più grande limite, nell'istante in cui si riconosce in Jon e si lascia ingannare da lui.

É la storia dell'adulto che ha scelto la libertá e crede che gli altri faranno lo stesso, e del giovane che sceglie un'altra strada e si scopre piú libero dell'adulto.

Modificato il 05 July 2024 17:07

"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".

 

Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S.  (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);


Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 03 dicembre 2019 13:07 Autore

Bella analisi

Mance peraltro ha indubbimente la statura del re e del leader ma alla fine commette un peccato di orgoglio che lascia il popolo libero privo del suo capo liberamente scelto.

Egli voleva essere libero in tutto e per tutto,ma fermo restando l'errore di valutazione di Stannis figlio anche della sua errata visione di un  mondo che stava cambiando, non sa ragionare ed individuare le soluzioni migliori per il suo popolo e in un certo senso le parole di Tormund sui re lo stanno a sottolineare.

Comunque anche Mance è un leader fondamentale per Jon che capisce che non tutto quello che viene raccontato,  spesso per interessi personali,corrisponde alla realtà.Impara a credere a quello che vede


Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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S

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Inviato il 03 dicembre 2019 14:21
21 hours fa, JonSnow; dice:

L'importanza, pertanto, di salvaguardare sempre la propria individualità e di continuare a formare il proprio Io con consapevolezza e applicazione, non lasciando ad altri la possibilità di forzarlo e plasmarlo.

 

Di nuovo si ritorna al punto centrale, di cui abbiamo già parlato: da tutti i propri mentori Jon deve cogliere qualcosa ma non tutto; ognuno gli consegna un elemento perchè lui stesso -e lui solo- possa costruire la sua propria, unica via. Una via che, probabilmente, nessuno ha mai percorso, passi su un terreno vergine ed inesplorato. Perchè sono particolari, forse uniche la responsabilità -enorme, totale- che gli grava sulle spalle ma anche i mille differenti fattori tra i quali deve trovare una conciliazione al limite dell'impossibile: come Ned vuole, fortissimamente, salvare in sè sia l'umanità che la giustizia; deve possedere le capacità strategiche di capo senza che queste degenerino in inganno ed intrigo, rendendolo una sorta di Littlefinger; è chiamato da una parte, dalla propria educazione ed indole, alla fedeltà a ideali e giuramenti e dall'altra alla capacità di discernere, in piena autonomia di giudizio, quando persino questi possano o debbano essere violati (ed ecco parte del ruolo di Mance, del suo contributo), solo per citare le più eclatanti. Quante cose dovrà saper essere, il Jon maturo, compiuto, alla fine del suo percorso? Dovrà essere limpido ma non ingenuo, pietoso ma capace di durezza, umano ma non molle... Quante persone dovrà avere in sè, per essere diverso da tutte loro, per essere Jon?

Ognuno dei suoi mentori gli pone tra le mani una parte di se stesso: semplificando molto, una ricchezza ed un limite. Sta a Jon, ogni volta, riconoscere e cogliere la ricchezza , e trovare il modo, il suo modo, per superare il limite. 

Nel caso di Stannis, forse, il compito per Jon era, in teoria, più arduo, perchè il limite non era così manifesto. O meglio: per noi lettori lo è, ma a Jon, che lo conosce -e valuta- in un tempo breve e senza conoscere gli antefatti, appare tale perchè egli già possiede una scala di valori, di riferimenti interiori precisi. E' grazie a questi che sente di non poter sposare il punto di vista di Stannis, pur avendo qualcosa da imparare da lui e, persino, come è stato più volte notato, qualcosa da ammirare, anche se non è ciò che vuole diventare .

Nel caso di Mance, la linea narrativa è profondamente diversa: Jon stesso è testimone sia della sua altezza e grandezza, sia del fallimento a cui lo porterà il suo limite intrinseco. Il suo limite: quel voler perseguire la libertà nello stesso modo in cui Stannis persegue la rettitudine. In linea retta, travolgendo gli ostacoli o schiantandocisi contro, pur di non contemplare nemmeno la minima deviazione che gli permetterebbe, poi, di proseguire nella direzione che gli appartiene. Deviazione -quella che non sa compiere Mance- che non sarebbe compromesso ma adattamento, di comportamento e di pensiero, di fronte a circostanze completamente nuove.

