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MDM - Il Music Death Match di Barriera!
D di Darklady
creato il 21 gennaio 2013

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GIL GALAD
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GIL GALAD
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Inviato il 07 giugno 2013 18:12

Voto per Tori Amos


Gil Galad - Stella di radianza





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Cdp Stark
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Cdp Stark
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Inviato il 07 giugno 2013 18:58

King Crimson pure io, chissà perché...

 

uèuè, ma non hai niente di meglio da fare che votare all'MDM ? <img alt=" />


Mastro Architetto dei giochi

Indiscusso Campione dell'errore di battituraù

`·.¸¸.·´´¯`·._.·`Proudly Stark!`·.¸¸.·´´¯`·._.·`

`·.¸¸.·´´¯`·._.·`LaBarriera Fanlover`·.¸¸.·´´¯`·._.·`

`·.¸¸.·´´¯`·._.·`Ned Wannabe`·.¸¸.·´´¯`·._.·`

 


"O Wind, If Winter comes, can Spring be far behind?"

(P.B.Shelley)

 

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Idriel Stark
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Idriel Stark
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Inviato il 07 giugno 2013 20:11

Era già abbastanza incredibile che fosse arrivata fin qui, e mi sembra tuttora incredibile che abbia tutti questi voti ora... contro i KC mi aspettavo una strage.

Mi fa molto piacere :)

 

Il mio voto va ovviamente a Tori Amos! <img alt=" />(e d'ora in poi mi sa che mi rivedrete solo per votare i Muse)

 

PS: se c'è la mano di The Nameless One dietro tutti questi inaspettati voti per Tori... GRAZIE! Se invece sono tutti voti spontanei... ANCORA PIU' GRAZIE!!



Neshira
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Guardiani della Notte
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Neshira
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Guardiani della Notte

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Inviato il 07 giugno 2013 22:00

Ok, per tranquillizzare qualcuno dei post precedenti...Tori Amos raggiunge e supera meritatamente la decina. Ma non le basta davvero per superare i Re e i suoi che addirittura la doppiano, guadagnandosi il secondo posto in semifinale.

 

KING CRIMSON 28 - TORI AMOS 14


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Neshira
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Guardiani della Notte

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Inviato il 07 giugno 2013 22:00

Terzo scontro, e com'è ovvio a questo livello altri colossi in gara. Due concorrenti di nuovo molto diversi e amati da fanbase diverse, forse, ma a giudicare dal percorso in questo DM comunque molto ampie.

 

Ma ora uno dei due è al capolinea. Chi sarà? Scegliete tra

 

Fabrizio De André - Pink Floyd

 

 

 


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Inviato il 07 giugno 2013 22:11

Ovviamente voto Fabrizio de Andrè.....e chiamo al voto i debitori!

 



Neshira
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Guardiani della Notte

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Inviato il 07 giugno 2013 22:14

Eccomi! Certo che senza un debito forse stavolta mi sarei astenuta

 

Voto De Andrè per ripagare, ma voi votate i Pink Floyd che se lo meritano.

 

Ma votate anche De Andrè.

 

Ma non troppo, altrimenti i Pink Floyd non passano.

 

Però non buttiamo fuori Faber dai.

 

Insomma, è un mondo difficile ç_ç


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Inviato il 07 giugno 2013 22:16

De Andrè.



Viserion
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Inviato il 07 giugno 2013 22:36

Da questo scontro secondo me ci sono altissime possibilità che esca il vincitore del primo MDM della Barriera. E il mio è il primo voto per i Pink Floyd. Dispiace un po'.. perché Faber è l'unico che io veramente apprezzi ormai, ma una promessa è una promessa e io non vengo meno a quanto detto.

Ripeto: voto i Pink Floyd.


Addio Got

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"Lo scempio ha due teste"

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Sir Alexander Stark
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Inviato il 07 giugno 2013 22:45

non dovrei avere debiti, quindi vendo......la prossima sfida sarà bruce vs. muse ?



Viserion
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Guardiani della Notte
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Viserion
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Guardiani della Notte

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Inviato il 07 giugno 2013 22:47

Ovviamente sì, essendo gli ultimi 2 rimasti.


