Ebbene gente!! ^_^
Inizia finalmente il tanto atteso Megacontest di Scrittura, che andrà a chiudere (temporaneamente o definitivamente, chi lo sa :mellow: ) l'esperienza del Contest di Scrittura Creativa.
Le regole di questo ultimo atto saranno un po' differenti dalle solite:
il limite massimo di caratteri viene alzato da 5000 a 10.000 mentre, per quanto riguarda i tempi, avete due mesi per proporre i vostri scritti: il megacontest scadrà infatti il 31 agosto.
Il periodo di votazione andrà dalla mezzanotte dio mercoledì 1 settembre alla mezzanotte di mercoledì 15 settembre.
Dunque, il tema scelto da Arya Snow, vincitrice dell'ultimo Contest, è il seguente:
Il divieto
A voi ^_^
Partecipanti: Skie Lannister, Metal Duchess, Tyrion Hill, Erin, Mordente, Seethamaran Toral, Ser Lostdream
Tema stupendo, grazie Arya! :mellow:
Ma il Megacontest sarà l'ultimo contest della Barriera?? ^_^
Ma no, figurati.
mmhhh..bene bene bene, vediamo cosa mi esce fuori con i caratteri raddoppiati e con un tema intrigante. Adesso che gli impegni lavorativi cominciano a declinare verso le sospirate ferie, e se mi rimettono in sesto il pc in tempi ragionevoli, credo che potrebbe uscirne qualcosa di buono...
Oh, eccomi qui! mi piace l'idea di essere il primo a pubblicare il nuovo racconto! :unsure:
eccovi qui un racconto arrabbiato, su un tema scottante.
IL TEMPO E' BELLO LA' FUORI
"Il tempo è fantastico, oggi, sai?" Dice mia madre, entrando nella mia stanza.
Ogni giorno che manda Iddio, ogni santo, fottuto giorno, quella donna mi parla di come è il tempo lì fuori. Come se fosse rilevante, come se qualunque cosa fosse rilevante. Mia madre è una donna quasi anziana, invecchiata precocemente. In un momento ben preciso ha perso la grazia della sua giovinezza, indossando le vesti dimesse di una senile decadenza, indurita dal modo in cui il mondo le ha tolto i sogni e le speranze. Speranze che nutriva per me, ovviamente. Eppure, nel suo modo di fare la grazia non è sparita del tutto; la si intravvede di sfuggita, nascosta tra le pieghe della sua rassegnata dedizione, per quanto questa grazia sia rattrappita e violentata dai divieti del mondo.
Il divieto di costruirsi un futuro dignitoso, il divieto di coltivare sogni ed ambizioni, il divieto di poter vedere suo figlio amare una donna e regalarle un nipotino, al quale donare un po' della grazia che, di certo, avrebbe avuto un buon motivo per conservare integra. Invece, mia madre è una donna spezzata. Ed il guaio è che a spezzarla sono stato io.
Io che correvo in moto e mi sono andato a fracassare la spina dorsale addosso ad un palo della luce, cercando di evitare un maledetto piccione. Col risultato di trovarmi qui, paralizzato e muto, ad ascoltare mia madre che parla del tempo. Il piccione, per la cronaca, è stato preso in pieno comunque dalla macchina dietro di me. Non so perché, ma ho notato l'evento, anche con una sorta di piacere perverso.
Quel giorno ho inchiodato me stesso in un letto per sempre, frantumando tutto quello che avevo costruito, o potevo ancora creare. Mi sono ridotto ad un relitto cui è vietato persino potersi liberare la vescica da solo. Ho costretto mia madre ad invecchiare prima del tempo, tra delusione e frustrazione, unite ad una rabbia rivolta verso tutti e nessuno in particolare. Solo con me, mantiene sempre la sua paziente serenità, solo con l’unico colpevole della sua situazione. Mi faccio schifo. Odio il relitto sbavante che sono diventato, odio il modo in cui ho trasformato una donna gentile e premurosa in una persona sconfitta.
A dire la verità, odio continuare a pensare,odio vegetare in questo stato di non vita. Francamente, qualcuno potrebbe darmi torto? Forse qualcuno sì.
"Oggi viene a trovarti Don Antonio, sai? Ci tiene tanto a sapere se stai bene".
