Circa il berlusconismo antropologico suggerisco la lettura del bel "Buongiorno" di Massimo Gramellini apparso su "La Stampa" del 31/05/2011; per comodità ne riporto il testo come citazione.
Anno zero
Ieri in Italia sono finiti gli Anni Ottanta. Raramente nella storia umana un decennio era durato così a lungo. Gli Anni Ottanta sono stati gli anni della mia giovinezza, perciò nutro nei loro confronti un dissenso venato di nostalgia. Nacquero come reazione alla violenza politica e ai deliri dellideologia comunista. Lindividuo prese il posto del collettivo, il privato del pubblico, il giubbotto delleskimo, la discoteca dellassemblea, il divertimento dellimpegno. La tv commerciale - luccicante, perbenista e trasgressiva, ma soprattutto volgarmente liberatoria - ne divenne il simbolo, Milano la capitale e Silvio Berlusconi licona, lutopia realizzata. Nel pantheon dei valori supremi luguaglianza cedette il passo alla libertà, intesa come diritto di fare i propri comodi al di fuori di ogni regola, perché solo da questo egoismo vitale sarebbe potuto sorgere il benessere.
Purtroppo anche il consumismo si è rivelato un sogno avvelenato. Lasciato ai propri impulsi selvaggi, ha arricchito pochi privilegiati ma sta impoverendo tutti gli altri: e un consumismo senza consumatori è destinato prima o poi a implodere. Il cuore del mondo ha cominciato a battere altrove, la sobrietà e lambientalismo a sussurrare nuove parole dordine, eppure in questo lenzuolo dEuropa restavamo aggrappati a un ricordo sbiadito. La scelta di sfidare il Duemila con un uomo degli Anni Ottanta era un modo inconscio di fermare il tempo. Ma ora è proprio finita. Mi giro unultima volta a salutare i miei ventanni. Da oggi si guarda avanti. Che paura. Che meraviglia.
Ok, però l'ha messa giù teatrale e non molto realistica: dal suo pezzo, sembra che l'Italia anni '80 fosse l'Unione sovietica del comunismo e del collettivismo (piuttosto che un feudo della Democrazia Cristiana), e che capitalismo e consumismo siano iniziati con Berlusconi.
ps: Berlusconi ha trovato il colpevole del suo declino: Annozero. E minaccia una legge per chiudere le "trasmissioni micidiali":
http://www.repubblica.it/politica/2011/06/01/news/berlusconi_1_giugno-17096443/?ref=HREA-1
In effetti questa volta Gramellini ha calcato un po'la mano sulla retorica ma mi sembra che l'articolo si riferisca a comunismo e collettivismo come ideali coltivati almeno da una parte degli italiani negli anni anni '70 (con esiti disastrosi, quali il terrorismo "rosso") e travolti impetuosamente dal decennio successivo, quello del look, degli yuppies, di un benessere di massa tanto diffuso quanto effimero: il crollo del muro di Berlino lo ha spazzato via già vent'anni fa ma gran parte della gente si è ostinata a non accorgersene ed a credere che grazie ai miti nati in quel decennio (il mercato, i managers) fosse possibile ricostituirne i fasti. Berlusconi ha incarnato la persistenza di questi miti, il sogno di prolungare o restaurare un'epoca d'oro (?!?) finita irreversibilmente.Ok, però l'ha messa giù teatrale e non molto realistica: dal suo pezzo, sembra che l'Italia anni '80 fosse l'Unione sovietica del comunismo e del collettivismo (piuttosto che un feudo della Democrazia Cristiana), e che capitalismo e consumismo siano iniziati con Berlusconi.
Il consumismo ha fatto irruzione in Italia negli anni '50. Quando è arrivato in politica Berlusconi, si sapeva da un pezzo che il consumismo fosse un "sogno avvelenato".
Utilizzare questa visione di tipo socio-economico, non ha molto senso nel Caso Berlusconi. E neppure mi piace la rappresentazione di un Berlusconi yuppy capitalista che travolge ideologie collettivistiche: quegli ideali sopravvivevano in una ristrettissima minoranza, anacronistica in un mondo in cui la massa borghese benestante sedeva da anni tranquilla davanti alle tv.
