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MEGACONTEST DI SCRITTURA!!!!
Q di Qhorin Halfhand
creato il 01 luglio 2010

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AryaSnow
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AryaSnow
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Inviato il 13 agosto 2010 19:34

Ho detto che non saprei nemmeno io :-P


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betta
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betta
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Inviato il 24 agosto 2010 14:09

arrivo un pò tardi, tuttavia vorrei dire qualcosa anch'io...

il racconto di SKIE secondo me è molto bello, di grande impatto...tuttavia l ho visto un pò troppo "allungato", probabilmente evitando certi discorsi avrebbe reso molto meglio l idea. Ultimo appunto: ho trovato alquanto inverosimile l'incidente che l ha portato ad essere paralizzato...un piccione??? :D forse avrei visto meglio un semplice incidente...

 

dopo di che, il racconto di adamo ed eva e co...ok, mi è piaciuta l 'idea, l ho vista originale, ma il "tono", nn so come altro dire, l ho trovato il solito brodo, non è un tipo di scrittura che colpisce particolarmente, a mio parere. Infine, pur essendo una buonissima idea, secondo me, poteva essere raccontata meglio...tuttavia bello anche il tema della visione dalla parte dei bambini.

 

poi c'era il brano di ERIN se nn sbaglio. Ottima idea! Mi ha impressionata e l'ho vista una situazione reale, plausibile, insomma mi è piaciuta. Però il finale...il divieto è stato infranto in modo troppo facile forse, non so...

 

TYRION: perfetto il modo di scrivere, davvero, mi è sembrato impeccabile...,ma non ci ho visto molto il tema...così a primo impatto.

 

infine MORDENTE...bè direi che a mio parere per ora è il migliore. Davvero ben scritto, semplicemente, ma chiaro e che va al sodo, attinente al tema, ma senza cadere nella banalità. sì, avrai il mio voto direi!

 

 

ok, anche se ho criticato devo dire che alla fine tutti mi sn piaciuti :D

peccato non aver avuto voglia di partecipare anch io... :wacko:



AryaSnow
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AryaSnow
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Inviato il 24 agosto 2010 14:21

Guarda che puoi partecipare ancora...


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betta
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betta
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B

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Inviato il 24 agosto 2010 14:56

eh lo so, ma il problema è proprio la VOGLIA di mettersi a scrivere...o c'è subito l ispirazione oppure niente...


S
Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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S

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Inviato il 30 agosto 2010 19:39

Ce l'ho fatta! Scusate il ritardo ma non mi veniva un'idea decente che fosse una!

 

 

 

 

VIETATO APRIRE GLI OCCHI

 

Era cominciato un anno fa. Il primo a morire fu il vecchietto che aggiustava le scarpe. Allora eravamo ancora in 735, adesso siamo appena una 43.

Vicino al primo cadavere fu ritrovato un biglietto: La notte dovete tenere gli occhi chiusi. Non uscite dalle vostre stanze da mezzanotte fino all’alba. Obbedite e forse non vi accadrà nulla. Altrimenti sarete uccisi.

I primi giorni la gente non ci credette, e al mattino venivano ritrovate tre-quattro persone uccise, una volta addirittura nove. Imparammo a fare come dicevano e da allora raramente venne ritrovata più di una persona morta. Qualche volta addirittura nessuna.

Nel frattempo reagimmo. Il mattino si dava la caccia agli assassini, ma non si riuscivano a trovare vere prove contro qualcuno. All’inizio i sospetti caddero su quelli dal passato non impeccabile o che non avevano mai fatto mistero di odiare il paese e tutti i suoi abitanti. Ci furono processi sommari e fu fatta pulizia di criminali e violenti, ma le morti continuarono. Si passòo allora a eliminare malati di mente, disadattati, ubriaconi e chiunque avesse un’aria vagamente strana, e neppure questo funzionò. Ogni notte gli assassini facevano una vittima e ogni giorno ne facevamo una noi, finché non si sprofondò nel caos totale: la gente veniva accusata su insinuazioni e sospetti che nessuno si preoccupava di controllare, e d’altronde seguire una qualche linea d’indagine seria era impossibile. Non c’era una famiglia che non contasse un proprio membro tra le vittime e non c’era nessuno che non avesse perso un amico o un conoscente. Tuttavia era improbabile che fosse qualcuno venuto da fuori: il paese dopo l’ultima alluvione era ancora completamente isolato e questo impediva anche a noi altri di fuggire e chiedere aiuto. Per di più nel giro di poche settimane tutte le armi furono fatte sparire: con la gente raggomitola ad occhi chiusi nei letti, gli assassini potevano rovistare nelle case indisturbati.