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Lord Beric
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Inviato il 07 giugno 2013 23:01

Questa, nelle mie speranze, doveva essere la finalissima, purtroppo è capitata ai quarti ed è atroce dover scegliere. Fortunatamente un voto comprato al turno precedente mi solleva dal duro compito e mi consente di votare per Fabrizio De André per ripagare Lochlann.

Voglio tuttavia omaggiare entrambi i contendenti con un paio di recensioni, e altrettanto omaggiare le persone che me le hanno richieste. Ho quindi scritto alcune considerazioni su The Piper at the Gates of Down per Sara l'Addolorata e Needle, e su Storia di un impiegato per The Goldfish. :)

------

Il più grande merito dei Pink Floyd è stato, a mio parere, quello di saper coniugare con una maestria impareggiabile psicologia e sociologia, e raccontare spesso attraverso album introspettivi e autobiografici un preciso spaccato del mondo che li circondava. Se questo è facilmente riscontrabile per colossi come The Wall o The Dark Side of the Moon, è altrettanto vero anche per il loro album d'esordio, lo spiazzante, psichedelico, sconvolgente, per certi versi agghiacciante The Piper at the Gates of Dawn.

L'anno è il 1967, e la scena musicale è in quel momento dominata dai The Doors, che con il loro grandioso album omonimo arricchiscono il rock con l'insostituibile apporto dell'esperienza hippy, una rivoluzione destinata a dettare legge nel mondo musicale per un decennio pieno e arrivare, sia pure in qualche modo riveduta e corretta, fino ai giorni nostri.
Sulla scia dei The Doors il filone psichedelico raccoglie nomi di indiscutibile valore come Jefferson Airplane e Velvet Underground, quando, appunto nel 1967, irrompono sulla scena loro: i Pink Floyd.

Il quartetto della band nel 1967 vede il "diamante pazzo" Syd Barrett a chitarra, voce e composizione, Roger Waters al basso, Richard Wright alle tastiere e Nick Mason alla batteria. Eh già, Gilmour non c'era ancora...

Undici canzoni per quest'album, undici gemme della psichedelia, undici pezzi perfetti per raccontare un'epoca e i sogni oscuri di una generazione.

Si parte subito con la straniante Astronomy Domine, resoconto di un viaggio interstellare compiuto da Barrett sotto LSD. Il basso continuo, citazione dal sapore quasi vivadiano, rappresenta il contatto radio con la Terra, le tastiere hanno il difficile compito di rappresentare le stelle, mentre il tambureggiare apocalittico e rapidissimo di Mason ha più semplicemente effetti emotivi e di pathos. E la chitarra? E la voce? Già, Syd Barrett... Barrett è il jolly, la chitarra è ovunque, riempie ogni spazio con naturalezza, mentre la voce intona un canto solenne e oscuro che pare tratto nientemeno che da un manuale di astronomia.

Lime and limpid green, a second scene
A fight between the blue you once knew.
Floating down, the sound surrounds
Around the icy waters underground.

Già da questa prima canzone si vede quale sarà il leit-motiv del gruppo: basso, batteria e tastiere hanno il compito di creare linee armoniche spesse, compatte, mentre Barrett si muove come una scheggia impazzita con la sua chitarra e la sua voce, sfruttando la solidità del gruppo come campo base per esplorazioni ardite nei recessi della sua mente allucinata.

Cambio di registro con la seconda traccia, Lucifer Sam, antesignano dell'hard rock, con tastiere che dipanano una melodia dal sapore orientale mentre la chitarra si scatena in un riff in continuo crescendo. E tutto questo per raccontare di un gatto. Già, ma non di un gatto qualsiasi, perché Lucifer Sam è un gatto speciale, enigmatico e inspiegabile...

Lucifer Sam, siam cat.
Always sitting by your side
Always by your side.
That cat's something I can't explain.

Attingere alla cultura popolare, alle filastrocche, alle conte per bambini è una delle prerogative principali di Barrett; la loro rielaborazione in forme oscure e distorte le dota di un impatto emozionale fortissimo, che taglia fuori qualsiasi elaborazione logica e razionale per colpire il lato più emozionale dell'animo. Seguendo uno schema poi tanto caro ad autori horror come King, i Pink Floyd delle origini prendono a piene mani dai topoi dell'infanzia per deformarli sistematicamente.

