Ok. Provo ad andare a vedere giovedì.
Brutte notizie! Singh! Ancora uno slittamento per il nuovo Silmarillion, ed ancora di una settimana.... ora si da per uscita il 1 Dicembre. Spero che sia l'ultima volta perché sta cosa sta diventando una presa per il C... e mi sto incacchiando parecchio!!!
Gil Galad - Stella di radianza
No!!! Sul serio??? " />" />" />
Anche per Lo Hobbit Annotato?
Credo di si. Quanto meno se vai nel sito della RCS a questo link si puo' vedere la copertina del nuovo Silmarillion, anche se il prezzo è sballato non è 18 ma 32 Euro purtroppo.
Gil Galad - Stella di radianza
Io lo prendo lo stesso... Che attesa... " />
Appena ce l'hai fra le mani, posta!
Io cmq sapevo che il nuovo LO HOBBIT venisse 26 e non 18...
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Gil Galad - Stella di radianza
Scusa, Gil, ma l'edizione che hai segnalato de Lo Hobbit Annotato in quel sito non è forse vecchia??? Non dovrebbe uscirne una nuova??? " />" />
complimenti gil, mi sembri molto esperto " /> ho letto nel post iniziale che hai letto anche alcune parti della HoMe... io sono molto interessato all'Ultima Battaglia, potresti dirmi qualcosa?
grazie
Infatti Albione deve uscire una nuova edizione dello Hobbit credo nello stesso giorno del Silmarillion. Quella passata benché illustrata non era un edizione annotata mentre quella a venire sì.
Per Jon Snow:
Per quanto riguarda la vera ultima battaglia bisogna dire prima di tutto che alla fine della Prima Era con la Guerra d'Ira vi è la caduta di Angband e la sconfitta di Morgoth che si materializza nel momento in cui Eàrendil sulla sua nave dei cieli uccise il supremo drago di Morgoth Ancalagon che con la sua tremenda caduta frantumò i tre picchi di Thangorodrim. Morgoth venne catturato, nella più profonda delle sale di Angband, ed imprigionato nuovamente con la catena Angainor forgiata da Aùle, ma non morì e fu poi spedito nel Vuoto Atemporale, oltre le Mura del Mondo, costantemente vigilato dalle scolte.
E' raccontato (nel 4° vol. della HOM THE SHAPING OF MIDDLE EARTH) nella seconda profezia di Mandos (la prima fu quella che Mandos disse dopo l'eccidio tra gli eldar quando Feanor si impadroni delle navi dei Teleri ad Alqualonde) che quando il mondo sarà vecchio e le Potenze saranno indebolite, allora Morgoth tornerà indietro dal Vuoto Esterno attraverso la Porta della Notte e superando le mura del mondo rientrera' in Arda con tutti i suoi servi i draghi, i Balrog. Egli distruggerà il Sole e la Luna, ma Earendil subito sarà su di lui con la sua nave Vingilot - simile a una fiamma bianca- e lo trascinerà al suolo, tutti i guerrieri torneranno in vita, sia quelli del bene, sia quelli del male è ci sara battaglia l'ultima vera e piu' tremenda battaglia. Inizierà così la Dagor Dagorath uno scontro terribile sulla terra di Aman, ma tutto verra' deciso in un singolo scontro sui campi verdi di Valinor: alla presenza di Manwè Tulkas affronterà Melkor, che terrà nel suo pugno Grond la grande mazza detta anche "Martello degli Inferi", avendo alla propria destra Finwe e alla propria sinistra Tùrin Turambar. E' sarà la spada nera di Tùrin Mormegil a dare finalmente la morte a Melkor; e così i figli di Hurin e tutti gli Uomini saranno vendicati. Allora i Silmarilli saranno tratti fuori dall'aria, dall'acqua e dalla terra, e Feanor li prenderà e li porterà per offrirli a Yavanna Palurien. Ella li romperà e col loro fuoco rigenererà i Due Alberi e d'un subito si diffonderà una gran Luce e le montagne di Valinor, le Pèlori, saranno spianate affinché la Luce raggiunga tutte le regioni del Mondo. Sotto quella Luce gli Dei diverranno giovani di nuovo, iniziera' una nuova alba e tutti gli Elfi morti risorgeranno così che giunga a compimento il disegno di Iluvatar che li riguarda. Ma la profezia di Mandos non fa parola degli Uomini, a parte Tùrin, che nomina tra gli Dei, i Valar.
Gil Galad - Stella di radianza
grazie " /> ora ho le idee più chiare. a dire ilv ero conoscevo solo la storia dei guerrieri che tornavano in vita, prima " />
CANTI DAL SIGNORE DEGLI ANELLI
Canto di Bilbo (1)
La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.
Il Signore degli Anelli
Tre Anelli ai re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende
Canto dell'esploratore
Rosso è il fuoco nel camino,
Sotto al tetto un letto aspetta;
Ma non son stanchi i nostri piedi,
Voltato l'angolo incontrar potremmo
D'improvviso un albero o un grosso sasso,
Che nessuno oltre noi ha visto.
Alberi e fiori, foglie e fuscelli,
Fateli passare! Fateli passare!
Sotto al nostro cielo colli e ruscelli
Passeranno oltre! Passeranno oltre!
Voltato l'angolo forse ci aspetta
Un ignoto portale o una strada stretta;
Se purtroppo oggi tirar oltre dobbiamo,
Può darsi che domani questa strada facciamo,
Prendendo sentieri nascosti
Che portano alla Luna o al Sole.
Mela, spina, noce, prugna,
Fateli passare! Fateli passare!
Sabbia, pietra, stagno, dirupo,
In bocca al lupo! In bocca al lupo!
Dietro è la casa, davanti a noi il mondo,
E mille son le vie che attendon, sullo sfondo
Di ombre, vespri e notti, il brillar delle stelle.
Davanti allor la casa, e dietro a noi il mondo,
Tornar potremo a casa con passo infin giocondo.
Ombre e crepuscolo, nuvole e foschia
Sbiadiranno via! Sbiadiranno via!
Fuoco e luce, da bere e da mangiare,
Così tutti a letto poi potremo andare!
Inno elfico ad Elbereth Gilthoniel (1)
Candida-neve! Candida-neve! Limpida dama!
Regina al di là dei Mari Occidentali!
Luce per noi che qui girovaghiamo
Ove gli alberi tessono un'oscura trama!
Gilthoniel! O Elbereth!
Limpidi i tuoi occhi e terso il tuo respiro!
Candida-neve! Candaida-neve! Noi te decantiamo
In un ermo paese dal Mar molto lontano.
O stelle che durante l'Anno Cupo
Le sue brillanti mani hanno tessuto,
In campi ove l'aria è limpida e lucente
Vi vediamo fiorire pari a boccioli d'argento!
O Elbereth! Gilthoniel!
Ricordiamo ancora noi che viviamo
In un luogo boscoso da te tanto lontano,
Il tuo chiaror stellare sui Mari Occidentali.
Canto popolare
Oh! Oh! Oh! Ho bisogno del nettare dal bel colore
Per guarire il mio cuore e ed annegare il mio dolore.
La pioggia può cadere ed il vento soffiare,
E' lunghissima la strada che mi resta da fare,
Ma sotto un grande albero io mi riposerò
E le nuvole veloci passare guarderò.
Canzone del bagno
Canta! Perchè il bagno sul finir del giorno
Sai che laverà via il fango più immondo!
Pazzo è colui che si rifiuta di cantare;
Dell'Acqua Calda non vi è piacer più salutare!
Dolce è della pioggia che cade intorno il suono,
E del ruscel che scorre dal colle al pianoro;
Ma meglio della pioggia e dell'impetuoso torrente,
E' l'Acqua Calda di un fango fumante e bollente.
D'acqua fredda il bisogno noi risentiamo a volte
Per cavare la sete e procurar sollievo;
Ma in questi casi è meglio di Birra una botte
E giù per la tua schiena Acqua Calda a dirotto.