Il fulcro del Berlusconismo non è lì, le cause non sono quelle, e il cambiamento portato sta in altro.
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
" />Berlusconi continua a vivere nel suo mondo fatato, sta diventando quasi patetico se non avesse delle conseguenze così gravi per tutti noi.
Sono in molti a parlare di "mondo fatato" o di "deliri di un povero vecchio". In realtà, i più smaliziati, concordano che si tratti di strategie studiate a tavolino che hanno come colonna portante la disinformazione.
Ad esempio, riguardo i referendum, non si prende una posizione ufficiale verso i NO (per paura di ripercussioni politiche nel caso di vittoria dei SI), ma si dice ai cittadini che sono referendum inutili, e che non c'è motivo di andare a votare (puntando all'astensionismo, e al mancato raggiungimento del quorum).
Ma è logico che è una precisa strategia politica, è dal '94 che va avanti così, il fatto è che dopo le elezioni che ci sono state continuare ciecamente con la stessa identica strategia di prima per me è vivere in un mondo tutto speciale, dove le cose ti passano addosso senza sfiorarti minimamente.. i deliri di oggi sono i deliri di ieri, i problemi intanto si moltiplicano..
" />Berlusconi continua a vivere nel suo mondo fatato, sta diventando quasi patetico se non avesse delle conseguenze così gravi per tutti noi.
Sono in molti a parlare di "mondo fatato" o di "deliri di un povero vecchio". In realtà, i più smaliziati, concordano che si tratti di strategie studiate a tavolino che hanno come colonna portante la disinformazione.
Ad esempio, riguardo i referendum, non si prende una posizione ufficiale verso i NO (per paura di ripercussioni politiche nel caso di vittoria dei SI), ma si dice ai cittadini che sono referendum inutili, e che non c'è motivo di andare a votare (puntando all'astensionismo, e al mancato raggiungimento del quorum).
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Attenzione, questo è The Economist, testata notoriamente "comunista" che controlla occultamente la finanza internazionale e cerca di far risorgere il fantasma del marxismo...
Silvio Berlusconi's record
The man who screwed an entire country
The Berlusconi era will haunt Italy for years to come
Jun 9th 2011 | from the print edition
SILVIO BERLUSCONI has a lot to smile about. In his 74 years, he has created a media empire that made him Italy’s richest man. He has dominated politics since 1994 and is now Italy’s longest-serving prime minister since Mussolini. He has survived countless forecasts of his imminent departure. Yet despite his personal successes, he has been a disaster as a national leader—in three ways.
Two of them are well known. The first is the lurid saga of his “Bunga Bunga” sex parties, one of which has led to the unedifying spectacle of a prime minister being put on trial in Milan on charges of paying for sex with a minor. The Rubygate trial has besmirched not just Mr Berlusconi, but also his country.
However shameful the sexual scandal has been, its impact on Mr Berlusconi’s performance as a politician has been limited, so this newspaper has largely ignored it. We have, however, long protested about his second failing: his financial shenanigans. Over the years, he has been tried more than a dozen times for fraud, false accounting or bribery. His defenders claim that he has never been convicted, but this is untrue. Several cases have seen convictions, only for them to be set aside because the convoluted proceedings led to trials being timed out by a statute of limitations—at least twice because Mr Berlusconi himself changed the law. That was why this newspaper argued in April 2001 that he was unfit to lead Italy.
We have seen no reason to change that verdict. But it is now clear that neither the dodgy sex nor the dubious business history should be the main reason for Italians looking back on Mr Berlusconi as a disastrous, even malign, failure. Worst by far has been a third defect: his total disregard for the economic condition of his country. Perhaps because of the distraction of his legal tangles, he has failed in almost nine years as prime minister to remedy or even really to acknowledge Italy’s grave economic weaknesses. As a result, he will leave behind him a country in dire straits.
A chronic disease, not an acute one
That grim conclusion might surprise students of the euro crisis. Thanks to the tight fiscal policy of Mr Berlusconi’s finance minister, Giulio Tremonti, Italy has so far escaped the markets’ wrath. Ireland, not Italy, is the I in the PIGS (with Portugal, Greece and Spain). Italy avoided a housing bubble; its banks did not go bust. Employment held up: the unemployment rate is 8%, compared with over 20% in Spain. The budget deficit in 2011 will be 4% of GDP, against 6% in France.