 

Questo è il limite di Stannis e Mance. Sono tetragoni, saldi, lineari: ma l'esistenza non è lineare. L'esistenza è continuo capovolgimento, sorpresa, sconvolgimento. L'esistenza umana, come la Storia, è caos. E nel caos soccombe chi si ostina, seppur per idealismo, a rimanere ostinatamente attacato ad uno sterile "ma le cose non dovevano andare così". Di nuovo sto mescolando ASOIAF e la vita, ma l'ho detto tempo fa, io uso l'uno per capire l'altra, e viceversa. 
Nel caos sopravvive chi è resiliente, elastico. Chi impara. Chi aggiorna il proprio punto di vista. Il che, nella vita reale, molto spesso si traduce in un banale, facile, amaro "chi rinuncia ai propri ideali e va dove lo porta la corrente". Ma la sfida, già difficile per noi, quasi sovrumana per un Jon in mezzo agli intrighi tentacolari e alla situazione confusa di Westeros, è rimanere fedeli a quegli ideali.  Praticare l'adattamento, ma non il compromesso.  Non cambiare, ma migliorarsi. Non cedere  abbassandosi di fronte alle situazioni che appaiono indistricabili, ma crescere fino a rivelarsi più alto di esse.

Qual'è il contributo di Mance al percorso -solitario, come quello di ciascuno di noi- di ricerca e crescita di Jon? Cosa impara, Jon, da lui? Lo hanno già scritto benissimo @Iceandfire e @JonSnow;, inutile che io lo ripeta con parole e frasi sicuramente meno belle e profonde. Aggiungo solo una cosa, banalissima e amara: che dalla vicenda di Mance, prima capace di trovare una nuova via vedendo molto più lontano di un giuramento, di una consuetudine millenaria, di una montagna di pregiudizi e  poi cieco; Mance che dal nulla crea un popolo per poi non riuscire a compiere il passo successivo;  Mance che compie un'impresa, interiore e politica, enorme, ma poi inciampa miseramente nei propri piedi, Jon impara, per l'ennesima volta, una lezione che già gli è stata marchiata a fuoco sulla pelle e che culminerà nel tradimento dei suoi Guardiani: la vita è difficile. Complicata. Terribilmente complicata. Tanto che spesso sembra soltanto un problema impostato male, in cui non trovi la soluzione perchè chi l'ha costruito ha fato un pasticcio o si è divertito pregustando il tuo imbarazzo, e ci ha messo dentro dati dati che cozzano tra loro, incompatibili. Un problema in cui non trovi la soluzione perchè, semplicemente, non c'è. E che l'idea, tra l'altro molto cavalleresca, dell' "Ho un ideale, ne faccio la mia stella Polare e saprò sempre dove andare e cosa fare. Potrà costarmi molto, forse anche la vita; ma almeno morirò sapendo di essere nel giusto", in questo mondo imperfetto, corrotto e malato nelle viscere, in questo abisso di carne, sangue e caos in cui siamo chiamati a dibatterci a volte, come Jon, senza averlo scelto,  è una fiaba per bambini. 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

J
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JonSnow;
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Inviato il 03 dicembre 2019 20:34
6 hours fa, Stella di Valyria dice:

Loro sono tetragoni, saldi, lineari: ma l'esistenza non è lineare. L'esistenza è continuo capovolgimento, sorpresa, sconvolgimento. L'esistenza umana, come la Storia, è caos. 
Nel caos sopravvive chi è resiliente, elastico. Chi impara. Chi aggiorna il proprio punto di vista.

 

La chiave di tutto il collimare tra insegnamento e assimilazione risiede proprio nel processo di cui sopra. E' richiesta una capacità di adeguamento e assorbimento che non deve però sfociare nella compromissione del proprio Sé. Jon Snow riesce in modo chirurgico in tale procedimento, ma non senza delle rinunce. Egli è comunque fautore del percorso evolutivo migliore proprio in virtù di tale capacità, ma altrettanto a causa del fatto che è colui che ha avuto i mentori migliori.

 

Nel caso di Mance è evidente come venga rappresentato lo sfuggire alle regole come un qualcosa di inizialmente in grado di allentare le catene costrittive costituite da esse, ma che a lungo andare sfora oltre i confini per divenire un pericoloso libertinaggio.

 

La capacità del Leader del Popolo Libero, la sua funzione migliore, è stata quella di introdurre Jon al ragionamento individuale. In pratica il singolo che adopera le sue funzioni cognitive per elaborare i dati assorbiti dall'ambiente senza passarli per filtri quali l'appartenenza a gruppi o categorie. E ciò è assolutamente vitale per lo sviluppo dell'Io, per quanto si sarà sempre influenzati da fattori esterni.