Bello è veder l'acqua zampillare
E da una fonte limpida al sole scintillare,
Ma suono di fontana non sarà mai sì piacevole
Come dello sguazzar nell'Acqua Calda il rumor allettevole!
Canto d'addio di Marry e Pipino
Addio a voi, mio atrio e mio braciere,
Il vento può soffiare e la pioggia cadere
Ma prima della rugiada, che l'alba fresca bagna,
Noi marcerem pei boschi e sull'alta montagna.
A Gran Burrone, ove sono gli Elfi intenti all'opre,
In radure che un fine velo di nebbia ricopre,
Arriverem attraverso lande deserte e brughiere,
E da lì poi dove andrem, nessuno può sapere.
Davanti a noi i nemici e dietro lo spavento,
Il nostro letto sarà sotto il cielo e nel vento,
Fino al giorno in cui con la stanchezza in volto,
Il viaggio sarà finito, ed il compito svolto.
Dobbiamo andare Dobbiamo andare!
Prima che l'alba incominci a spuntare!
Canto nella Foresta
O voi che errate nel paese oscuro,
Non disperate! Benchè d'aspetto cupo e duro,
Ogni bosco finisce
Ed il sole apparisce:
Il sole dell'alba, il sole del vespro,
Il giorno che nasce o che muore grandioso,
Poichè il bosco svanisce ad ovest o ad est....
Canto di Tom Bombadill
Ehi dol! Bel dol! Suona un dong dillo!
Suona un dong! Salta ancor! Salice bal dillo!
Tom Bom, bel Tom, Tom Bombadillo!
Ehi doll! Vieni bel doll! Cara dol! Mio tesoro!
Il vento soffia leggero e la stella spunta d'oro
Laggiù ai piedi della Collina che brilla alla luce solare,
Sulla soglia aspetta il debole chiarore stellare,
La mia graziosa dama, figlia della Regina del Fiume,
Esile più di un salice, più limpida dell'acqua, più brillante di un lume,
Il vecchio Tom Bombadil ha colto dei gigli d'acqua,
E saltellando torna, e mai nel giorno tacque.
Ehi! Vieni bel doll! Cara dol! Mio tesoro!
Boccador, Boccador, un'allegra bocca d'or!
Povero Vecchio Uomo Salice, hai nascosto le radici,
Ma Tom ha fretta adesso. La sera giungerà tosto.
Il vecchio Tom Bombadillo ha colto dei gigli d'acqua
E saltellando torna, e mai nel giorno tacque.
Veloci, piccoli miei che il Sinusalice risalite!
Tom va già avanti e le candele accende.
Ad ovest cala il sole e la notte vi attende.
Giunta l'oscurità, la nostra porta aprite,
Dai vetri e le finestre la luce s'intravede,
Non temete i neri ontani ed i salici canuti!
Non temete rami e radici, ché Tom vi precede.
Veloci, venite, vi aspetterem seduti.
Ehi! Vieni, bella dol! Giunti son gli amici!
Hobbit! Cavallini! Siam tutti ora felici!
Viva i divertimento! Cantiamo tutti assieme!
Viva il divertimento! Cantiamo tutti assieme
Di sole, stelle, luna, nebbia, pioggia e speme,
Luce sul bocciolo, rugiada sulle piume,
Rovi sullo stagno ombroso, gigli sull'acqua che freme.
Vecchio Tom Bombadill, e la Figlia del Fiume!
Esile più di un salice! Più limpida dell'acqua! Più brillante di un lume!
O giunco chinato sul lago! O dolce Figlia del Fiume!
Tu sei estate e primavera, e poi nuovamente estate!
Tu delle fronde le risa, e brezza sulle cascate!
Vecchio Tom Bombadil è un tipo allegro;
Ha gli stivali gialli e la giacca blu cielo.
Avevo un compito da svolgere: coglier tanti gigli,
Verdi foglie e gigli candidi per la mia dolce dama,
Per conservare gli ultimi, prima della fine dell'anno,
Al riparo dalla neve, a fiorire ai suoi piedi.
Ogn'anno sul finir dell'estate li vado a cercare per lei,
In un limpido stagno profondo, lontano dal Sinusalice;
Lì, in primavera, solo i primi a sbocciare, e lì i più lunghi a durare,
E lì, tanto tanto tempo addietro, trovai la Figlia del Fiume,
Dolce Boccador seduta in mezzo ai giunchi.
Ed è stato un bene per voi, perché ormai non tornerò più
Lì in fondo lungo le acque del fiume,
Ora che l'anno muore. E nemmeno passerò più
La casa del Vecchio Uomo Salice Grigio
Fino alla primavera, quando allegra la Figlia del Fiume
Va ballando nel sinuoso sentiero e si tuffa nell'acqua.
L'incantesimo di Tumulilande
Fredda la mano ed il cuore e le ossa,
Freddo anche il sonno è nella fossa:
Mai vi sarà risveglio sul letto di pietra,
Mai prima che muoia il Sole e la Luna tetra.
Nel vento nero le stelle anch'esse moriranno,
Ed essi qui sull'oro ancora giaceranno,
Finchè l'oscuro signore non alzerà la mano Sulla terra avvizzita e sul mare inumano.
Aiuto Bombadil!
[cantato da Frodo]
Oh! Tom Bombadil, Tom Bombadillo!
Nell'acqua, bosco e colle, tra salice e giunchiglio,
Con fuoco, sole e luna, ascolta il mio richiamo!
Vieni, Tom Bombadil, del tuo aiuto abbisognamo!
[cantato da Tom Bombadil]
Il vecchio Tom Bombadil è un tipo allegro,
Porta stivali gialli ed una giacca blu cielo.
Nessuno l'ha mai preso, perchè Tom è il Messere;
Più potenti i suoi canti, e più veloci i suoi piedi.
Svegliatevi, allegri ragazzi! Svegliatevi al mio richiamo!
Siano caldi il cuore e le membra! La gelida pietra è caduta!
L'oscura porta è spalancata; la mano morta è rotta.
La Notte è stata cacciata, ed il Cancello vi aspetta!
Ehi! Ehi! Venite qui! Dove girovagate?
Su, giù, qui, lì, vicino oppur lontano?
Orecchie-aguzze, Saggio-naso, Coda-fischio e Zotico,
Amico Calze-bianche, e vecchio Grassotto Bozzolo!
Canzone della locanda
C'è una locanda, un'allegra locanda,
Sotto un vecchio colle grigio,
Ove la birra è così scura,
Che anche l'Uomo della Luna
E' sceso un giorno a berne un sorso.
Lo stalliere ha un gatto brillo,
Che suona un violino a tre corde;
Su e giù scorre l'archetto,
Stridulo a volte, a volte cheto,
Ed a volte solo un trillo.
L'oste invece ha un cagnolino
A cui piacciono gli scherzi;
Se gli altri ridono, davanti al camino,
Rizza l'orecchio ad ogni battuta,
Sghignazzando come un mattaccino.
Tengono anche una signora mucca,
Più orgogliosa di una regina,
Ma la musica le fa girar la testa,
Ed agitar la coda in segno di protesta,
E ballare allegra sull'erba verdina.
Se solo vedeste i piatti d'argento,
Ed i cassetti pieni di posateria!
Per la Domenica un servizio speciale
Si lucida sempre in lavanderia,
Il Sabato quando il sole cala lento.
L'Uomo della Luna beveva in abbondanza,
Ed il gatto brillo si mise a miagolare,
Un piatto ed un cucchiaio iniziaron la danza,
E la mucca in giardino saltava con baldanza,
E il cagnolin la coda cercava d'afferrare.
L'Uomo della Luna bevve un altro sorso
E poi rotolò giù dalla sedia sul dorso;
Lì si addormentò, sognando la birra scura,
Finchè le stelle in cielo sbiadiron nell'aria pura,
E l'alba s'alzò rosa senz'ombra di paura.
Disse lo stalliere al suo gatto brillo:
"I cavalli bianchi della Luna
Nitriscono e mordono il morso,
Ma il loro padrone è disteso sul dorso,
E fra poco il Sole inizia il suo percorso".