Le cose sarebbero andate avanti così se io una notte non avessi aperto gli occhi.

Ero rannicchiato nel letto quando sentii dei passi in giardino e qualcuno aprire la porta. Doveva avere la chiave perché udii il rumore del meccanismo che girava. Poi ci furono passi su per le scale e mi rannicchiai più che potei, coprendomi la testa con le lenzuola.

Non era una sola persona a salire la scala. I passi si arrestarono davanti alla mia porta. Io cercai di rimanere immobile, smettendo quasi di respirare. Poi qualcuno afferrò la maniglia e la abbassò piano. Non fece molto rumore nell’aprirsi, ma l’udito mi si era talmente acuito che percepii ogni minimo cigolio del meccanismo. La porta venne lentamente spalancata e qualcuno fece un paio di passi verso il mio letto, poi si fermò.

Io tenevo ancora gli occhi serrati fino a farmi quasi male. Se li aprivo sarei stato sicuramente ucciso. Se li tenevo chiusi, forse mi sarei salvato.

Ma li aprii.

E li vidi.

Avevo il lenzuolo calato fin sopra la testa, ma era di cotone bianco e riuscivo a vederci attraverso e dalla finestra entrava abbastanza luce da illuminarli. Erano in due e portavano delle cappe con cappuccio e non potei distinguere i loro volti.

Un uomo era davanti al mio letto e mi indicava con un dito, col volto girato verso un tipo sulla soglia. L’altro senza dire nulla fece no con la testa. Poi se ne andarono, scesero al piano inferiore e si chiusero a chiave la porta alle spalle.

Da allora tenni gli occhi aperti.

La seconda volta all’inizio tutto successe esattamente come la prima visita: passi nel vialetto e porta che veniva aperta con la chiave. Io ero in attesa sotto il lenzuolo, ma il visitatore – stavolta era uno solo – rimase al piano inferiore. Io nel frattempo ero sgattaiolato fuori dal letto e spiavo quel che avveniva in soggiorno.

Il tipo era seduto su una delle mie poltrone con lo sguardo rivolto all’ingresso e aveva un’arma, anche se non sembrava intenzionato a usarla contro di me. Sentivo però che quella presenza, per quanto al momento non mi fosse ostile, non mi fosse tuttavia nemmeno amica. Per un po’ non accadde nulla, poi qualcun altro aprì la porta e tre persone si affacciarono all’uscio: riconobbi l’uomo che la volta precedente era rimasto nel corridoio e quello in poltrona gli puntò contro la sua arma. Lo fece svogliatamente e senza precisione. Gli altri non opposero nessuna resistenza e tornarono da dove erano venuti, e l’uomo armato se ne andò con loro. Dai rumori dedussi che le persone nel il mio giardino dovevano essere più di quelle che avevo visto.

Ormai non era più sicuro rimanere in casa la notte: a vagare per le strade il rischio di venire scoperto era alto ma restarmene al chiuso fosse diventato ancora più pericoloso. Per due volte erano entrati in casa mia ed ero ancora in vita. La prossima volta non avrei avuto di nuovo fortuna, quindi che trovassero la casa vuota non faceva differenza.

La prima volta che uscii mi appostai nel giardino a scrutare la strada. Fino all’una non accadde nulla, poi vidi due uomini che entravano in una delle case in fondo al viale. Dopo pochi minuti uscirono di nuovo in strada e sparirono dalla mia vista. Il paese tornò nell’immobilità totale per una mezz’ora, poi un rumore alla mia destra mi fece sobbalzare, ma mi sforzai di non muovermi. Nella casa del mio vicino c’era movimento anche se nessuna luce era accesa e una figura avvolta nella solita cappa ne uscì. Dalla corporatura e dalle movenze mi parve proprio il mio vicino. Un’oretta dopo rientrò in casa e fino all’alba non successe nient’altro.