Già, sapere se sto bene! Bella battuta, davvero! Eccolo qui, uno di quelli che potrebbe darmi torto. In fondo, cosa ci dice la Chiesa? La vita è sempre un dono, è proibito lasciarla con un po’ di dignità! Siete bravi, davvero, ad imporre divieti, inventando peccati e pene immaginarie. Li imponete con la forza della corruzione materiale e morale, per fare diventare la vostra visione del mondo l'unica giusta. Lo so cosa pensi, sai, Don Antonio, quando vieni qui a lanciarmi la tua compassione una volta ogni quindici giorni (so ancora contare, potrebbe stupirti!), come ad un cane cui lanci un pezzo di pollo. Dimmi la verità, quanto ti fa sentire importante vedere mia madre che pende dalle tue labbra, cercando un conforto vano ed una speranza impossibile in una storiella improbabile ed assurda, in un essere insignificante come te? E quando la rimproveri perchè spera che io smetta di soffrire presto? quanto ti senti pio e santo, circondato dai divieti morali che imponi ai poveracci che hanno la sventura di starti a sentire? La tua morale è morta. Morta e putrefatta, scaduta nel frigo come un uovo che, mi ricordo, non ho mangiato mai. A parole son tutti bravi, la finta santità e la purezza morale non costano niente, quando è un altro che deve subirne le conseguenze. Peccato, però, che alla prova dei fatti la vostra etica non sia altro che merce comprata al banco dei pegni: una cosa che per qualcuno una volta aveva un valore. Per voi è solo un oggetto di scambio.
Dal letto di un ospedale si vede il mondo da una prospettiva molto diversa, specialmente quando sei paralizzato dalla punta dei piedi fin quasi alla cima dei capelli, quando tutti pensano che tu non riesca a capire quello che succede intorno a te. Le persone parlano di te come se tu non ci fossi. Ed invece, per mia disgrazia, io ci sono ancora. Sono un povero storpio sbavante che non controlla nemmeno il suo intestino, ma la mia mente è ancora acuta ed affilata come quando mi sono laureato, come quando ho inziato quel lavoro così importante, come quando scrivevo i miei versi ed i miei racconti. Nonostante abbia dei momenti di appannamento dovuti al dolore.
Davvero, vorrei prendere a calci i medici che insistono a dire che non provo dolore. Vorrei vederli al posto mio. Signori, vorrei sputarvelo in faccia e gridarvelo nelle orecchie col megafono: il fatto che non posso parlare, o cambiare espressione, non significa che non sento dolore! È come la pesca, che sembra sempre meno crudele della caccia. Perchè, in fondo, il pesce non urla.
La mia mente è intatta, purtroppo. Almeno, se avessi davvero dei danni mentali, non vivrei un dolore così straziante, non desidererei di morire con tanto ardore, non avrei coscienza dello stato in cui sono, dello stato in cui ho ridotto mia madre, ed il senso di colpa e di perdita non sarebbe così tormentoso. Invece, mi accorgo di tutto. Le mie orecchie sentono ed i miei occhi vedono, per quanto possibile. Mi accorgo di tutto quello che perdo, di tutto quello che non sto vivendo, del divieto di morire con un brandello di dignità, uno solo. Perchè lo so già, dentro di me, che non potrà durare in eterno questa lucidità mentale, quest'ultimo tenue legame che mi unisce alla vita. Tra un po' sarò davvero un idiota storpio e sbavante, e perderò questo unico lembo di dignità umana. Dalla vita sono passato alla non vita. Presto passerò all'esistenza. Ed ancora mi vieteranno di morire.
Dal mio punto di vista, ogni sensazione è curiosamente amplificata, come se il cervello si ribellasse alla fine imminente, cercando di compensare quello che ho perso. Sento distintamente ogni cinguettio fuori dalla mia finestra, ogni passo fuori dalla porta. Ho imparato a riconoscere le persone dal suono che fanno quando camminano, indovino anche il loro stato d'animo. Il primario è sempre di corsa, e quando è irritato tende ad avere un ritmo irregolare, come se ogni tanto si trascinasse il piede; l'infermiera bionda, che quando è di buonumore sembra più leggera, mentre quando è nervosa cammina sbattendo i piedi. Vedo chiaramente ogni singola, piccola ruga sul volto stanco di mia madre, le leggo la pena negli occhi; vedo il disgusto malcelato nella faccia di Don Antonio quando viene a spargere le sue perle di inutile saggezza. Sulla pelle del volto, quella poca che non ha perso sensibilità, avverto ogni refolo d'aria, ogni cambiamento di temperatura, faccio addirittura le previsioni del tempo, per tenere la mente sveglia ed attiva, in attesa del crollo finale.