Allora il gatto suonò sul suo violino
Una musica da far rizzare i morti lì vicino,
Squillava, grattava e strimpellava,
Mentre l'oste, scuotendo l'Uomo della Luna,
"Sveglia, son passate le tre!", gli gridava.
Trasportarono l'Uomo su per il colle,
E l'infilarono svelti nella Luna,
I cavall partirono a galoppo folle,
La mucca arrivò saltando come sulle molle,
Piatto e cucchiaio andarono in cerca di fortuna.
Sempre più svelto suonava il violino,
Incominciò a ruggire il cagnolino,
Mucca e cavalli camminavan sulla testa,
Gli ospiti saltarono dal letto per far festa,
E tutti danzarono al suono dell'orchestra.
Ma la corda del violino si ruppe ad un tratto,
E la mucca saltò al di là della Luna,
Il cagnolino rise; divertente era il fatto,
Ed il piatto del Sabato andò a cercar fortuna
Col cucchiaio d'argento di Domenica ventura.
La luna tonda rotolò dietro il colle,
Ed il Sole rizzò la bionda e fiera testa,
Ma subito si disse: "Sogno o son desta?".
Malgrado la sua luce illuminasse a festa,
Tutti tornarono a letto dopo la notte folle!
L'enigma di Grampasso
Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza
E le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla,
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.
Il crollo di Gil-galad
Gil-galad sugli Elfi soleva regnare:
Tristi cantano ora i menestrelli
I giorni ancor liberi e belli
Del suo regno tra i Monti ed il Mare.
La sua lancia era aguzza, la sua spada tagliente,
E da lungi il suo elmo splendeva possente.
Migliaia di stelle che in cielo raggiavano
Nel suo elmo d'argento si rispecchiavano.
Ma mille anni fa egli cavalcò via,
E nessuno oggi sa dov'egli adesso sia;
E la sua stella cadde nelle tenbre profonde,
A Mordor dove la cupa ombra si diffonde.
Canto di Beren e Luthien
Lunghe eran le foglie e l'erba era fresca,
E le cicute ondeggiavano fiorite e belle.
Una luce brillava nella foresta,
Era tra le tenebre un luccicar di stelle.
Tinúviel ballava nella radura,
Di un flauto nascosto alla musica pura;
Una luce di stelle le inondava i capelli
E la splendida veste, oh Tinúviel!
Lì giunse Beren dal monte imponente
E tra le fronde e gli alberi vagabondò disperso,
E dove il fiume elfico scorre turbolento
Camminò solitario ed in pensieri immerso.
Guardando tra le verdi foglie delle foreste,
Vide con meraviglia dalie dorate
Ricoprir il manto e la lunga veste
E la capigliatura bionda come cascate.
Per incanto i piedi guariti e riposati,
Che condannati erano ad errare lontano,
Ripresero il cammino, senza paura né rimpianto,
E tra i raggi di luna ei giocava con la mano.
Tinúviel tra i boschi elfici
Fuggiva con piedi alati
Lasciandolo senza amici
Nelle foreste e sui prati.
Beren sentì un suono puro, sublime e celeste,
Come di passi e danze pari a petali leggeri;
E musica vibrava sotto le foreste,
Cullando il suo cuore triste ed i suoi pensieri.
Giunse l'inverno e cupi gli alberi e le piante,
Sospiravano tristi, per il tormento
Cadevan le foglie con la luna calante,
La campagna era fredda e gelido tirava il vento.
La cercò sempre, lei ch'era bella,
Tra i rami e le foglie e le fronde delle piante,
Al lume della luna, al raggio della stella,
Sotto un cielo pallido, ghiacciato e tremante.
La sua veste fulgeva al bagliore lunare
Mentre in lontananza sul colle danzava
Ed ai suoi piedi agili si vedeva brillare
Una nebbia d'argento ch'ella emanava.
Passato l'inverno ella tornò a ballare
E col suo canto giunse la primavera,
Come una felice allodola o una rondine leggera,
Ed un fiume che scorre dolce verso il mare;
E quando ai suoi piedi spunteranno i fiori,
Ei non desiderò altro che starle accanto,
Poterla accompagnare nel ballo e nel canto
Sull'erba fresca dai mille colori.
Inseguita, di nuovo ella fuggì via.
Tinúviel! Tinúviel!
Il suo nome elfico era poesia,
Ed ella si fermò un attimo ad ascoltare
Come incantata la voce di Beren
Che svelto la raggiunse e come per magia
La vide fra le sue braccia splendere e brillare
Fanciulla elfica ed immortale.
Ma dal destino amaro furono separati,
E vagarono a lungo per monti e pendici
Tra cancelli di ferro e castelli spietati
E boschi cupi e tetri e luoghi abbandonati,
Mentre fra loro erano i Mari Nemici.
Ma un giorno luminoso si ritrovaron felici,
Ed assieme partiron, amati e infine uniti,
Attraverso boschi e campagne fiorite.
Poesia del Vagabondo
Seduto solo sul suo sedile in pietra il Vagabondo
Sgranocchiava e rosicchiava un vecchio osso liso e rotondo,
Da molti anni lo rosicava
Poichè carne non se ne trovava.
Bruca, rosica, morde!
In una grotta solitario abitava,
E di carne non se ne trovava.
Arriva Tom coi suoi stivali gialli,
Dice al Vagabondo: «Toh! Che fai lì!
Di mio padre Tim quello lo stinco pare tanto,
Che dovrebbe invece stare al camposanto.
Caverna, grotta e cimitero!
Da anni se n'è andato il nostro Tim compianto,
Ed io credevo proprio che fosse al camposanto».
«Amico», disse il Vagabondo, «quest'osso qui io l'ho rubato.
Ma ossa in un buco non han significato.
Tuo padre era ormai scheletro e stecchito
Quando del suo stinco mi sono impadronito!
Morto, defunto e seppellito!
Lui può dare lo stinco a un Vagabondo
Perchè non ha bisogno del suo osso rotondo».
Tom disse: «Non vedo perchè
Può far quel che gli pare un tipo come te,
Con lo stinco o la gamba del mio papà,
Perciò quell'osso dammi qua.
Pirata, ladro e farabutto!
Anche se morto gli appartiene ancor tutto,
Perciò dai qua quell'osso, o mi faccio brutto!».
«Ho una buona idea», disse il viandante sghignazzando,
«Ora mangio anche te, ed il tuo stinco masticando
Infine un po' di carne fresca potrò assaporare!
Anzi è meglio seduta stante incominciare!
Vedrai, morirai, pregherai!
Son stufo ossa vecchie di dover sgranocchiare,
Ho voglia la mia fame con te di saziare».
Ma credeva ormai di aver il pranzo pronto,
Che con un pugno di mosche rimase come un tonto,
In quattro e quattr'otto Tom gli fu dietro,
E gli diede un possente calcio nel retro.
Così impari, soffri e sconti!
Tom pensò che un calcio nel posteriore
Sarebbe stata la cosa migliore.
Ma dura come pietra è la carne di un Vagabondo,
Seduto su di un colle da anni ed anni, solo al mondo,
Dargli un calcio è come darlo a un monte imponente,
Perchè egli non lo sente minimamente.
Scalcia, scalpita, sbuffa!
Rise il Viandante sentendo di Tom il lamento,
Sapendo che per i suoi piedi il calcio era stato un tormento.
La gamba di Tom è mezza paralizzata,
Ed il suo piede ancor tutto azzoppato,
Ma il Viandante non ci fa caso, e solitario
Continua a rodere l'osso rubato al proprietario.
Pirata, ladro e farabutto!
Intanto ancor seduto sul suo sedile il Vagabondo,
Rosica e sgranocchia l'osso suo rotondo.
Canto di Eärendil
Eärendil era uomo di mare,
Eppur si attardava ad Arvernien;
Costruì una barca di legno
Per recarsi sino a Nimbrethil;
D'argento tessute le vele;
D'argento eran pure le lanterne,
E la prua in forma di cigno,
E la luce sulle bandiere.