Terza traccia è Matilda mother. C'è chi dice che The Piper at the Gates of Dawn sia debitore nei confronti del beatlesiano Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Di certo il legame è evidente, ma in tal caso bisogna dare credito a Mathilda Mother di essere la capostipite, la Lucy, l'antesignana del romantic-progressive rock di cui i Genesis saranno i massimi cantori.

There was a king who ruled the land.
His majesty was in command.
With silver eyes the scarlet eagle
Showers silver on the people.

In Mathilda Mother Barrett si riscopre menestrello, creando un'atmosfera solenne per portare l'ascoltatore in un mondo fiabesco, interrotto di tanto in tanto da un malinconico e infantile "Mother, tell me more".

Altro viaggio mentale di Barrett, Flaming, è sostanzialmente rumore strutturato su una base universalistica e trasognata. Di questa canzone si fa particolarmente notare il testo, praticamente un unico, gigantesco non-sense, uno stream of consciousness barrettiano, una volta tanto non inquieto, ma semplicemente, definitivamente assurdo.

Lazing in the foggy dew
Sitting on a unicorn.
No fair, you can't hear me
But I can you.

Si cambia registro una volta di più con la successiva Take up thy stetoscope and walk, dai sapori vagamente beat. È la sola canzone dell'album firmata da Waters, e testualmente è basata sulla forza allitterativa del testo, a partire dall'iniziale "doctor doctor", ed in qualche modo testimonia il ritorno alla normalità dopo uno stato di trip acido. Da segnalare il finale della canzone, dove si sovrappongono voci corali a dissolvere la melodia.

Music seems to help the pain
Seems to cultivate the brain.

Arriviamo ora al capolavoro del disco, uno dei pezzi più apprezzati dai puristi della psichedelia (il sottoscritto ad esempio, più ancorato a forme classiche, pone A Saucerful of Secrets diverse spanne sopra questo pezzo), il culmine della produzione barrettiana: Interstellar Overdrive.
Proto-suite strumentale di oltre undici minuti, Interstellar Overdrive è la cronaca di un viaggio umano nell'universo. Miasma magmatico di rumore strutturato, il pezzo ha una sola regola: uno strumento deve mantenere il ritmo.
Su questa unica, anche strutturalmente semplice, regola, si dipana una jam session folle e delirante, fatta di astronavi e asteroidi, stelle e vuoti cosmici, paradisi alieni e tempeste stellari, un trip acido in cui la mente di Barrett vaga senza più freni.
Questo brano è da ricordare, oltre che per il valore intrinseco come pietra miliare della psichedelia, anche per il fortissimo impatto nelle sessioni dal vivo, in cui i Pink Floyd supportavano la musica con il cosiddetto light show: contemporaneamente all'esecuzione i gruppo proiettava una serie di diapositive, dai temi ovviamente allucinati e allucinanti, in cui veniva depositato dell'inchiostro. A contatto con il calore della lampadina l'inchiostro si scioglieva, creando effetti visivi di impatto; inoltre, poiché le vibrazioni generate dagli strumenti musicali alteravano, muovendolo, l'inchiostro, in qualche modo le immagini seguivano la musica, generando scene di psichedelia assoluta.

Dopo il viaggio stellare si vira di nuovo sulle filastrocche, questa volta con The Gnome, dal sapore esplicitamente tolkeniano nel raccontare le buffe avventure di un nanerottolo, su un ricamo psyco-pop.

A gnome named Grimble Grumble.
And little gnomes stay in their homes.
Eating, sleeping, drinking their wine.

Ennesimo cambio di registro, l'atmosfera si fa solenne, la tonalità liturgica per la preghiera indiana di Chapter 24, con un testo particolarmente oscuro, criptico e dal forte significato simbolico, ripreso dalle tradizioni induiste e buddiste.
In realtà, più che il richiamo dell'Oriente in quanto tale, si può più che altro parlare di vera e propria contaminazione da parte dei Fab Four, ed in particolare, ovviamente, di John Lennon.

