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Game of Thrones, episodio 8x05
D di Darklady
creato il 25 marzo 2019


Sam I Am
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Sam I Am
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Inviato il 13 maggio 2019 11:21
21 minutes fa, maquantocimettemartin? dice:

Gli altri 15k li ha uccisi Euron durante la traversata perché baravano con i dadi.

ahahah meravigliosa!!! almeno cerchiamo di sdrammatizzare... 


J
JonSnow;
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JonSnow;
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J

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Inviato il 13 maggio 2019 11:24

Episodio che mi lascia sensazioni contrastanti e che, probabilmente, è altrettanto contrastante a livello puramente strutturale. 

 

Allestimento tecnico come sempre di livello assoluto, non da meno la resa visiva, la fotografia e la regia. Diversi aspetti narrativi, però, assolutamente incoerenti con il modus operandi di svariati soggetti, così come i meccanismi di trama a sé, che in parte tradiscono una certa gradualità. La scelta di Varys che conversa serenamente con Jon Snow dei suoi progetti è a tratti incomprensibile, del tutto contraria alla natura di chi sinora ha agito esclusivamente nell'ombra e di chi è conscio dei rischi di una mossa del genere. Coerentemente con sé stesso, il ragno tessitore non avrebbe agito in tal modo. La sua decisione pertanto è un azzardo che per quanto ascrivibile ad un moto di disperazione o ricerca di assennatezza resta poco comprensibile. Lo stesso scontro tra Daenerys e la flotta di Euron, per quanto accettabile sia che il nuovo Terrore Nero risolva da solo la faccenda, è di per sé parzialmente incoerente con quanto proposto in precedenza. Nulla sfiora Drogon, e tale senso di invulnerabilità è disarmante, anche alla luce di Rhaegal. L'uso fatto della Compagnia Dorata, poi, è forse il punto più basso che si potesse raggiungere in questa direzione. Ancor più grave e incoerente è il fatto che sia Tyrion a tradire Varys, come se fosse stupito delle sue azioni e decisioni. Egli avrebbe dovuto, più di ogni altra persona, aspettarsi un modus operandi del genere ben prima di rivelare all'eunuco quanto Sansa gli ha confidato; conosce perfettamente la natura di Varys, puramente complottista e cospiratoria, votata a contorte ideologie. Rivelandogli tale informazione non ha fatto che incoraggiare indirettamente tali comportamenti e risvolti. Pertanto le azioni correnti di Tyrion sono diametralmente opposte a qualunque logica. 

 

Passando al resto, in modo più disteso...

 

 

I primi fotogrammi rappresentano un accorto promemoria della moltitudine di influenze prodotte dall'infatuazione e, più radicalmente, dal concetto generico di amore. Il diniego di Jon Snow nei confronti di Varys lascia assurgere un senso di onore e fedeltà, quanto la sincopante ricerca di una salvifica convinzione d'emergenza. Nella repulsione del lupo bianco si cela invero un meccanismo di negazione coattiva, un'estraniazione razionale costruita con un altrettanto surrogato di razionalità. Jon Snow ha la necessità di ribadire a sé stesso concetti di lealtà, ed è ancor più corroso dal bisogno compulsivo di rendere tangibile la proiezione idealizzata di Daenerys che egli ha creato nella sua mente, autenticandola come l'umana e meritevole regnante che egli ha sempre creduto ella fosse.

 

Nella quasi assenza di colori di Dragonstone si consuma il confronto con Tyrion. I suoi capelli sono sciolti, configurazione plateale di una donna ora dimessa, il cui senso di oppressione alberga sinistro dentro di lei. I suoi capelli si ritrovano sciolti quanto lo è ella stessa dal dramma dell'etica e del dilemma morale, ove la presenza dell'innocente è solo un sintomo castrante, veicolo inevitabile di misure e valutazioni restrittive da cui ella decide irremovibilmente di disobbligarsi. Adombrata dal processo della perdita, ella perde un ulteriore pezzo di identità, contorcendosi di conseguenza in un imperfetta emulazione di sé stessa, di colei che ha sempre scelto la tutela della figura dell'innocente e ha fatto del privilegio della medesima il caposaldo del proprio cammino. Idealismo e altruismo sono annichiliti sotto il vessillo della propria ossessione, e la benevolenza è sgretolata da un indurimento tale da oltrepassare ogni forma di mero pragmatismo. L'esecuzione di Varys è per lei nient'altro che un ulteriore frammento del senso di repulsione, del profondo rifiuto di una terra che non l'ha accettata e che, come a suo tempo le portò via ogni cosa, la sta ora privando di ogni pezzo a lei vicino. 

