Perchè?Se voti anche tu è meglio, se scrivi meglio ancora.
Non mi piace l'idea di votare e giudicare i racconti degli altri senza scrivere niente io stesso. Scrivere? Mi è passato per la testa, chissà che non finisca per farlo davvero: dovrei vincere la mia pigrizia e il mio senso di insoddisfazione generale verso quello che scrivo (non avendo ancora trovato uno stile che sento come mio, non sono mai contento; farlo leggere e giudicare ad altri è poi un ulteriore difficile passo). Vedremo.
Mi sembra altamente contraddittoria, questa affermazione.
Mi spiego meglio: quello che intendevo dire è che per raggiungere la verità sono disposto a leggere quello che altri hanno scritto, ragionando con la loro testa. È questo che intendo con "barare": non fare uso soltanto della propria testa, ma anche di quella degli altri. Poi, chiaramente, rifletto su quello che leggo e tiro le mie conclusioni, che possono essere più o meno in linea con il pensiero dell'autore. In fin dei conti uso la mia testa, ma lascio che le idee degli altri arricchiscano le mie, quando è possibile. Quando leggo la Bibbia, ma anche Dante o Dostoevskij ecc ecc, con un commento di chi il testo l'ha studiato riesco a fare una lettura molto più profonda. Spero che ora sia chiaro.
Non mi piace l'idea di votare e giudicare i racconti degli altri senza scrivere niente io stesso.
Lo fa diversa gente, che problema c'è?
Animi di più il contest e basta ^_^
@ Coll: secondo me, invece, votare fa bene. e le critiche, in ogni senso, sono giuste, se portano al miglioramento. Sul tema che ho scelto, mi aspettavo e mi aspetto delle critiche sul contenuto, più che sul modo, in fondo è un argomento molto attuale. per quanto mi riguarda, esprime correttamente il mio pensiero (anche se parecchio ammorbidito, come scrivevo un paio di post fa). ovviamente, ogni critica è accettata senza problemi, ed ogni punto di vitsta è legittimo, quindi non farti problemi, giudica e vota! ^_^
Megacontest di scrittura creativa
Aveva letto e riletto quella frase, seguendone la calligrafia agitata, ormai non sapeva neppure lui quante volte. Non era come se il tempo si fosse fermato: era come se in qualche modo si fosse ripiegato per ritornare su sé stesso, così da non passare più, intrappolandolo per sempre su quelle parole.
Doveva uscire dal sogno.
"Ma è bello essere innamorati, tesoro: perché dovrei smettere di esserlo, e far finire il sogno venendo da te? Poi si sa come vanno a finire queste cose," pensò lui, senza rendersi conto di avere finalmente spezzato l'incantesimo.
Si alzò dalla sponda del letto, lasciando cadere la lettera a terra. Camminando sulla moquette lurida, iniziò una distratta perlustrazione della grande stanza. Era un locale seminterrato, bene illuminato, con due finestrelle in alto che davano sulle foglie verdi di un giardino. Non si vergognava di vivere lì: era del tutto insensibile al lusso. Per questo accettava sempre la prima cosa che trovava. Cibo: bastava che saziasse. Auto: bastava che viaggiasse. Vestiti: bastava che proteggessero. Lavoro: bastava che pagasse per vivere.
Solo che, all'idea di andare da lei, tutto cambiava: perché inevitabilmente anche lei sarebbe venuta da lui, prima o poi. Riesaminando il buco dove viveva, sentiva la sua bocca piegarsi in una smorfia di scetticismo cui non era abituato. E altri dubbi si insinuavano nella sua mente, dubbi che dicevano: "Ci sarà un buon ristorante nelle vicinanze?", e "Dovrei avere una camicia pulita, da qualche parte...", e "Non sarà ora di cambiare quelle lenzuola?", e "Chissà quanto costerebbe noleggiare uno di quegli aspirapolvere che hanno un serbatoio di acqua saponata, e la spruzzano fuori, e poi la risucchiano dentro."