La giornata andò come sempre: in piazza trovai il solito processo sommario già in atto e alla fine fu un mia lontana cugina a essere designata come colpevole. La notte invece a morire era stato un ragazzino figlio di un tizio che conoscevo.

A mezzanotte mi trovai di nuovo fuori. I due uomini non riuscii a vederli, ma puntuale il mio vicino uscì di nuovo e rientrò un’oretta dopo. Mi appostai così per altre tre volte, e la storia era sempre la stessa. Il quarto giorno rividi anche i due uomini.

La volta dopo li seguii.

Mi misi alle calcagna del vicino che mi condusse in una piazzetta in periferia dove nel giro di pochi minuti arrivarono altre undici persone, uomini e donne. Riconobbi il tizio del corridoio ma non mi parve di vedere l’uomo che si era spinto fino al mio letto. Confabularono un po’, poi tutti insieme si allontanarono. Io me ne tornai a casa e per fortuna nessuno si fece vedere lì.

Il giorno dopo appena sentii un’accusa qualsiasi diretta al mio vicino dissi che mi era parso di sentire dei rumori che provenivano da casa sua. Si era giustiziata gente per insinuazioni molto meno precise e infatti fu messo a morte. Delle poche persone che lo difesero notai una donna e due notti dopo mi appostai sotto casa sua e la vidi uscire. Il giorno prima invece ero andato a controllare l’assemblea e constatai che mancava un membro.

Una settimana dopo accusai quella donna e non riuscì a salvarsi; poi seguì uno degli uomini della piazzetta fino a casa sua e feci il solito giochetto. Le volte successive mi feci prudente per non rischiare di essere scoperto: individuai le case di una paio di loro e mentre erano via provocai un po’ di trambusto sperando che i vicini sentissero. Nel giro di meno di due settimane erano stati eliminati tutti e due, e così ne restavano soltanto cinque più il capo.

Un paio di volte lo avevo seguito sin da casa sua e sapevo che ripeteva gli stessi giri: recuperava l’uomo che era entrato in casa mia la prima volta e lo conduceva in una casa diversa ogni notte; poi lo riaccompagnava a casa e faceva la stessa cosa con l’uomo armato, quindi si recava all’assemblea. Dietro a l’intera macchinazione doveva esserci lui e con ogni probabilità se fossi riuscito a eliminarlo gli altri si sarebbero fermati, ma finora nessuno lo aveva mai accusato seriamente e a farlo io rischiavo troppo.

Continuai con la tattica degli appostamenti, ma un paio di notti fa alla fine accadde: gli incappucciati tornarono in casa mia e non mi trovarono. Io allora corsi alla casa dell’uomo che aveva l’arma, sfondai una finestra e indisturbato perquisii l’abitazione mentre quello rimaneva a tremare nel letto con gli occhi chiusissimi. Doveva star pensando che fosse arrivato il suo turno.

Trovai l’arma e me la filai in un nascondiglio che avevo preparato per casi come questo: ai confini del paese c’era una vecchia rimessa con un camino murato che avevo riaperto, dove mi nascosi risistemando con cura i mattoni davanti all’apertura.

Attesi finché non fu mezzogiorno, poi corsi verso la piazza dei processi. Non incontrai nessuno, cosa normale da quando il paese era quasi spopolato. Di strano c’era il silenzio, ma ne resi conto quando ero ormai in trappola.

In piazza non c’era anima viva a parte gli assassini e il loro capo. Allora mi accorsi che nel paese mancavano i rumori. Non si muoveva più nessuno.

Capii.

- Non è possibile che abbiano tenuto gli occhi aperti… non tutti la stessa notte…

- Spiacente, signor baro. – mi disse il capo con voce gentile- Se uno trucca la partita non deve aspettarsi che i suoi avversari continuino a giocare pulito quando la scoprono. Se avesse tenuto gli occhi chiusi come da regola magari alla fine la partita l’avrebbero vinta i cittadini.