 

Ella percepisce questo respingimento così invalidante, e non può che sentirsi spezzata, avvilita e offesa dal medesimo, ritrovandosi emarginata da una forma di amore collettivo alla quale ella ha sempre anelato. Quell'inesorabile forza di respingimento non può che avvertirla anche in Jon Snow, che contraddice le sue parole con le proprie azioni, ritrovandosi dinanzi a lei del tutto incapace di compiere qualsivoglia atto passionale nei suoi confronti. Tutto ciò la conduce ad un inesorabile abbandono di ogni freno inibitorio, ritrovando nella brutalità e nel comportamento aggressivo l'unico meccanismo di difesa ancora stabile in una mente assalita dai prodromi di un crollo nervoso senza pari. Un fallimento filosofico, il bene che è inevitabilmente corrotto dai connotati più efferati della società, il buono proposito che diviene nulla più di un esercizio semantico privo di utilità. Ella non può che contemplarsi e constare i posti vuoti accanto a sé, lo sfiorire della sua volontà di vita, essere mentalmente assaltata da ricordi e volti che è conscia non vedrà mai più. Una solitudine morale, e un riaffidarsi all'individualità più radicata, tutto ciò che le resta, ove per lei perfino l'amore del singolo è insufficiente, inefficace, totalmente sradicato da qualunque potenzialità curativa. Nulla può lenire il suo animo dilaniato, se non la consapevolezza di concetti di fuoco e sangue, familiari elementi, ora drappi di una distorta giustizia sommaria. Con i legami perduti l'uomo tende spesso a perdere le peggiori parti di sé, come può tendere spesso a perdere per sempre le parti migliori di sé stesso. Con Ser Jorah, Missandei, Rhaegal non può che venir estirpato parte del meglio di lei, fragilità che ella non perdona a sé stessa, facendo sì che quello stesso meglio si inabissi per sempre. La viscerale vendetta, dunque, diviene l'unica conseguenza di un'identità crollata, l'unico metodo con cui riscoprirsi, nonostante tutto, ancorata ad una realtà che le è profondamente amara, trasalendo nel brivido dell'avversità. 

 

Il congedo tra Jaime e Tyrion è un ulteriore conferma del profondo condizionamento insito nell'amore, qualunque forma esso assuma. Come per Brienne, Tyrion rappresenta per Jaime l'unico legame affettivo realmente sano di cui egli sia in possesso, un ulteriore estensione dei suoi lati migliori, quelli da cui tende a rifuggire e da cui tutt'ora ha aspirazione di estraniarsi, al fine di auto convincersi della propria miseria umana. Eppure lo stesso Jaime incapace di discostarsi da un'intimità drastica e gesta sensazionalistiche, è altrettanto creatura in grado di amare oltre qualunque forma di repulsione o condizionamento basato sulla diversità. E' l'unica persona che ha eletto Tyrion a suo eguale, rispettandolo nella sua connotazione umana, non vedendo in egli alcuna inferiorità o mostruosità. Attraverso il fratello minore egli ha posto tutela ad un essere innocente, quella stessa innocenza che tempo addietro giurò di preservare e di difendere, e verso cui ora cerca di convincersi di non avvertire alcun peso morale. Tyrion non avrebbe mai potuto soprassedere, la sua memoria emotiva non gli avrebbe mai concesso alcuna equidistanza. Egli osserva nel fratello maggiore i riconoscibili tratti dell'unico volto che sin dal primo giorno non ha fatto altro che proteggerlo, in modo del tutto incondizionato e senza remora alcuna, disconoscendo invece abilmente la superficie della più sfacciata delle maschere. Significativo quanto una forma di affetto sano possa avere una rilevanza altisonante alla base dei meccanismi evolutivi individuali, nonché nel compimento di atti potenti di preservazione di quegli stessi legami, eterni labirinti dedalici in cui arroccarsi e camminare con un profondo moto indagatore. 