Mi aggrappo con ferocia alla mia mente, perché è l’unica proprietà che mi è rimasta. La custodisco come un avaro che custodisca il suo denaro. Cerco anche di farla crescere, come farebbe un buon investitore. È mia, mia, mia! Finchè ne rimarrò in possesso, rimarrò un essere umano. Per tenermi attivo, tengo un piccolo diario mentale, un quaderno della memoria su cui tengo accuratamente conto degli eventi del giorno. Strano, come la mia mente immagazzini molte più cose, adesso che non posso muovermi, che non posso fare altro tranne pensare e ricordare, in attesa di non poter fare più nemmeno questo. Tengo il conto di quante punture mi fanno, di quante volte mi lavano o svuotano le sacche dei miei bisogni fisiologici. Registro con gratitudine l'espressione amichevole di quelle persone che assolvono il compito. Non sono schifati, ma non affettano neanche una compassione che non provano. Per loro sono soltanto un lavoro, che svolgono puntuali. Ma un sorriso, o una strizzatina d'occhio nella mia direzione non mancano mai. Se solo potessero sapere quanto sono loro grato per quel piccolo lembo di normalità che mi donano quei gesti spontanei! Però, con una parte di me, so che dentro di loro lo sanno, forse ne sono persino consapevoli. Ogni volta che qualcosa mi irrita, o mi fa arrabbiare, si fanno più teneri. quando passano per il loro turno, oltre al sorriso o all'occhiolino ci scappa sempre una carezza sulla fronte, come se volessero compensarmi a modo loro, cancellando simbolicamente le cause del mio disagio. Luigi, un portantino con una mano che sembra una morsa, è il più tenero di tutti. Fa un certo effetto vedere un omaccione delle sue dimensioni prodigarsi in questi gesti di affetto. Lo abbraccerei, se potessi. Se potessi, gli chiederei di ammazzarmi ora, finchè sono ancora un essere umano. Sento che accetterebbe.
Invece non posso. Mi è proibito abbracciare, sorridere, controcermi per il dolore, amare una donna, andare al ce**o o anche soltanto dire grazie a chi si occupa del mio relitto. E, soprattutto, non posso morire. Qualcuno ha deciso che non posso morire, il perchè non si sa. Semplicemente, non posso. Almeno per ora.
Forse, tra una decina di anni, dopo l'ennesima campagna mediatica, un dottore misericordioso potrà essere autorizzato a non alimentarmi più, lasciandomi morire di fame, dopo che l'ennesima commissione parlamentare mi avrà proibito di farla finita in modo più decoroso, perchè cosa importa come muore un relitto, a confronto col vantaggio politico che può garantire l'adesione ipocrita e ributtante ai dogmi di una religione sempre più stucchevole? In fondo, non vivo più da tempo, ormai, e per quando cadrà il divieto di morte che mi pesa sulla testa, sarò passato alla pura e semplice esistenza. Dunque, perchè preoccuparsi di uno che non potrebbe, in ogni caso, mostrare la sua gratitudine col voto al partito giusto?
È bello il tempo, lì fuori, mamma? Il sole è caldo, perchè non vai a farti una passeggiata, perchè non cerchi di riprenderti un po' di quella grazia che avevi, incontrando un uomo che ti ami? Vorrei potertelo dire, fartelo capire, che il mio unico desiderio per te è solo questo, perchè ormai non puoi davvero fare più niente per me, se non sperare di scrivere presto il mio epitaffio, come vorrei io. Vorrei. Ma non mi è consentito. Posso solo sperare che tu ceda allo sfinimento ed alla frustrazione, abbandonandomi al destino che mi sono forgiato con le mie mani e la mia incoscienza. So, purtroppo, che non lo farai, perché sei fatta così. Investirai quel poco che ti resta vegliando il mio guscio fin quando non sarò libero. Poi, piangerai. Dopo ancora, sarà troppo tardi per riprenderti la vita che ti ho fatto buttare. Il mondo fa schifo.
Il tempo è bello lì fuori, mamma. Il tempo è bello, e tu dovresti uscire da qui.
Bravo. Complimenti.
Ho notato alcune ripetizioni, ma il senso e la passione che ci hai messo dentro lo compensano.
M'è anche scappata una lacrimuccia verso la fine.
Davvero, bel lavoro. ^_^
Ma grassie! ^_^ :)
Attendo con ansia il tuo racconto...dalle idee che mi hai accennato mi intriga...
il mio stile non è prolisso, è ricco ed abbondante! ^_^
Ma grassie! ^_^ :)
Attendo con ansia il tuo racconto...dalle idee che mi hai accennato mi intriga...
Il problema è amalgamarle per bene...mah...vedremo che esce fuori... ^_^
esatto, ricco e abbondante = quasi prolisso ^_^
prolisso = ricco e abbondante ma quasi marcio perchè non fai intempo a mangiare prima che vada a male...
(poi io preferisco ricco ma non abbondante in cibo e nei racconti ma è un'altra cosa ^^)
perchè mi smonti! sob sob!
Bel racconto!! Mi è piaciuto molto!
esatto, ricco e abbondante = quasi prolisso :lol:
prolisso = ricco e abbondante ma quasi marcio perchè non fai intempo a mangiare prima che vada a male...
(poi io preferisco ricco ma non abbondante in cibo e nei racconti ma è un'altra cosa ^^)
perchè mi smonti! sob sob!
ma...ma...credevo fosse un chiaro post di complimenti ^_^.
Mi sa che mi devo allenare di più...