Si fermò accanto allo specchio, restandosene lì in piedi a guardarsi mentre lasciava andare un lungo, sconsolato sospiro. Era un bell’uomo, ancora attraente: su questo non c’erano dubbi. Allungò una mano verso il pacchetto che stava sullo scaffale accanto, su un ripiano ingombro di libri caduti. Si cacciò una sigaretta in bocca e l'accese. Poi sedette al tavolo vicino ai fornelli del cucinino, prese una penna e un foglio di carta, e cominciò a scrivere:
Accartocciò il foglio di carta e lo lasciò cadere sul pavimento. "Dovrei svuotare quel portacenere, una buona volta," riflettè, mentre acchiappava appena in tempo la sigaretta in bilico sull'orlo di vetro. Finì di fumarla, con lo sguardo assente. Poi prese il portacenere, lo svuotò nella pattumiera, e lo lavò con acqua calda. Dopo averlo asciugato con uno strofinaccio lo ripose di nuovo sul tavolo e tornò a sedersi.
Sentì bussare alla porta. Schiacciò imprecando la sigaretta nel portacenere pulito, e andò ad aprire.
— Scusa se ti ho disobbedito, — disse lei, stringendosi nelle spalle. — Posso entrare?
"Dovrei farmi una doccia," pensò lui confusamente, guardandola lì ferma sulla soglia. Poi si fece da parte per lasciarla entrare.
— Grazie, — disse lei, cominciando a sfilarsi il cappotto elegante. Poi, tenendolo in mano, si voltò a guardarlo: — Dove lo metto questo?
— Uhm, — disse lui, superandola per farle strada, — Lì, sul letto...
— Non sei felice di vedermi?
— Eh, sì... sì, mi fa piacere, — disse lui, andando verso il tavolo. Prese il foglio di carta e gli fece fare in fretta la fine dell'altro. — Ma come sei arrivata?
— Ho preso l'aereo.
— L'aereo... — Lui le fissava stordito la collana di perle, gli orecchini d’oro, il rosso acceso che le copriva perfettamente le labbra. Indossava un maglioncino bianco e una gonna nera tutta a pieghette che le arrivava fino al ginocchio. I suoi quarant’anni li portava decisamente bene.
— E' qui che vivi?
"Ecco, ci siamo," pensò lui. — Non mi aspettavo il tuo arrivo.
Lei gli venne incontro, lo abbracciò, e poi lo baciò. — Mi piace, — disse infine.
— Beh, magari, dopo una buona ripulita...
— Ma no, sciocco! — rise lei. — Mi piace come baci.
Lui se ne restò lì, confuso, mentre lei si sganciava la collana guardandolo con un misto d’impertinenza e d’imbarazzo.
— Comunque mi piace anche il tuo appartamento, — continuò lei, togliendosi gli orecchini e appoggiandoli sul tavolo. — Ha un'aria vissuta. E tremendamente romantica. — Andò verso il letto, spostò il cappotto, e sedette sulle lenzuola lerce. — Allora?
— Io... Io credo che dovrei farmi una doccia, prima.
— Non ce n'è bisogno, mi vai bene così. — Sollevò la gonna e si sfilò le mutandine, ma tenne il maglioncino bianco. Lasciando la gonna sollevata si distese sul letto e allargò le gambe: — Sai bene quello che mi piace.
Lui le si avvicinò, spinse con un piede la lettera caduta per celarla sotto il letto, poi si chinò e si mise al lavoro. Nei cinque minuti successivi la donna si limitò a respirare forte e a emettere strilletti occasionali. Alla fine si sfilò il maglioncino bianco e tutto il resto, e fecero l’amore con grande foga e soddisfazione per entrambi. Sfiniti, si lasciarono andare sul letto. Lui accese un’altra sigaretta, mentre lei lo accarezzava distrattamente sul petto tenendo gli occhi socchiusi. Sembrava quasi sul punto di addormentarsi. — E’ stato bello, — disse infine. — Credo che tornerò.
Lui non disse nulla: non cambiò neppure espressione.
Lei si alzò, e nuda com’era si mise a preparare un caffè sul cucinino. — Ne vuoi anche tu?
— No, grazie.
La donna bevve il caffè da sola, seduta al tavolo, pensierosa. Poi si alzò, recuperò i suoi vestiti, e prese a infilarseli.
— Te ne vai già?
— Sì. Ho un altro aereo che mi aspetta.