E sei armi mi furono puntate contro.



Neshira
Pescatrice delle Carte Dimenticate
Guardiani della Notte
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Neshira
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Inviato il 30 agosto 2010 20:30

Ti odio lupastra: ti avrei votato già dal primo paragrafo in giù ma ci hai messo davvero troppi, troppi errori e refusi...con tutto il tempo che c'era per rileggerlo dai :wacko:

 

Non fai in tempo a ripulirlo?


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Inviato il 30 agosto 2010 22:47

Forse per domani riesco a pubblicare anche io... :lol:

È stata davvero dura questa volta :wacko:


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Inviato il 30 agosto 2010 23:08

Seeth, carina l'iea, ma dovevi difenderla meglio: si capiva alla prima riga di che cosa si trattava: o meglio dal primo accenno a "occhi chiusi". Secondo me il racconto è troppo lungo (sproporzionatamente all'idea), e poco appassionante. E in effetti, ci sono anche molti errori, molte sviste.


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Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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Inviato il 31 agosto 2010 2:23

Neshì, stavolta il problema era proprio il tempo: da due mesi sono senza internet e scrocco una pennetta a un'amica, e il brano l'ho postato in fretta e furia che dovevamo uscire e non sapevo se fino a domani avrei potuto rimetterci mano. Che domani l'amica mia doveva pure consegnare la tesi e io dovevo finire di corregergliela (abbiamo appena concluso), quindi tempo di mettermi a scrivere non ne avevo proprio :lol:

Però ci tenevo a far fare un po' di numero al megacontest :D

 

Comunque adesso ho tolto un attimo i refusi, il resto l'ho lasciato com'era!

 

Tyrion: per capirsi immagino si capisca facilmente se uno si ricorda del gioco, l'intento era più che altro mettere in scena una partita "reale"... per il resto, andavo un po' di fretta e non è un periodo granchè per la voglia di scrivere, il risultato è quello che è. Fa niente, farò meglio alla prossima! ?sti giorni vedo un po' di leggermi per bene gli altri che sono stati postati così per una volta tanto non mi dimentico di votare :wacko:


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Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 31 agosto 2010 16:27 Autore

°_°

 

A proposito di votare, non si è mai parlato del tempo. Dato che i brani in gara non sono molti, secondo me una settimana/dieci giorni possono essere sufficienti.

 

Voi che dite?

 

Piesse, ricordo che il termine per postare scade stasera a mezzanotte :wacko:


E
Erin
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E

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Inviato il 31 agosto 2010 19:04

Secondo me 10 giorni vanno benissimo...così più o meno parecchia gente sarà tornata da eventuali vacanze.

I racconti sono relativamente pochi e quindi non dovrebbero esserci problemi a leggerli :wacko:


S
Ser Lostdream
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Ser Lostdream
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S

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Inviato il 31 agosto 2010 20:54

In extremis ce l'ho fatta. Non ho potuto rileggerlo più di una volta e un po' mi dispiace, mi scuso in anticipo per eventuali errori. L'ispirazione quest'estate non è stata molta e la testa è stata completamente altrove. Tuttavia ci tenevo a partecipare e quindi sono riuscito a scrivere qualcosa, anche se il tema, devo ammetterlo, mi ha messo in grande difficoltà.

 

Nei prossimi giorni leggerò anche i vostri racconti e cercherò di commentarli anche :wacko: .. Cmq, per il tempo di votare io propongo due settimane...

 

 

MEGACONTEST DI SCRITTURA

 

Il Sentiero

 

 

Il sentiero passava proprio in mezzo al giardino di casa Stur, ma questo non aveva mai causato nessun problema visti i buoni rapporti che da sempre correvano tra le famiglie che abitavano in quel piccolo agglomerato posto a circa sette chilometri dalla città: Villa Bianca.

Il sentiero collegava Via della Pace a casa Sevin e l’unica via alternativa era rappresentata dalla strada che aggirava le quattro case che componevano il quartiere. Passare per la piccola via sterrata che arrivava sul retro, richiedeva esattamente centocinquantaquattro secondi in più di cammino.