A movement is accomplished in six stages
And the seventh brings return.
The seven is the number of the young light
It forms when darkness is increased by one.

Ultimi passaggi dell'album, e corriamo rapidamente verso The Scarecrow, brano del tutto particolare in quanto, a tutti gli effetti, accompagnamento senza melodia: un brano scarnificato, basato su appena due nacchere ed un testo completamente fuori dal mondo. Nella ricerca continua di nuove frontiere, i Pink Floyd si cimentano qui con il minimalismo musicale e testuale, riducendo per l'appunto l'apporto strumentale ad un mero accompagnamento percussivo ed il testo ad un racconto ubriaco.

The black and green scarecrow as everyone knows
Stood with a bird on his hat and straw everywhere.
He didn't care.

Si chiude con la celeberrima Bike, un ritorno al mondo delle filastrocche infantili con la personalissima dedica freak di Barrett alla sua fidanzata dell'epoca, Jenny Spires.
Una ragazza, una bicicletta, un mantello, un topo errante di nome Gerald e un clan di omini di zenzero sono i protagonisti di questa marcetta comica e allucinata, mentre si inseguono in un vorticoso girotondo il cui ritmo è dettato dal coro e in cui ogni giro di giostra è scandito dallo sparo di due pistole.

Some rhyme, some ching. Most of them are clockwork.
Let's go into the other room and make them work.


Il ritmo della canzone viene deliberatamente destrutturato a ciascuna ripetizione del tema, fino alla degenerazione finale in una cacofonia di oscillatori, orologi, gong, campane, un violino più altri suoni sintetizzati artificialmente per ricreare il suono dei campanelli della bicicletta. Proprio sul finale un loop di risate da parte dei componenti del gruppo registrato a rovescio e a velocità doppia: l'altra stanza con cui si chiude la canzone e l'album, l'altra stanza formata da quella parte altra della mente che si schiude con l'aprirsi delle porte della percezione di Huxley, ma in cui l'alternanza repentina di musica e cacofonia alla fine non fa che rendere dubbioso l'ascoltatore su quale parte sia reale e quale sia semplicemente indotta.

Che dire di quest'album? Che dire dell'opera che ha dettato i canoni della psichedelia una volta e per sempre? Meglio limitarsi alle parole del Record Mirror: "L'immagine psichedelica del gruppo prende realmente vita con questo LP, che è una bella occasione con cui [i Pink Floyd] mettono in mostra sia il loro talento che la loro tecnica di registrazione. L'album è pieno di suoni strabilianti."

------

"Il mio identikit politico è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l'hanno fatto diventare un termine orrendo... in realtà vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stesse capacità."
Storia di un impiegato (1973) è forse l'album più controverso e criticato di Fabrizio De André, accusato di qualunquismo da sinistra, di eversione da destra, e rivalutato solo negli anni '90.

Storia di un impiegato racconta la vicenda di un trentenne, che potrebbe quasi essere il "fratello figlio unico" di Rino Gaetano, che vive da spettatore - a causa di una differenza di età tutto sommato marginale - gli eventi del maggio francese del '68, in cui la protesta giovanile prese forma dapprima in Francia e poi in tutta Europa modificando indelebilmente la storia sociale e politica del continente.
In Introduzione seguiamo, con un tema musicale che tante volte sarà ripreso lungo tutto il percorso dell'album, proprio il protagonista della storia farsi a sua volta spettatore del '68.

'68 che il protagonista del secondo pezzo dell'album, la celebre Canzone del Maggio, liberamente tratta proprio da uno degli inni del maggio francese, Chacun de vous est concerné di Dominique Grange. Scoppiano i disordini nelle strade, ma ciò che colpisce il protagonista della storia è il tema che proviene dalla canzone: non importa quanto uno possa aver voltato le spalle al movimento, non importa quanto possa essere rimasto fedele ai simboli del quieto vivere borghese, mirabilmente ritratto nelle millecento, nella sicurezza e nella disciplina: non c'è middle ground, non ci si può chiamare fuori, in un modo o nell'altro si è sempre coinvolti.