La guardò mentre si rimetteva il rossetto, la collana, e infine gli orecchini, uno di qua, uno di là: perfetta. Come se non fosse successo nulla. Sorridendo prese il cappotto, ma non per indossarlo: ne estrasse un portafoglio, dal quale prelevò alcune banconote.
— Ecco qua. Per le tue piccole spese, — disse, lasciandole sul tavolo e fermandole col portacenere quasi pulito. Infine alzò una mano e agitò appena le dita: — Ciao-ciao! — cinguettò, prima di avviarsi.
Quando sentì la porta sbattere e i suoi passi allontanarsi su per le scale, si rialzò e tornò a sedersi al tavolo. Accese un’altra sigaretta, e la fumò per qualche minuto. Prese i soldi e li buttò nel cassetto. Poi ritrovò la penna, e prese un altro foglio di carta:
ben scritto, davvero ben scritto. Solo, mi pare un tantino fuori tema. Non riesco a vedere dove sia il divieto... Se me lo spieghi, puoi già contare un voto! ^_^
Dunque... il divieto sarebbe quello di incontrarsi. Più specificatamente, il divieto che lei venga da lui.
Alla prima riga del racconto lui legge la lettera di lei, la frase che dice "Allora vieni tu". Ma lui non vuole nemmeno questo: incontrarsi significherebbe distruggere il sogno, l'illusione.
Chiaramente lui ha comunque dubbi, perché essere innamorati è bello, ma significa anche incontrarsi, e quindi iniziare una realzione "reale" (con tutta la tristezza e lo squallore e gli obblighi che questo può comportare).
A metà racconto, lei arriva dicendo: "Scusa se ti ho disobbedito", insomma, ha violato il suo divieto. E porta con sé (in modo quasi grottesco) tutto lo squallore della realtà.
La lettera modificata scritta da lui alla fine del racconto dovrebbe spiegare questa cosa in modo evidente, nel caso il lettore avesse ancora dubbi.
Poi non lo so... Ma se questo racconto non fosse giudicato in tema, potrei allora mandarne un altro e ritirare questo?
Alla fine sono riuscita a portare in porto un racconto. E' un'idea totalmente diversa da quello che avevo in mente fino a ieri sera...vabbè sono dettagli. XD
Megacontest di scrittura creativa
Vietato oltrepassare
“PERICOLO. VIETATO OLTREPASSARE”
E' strano leggere queste parole nel cartello appeso ai nastri rossi e bianchi…eppure ne avrò visto a centinaia in tutti gli anni trascorsi in città.
Forse la differenza è data dal fatto che questa volta è posto davanti a casa mia, o almeno a ciò che ne resta. E’ difficile, anzi impossibile, pensare che, fino a due giorni fa, al posto di quell’ammasso di macerie c’era un palazzo di tre piani. I vigili del fuoco ancora non si spiegano come sia successo; alla fine sarà archiviato come uno dei tanti casi di palazzo in decadenza. O forse, dato che il nostro era relativamente nuovo, sarà colpa di qualche fuga di gas, magari lasciato aperto dalla signora anziana del piano di sotto. Si parla esclusivamente di miracolo perché non ci sono state vittime, solo feriti…per quanto mi concerne non ero in casa quando è successo.
E’ davvero irreale trovarsi a vivere situazioni che in genere si vedono distrattamente solo nei telegiornali, mentre si pranza o si cena. Magari si cambia canale: meglio i cartoni animati, anche repliche, piuttosto che sentire le solite notizie. Un crollo, un incidente…ormai sono sempre le stesse, scadono quasi nella banalità. Probabilmente è stesso pensiero che oggi hanno avuto migliaia di persone mentre le telecamere inquadravano impietose la mia ex casa. Maledetti…ma non posso nemmeno biasimarli dato che fino a qualche giorno fa ero esattamente come loro.
Quel “VIETATO OLTREPASSARE” mi brucia l’anima. A pochi metri di distanza c’è la mia vita, la mia casa…ma non posso andarci. Molta gente penserà che sono stato stupido a venire qua, probabilmente mi compatiscono. Ma sotto quelle macerie c’è tutto quello che ho. C’è il mio computer, con la mia musica, le mie foto, le mie relazioni per il lavoro…cavolo, ne avrei dovuto consegnare una proprio oggi. Chissà cosa rimane del mio letto…avevo appena cambiato le lenzuola perché Elena sarebbe venuta a dormire da me: abbiamo appena festeggiato i due anni assieme. E Musetta? Povera gatta…so che a volte usciva dalla finestra e andava in giro, ma di lei non c’è traccia.
