Metal Duchess:
E' vero che si capisce in fretta di che cosa si tratta: e forse per questo il finale non avrebbe dovuto essere quello noto, ma contenere una qualche rivelazione, un twist in più. Invece nel finale c'è solo un inspiegato (inutile) cambio di nomi: perché chiamarli Adamo ed Eva, se per tutto il racconto si chiamavano Ame e Ivy? Per essere sicuri che il lettore "capisca"?
La parte iniziale è molto buona, scritta con molta cura. Poi lo stile cambia, diventa più blando, persino colloquiale, con tinte di grottesco. Da un tono decisamente drammatico si passa a situazioni casalinghe, con un padre che torna dal lavoro, e nel tempo libero è occupato a trafficare su un globo (ma poi i due bambini finiranno su quel globo, giusto?, e questo stona, non s'incontra col resto). Poi arriva lo zio, che non trova di meglio che dire (con sincera innocenza) "E che sarà mai una mela?". Sarebbe bello sapere, alla fine, come mai questo scemo di un papà ci tiene così tanto alle sue mele e così poco ai suoi figli (nel racconto biblico, almeno, la ragione c'è - l'albero porta il frutto che dona la consapevolezza, la capacità di distinguere il bene dal male, e Dio molto semplicemente vorrebbe mantenere gli uomini nell'ignoranza, nello stato puramente animale).
Insomma, hai scritto di molto meglio, secondo me.
questo racconto l'ho scritto per dare un messaggio,e per riferire il punto di vista dei primi uomini,dei bambini.il racconto può essere appezzato solamente nell'ottica di ciò che si vuole comunicare,che ai miei occhi era davvero palese.sinceramente mi dispiace che ci si sia fermati ad un'interpretazione puramente superficiale...
@ tyrion: le ripetizioni di termini e di concetti in realtà le avevo volute. cercavo di rendere un po' l'idea di uno che lotta per rimanere lucido, ma in uno stato di totale immobilità. logico che i pensieri vengano fuori ripetitivi, secondo me,quindi ho cercato di renderlo così. e certe parole forti ,tipo sbavante, le ho usate per comunicare una rabbia di fondo del protagonista, ed un certo disprezzo amaro. ovviamente, non puoi saperlo, ma la prima versione del racconto era molto più arrabbiata.
@ arya: sul tema del racconto non mi esprimo, perchè non credo si debba discutere sul contenuto (ognuno ha i suoi punti di vista in materia) ma sul modo in cui un certo contenuto è raccontato. l'attualità dell'argomento è evidente, ma non credo di essere caduto nella banalità. o almeno, credo di aver semplicemente espresso quel che penso. se poi risulta banale, può darsi. ^_^
@ arya: sul tema del racconto non mi esprimo, perchè non credo si debba discutere sul contenuto (ognuno ha i suoi punti di vista in materia) ma sul modo in cui un certo contenuto è raccontato. l'attualità dell'argomento è evidente, ma non credo di essere caduto nella banalità. o almeno, credo di aver semplicemente espresso quel che penso. se poi risulta banale, può darsi. ^_^
Infatti io mi riferivo proprio al modo. Il tema di per sè non è certo originale (al di là delle opinioni personali in merito), ma mi sembra che non lo sia affatto nemmeno il modo in cui è espresso in quel pezzetto.
Ho precisato che sono d'accordo con la tua posizione solo per dire che non può essere certo il disaccordo il motivo del mio scarso gradimento. Ma credo che anche se non fossi stata d'accordo, la cosa non mi avrebbe influenzato.
@ tyrion: le ripetizioni di termini e di concetti in realtà le avevo volute. cercavo di rendere un po' l'idea di uno che lotta per rimanere lucido, ma in uno stato di totale immobilità. logico che i pensieri vengano fuori ripetitivi, secondo me,quindi ho cercato di renderlo così. e certe parole forti ,tipo sbavante, le ho usate per comunicare una rabbia di fondo del protagonista, ed un certo disprezzo amaro. ovviamente, non puoi saperlo, ma la prima versione del racconto era molto più arrabbiata.