Yet these reassuring numbers are deceptive. Italy’s economic illness is not the acute sort, but a chronic disease that slowly gnaws away at vitality. When Europe’s economies shrink, Italy’s shrinks more; when they grow, it grows less. As our special report in this week’s issue points out, only Zimbabwe and Haiti had lower GDP growth than Italy in the decade to 2010. In fact GDP per head in Italy actually fell. Lack of growth means that, despite Mr Tremonti, the public debt is still 120% of GDP, the rich world’s third-biggest. This is all the more worrying given the rapid ageing of Italy’s population.
Low average unemployment disguises some sharp variations. A quarter of young people—far more in parts of the depressed south—are jobless. The female-participation rate in the workforce is 46%, the lowest in western Europe. A mix of low productivity and high wages is eroding competitiveness: whereas productivity rose by a fifth in America and a tenth in Britain in the decade to 2010, in Italy it fell by 5%. Italy comes 80th in the World Bank’s “Doing Business” index, below Belarus and Mongolia, and 48th in the World Economic Forum’s competitiveness rankings, behind Indonesia and Barbados.
The Bank of Italy’s outgoing governor, Mario Draghi, spelt things out recently in a hard-hitting farewell speech (before taking the reins at the European Central Bank). He insisted that the economy desperately needs big structural reforms. He pinpointed stagnant productivity and attacked government policies that “fail to encourage, and often hamper, [italy’s] development”, such as delays in the civil-justice system, poor universities, a lack of competition in public and private services, a two-tier labour market with protected insiders and exposed outsiders, and too few big firms.
All these things are beginning to affect Italy’s justly acclaimed quality of life. Infrastructure is getting shabbier. Public services are stretched. The environment is suffering. Real incomes are at best stagnant. Ambitious young Italians are quitting their country in droves, leaving power in the hands of an elderly and out-of-touch elite. Few Europeans despise their pampered politicians as much as Italians do.
Eppur si muove
When this newspaper first denounced Mr Berlusconi, many Italian businesspeople replied that only his roguish, entrepreneurial chutzpah offered any chance to modernise the economy. Nobody claims that now. Instead they offer the excuse that the fault is not his; it is their unreformable country’s.
Yet the notion that change is impossible is not just defeatist but also wrong. In the mid-1990s successive Italian governments, desperate not to be left out of the euro, pushed through some impressive reforms. Even Mr Berlusconi has occasionally managed to pass some liberalising measures in between battling the courts: back in 2003 the Biagi labour-market law cut red tape at the bottom, boosting employment, and many economists have praised Italy’s pension reforms. He might have done much more had he used his vast power and popularity to do something other than protect his own interests. Entrepreneurial Italy will pay dearly for his pleasures.
And if Mr Berlusconi’s successors are as negligent as he is? The euro crisis is forcing Greece, Portugal and Spain to push through huge reforms in the teeth of popular protest. In the short term, this will hurt; in the long term, it should give the peripheral economies new zip. Some are also likely to cut their debt burden by restructuring. An unreformed and stagnant Italy, with a public debt stuck at over 120% of GDP, would then find itself exposed as the biggest backmarker in the euro. The culprit? Mr Berlusconi, who will no doubt be smiling still.
E' risaputo che soltanto gli italioti ignoranti e intontiti dalla propaganda non si rendono conto della situazione economica, sociale e culturale del paese.
All'estero hanno le idee chiare.
E' risaputo che soltanto gli italioti ignoranti e intontiti dalla propaganda non si rendono conto della situazione economica, sociale e culturale del paese.
All'estero hanno le idee chiare.
Che umiltà.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
E' risaputo che soltanto gli italioti ignoranti e intontiti dalla propaganda non si rendono conto della situazione economica, sociale e culturale del paese.
All'estero hanno le idee chiare.
Che umiltà.
L'umiltà non è una qualità che ritengo importante. Comunque, che all'estero abbiano una visione molto negativa di berlusconi, che non lo stimino, che lo ritengano dannoso l'Italia (che lo odino per vari motivi: basta chiedere agli spagnoli e ai francesi) è un dato di fatto: se leggi, se parli con gli stranieri, avrai conferma. E non da ieri: fin dall'inizio.