Un'armatura dei re antichi,
In maglia di anelli intrecciati;
Sullo scudo intagliate le rune
Contro tutti i pericoli e i mali;
Un arco di corno di drago,
Le frecce di ebano duro,
D'argento splendente la cinta,
E il fodero di crisopazio;
Valorosa la spada d'acciaio,
Inflessibile l'elmo orgoglioso
Sormontato da una piuma d'aquila;
Uno smeraldo gli splendea sul petto.
Sotto la Luna e sotto le stelle
dai nordici lidi andò vagabondando,
Per meravigliosi sentieri incantati,
Sino ad un mondo al di là dei mortali.
Dal gelido tormento dello Stretto Ghiaccio
Ove l'ombra ricopre le colline glaciali,
Dalle fiamme ed il fuoco di antri arroventati,
Egli fuggì via e ancor vagando
Su acque cupe e su laghi fatali
Giunse infine un giorno alla Notte del Nulla,
E vi s'inoltrò e non vide mai tracce
Di rive, di spiagge, di luci di rocce.
I venti incolleriti, furibondi lo travolsero,
E tra schiuma e schiuma fuggì ciecamente
Senza più sapere dove est ed ovest fossero
Cercando la via di casa disperatamente.
In quel momento Elwing gli apparve davanti,
E brillò una fiamma nell'oscurità;
Più fulgida e splendente di luce di diamanti
Era la favilla sulla sua fronte.
Donò a lui il Silmaril,
Incoronandolo di luce e di vitalità,
Così intrepido e forte e prode Eärendil
Riprese il comando della sua nave.
Nella buia notte di questo mondo oltre il mare
Si levò d'improvviso una tempesta violenta,
Un vento di potere e potenza a Termenel.
Trascinò veloce la sua barca la tormenta
Per sentieri che i mortali non percorrono mai.
Attraverso mari remoti e abbandonati,
Attraverso grigi flutti incantati
Da oriente ad occidente senza tornare mai.
Condotto da onde nere e ruggenti
Per leghe infinite, su abissi profondi,
Ove prima che iniziassero i giorni vi erano terre,
Nelle Notte del Nulla, nelle ombre frementi,
Udì su rive di perle
Ove frangono i flutti, ove muoiono i mondi,
Una musica eterna vibrare
Tra l'oro e le gemme trasportate dal mare.
Silente e pensosa la Montagna si ergeva,
E nel suo grembo Valinor il vespro teneva;
Eärendil scorse al di là del mar
Splendente, lontano, remoto, Eldamar.
Sfuggito era infine alla notte,
Giunto in un limpido porto,
Nella Casa di Elfi ove tutto è verde e conforto,
Ove l'aria è fragrante ed il cileo cristallin,
Ove ai piedi del Colle di Ilmarin
Splendide e fulgenti nelle vallate
Di Tirion le alte torri illuminate
Si riflettono sul Lago Ombroso.
Lì placò la stanchezza del viaggio,
Imparando melodie soavi,
Ascoltando come in miraggio,
I racconti e le storie degli avi.
Lo vestirono di elfico bianco,
Ed ei partì per contrade nascoste,
Sette luci sul suo cammino stanco,
Come se attraversasse il Calacirian.
Giunse nei luoghi ove il tempo non scorre,
Ove gli anni risplendono eterni,
Ed il Remoto Re governa perenne
Ad Ilmarin sulla Montagna solenne;
Gli svelarono segreti e misteri
Sul conto degli Elfi e degli Uomini veri.
Del mondo gli mostraron visioni
Proibite ai comuni mortali.
Poi un nuovo vascello costruirono per lui
In cristallo elfico intagliato;
Non aveva bisogno di remi,
E sull'albero d'argento sbalzato
Nessuna vela avevano issato:
Il Silmaril era allo stesso tempo
Lanterna brillante e bandiera al vento
Posta sulla nave dalla mano di Elbereth;
Ella diede ad Eärendil delle ali immortali,
E dei perenni incantesimi fatali,
Per poter giungere navigando nei cieli
Dalla Luna e dal Sole al di là dei veli.
Dalle alte colline di Sempresera
Ove l'acqua delle fontane scorre leggera,
Le ali lo portarono, pari a luce vagante,
Oltre l'imponente Muro di Montagne.
Ma un giorno dalla Fine del Mondo andò via,
Per la sua amata casa piena di nostalgia,
E si rimise in viaggio ondo ritrovarla
Sfavillante come un'isola di stelle;
Giunse così in alto oltre nubi e nebbie,
Una scintilla al cospetto del Sole,
Un prodigio di fronte all'alba nascente
Ove delle Terre Nordiche scorre il grigio torrente.
Sulla Terra di Mezzo passò volando
E udì i lamenti, la tristezza ed il pianto
Di molte elfiche voci femminili
Nei Tempi Remoti, negli anni lontani.
Ma egli sapeva di essere condannato
A vagare come un astro infocato
Finchè la Luna non fosse sbiadita,
Prima di poter posare le dita
Sulle Sponde di Qui ove vivono i mortali;
Mai il messaggero si potrà riposare
E nemmeno il suo compito abbandonare
Che è di cercar lungi il suo lume senza ingiuria,
Il Flammifer dell'Ovesturia.
Inno elfico a Elberth Gilthoniel (2)
A Elbereth Gilthoniel,
silvren penna miriel
o menel aglar elenath!
Na-chaered palan-diriel
o galadhremmin ennorath,
Fanuilos, le linnathon
nef aear, si nef aearon!
L'Enigma di Boromir
Cerca la Spada che fu rotta,
A Imaldris la troverai;
I consigli della gente dotta
Più forti di Morgul avrai.
Lì un segno verrà mostrato,
Indice che il Giudizio è vicino,
Il Flagello d'Isildur s'è svegliato,
Ed il Mezzuomo è in cammino.
Canzone di Durin
Giovane era il mondo, e le montagne verdi
Ancora sulla Luna macchia non era da vedervi,
Nessuna parola su fiume o rupe eretta in aria,
Quando Durin destatosi camminò in terra solitaria.
Diede nome ad anonimi colli e vallate,
Bevette da sorgive ancor mai assagiate;
Egli si chinò per guardare nel Mirolago,
E di una corona di stelle vide il contorno vago;
Parean gemme incastonate in argento,
Sulle ombre del suo bel capo intento.
Bello era il mondo, ed alti i monti ignoti,
Prima della caduta, nei Tempi Remoti,
Dei potenti re che son fuggiti via
Da Nargothrond o Gondolin che sia
Dai Mari Occidentali sull'altra sponda:
Ai tempi di Durin la terra era gioconda.
Era re su si un trono intarsiato
Fra saloni dal gran colonnato;
Sul capo i soffitti d'argento,
Su porte le rune del potere, e d'oro il pavimento.
Di sole, luna e stelle il bagliore infocato
Nei lampadari lucidi di cristallo molato,
Che sempre splendidi e imponenti brillavano,
E che mai nubi ed ombre di notte offuscavano.
Ivi colpiva l'incudine il martello,
Ivi l'incisor scriveva, ed oprava lo scalpello;
Ivi forgiata la lame ed all'elsa unita,
Ivi minator scavava e murator costruiva con fatica.
Ivi gemme perle ed opale iridescente,
E metallo lavorato come maglie di rete incandescente.
Ivi scudi e corazze, acse, spade e pugnali,
E le trombe squillavano ai cancelli.
Il popolo di Durin mai non si stancava;
Sotto le montagne la musica suonava:
Fremevano le arpe, cantavano i menestrelli,
E le trombe squillavano ai cancelli.
Il mondo è grigio e le montagne anziane,
Nelle fucine, le fredde ceneri sono del fuoco un ricordo lontano.
Nessun'arpa vibrante, nessun ritmo di martelli.