Probabilmente mi sarebbe piaciuta di piu' la versione arrabbiata! ^_^
Infatti io mi riferivo proprio al modo. Il tema di per sè non è certo originale (al di là delle opinioni personali in merito), ma mi sembra che non lo sia affatto nemmeno il modo in cui è espresso in quel pezzetto.
Ho precisato che sono d'accordo con la tua posizione solo per dire che non può essere certo il disaccordo il motivo del mio scarso gradimento. Ma credo che anche se non fossi stata d'accordo, la cosa non mi avrebbe influenzato.
scusa, forse è un piccolo errore di battitura, ma non ho capito se sei d'accordo con me o con la chiesa.... ^_^
@tyrion: la versione arrabbiata era un po' troppo anticlericale. il prete del racconto finiva quasi per essere la vittima, secondo un amico che ha letto la bozza...cmq, se vuoi, posso mandartelo via mp.
scusa, forse è un piccolo errore di battitura, ma non ho capito se sei d'accordo con me o con la chiesa.... ^_^
Macchè con la chiesa ^_^ ... con te, ovviamente!
Mi sono offesa, ora morirai :lol:
Comunque sì, ho fatto un errore di battitura :-/
@tyrion: la versione arrabbiata era un po' troppo anticlericale.
Appunto! ^_^
il prete del racconto finiva quasi per essere la vittima, secondo un amico che ha letto la bozza...cmq, se vuoi, posso mandartelo via mp.
Beh, probabilmente il tuo amico aveva ragione... Comunque, manda, manda! :lol:
Metal Duchess:
E' vero che si capisce in fretta di che cosa si tratta: e forse per questo il finale non avrebbe dovuto essere quello noto, ma contenere una qualche rivelazione, un twist in più. Invece nel finale c'è solo un inspiegato (inutile) cambio di nomi: perché chiamarli Adamo ed Eva, se per tutto il racconto si chiamavano Ame e Ivy? Per essere sicuri che il lettore "capisca"?
La parte iniziale è molto buona, scritta con molta cura. Poi lo stile cambia, diventa più blando, persino colloquiale, con tinte di grottesco. Da un tono decisamente drammatico si passa a situazioni casalinghe, con un padre che torna dal lavoro, e nel tempo libero è occupato a trafficare su un globo (ma poi i due bambini finiranno su quel globo, giusto?, e questo stona, non s'incontra col resto). Poi arriva lo zio, che non trova di meglio che dire (con sincera innocenza) "E che sarà mai una mela?". Sarebbe bello sapere, alla fine, come mai questo scemo di un papà ci tiene così tanto alle sue mele e così poco ai suoi figli (nel racconto biblico, almeno, la ragione c'è - l'albero porta il frutto che dona la consapevolezza, la capacità di distinguere il bene dal male, e Dio molto semplicemente vorrebbe mantenere gli uomini nell'ignoranza, nello stato puramente animale).
Insomma, hai scritto di molto meglio, secondo me.
Scusatemi, stavo leggendo per caso questa discussione e mi sono imbattuto nell’intervento riportato sopra, che mi ha fatto un po’ trasalire. Mi permetto quindi di andare quasi OT e fare una precisazione. Non intendo iniziare una lunga ed estenuante discussione (so che questo è il luogo sbagliato), né convertirvi, ma spero che anche solo per amore della conoscenza possiate apprezzare quanto segue.
L'interpretazione che stai dando al racconto biblico può essere forse la tua personale, ma a me sembra molto discutibile (oppure non ho capito cosa volevi dire). Cito da La Bibbia di Gerusalemme. Pentateuco I, commenti di Gianfranco Ravasi (presidente del Pontifico Consiglio della Cultura), uscito con il Corriere della Sera nel 2006, pagine 376-377. (nota bene: in realtà questo è solo un passaggio che si inserisce in un’analisi più complessa, che comprende anche altre interpretazioni, ma trovo che sia significativo per rispondere e semplice da capire)
"Cogliere il frutto vuol dire che l'uomo in quel momento si autopone come arbitro. Dio gli aveva detto: questo albero ti è presentato davanti; è come la guida per i tuoi passi, ti deve regolare (è veramente quasi come una persona, non è una realtà fisica materiale), ti deve guidare nel cammino della vita.La fonte della morale è lì, con la parola divina. E l'uomo invece vuole correre il grande rischio, che è la grande, eterna tentazione: vuole lui cogliere il bene e il male, vuole lui decidere qual è il suo bene e il suo male, e non riceverli già determinati da Dio.