E quelli non conoscono neppure i vari Ferrara, Sgarbi, Santanchè, Brunetta, Stracquadanio, Scilipoti, Borghezio, Bossi, ecc. altrimenti avrebbero schifo e pietà per noi. Altro che umiltà.
E' risaputo che soltanto gli italioti ignoranti e intontiti dalla propaganda non si rendono conto della situazione economica, sociale e culturale del paese.
All'estero hanno le idee chiare.
Che umiltà.
L'umiltà non è una qualità che ritengo importante. Comunque, che all'estero abbiano una visione molto negativa di berlusconi, che non lo stimino, che lo ritengano dannoso l'Italia (che lo odino per vari motivi: basta chiedere agli spagnoli e ai francesi) è un dato di fatto: se leggi, se parli con gli stranieri, avrai conferma. E non da ieri: fin dall'inizio.
E quelli non conoscono neppure i vari Ferrara, Sgarbi, Santanchè, Brunetta, Stracquadanio, Scilipoti, Borghezio, Bossi, ecc. altrimenti avrebbero schifo e pietà per noi. Altro che umiltà.
Il problema non è quello che pensano gli stranieri, il problema è quello che pensi tu. E il tuo pensiero non prevede una qualsivoglia distinzione tra l'elettorato di centrodestra. Tu sei convinto che da una parte ci sono i buoni e che dall'altra ci sono i cattivi e che chiunque stia con i cattivi sia scemo o furbo. Mi piacerebbe vedere un elettore berlusconiano qui su Barriera e vedere se tu avessi il coraggio di dirgli che è un vile, stupido, meschino, ignorante e incapace. Per coerenza dovresti farlo, anche se per nessun motivo tu hai dimostrato di possedere qualità superiori a costui.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
E' risaputo che soltanto gli italioti ignoranti e intontiti dalla propaganda non si rendono conto della situazione economica, sociale e culturale del paese.
All'estero hanno le idee chiare.
Che umiltà.
L'umiltà non è una qualità che ritengo importante. Comunque, che all'estero abbiano una visione molto negativa di berlusconi, che non lo stimino, che lo ritengano dannoso l'Italia (che lo odino per vari motivi: basta chiedere agli spagnoli e ai francesi) è un dato di fatto: se leggi, se parli con gli stranieri, avrai conferma. E non da ieri: fin dall'inizio.
E quelli non conoscono neppure i vari Ferrara, Sgarbi, Santanchè, Brunetta, Stracquadanio, Scilipoti, Borghezio, Bossi, ecc. altrimenti avrebbero schifo e pietà per noi. Altro che umiltà.
Il problema non è quello che pensano gli stranieri, il problema è quello che pensi tu. E il tuo pensiero non prevede una qualsivoglia distinzione tra l'elettorato di centrodestra. Tu sei convinto che da una parte ci sono i buoni e che dall'altra ci sono i cattivi e che chiunque stia con i cattivi sia scemo o furbo. Mi piacerebbe vedere un elettore berlusconiano qui su Barriera e vedere se tu avessi il coraggio di dirgli che è un vile, stupido, meschino, ignorante e incapace. Per coerenza dovresti farlo, anche se per nessun motivo tu hai dimostrato di possedere qualità superiori a costui.
Io faccio una distinzione tra chi ha idee di destra e chi è Berlusconiano. Il pensiero dei primi non lo condivido, ma lo rispetto. I secondi non li stimo. Peraltro, non mi schiero a difesa o in appoggio dei partiti dell'opposizione. Ho idee mie che non si configurano nei partiti e nei rappresentanti attuali.
Sono laureato in storia e ho una mia visione politica della situazione politico-sociale dell'Italia attuale. Non vedo perchè sia un problema avere opinioni e idee chiare.
I berlusconiani sono difficili da individuare, nei forum come nella vita reale. Eppure ce ne dovrebbero essere tanti. Chissà perchè. Che sotto sotto se ne vergognino? Esistessero su questo forum, non mi metterei a discutere. Per coerenza con l'opinione che ho di loro, evito semplicemente di parlarci, perchè la riterrei una perdita di tempo.
ps: leggendo i tuoi post, anche quelli non politici, mi sento di affermare che la mancanza di umiltà è una caratteristica che ci accomuna " />
Sono laureato in storia e ho una mia visione politica della situazione politico-sociale dell'Italia attuale. Non vedo perchè sia un problema avere opinioni e idee chiare.