 

L'addio tra Arya e Sandor Clegane è paradigmatico delle rinunce alla stabilità emotiva ed affettiva che la vendetta comporta. Il volto di Arya, così per lui riconoscibile come il volto di una figlia, è quanto lo lascia vacillare, quanto lo estrania dal senso di appartenenza ad una cloaca sociale e spirituale a cui si è dedicato, sospinto da una ruggente furia di innocenza violata, completamente sbilanciato nel putridume di una società che ha imparato a disprezzare nella sua accezione profondamente ipocrita. La benevolenza è quindi un rivestimento che non ha necessità di indossare, inversamente ha bisogno atavico di indossare la patina del disincanto, mostruoso e irreparabile avvicendamento di un trauma mai sopito né inglobato. La risposta a quel trauma è stata una prona aderenza, sino ad un progressivo disgusto. Quello verso Arya è invece un atto d'amore paterno, sentimento già latente in lui dal primo cammino condiviso con lei, un'unica presenza che eccettua la sua visione d'insieme. Egli nei suoi confronti non muove solo un'obiezione, ma una supplica silente. Non può fare a meno di estendere la propria mano e concedersi un gesto di umanità e amore che un tempo avrebbe circoscritto come un'esternazione di condizionante debolezza. Tuttavia c'è una straordinaria serenità nelle sue azioni e nel suo sentire: non vi è più irrequietudine, egli è consapevole della sua fine, come lo è della sua ritrovata interiorità, e delle emozioni e sensazioni che ha provato. Non ha più la pretesa di essere considerato una bestia ferale, accetta invece lo sguardo umano, ove la bestia si è dimostrata in possesso di più umanità di tante altre persone. Ed è Arya, chiamandolo Sandor, ad eleggerlo come essere umano degno di essere considerato tale, in tutti i suoi lati migliori. Eppure, nonostante i passi avanti, egli è incapacitato al fine ultimo della redenzione, totalmente assente nella forza necessaria e atta a slegarlo dall'esperienza traumatica quanto dal proposito nefasto prefissatosi. Vi sono ferite impossibili da rimarginare, se non in modo del tutto estremo. Ed è quanto egli compie. Il duello con il fratello maggiore, o ciò che ne resta, altro non rappresenta che l'ultimo passo verso una forma di libertà, la fine della tribolazione, un ultimo quanto radicale atto in cui estendere sé stesso. Nulla avrebbe mai potuto slegarlo da un simile cammino, né tantomeno da un simile epilogo. Ma le sue labbra si curvano soddisfatte nel momento finale, c'è piena coscienza del fatto che, nonostante tutto, sia arrivato a questo punto meno solo di quanto non fosse prima. Profondamente... sereno. Il ringhio cessa per sempre in favore della requie. 

 

Parimenti Jaime Lannister, per quanto positivamente abbia provato, soccombe al suo legame distorto. La depravazione del peccato carnale che da sempre lo ha guidato non gli permette di scindersi da un ulteriore azione di passionale quanto distorta fedeltà. Egli ha opposto resistenza con tutte le sue forze, ma inevitabilmente si è scontrato con i recessi della propria natura, avvalendosi di una comprensione che gli ha reso palese la chimera rappresentata da un'individualità che non completerà mai. Ha scelto la parte più misera di sé, ma al tempo stesso quella che ha creduto più autentica e l'unica che è riuscito a conoscere e padroneggiare nel modo dovuto. I suoi attimi finali non sono che la scelta egoistica rappresentata dal desiderio di una morte condivisa con la persona con cui sostiene il legame - per quanto tossico - più intenso. Per quanto abbia tentato non ci è riuscito, il suo è un insuccesso individuale, masochistico, frutto di convinzioni errate e del vedersi incapace di fare del bene quanto di seguire il proprio Io senza che esso sia collocabile o riconducibile alla propria gemella. Infine... egli non ha mai creduto realmente in un concetto di fuga o di salvezza, tantomeno nella redenzione. E' un atto di profonda volontà a far calare il sipario. Ha ormai accettato il suo destino quanto la sua natura nefasta, così come le conseguenze annesse.