Regna l'oscurità su miniere e castelli;
Sulla tomba di Durin incombe fosca l'ombra,
A Moria, a Khazad-dûm.
Ma ancora appaiono le stelle morenti
Nel Mirolago oscuro e senza venti.
Là giace in abissi d'acque di Durin la corona,
Lì si risveglierà, quando sarà giunta l'ora.
Canto di Bilbo (2)
Seduto accanto al fuoco, rifletto
Su tutto quel che ho visto
Sulle farfalle ed i fiori dei campi
In estasi ormai da me distanti
Penso a foglie gialle e a tele di ragno
In autunni che più non torneranno
Alle nebbiose mattine, e al sole d'argento,
E ai miei capelli agitati dal vento.
Seduto accanto al fuoco, rifletto
Al mondo che sarà,
Quando l'inverno un giorno giungerà,
Ma della primavera io non vedrò l'aspetto.
Vi sono infatti tante e tante cose
Che io purtroppo ancora non conosco:
Diversi in ogni prato ed in ogni bosco
Il verde ed il profumo delle rose.
Seduto accanto al fuoco, rifletto
Ai popoli vissuti tanto tempo fa,
Ed a coloro che vedranno un mondo
Che a me per sempre ignoto resterà
Ma mentre lì seduto rifletto
Sui tempi che fuggiron veloci
Ascolto in ansia ed aspetto
Il ritorno di passi e di voci.
Storia di Nimrodel
Elfica fanciulla d'un tempo passato,
Stella che brilla al vento,
Bianco il suo mantello e d'oro bordato
E le scaroe grigio argento.
Una stella sulla sua fronte,
Una luce nei suoi capelli,
Il sole brilla tra le fronde
A Lórien dei giorni belli.
Lunghi i capelli, bianca la pelle, chiara la voce
Della libera fanciulla volante
Nell'aria e nel vento come luce veloce,
Come sul tiglio foglia vibrante.
Nel Nimrodel fra le cascate
Dalle acque chiare e spumeggianti
La sua voce come gocce argentate
Squillava tra i flutti scintillanti.
Nessuno sa per quali alti valichi
Se all'ombra o al sole ella errando vada,
Perchè Nimrodel smarrita in tempi antichi
E persa fu nei monti e nella rugiada.
Nei rifugi oscuri la elfica nave,
Sotto il riparo del monte,
Da giorni e giorni l'aspettava
Nelle rugenti acque profonde.
Un canto al Nord si levò di notte,
Ululava e gemea,
E trascinò via dai porti le navi a frotte
Nella potente marea.
Pallida venne l'alba e le terre fuggivano.
Grigio svaniva il monte
Oltre le grandi onde che violente muggivano
E spumeggiavano sino all'orizzonte.
Amroth le spiagge ed i lidi mirava
Oltre l'onda sollevata,
Odiando la nave infida che l'allontanava
Da Nimrodel la sua adorata
Egli Re Elfico anticamente era,
Signore d'albero e di radura,
Quando d'oro brillavano i rami in primavera
A Lothlórien la pura.
Lo videro balzare dal timone nel mare
Come la freccia dalla corda tesa,
E nelle acque profonde nuotare
Come il gabbiano sull'onda protesa.
Il vento impetuoso nel fluente capello,
La schiuma lo avvolgeva tutto,
Lungi lo videro possente e bello
Attraversare il flutto.
Ma da ovest non è giunto messaggio
E sul vicino lido incantato
Gli Elfi nulla sanno del viaggio
Di Amroth loro re adorato.
Inverno nelle Terre Selvagge
Quando incomincia a mordere l'inverno
E nella notte gelida scricchiano i sassi,
Quando gli stagni son neri, e gli alberi tutti spogli,
E' nefasto per le Terre Selvagge avviare i propri passi.
Canto funebre di Frodo per Gandalf
Grigia era la sera nella Contea,
Il suo passo si udì sulla Collina;
Ma prima che brillasse l'alba argentea,
Già era partito per la sua via.
Dalle Terre Selvagge agli occidentali lidi,
Dai deserti del Nord ai colli verdeggianti,
Nel covo del drago e nei nascosti nidi
Egli camminò a lungo nei boschi ombreggianti.
Con Hobbit e con Elfi, con Uomini e con Nani,
Con coloro che non muoiono e con i mortali,
Con la bestia nel covo e l'uccello sui rami,
Egli sapea parlare le lingue locali.
Voce squillante, mano che guarisce,
Una schiena curva sotto il grave peso,
Bastone che guida, spada che ferisce,
Un pellegrino stanco sul sentiero scosceso.
In sapienza ed in saggezza egli era signore,
Un vecchio dal cappello antico e corroso,
Alla collera e al riso pronto a tutt'ore,
Appoggiato sul suo fedele bastone nodoso.
Solo si ergea sul ponte,
Sfidando sia il fuoco che l'ombra;
Rotto il bastone nel monte,
Khazad-dûm fu la sua tomba.
E Sam aggiunge:
I razzi ed i fuochi più belli del mondo,
Le stelle dal verde e dal blu più giocondo,
Il rombo d'un tuono e le scintille infocate
Cadono come pioggia di gocce dorate.
L'addio di Galadriel
Cantavo di foglie, di foglie dorate, e sulle foglie l'oro brillava,
Cantavo del vento, ed il vento incatato tra le fronde e le foglie giocava.
Al lume del sole, al raggio di luna, sul mare brillava la schiuma.
Un albero d'oro, ad Ilmarin ermo, su lidi e su spiagge profuma.
Al lume di stelle di Sempre-vespro esso si veda brillar,
Ai piedi delle mura di Elven Tirion, rifulgeva ad Eldamar.
Ivi da anni ed anni crescono le foglie d'oro,
Qui sui Mari Nemici gli Elfi piangono in coro.
Oh Lorien! Giunge l'inverno, l'Ora nuda e spoglia,
Il Fiume fugge via e trascina con sé la foglia.
Oh Lorien! Sulla Riva Citeriore troppo tempo ho passato,
Sbiadita è la mia corona d'elanor dorato.
Ma se adesso di navi dovessi cantare, qual nave vedrei arrivare,
Qual mare potrebbe ormai portare Galadriel al di là del mare?
Canto degli Eldmar
Ai! laurie lantar lassi surinen,
Yeni unotime ve ramar aldaron!
Yeni ve linte yuldar avanier
mi oromardi lisse-miruvoreva
Andune pella, Vardo tellumar
nu luini yassen tintilar i eleni
omaryo airetari-lirinen.
Si man i yulma nin enquantuva?
An si Tintalle Varda Oiolosseo
ve fan yar maryat Elentari ortane
ar ilye tier undulave lumbule;
ar sindanoriello caita mornie
i falmalinnar imbe met, ar hisie
untupa Calaciryo miri oiale.
Si vanwa na, Romello vanwa, Valimar!
Namarie! Nai hiruvalye Valimar.
Nai elye hiruva. Namarie!
Canto funebre di Boromir
Su Rohan, su campi e stagni, tra l'erba verde e alta,
Soffia il Vento dell'Ovest, e il muro e il vallo assalta.
«Che nuove stanotte per me, o Vento dell'Ovest vagante?
Boromir l'Alto vedesti, al chiaro di luna o al sole avvampante?».
«Sette torrenti passò cavalcando, grigi e ruggenti;
L'ho visto in terre deserte, solo, inseguire i venti
E l'ombre del Nord, per sempre. Ha udito il Vento del Nord,
Forse, suonare il corno del figlio di Denethor».
«O Boromir!, dalle mura gurdo a ovest, cercandoti invano,
Ma tu più non sei tornato dal buio deserto lontano».
Soffia il Vento del Sud, da dune e scogliere, dal Mare,
Con voce tremante, e porta fin qui del gabbiano il gridare.
«Che nuove dal Sud per me, o vento che spiri fremendo?
Dov'è Boromir il Bello? Tarda, ansioso lo attendo».
«Non chiedermi dove egli sia...Le ossa son molte
Sui neri scogli e sulla bianca rena, nelle cupe notti sconvolte;
Tanti, in cerca del Mare, dell'Anduin solcan la via.