Evidentemente con questa scelta egli comincia la sua avventura di uomo, ma anche di uomo peccatore. Dio ha voluto che l’uomo non fosse così tranquillo come gli animali che stanno girando sotto quell’albero, sereni e soddisfatti, non avranno mai, neppure vagamente, l’idea di impossessarsi del suo frutto. L’uomo è l’unico che può tentare di strapparlo e di mangiarlo. L’uomo è l’unico, sulla faccia della terra, che può decidere autonomamente il suo destino.
Dio ha voluto così. Non ci ha voluto animali, non ci ha voluto stelle del cielo; stelle fisse, rigide, frigide. L’uomo, invece, è caldo, è provocatore; l’uomo è libero.
(…) In questo momento [quello del peccato originale], al di fuori di noi, e dentro di noi l’uomo fa la sua scelta; chiama bene ciò che è male e male ciò che è bene; ed è lui soltanto che può compiere questo atto. “
Ora, non ho niente contro il racconto in sé, ma il collegamento che state facendo con il racconto biblico a livello di concetto è sbagliato, perché siamo su due piani completamente diversi.
Ora, non ho niente contro il racconto in sé, ma il collegamento che state facendo con il racconto biblico a livello di concetto è sbagliato, perché siamo su due piani completamente diversi.
L'uomo ha mangiato la mela in quanto uomo libero di scegliere. La mela gli dà la libertà di scegliere. La mangia, dunque, per avere qualcosa che ha già?
Ti sarà evidente, a questo punto, che io sono un uomo, e come tale adoro ragionare con la mia testa. E, conseguentemente, del presidente del Pontifico Consiglio della Cultura non me ne importa un beato.
Nel racconto biblico, quello è l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male: una capacità che spetterebbe solo a Dio. L'uomo se ne appropria, e con la consapevolezza raggiunta "scopre di essere nudo": è l'inizio della civilizzazione e della cultura. Che questo sia un bene o un male lo lascio decidere a te. ^_^
C'era un secondo albero: l'Albero della Vita. Quando Adamo ed Eva mangiano dal primo albero Dio dice, all'incirca: "Cacciamoli dall'Eden, affinché non mangino anche dal secondo albero, e non diventino - per giunta - immortali come noi" (Dio parla al plurale, una traccia residua del politeismo originario - naturalmente i preti ci informano che si tratta di plurale maiestatis, ma è una vaccata immonda dato che dopo due paragrafi, nel frammento più recente (codice P) Dio torna a parlare al singolare).
Insomma, si tratta di un racconto primitivo, scritto da una tribù di pastori ignoranti, dove si narra banalmente di Dei gelosissimi dei loro superpoteri, e poco desiderosi di nuovi competitori sulla piazza. E' un racconto simbolico, di liberazione, di rivolta contro l'autorità (un'autorità che deciderebbe per noi che cosa è bene e che cosa è male - come citi tu stesso - insomma, una specie di regime totalitario, che incidentalmente incontra alla perfezione i desideri di qualsiasi fanatico religioso).
Ma io sono un romantico: preferisco leggere questo meraviglioso racconto come una storia simbolica dell'avvento della consapevolezza nell'uomo. Che l'uomo sia "peccatore" per questa ragione, ovviamente lo rifiuto totalmente.
Discussioni teologiche a parte, immagino che non si voti / non voti questo racconto solo perchè si è più o meno d'accordo con il messaggio. Mi pare che nessuno l'abbia fatto negli altri contest.
A me comunque sembra un pdv anche meno anticlericale del solito, visto che non racconta la solita ribellione consapevole (approvata o disapprovata a secondo delle personali convinzioni) ma una vera innocenza, un Divieto infranto senza sapere perchè e percome - fino al momento appunto in cui si infrange. E' questa la scelta, molto logica e tenera, a cui volevo fare i complimenti nell'apprezzare il 'punto di vista dei bambini'; magari l'ho fatto in modo troppo stringato povera Metal ^^'
Esattamente. Proprio questo era il messaggio. Non avevo nessuna presunzione di reinterpretare i messaggi biblici, ci mancherebbe! XD
Anche perchè, come si nota, tutto passa filtrato attraverso gli occhi di Adamo ed Eva, primi uomini, e quindi bambini; ergo, tutto è quasi fiabesco, senza l'aria sacrale che è riportata in tante interpretazioni o riadattazioni.