Di riflesso, la sua controparte femminile è invece totalmente allineata con sé stessa, ritrovandosi anche nell'ora più buia ad essere profondamente incapace di una resa emotiva come di accettazione. Jaime ha accettato l'incombere della morte, la fine del viaggio, Cersei è invece aggrappata alla vita fino agli istanti finali, prona al proprio orgoglio e ad un'autentica volontà di proseguire, in tutta la propria vulnerabilità. Tutto si conclude come ci si aspettava: un'uscita doppia, insieme, come insieme si è compiuto l'ingresso in questo mondo. Un'uscita dunque distorta, profondamente malata, tossica e annichilente sino all'ultimo secondo.   

 

L'armistizio si traduce in massacro. 

L'eco delle campane è solo un casuale sottofondo, un qualcosa di totalmente ininfluente in una decisione in vero già maturata anzitempo. Nella mente di Daenerys non vi è accoglienza per forme di resa alcuna. Ella ha fatto la sua scelta, ora completamente alienata in un blocco di violenza e bestialità sin qui dormienti. Il seguito di una vendicativa pulsione egoistica del tutto incontrollata, acuita dalla visione della Fortezza Rossa innanzi a sé. Quanto accade è ingiustificabile e gratuito (impossibile non rilevare l'aggravante derivato dalla resa, ove nessun combattimento era più necessario, tantomeno un eccidio senza pari). Significativo contrappasso il fatto che la stessa donna che un tempo preservava gli ultimi, ora piombi senza remora alcuna sugli stessi, spiegando ali nere su di loro e massacrando perfino bambini innocenti nel più letale dei modi. La riprova di un declino senza precedenti, sia sotto il profilo mentale che puramente morale e umano. Il suo è un fallimento integrale, identitario e individuale, costellato dalla perdita di umanità e delle persone su cui aveva fatto affidamento. Inevitabilmente la sua ideologia è deturpata dalla distruttiva scelta compiuta, che l'ha altrettanto portata su un sentiero da cui è impossibile fare ritorno. 

Perfino le convinzioni di Jon crollano, così come tutta la fiducia che egli ha riposto in lei: il suo volto è una maschera di riprovazione, completamente afflitto dagli eventi correnti e dall'incombente consapevolezza di aver compiuto una valutazione pericolosamente sbagliata. 

 

Ironico e al tempo stesso quasi poetico che la prospettiva del popolo sia affidata agli occhi e ai passi di Arya, la quale si prodiga per la salvezza del medesimo. Significativo che lei sia l'unica ad aiutarli e a preoccuparsi della plebe, come a smarrirsi in essa. Significativo perché quelle persone non rappresentano altro che gli ultimi tra gli ultimi, profili umani a cui nessuno dà mai attenzione ed importanza, destinati a perdersi nella collettività, schiacciati dall'altrui egoismo. Gli ultimi non possono che passare inosservati, come se fossero insignificanti, appunto dei nessuno. Nessuno aiuta dunque nessuno. Ella sa cosa significa ritrovarsi tra gli ultimi, lo ha provato sulla propria pelle. Questo suo modo di fare è pertanto perfettamente consequenziale. 

 

Il suo polveroso risveglio è la chiosa finale su un quadro di devastazione senza eguali, eppure così ciclico nella perdita di innocenti. In un modo o nell'altro, tutto scorre e tutto si ripete. 

L'uomo non può che ritrovarsi segnato, ancora una volta incapace di evolvere e di compiere passi più saggi, ma fermo nel suo articolato complesso di atrocità. 

 

Un episodio pertanto controverso, che si presta a molteplici letture negative quanto positive.