Mi passo le mani tra i capelli. Cerco di convincermi che va tutto bene. In fondo Elena mi ha detto che posso tranquillamente vivere con lei; avevo il portafogli con me…si tratta solo di riniziare. A conti fatti sto molto meglio della signora anziana ricoverata in ospedale che non sa dove andare una volta dimessa.
Ma anche guardando gli aspetti positivi è dura…come si ricostruisce una vita di sudore e di sforzi per andarsene da casa dei tuoi e poi trovarsi davanti ad un mucchio di macerie? Invidio tantissimo quelli che hanno scoperto il modo di non essere così materialisti…farebbero spallucce a tutto questo e andrebbero a vivere su una nave, in giro per il mondo. Invece no…mi sento come il protagonista di quella novella di Verga. Porca miseria! Sono passati almeno quindici anni da quando lo studiai a scuola…se ci penso mi ricordo anche il titolo… “La roba”, ecco! L’avaro della storia era così ossessionato dai suoi beni che, al momento della morte, piangeva perché non poteva portarli con sé. Certo la situazione è diversa, ma l’attaccamento che provo per quello che ho perso è lo stesso…mi faccio schifo.
Divieto maledetto, vorrei che tu sparissi. Vorrei scavare tra quelle macerie a mani nude…recuperare un cucchiaino, una penna…qualsiasi cosa che sia mia. Che mi dia un punto di partenza da cui riniziare.
Un miagolio attira la mia attenzione. Guardando le macerie vedo una macchia bianca che si muove.
“Micia!” chiamo.
La testolina si volta verso di me. Musetta! E’ salva e pare anche tranquilla. Si vede che era a vagabondare da qualche parte quando è crollato tutto. Si avvicina a me, miagolando: evidentemente ha molta fame. Mentre scende dalle macerie fa smuovere dei pezzi di calce in bilico.
Sotto di essi intravedo qualcosa di colorato.
La gatta passa sotto i nastri bianchi e rossi per uscire, mentre io faccio lo stesso, ma per entrare.
Solo pochi secondi per vedere cosa si trova là sotto. Pare incredibile ma è la cassetta degli 883 “Hanno ucciso l’uomo ragno”. Nonostante avessi poi comprato il cd non avevo mai avuto la forza di buttarla. Apro la custodia, incredulo: è ancora in buone condizioni…anzi pare più nuova che mai.
La gatta mi miagola alle spalle, ricordandomi che non dovrei essere oltre quei nastri. Mi guardo intorno per vedere se qualcuno mi ha visto, ma sembra che io sia solo. Raggiungo Musetta che si strofina soddisfatta alle mie gambe.
La prendo in braccio e guardo di nuovo il cartello: “PERICOLO. VIETATO OLTREPASSARE”.
Non fa così male, non più. Adesso non mi sento più come l’avaro di quella novella. Quel cartello non mi vieta di andare avanti.
Ho una cassetta degli 883 da cui ripartire e non importa se da anni non ho più un mangianastri per ascoltarla.
Tyrion sono riuscita a leggere il tuo racconto, pensavo di farcela sono di pomeriggio.
Mi è piaciuto parecchio. All'inizio mi trovavo un pò confusa però poi ho recuperato il filo e anche l'inizio ha avuto senso. Il pezzo che mi ha colpito maggiormente è stato l'arrivo di lei e le torbide conseguenze che ha avuto. Hai proprio ragione nel dire che la realtà spezza i sogni, in certi casi ovviamente XD
Comunque concordo con Skie nel dire che probabilmente avrai il mio voto ^^
Grazie Erin! Sono stato felicissimo di rivedere un tuo racconto, mi mancavi nelle vesti di scrittrice.
Il tuo racconto è molto bello, e il finale ha fatto scorrere il brivido che mi prende quando qualcosa mi colpisce nel profondo: succede raramente. Inoltre è scritto perfettamente.