La famiglia Joy viveva nella casa più piccola a destra dei Sevin e aveva fatto del servizio a domicilio il proprio stile di vita. La signora Miranda Stur giura di averli visti uscire di casa per qualche ora solo una volta nel lontano millenovecentonovantanove; tuttavia, in mancanza di prove concrete, nessuno le ha mai veramente creduto.

La casa più grande, che dava anche il nome al quartiere (Villa Bianca) era disabitata da ormai dieci anni. Nessuno vi metteva più piede da quando in una buia notte di temporale, il signor Bianchi aveva caricato moglie, figli, cane e un numero imprecisato di bagagli sulla vecchia Cadillac nera, ed era sparito senza dire niente a nessuno.

La signora Stur, durante il tè delle cinque con la signora Sevin, sosteneva di aver sentito dire che il signor Bianchi era stato arrestato e la sua famiglia uccisa, ma le sue fonti restavano sempre molto vaghe e la signora Sevin non le aveva mai dato troppa retta. Era opinione comune che la signora Stur guardasse troppa televisione.

“Lavori sporchi, quel Bianchi, glielo dico io!” concludeva, passando poi a spettegolare su quello o quell’altro strano fatto che aveva sentito.

Non succedeva mai niente degno di particolare attenzione a Villa Bianca. I giorni trascorrevano uguali tra loro fino a quando il signor Sevin, rientrando a casa, trovò il signor Stur fermo nel bel mezzo del sentiero. Le gambe ben piantate sul terreno e le braccia spalancate.

“Si fermi, lei da qui non può più passare!”

Il signor Sevin lo guardò a bocca aperta e quasi si lasciò sfuggire i sacchetti della spesa per la sorpresa.

“Arnold! Ma cosa stai dicendo?”

“Sto dicendo quello che ho detto. Lei da qui non può più passare”.

“Ma non capisco, perché non posso più passare?”.

“Non faccia finta di niente!” esclamò indignato Arnold Stur sventolando l’indice proprio sotto il naso del suo vicino “Non finga di non saperne nulla anche questa volta! Siamo stati fin troppo indulgenti, ma è arrivato il momento di finirla!”.

“È ridicolo” scuotendo la testa, il signor Sevin avanzò di lato, calpestando l’impeccabile giardino della famiglia Stur.

“Non osi invadere la mia proprietà!”

“La tua proprietà?” il signor Sevin lo osservò allibito “Ma cosa stai dicendo? Te lo ripeto Arnold, è veramente ridicolo”.

“Sarò chiaro per l’ultima volta Richard, non osare fare un altro passo”.

Richard Sevin fece un altro passo.

La mano paffuta di Arnold Stur si chiuse a pugno e partì rapida verso l’alto, andando ad abbattersi sul mento appuntito del vicino.

Un grido di sorpresa e dolore ruppe il silenzio e la spesa dei Sevin rovinò a terra.

Le luci dei porticati delle due case si accesero scatenando le ombre della notte.

Si mosse addirittura la tenda della cucina della famiglia Joy, prima che su Villa Bianca tornasse l’immobilità e il silenzio che l’aveva contraddistinta per tutti quegli anni.

 

“Cosa sta succedendo Miranda?”

“Succede quel che è giusto Nicole, quello che è giusto è giusto non trovi?” Miranda Stur guardava di traverso la signora Sevin.

“Sì, Miranda, ma cosa fanno?”

Le due donne guardavano da lontano i due uomini che si fissavano minacciosi proprio al centro del sentiero.

“Ora, signora Sevin, se mi vuole scusare” la signora Stur fece un breve cenno del capo e raggiunse a piccoli passi verso il marito, andando a piazzarsi alle spalle di Richard “Ha sentito quel che ha detto mio marito? Lei da qui non può più passare”.

Il signor Sevin guardò prima l’uno e poi l’altro ed infine cercò aiuto persino dalla moglie che restava a distanza di sicurezza a guardare la scena.

“Va bene, allora torno indietro” sospirò rassegnato.

“Ah no! Dove crede di andare?” domandò Miranda.