 

 

Ciò che non cambia ed è stato ancora una volta un segno costante, è il livello della performance attoriale collettiva, assolutamente brillante. Dinklage si ripete, ma, come è giusto che sia, il palcoscenico è tutto per Lena, la quale si è resa protagonista di un viaggio artistico durato anni che l'ha resa artefice di una delle interpretazioni di qualità più elevata a livello televisivo nella storia moderna. Davvero un'interprete di pregiatissimo calibro, degna di tutti gli onori. Probabilmente la più abile, ad oggi, per quanto concerne le ultime Season di GoT.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.


Sam I Am
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Inviato il 13 maggio 2019 11:24
11 minutes fa, lalt dice:

Credo che Varys volesse far avvelenare Daenerys, ma non ci sono riusciti perché lei si rifiutava di mangiare.

Punto di vista interessante... mi piace pensarla così


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Gaiaton
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Inviato il 13 maggio 2019 11:25

Poi non ho capito il cavallo. Cosa mi significa quel cavallo. Neanche simbolicamente. 

 

In in tutto ciò Approdo del Re come Pompei, i morti carbonizzati allo stesso modo. Mancava solo Kit Harington in tenuta da gladiatore.  

 

 


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Inviato il 13 maggio 2019 11:27

Ma lei non vuole essere temuta dagli abitanti di KL, che già la temono senza nemmeno bisogno di fargli vedere niente, lei vuole essere temuta dal Nord, dal sud, dalle, est e dall'ovest. In maniera particolare vuole essere temuta da Sansa e soprattutto da Jon. 


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Inviato il 13 maggio 2019 11:31

Ora voglio vedere se Jon dice ancora è la mia regina


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Inviato il 13 maggio 2019 11:35

La scena del cavallo non l'ho compresa neanch'io! Se qualcuno ha colto questa cosa che la spieghi gentilmente :) 


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Ser Jorah
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Inviato il 13 maggio 2019 11:35
8 minutes fa, Gaiaton dice:

Poi non ho capito il cavallo. Cosa mi significa quel cavallo. Neanche simbolicamente. 

 

In in tutto ciò Approdo del Re come Pompei, i morti carbonizzati allo stesso modo. Mancava solo Kit Harington in tenuta da gladiatore.  

 

 

Credo volesse rievocare la memoria di Lyanna Stark


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Simo98
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Inviato il 13 maggio 2019 11:39
29 minutes fa, Ser Jorah dice:

Ma gli scorpioni che all'improvviso da macchine di morte, che nemmeno i panzer del terzo Reich, sono diventate delle balestre giocattolo lente e dalla mira sbilenca? 

 

Gli scorpioni in questa puntata sono le armi che avrebbero sempre dovuto essere, vulnerabili. Basta alzarsi in volo dopo che i dardi sono stati sparati, per poi attaccare gli scorpioni che hanno un tempo di preparazione lungo

Nella scorsa puntata sono stati usati follemente ma evidentemente gli serviva che rimanesse un solo drago


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Inviato il 13 maggio 2019 11:39

Il cavaliere con il cavallo color cenere è l’ultimo dei 4 cavalieri dell’apocalisse. Il suo nome è Morte.

 

Se avete visto il trailer della prossima puntata, per me è evidente che Arya ha aggiunto un nome alla lista.

 

p.s. Drogon sputa e abbatte una torre della fortezza rossa. Ottimo. Ma non venitemi a dire che la scena di Viseryon che lancia fiamme blu e Jon che si salva dietro una pietra aveva senso...

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Gaiaton
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Inviato il 13 maggio 2019 11:39
1 minute fa, Ser Jorah dice:

Credo volesse rievocare la memoria di Lyanna Stark

 

In questo modo e  in questo contesto un riferimento tanto raffinato sarebbe proprio fuori luogo. 

 

E poi, a che pro?

 

nei libri Arya richiama sua zia, ma nella serie tutto ciò non esiste. 


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Inviato il 13 maggio 2019 11:40

L'unica cosa che mi interessa, è come si risolverà la cosa in famigli Targ. 