Ho avuto solo molto lieve la sensazione di "allungamento del brodo", nel mezzo, ma quasi nulla.
Dunque, due parole a caldo:
Skie Lannister: praticamente gli altri hanno detto tutto, mi associo, alcuni pezzi molto belli ma in complesso molto ridondante. Probabilmente la versione più cattiva mi sarebbe piaciuta di più, dato che odio la religione, i preti, dio (lui soprattutto) etc in modo impressionante.
È come la pesca, che sembra sempre meno crudele della caccia. Perchè, in fondo, il pesce non urla.
Questa è una citazione da "La coscienza di Zeno" per caso?
Metal Duchess: non mi è piaciuto un granchè. Come già detto, l'atmosfera non è male, ma è rovinata da certi particolari (come dio in ciabatte e con la schiuma in faccia) che stonano. Sempre come già detto, il cambio di nomi alla fine è pressochè inutile e anche fastidioso; tra l'altro io sono dell'opinione che l'ultima frase deve far presa dato che è quella che rimane più impressa (sì, sono un lettore molto superficiale).
Il messaggio è arrivato, ma in modo alquanto blando secondo me, perchè filtrato da una storia che non gli appartiene.
Tyrion Hill: sicuramente quello che mi è piaciuto di più, ben scritto, anche se non amo le storie di amore (anzi le odio, ma io odio quasi tutto). Condivisibile anche il tema di fondo (che direi proprio che non è il divieto). Solo questo appunto: sa un po' tanto di fuori tema; quello che hai detto nel post successivo per spiegarlo è giusto, ma effettivamente l'impressione che dà il racconto è un'altra. Poi ribadisco di essere un lettore superficiale, quindi magari uno più attento ha altre impressioni.
Comunque un bel racconto!
Erin: mi è piaciuta soprattutto la prima parte, il finale invece non mi ha detto molto: è sicuramente in linea con ciò che il protagonista pensa in precedenza, ma è proprio questa linearità a lasciarmi un po' perplesso; il contrasto con il divieto, che dovrebbe essere significativo, si risolve in modo un po', perdonami, infantile.
Dopo tutte queste critiche mi aspetto un massacro quando posterò il mio :lol:
Ciao ^_^
Tyrion Hill: E' scritto bene, alla prima lettura non ho nemmeno visto difetti (a parte un dubbio che dirò dopo). Ben resa tutta l'atmosfera. All'inizio mi ha un po' disorientata e fino alla fine non capivo bene dove voleva andare a parare, però alla fine tutta la vicenda è stata chiusa bene. Le storie d'amore (specialmente quelle quotidiane e deprimenti insieme) non rientrano tanto nei miei gusti, ma questo una certa impressione me l'ha lasciata. Non condivido la visione dell'amore lì data e il protagonista mi ha fatto anche un po' antipatia... però forse è proprio per questo che il brano è in qualche modo riuscito a colpirmi.
Ecco qual'è il mio dubbio:
Finì di fumarla, con lo sguardo assente. Poi prese il portacenere, lo svuotò nella pattumiera, e lo lavò con acqua calda. Dopo averlo asciugato con uno strofinaccio lo ripose di nuovo sul tavolo e tornò a sedersi.
(...)
Sentì bussare alla porta. Schiacciò imprecando la sigaretta nel portacenere pulito, e andò ad aprire.
Finisce la sigaretta e va e pulire il posacenere. Poi la spegne nel posacenere pulito.Si tratta della stessa sigaretta di prima? Pare di sì, perchè non hai detto che ne ha accesa un'altra. Ma che ha fatto, si è tenuto la sigaretta ormai finita per tutto il tempo in cui ha lavato il posacenere? Poi sporca subito di nuovo il posacenere con una sigaretta che poteva buttare già via prima?
Io mi sono immersa nelle scene da te scritte e a questo punto mi sono interrotta per via di questa perplessità ^_^
Ah, comunque non mi sembra così fuori tema, per me ci può stare!
Erin: Scritto bene anche questo. Forse è fino ad ora il tuo racconto scritto meglio. Ci sono poche cosine formali che non mi hanno convinta, ma non sono tanto significative. Particolare l'interpretazione del divieto. Molto efficace l'immagine del nastro e della scritta, e il modo in cui un contenuto più ampio è stato fatto ruotare intorno ad essa. Buona idea. Ho condiviso i sentimenti del protagonista ed empatizzato con lui facilmente, la tematica mi piace e mi sta a cuore.