Semplicemente, attraverso il divieto per eccellenza, volevo attuare una metafora per la situzione di oggi, quando i genitori, occupati per gli affari loro, non spiegano ai bambini, ma impongono solamente. ^_^
Non mi sono spiegato bene: ho capito cos'era il messaggio e va benissimo.
Inoltre non intendo votare in questo contest, né voglio condizionare altri nel farlo. Se il mio intento fosse stato quello di attaccare il messaggio del racconto, avrei attaccato l’altro (quello di Skie Lannister), non vi pare? La mia voleva essere solo una precisazione per amore della conoscenza, e basta. (dopo aver letto alcuni commenti: se non li ho capiti mi scuso)
Detto questo, non intendo intervenire intasando ulteriormente questo topic. Se qualcuno vuole continuare nella discussione teologica, apra un altro topic, questa è la mia ultima risposta qui.
Mi concedo solo qualche riga per difendermi dall'intervento di Tyrion, che se devo essere sincero contiene qualche allusione poco simpatica.
Ti sarà evidente, a questo punto, che io sono un uomo, e come tale adoro ragionare con la mia testa. E, conseguentemente, del presidente del Pontifico Consiglio della Cultura non me ne importa un beato.
Ops..mi chiedevo perché parlavi di Pontifico invece di Pontificio, poi mi sono accorto che sono stato io a lasciare via la i..
Tu adori ragionare con la tua testa e basta? Io invece adoro la verità, e per raggiungerla sono più che disposto a barare… avvalendomi degli studi e delle riflessioni ecc ecc degli altri. È più comodo, sai, visto che io non ho la fortuna di essere contemporaneamente scienziato, letterato, teologo e chissà che altro. Poi è evidente che uso la mia testa per decidere cosa pensare, e se essere d’accordo o meno con qualcuno. Dopotutto, i pensatori dell’umanità si contraddicono in continuazione, è impossibile concordare con tutti.
Do per scontato che tu non volessi dire che io non so ragionare con la mia testa: non penso proprio che tu sia tanto stupido da dare dello stupido a qualcuno che non conosci.
Insomma, si tratta di un racconto primitivo, scritto da una tribù di pastori ignoranti, dove si narra banalmente di Dei gelosissimi dei loro superpoteri, e poco desiderosi di nuovi competitori sulla piazza. E' un racconto simbolico, di liberazione, di rivolta contro l'autorità (un'autorità che deciderebbe per noi che cosa è bene e che cosa è male - come citi tu stesso - insomma, una specie di regime totalitario, che incidentalmente incontra alla perfezione i desideri di qualsiasi fanatico religioso).
Allora mi devi spiegare un paio di cose: come mai la religione ebraica ha tramandato un racconto di liberazione dal volere divino e anzi l’ha posto all’inizio delle sue Scritture? Secondo te, se capisco bene, le religioni principali di oggi prenderebbero avvio, paradossalmente, da un racconto anti-religioso. Una visione interessante, senza dubbio.
Comunque sia, è straordinario che una rozza tribù di pastori ignoranti possa scrivere un racconto primitivo ma meraviglioso.
Per il resto, evito di rispondere onde evitare un dibattito teologico nel posto sbagliato (oltretutto la questione è troppo complessa e verrebbe sicuramente sminuita se discussa in un OT).
Tu adori ragionare con la tua testa e basta? Io invece adoro la verità, e per raggiungerla sono più che disposto a barare…
Mi sembra altamente contraddittoria, questa affermazione. ^_^
Comunque sia, è straordinario che una rozza tribù di pastori ignoranti possa scrivere un racconto primitivo ma meraviglioso.
In genere i racconti primitivi sono meravigliosi: è quello che ci viene aggiunto dopo che fa schifo.
Inoltre non intendo votare in questo contest
Perchè?
Se voti anche tu è meglio, se scrivi meglio ancora.
Forza! Aumentiamo la partecipazione!