Chiedi al Vento del Nord che ne è di quelli che m'invia!».
«O Boromir! Là dove geme il Vento, la via porta a sud verso il Mare,
Ma tu non giungi al grido dei gabbiani, dalle grige sponde del Mare».
Dalla Porta dei Re soffia il Vento del Nord, sopra rapide e forre;
Freddo e limpido il suo richiamo scroscia e tuona intorno alla torre.
«Che notizie dal Nord, o vento possente, rechi oggi per me?
Che ne fu di Boromir l'Intrepido, che da tempo qui più non è?».
«Sotto Amon Hen gridava, oppresso da molti nemici.
L'elmo rotto, la spada in frantumi, alle acque l'affidaron gli amici.
Il capo fiero e il bel volto alla morte han consegnato.
E Rauros, le rapide d'oro, lontano con sé l'ha portato».
«Boromir! La Torre di Guardia sempre a nord rivolta sarà,
Verso Rauros, le rapide d'oro, sino all'ultimo dì che verrà».
Inno a Gondor
Gondor! Gondor! Terra fra i Monti e il Mare!
Dove soffiava il Vento d'Ovest, e sull'Albero d'Argento la luce pare
Brillante pioggia nei parchi dei Re che più fra noi non sono.
Oh prodi mura! Oh torri bianche! Corona alata e dorato trono!
Oh Gondor! Gondor! Vedran più gli Uomini l'Albero d'Argento,
E tra i Monti e il Mare soffierà più il Vento?
La lista degli Ent
Impara ora la storia degli Esseri Viventi,
Ricorda che son quattro le libere genti.
Elfi vengono quelli più antichi chiamati,
Nani gli scavatori delle buie dimore,
Ent i vecchi come i monti e dalla terra nati,
Uomo infine il mortale, dei cavalli il signore.
Castoro il costruttore, daino il saltatore,
Orso il cacciator d'api, cinghiale il lottatore,
Cane affamato, coniglio spaventato...
Aquila rapace, bue nei campi,
Cervo di corna incoronato, falco veloce ed alato;
Cigno il più bianco, serpente il più freddo...
(Aggiunto da Barbalbero:)
Ent vecchi come monti e dalla terra nati,
grandi camminatori e bevitori d'acqua;
Hobbit bimbi allegri e sempre affamati,
popolo ridente, di piccola gente.
I ricordi di Balbalbero
Fra salici e prati a Tasarinan passeggiavo in Primavera.
Ah! la vista e il profumo di Primavera a Nan-tasarion!
Dicevo: "E' bello!".
Nei boschi di olmi d'Ossiriand erravo d'Estate.
Ah! le luci ed i suoni d'Estate fra i Sette Fiumi di Ossir!
Pensavo ch'era ancor meglio.
Ai faggi di Neldoreth giungevo infine in Autunno.
Ah! il rosso e l'oro ed il fremer di foglie d'Autunno a Taur-na-neldor!
Colmava ogni mio desiderio.
Sino ai pini degli altipiani di Dorthonion salivo d'Inverno.
Ah! il vento e il bianco e il nero dei rami d'Inverno a Orod-na-Thôn!
S'innalzava il mio canto nei cieli.
Ed ora sommerse dall'onda son quelle terre.
E io cammino attraverso Ambarona, Tauremorna, Aldalómë,
Attraverso il mio territorio, il paese di Fangorn,
Ove lunghe son le radici,
E più fitti che foglie gl'innumerevoli anni
A Tauremornalómë.
Ent ed Entessa
ENT: Quando Primavera apre le foglie di faggio, e la linfa scorre nei rami;
Quando luce scintilla sul rapido torrente, e vento soffia sui colli lontani;
Quando è lungo il passo e profondo il respiro, e pura l'aria di montagna,
Ritorna a me! Ritorna a me, e di' ch'è bella la mia compagna!
ENTESSA: Quando Primavera è nei campi e nei giardini, e sullo stelo di grano;
Quando candidi fiori come neve splendente coprono il frutteto nel piano;
Quando sole e nembo empion di fragranza terra e aria,
Io resto qui, non torno a te, perchè amo la mia campagna varia.
ENT: Quando l'Estate avvolge la terra in un meriggio d'oro;
Quando sotto le fronde di foglie dormienti gli alberi sognano e sussurrano in coro;
Quando nei boschi son verdi e fresche le radure, e vento soffia da occidente,
Ritorna a me! Ritorna a me, di' che la mia terra è più attraente!
ENTESSA: Quando Estate riscalda la bacca matura e il dolce frutto ormai pronto;
Quando d'oro è la paglia e bianca la spiga, ed assaporiamo il raccolto;
Quando trabocca di miele e si gonfia la mela, pur se vento soffia da occidente,
Io resto qui, non torno a te, perchè la mia terra è più attraente!
ENT: Quando verrà l'Inverno, dilaniando colline e boschi;
Quando cadranno gli alberi e giorni e notti saran foschi;
Quando soffiar da est il vento micidiale sentirò,
Nella bufera ti cercherò, nella bufera t'invocherò, e da te di nuovo tornerò!
ENTESSA: Quando verrà l'Inverno e finiranno i canti, e dovunque regnerà l'oscurità;
Quando il ramo nudo vedrò rotto, ed ogni opera distrutta sarà;
Ti cercherò, ti attenderò, e un dì ci ritroveremo:
Insieme allora nella bufera a fianco a fianco cammineremo!
INSIEME: Insieme allora nella bufera a fianco a fianco ad ovest ce ne andremo,
Ed una terra ove ambedue i nostri cuori riposar potranno troveremo.
Canto di Bregalad
Oh Orofarnë, Lassemista, Carnimírië!
Oh dolce sorbo, come splendeva bianco sul tuo capo il fiore!
Oh sorbo mio, in un giorno d'estate io scorsi il tuo bagliore!
Corteccia lucente, voce limpida e dolce, fogliame fresco e leggero;
Era rosso-oro la grande corona che in capo portavi altero!
Oh sorbo mio addio! La tua chioma morta grigia e secca è ormai;
La corona è caduta, la tua voce è perduta e per noi più non canterai.
Oh Orofarnë, Lassemista, Carnimírië!
Canto della marcia degli Ent
Veniam, veniam, con con rombo di tamburo: ta-runda runda runda rom!
Veniam, veniam, con corno e con tamburo: ta-runa runa rom!
Isengard! Anche se sei protetto da un maledetto, da monti e da ponti, noi faremo i conti!
Isengard! Anche se sei forte e violento, freddo come vento, duro e cruento, è giunto il momento,
E' giunta la guerra e trema la terra, sfonderem la pietra e la porta tetra!
Bruciano il tronco ed il ramo, e noi andiamo,e noi marciamo
Con passo più duro di sasso, più grave di masso, con tono cavernoso e basso.
A Isengard portiamo sconquasso e fracasso,
Sterminio e distruzione, scompiglio e perdizione!
Messaggio di Galadriel
Elessar, Elessar, dove sono adesso i Dunedani?
Perchè sogliono i tuoi errar così lontani?
E' ora che i Perduti si facciano avanti,
Che arrivino i Grigi Compagni dal Nord su cavalli fumanti.
Ma buio è il sentiero ove dovrai camminare,
I Morti guardan la strada che porta sino al Mare.
Legolas Verdefoglia, a lungo nella foresta
Hai vissuto con gioia. Guardati dall'Onda!
Se il gabbiano odi gridar sulla sponda,
Il tuo cuor più non riposerà nella foresta.
Lamento dei Rohirrim
Dove sono cavallo e cavaliere? Dov'è il corno dal suono violento?
Dove sono l'elmo e lo scudiere, e la fulgida capigliatura al vento?
Dov'è la mano sull'arpa, e il rosso fuoco ardente?
Dov'è la primavera e la messe, ed il biondo grano crescente?