“Alla strada, per tornarmene a casa mia”.

I coniugi Stur scoppiarono in una sonora risata.

“Anche da questa parte lei non può passare. Il sentiero è nostro e voi non abuserete mai più della nostra proprietà” le braccia si incrociarono sul seno tanto abbondante quanto cadente di Miranda Stur “Io vi vieto il passo!” esclamò esultante.

“Ridicolo, semplicemente ridicolo” ripeté scuotendo la testa.

Richard provò a raggirare la donna mettendo un altro piede nel prato.

La mano paffuta di Miranda Stur si chiuse a pugno e partì lenta verso l’alto, andando ad abbattersi sull’altro lato del mento del vicino.

Un altro grido di sorpresa e dolore ruppe il silenzio e un dente raggiunse i sacchetti sul prato della famiglia Stur.

La tenda della cucina della famiglia Joy si scostò nuovamente di qualche centimetro e un tuono squarciò la notte che avanzava.

Le prime gocce di pioggia caddero a bagnare Villa Bianca.

 

La luna splendeva alta nel cielo e le minacciose nubi temporalesche erano ormai lontane.

Richard Stur sedeva imbronciato sul sentiero.

“Avanti Miranda, lasciami andare da lui” piagnucolò ancora Nicole.

“Te l’ho già detto Nicole! Non se ne parla!”.

“Ma si può sapere da dove arriva questa nuova follia Arnold?” domandò all’improvviso Richard.

“Miranda l’ha visto in televisione”.

“In televisione?”

“Esatto, in televisione. Quante volte ve l’abbiamo detto che dovreste averne una anche voi?”.

“In televisione vi hanno detto che noi non possiamo più passare dal vostro sentiero?”.

“Sì, più o meno”.

“Per favore Miranda, siamo amiche!” Nicole Sevin era sull’orlo delle lacrime.

“Lo eravamo, prima che scoprissi quel che ci tenevate nascosto”.

“Ma cosa? Cosa Miranda?”

“Non continuate a prenderci per stupidi, voi leggete e sicuramente lo sapevate!”.

“COSA ca**o DOVEVAMO SAPERE?” Richard si alzò così rapidamente da far sobbalzare il signor Stur e far cadere per terra la signora Stur.

Il volto di Miranda si deformò in una maschera di indignazione e disgusto. Nella sua mano apparve una piccola pistola con la canna puntata in mezzo alla fronte del signor Sevin.

Richard deglutì ed iniziò a tremare, tornando ad abbassarsi con le mani alzate.

“Vi prego, cosa vi succede? Non capisco veramente, non sparare, ok?”.

“In TV ne hanno parlato. L’hanno detto chiaramente che ognuno ha diritto alla propria proprietà privata e che in casa propria si può fare quel che si vuole. Quindi noi possiamo vietarvi di entrare nella nostra proprietà. L’avessimo saputo prima, ci avremmo pensato prima, ma mica abbiamo studiato noi, maledetti furfanti”.

“Ma Miranda. Arnold. Non ha senso, lo capite?”.

“Oh sì che ne ha, finalmente si è accesa la luce qua dentro” Miranda si batté la pistola sulla tempia per sottolineare le sue ultime parole, poi la puntò nuovamente su Richard “Non muoverti ora, capito?”.

 

Insieme al sole del mattino, venne la nebbia e Villa Bianca si ricoprì di una luce malata.

Nicole Sevin si era assopita sulla sedia a dondolo sotto la veranda, mentre il marito se ne stava ancora fermo al centro del sentiero osservato a vista dalla signora Stur e dalla sua pistola. Arnold Stur si era ritirato in casa alle prime luci dell’alba, ricomparendo dopo una mezz’ora buona dal garage. Portava delle assi di legno tra le braccia e un grosso martello nella tasca posteriore dei Jeans.

Richard osservò in silenzio l’uomo rovesciare sul giardino una moltitudine di assi.

“Cosa fai?” gli domandò.

“Faccio quello che avrei dovuto fare già tanto tempo fa. Faccio valere i miei diritti su casa mia, cominciando con questo!” Arnold tornò di corsa nel garage e ne uscì con in mano un grande cartello “Guarda Richard”.