Più che idee e opinioni chiare a me sembra di vedere una specie di ossessione verso tutto ciò che afferisce a Berlusconi. Scritto, detto e ripetuto più volte, sempre la stessa solfa insomma. Quando lui non ci sarà più contro chi te la prenderai? Ma vabbè non è questo l'importante. Quello che mi lascia perplesso è quando si arriva a dire: "Chi la pensa così è uno scemo e/o un farabutto". Le giustificazioni per votare Berlusconi possono essere le più disparate e molteplici.
Per rispondere anche alla tua perplessità di sopra sull'invisibilità del berlusconiani, io dico che se una persona parlasse così di me, di certo reagirei a malo modo. Ma non tutti leggono quotidianamente di politica, non tutti si sentono necessariamente colti nel vivo se si parla di politica. Penso che l'elettore medio berlusconiano, che è poco rissaiolo, conservatore e "semplice" abbia poca voglia di mettersi a bisticciare con l'elettore di sinistra medio, tendenzialmente più aggressivo e convinto delle sue idee. Magari se si parlasse di calcio, una discussione la farebbe anche.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Più che idee e opinioni chiare a me sembra di vedere una specie di ossessione verso tutto ciò che afferisce a Berlusconi. Scritto, detto e ripetuto più volte, sempre la stessa solfa insomma. Quando lui non ci sarà più contro chi te la prenderai? Ma vabbè non è questo l'importante. Quello che mi lascia perplesso è quando si arriva a dire: "Chi la pensa così è uno scemo e/o un farabutto". Le giustificazioni per votare Berlusconi possono essere le più disparate e molteplici.
Per rispondere anche alla tua perplessità di sopra sull'invisibilità del berlusconiani, io dico che se una persona parlasse così di me, di certo reagirei a malo modo. Ma non tutti leggono quotidianamente di politica, non tutti si sentono necessariamente colti nel vivo se si parla di politica. Penso che l'elettore medio berlusconiano, che è poco rissaiolo, conservatore e "semplice" abbia poca voglia di mettersi a bisticciare con l'elettore di sinistra medio, tendenzialmente più aggressivo e convinto delle sue idee. Magari se si parlasse di calcio, una discussione la farebbe anche.
Questo è il tipico errore pressappochista (e una equivalenza tristemente usata dai berlusconiani - se sei contro B. è perchè sei comunista o perchè sei ossessionato -): pensare che chi è contrario al berlusconismo sia per forza uno ossessionato e uno contro, bastian contrario per forza e che, quando non ci sarà più Berlusconi, se la prenderà con qualcun altro.
Come se allepoca del Fascismo, del Nazismo o dello Stalinismo, chi si opponeva al regime fosse da considerare un ossessionato e uno pronto a scagliarsi contro chiunque per puro diletto.
Con questo non intendo equiparare i passati totalitarismi col berlusconismo ma, nel momento in cui penso che questultimo sia un male politico, sociale e culturale per il mio paese, non vedo perché non dovrei affermare la mia contrarietà.
Sul fatto che il sostenitore berlusconiano medio sia poco rissaiolo e lelettore si sinistra medio (e qui fai già unaltra equivalenza tipica: anti-berlusconiano = di sinistra, mentre esistono e sono sempre di più gli anti-berlusconiani di destra) sia più aggressivo…è una tua visione delle cose: non le vedi le vecchiette avvelenate pro-berlusconi, e i suoi sgherri mandati nelle tv nazionali? " />
Comunque, tu la vedi in un certo modo, perché evidentemente consideri il berlusconismo, uno schieramento di centro-destra normale. Io l'ho sempre considerato una pericolosa e dannosa anomalia, e mi sento legittimato a pensare come la penso.
Tieniti la tua idea, che io mi tengo la mia.
Detto questo, nonostante la mia affibbiata aggressività di sinistrorso chiuderei qui la polemica, anche per non andare fuori tema rispetto la discussione. " />