 

Da sottolineare anche, come diceva Ice, i tratti controproducenti di un'abnegazione così protesa all'orgoglio. In questo senso il Lupo Bianco ne riscopre la distruttività nel momento in cui si hanno su di sé responsabilità atroci come il futuro di un popolo. Mance non si inginocchia e sceglie di morire, lasciando il popolo a sé stesso. Jon Snow non commetterà questo errore e sceglierà invece di abdicare e cedere il passo a Daenerys per la salvezza del proprio popolo, il Nord.

 

 

Concordo quindi con @Figlia dell' estate sul concetto di libertà. Insito in Mance, ma parimenti dannoso e inefficace.


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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 03 dicembre 2019 21:11

Non l'avevo notato!

 

Vero, è interessante come (forse persino al di là della volontà di D&D) il "bend the knee" di Daenerys, così ribadito fin quasi alla noia e apparentemente persino fuori luogo, acquisti finalmente un significato convincente, pieno, evocativo e ricco di suggestioni. Lo stesso gesto che era stato richiesto a Mance... Jon si trova a passare per la stessa strettoia in cui questi ha perso clamorosamente l'appoggio scivolando disastrosamente, e dimostra di aver imparato anche da lui, ma di non essere lui. Con un comportamento che è una di quelle "deviazioni dal percorso" che, paradossalmente, sono proprio quelle che ti permettono di tornarci, sul tuo percorso, e proseguirlo. Apparentemente, visto da fuori, un compromesso, ma in realtà un adattamento, un adeguarsi alle circostanze. (Che cosa fa la differenza tra un compromesso ed un adattamento, mi sto chiedendo? Le motivazioni per cui agisci, immagino. Il progetto più ampio, a lungo termine, in cui questo gesto rientra).

 

Jon non si genuflette per sè -anche se l'infelice idea della love story tra lui e D, sommata a dialoghi a mio gusto da far cascare le braccia, purtroppo ti porgono su un vassoio d'argento altre letture, tipo tracollo zerbinesco da obnubilamento ormonale- ma perchè comprende, come non ha compreso Mance, che l'unico modo per salvare il popolo che rappresenta è unirsi contro il Nemico comune, superare le antiche divisioni così come il proprio orgoglio personale. Violando, almeno sul breve periodo, la fiducia ed il volere di quelle genti del Nord che lo hanno acclamato suo rappresentante: con la stessa spregiudicatezza ed autonomia di pensiero con cui Mance ha gettato la cappa di GDN, o meglio -bellissima immagine metaforica, questa di Martin- l'ha fatta rattoppare con pezzi di stoffa di altri colori, a romperne il nero e completarlo con qualcos'altro.
Interessante - e, trovo, di grande eleganza narrativa, che proprio la spregiudicatezza ed autonomia che Jon ha in comune con Mance e verosimilmente ha in parte appreso da lui, paradossalmente lo portino a una scelta antitetica alla sua. Perchè -e si torna al solito discorso- Jon non è Mance. Esattamente come non è Stannis o Maestro Aemon: Jon è una sintesi del meglio di ognuno di loro. Estrapolato e rielaborato personalmente, sommato a qualcosa che solo Jon possiede, che solo Jon è. Fino a delineare, prima incerta, poi sempre più netta e luccicante, nell'opaco groviglio del Caos, la sua personalissima, nuova via.


(nota tecnica: ho tolto l'inutile copertura come spoiler, ma è rimasta la finestra qui sotto, in realtà vuota. Scusate.)

Modificato da Darklady il 05 July 2024 17:07 per Sistemato, ora non dovrebbe più vedersi.

                              


Iceandfire
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Inviato il 03 dicembre 2019 21:38 Autore

Concordo per alcune cose ma ribadisco che Jon non ha un tracollo zerbinesco da tempesta ormonale non sarebbe lui e non avrebbe compiuto il tragitto della piena consapevolezza aiutato dai suoi mentori .

Dovremmo sempre ricordarci che è stato ucciso dai suoi confratelli e che ,tornato in vita , aveva perso interesse a tutto ,solo la protezione della sua famiglia come atto dovuto al padre Ned lo ha smosso inizialmente dalla sua apatia .

Ergo lui sa cosa conta perfettamente nella sua nuova vita e cosa no e inoltre credo che lui sia dilaniato dall’affetto e riconoscenza per Dany e il suo ruolo per il quale era stato addestrato in quanto prescelto .

E ripeto alla fine fa in toto quello che deve fare ponendo fine alla minaccia vera per il dominio degli uomini .

Jon sa perfettamente che l’amore è la tomba del dovere e si muove come chi questo dovere deve compiere .Dargli dello zerbino è per me ingeneroso e non corrispondente alla realtà .


Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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