Il cartello diceva: VIETATO L’INGRESSO.

“Sei pazzo”.

“No. No. Sono rinsavito, caro vicino” sorridendo il signor Stur prese un’asse ed iniziò a piantarla nel terreno “credevi veramente che mi piaceva vedervi passare qui davanti tutti i giorni? Nel MIO giardino?”.

“Ma bastava dirlo Arnold, non credi?”.

“Perché dirlo, quando posso farlo? Ora che so che posso, lo faccio. Tutto qui”.

Richard sbuffò e si alzò.

“Ora me ne vado, sono stufo di questa pazzia”.

“No. Tu non ti muovi. Sei sulla mia proprietà”.

“Tu non mi puoi dire quello che posso o non posso fare Arnold”.

“Si che può” Miranda sottolineò le sue parole tirando indietro il grilletto.

Richard esitò un attimo e cercò aiuto nello sguardo preoccupato della moglie che era saltata in piedi ai primi insistenti colpi del signor Stur sulle assi del futuro recinto.

“Sono stanco e io me ne vado a casa. Basta scherzare” Richard Slevin partì deciso verso casa sua.

“Non sto scherzando Richard!”.

“Nemmeno io” gridò voltandosi ad affrontarla.

Tutto accadde velocemente.

Uno sparo e Arnold Stur cadde a terra con il martello ancora stretto tra le mani.

Uno sparo e Richard Slevin cadde a terra tra i suoi sacchetti della spesa.

Uno sparo e Miranda Stur cadde a terra, lasciando la presa sulla pistola.

Il silenzio tornò a far da padrone a Villa Bianca e la porta di casa Joy si aprì con un cigolio sommesso.

“Signor Joy, cosa ha fatto?” esclamò Nicole correndo verso il marito.

“È domenica signora Slevin, non lo sapete che di domenica non si può far casino? È vietato dannazione, lo dice pure la legge”.

Nicole non lo ascoltava neppure, stringeva al petto la testa di Richard accarezzandogli il volto.

“E comunque un po’ avevano ragione loro” sentenziò il signor Joy indicando con il fucile i corpi della famiglia Stur “dopotutto quello era il loro sentiero”.

Karl Joy alzò le spalle e come se nulla fosse successo, rientrò in casa, chiudendosi piano la porta alle spalle.

A disturbare la quiete di Villa Bianca restava solamente il pianto sommesso della vedova Slevin, inginocchiata nel bel mezzo del sentiero di casa Stur.



AryaSnow
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Inviato il 01 settembre 2010 8:11

Per me vanno bene 10 giorni, ma anche 2 settimane. Una settimana mi sembra pochino.

Poi i racconti sono 7, quindi non proprio pochissimi.

 

Voterò quando avrò letto i racconti di Seetharaman e Ser Losdream :wacko:



AryaSnow
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Inviato il 01 settembre 2010 14:14

Seetheraman toral: carini l'idea e il finale. Ispirato a Lupus in tabula? :lol:

Però dopo un po' nel corso della storia ho iniziato ad annoiarmi, e secondo me è di nuovo colpa del fatto che è troppo raccontato.

 

Ser Lostdream: questa volta non mi è piaciuto.

C'è una lunghissima parte introduttiva in cui non si dice nulla di speciale e annoia. Inoltre la storia è raccontata da PdV del narratore onnisciente: questa spesso non è una buona scelta e questo caso non fa eccezione. L'idea e il messaggio potevano anche essere buoni, ma messo già così il risultato non mi convince.

Poi ci sono difetti stilistici piuttosto gravi, ma immagino che tu te ne possa accorgere da solo rileggendo, visto che hai detto di aver fatto le cose di fretta.

Complimenti comunque per aver postato.

 

 

 

 

 

Voto ERIN e TYRION HILL :wacko:


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Tyrion Hill
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Inviato il 01 settembre 2010 16:35

Voto ERIN e MORDENTE :wacko:

 

Il racconto di Ser Lostdream l'ho trovato estremamente bello per l'idea, ma scritto in modo che mi è sembrato confuso.


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