Son passi come pioggia sulla montagna, come raffiche di vento in campagna;
I giorni scompaiono ad ovest, dietro i colli che un mare d'ombra bagna.
Chi riunirà il fumo del legno morto incandescente?
Chi tornerà dal Mare e potrà mirare il tempo lungo e fuggente?
Canto di Lorien (Gandalf)
A Lorien, a Dwimordene
Gli Uomini han camminato raramente,
Pochi mortali han veduto splendente
La luce che vi brilla sempre.
Galadriel! Galadriel!
Limpida l'acqua del tuo pozzo lontano;
Bianca la stella nella tua bianca mano;
Candidi e puri son foglia, terra e grano
A Lorien, a Dwimordene,
Più belli dei pensieri degli Uomini Mortali.
Il mistero degli Ent
Prima che si scoprisse il ferro e s'abbattesse il tronco fosco,
Quando giovane il monte era sotto la luna,
Non forgiato l'anello né scoperta sfortuna,
Lui camminava nel bosco
Una rima di sapienza
Alte navi ed alti re
Tre volte tre,
Che portaron da terre sommerse
Oltre il mare in tempesta?
Sette stelle e sette pietre
E un albero bianco.
Canzone di Gollum
Terra fredda e dura
Che morde e tortura
Che rode le dita.
Rocce, sassi e macigni
Come vecchi ossi arcigni
Senza carne né vita.
Ma stagni e ruscelli
Son freschi, son belli;
La fatica è finita!
Vediam se ci riesce....
L'indovinello di Gollum
Vive senza respirare;
E' freddo come il mare;
Non beve e non ha mai sete;
Veste di maglia ma mai lo udirete.
Annega sui terreni asciutti
E prende per un monte
L'isola tra i flutti
E crede che una fonte
Sia l'aria che sbuffi
Sì lisci, sì buffi!
Che gioia fra le dita!
Vediam se ci riesce
Di prendere un pesce,
polpa saporita!
L'Olifante
Come un topo son grigio
E grande come un edificio,
Il mio naso è un serpente
E il mio passo irruente
Fa tremare la terra
Molto più di una guerra.
Con due corna in bocca
Camminare mi tocca,
Sventolando l'orecchio.
Ma non sono mai vecchio
Pur marciando parecchio,
Pur se supino mai,
Neanche per morire mi vedrai.
Io sono Olifante,
Il più importante,
Il più grosso e il più grande.
Se un giorno t'incontro
Non scorderai lo scontro;
Ma se non mi vedi,
So che non ci credi.
Eppur sono Olifante,
Il vecchietto ben portante.
Inno di Sam a Elbereth Gilthoniel
Gilthoniel A Elbereth!
A Elbereth Gilthoniel
o menel palan-diriel,
le nallon si di'nguruthos!
A tiro nin, Fanuilos!
La profezia di Malbeth
Vedo già sulla terra una lunga ombra,
Mutarsi ad occidente in buia tenebra.
Trema la Torre; e vicino è il destino
Alle tombe dei re. Sorgono i Morti,
E giunta è l'ora per i traditori:
Di nuovo, in piedi sulla Roccia d'Erech,
Udran sui colli lo squillar di un corno.
Chi suonerà? Chi, dalle grigie tenebre,
Quella perduta gente chiamerà?
L'erede di colui che allor tradirono
Verrà dal Nord, sospinto dal bisogno,
E varcherà il Cancello che separa
Le nostre vie dai Sentieri dei Morti.
Canto funebre per Théoden (1)
Dal buio Dunclivo nel cupo mattino
il figlio di Thengel partì col suo scudiero;
giunse ad Edoras, l'antico palazzo
del trono del Mark, velato da brume;
avvolte in tenebre le volte dorate.
Disse addio al suo libero popolo,
al focolare, al trono ed agli amati luoghi,
felici dimore prima dell'oscurità.
Avanzò il Re. Innanzi alui il destino.
Dietro la paura. Tutti fedeli furono,
e le promesse fatte anch'esse mantenute.
Avanzò Théoden. Cinque dì e cinque notti
sempre più ad est galopparono gli Eorlingas,
attraverso Falda e Fenmarch e Firien,
seimila lance per il Sunlending.
Ecco Mundburg si erge ai piedi del Mindolluin,
città dei re del Mare nel regno del Sud,
assediata dai nemici, cinta dal fuoco.
Il fato li spinse avanti. Le tenebre inghiottirono
uomini e cavalli; il rumore degli zoccoli svanì
nel lontano silenzio; questo narrano i menestrelli.
La carica degli Eorlingas
Desti ora, desti, Cavalieri di Théoden!
Terribili eventi nell'oscuro Oriente.
Sellate i cavalli, suonate le trombe!
Avanti Eorlingas! Alla morte di Theoden
Non piangete troppo! Nobile colui che cadde,
Degna la sua morte. Davanti alla sua tomba
Donne singhiozzeranno. La guerra ora ci chiama!
Canto di Eomer
Dal dubbio e dalle tenebre verso il giorno galoppai,
E cantando al sole la spada sguainai
Svanita ogni speme, lacero è il cuore:
Ci attende la collera, la rovina ed il notturno bagliore! La battaglia dei Tumuli
Udimmo squillare i corni nei colli,
Brillavan le spade nel regno del Sud.
Al galoppo i cavalli verso pietralanda
Come vento al mattino. Scoppiava la guerra.
Lì cadde Théoden, possente figlio di Thengel,
E palazzi dorati e verdi pianure
Del reame del Nord non lo rividero,
Grande e nobile sire. Harding e Guthláf,
Dúnhere e Déorwine, il valoroso Grimbold,
Horn e Fastred, Herefara e Harebrand, Combattendo caddero in terra lontana:
Nei Tumuli di Mundburg giaccion sotto l'erba,
Accanto ai compagni, signori di Gondor.
Né Hirluin il Bello ai colli sul mare,
Né Forlong il Vecchio alle valli fiorite
In gloria e trionfo tornarono.
E mai più rividero gli altri arcieri
Derufin e Duilin, del Morthond le scure acque,
All'ombra delle montagne.
Morte al mattino ed al calar del giorno
Colse gli eroi. Dormiranno a lungo
Sotto l'erba presso il Grande Fiume.
Ora scorre grigio e splende come l'argento,
Allora scrosciava come acque ruggenti:
Ardeva di sangue la schiuma al tramonto,
Come roghi avvampavano i monti nella sera;
Rossa la rugiada nel Rammas Echor.
Athelas
Quando qui soffierà l'alito nero
E dell'ombra mortal verrà l'impero
E svanirà la luce ed il sereno,
Allora Athelas imploreranno!
Vita ad ogni morente
In mano al re sapiente
I prati di Lebennin
Scorron d'argento i ruscelli da Celos ad Erui
A Lebennin nei prati verdi!
Alta è l'erba che cresce, e nel vento del Mare
Dondolano candidi gigli
E campanelli d'oro di mallos ed alfirin
A Lebennin nei prati verdi,
Nel vento del Mare!
Sam nella torre degli orchi
Nelle terre d'Ovest ove il sole brilla
Nascono i boccioli in primavera,
fioriscono gli alberi, l'acqua zampilla,
gli uccelli cantan nella sera.
Son senza nubi le notti e son belle,
e portan dolcemente le betulle
come gemme bianche le elfiche Stelle
fra i loro capelli di fanciulle.
Del mio viaggio la fine è arrivata,
delle tenebre orribile è il peso,
ma oltre torre alta e alata,
oltre monte e pendio scosceso,
sulle ombre il Sole si è alzato
e le Stelle brillano in cielo.
Non dirò che il Giorno è passato,
che le Stelle portano un velo.
Lunga vita ai Mezzuomini!
Lunga vita ai Mezzuomini! Onorateli con grandi onori!
Cuio i Periain! Aglar'ni Periannath!
Onorateli con grandi onori, Frodo e Samvise!
Daur a Berhael, Conin en Annûn! Eglerio!
Onorateli!
Eglerio!
A laita te, laita te! Andave Laituvalmet!
Onorateli!