Niente, questa volta mi è piaciuto^^
Tyrion Hill: sicuramente quello che mi è piaciuto di più, ben scritto, anche se non amo le storie di amore (anzi le odio, ma io odio quasi tutto). Condivisibile anche il tema di fondo (che direi proprio che non è il divieto). Solo questo appunto: sa un po' tanto di fuori tema; quello che hai detto nel post successivo per spiegarlo è giusto, ma effettivamente l'impressione che dà il racconto è un'altra. Poi ribadisco di essere un lettore superficiale, quindi magari uno più attento ha altre impressioni.
Comunque un bel racconto!
Ti ringrazio, Mordente, ma riguardo al fuori tema... mi sembra che ragionando su questa linea, gli unici racconti veramente in tema finora sono quelli di Skie Lannister e di Metal Duchess. Il racconto di Erin ha una struttura simile a quella del mio: esiste un divieto, e questo viene violato, nel suo caso permettendo di rincominciare una vita, nel mio realizzando (e quindi distruggendo) un sogno. In entrambi i casi si potrebbe dire che il motivo centrale (la vita, il sogno) deve fronteggiare un divieto (usato per aumentare la significatività del motivo dietro al divieto).
Non è che sia fermamente convinto di questa mia opinione, volevo solo sottolineare come mi sembra che stiano le cose. Ripeto, sono pronto a ritirare il racconto nel caso non fosse ritenuto adeguato al tema (e, se è permesso, sostituirlo con un altro - ma ditemelo in fretta perché il 31 agosto si avvicina).
Macchè ritirare il racconto :-P
Sono stati tenuti quelli molto più fuori tema dei tuoi!
In quello di Erin il divieto mi sembra espresso con più evidenza, per questo forse non ha dato tale impressione. Ma per me è in tema anche il tuo!
Finisce la sigaretta e va e pulire il posacenere. Poi la spegne nel posacenere pulito.Si tratta della stessa sigaretta di prima? [...]
Arya, sei un mito: dovresti fare la detective... No, è proprio un errore formale. Certo, non è la sigaretta di prima (che era finita), ma è un'altra sigaretta, accesa mentre riprova a scrivere la lettera. Solo che non ho detto che se ne è accesa un'altra.
Però se l'avessi detto sarebbe sicuramente suonato ripetitivo. E allora forse dovrei evitare di fargli spegnere quella seconda sigaretta: ma mi piace troppo l'immagine della sigaretta che "viola" per la prima volta il posacenere immacolato. E' anche un'immagine (subliminale) importante, perché segna l'inizio della fine del sogno.
Quindi... non so come fare a correggerlo. Tu come faresti, considerato il constraint del posacenere pulito contaminato dalla prima sigaretta? Pensi che la ripetizione sarebbe più tollerabile del lasciar intendere che nel frattempo se ne è accesa un'altra?
Ti ringrazio, Mordente, ma riguardo al fuori tema... mi sembra che ragionando su questa linea, gli unici racconti veramente in tema finora sono quelli di Skie Lannister e di Metal Duchess. Il racconto di Erin ha una struttura simile a quella del mio: esiste un divieto, e questo viene violato, nel suo caso permettendo di rincominciare una vita, nel mio realizzando (e quindi distruggendo) un sogno. In entrambi i casi si potrebbe dire che il motivo centrale (la vita, il sogno) deve fronteggiare un divieto (usato per aumentare la significatività del motivo dietro al divieto).
Giusto quello che dici, tuttavia nel racconto di Erin il divieto è centrale e sempre presente nei pensieri del protagonista.
Nel tuo, invece, viene "ricoperto" da un'altra tematica che viene percepita (da me, almeno), come più importante, e viene colta per prima.
Sto parlando di impressioni, poi sono d'accordo con te che col senno di poi effettivamente il racconto non è fuori tema.
Ora, sono contento che non lo devi ritirare, anche perchè mi sono accorto che anche il mio potrebbe essere giudicato così :unsure:
Ciao ;)