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Inviato il 13 maggio 2019 11:44

Io penso che nonostante gli errori palesi di sceneggiatura il messaggio che stanno trasmettendo è il migliore che potessero dare, e personalmente ritengo sia molto da Martin. Quanti si spacciano per i liberatori dell'umanità e poi diventano peggio di quelli che disprezzavano? io credo sia un pensiero molto contemporaneo, che ripudia la guerra come mezzo di "liberazione" (alla America style), e che la brama di potere ti logora dentro e finisce per tramutarti in un "mostro" al pari degli altri. 

Che poi tutto ciò sia reso male non ci sono dubbi, ma questa volta non mi sento di demolire in toto la puntata.

Stendo un velo pietoso su Jaime e Cersei (anche se dopo aver visto la puntata, credo che Cersei volessero mostrarcela come una vittima della situazione in modo da provare empatia nei suoi confronti e di disprezzo nei confronti di Daenerys, io l'ho intesa così).

 


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Mephistopheles
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Inviato il 13 maggio 2019 11:45
Cita

 

Il 7/5/2019 at 00:28, Mephistopheles dice:

Ho viaggiato nel tempo di due settimane e posso postarvi qui una sequenza direttamente dall'ultima puntata.

 

Spoiler X-men 3

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Wow. Che sorpresa.

 

Comunque in questo episodio compaiono più di una dozzina tra personaggi principali e secondari. Tutti, e dico tutti, fanno qualcosa che va completamente contro al loro percorso di crescita di 8 stagioni.

Rendiamoci conto: noi abbiamo ucciso il re della notte nella terza puntata per questo. Per Daenerys che dà di matto vedendo il forte di Maegor per un motivo talmente stupido che ce lo devono spiegare nell'inside the episode e per la più grande minaccia dei sette regni, gli scorpioni, distrutti dalla plot armor e ridotti a stormtrooper.

E questi son riusciti a dare una morte da Romeo e Giulietta a Jaime e Cersei, che avrei anche apprezzato di più se solo le azioni che li hanno condotti lì non siano talmente inverosimili da risultare ridicole, finalizzate solo a quest'ultimo momento di fanservice.

 

Menzione speciale per Varys, che con Ditocorto e Doran era uno dei miei tre personaggi preferiti (percepite il mio dolore ora?). Questo che, sempre citando l'inside the episode, sapeva che il piano sarebbe probabilmente fallito ma doveva comunque provarci. Varys. Quel Varys che non si è mai esposto ed è riuscito a far cadere un re dopo l'altro dai tempi di Aerys. Quello. Senza considerare che non sapremo mai cosa ha sentito rispondere dalle fiamme, ma sospetto che con il finire della prossima puntata almeno la metà della carne al fuoco posta sulla brace ai bei vecchi tempi di Martin rimarrà sulla fiamma viva a carbonizzare per sempre, come la capitale, o come le speranze di questa serie di entrare nella storia. 

HIMYM, che sei sul trono del peggior finale di serie da cinque anni, attenta a te, l'inverno sta arrivando.

 

Ora mi aspetto ufficialmente il comunicato stampa di Martin che, in pieno stile Manara con Adrian, si dissocia dall'opera. "Io gli avevo consegnato i dettagli finali solo come linea guida, e avevo fortemente sconsigliato di usarli direttamente senza un'adeguata preparazione".


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Ser Jorah
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Ser Jorah
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Inviato il 13 maggio 2019 11:46
4 minutes fa, lalt dice:

Il cavaliere con il cavallo color cenere è l’ultimo dei 4 cavalieri dell’apocalisse. Il suo nome è Morte.

 

p.s. Drogon sputa e abbatte una torre della fortezza rossa. Ottimo. Ma non venitemi a dire che la scena di Viseryon che lancia fiamme blu e Jon che si salva dietro una pietra aveva senso...

 

L'ho pensato anche io ma lo pensai già quando lo vidi facendo il paragone con la barriera. Poi hanno reso il soffio del drago esplosivo nella serie mentre nei libri è più incendiario. 


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