E proprio rielaborando questo pensiero nella canzone-manifesto dell'album, La bomba in testa il protagonista, una persona normale (che usa frasi comuni, "grazie a Dio" e "Buon Natale") con un lavoro banale ("e io contavo i denti ai francobolli"), si trova a riflettere sul proprio ruolo, e improvvisamente, con un rovesciamento del proprio punto di vista, arriva a percepire come anormale la propria esistenza, e a ridisegnare la propria vita su quella dei ragazzi delle proteste del maggio francese. Ma quei pochi anni di differenza, quegli anni che segnano il passo tra l'essere studenti e lavoratori, tra l'avere ancora potenzialità da realizzare e trovarsi invece invischiati in una realtà sempre più consolidata, fanno la differenza, ed il protagonista si ritrova in qualche modo lasciato indietro, solo. E allora sceglie una strada tutta sua, personale, nella forma di una bomba, per smascherare il volto del potere, quel volto sempre perfetto e ipocrita, e vedere cosa si cela dietro.

Il tono musicale si fa più altalenante e sbarazzino ne Al ballo mascherato, prima canzone onirica del romanzo, in cui il protagonista, armato della propria bomba, fa a pezzi il volto del potere, racchiuso nei simboli-guida della propria crescita anagrafica e mentale: Gesù Cristo, Alfred Nobel, la Vergine Maria, Edipo, Dante con Paolo e Francesca, la Statua della ibertà, l'ammiraglio Nelson, una cacofonia di personaggi in qualche modo autorevoli, fino alla confessione edipica dell'assassinio dei propri genitori. Giustizia, in sogno, è fatta: il potere è stato infranto dalla bomba, ed il protagonista, nel suo modo del tutto originale ed individualistico, se ne è affrancato.

Rapido rovesciamento di fronte nella canzone successiva, dal tono solenne e funereo, Sogno numero due. Più che una canzone è un recitativo, in cui De André, con voce stentorea, veste i panni del Potere, quello che sta ben oltre e dietro i volti autorevoli fatti a pezzi dalle bombe; Potere che spiega ad un frastornato protagonista come egli, con la sua ribellione, abbia in realtà semplicemente assecondato il proprio desiderio di potere, come semplicemente quindi si sia trovato a prendere il posto dei simboli che ha distrutto, e sia pronto ad entrare a sua volta nella società falsa e imborghesita che pensava di aver devastato. Combattere il potere con la sopraffazione propria del potere significa semplicemente celebrarlo, allo stesso modo, usando un paragone così caro ai fan del fantasy, in cui usare l'Anello per sconfiggere Sauron non avrebbe portato che alla nascita di un nuovo Oscuro Signore.

 

Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.
Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?

Quella lunga ballata che è La canzone del padre, con il suo andamento lento e trascinante, fa scorrere anni di vita tranquilla e vischiosa come melassa sulle spalle del protagonista, anni impegnati in un lavoro né troppo umile né troppo importante, anni di vita familiare lenta e consumata da quelle piccole delusioni che alla fine incrinano il rapporto di coppia, anni di risparmi e piccole soddisfazioni materiali.
Ma alla fine il protagonista coglie la crescente insoddisfazione della propria esistenza, si accorge di come tutto quello che ha gli risulti alla fine intollerabile, e decide di tornare alla bomba, ma questa volta sul serio.

Il bombarolo, una delle canzoni più celebri dell'album, racconta col suo andamento sghembo e trascinante, proprio le ultime fasi del lavoro del protagonista, che termina di costruire la propria bomba artigianale e si dirige al Parlamento, simbolo supremo del potere e come tale principale bersaglio da distruggere.
Sono qui da notare una coppia di versi celeberrimi di De André, una vera e propria sospensione de giudizio su questo atto prettamente terroristico che non ne costituisce tuttavia una giustificazione, quando un reale desiderio di comprenderne le cause più profonde, affinché - nell'ottica anarchica e pacifista dell'album - sia proprio eliminando queste cause che si possa arrivare a combattere efficacemente la violenza.

Così pensava forte
un trentenne disperato,
se non del tutto giusto
quasi niente sbagliato,
cercando il luogo idoneo
adatto al suo tritolo,
insomma il posto degno
d'un bombarolo.