Cormacolindor, a laita tárienna!
Onorateli! I Portatori dell'Anello, onorateli con grandi onori!
Canto del Mare (Legolas)
Al Mare, al Mare! I bianchi gabbiani chiamano,
Il vento soffia, e le bianche schiume danzano.
Ad ovest, ad ovest, il sole sta tramontando.
Nave, nave grigia, stanno chiamando
Le voci di quelli già arrivati?
Lascerò, lascerò i boschi ove siam nati;
Stan finendo i nostri giorni quasi tutti,
Ed io traverserò da solo i flutti.
Lunghe son le onde sull'Ultima Spiaggia,
E dolce l'Isola Perduta che a partire incoraggia,
Ad Eressëa, Elfica Dimora che mai alcuno scoprire potrà,
Ove non cadon le foglie: terra della mia gente per sempre sarà!
Canto delle Aquile
Cantate ora, gente della Torre di Anor,
perchè il Regno di Sauron è finito per sempre,
e la Torre Oscura è crollata.
Cantate e gioite, gente della Torre di Guardia,
perchè non fu vana l'attesa,
e il Cancello Nero è spezzato,
e il vostro Re l' ha varcato,
ed egli è vittorioso.
Cantate e godete, tutti voi figli dell'Ovest,
perchè il vostro Re tornerà,
e in futuro in mezzo a voi vivrà
tutti i giorni della vita.
E l'Albero appassito rifiorirà,
ed egli nei luoghi alti lo pianterà,
e benedetta sarà la Città.
Cantate quindi, o gente!
Canto funebre di Théoden (2)
Dal dubbio, dal buio, al sorger del giorno
galoppò al sole, spada sguainata.
Speranza destò, in speranza partì;
oltre la morte, la paura ed il fato,
verso la pace, la speranza e la gloria. Il canto della Strada (tre strofe)
La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.
La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Presto, la segua colui che parte!
Cominci pure un nuovo viaggio,
Ma io che sono assonnato e stanco
Mi recherò all'osteria del villaggio
E dormirò un sonno lungo e franco
Voltato l'angolo forse si trova
Un ignoto portale o una strada nuova;
Spesso ho tirato oltre, ma chissà,
Finalmente il giorno giungerà,
E sarò condotto dalla fortuna
A est del Sole, ad ovest della Luna
Inno elfico a Elbereth Gilthoniel (3)
A! Elbereth Gilthoniel!
silivren penna miriel
o menel aglar elenath,
Gilthoniel, A! Elbereth!
Ricordiamo ancora noi che viviamo
In queste terre fra alberi lontani
Il chiaro di stelle sui Mari Occidentali.
Gil Galad - Stella di radianza
Finalmente eccolo o eccoli per chi è interessato anche allo Hobbit come Albione. La copertina del Silmarillion è diversa rispetto a quanto prospettato in precedenza ma credo che sia meglio così:
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp....isbn=884523293X
Albione tu che cercavi lo Hobbit eccolo:
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp....isbn=8845232921
Una cosa però, questa è l'edizione annotata da Douglas A. Anderson e la puoi trovare anche a prezzi meno cari anche se non rilegata. Per quanto mi riguarda io di rilagata ho l'edizione illustrata che è uscita un anno fa e cioé questa:
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp....isbn=8845292606
Gil Galad - Stella di radianza
Grazie! Oggi corro a vedere!
L'immagine di copertina del Silmarillion è veramente stupenda! Sarà mio!
Per quanto riguarda Lo Hobbit, l'edizione Illustrata dell'anno scorso ce l'ho. Non ho Lo Hobbit Annotato e penso che prenderò questa bella edizione rilegata! " />
Primo commento alla nuova edizione del Silamarillion:
- bella copertina nel solco delle nuove edizioni anche del SDA e dello Hobbit
- Ad una prima guardata le traduzione laddove era precedentemente macchinosa ora è maggiormente scorrevole e veloce
- Bellissime le illustrazioni ma questo lo sapevo già conoscendo bene il lavoro di Tad Nasmith che è assieme ad Alan Lee e John Howe il massimo disegnatore dei libri di Tolkien
- Unica pecca la mappa a fondo del libro è troppo piccola rispetto all'edizione vecchia
Indice illustrazioni (-> FONTE <-):
Sovraccoperta: Le barche dei Teleri vengono trainate dai cigni
pag. 36: Il Mare
pag. 42: Illuin, la Lampada dei Valar
pag. 63: Aulë si accinge a colpire i Sette Padri dei Nani
pag. 69: Il Lago Cuiviénen ove si destano i primi Elfi
pag. 80: La Luce di Valinor nel Mare Occidentale
pag. 85: Le barche dei Teleri vengono trainate dai cigni
pag. 110: Il massacro dei Teleri ad Alqualondë
pag. 113: Fingolfin guida l'esercito attraverso l'Helcaraxë
pag. 125: La prima alba del Sole
pag. 132: L'incendio delle navi dei Teleri in Losgar
pag. 137: Fingon salva Maedhros da Thongorodrim
pag. 151: Le Cascate del Sirion
pag. 163: Eöl accoglie Aredhel
pag. 168: Eöl viene condotto al Caragdûr
pag. 173: Felagund suona l'arpa tra i seguaci di Beör il Vecchio
pag. 187: Fingolfin si reca ai cancelli di Angband
pag. 190: Halmir e Beleg guidano l'imboscata ad una legione di Orchi nel Brethil
pag. 197: Beren sulla rive del Tarn Aeluin
pag. 199: Lúthien tra i boschi di Neldoreth
pag. 210: Lúthien fugge a cavallo di Huan
pag. 215: Drauglin e Thuringwethil
pag. 218: Thorondor e i suoi vassalli salvano Beren e Lúthien
pag. 224: Huan balza addosso a Carcharoth
pag. 236: Morgoth maledisce Húrin e la sua discendenza
pag. 239: Haudh-en-Nirnarth, il Tumulo di Lacrime
pag. 241: Saeros precipita nel salto d'un torrente
pag. 245: Mîm conduce Túrin e i fuorilegge sull'Amon Rûdh
pag. 251: Túrin e Gwindor atterriti innanzi al corpo esanime di Beleg
pag. 257: Túrin conduce Gwindor in salvo
pag. 260: Finduilas viene catturata durante il saccheggio di Nargothrond
pag. 262: Túrin cerca Finduilas tra i boschi dei Monti Ombrosi
pag. 267: Níniel viene condotta in salvo attraverso la Scala Piovosa
pag. 277: Húrin incontra Morwen
pag. 286: Tuor segue sette grandi cigni fino a Vinyamar
pag. 288: Ulmo appare a Tuor
pag. 291: Tuor e Voronwë scorgono Túrin agli Stagni di Ivrin
pag. 293: La caduta di Gondolin
pag. 304: Maglor getta il Silmaril nel Mare
pag. 308: Eärendil sulla nave Vingilot
pag. 313: Vascelli elfici diretti a Númenor
pag. 328: Le Aquile di Manwë sovrastano Númenor
pag. 332: Tar-Míriel viene raggiunta dalla grande onda
pag. 334: Le navi dei Fedeli
pag. 342: La forgiatura dell'Unico Anello nella Montagna di Fuoco
pag. 359: L'Albero Bianco di Gondor
Retrocopertina: Il Lago Cuiviénen ove si destano i primi Elfi
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Gil Galad - Stella di radianza
Bellissimi!!!
Li ho presi entrambi!!!!!!! Non potevo non farlo!!!
Il Silmarillion è veramente stupendo! Le immagini sono una più bella dell'altra!
LoHobbit Annotato pure. Forse è un po' troppo pieno di info nelle singole pagine: c'è sia il testo, sia le note, sia le immagini in bianco e nero quasi in tutte le pagine! Da notare che al centro trova spazio pure una ricca galleria di immagini a colori.
Alla fine è pure presente una nuova versione de "La Cerca di Erebor", di cui si trovava già nei Racconti Incompiuti una versione abbreviata! " />