Alla fine è la sua inesperienza a tradirlo, e ad esplodere non sarà il Parlamento, ma molto più modestamente un'edicola di giornali.
E in un'immagine degna di un film, sulle pagine dei giornali svolazzanti per l'esplosione vediamo già campeggiare il profilo del protagonista, arrestato come "bombarolo".

L'attenzione si focalizza sulla compagna del protagonista in Verranno a chiederti del nostro amore, struggente canzone d'amore e di rimpianti nonché la sola che De André replicherà mai dal vivo di tutto quest'album, in particolare nella celebre tournée con la PFM del 1979.
Lo strappo definitivo si è consumato, e dal carcere il protagonista ripercorre la propria storia d'amore: lei, prudente, mai esposta, restia a concedersi ma pronta a credere a promesse troppe volte smentite; lui, immaturo, ribelle, arroccato sulle proprie posizioni. Nessuno dei due è riuscito a cambiare l'altro, e questa distanza si è via via accresciuta fino a creare un abisso.
Solo un evento esterno, la bomba e poi il carcere, è riuscito a mutare questo stato di cose.
L'ultimo legame nella coppia resta lo sguardo di lei, uno sguardo colmo di vergogna nel raccontare di essersi concessa ai padroni in cambio di una parvenza di sicurezza di vita. Aleggiano sul finale le domande provocatorie del protagonista, che invita, una volta per tutte, la sua ex-compagna a scegliere, e non a ritrovarsi ad essere scelta.

Ultimo atto dell'album, il più denso dal punto di vista filosofico, è Nella mia ora di libertà.
Inizialmente fedele al suo spirito individualista, il protagonista decide di rinunciare alla sua ora di libertà come forma personale di protesta, ma fin da subito si rende conto che proprio lì, in quel'ambiente, è possibile sperimentare una vera eguaglianza: ho visto gente venire sola e poi insieme verso l'uscita, e poi più avanti E adesso imparo un sacco di cose in mezzo agli altri vestiti uguali.
E in questo processo di presa di coscienza della collettività, alcune lezioni filosofiche e morali di stampo prettamente libertario:

Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così co***oni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.

E poi:

Ci hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.

È in particolare la seconda citazione ad aver attirato diverse critiche a De André, accusato di un atteggiamento eccessivamente tollerante e permissivo contro il crimine. La realtà è naturalmente ben diversa, e non bisogna dimenticare che stiamo parlando dello stesso autore che solo pochi anni prima aveva stupito l'Italia con La buona novella.
De André insegna a non accettare come dovuto uno stato di cose che lascia la gente a sé stessa, uno Stato non in grado di aiutare l'individuo nel soddisfacimento dei suoi bisogni essenziali, e invita a ribellarsi a questo stato di cose, lasciando intendere come non si tratti di un crimine, ma al contrario di giustizia.
E come ottenere tale giustizia? In gruppo, collettivamente, pacificamente: Di respirare la stessa aria dei secondini non ci va e abbiam deciso di imprigionarli durante l'ora di libertà non significa chiaramente un moto di ribellione violenta contro i guardiani del carcere, ma al contrario la presa di coscienza di cosa significhi realmente essere liberi, e la piena consapevolezza che una vita vissuta in un certo modo è veramente libera persino se si svolge all'interno di un carcere.
Il finale della canzone è un ultimo omaggio al maggio francese, i cui valori solo ora, alla fine, in carcere, sono stati realmente compresi e assimiliati dal protagonista: Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti.


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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Inviato il 07 giugno 2013 23:07

ok dato che un voto ai pink floyd l'ho già dato in passato stavolta voto per Fabrizio de Andrè. così la mia coscienza si riequilibra.


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Guardiano della notte
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Guardiano della notte
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Inviato il 07 giugno 2013 23:15

A GDN always pays his debts...Ma alcuni debiti sono più gioiosi di altri da pagare e quindi voto con gioia Fabrizio De Andrè.


L
Lochlann
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Lochlann
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Inviato il 07 giugno 2013 23:46

Voto De Andrè e vi invito caldamente a votarlo.

 

I Pink Floyd sono leggendari, ma De Andrè è unico.


Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

200s6pw.jpg

"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.

I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

"Yes" said Caladan Brood "you never learn."

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